Azione del 27 marzo 2023

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edizione 13

MONDO MIGROS

Pagine 2 / 4 – 5

SOCIETÀ

BeReal è un social media che promuove l’autenticità,ma senza filtri non è sinonimo di senza rischi

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TEMPO LIBERO

Dalla sfera domestica da riscoprire alle case trasformate in caverne tecnologicamente molto attrezzate

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Focus sullo zurighese Alfred Escher,il padre di Credit Suisse e della Svizzera moderna

ATTUALITÀ Pagina 23

Quelli che sanno dire «bye bye»

Elogio di un dignitoso sfiorire

Carlo Silini

Siamo tutti narcisi Teniamo maledettamente alla nostra immagine Tranne, forse, gli spiriti così liberi da non sentirsi toccati dallo sguardo giudicante del mondo e i trasandati per sbando, per scelta o per disagio Come i senzatetto che ho visto spuntare ai margini di alcuni scali ferroviari, nemici giurati del look e del sapone Ma noi altri, siamo tutti più o meno velatamente vanitosi

Lo vedo quando adocchio certe anziane signore in fondo al bar, mentre bevono il té al tavolino d’angolo, fresche di parrucchiere e luccicanti di gioielli «Sei bellissima», mi piacerebbe dire ad ognuna di loro, certo che si schernirebbero divertite

Così, quando ho letto sul Corriere della Sera che l’attrice e regista Fanny Ardent – musa di Truffaut (ex compagno), Scola, Zeffirelli e non proprio una cozza – non si è mai piaciuta, mi so-

no cadute le braccia Se lo pensa lei, icona transgenerazionale d’avvenenza, cosa dovrebbero pensare le/i comuni mortali?

Eccessi di autocritica a parte, l’Ardent è donna intelligente «Io mi sono dovuta costruire – spiega nell’intervista – ho lottato contro la bruttezza E a questo punto della mia vita (oggi ha 74 anni, ndr), più mi nascondo dietro una falsa età, più è difficile invecchiare ( ) Della vita non bisogna mai lamentarsi di invecchiare e di pagare troppe tasse Se ne paghi troppe vuol dire che guadagni bene A 5 anni capisci che nella vita c’è un inizio, uno sviluppo e una fine Voler nascondere il tempo mi sembra da vigliacchi»

E brava Fanny che paga le tasse e non gioca a nascondino con l’età Le ha fatto eco, negli stessi giorni, un ’altra rappresentante di oblunga e lattiginosa beltà: Carla Bruni in Sarkozy (55 anni) che in un post su Instagram si è pronuncia-

ta contro i filtri di bellezza nei social Ovvero, contro quei programmi di trattamento delle fotografie che con un clic cancellano rughe, liposuzionano fianchi e modellano glutei permettendo di diffondere immagini di te «idealizzate» e/o bassamente tarocche L’effetto dei filtri, ha spiegato l’afona cantautrice italo-francese, «non è tanto di lisciare la pelle, ma di far finta di appartenere alla famiglia Kardashian», alludendo alle piacenti sorelle americane che hanno il merito di incarnare il concetto anglosassone di «famous for being famous», cioè in soldoni di essere famose senza uno straccio di motivo L’allarme della Bruni risuona in diapason col sorprendente successo di BeReal, il nuovo social di cui parliamo a pagina 2 che pubblica foto di ragazzi che mirano «a catturare momenti in tempo reale, senza programmi di editing, filtri o qualsiasi altro espediente usato per modi-

CULTURA Pagina 35

La storica dimora dello scultore Vincenzo Vela,donata alla Confederazione nel 1896

U n s p l a s h

ficare lo scatto originale» Segno che anche fra i giovani, che hanno comunque il vantaggio della freschezza fisica rispetto alle generazioni precedenti, il bisogno di autenticità può prevalere su quello di apparire migliori dell’originale Speriamo che l’idea di mostrarsi per quello che si è non sia una moda passeggera Non solo perché siamo stufi di volti e corpi falsificati sui social e delle apparizioni in tv di personaggi pubblici mummificati dentro plastiche facciali, e non solo, imbarazzanti Ha parlato chiaro, la bella Fanny: nella vita c’è un inizio, uno sviluppo e una fine Prima o poi, per stare sereni, dobbiamo piacerci così come siamo e, con gli anni, imparare a sfiorire con dignità L’antidoto alle imperfezioni fisiche e alle ferite del tempo che avanza non è la crema anti-age (definizione bugiarda) o il filtro fotografico snellente È la tenerezza verso gli altri e verso se stessi

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 27 marzo 2023 Cooperativa Migros Ticino
G A A 6 5 9 2 S a n t A n t o n i n o
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Stefania Prandi Pagina 3

Un nuovo punto vendita per Losone

Info Migros ◆ Lascia o raddoppia? Migros Ticino triplica! A Losone un nuovissimo supermercato

A fianco del centro Do it + Garden Migros e della palestra Activ Fitness, apre giovedì in via dei Pioppi 2 a Losone una nuova e modernissima filiale di Migros Ticino Per l’occasione, un mese di sconti, un sostanzioso concorso e diverse attività per grandi e piccini Questo strategico supermercato, fortemente voluto dall’azienda, completa al meglio la rete di vendita di Migros Ticino nel Locarnese Il negozio si prefigge l’obiettivo di diventare un nuovo punto di riferimento in zona, servendo al meglio con un ’ottica di prossimità la popolazione residente, ma strizzando l’occhio anche ad avventori di passaggio e ai molti turisti che frequentano la regione L’investimento totale ha superato i due milioni di franchi Il moderno negozio è ben collegato, si trova su un’importante arteria viaria e può essere raggiunto facilmente e comodamente con i principali mezzi pubblici e, disponendo di pratici parcheggi gratuiti per i primi  minuti, anche in automobile Ampio, pratico e luminoso, l’esercizio si presenta al pubblico con una superficie di vendita di circa 75 metri quadrati e assortimenti ben calibrati e orientati a soddisfare i più attuali bisogni degli avventori La clientela avrà la possibilità di farvi sia una spesa quotidiana veloce e

completa, sia acquisti settimanali più consistenti La proposta di prodotti alimentari avrà un forte accento sui freschi, con il vero fiore all’occhiello rappresentato dal banco a servizio per la macelleria Completeranno l’offerta il moderno reparto Daily, fresco e apprezzato marchio che racchiude una vasta scelta di bibite e cibi freddi e caldi a consumo istantaneo di otti-

ma qualità, e il forno di ultima generazione per la cottura del pane Sarà quindi garantito anche un vasto assortimento di beni di prima necessità del non food Rispettando i più alti standard Migros attuali, il negozio disporrà di etichette elettroniche di prezzo a scaffale, di un mix di sistemi di cassa tradizionali e dispositivi per il pagamento con tecnologie self

Una tisana dal Generoso Migros & natura ◆

scanning, self checkout e subitoGo (per acquisti veloci tramite telefonino) e sarà pienamente sostenibile, con impianti all’avanguardia, in grado di garantire la massima efficienza energetica Per sottolineare questo nuovo significativo intervento nella propria rete di vendita, Migros Ticino ha previsto svariate iniziative Mercoledì sera i più curiosi e impazienti potranno visitare in anteprima il nuovo negozio dalle  alle 2, godendosi un buon rinfresco, mentre sabato ° aprile dalle   alle 4 ci saranno risotto e luganiga offerti e un clown con trucca bimbi per i più piccoli Nelle prime quattro settimane d’apertura, vi sarà poi un 2% di sconto a rotazione su interi settori merceologici Inoltre, l’ e 2 aprile è previsto un grande concorso con in palio due carte regalo Migros e una bicicletta elettrica del valore di CHF 6 Il responsabile Marco Ruberto e i suoi 6 collaboratori, cordiali e ben preparati, sono pronti a soddisfare i bisogni della clientela con cura e attenzione, in un clima accogliente e famigliare

Orari di apertura

Lunedì-venerdì 7 30-19 00

Giovedì 7 30-20 00

Sabato 7 30-18 30

Tel 091 821 77 90

Media Blenio, ritorno alle origini

Appuntamenti sportivi ◆ Riecco l’amata gara sportiva nella Valle del Sole il prossimo 10 aprile

Dopo una pausa forzata negli ultimi tre anni, il  aprile 22 torna il Giro Media Blenio, la tradizionale corsa podistica di Pasquetta organizzata da quasi quarant’anni a Dongio Passione, tenacia, voglia di mettersi in gioco sono gli ingredienti che spingono, anno dopo anno, gli Organizzatori del «Giro» a riproporre questa manifestazione di successo

Il rispetto delle norme anti COVID-9 ha costretto il Comitato organizzatore ad annullare le tre edizioni precedenti, senza tuttavia intaccarne la motivazione e la determinazione a voler riproporre questa manifestazione, che attira in Val di Blenio tante e tanti appassionati di podismo

A pochi giorni dall’appuntamento fervono gli ultimi preparativi in vista della manifestazione Quella del 22 sarà un ’edizione con alcune novità, una sorta di «ritorno alle origini» per il Giro Media Blenio Innanzitutto, il Comitato ripropone la classica del Giro, ovvero la gara di  km (partenza alle ore  45), che si sviluppa tra Dongio, Acquarossa, Ludiano e Motto Un percorso – come sanno i tanti partecipanti – che è da sempre un buon indicatore della propria condizione a inizio stagione Vi sarà anche la gara di 5 km (partenza alle ore

Dal Fiore di pietra in vetta, agli scaffali di Migros Ticino

 4) che ricalca parzialmente il percorso del Giro e, per i più piccoli, il Mini Giro (partenza dalle ore 4 ) per bambini e ragazzi di età compresa tra i 6 e i 6 anni

Il Gran Prix – fiore all’occhiello delle gare podistiche a livello ticinese – sarà ripresentato in una nuova formula, nel contesto del Giro di  km e coinvolgerà anche atlete professioniste

Nonostante le ristrettezze finanziarie lasciate dalla pandemia, che toccano evidentemente anche l’organizzazione del «Giro» e le difficoltà che incontrano oggigiorno tutte le

Redazione Carlo Silini (redattore responsabile)

