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Intervista a Giuseppe Pinto

L’anima italiana del Gruppo Rapido

Giuseppe Pinto è da poco più di tre anni alla direzione generale di PLA Camper e Giottiline, brand acquisiti dal gruppo francese Rapido alla fine del 2016. Il manager italiano ci racconta la sua esperienza caratterizzata da ottimi risultati grazie anche alle innovazioni introdotte e ai cambiamenti sui processi di progettazione e produzione

Testo di Antonio Mazzucchelli

PLA Camper e il suo marchio Giottiline fanno parte dalla fine del 2016 del gruppo Rapido, che dal 2019 li controlla al 100%. Da oltre tre anni la direzione generale della società Italiana, che ha sede nella “camper valley” italiana, a Colle di Val d’Elsa, è stata affidata a Giuseppe Pinto, manager di 47 anni con una grande esperienza nel settore automotive. Laureato in ingegneria gestionale con indirizzo tecnologico produttivo, ha un master in Lean manufacturing e si è occupato un po’ di tutte le tematiche Operations: produzione, logistica, acquisti ecc. Per 11 anni ha lavorato nel gruppo Fiat. Lo abbiamo intervistato all’inizio di giugno. Ecco cosa ci ha raccontato.

Qual è la sua formazione e che esperienza ha maturato prima di approdare in PLA Giottiline?

Giuseppe Pinto: Sono arrivato in questo settore tre anni e mezzo fa. Il mio ingresso in società è stato gestito direttamente da Pierre e da Nicolas Rousseau, che hanno le redini del gruppo. Ho apprezzato molto l’opportunità che mi è stata data, perché invece di cercare il classico direttore generale in ambito commerciale che già conosceva il mercato e i clienti o in ambito finanziario, hanno scelto una figura che conoscesse la produzione e che fosse italiana. Questa è una cosa di cui sottolineo l’importanza, perché sarebbe stato facile prendere una persona di fiducia, magari francese, interna al gruppo, e metterla a capo delle attività italiane, invece hanno preferito cercare un manager locale che facilitasse l’inserimento della società all’interno del gruppo. Ho cominciato a lavorare nel gruppo Fiat, facendo esperienze anche all’estero: prima in Inghilterra e poi quasi due anni negli USA, per tornare infine a Torino ed occuparmi di progetti corporate che mi hanno consentito di viaggiare molto. Ho seguito progetti in

Giottiline Siena 330

ambito operations e supply chain di stabilimenti produttivi in tutta Europa, fino a quando mi è stata affidata un’unità operativa di assemblaggio motori a Torino, l’unità NEF. Poi sono arrivato in Toscana, e sono stato direttore di stabilimento e consigliere di una delle società del gruppo KME. Poi sono tornato all’automotive.

Quando è entrato in questa azienda: cosa ha trovato e cosa ha apportato per lo sviluppo, la crescita e l’organizzazione?

Giuseppe Pinto: Ho trovato qualcosa di stimolante, grandi capacità e competenza nelle persone riunite da Pierluigi Alinari, tutti esperti del settore. Ho trovato la genuinità di questo settore, che considero ancora un po’ sbilanciato sull’artigianale più che sull’industriale, anche se sta facendo passi da gigante, e una grandissima voglia ed energia da parte di Pierre e di Nicolas e del loro team di imporsi come uno dei grandi player europei, Questo mi è piaciuto, sia perché fino ad allora avevo lavorato in aziende multinazionali strutturate, con tutto ciò che comporta in termini di controllo, sia per la possibilità di esprimere le proprie idee e la propria professionalità con grande autonomia. Quasi da subito ho contribuito con la curiosità e la critica positiva di uno che “viene da fuori”, spingendo un po’ sull’applicazione di principi base dell’industria automotive. Sto aiutando a realizzare questo cambiamento, con un rinnovamento dei processi, e i risultati stanno arrivando: quando sono entrato si producevano 900/950 unità, mentre dopo tre anni stiamo andando verso le 1.700.

