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Le croci di vetta: parte integrante del paesaggio
from ERKER 11 2022
by Der Erker
Quando dalle nostre parti ci si avventura in passeggiate per valli, prati, sentieri di montagna ed escursioni in alta quota fino a raggiungere la vetta prescelta, la presenza delle croci è parte integrante del paesaggio e oltre a non passare inosservata ci riporta alla storia delle genti che abitarono a abitano la nostra regione. Elevare croci in diversi luoghi del paesaggio contadino rappresenta un’usanza cha ha radici profonde probabilmente riconducibili alle culture pagane precristiane. La croce è un simbolo antico e alla domanda che cosa è la croce probabilmente la maggior parte di noi risponderebbe che si tratta del simbolo cristiano per eccellenza, dal momento che essa richiama il Cristo crocifisso, che ha sacrificato sé stesso per la salvezza dell’umanità. Questo è senza dubbio vero, se non fosse che il simbolo della croce esiste da prima. La geometria stessa che la rappresenta, un segno orizzontale che si interseca con uno verticale, la facilità con cui può essere riprodotto un simile disegno ci fa intuire perché esso sia uno dei simboli più antichi dell’umanità. Molti popoli hanno visto nel simbolo della croce, in tante sue forme, un’indicazione dell’unione del Cielo con la Terra,
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tra elemento maschile e femminile volendo in questo indicare la potenza dell’unione sessuale che genera nuova vita. Inserita, ad esempio in un cerchio, ha forza creativa terapeutica e veniva usata nell’ America settentrionale e centrale dai guaritori delle diverse culture uto atzeche. Come ci riporta Aldo Gorfer nel libro “Gli eredi della solitudine”, i Tarahumara (Chihuahua, Messico) abbinavano la croce con il mais, elemento sacro che indicava Thaloc, dio dei raccolti. In ambito indoeuropeo la croce uncinata (Hackenkreuz) indicava la ruota solare che percorreva il cielo da est a ovest nella sua corsa portatrice
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CON LA SCHIUMA . . .
di calore e di vita. Questo per dire che il Cristianesimo non è stato la prima religione ad utilizzare le croci come oggetto di devozione e persino nell’età della pietra fino all’epoca pre-cristiana erano diffusi simboli a forma di croce. Per i norreni la croce celtica, racchiusa in un cerchio, era il simbolo di Odino. L’Islam, invece, non ha mai riconosciuto la croce come simbolo religioso per il fatto che nega che Gesù sia morto in croce essendo stato sostituito da un sosia. Arrivando al Cristianesimo la croce è il simbolo principale della religione e ricorda la morte di Gesù crocifisso per ordine di Pilato. I Romani usavano la croce per infliggere pene capitali e supplizi ai condannati a morte. Di fronte ad un atto così brutale paradossalmente la croce è stata tramandata con una valenza positiva in quanto la passione e la morte di Gesù sono state fatte coincidere con l’adempimento della sua missione, un atto di amore assoluto, la salvezza di tutti gli uomini. Ma per essere riconosciuti tali, la croce ed il crocifisso impiegarono un po’ di tempo prima di essere utilizzati come simboli in modo significativo ed importante. Si dovette attendere l’inizio del IV secolo. Il 28 ottobre 312 d.C. Costantino vinse la battaglia di Ponte Milvio contro Massenzio, secondo la tradizione cristiana la vittoria fu favorita da una visione mistica, quella della croce che fece mettere sui vessilli dei suoi soldati (in hoc signo vinces). Un inciso, oggi la controffensiva ucraina partita alla riconquista dei territori occupati dai Russi, come emblema, al pari di Costantino, utilizza una croce nella speranza di ottenere sul campo di battaglia lo stesso successo. L’usanza di porre una croce sull’altare del-
le chiese risale addirittura al medioevo. Tante le tipologie di croci che si conoscono ed ognuna di esse ha un proprio significato ed una storia. Tra le varie tipologie di croci ritratte nell’immagine apparsa nel dizionario dei simboli cristiani di Edouard Urech, particolare è la cosiddetta “croce papale”, una croce tripla con tre traverse, quella in capo più corta di quella centrale e quella in punta più lunga. Esiste anche la variante in cui le traverse in capo e in punta, più corte di quella centrale, sono di uguale lunghezza. Le tre traverse rappresentano il triplice ruolo del Papa: Vescovo di Roma,