Concorso

«Azione» mette in palio 5 iscrizioni gratuite (5 o 10 km a scelta) per la 39esima edizione del Giro Media

Blenio (10 aprile 2023) Per partecipare al concorso inviare una mail a giochi@azione ch (oggetto: «Media Blenio») indicando i vostri dati (nome, cognome data di nascita e-mail cellulare, gara scelta, indirizzo postale e taglia maglietta) entro domenica 2 aprile 2023 Buona fortuna!

manifestazioni sostenute solo dallo spirito di volontariato, il Comitato organizzatore si è impegnato per riproporre una manifestazione che possa intercettare l’interesse di podisti e pubblico Tuttavia, come tante altre realtà, anche il Giro Media Blenio deve fare i conti con alcune limitazioni e per tale ragione il Comitato ha dovuto, a malincuore, decidere di non riproporre i percorsi di walking e nordic walking, che erano stati presentati gli scorsi anni con un buon successo e soddisfazione dei partecipanti

Se è vero che «l’unica costante è il cambiamento», l’organizzazione del Giro si è adattata alla mutata situazione ed è anche per questa ragione che si è deciso di apportare alcune novità non solo a livello di proposte, ma anche di comunicazione, per esempio puntando in modo ancor più incisivo sul digitale, con un nuovo sito internet (www mediablenio com) e sui profili social (Instagram e Facebook)

Il Comitato, infine, non può che rivolgere il suo ringraziamento a Migros Ticino, ad AET, BancaStato ed Eventmore nonché ad altri Enti per il sostegno nell’organizzazione di questo evento

Un regalo gustoso sostenibile e nostrano dal Monte Generoso da oggi nelle filiali di Migros Ticino

Dalle erbe del Monte Generoso arriva oggi in 25 filiali di Migros Ticino una nuova tisana al profumo di Stella Alpina In collaborazione con l’Azienda Agricola Bianchi ed Erbe Ticino Cofti chSA,ilprogettofocusdel222 dellaFerroviaMonteGeneroso,fapartedell’assortimentodeiNostranidelTicino, marchio che comprende oltre 5 specialità locali «Si accendono così i riflettori sulla filosofia green e il forte legame con il territorio che caratterizzano l’attività della FMG», afferma Monica Besomi, Head of Marketing & Communication e Vice-Director della FMG, «e siamo molto orgogliosi che questo progetto sostenibile, come quelliincuisiamoimpegnatiquotidianamente, sia nato con il sostegno del Percento culturale Migros, dato che la Ferrovia Monte Generoso appartiene allaMigrosdal94 EdaoggilaTisana Monte Generoso, miscela unica di erbe biologiche, tra le quali la Regina della flora delle Alpi, la Stella Alpina, sarà acquistabile anche presso le filiali di Migros Ticino L’anno scorso  stellealpinesonostatepiantateinvetta accantoalFioredipietra:cipiaceval’idea che i nostri ospiti potessero vedere crescere sotto i loro occhi l’ingrediente principale della miscela» Grazie ai suoi ingredienti, la menta piperita, il mentastro, la melissa, la menta citrata, il fiordaliso e la stella alpina, l’infuso ha proprietà rinfrescanti, aromatiche, stimolanti e un ’azione tonificante e digestiva «Qui c’è l’essenza della filosofia di Migros Ticino, aggiunge Luca Corti, responsabile Comunicazione e cultura di Migros Ticino, azienda al % ticinese con sede a S Antonino, fortemente radicata nel nostro territorio» Il packaging e all’etichetta della Tisana, realizzati da Alice Giambonini, traducono visivamente il concetto di sostenibilità La confezione è la carta FSC che rispetta l’ambiente E l’etichetta esalta una grafica semplice, immediataedirettaingradodiraccontare la natura, l’ambiente, il territorio e i suoi prodotti

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 27 marzo 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino MONDO MIGROS 2 azione Settimanale edito da Migros Ticino Fondato nel 1938 Abbonamenti e cambio indirizzi tel +41 91 850 82 31 lu–ve 9 00–11 00 / 14 00–16 00 registro soci@migrosticino ch Costi di abbonamento annuo Svizzera Fr 48 – / Estero a partire da Fr 70 –
Manzoni
Mazzi Romina Borla Natascha Fioretti Ivan Leoni Sede Via Pretorio 11 CH-6900 Lugano (TI) Telefono tel + 41 91 922 77 40 fax + 41 91 923 18 89 Indirizzo postale Redazione Azione CP 1055 CH-6901 Lugano Posta elettronica info@azione ch societa@azione ch tempolibero@azione ch attualita@azione ch cultura@azione ch Pubblicità Migros Ticino Reparto pubblicità CH-6592 S Antonino tel +41 91 850 82 91 fax +41 91 850 84 00 pubblicita@migrosticino ch Editore e amministrazione Cooperativa Migros Ticino CP 6592 S Antonino tel +41 91 850 81 11 Stampa Centro Stampa Ticino SA Via Industria – 6933 Muzzano Tiratura 101’177 copie ●
Simona Sala Barbara
Manuela
Un rendering della nuova filiale Migros di Losone Una passata edizione della Media Blenio

SOCIETÀ

Chiude l’ACP di Balerna

Dopo più di 40 anni si conclude l’avventura del sodalizio: ne parlano i membri del comitato

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La verità ne L’albero intricato Quammen mostra come molti fatichino ad accettare l’idea che vi sia scambio genico tra le specie

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Le Colonie dei Sindacati Compiono 100 anni e promuovono ancora lo spirito comunitario, i ricordi di chi le ha vissute

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Il potere di sapersi arrendere

Il successo di BeReal

Definito l’«anti-Instagram» è un social che promuove l’autenticità: intervista a Anne-Linda Camerini

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Psicologia ◆ In certi momenti è meglio smettere di accanirsi su un progetto, un lavoro o una relazione che non funzionano più Parola di Annie Duke, ex campionessa di poker e autrice di un libro già bestseller negli Stati Uniti

Siobhan O’Keeffe stava partecipando alla maratona di Londra nel 29 quando si ruppe una gamba All’ottavo chilometro le si spezzò l’osso del perone Invece di fermarsi, come le era stato raccomandato da un medico, la venticinquenne inglese continuò a correre terminando la gara tra gli spasmi, rischiando lesioni permanenti Insieme a una collega, aveva raccolto seimila sterline per una causa benefica e non voleva buttare tutto all’aria Ai giornali ha raccontato:

«In ospedale tutti mi dicevano quanto fossi straordinaria per quello che avevo fatto Nessuno riusciva a crederci»

Fin dall’infanzia impariamo a pensare che il segreto del successo sia la determinazione e l’atto di arrendersi è percepito come una debolezza

In certi momenti sarebbe meglio smettere di accanirsi su un progetto, un lavoro o una relazione che non funzionano più Più semplice a dirsi che a farsi, secondo Annie Duke, ex campionessa di poker e autrice di un libro – già bestseller – intitolato Quit: The Power of Knowing When to Walk

Away (Portfolio) Infatti, fin dall’infanzia impariamo a pensare che il segreto del «successo» sia la determinazione combinata con la resistenza e la fatica In quest’ottica, l’atto di arrendersi viene percepito come una debolezza che porta alla sconfitta Inoltre, spesso si persevera perché non si è capaci di lasciare andare tutto quello che si è investito fino a quel momento

Alla stessa maratona di Londra del 29, un altro corridore, Steven Quayle, si ruppe un piede Anche lui, come O’Keeffe, riprese a correre sopportando il dolore lancinante degli ultimi quattordici chilometri che lo costrinse a diverse soste per ricevere assistenza medica Con una caparbietà simile, nel 996, l’alpinista neozelandese Rob Hall decise di continuare una spedizione di gruppo sull’Everest malgrado fosse ormai compromessa perché era troppo tardi per raggiungere la vetta Gli arrampicatori che scalano l’Everest sono tenuti a rispettare un rigido orario di inversione di marcia; se calcolano di non riuscire ad arrivare in cima entro un orario stabilito (in genere, le due del pomeriggio) devono tornare subito indietro per evitare di ritrovarsi a scendere nell’oscurità lungo la mortale cresta sud La storia di Hall è stata raccontata nel bestseller Aria sottile di Jon Krakauer (Corbaccio) e il suo nome è diventato celebre mentre

pochi si ricordano di Lou Kasischke, John Taske e Stuart Hutchinson, i tre alpinisti che quello stesso giorno erano sull’Everest e abbandonarono l’impresa (nonostante avessero speso 75mila dollari ciascuno), salvandosi prima che fosse troppo tardi

«Nel poker sapere quando mollare è una questione di sopravvivenza La capacità di capirlo in tempo è ciò che distingue i fuoriclasse dagli altri» scrive Duke Dopo una carriera sfolgorante da giocatrice professionista, con oltre quattro milioni di dollari vinti in diciotto anni, è diventata coach e consulente La sua tesi di fondo è che le persone si ostinano anche quando sarebbe più sensato lasciare perdere La grinta non può essere considerata una virtù quando ci porta a rimanere troppo a lungo in relazioni, lavori e carriere sbagliate Nel podcast A Slight Change of Plans, Duke ha spiegato: «Gli eroi per noi sono quelli che persistono, superando il limite del benessere fisico, emotivo o mentale, per

andare oltre e attraversare il baratro» Abbiamo dei pregiudizi cognitivi che ci impediscono di fare la scelta giusta nei momenti critici «Si tratta di pensieri così radicati da accecarci e li vediamo riflessi anche nel linguaggio Se si cercano i sinonimi di grinta, si trovano coraggio, determinazione e avere fegato» ha detto Duke in un’intervista alla «Harvard Business Review» «Al contrario, il rinunciatario è considerato un perdente, uno che si dà per vinto» Nel 2 l’economista Steven Levitt, coautore del bestseller Freakonomics Il calcolo dell’incalcolabile (Sperling & Kupfer), ha creato un sito web che invitava gli utenti a lanciare una moneta virtuale per prendere una decisione Quella di Levitt sembrava una provocazione eppure, nel corso di un anno, più di ventimila persone hanno usato il sito; tra loro, in seimila stavano prendendo decisioni importanti come un cambio di lavoro oppure la rottura di una relazione A di-

stanza di due e sei mesi dalle risposte, Levitt ha monitorato i partecipanti scoprendo che i più felici erano quelli che avevano deciso di «mollare»

