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Il Rifugio Europa: le origini di un progetto pionieristico

Il Capitano Francesco Lorenzi è il nuovo comandante del Comando Compagnia Carabinieri di Vipiteno

Lorenzi è cresciuto a Bressanone. Si è formato all’Accademia Militare di Modena e alla Scuola Ufficiali dei Carabinieri di Roma, raggiungendo il grado di tenente. Nel 2017 è stato assegnato alla Scuola Sottufficiali di Firenze come capo plotone e insegnante di varie discipline universitarie e militari. Nel 2018 ha partecipato all’Operazione Inherent Resolve a Baghdad come “Ufficiale di collegamento interno della Task Force” in Iraq. Ha poi prestato servizio nel Comando Compagnia di Palermo e più recentemente, come comandante, ha guidato la task force e il nucleo operativo radiomobile di Palmi (Calabria). Nel 2021 è stato promosso capitano e il 31 agosto 2022 è stato nominato comandante della compagnia di Vipiteno.

PERSONE, LUOGHI E MESTIERI Il Rifugio Europa: le origini di un progetto pionieristico e in anticipo sui tempi

Sulla storia peculiare del Rifugio Europa molto è stato già scritto in passato e diversi articoli sono usciti di recente. Com’è noto, a 2693 m di altezza, la Landshuterhütte fu divisa a metà dalla linea di confine tracciata nel 1919. Dal 1984 cominciarono i lavori per recuperare la porzione di rifugio rimasta sul lato italiano e nel 1989 l’edificio riunificato fu inaugurato con il nome di Rifugio Europa, divenendo un esempio del possibile superamento di confini reali e simbolici. Il 28 agosto scorso, alla presenza del presidente Arno Kompatscher, del governatore del Tirolo Günther Platter e dei rappresentanti delle associazioni alpinistiche, è stato sottoscritto l'atto costitutivo della Fondazione Rifugio Europa. Lo scopo primario della Fondazione è ricostruire un nuovo edificio nella stessa zona, che tenga conto dello stato della tecnica e delle linee guida attuali per la costruzione in condizioni di permafrost. È stato infatti appurato che il rifugio ripristinato nel 1989 è attualmente posto su un fondo instabile dal punto di vista geologico e che l’ennesimo intervento di ristrutturazione non sarebbe sufficiente a risolverne i problemi strutturali; le perizie geologiche sulla morfologia del terreno hanno perciò individuato a sud-ovest un sito adatto al nuovo cantiere. Per il progetto di ricostruzione è stato indetto un concorso su invito rivolto a una decina di studi di architettura, si sono vagliate le varie proposte ma al momento non si è ancora pervenuti a una decisione definitiva. Dal 2021 la Provincia di Bolzano ha acquisito la proprietà del rifugio per il 48%, mentre la porzione del 52% sul lato austriaco è rimasta alla sezione DAV di Landshut. La sezione CAI di Vipiteno, che nel corso degli ultimi 15 anni ha già provveduto a importanti lavori di risanamento, con il passaggio della struttura alla Provincia è stata sollevata da un pesante onere finanziario. Dal punto di vista affettivo, però, questo ha anche rappresentato una grande perdita: se non fosse stato indispensabile un intervento radicale, la priorità del CAI Vipiteno sarebbe stata quella di mantenere l’edificio originale, sia per motivi storici che per rispetto del grande contributo della sezione alla ricostruzione e alla manutenzione del rifugio. I primi promotori del Rifugio Europa, negli anni Ottanta, non potevano prevedere i cedimenti strutturali dovuti alla conformazione del terreno sottostante, soggetto a slittamento e a fessurazioni e sensibile ai cicli di gelo e disgelo, in parte acutizzati dal cambiamento climatico. Già dal 1983-84 la sezione CAI di Vipiteno si era messa in contatto con il DAV di Landshut per intraprendere un progetto comune, che all’epoca era al limite dell’utopistico. Si trattava senz’altro di un progetto pionieristico: il ripristino di un rifugio collocato su un confine ancora sbarrato, quando l’Europa senza frontiere era solo un’idea, in un’epoca in cui si era da poco conclusa la fase del terrorismo, in tempi in cui i mezzi di comunicazione e le tecniche di costruzione erano tutt’altro che quelli attuali. Nel 1983 la parte della Landshuterhütte sul lato italiano era un edificio in rovina, circondato dal filo spinato e di proprietà del Demanio. Gli sforzi fatti quarant’anni fa da CAI, DAV e istituzioni per superare gli ostacoli della burocrazia e per una cooperazione transfrontaliera furono perciò straordinari e in anticipo sui tempi: negli anni Ottanta i promotori del progetto furono in grado di creare un’importante rete internazionale, realizzando un’opera grandiosa con mezzi limitati.

Il CAI Vipiteno, con l’allora presidente Piero Rossi, grazie al supporto del CAI Alto Adige, del sindaco della Val di Vizze Pupp, con la collaborazione del IV Corpo d’Armata degli Alpini, con l’aiuto concreto di tanti volontari e grazie anche a un consistente contributo da parte della Provincia, riuscì a rilevare la porzione del rifugio sul lato italiano e a organizzare la ricostruzione di quello che allora era un rudere abbandonato. Per comprendere il clima di collaborazione e di adesione al progetto che si era instaurato a livello locale, basti pensare che nel 1988 le singole sezioni del CAI Alto Adige avevano devoluto il proprio contributo annuale a favore della sezione di Vipiteno per il finanziamento del Rifugio Europa. Nel 1989, dopo 70 anni dal tracciamento del confine tra Italia e Austria, dopo 44 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, dopo una ventina d’anni dalle requisizioni dei rifugi, l’inaugurazione del Rifugio Europa rappresentava una rivincita sulla divisione e sulla violenza. L’evento ebbe risonanza internazionale e fu considerata un'iniziativa encomiabile, addirittura premiata dalla rivista Airone come miglior progetto ambientale e di pace del 1989. Arno Kompatscher stesso ha parlato del rifugio come di un simbolo di unione e ha voluto sottolineare che lo scopo della Fondazione Rifugio Europa è anche quello di divulgare il rispetto dell'ambiente e della pace, soprattutto in un periodo in cui è fondamentale che l'Europa sia ancora più compatta. Nella memoria cittadina e del comprensorio è importante ricordare che, se oggi il Rifugio Europa è un simbolo per la comunità, lo si deve innanzitutto allo straordinario spirito d’iniziativa di un gruppo di vipitenesi e all’enorme lavoro svolto tra il 1983 e il 1989 per concretizzare un progetto che all’epoca appariva grandioso e lungimirante.

© CAI Vipiteno

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