Quindi eravate quasi a metà del volume produttivo attuale. Questo a causa di una domanda minore o perché non c’era sufficiente capacità produttiva?

Giuseppe Pinto: Entrambe le cose: c’era un enorme potenziale non sfruttato a pieno. Si tendeva a non mettere in discussione lo status quo e le modalità operative. Intervenire su questo fronte ha fatto scoprire delle sacche di produttività importanti, quindi con le stesse linee siamo passati da 900 a 1.700 pezzi. E le cose continueranno a migliorare perché stiamo facendo investimenti su un doppio binario. L’anno scorso abbiamo introdotto un reparto falegnameria, mentre a breve avremo una linea produttiva a trazione meccanica con camper trasversali, una soluzione più industriale.

Giottiline Siena 422 C’era un enorme potenziale e aver scelto di non produrre più 40-50 modelli diversi, ha aiutato davvero. Già nel primo anno eravamo scesi a 18-20 modelli. Questo permette il miglioramento degli standard, una maggiore produttività, una qualità più elevata e subito riconosciuta: il mercato se n’è accorto e ha cominciato ad apprezzare. Avere alle spalle il gruppo Rapido ha avuto enorme valenza, e l’attenzione di concessionari e clienti finali è aumentata.

Parliamo di questo cambiamento prossimo venturo. Che cosa avete previsto in particolare e quando sarà definitivo?

Giuseppe Pinto: Le prime produzioni sulla nuova linea di montaggio saranno avviate già nel mese di luglio, mentre termineremo l’ampliamento della zona dedicata agli spogliatoi, agli uffici, all’area mensa, completando i lavori entro la fine dell’estate. Subito dopo le fiere, contiamo di organizzare la vera e propria inaugurazione, con la linea di produzione a regime. Sostanzialmente in una prima fase del nostro piano abbiamo aggiunto all’attuale sito principale una falegnameria, e abbiamo smesso di essere solo assemblatori. Credo che quest’anno arriveremo a produrre internamente una buona percentuale dei nostri kit, e questo ci sta aiutando a riportare in casa competenza, flessibilità e qualche nuova opportunità. È

una strada che abbiamo imboccato da poco, ma assolutamente vincente. Nella fase 2, invece, oltre alla nascita della nuova linea di produzione abbiamo previsto lo spostamento del magazzino nel sito principale. Fino a oggi abbiamo operato in tre strutture differenti: quella primaria di Pian dell’Olmino, una a Belvedere, dove dall’anno scorso produciamo due modelli di van, e poi un terzo sito dedicato al magazzino, che contiamo per l’estate di lasciare. Dal punto di vista logistico ricevere tutta la merce in un sito esterno vuol dire movimentarla almeno tre volte prima dell’utilizzo. Tenerla nel sito principale, accanto alla linea di montaggio aiuterà molto.

La fase di euforia che sta attraversando l’Europa come vi riguarda?

Giuseppe Pinto: Ci riguarda molto, perché siamo molto orientati all’estero. Esportiamo oltre l’80% della nostra produzione, in particolare in Germania, Spagna, e Francia. In questo momento la domanda è molto forte ed è aumentata veramente dappertutto, dispiace che qualche volta non riusciamo ad accontentare tutte le richieste.

Come avete gestito la fase più critica della pandemia e quali sono state le ripercussioni?

Giuseppe Pinto: Molto bene: avevamo introdotto precocemente i protocolli Covid, tutti erano già muniti di mascherine e avevamo identificato una serie di regole interne che poi abbiamo aggiornato firmando l’accordo con i sindacati. Questo ci ha permesso di non perdere nemmeno un minuto di pro-

Per quanto riguarda i fornitori delle basi meccaniche voi siete stati tra i primi a credere in marchi alternativi a Fiat, come Citroën. Qual è il bilancio e come intendete procedere dopo la creazione del gruppo Stellantis?