Uno dei pregiudizi che fanno rimandare il momento giusto in cui smettere è «la fallacia dei costi sommersi» A identificarlo per la prima volta, nel 9, è stato l’economista premio Nobel Richard Thaler È un errore cognitivo in base al quale continuiamo a fare qualcosa che intimamente riconosciamo come sbagliato solo perché ci abbiamo investito già tempo, energie e soldi Un altro errore è «il pregiudizio dello status quo», introdotto nel 9 dagli economisti Richard Zeckhauser e William Samuelson Quando si confrontano due opzioni, ci si attiene in modo preponderante a quella che rappresenta lo status quo Ad esempio, un capo è più propenso a tenere un lavoratore di medio livello invece di rischiare e assumerne uno peggiore Allo stesso modo, un lavoratore si tiene un po-

sto che lo rende infelice piuttosto che licenziarsi e trovarne un altro, per la paura di stare ancora peggio Ma come si fa a sapere quando è il momento giusto? Duke ha risposto a questa domanda in un’intervista al «New York Times»: «Suggerisco di creare in anticipo i “criteri di eliminazione” Non fidatevi delle decisioni prese sul momento Chiedetevi: in futuro, quali saranno i segnali da cogliere che mi faranno capire che sarà ora di ritirarmi? Ad esempio, se parteciperò a una maratona, mi farò male e il personale medico mi dirà di fermarmi, dovrò ascoltarlo Pensiamo invece al lavoro: se vi sentirete infelici, dovrete domandarvi per quanto tempo vi starà bene esserlo Magari tre mesi saranno il massimo sostenibile» In aggiunta, può essere utile trovare un «coach per l’abbandono»: un mentore, un terapeuta oppure un amico che vi dicano, sinceramente, quello che pensano della vostra situazione nel lungo periodo

● ◆ Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 27 marzo 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino 3
Come fare a sapere quando è il momento giusto per lasciare? Nel suo libro Anne Duke suggerisce di creare in anticipo i «criteri di eliminazione» (Manki Kim/Unsplash) Stefania Prandi

Una festa ricca di gusto

Attualità ◆ Tra le varie specialità ideali per il periodo pasquale, vi consigliamo di provare l’entrecôte di manzo irlandese della linea gourmet Sélection della Migros. Lo trovate sia al banco che a libero servizio

I manzi irlandesi sono allevati al pascolo tutto l’anno e si cibano di erba fresca L’alimentazione naturale, il movimento e l’aria fresca dell’Atlantico contribuiscono a rendere la loro carne ben marmorizzata e incomparabilmente tenera e succosa

L’entrecôte è uno dei tagli più pregiati del manzo ed è ricavata dal controfiletto, che si trova nella parte dorsale dell’animale La carne presenta una buona percentuale di grasso che rende il pezzo particolarmente succoso e saporito

L’entrecôte si presta bene per le cotture brevi alla griglia o in padella Siccome la carne è già di per sé ben marmorizzata (presenza di grasso nelle fibre), non è necessario aggiungere altri grassi Se cucinata a fette, si consiglia ti tagliarla ad uno spessore di -4 cm Togliere la carne dal frigo almeno mezz ’ ora prima della preparazione

Anche se i tempi di cottura dell’entrecôte sono soggettivi, si consiglia di servirla al sangue o molto al sangue, altrimenti risulterebbe dura e

perderebbe sapore La temperatura ideale al cuore è di 55 C I tempi di cottura per il pezzo intero sono di ca -5 minuti, mentre se affettata ca  minuti per lato

Per gustare appieno l’aroma intenso dell’entrecôte, è consigliabile non condire troppo la carne Sono sufficienti anche solo un pizzico di fleur de sel, del pepe dal macinino e qualche erbetta aromatica fresca come rosmarino o timo La carne si accompagna bene con un burro alle erbe o una salsa tartara

Dopo la cottura, l’entrecôte andrebbe lasciato riposare per una decina di minuti coperto, p es avvolto in un foglio di carta alu, in modo che i succhi si distribuiscano bene nella carne Se si taglia appena cotto, i preziosi aromi andrebbero persi

Gli esperti macellai Migros sono a vostra disposizione per qualsiasi domanda relativa alla corretta cottura di tutte le carni Essi possono anche consigliarvi ricette speciali oppure soddisfare richieste culinarie particolari

Perché gli scontrini non sono più bianchi?

Novità ◆ I nuovi scontrini di colore azzurro sono ora più rispettosi dell’ambiente

Dal qualche giorno, i clienti Migros avranno notato che gli scontrini emessi alle casse non sono più bianchi, ma si presentano di colore azzurro Questo cambiamento porta alcuni importanti benefici rispetto alla sostenibilità Il nuovo scontrino è infatti composto da carta certificata FSC (proveniente da una gestione forestale sostenibile), è privo di sostanze chimiche (la scrittura avviene tramite un processo fisico anziché chimico), è omologato per il contatto con gli alimenti e può essere smaltito facilmente con l’altra carta riciclabile Inoltre, risulta particolarmente resistente agli influssi ambientali Ricordiamo alla clientela che è anche possibile rinunciare agli scontrini fisici impostando la specifica opzione nel profilo Cumulus personale In questo caso gli scontrini saranno disponibili solo in formato digitale nell’app Migros e potranno essere richiamati in qualsiasi momento

Caccia alle uova da melectronics

Concorso ◆ Partecipa e vinci ogni giorno

carte regalo Migros

Scova le uova e vinci fantastici premi! Questo è quanto promette il simpatico concorso di Pasqua melectronics, che ti aspetta dal 2 marzo all’ aprile in tutte le filiali melectronics e su melectronics ch Come funziona? Recati

in uno dei nostri negozi di elettronica oppure clicca sulla pagina internet e vai alla ricerca delle uova che recano un codice QR Scansiona quest’ultimo e scopri subito se l’uovo ti ha portato fortuna: potresti infatti vincere ogni giorno premi sotto forma di carte regalo Migros del valore di CHF 2 –, oppure un premio principale finale di CHF 5 – Buona caccia!

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 27 marzo 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino MONDO MIGROS 4
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A Pasqua regala Nostrano

Attualità ◆ Che ne diresti di fare dono di un bel cesto di prodotti del nostro territorio?

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Un bel cesto di prodotti nostrani non passa certo inosservato e rappresenta sempre un regalo gradito, originale e genuino per chi lo riceve Alla luce del grande successo riscontrato durante le ultime festività natalizie, perché non offrire ai propri cari anche a Pa-

squa qualcosa di goloso legato alla nostra regione? Che si tratti salumi, miele, biscotti, gazose, farine, confetture, tisane, condimenti vari la scelta di prodotti nostrani è ampia e variegata Come consuetudine, il cesto può essere composto comodamente e facil-

mente online sul sito nostranidelticino ch e ritirato in una filiale Migros di tuascelta Puoisceglieretratreformati diversidicesti,cestogrande(5articoli),cestomedio(articoli)ecestopiccolo (5 articoli) Una volta creato il tuo cestodiprodottiakmzero,puoipaga-

re comodamente con le carte di credito più diffuse Infine, ricordiamo che i cesti vengono confezionati in collaborazionecongliutentidelleFondazione Diamante, istituzione attiva nell’inserimento lavorativo di persone in situazione di handicap

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Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 27 marzo 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino MONDO MIGROS 5

C’era una volta l’ACP

Associazionismo ◆ Si è conclusa a Balerna dopo oltre 46 anni l’avventura di un sodalizio che ha precorso i tempi in vari campi della cultura

Per chi conosce l’Associazione Cultura Popolare di Balerna, la notizia della decisione presa dalla sua Assemblea generale lo scorso 22 settembre è suonata sicuramente come un’inaspettata sorpresa La chiusura di un sodalizio che da oltre quattro decenni ha accompagnato, stimolato e funto un po ’ da punto di riferimento ideale per più di una generazione di utenti, è una triste notizia Immaginiamo che non siano poche le persone le quali, in un modo o nell’altro, debbano ringraziare l’ACP per aver contribuito alla loro crescita culturale, e umana, in senso ampio: non fosse altro che per aver fatto conoscere loro la possibilità di frequentare una «Libreria per ragazzi», un corso di alimentazione biologica e magari di macrobiotica, per aver offerto loro uno spettacolo teatrale un po ’ diverso dal solito, un concerto jazz di grande levatura, o magari solo per il primo assaggio di una pizza con la farina integrale e altri ingredienti biologici, al ristorante La Meridiana

All’inizio degli anni 80 l’ACP aveva inaugurato un progetto dalle grandi ambizioni Le possiamo rileggere nell’opuscolo pubblicato per l’occasione, L’ACP si presenta, del luglio di quell’anno: «Apriremo a Balerna, in Corso San Gottardo 102, un centro sociale autogestito Ciò significa che tutticolorochesonointeressatipossono diventare soci dell’ACP e partecipare alla creazione e all’attuazione del centro, alla sua gestione ed al lavoro d’intervento politico-culturale che si andrà programmando L’Associazione attraverso il centro si propone di creare delle iniziative che permettano ai lavoratori, alle donne, ai giovani di utilizzare positivamente il loro tempo libero ( ) La gestione spetta ai partecipantiedètesaallalororesponsabilizzazione ed al loro sviluppo critico»

