L’intervista
vergogna più di essere contadini, anzi, siamo visti come eroi positivi della società. Ciò però non si è tradotto in un effettivo ritorno alla terra, perché gli aspetti economici e burocratici sono ancora una barriera di ingresso - o, per meglio dire, di ritorno - molto alta. Manca un passaggio culturale e politico: in questa fase è necessario che le istituzioni promuovano il ritorno alla campagna e ai borghi rurali, perché fare agricoltura non è solo produrre cibo ma molto di più, a partire dalla custodia del paesaggio. Le persone devono essere il centro di questo cambiamento e non semplicemente mantenute in vita tramite sporadiche elargizioni della politica agraria.
packaging in plastica con quello 100% carta, senza utilizzare la scorciatoia che consente l’uso di poliaccoppiati con la plastica. Pensando ai grandi temi della sostenibilità, la sfida più impegnativa è quella dei cambiamenti cliCon il molino matici: gli agricoltori sono i gestiamo tutta primi a pagarne le consela filiera: campi, guenze e, sotto questo aspetto, c’è davvero un grande bisemola sogno di investire sui semi. e pastificio Noi agricoltori biologici dobbiamo poter contare su semi resilienti e con la capacità di garantire buoni risultati anche a un’agricoltura con bassi input come quella biologica. È necessario investire sul bio-breeding, cioè sulla selezione di varietà adatte al bio attraverso tecniche di incrocio tradizionali, sia tramite la collaborazione con istituti di ricerca, sia con il coinvolgimento degli agricoltori. La pandemia ha riportato alla ribalta il tema del ripopolamento dei piccoli borghi o dei centri rurali lontani dalle città. Cosa ne pensa chi, come voi, si impegna da 50 anni a fermare la fuga dalle campagne? Questo è il motivo fondante della nostra azienda. Mantere vita e lavoro in zone rurali che sono state abbandonate. Nel nostro caso possiamo dire che l’operazione è riuscita. Ciò non toglie che ci sia ancora molto da fare. L’aspetto culturale è stato superato: anche grazie al biologico oggi non ci si
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Nel 2018 è iniziata la costruzione del vostro molino, certamente un’opportunità di creazione di rinnovate professionalità e, più in generale, di valore sociale. Ci racconta il progetto e quali sono state le motivazioni e i valori che vi hanno spinto a portarlo avanti? Il molino è in funzione dal 2019 e ne siamo davvero orgogliosi. Era il sogno di nostro padre e siamo riusciti a realizzarlo. Con il molino abbiamo chiuso il cerchio e, ora, gestiamo tutta la filiera: dai campi alla semola, al pastificio. Rendere la collina di Montebello capace di tutto ciò è stata oggettivamente una grande impresa, soprattutto se consideriamo il contesto svantaggiato in cui operiamo, l’alta collina marchigiana. I risultati, però, hanno giustificato gli sforzi: all’interno di una filiera chiusa, totalmente votata al biologico, gli elevati standard di qualità ci permettono di portare a tavola un prodotto autentico, genuino e garantito. Quale messaggio vorrebbe inviare ai lettori di Pasta&Pastai con questa intervista? Per noi è fondamentale essere trasparenti: le aziende devono aprire le porte e dimostrare la loro credibilità. Alla Girolomoni siamo sempre pronti ad accogliere e provare che tutto quello che raccontiamo è reale, compreso il nostro impegno. Una volta che ci conoscono, poi, è “per sempre”. Lorenza Vianello lorenza.vianello@futuroanteriore.academy
PASTA&PASTAI 187 APRILE 2022