Giuseppe Pinto: Noi abbiamo avuto sicuramente un’ottima intuizione. Va dato atto a Pierluigi Alinari, ma ancora prima alla vecchia Giottiline, di aver visto lungo. Allora era un modo per differenziarci: siamo stati i primi a proporre questa alternativa e senza dubbio si è dimostrata vincente. Ci viene riconosciuto dalla stessa Peugeot-Citroën il merito di avere dato una grossa spinta al loro mercato nel RV. La nascita di Stellantis è tutta da scoprire e esperienziare, ma per fortuna ho un ottimo rapporto con tutti, anche per i miei trascorsi nel gruppo Fiat. Pensare di rimanere con un solo fornitore, anche se con il più affidabile e forte, mi crea un po’ di preoccu-

duzione: ci siamo dovuti fermare solo dal 20 marzo 2020 perché considerati non essenziali, altrimenti avremmo proseguito. Le maestranze mi sembra abbiano apprezzato il fatto che quando le mascherine non erano disponibili noi le avevamo già distribuite e avevamo già a disposizione i termometri all’ingresso dei siti. Facevamo già compilare dei questionari all’ingresso, insomma avevamo già fatto tanto per far sentire tutti in un luogo “sicuro”. Qualche ripercussione è arrivata dopo: abbiamo avuto nel corso di quest’anno diverse assenze per isolamenti cautelativi, per contatti stretti positivi, abbiamo anche avuto qualche caso positivo, per fortuna senza nessun problema grave.

Giottiline Therry T37

pazione. Per il momento però le cose vanno benissimo, e ora che Roberto Fumarola è diventato il capo della divisione motorhome di Stellantis mi sembra di giocare in casa. Spero di non dover aprire la porta a qualche altro fornitore di meccaniche, ma non posso escluderlo.

Sempre meno aziende sono impegnate nella fascia più bassa del mercato, voi credete ancora che possa dare risultati soddisfacenti?

Giuseppe Pinto: Noi ne siamo sicuri. Premesso che esser presente nella fascia più bassa del mercato è molto difficile, penso che forse questo può spiegare perchè sempre meno aziende sono presenti: non è da tutti! Ad ogni modo la scelta di acquisizione di PLA e Giottiline da parte della famiglia Rousseau è stata fatta proprio per completare il portafoglio del Gruppo, che non era presente nella fascia entry-level. In più, guardando al mercato, ritengo che sia il cambio generazionale sia questa rinata sensibilità verso il camper – tanto per il camper tradizionale quanto per il van - stiano spingendo e continueranno a spingere persone giovani, nuove, che si avvicinano per la prima volta a questo strumento. L’entry-level offre maggiore tranquillità: è pulito, funzionante, in garanzia, insomma preferibile di gran lunga ad un usato. Pierluigi Alinari è stato qui con noi quasi tutti i primi miei due anni, e mi ha spesso ripetuto che dovevamo proporre il camper per tutti. Secondo me aveva ragione, anche io sono convinto che in Italia come siamo bravi a fare l’utilitaria possiamo fare anche il camper per tutti.

È in programma una ridefinizione della vostra gamma di prodotti?

Giuseppe Pinto: Assolutamente sì. Il mercato è in continua evoluzione e sempre più esigente, i bisogni dei clienti cambiano e noi vogliamo essere pronti a soddisfarli; per la prossima stagione abbiamo completamente rivisitato tutta la gamma Siena, lanceremo un modello completamente nuovo in cui personalmente credo molto. Inoltre, abbiamo lavorato sul terzo layout dei furgoni, che per noi sono una gamma nuova introdotta solo nella stagione corrente. E l’anno prossimo ci saranno ulteriori sviluppi, ci stiamo già lavorando.

Nel segmento van siete entrati l’anno scorso, e ora aggiungerete un modello. Quanto peserà a livello percentuale sul volume d’affari dei vostri marchi? È un prodotto che non potete non avere oppure ci credete e pensate a uno sviluppo importante?