Tornando all’attualità, come reazione all’annuncio di chiusura, abbiamo pensato di chiedere ai membri del comitato direttivo dell’ACP qualche informazione in più sulla decisio-

ne presa e di tentare con loro una sorta di consuntivo dell’esperienza Abbiamo quindi incontrato Rita Beltrami, Renata Filippini, Françoise Gehring, Reto Medici, Rezio Sisini, i quali hanno lavorato per decenni, possiamo proprio dirlo, tra le mura dell’associazione, dedicando da volontari il loro tempo allo sviluppo e al mantenimento di un progetto sicuramente idealista, il cui successo, agli inizi non era per nulla scontato L’incontro si è tenuto in un luogo simbolico, la sala che è stata sede della prima Libreria dei ragazzi, l’attività che ha fatto conoscere l’ACP al di fuori dei limiti del comune di Balerna Ha iniziato il racconto Reto Medici: «ACP è nata in un periodo storico particolare e si è innestata su una storialocaleparticolare ABalernac’era in quell’epoca una discreta presenza di persone attive nella politica d’area socialista, con una forte attenzione ai contenuti progressisti Oltre a questo esistevano già dei gruppi di donne impegnate politicamente su temi femministi Proprio una di loro, Nives Riva, è stata la sostenitrice di un ’associazione culturale con precise aspirazioni di attività sociale I contenuti di quella idea erano quelli di una “autogestione socialista” che avrebbe dovuto toccare vari ambiti della vita delle persone, dall’alimentazione alla cultura, dalla politica alla discussione su temi della salute Vi si affermava l’idea di affrontare temi che legati alla costruzione di una società diversa dalle altre, condivisa, e in questo senso c’è stata qui la possibilità per molte persone di sentirsi accolte e accettate nella propria esigenza di diversità Non a caso uno dei primi temi che erano stati posti in discussione era quello dell’omosessualità, per cui si era addirittura organizzato una giornata di studio In quel momentostoricoilconcettodi“società nuova ” passava anche attraverso l’idea di vivere un rapporto diverso con l’alimentazione e con i consumi quotidiani Per questo erano nati da un lato la

Meridiana, ristorante e centro di vendita di prodotti biologici e integrali, dall’altro vari corsi di cucina, alimentazione, medicina alternativa Insomma, detto in poche parole, potremmo dire che l’ACP voleva promuovere su nuove basi la convivenza civile e la vita culturale, offrendo ai suoi utenti un ’ esperienza di responsabilità, autonomia e autodeterminazione»

Secondo Françoise Gehring l’ACP è stata precorritrice di tendenze che oggi si sono affermate e sono diventate normali nel mondo del consumo e della cultura, in particolare proprio in rapporto al tema dell’alimentazione biologica e alla medicina alternativa «Oltre a questo, dal mio punto di vista, che è anche quello del politico, l’importanza dell’ACP sta nel modo in cui ha saputo proporre forme di vita associativa e di partecipazione condivisa che sono un ’eredità importante e che andrebbe riscoperta anche nella realtà sociale attuale Mi viene in mente un esempio concreto, a questo proposito,cheèquellodellaFilandadi Mendrisio, la quale, pur partita su basi diverse,sembraavereinqualchemodo raccolto questa attenzione per l’attività sociale, per la condivisione»

Rezio Sisini interviene su questo punto: «Proprio Françoise ed io avevamo partecipato alle discussioni tenute in seno al Comune di Mendrisio per il progetto della Filanda, e vi abbiamo portato in qualche modo l’esperienza maturata all’ACP Per quello che mi riguarda personalmente, posso dire inoltre che proprio qui abbiamo capito tra i primi l’importanza delle nuove tecnologie abbiamo provato a creare una piattaforma web che non fosse solo un sito, ma un luogo di confronto anche per altre istituzioni Insomma, come associazione siamo stati dinamici e abbiamo saputo seguire i tempi»

Si collega a questo tema Reto Medici: «Per quel che riguarda la decisione di concludere l’attività dell’associazione, anche il fattore tecnologico ha giocato un suo ruolo Ci siamo resi

contodelfattocheleproposteculturali viaggianooggisucanalinuovieoccorrerebbe utilizzare maggiormente i socialmedia Uninvestimentodienergie e di competenze che in qualche modo cisupera Quindilachiusuraportacon séanchelaconsapevolezzachesarebbe necessario ripensare in modo profondo al lavoro dell’associazione Da parte nostra non escludiamo la possibilità di dare ad altri l’opportunità di continuare il lavoro Un’“ACP 2 0” potrà semprevenireallalucemanoi,perora, ci fermiamo qui» Conclude Rita Beltrami: «Bisogna dire che anche la situazione verificatasi dopo il Covid ha ridimensionato la nostra attività Oltre a questo per noi sono comunque passati molti anni di impegno Come membri del Comitato siamo tutti pensionatieabbiamoancheinqualche modo voglia di vivere altre esperienze

Il più grande «negozietto» della Svizzera è tornato, ecco a voi la Mini Migros

Non è detto comunque che il bagaglio di competenze accumulato non possa poiportareaqualchenuovoprogetto» L’archivio ricco di documentazione e ricordi che si è costituito nel corso di tutti questi anni verrà incamerato dalla Fondazione Pellegrini Canevascini, che del resto ha già pubblicato in uno dei suoi Quaderni una storia dell’ACP curata da Nelly Valsangiacomo I membri del comitato hanno scelto una frase emblematica per suggellare la loro esperienza È una frase di Michele Perriera, tratta da L’avvenire della memoria, e citata da Letizia Battaglia: «Poiché ce ne andremo, lasciamoalmenounbuonricordo Lasciamo dunquenonaverimapensieriedesideri Essisonobarcheperinostridiscendenti Se ne rendano conto o no, con essi navigheranno nel grande mare del tempo Ed è là che noi saremo»

Un gioco speciale per i bambini ◆ È in programma dal 3 al 15 aprile 2023 al Centro Shopping Serfontana di Morbio Inferiore

Finalmente! I bambini tra i 4 e i

12 anni potranno tornare a giocare al «negozietto» su una superficie di oltre 100 metri quadrati Dopo una (troppo) lunga pausa, nel 2023 la Mini Migros mobile ricomincia a viaggiare attraverso la Svizzera nei

12 diversi centri commerciali in cui farà di volta in volta tappa dal lunedì al venerdì (dalle ore 11 00 alle 18 00) e il sabato (dalle ore 10 00 alle 18 00)

I bambini potranno giocare in modo incredibilmente realistico al «negozietto» Alla Mini Migros troveranno ognuno il proprio modo di calarsi a scelta nel ruolo di collaboratore o collaboratrice di filiale, di cliente oppure di addetto o addetta alla logistica A proprio gusto e piacimento potranno impilare prodotti, scorrazzare col carrello o servire alla cassa Sarà un gioco libero, senza istruzioni o animazioni di sorta Come detto, l’area di gioco è ampia più di 100

metri quadrati, e come quella vera, anche la Mini Migros dispone di proprie industrie che riforniscono le filiali di prodotti

Il personale adulto presente nel negozio ha esperienza nell’ambito pedagogico e recita il ruolo di «collaboratore o collaboratrice del servizio clienti» e di «responsabile di filiale»

Al «servizio clienti» tutti i bambini ricevono un borsellino con tanto di carta Cumulus giocattolo e dei soldini finti della Migros, i «Miggy-franchi» Mamme e papà, nonni e nonne aspettano fuori: accanto all’entrata sono predisposti per loro dei posti a sedere Le pareti che racchiudono la filiale dei bambini su tre lati sono in plexiglas, così in qualsiasi momento sarà possibile dare un ’occhiata ai piccoli mentre giocano

Informazioni

famigros migros ch/mini-migros

6 Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 27 marzo 2023 azione – Cooperat va MigrosTicino SOCIETÀ
Immagine tratta dalla brochure originale di presentazione dell’ACP del 1981
Lo
spasso
per i più
piccoli è garantito tra gli scaffali della Mini Migros

L’albero della vita è scomparso

Scienza ◆ La filogenetica molecolare sta mostrando quanto siano fittamente intrecciati tutti gli esseri viventi

Quello che nella prima edizione dell’Origine delle specie, unica illustrazione dell’opera, sarebbe diventato l’albero della vita, nei taccuini di Darwin era ancora un corallo: «Forse – annotava Darwin – l’albero della vita dovrebbe essere chiamato corallo della vita, giacché la base delle ramificazioni è morta»

Presente in molte culture per indicare il rinnovamento dell’essere, la similitudine dell’albero della vita era ben presente sia nella tradizione cristiana, così come in quella ebraica Darwin la fece propria in quanto immagine, rigirandola però come un guanto; il «diagramma della divergenza» mostrava linee evolutive che attraversavano il tempo dal basso verso l’alto, di tanto in tanto divergendo – a significare che specie distinte avevano un comune antenato

Dalla seconda metà dell’Ottocento in poi, fu questo diagramma che s’impose come «albero della vita»: «L’immagine dell’albero sarebbe rimasta fino alla fine del ventesimo secolo la miglior rappresentazione grafica della storia della vita, del corso dell’evoluzione, delle origini della diversità e dell’adattamento», così scrive David Quammen nel suo L’albero intricato

Nelle pagine di L’albero intricato, Quammen ha intrecciato due storie: quella della rappresentazione dell’evoluzione per mezzo dell’immagine di un albero – oggi diventata una selva cespugliosa; e la storia del biologo statunitense Carl Woese, al quale si deve la prima applicazione della filogenetica molecolare, vale a dire il progetto di ricerca volto a individuare il grado di parentela tra gli organismi per mezzo dello studio del loro genoma Woese non solo scoprì il dominio degli Archea – più complessi dei Batteri e già posti sul ramo evolutivo che avrebbe condotto alle più complesse cellule degli Eucarioti – ma ipotizzò anche l’esistenza di un periodo ancestrale caratterizzato da un’intensa attività di trasferimento generico tra le forme di vita sul nostro pianeta reso possibile dal fatto che il primo acido nucleico di viventi non era il DNA ma l’RNA, assai più incline alla contaminazione La questione del trasferimento genetico orizzontale costituisce uno degli argomenti più importanti de L’albero intricato e, dal punto di vista del modo in cui guardiamo l’evoluzione sul nostro pianeta, un fatto di portata rivoluzionaria del quale stiamo ancora cercando di comprendere le conseguenze Già prima di Darwin, «l’idea che le creature viventi – scrive Quammen – non avessero forme eternamente stabili, così come Dio le aveva create, ma si fossero invece modificate nel corso del tempo, passando da una forma a un ’altra» era un’idea accettata; tuttavia, pur accettando il mutamento nel tempo, la stabilità delle specie costituiva il fondamento stesso della storia naturale

Il dogma della stabilità delle specie cominciò a vacillare negli anni Sessanta, quando si cominciò a cercare di comprendere come si erano formati i mitocondri nelle nostre cellule e i cloroplasti nelle cellule vegetali In tutt’e due i casi, si tratta di organelli che hanno la funzione di produrre l’energia indispensabile alla vita delle cellule Erano frutto dell’incremento della complessità delle cellule, oppure si trattava di qualcos’altro? La comu-

