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Il decreto End of Waste per i rifiuti da costruzione e demolizione continua a far discutere. Per Ance Brescia la bozza di regolamento per la cessazione della qualifica di rifiuto formulata dal ministero della Transizione ecologica rischia di avere pesanti ripercussioni sul settore dell’edilizia e del riciclaggio dei rifiuti, soprattutto nell’area lombarda, che arriva a riciclare fino a 15 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e demolizione ogni anno. Non ancora pubblicato, dopo il consueto passaggio alla Commissione europea e il parere consultivo del Consiglio di Stato, nonostante i termini indicati al 30 giugno scorso, il decreto contiene numerose criticità che minacciano di bloccare le iniziative per lo sviluppo dell’economia circolare messe in campo negli ultimi anni. Lo stesso Pnrr inserisce il regolamento End of Waste tra le riforme da adottare per garantire la corretta gestione dei rifiuti generati dagli interventi di efficientamento energetico finanziati con l’Ecobonus. Nei tavoli di confronto con gli imprenditori del settore del recupero di rifiuti da costruzione e demolizione (C&D), risulta l’impossibilità per tali rifiuti di superare alcune limitazioni poste dal decreto. Visti i limiti più restrittivi previsti dal decreto End of Waste, i rifiuti proveniente di C&D, rischiano, pur essendo stati sottoposti a corretto processo di riciclo, di dover essere conferiti a discarica invece di essere utilizzati come materia prima seconda. Questo, oltre a una diretta ritorsione sul sistema edile bresciano, vista l’impossibilità di apertura di nuove discariche per inerti fino al 2029, porterà a un dirottamento e ad un ulteriore accumulo dei rifiuti verso i siti esistenti, ad oggi già eccessivamente sollecitati, con un conseguente aumento del prezzo di conferimento. Nella nostra provincia, in numerose situazioni, la possibilità di conferimento rifiuti inerti in discarica è già limitata ad alcune decine di autocarri al giorno. Si stima, inoltre, che possano essere circa 1.800 gli impianti presenti sul territorio nazionale per il recupero dei rifiuti da costruzione e demolizione che, da inizio 2023, potrebbero cessare la propria attività non potendo produrre prodotti conformi a partire da questa tipologia di rifiuti o ritenendo troppo rischioso e dispendioso in termini economici accettare rifiuti da C&D poi impossibili da riutilizzare. L’Associazione continua a lavorare attivamente per trovare soluzioni alle criticità del decreto End of Waste, mentre domanda al Mite di dialogare con gli operatori del settore per trovare una soluzione ai limiti riportati nel documento, che non disincentivi il riciclo effettivo degli inerti da C&D.

End of Waste

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Filiera edile in allarme

Si stima che possano essere circa 1.800 gli impianti presenti sul territorio nazionale per il recupero dei rifiuti da costruzione e demolizione che, da inizio 2023, potrebbero cessare l’attività

La produzione dei rifiuti speciali non pericolosi per attività economica Valori percentuali, anno 2019

Costruzioni Trattamento rifiuti e attività di risanamento Attività manifatturiere Servizi, trasporto, commercio Acqua, gestione reti fognarie Altro

I dati di Ance Lombardia

La Lombardia, che da sola conta più del 20% dei rifiuti inerti prodotti in Italia e che allo stesso tempo rappresenta la regione più virtuosa in termini di percentuale di materia recuperata (circa il 93%), sarebbe la regione più danneggiata dall'applicazione del decreto, qualora non si intervenisse per tempo con delle precise misure correttive.

I dati del Laboratorio REF Ricerche su dati Ispra

I rifiuti C&D rappresentano quasi la metà (in peso) dei rifiuti complessivamente prodotti nel nostro Paese. Si tratta, secondo i dati Ispra riportati nel Rapporto Rifiuti speciali 2021, di circa 70 milioni di tonnellate di rifiuti. Come sostenuto anche dal Laboratorio REF Ricerche: “È principalmente in questa filiera che serve trovare la chiave di volta verso la transizione ecologica e la chiusura del ciclo in ottica produttiva, ma ciò può avvenire solo superando i limiti normativi e i fallimenti di mercato che finora ne hanno frenato lo sviluppo, e che non sembrano essere stati superati nemmeno dal nuovo decreto End of Waste”. Nel 2019, la produzione dei rifiuti da C&D segna un incremento del 28% rispetto al 2016. A fronte di statistiche ufficiali che indicano tassi di avvio a recupero superiori al 78%, rispetto al valore minimo di recupero definito al 70% dalla direttiva 2008/98/CE. Le stime di settore e le percezioni degli operatori segnalano uno scenario molto più problematico: “Fino a oggi – commenta il Laboratorio REF Ricerche – i rifiuti da C&D sono stati oggetto di un quadro di regolazione eccessivamente farraginoso e a tratti schizofrenico” .

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