Giuseppe Pinto: Ci crediamo fortemente. Nel budget della stagione che sta per cominciare con i van contiamo di arrivare al 30% dei nostri volumi previsti, e sarà già tanto di più della stagione corrente, quasi il doppio. Penso che davvero i furgoni se la giocheranno alla pari con i camper. Non è una moda passeggera, è qualcosa che proseguirà nel medio-lungo termine. Noi ci saremo.

Quali sono i rapporti e le sinergie col gruppo Rapido?

Giuseppe Pinto: Secondo me si è generata una perfetta sintonia. Ci sono stati nella fase iniziale tanti aiuti dal gruppo verso di noi, ed è assolutamente normale dovendo aiutarci a cambiare un po’ la rotta. Ma l’appetito vien mangiando, quindi belle idee della creativi-

GiottiVan 54T

tà italiana e le competenze che abbiamo qui hanno permesso di creare anche un flusso di ritorno, che sta dando grossi benefici. Qui in Italia, ad esempio, ora produciamo i profilati per Itineo, marchio che tipicamente è prodotto a Mayenne - nella prossima stagione realizzeremo quattro modelli - e stiamo avendo dei riscontri molto positivi. Abbiamo conquistato la fiducia sul campo, l’interesse sta crescendo e questo non può che farmi molto piacere. Viceversa, nel lancio dei van abbiamo avuto un grosso supporto dall’ufficio tecnico dei colleghi francesi: siamo partiti da una base di progetto tipicamente Rapido su cui noi abbiamo poi fatto tutto il lavoro che ci compete, mantenendo di quel progetto una qualità importante, ma andando alla ricerca di opportunità per contenerne il costo e incontrare le aspettative dei nostri mercati.

È in grado di stimare quanti camper PLA e Giottiline circolano oggi sulle strade d’Europa?

Giuseppe Pinto: Parlando solo di PLA, dal 2010 a oggi, direi che quasi non c’è ancora un veicolo rottamato, quindi tutti i prodotti stanno circolando. Secondo me non arriviamo ai diecimila veicoli: i primi anni sono stati da 300-400 unità e dopo il mio arrivo abbiamo sfondato quota mille, ma parliamo solo degli ultimi tre anni.

Come avete impostato il servizio di assistenza post-vendita e la gestione dei ricambi?

Giuseppe Pinto: Il servizio post-vendita è essenziale e stiamo facendo molto lavoro. Abbiamo tanta strada davanti a noi, ma son convinto che strutturare un buon servizio post vendita ci aiuterà a sviluppare i brand sul mercato e a crescere sempre più anche nella definizione dei nostri prodotti. Inoltre: prima e meglio si gestiscono le situazioni critiche e prima il cliente torna soddisfatto, e magari sceglie di comprare un nuovo camper Giottiline. Tutto ciò favorisce anche il passaparola. confronto con gli altri produttori ho contribuito a spingere perché ci fossero le fiere, sono ancora un veicolo troppo importante per far “toccare con mano” la qualità dei nostri prodotti e le soluzioni offerte. Continuo a esserne convinto, tant’è vero che posso sin da ora confermare la nostra partecipazione alle tradizionali fiere di settore con tutte le gamme e le novità frutto del nostro lavoro.

La pandemia ha messo in discussione l’efficacia di alcuni strumenti di promozione e vendita consolidati, come le fiere di settore, i cataloghi cartacei, le vendite dirette in show room. Qual è il suo pensiero in proposito?

Giuseppe Pinto: su questo tema io sono un po’ conservatore. Da una parte personalmente continuo ad apprezzare il tradizionale catalogo, la carta, la foto e la tranquillità con cui è possibile sfogliare e cercare le cose di interesse; dall’altro non sono del tutto convinto che per la promozione e vendita sia sufficiente lo strumento web da solo. In troppe occasioni in fiera incontriamo persone che nel momento in cui gli proponiamo di leggere la scheda tecnica tramite cellulare vanno nel panico più totale. E questa è una cosa paneuropea. Inoltre l’anno scorso ai vari tavoli di

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