Anziani da tutelare

Contro la violenza ◆ Al via una campagna

nazionale di sensibilizzazione

«Non ti do più i soldi per la parrucchiera, alla tua età non ne hai più bisogno», «Ora non le do più niente da bere, perché altrimenti bagnerà di nuovo il letto», «Mi fai male quando mi strattoni perché sono troppo lenta» Sono solo alcuni degli esempi di violenza sugli anziani messi in primo piano dalla nuova campagna nazionale di informazione e sensibilizzazione promossa da Prevenzione Svizzera della Criminalità, dal Centro di competenza nazionale «Vecchiaia senza Violenza» e dall’Aiuto alle vittime di reati Lanciata negli scorsi giorni la campagna è sostenuta da diverse organizzazioni attive nel settore della vecchiaia e si rivolge principalmente alle persone anziane, incoraggiandole a parlare del tema e a chiedere aiuto, ma anche a coloro che vivono nel loro entourage, a chi si occupa delle cure e agli autori o alle autrici di violenza

nità scientifica giunse alla conclusione che si trattava si batteri ospitati in cellule più grandi, coevolutesi in maniera simbiotica, pur restando geneticamente distinte I nostri mitocondri, infatti, hanno, più breve, un loro peculiare DNA, distinto dal DNA delle nostre cellule – un DNA mitocondriale che si trasmette solo attraverso le cellule uovo e non attraverso gli spermatozoi

La messa in crisi dell’albero della vita rende incerta la convinzione secondo cui la nostra specie sarebbe distinta dalle altre

La possibilità di una unione simbiotica tra due forme di vita distinte cominciò a essere presa in considerazione negli anni Sessanta, rendendo più complesso il modello dell’evoluzione perché affiancava alla selezione naturale, che prevede la variazione per mezzo di mutazioni casuali del genoma, una variazione genetica molto più rapida, per mezzo dello scambio di geni per linea orizzontale, in particolare grazie all’azione dei virus Erano anche gli anni in cui, in particolare in Giappone, si stava cominciando a studiare il fenomeno della resistenza agli antibiotici, ipotizzando che l’incremento della carica virale dei batteri poteva essere prodotto non tanto dalla loro evoluzione, quanto piuttosto dall’acquisizione orizzontale di geni appartenenti a varianti batteriche più aggressive

L’alberointricato ricostruisce la storia di queste esplorazioni scientifiche, mostrando in particolare la perdurante resistenza di molti ad accettare l’idea che vi potesse essere scambio genico tra le specie Quanto poco il modello della trasmissione genica orizzontale potesse andar d’accordo con il paradigma dell’albero della vita, si fece sempre più chiaro negli anni Settanta, quando cominciò ad operare Carl Woese

Il biologo americano ebbe l’idea di costruire un albero della vita analizzando una breve molecola di RNA dei ribosomi I ribosomi sono presenti in tutte le cellule dei viventi e hanno la funzione di costruire ogni tipo di proteina: l’ideale, quindi, per de-

terminare i rapporti evolutivi tra gli organismi La ricerca diede risultati sorprendenti: Woese non solo scoprì «gli alieni tra noi», vale a dire gli Archei, oltre ai già noti Batteri ed Eucarioti, ma dovette ipotizzare una sorta di «stato ancestrale comune» anteriore ai tre rami principali del suo albero, caratterizzato da un fervido scambio genetico, in un mondo in cui prevaleva una vita fatta non a DNA, bensì a RNA

Negli anni Novanta «crebbe in maniera esplosiva la consapevolezza del ruolo giocato dal trasferimento genico» Nelle pagine de L’albero intricato, David Quammen descrive molto bene il pericolo che per la nostra specie sta diventando la resistenza agli antibiotici reso possibile proprio dallo scambio di geni tra batteri, spesso reso possibile dai virus Ma poi l’autore americano descrive lo stato della ricerca più avanzata, quella che sfrutta appieno l’accelerazione delle pratiche di sequenziamento del DNA unita all’arricchimento delle banche dati genomiche – condizioni che ora permettono di costruire alberi filogenetici tanto precisi, quanto complessi Per quello che ci riguarda in quanto specie, il risultato attuale parrà inquietante a molti: il codice genetico di ciascuno di noi è un mosaico Non solo abbiamo geni di scimpanzé o geni di Neanderthal, ma addirittura frammenti di geni cooptati da retrovirus (probabilmente utili per ingannare il nostro sistema immunitario, impedendogli di espellere quel corpo estraneo che è il feto)

Con la messa in crisi dell’albero della vita è entrata in crisi anche la convinzione che la nostra specie sia distinta dalle altre; mentre il sequenziamento di genomi appartenenti a creature non umane ci mostra quanto il nostro genoma sia legato ad ogni forma di vita sul pianeta Questa prospettiva ha acquistato maggior evidenza dopo aver constatato che, per ognuna delle nostre proteine, potremmo costruire alberi filogenetici diversi Alla luce di queste conoscenze, emerge l’evidenza che, quando una specie si estingue, si spegne anche la possibilità di conoscere qualcosa del nostro passato, il cui esame genetico ci avrebbe forse fatto meglio affrontare il futuro

Quando si dipende da un’altra persona possono svilupparsi sottili forme di violenza come conseguenza di un sovraccarico

In Svizzera le statistiche dicono che sono tra le ’ e le 5’ le persone con più di 6 anni vittime ogni anno di violenza Il numero è impressionante ma solo in pochi chiedono aiuto I maltrattamenti si manifestano sotto diverse forme, quattro gli ambiti più comuni evidenziati dalla campagna: la violenza fisica, la violenza finanziaria (che va dalla privazione di denaro alla coercizione finanziaria e allo sfruttamento), la violenza psicologica (fatta di umiliazioni, minacce, isolamento, ricatti) e infine quella sessuale Un tema ancora tabù e atti che ancora troppo spesso rimangono nell’ombra dell’incosapevolezza, come ci conferma Francesca Ravera responsabile del Servizio promozione qualità di vita di Pro Senectute Ticino e Moesano, al quale ogni anno vengono segnalati una quarantina di casi di sospetto maltrattamento Le segnalazioni arrivano soprattutto dal personale curante, dai servizi di aiuto a domicilio o dal Servizio sociale di Pro Senectute e riguardano principalmente persone anziane che risiedono al proprio domicilio «Di solito – precisa Francesca Ravera – sono casi in cui i fattori di rischio sono alti, come un anziano con bisogno di assistenza costante o un famigliare curante particolarmente sotto stress e che ovviamente non ha competenze specifiche rispetto al ruolo che deve svolgere In questa situazione di fatica può capitare che vengano messi in atto dei comportamenti che non promuovono la qualità di vita della persona anziana Magari di per sé non sono comportamenti intenzionali ma con il tempo possono diventare maltrattanti»

«Nei casi di maltrattamento che avvengono a domicilio

spiega la nostra interlocutrice – spesso si ha a che fare con famigliari che hanno dei vissuti emotivi conflittuali rispetto alla cura Da una parte vorrebbero sempre essere presenti, dall’altra avrebbero bisogno di ritornare ad avere i propri spazi A peggiorare la situazione può esserci anche il fatto che la persona anziana in

momenti di stanchezza può sviluppare dei comportamenti oppositivi e non collaborativi Ciò rende ancora più complessa la relazione di cura che è prima di tutto una relazione famigliare e affettiva I maltrattamenti più comuni sono quelli psicologici che minano l’autostima dell’anziano, come ad esempio sostituirsi a lui o non coinvolgerlo nelle decisioni della sua quotidianità» Gli anziani fanno fatica a chiedere aiuto autonomamente perché non hanno questa attitudine dal punto di vista culturale, spesso subentra anche un senso di vergogna e di pudore perché sono coinvolte persone con le quali hanno un rapporto di fiducia Uno studio condotto dall’Institut et Haute Ecole de la Santé La Source ha inoltre evidenziato la paura delle conseguenze (come un ricovero in casa per anziani), la rassegnazione e la sensazione di impotenza in relazione all’età e alla salute Non è dunque un caso che la campagna abbia scelto come slogan «Non è mai troppo tardi per chiedere aiuto!» «È un messaggio importante – conclude Francesca Ravera – perché è sbagliato pensare che a una certa età sia troppo tardi per pretendere una buona qualità di vita Inoltre bisogna sottolineare che gli interventi proposti sono di conoscenza, di accompagnamento, di mediazione e di attivazione della rete di aiuto Sono interventi che tendono a mantenere la situazione famigliare non certo a stravolgerla» Interven-

Il flyer della campagna illustra scene che si svolgono in un normale edificio residenziale

ti che però sono essenziali perché le conseguenze per l’anziano se la situazione di violenza si cronicizza sono drammatiche, ne minano la salute fisica e psicologica, e di conseguenza ne risente anche l’aspetto cognitivo portando a un progressivo isolamento e decadimento

Per questo motivo, come sottolineano i promotori della campagna è compito dell’intera società fermare la violenza, essere in grado di riconoscerla e sapere come aiutare le persone che stanno vivendo un momento di difficoltà così che gli anziani si sentano sostenuti e valorizzati nella possibilità di prendere delle decisioni e di chiedere aiuto nella consapevolezza che la violenza ha molti volti ma non è mai accettabile

Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 27 marzo 2023 azione – Cooperat va MigrosTicino 7 SOCIETÀ
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Ed ora la legge dà ascolto ai cavalli

Mondoanimale ◆ Parzialmente approvata in Gran Consiglio una mozione a tutela della mobilità degli equini sul nostro territorio

Il cavallo può vantare una legittima appartenenza al contesto territoriale ticinese (e a quello nazionale), e risulta anche per questo comprensibile la sua presenza lungo i sentieri e i percorsi equestri nella pratica della cosiddetta equitazione del tempo libero «L’equitazione di campagna potrebbe rappresentare un tema clamoroso, ma è sicuramente meritevole di essere affrontato nel quadro di un ’ equa e razionale gestione delle risorse territoriali Si tratta di un ’attività salutare e attrattiva che ben coniuga l’attività fisica all’aperto di cavaliere e cavallo, dando soddisfazione all’amore per gli animali e per la natura D’altronde, il nostro territorio offre un meraviglioso paesaggioconbuonipercorsiescursionistici» A parlare è la presidente della Federazione ticinese sport equestri (Ftse) Ester Camponovo, che ricorda come, per il loro benessere, gli equini siano animali che necessitano di tanto movimento quotidiano, così come confermato dalla Legge federale sulla Protezione degli animali (LPAn)

