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Nel cuore della Bassa Parmense, in quella fetta ubertosa di terra adagiata tra il Po a Nord e la Via Emilia a Sud, a Fontanellato, conosciuto per la sua quattrocentesca Rocca, uno dei sogni di Franco Maria Ricci, eclettico editore, ha preso forma: il Labirinto della Masone. Considerato la struttura labirintica più grande al mondo, il complesso è sorto nel 2015 appunto da un’idea di Franco Maria Ricci, oltre che editore, designer, collezionista d’arte, bibliofilo, e da una promessa da lui fatta nel 1977 allo scrittore argentino Jorge Luis Borges, affascinato da sempre dal simbolo del labirinto sia in chiave metafisica che come metafora della condizione umana. “Sognai per la prima volta di costruire un Labirinto circa trent’anni fa, nel periodo in cui, a più riprese, ebbi ospite, nella mia casa di campagna vicino a Parma, un amico, oltreché collaboratore importantissimo della casa editrice che avevo fondato: lo scrittore argentino Jorge Luis Borges”, affermò lo stesso Franco Maria Ricci commentando i primi passi dell’affascinante struttura. Visitandolo si percepisce l’alchimia tra immaginazione e realtà, “Proprio come lo ha pensato e progettato il suo ideatore insieme agli architetti Pier Carlo Bontempi e Davide Dutto”, si legge nella presentazione dell’iniziativa. È un parco culturale che si estende per otto ettari e racchiude al suo interno una rigogliosa vegetazione, diverse costruzioni che ospitano collezioni d’arte e di libri, una caffetteria, un ristorante-bistrò e uno spazio gastronomico parmigiano, tutti curati dallo chef Andrea Nizzi e dallo staff dei “12 Monaci”, a cui si aggiungono due lussuose suites dove è possibile pernottare. “Fin dalla sua apertura — affermano i responsabili della struttura — il Labirinto della Masone è un luogo in cui gli spazi ampi e il con-
Il labirinto della Masone di Franco Maria Ricci nel segno di Jorge Luis Borges
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Riflessioni sul rapporto con il costruito
di Adriano Baffelli
MARCO CAMPANINI CARLO VANNINI
nnn Il Labirinto della Masone visto dall’alto. Corridoio all'interno del labirinto di bambù. La specie usata è il Phyllostachys bissetii. Collezione Franco Maria Ricci. Particolare della Sala del Novecento.. tatto con la natura e la bellezza sono una caratteristica essenziale del luogo, non tutti i labirinti hanno Minotauri, ma ce ne sono alcuni che sono giardini di delizie, veri e propri eden in cui ci si può perdere e ritrovare in una dimensione senza tempo, in totale sicurezza e tranquillità”. Camminando nei suoi meandri, osservandolo da varie posizioni, si rimane ammirati e un poco smarriti, non solo in senso fisico, percependone la semplice complessità. Si fa largo, anche, il naturale rimando al costruito, alle strutture antiche, storiche, moderne o contemporanee: se ci riflettiamo presentano talvolta incroci straordinari tra la complessità architettonica e la semplicità della loro fruizione. Labirinto, quale metafora della nostra capacità di perderci fisicamente, apparentemente o realmente, mantenendo però saldo il timone interiore della nostra rotta professionale, morale, emotiva, a seconda delle circostanze, delle personali preferenze o priorità. Costruito, casa, ufficio, fabbrica, infrastrutture pubbliche, non luoghi, secondo la felice definizione dell’antropologo Marc Augé, come gli aeroporti, solida custodia delle nostre vite, dei nostri affetti, delle nostre fatiche, dei nostri sogni plasmati in viaggi.
Il Labirinto
Ispirato all’antica forma romana dei labirinti classici, ma rielaborata introducendo qua e là bivi e vicoli ciechi, è realizzato interamente con quasi trecentomila piante di bambù di una ventina di specie diverse, alte tra i trenta centimetri e i quindici metri. È stato scelto il bambù perché è una pianta sempreverde, elegante, flessuosa, vigorosa, rapida nella crescita. La sua forza è l’elevata fotosintesi che riduce l’anidride carbonica restituendo ingenti quantità di ossigeno. Percorrendo questo intricato e affascinante dedalo verde lungo oltre tre chilometri, è possibile conoscere, grazie ai pannelli posti tra i viali, la storia dei labirinti, a partire dal mito di Creta, passando per il Medioevo e il Rinascimento, sino ad arrivare ai giorni nostri. Un altro percorso a tappe racconta la storia del suo ideatore, Franco Maria Ricci: gli studi di Geologia, la passione per le grotte e i cunicoli e quell’incontro con Jorge Luis Borges a cui promise, proprio nel campo in cui oggi sorge il Labirinto, la realizzazione di questa immensa opera. Al centro del labirinto, si erge una cappella a forma piramidale: a simboleggiare l’antico legame tra labirinti e fede, vi si celebrano matrimoni e concerti di musica classica.
Museo, biblioteca, casa editrice
Il Museo della Masone ospita la vasta collezione d’arte di Franco Maria Ricci. Circa quattrocento opere fra pitture, sculture e oggetti d’arte che, nella loro sorprendente varietà, rispecchiano appieno l’eclettismo del loro collezionista. Dalla grande scultura del Seicento, a quella neoclassica; dalle nature morte d’epoca napoleonica, alla pittura romantica e popolare dell’Ottocento. Opere di grandi artisti coabitano con quelle di artisti minori o popolari in un allestimento che procede per associazioni. Parallelamente, tre ampie sale ospitano mostre temporanee. Lungo il percorso sono visibili e consultabili molti libri tra quelli stampati da Franco Maria Ricci, inoltre nelle sale del Museo sono esposti anche alcuni dei volumi più significativi stampati da Giambattista Bodoni, facenti parte della collezione raccolta da Franco Maria Ricci, una delle più ampie e complete tra quelle private, oltre alle edizioni di un altro importante esponente della bibliofilia italiana, Alberto Tallone. L’imponente struttura accoglie inoltre gli uffici della rinata Casa Editrice Franco Maria Ricci e un bookshop, dove sono disponibili per i collezionisti e gli appassionati tutte le sue edizioni.