patriarca d’Occidente e successore di San Pietro apostolo. Solo il pontefice poteva utilizzare questo tipo di croce che veniva posta, a volte, anche sulla cima della ferula, una sottile sbarra di metallo sulla cui sommità veniva posta una croce come si può notare nella statua di Papa Silvestro a Roma. Perché la scelta e la curiosità sono ricadute sulla croce papale. Capita spesso di incontrarla nelle nostre passeggiate ed in molti si chiedono quale possa essere il significato di questo emblema. Da tempo le tradizioni locali questa croce a tre traverse la hanno denominata “WetterKreuz” o croce temporale. Appartiene alla tipologia di croci cosiddette “apotropaiche” che avevano ed hanno tutt’oggi una funzione scaramantica nei confronti delle invincibili forze della natura e vengono messe a protezione degli uomini, degli animali e dei raccolti. Nel Medioevo il paesaggio era suddiviso tra sacro e profano, dove quello sacro era riconducibile alle chiese e quindi sotto la protezione divina. Tutto il resto, di natura selvaggia era visto come luogo di presenze demoniache, posti di streghe e stregoni. A tale scopo per proteggersi dalle forze maligne veniva utilizzato l’antico simbolo dei cristiani d’oriente, la croce di Gerusalemme, importata dai crociati, costituita da 5 croci che rappresentavano le piaghe di Gesù oppure, secondo altre interpretazioni, i quattro evangelisti con al centro Gesù. La foto che vedete è stata scattata a 2100 metri di altitudine, presso la Staudenbergalm, il giorno della sua inaugurazione e benedizione e riproduce una nuova “Wetterkreuz” che è stata posta lì dove era situata la precedente. E’rivolta verso la valle sottostante ad esorcizzare le forze brute della natura secondo una credenza che deriva da forme di religiosità popolare. Esistono poi le croci sommitali poste sulle cime di una montagna ed anche di una collina. Su alcune vette, non dell’Alto Adige, si può trovare anche la statua della Madonna. A tal proposito si legge che già alla fine del XIII secolo occasionalmente venivano poste queste grandi croci. Nel XIX secolo, con l’incrementarsi dell’alpinismo, molte montagne all’inizio furono dotate per lo più di semplici croci di legno. In seguito le croci divennero sempre più grandi da richiedere l’intervento di veri e propri esperti. Va anche detto che oggi queste croci sono messe in discussione al punto che a volte sono state deturpate. Lo stesso Reinhold Messner rifiuta l’erezione di croci in vetta perché secondo lui “le montagne non sono mai state sacre per i cristiani”, sostenendo però che le croci esistenti fanno ormai parte della storia e non vanno tolte né tanto meno danneggiate. Questo uno stralcio dell’intervista rilasciata a Titus Arnu il 31 agosto 2016 e pubblicata nel giornale tedesco Süddeutsche Zeitung. «La croce è il simbolo cristiano per eccellenza, ma secondo me non appartiene a una vetta. Non parlo di abusi, dico solo di non arredare le montagne per scopi religiosi. Le montagne, che appartengono a tutta l’umanità, non dovrebbero essere associate o occupate con una visione del mondo specifica. […] Naturalmente, le croci di vetta esistenti dovrebbero rimanere per ragioni storiche. E non difenderei mai qualcuno che tagliava le croci, è quasi un atto di terrorismo, la mia arma resta la parola. Ma si può discutere apertamente se la croce sommitale sia una parte inseparabile dell’Occidente cristiano come le nostre chiese, cimiteri e croci meteorologiche». Questa, ovviamente, è una opinione. Molte croci di vetta vennero piazzate sulle cime delle montagne europee alla fine della seconda guerra mondiale come simbolo religioso e speranza di pace. Testimoniano inoltre la volontà, dopo la sofferenza per raggiungere la vetta, di avvicinarsi al divino ed anche di ringraziarlo di così tanta bellezza. Sono simboli presenti in tutte le culture come, ad esempio, le montagne dell’Himalaya dove vengono deposti molti simboli religiosi che ricordano il corpo di Buddha. Le croci sulle vette delle montagne nella nostra zona fanno parte della nostra cultura, storia e religione.