D’altra parte, l’interlocutrice parla del nostro ambiente in grande evoluzione: «Di fatto, è materia di discussione per quanto concerne il suo assetto e l’uso condiviso che se ne fa nel tempo libero: pensiamo alle persone chepasseggiano,aiproprietaridicani, ai ciclisti e pure ai cavalli con amazzoni e cavalieri del tempo libero» Gli esperti biologi concordano sul fat-

to che l’equitazione di campagna non troppo intensiva su sentieri e stradine sterrate non nuoce al territorio e all’ecosistema ai quali, anzi, può apportare alcuni interessanti benefici Ma per i cavalli le difficoltà non mancano, afferma

Camponovo: «D’altra parte, la conformazione del nostro territorio deve fare i conti con un fondovalle ristretto e l’urbanizzazione incessante; ciòfasìcheglispazidisvagosianoesigui e preziosi, anche se dobbiamo ammettere che, in generale, la presenza del cavallo in Ticino è facilmente integrabilecontuttelealtreattivitàall’aperto perché non è troppo massiccia»

Per il cavallo diventa una questione di convivenza e di percorribilità su

Molto in forma

Pratiche e incredibilmente deliziose: per gli atleti, chi è attento alla salute e tutti coloro che apprezzano un gusto eccezionale.

percorsi che cambiano forma «senza considerare a sufficienza le esigenze di questi animali» Sempre secondo la presidenteFtse:«Lasituazionedelnostro Cantone non è delle più semplici: viviamo in una regione che a nord è occupataperlamaggiorpartedamontagne, ragion per cui sul poco territorio che si estende lungo il fondovalle si concentrano le più disparate attività e infrastrutture Più a sud, anche se il paesaggio resta più aperto, gli agglomerati occupano molto territorio e le importanti vie di comunicazione rappresentano degli ostacoli spesso insormontabili da attraversare»

Certificata la possibilità data ai cavalli di godere della natura e del-

la campagna alla quale appartengono, «ciò che rimane del territorio deve essere condiviso tra il settore primario e gli utenti del tempo libero, in un equilibrio di convivenza e rispetto reciproco» Un equilibrio nel quale, fino a oggi, la presenza del cavallo nella pianificazione del territorio non era considerata a sufficienza quanto quella delle altre utenze: «Come fruitori di percorsi in campagna con i nostri cavalli, chiediamo semplicemente di poterci spostare da un luogo all’altro senza pericoli e senza essere costretti a confluire sulla rete stradale dedicata al traffico viario»

In quest’ottica, e a sostegno di queste considerazioni, nel 2 l’allora Gran consigliere Alex Farinelli aveva presentato in Gran consiglio una mozione, poi ripresa da Cristina Maderni «In quel momento ero ancora presidente della “Commissione cavallo e ambiente” della Federazione e costatavo il disinteresse generale dell’amministrazione cantonale e dei Comuni verso la categoria dell’utenza equestre e del cavallo; non si contavano più i casi in cui percorsi in uso del cavallo da tempo immemore venivano improvvisamente resi inaccessibili a causa della posa di barriere ingiustificate e segnaletica inopportuna» Un problema da risolvere su tutto il territorio cantonale, in modo che i principi pianificatori restino di regola uguali per tutti i Comuni: questo il senso

della mozione, spiega Camponovo che così ne riassume il soddisfacente esito giunto quest’anno: «La mozione ha evidenziato la necessità di sviluppare una strategia territoriale a livello cantonale, che possa tener conto delle esigenze del transito dei cavalli, con il nostro auspicio che le autorità prendano coscienza di una problematica che, oggigiorno, non possiamo più sottovalutare né tralasciare, nella visione d’insieme della pianificazione della rete escursionistica»

Il tema, giunto finalmente sui banchi del Parlamento, ha ricevuto un atto di sostegno da parte delle autorità cantonali: «Non è stato possibile essere inseriti nelle schede di Piano direttore, come qualche Cantone svizzero ha già fatto, ma siamo riusciti comunque ad avere dal Dipartimento del territorio la promessa di intenti di sostegno e di sensibilizzazione avallati dal Gran Consiglio ticinese Se l’Ufficio della mobilità lenta (con il supporto dell’Ufficio della pianificazione locale)potesseorganizzarsiinmododaseguire anche le esigenze dei nostri cavalliegliinteressiperillorobenessere, penso che potrebbero crearsi sinergie proficue e interessanti» Così conclude la presidente Ftse che, attraverso il proprio impegno di colloquio con le Istituzioni, ha permesso al cavallo di essere «ascoltato» tanto quanto tutti gli altri attori e utenti del nostro territorio rurale

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Quella preziosa esperienza di vita comunitaria

Anniversari ◆ Compiono 100 anni le Colonie dei Sindacati, ne ripercorriamo l’evoluzione con Giancarlo Nava che le ha vissute fin da bambino diventando poi monitore, capo casa, direttore e presidente dell’associazione

Stringerelegamidiamiciziachedurano una vita, prendersi cura gli uni degli altri, sperimentare forme di libertà e di organizzazione della quotidianità in ambito comunitario, non da ultimo divertirsi Dove avviene tutto ciò? In colonia e in particolare nelle colonie residenziali, caratterizzate dalla possibilità per i giovani di condividere tra loro e con gli adulti (monitori e personale) ogni momento della giornata per più settimane Una forma di svago ed educazione attiva che affonda le proprie radici in un lontano passato, comedimostrailcentenariofesteggiato quest’anno dalle Colonie dei Sindacati, identificate con la storica sede di Rodi Ripercorriamo l’evoluzione di questa istituzione, adeguatasi alle esigenze dei tempi pur conservando intatto lo spirito comunitario, con un protagonista della sua storia avendola vissuta per ben settant’anni in un crescendo di responsabilità Giancarlo Nava ci ha raccontato momenti forti e aneddoti della vita di colonia a La Filanda di Mendrisio, dove ha offerto la sua testimonianza anche un ex monitore presente per caso

In estate il piccolo villaggio di Rodi si trasformava grazie all’arrivo di centinaia di giovani con i loro accompagnatori

«Il ricordo più bello risale ai tempi del Ginnasio – esordisce con simpatia Giancarlo Nava – quando siamo stati noi compagni di scuola a volerci iscrivere assieme alla colonia Abbiamoformatofindalviaggiointrenoun piccolo gruppo rimasto unito anche in camera e molto propositivo sulle attività da svolgere Sentivamo la colonia nostra, la gestivamo Anche i rapporti con gli altri partecipanti e i monitori erano importanti Ieri come oggi i partecipanti confermano che fra i valori aggiunti della colonia spiccano le relazioni L’amicizia del nostro gruppoèrimastatalepertuttalavita»

Giancarlo Nava, poi diventato docente, direttore di scuola elementare e di

scuola media, ha vissuto le colonie di Rodi fin da bambino, assumendo negli anni successivi i vari incarichi legati alla loro gestione Prosegue nel suo racconto: «La prima esperienza risale al 952 quando avevo sette anni Come partecipante e monitore ho vissuto le estati in cui il piccolo villaggio di Rodi si trasformava grazie all’arrivo di centinaia di giovani Alcuni anni le cinque case hanno ospitato su più turni quasi 5 bambini e adolescenti ai quali vanno aggiunti un centinaio di adulti di cui la metà monitori Un’estate ho persino dormito in un locale di fianco all’ufficio postale, perché le case erano tutte occupate Dopo i 5 anni sono diventato monitore, proseguendo come capo casa, direttore e infine presidente dell’associazione, carica che ho lasciato l’anno scorso passando il testimone a Ilario Lodi, responsabile regionale di Pro Juventute per la Svizzera italiana»

Le Colonie dei Sindacati della Camera del Lavoro sono attive da un secolo, siccome la prima colonia estiva destinata ai figli degli iscritti al Sindacato venne organizzata nel 92 ad Astano Seguì nel 9 la prima esperienza a Rodi-Fiesso, poi per alcuni anni i soggiorni si svolsero ancora in Leventina ma a Varenzo Il ritorno a Rodi nella Casa gialla e nella Casa rosa costituì il preludio alla nascita di un vero e proprio villaggio con cinque case «L’esperienza di vita comunitaria era molto intensa – prosegue il nostro interlocutore – fino a giungere a istituire figure quali il sindaco e il segretario Fra il personale c ’ erano inoltre figure oggi scomparse, ad esempio l’infermiera che curava i bambini malati Unavoltailmorbilloneavevacolpito decine; tutti erano tornati a casa guariti alla fine del turno» Questa fase costituisce sicuramente uno dei momenti forti delle Colonie dei Sindacati Precisa al riguardo l’intervistato: «Parallelamente alla crescita numerica dei partecipanti, vi è stato un importante sviluppo dei contenuti che ha trasformato il soggiorno da sanitario (incentrato sul benessere fisico) in pedagogico La pedagogia attiva in-

coraggia bambine e bambini a organizzare le giornate, a esprimere i propri desideri in merito, a svolgere ruoli che favoriscono la crescita È stata introdotta sotto l’impulso formativo dei Cemea (Centri d’esercitazione ai metodi dell’educazione attiva) il cui primo stage si è svolto a Rodi nel 955»

Da allora altre iniziative di campi estivi residenziali sono giunte all’attenzione delle famiglie Colonie comunali, regionali, a tema ecc Così a Rodi i partecipanti sono calati e si è rinunciato a Igea Marina L’apprezzata colonia in Emilia-Romagna ci viene però ricordata da Daniele Fumagalli, monitore a metà anni Sessanta Riconoscendo Giancarlo Nava durante l’intervista e sentendolo raccontare, si aggancia alla conversazione facendo emergere altri due elementi essenziali delle Colonie dei Sindacati «La nostra colonia – ricorda Fumagalli – era all’avanguardiarispettoaquellaitaliana presente in loco, perché ogni monitore si occupava di un numero limitato di bambini: una decina noi, una trentina loro Di conseguenza i nostri godevano di maggiore attenzione accompagnata da un più ampio margine di libertà Impegnarsi come monitore era una scelta motivata dal piacere e

dal desiderio di maturare esperienza»

«Quest’ultimo aspetto – sottolinea Giancarlo Nava – è rilevante ancora oggi In particolare per gli studenti del DFA (Dipartimento formazione e apprendimento) la pratica residenziale risulta sempre essere un grande arricchimento» I partecipanti sono però diminuiti e i turni ridotti da quattro a due settimane A che punto sono quindi le colonie? In occasione del centenario l’associazione Colonie dei Sindacati, oltre a festeggiare la ricorrenza con diversi eventi fra cui un intero week-end a Rodi, si interroga sulla loro funzione e sul loro futuro

Il nuovo presidente Ilario Lodi – che come Nava ha vissuto nelle colonie un percorso di vita assumendo man mano compiti di maggiore responsabilità – si riallaccia alla prima occasione di riflessione, rappresentata dalla conferenzaorganizzataaMendrisioloscorso 9 marzo «Nel corso dell’incontro sono emersi tre punti chiave: l’evoluzione del concetto di residenziale in relazione alle colonie, i tempi lunghi dell’educazione e le nuove emergenze La colonia come esperienza legata alla cittadinanza in un contesto collettivo è sempre valida ma bisogna chiedersi come proseguire considerando

la complessità crescente della società globalizzata e il deficit di collettività che si riscontra nei ragazzi In secondo luogo è necessario valutare a quale tipo di bisogni si può rispondere nelle due settimane di colonia che dal punto di vista educativo costituiscono un tempo limitato Infine si tratta di capire quale posto affidare nelle colonie a temi come le nuove tecnologie e il rapporto sempre più astratto con il denaro»

Da rilevare che le colonie residenziali sono sempre più affiancate da proposte di colonie diurne Per i nostri interlocutori entrambe sono importanti, ma con ruoli complementari Il confronto sarà pertanto al centro di un altro evento del calendario dei festeggiamenti e più precisamente un workshop previsto in giugno nel Bellinzonese I cento anni delle Colonie dei Sindacati toccheranno quindi tutto il Ticino – anche attraverso una mostra itinerante basata su supporti fotografici, video e multimediali – durante l’intero arco dell’anno Per la mostra chi dispone di materiale è invitato a metterlo a disposizione tramite la segreteria (tel 9 26 5 77)

Coloro che, come Giancarlo Nava e Ilario Lodi, hanno compiuto un percorso di crescita all’interno delle colonie, hanno potuto sperimentare di persona i benefici di un ambiente che favorisce lo sviluppo di capacità relazionali e la pratica quotidiana di valori fondamentali, dal rispetto alla fiducia, dalla tolleranza alla condivisione La colonia è un microcosmo nel quale esercitarsi come cittadini, portando poi nei rispettivi ambienti di vita le buone pratiche assimilate Il concetto di comunità è ribadito anche nel progetto di revisione della Legge sul promovimento e il coordinamento delle colonie di vacanza, progetto di cui è terminata da poco la consultazione Il messaggio è rivolto anche ai genitori, affinché siano consapevoli che una simile esperienza migliora l’autonomia e l’autostima dei loro figli Informazioni www coloniedeisindacati ch

La natura, la paura e le contraddizioni umane

Parole verdi 1 ◆ Con questo articolo inizia una serie dedicata al nostro rapporto con l’ecologia e la crisi climatica

Francesca Rigotti

Sono tornati Sono tornati a manifestare nelle piazze, i ragazzi Sono tanti Tra di loro qualche anziano che approva e appoggia Sono quasi tutti studenti Protestano contro il sistema che genera il cambiamento climatico, il riscaldamento del pianeta con le sue temibilissime conseguenze Forse è lo spirito del ’6 che rinasce con altri valori e ideali Forse è soltanto il prodotto di una cultura borghese, alla moda, e invece i veri problemi sono altri: il lavoro e la pensione, le tasse troppo alte, le questioni sanitarie, la crescita dei prezzi, le difficoltà a procurarsi l’energia che fa girare l’economia, l’avvento dei migranti che saturano i posti di accoglienza e che anche se accolti non si sa poi come gestire Nel protestare contro la crisi ecologica i manifestanti invocano impli-

citamente un ritorno alla natura, per esempio a fonti di energia naturali, buone, rinnovabili, come si dice E natura è la prima «Parola Verde» con la quale iniziamo questi interventi mensili, seguita paradossalmente dalla parola paura Interventi indirizzati al nostro fine che è quello di capire Io, noi dobbiamo, vogliamo capire, come diceva Hannah Arendt Se la natura sia davvero buona, se la paura sia naturale o fittizia, imposta Che cosa ci spinge o ci risospinge nelle braccia del pensiero ambientalista? La pura protezione della natura, per motivazioni diverse, anche estetiche (la bellezza della varietà)?

Oppure è ancora una volta la paura a motivarci, quella paura che nei tempi pandemici ha fatto adottare alla gente comportamenti che nessuno

avrebbe potuto anche lontanamente immaginare? E poi di che cosa abbiamo paura? Del vicino o del lontano? Gli eventi in Afghanistan, le notizie dall’Iran ci commuovono tutti, ma ne abbiamo paura? Forte è la paura per la salute Eppure, mentre la mettiamo al sicuro usando a raffica strumenti usa e getta, mascherine guanti camici confezioni monouso di qualsiasi cosa, dalle siringhe al sale all’olio per l’insalata, non ci accorgiamo di danneggiare gravemente la sicurezza ecologica inquinando rovinosamente il pianeta È un paradosso, come è un paradosso abolire l’uso del DDT e così rinvigorire la malaria e dover inventare il vaccino È un paradosso che investe anche le misure per la sostenibilità Bisogna rifornirsi di energia di qualunque genere, anche il

carbone, anche il nucleare? Inchinarsi di fronte a emiri dispotici per ottenere gas a prezzi favorevoli?

Eppure,tuttoquestoèanchemolto naturale perché siamo esseri inquieti e contraddittori, noi animali umani Vogliamo avvicinarci alla natura che immaginiamo luogo di pace e armonia, perché temiamo il disagio e il pericolo delle tecnologie e la loro veloce trasformazione, ma dobbiamo riconoscere che è stato proprio l’allontanamento dalla natura che, attraverso medicina e igiene, ha portato a un miglioramento della qualità della vita

O forse è la paura, infine, dell’innalzamento delle acque, della desertificazione, della scarsezza di materie prime che ci fa agire invocando il ritorno alla natura? O l’invocazione della natura potrebbe infine essere, in tempi di secolarizzazione, una nuova religione laica, una fede in qualcosa di non corrotto dall’intervento umano?

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Primo turno di colonia di Giancarlo Nava a 7 anni a Rodi nel 1952: è il bambino di destra davanti alla monitrice
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Due minuti per essere real

Social media ◆ BeReal è un social che vuole promuovere l’autenticità: nato dall’idea di due ragazzi francesi sta avendo un grande successo. Ne parliamo con la ricercatrice Anne-Linda Camerini

È definito «l’anti-Instagram» ed è un social network che nasce con l’obiettivo di promuovere l’autenticità Si chiama BeReal e, secondo Apple, è l’app che maggiormente si è distinta lo scorso anno sugli smartphone Come evidenziato dal nome, il social mira a catturare momenti in tempo reale, senza programmi di editing, filtri o qualsiasi altro espediente usato per modificare lo scatto originale E come lo fa? Inviando ai propri iscritti, ogni giorno ad un orario diverso, una notifica, dopo la quale essi hanno due minuti di tempo per scattare una foto e postarla Il contenuto pubblicato dura un giorno Un approccio molto diversorispettoadaltreapplicazioni,che puntano a far rimanere il più possibile sulla piattaforma L’immagine viene scattata contemporaneamente dalla fotocamera anteriore e posteriore, così da non poter mentire sulla location C’è chi prova a mettersi comunque un po ’ in posa, chi opta per coprirsi il viso con la mano, fatto sta che il feed della piattaforma risulta pieno di spaccati di vita vera: persone che mangiano a casa o al bar, studiano o lavorano, si rilassano sul divano, si spostano in auto o in bus

Un modo insomma, quello proposto da BeReal, per vedere chi sono i propri amici nella quotidianità Anche perché sul social non esistono influencer e le persone con cui si interagisce sono quelle il cui contatto è registrato nella rubrica Pure il modo di relazionarsi con gli altri cambia su questa piattaforma Per esprimere il proprio apprezzamento si usano le «RealMoji», delle emoticon con il proprio volto, e non ci sono i contatori che segnalano il numero di like Non ci sono nemmeno i follower – superati i 5 amici, si leggerà un generico +5 – andando così a mettere sullo stesso piano tutti gli utenti, senza che qualcuno acquisisca più importanza in base ai numeri del suo profilo «Le reazioni espresse per mezzo delle emoticon personalizzate non possono esse-

re negative e non è data la possibilità di commentare, prevenendo così conseguenze negative sul benessere degli utenti come nel caso del body shaming o dell’hate speech – spiega Anne-Linda Camerini,docenteericercatricepresso laFacoltàdiscienzebiomedicheall’Università della Svizzera italiana – se da un lato ciò può essere un ’opportunità in quanto è provato dalla ricerca che ricevere complimenti aumenta il proprio benessere, d’altro può generare dello stress dovuto alla caccia a queste reazioni positive, perché anche una non-reazione può essere vissuta male Da ricerche condotte su Instagram si sa infatti che ci sono utenti che cancellano un post che non ha generato un determinato numero di likes»

«I tuoi amici, davvero» è lo slogan con il quale BeReal vuole opporsi al culto della bellezza e della perfezione imperante sui social network tradizionali «Piattaforme come Instagram permettono di creare l’ideal me, che è una versione migliore di noi, l’ideale che vorremmo essere (belli, attraenti, interessanti, bravi, felici, ricchi e così via), perché danno il tempo e gli strumenti per scegliere e modificare foto, video e storie che poi vengono postate, le quali non rappresentano però la realtà

Ogni giorno a un orario sempre diverso BeReal manda una notifica ai propri iscritti invitandoli a scattare una foto e postarla (Josh Withers/ Unsplash)

continua Camerini

riguardo a questo concetto, vorrei citare un esperimento pubblicato su “nature communications” (wwwnature com) I partecipanti sono stati assegnati a due gruppi Al primo è stato chiesto di postare per una settimana delle immagini autentiche di sé, al secondo di postare immagini idealizzate; dopo una settimana, i compiti sono stati invertiti È emerso che postare un ideal me porta a minori livelli di benessere dovuti alla discrepanza percepita tra come una persona è e come si presenta sui social» E qui entra in gioco la proposta alternativa di BeReal, la quale sta suscitando un grande interesse Negli ultimi mesi l’app, lanciata nel 22 da due ragazzi francesi, Alexis Barreyat e Kévin Perreau, ha infatti

conquistato un gran numero di utenti Il desiderio di autenticità di cui BeRealsifainterpretesieragiàfattosentire per esempio con alcuni trend che hannospopolatosuInstagramdove,ad esempio,glistessiinfluencerinterrompono la loro narrazione per mostrarsi come sono, svelando i filtri applicati, oppure postano immagini in cui esibiscono le proprie imperfezioni Il «social media delle foto vere» ha quindi intercettato questi fenomeni, modificando il modo di produrre contenuti e di concepire le immagini Non più ritratti patinati, ma fotografie quanto più realistiche possibile Una tendenza che interessa soprattutto la Generazione Z, che abbandona gradualmente social come Instagram e Facebook, incentrati sulla self-promotion, per app come TikTok, che permette di condividere brevi video, spesso ironici e divertenti, ClubHouse, che punta sulla voce e le chat vocali per condividere interessi e passioni e confrontarsi, Poparazzi,doveleunichefotopostatesono quelle scattate dagli amici nei paraggi e, appunto, BeReal «BeReal offre una nuova forma di

presentarsi e, in questo modo, interagire (perché solo chi posta può vedere le foto degli altri) ma secondo me è presto per dire se i social stanno cambiando o se si tratta di una moda passeggera», commenta la docente e ricercatrice Un altro elemento sul quale è difficile fare previsioni è se l’indiscusso successo che sta vivendo BeReal continuerà «Il suo stesso funzionamento fa sì che sul social si vedano persone appena sveglie che si lavano i denti o chestendonoilbucato Michiedoperò qual è lo scopo di vedere queste foto –commenta Anne-Linda Camerini – il web include diverse testimonianze di persone che sono rimaste deluse quando la notifica arrivava in momenti così inconvenienti e noiosi, in cui erano inoltre poco presentabili È vero che è possibile postare la foto oltre i 2 minuti, ma questo viene segnalato nel post, come un tag del tipo “Vergognati!”

BeReal ci mette quindi alla prova» Inoltre, per chi è abituato a postare foto in cui, grazie a filtri e ritocchi, risulta meglio di quanto è nella realtà non dev’esserenemmenofacilemostrarsial

naturalenellapropriaquotidianità «In effetti, ci sono psicologi preoccupati perché notano nei giovani utenti di BeReal sintomi di ansia e stress dovuti al fatto di dover essere sempre belli e perfettieditrovarsiinsituazioniappaganti perché la notifica può arrivare in ogni momento – continua Camerini, la cui ricerca si focalizza sul benessere nei giovani, con particolare interessenelruolodeimediadigitali–èquindiimportantecontinuareaosservarelo sviluppo dell’utilizzo di questa piattaforma con occhio critico e non lodarla prematuramente come soluzione ai problemi creati da altri e noti social»

Mantenendo lo sguardo rivolto al futuro va infine detto che ora il social è esclusivamente finanziato da investimenti «Auncertopuntodovràmonetizzareequestodipendedalnumerodi utenti È quindi probabile che BeReal cambi nel tempo, inserendo nuove funzionalità per aumentare il numero di utenti E qui bisognerà vedere quantolapiattaformarimarràfedeleal suo obiettivo di essere diversa dai social tradizionali», conclude la docente dell’USI

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La montagna del vento

Una passeggiata tra i ricordi, frugando nella storia e nelle storie del passato del Monte Bar

Pagine 14-15

Bacco all’ovest della Svizzera

Molte le località viticole dove scoprire le cantine-bistrot gestite dagli stessi produttori

Pagina 16

Anche perché piace a tutti

Il tiramisù è un dolce di grandissimo successo messo a punto molto di recente

Pagina 17

Crea con noi

I tenerissimi coniglietti in barattolo decoreranno la vostra casa in occasione della Pasqua

Pagina 20

L’anima volubile delle case

Tra il ludico e il dilettevole ◆ Sempre più attrezzate tecnologicamente, offrono uno spazio privilegiato per le attività del tempo libero, ma rivelano anche, nel bene e nel male, qualcosa di noi

Sebastiano Caroni

Così come ci sono persone che preferiscono il mare alla montagna, che bevono il caffè rigorosamente con o senza zucchero, oppure che cantano sotto la doccia, allo stesso modo ci sono persone che amano passare il tempo libero a casa propria e altre che, invece, preferiscono passarlo fuori Non conosco studi che si occupano del tempo libero da questa angolatura, prendendo in considerazione l’opposizione fra la sfera domestica e lo spazio esterno Eppure la distinzione mi pare importante, perché potrebbe rivelare aspetti del carattere, delle inclinazioni e delle preferenze di una persona Si potrebbe addirittura fare un’indagine a partire dalla semplice domanda «preferisci passare il tuo tempo libero a casa oppure fuori?»

Del resto, l’impiego domestico del proprio tempo libero ha goduto di una certa attenzione durante l’emergenza Covid, quando la gente si è trovata costretta a limitare la propria mobilità Si era detto, in quelle circostanze, che le persone erano pronte a riscoprire la loro sfera domestica D’altra parte, non è un segreto se l’arrivo della

pandemia ha dato un grosso impulso al commercio online Per esempio, nel web sono spuntate rapidamente nuove piattaforme specializzate nel trasporto del cibo e altri articoli da ristoranti, locali e negozi a beneficio di fortunati clienti che, con pochi clic ben assestati, facevano arrivare il loro cibo preferito sulla porta di casa Con l’aumento della comunicazione virtuale a scapito dei più convenzionali incontri faccia a faccia, anche i social media e le offerte audiovisive hanno trovato un pubblico sempre più fedele e ricettivo Come dire: con la pandemia le nostre case si sono trasformate ancora di più in caverne tecnologicamente attrezzatissime

È altresì vero che la casa, differentemente dallo spazio aperto, incoraggia una certa immobilità del corpo incarnata alla perfezione nel confort di un bel divano comodo Ciò, peraltro, non toglie nulla al potenziale evasivo e all’agilitàdell’immaginazione,sempre pronta a sconfinare – oggi come ieri –verso nuovi orizzonti Nell’estate del 6, la diciannovenne Mary Godwin (il nome da ragazza di Mary Shelley),

mentre soggiornava sul lago di Ginevra in compagnia del suo futuro marito Percy Bysshe Shelley e di Lord Byron, concepì un primo racconto da cui fu tratto il romanzo Frankenstein Acausadelmaltempoilterzetto, ospitedeldottorWilliamPolidori,per diversi giorni rimase confinato all’interno di una villa Per ammazzare il tempo,qualcunoproposediesercitarsi ascriverestoriedifantasmi Daquesto intreccio fra il bisogno di trasformare il tempo libero in sforzo creativo, e di un ambiente domestico trasformato in luogo di confinamento, nacque il primo romanzo di fantascienza: una convergenza di fattori che ci fa capire come spesso è nel cuore del familiare, della casa, che può nascere qualcosa di autenticamente inquietante

A volte lo spazio domestico non è più solo rifugio sicuro e edificante, fonte di riposo e rigenerazione, ma rappresenta anche la trasfigurazione del noto, il lato oscuro – Jung avrebbe detto l’ombra – che potenzialmente alberga in ognuno di noi Il cinema horror, che è molto legato alla dimensione oscura della casa, ci insegna che

la paura si manifesta quando la normalità, e la banalità del quotidiano, inaspettatamente si eclissano lasciando emergere l’altro volto, quello inquietante, della realtà Dentro di noi alberga una dimensione irrazionale e inconscia, fatta di pulsioni, di pensieri, ricordi, tizzoni di esperienze che conservano una dimensione enigmatica Siamo condizionati dalla nostra parte inconscia, da esperienze vissute ma non completamente elaborate; da traumi subiti, ricordi rimossi ma non per questo svaniti Come dice molto bene Aldo Carotenuto nel saggio Il fascino discreto dell’orrore (Bompiani: 997), «il vero testo fantastico non presenta fatti ed evenienze appartenenti all’ordine del soprannaturale ( ) bensì una rappresentazione particolare e inquietante della realtà famigliare, quotidiana» E poi si chiede: «È la realtà a subire delle perturbanti modificazioni o è la percezione del soggetto a essere alterata?

Il fantastico “ puro ” non scioglie questo dilemma» Ma, se come dice Freud, «l’io non è padrone in casa propria», allo stesso

modo lo spazio domestico rappresenta anche un’immagine fedele di noi stessi Poiché, come sostiene Emanuele Coccia nell’interessante saggio intitolatoFilosofiadellacasa (Einaudi, 22), «ogni casa nasce, innanzitutto, attraverso un atto di elezione: una serie di gesti attraverso cui selezioniamo un insieme disparato e relativamente incompatibiledioggetti,personeemura e lo trasformiamo in un luogo privilegiato: il nostro mondo»

Di fronte alle incertezze che da sempre si addensano nel mondo esterno, la casa risponde al nostro bisogno profondo di sicurezza, e trasforma in geometrie terrene i nostri sogni di felicità In fondo – nota Emanuele Coccia –, ovunque noi siamo «prima o poi dovremo rientrare a casa, perché è sempre e solo grazie e dentro una casa che abitiamo questo pianeta» Ecco perché il senso di sicurezza che la casa ci comunica è fondamentale per il nostro equilibrio interiore

● ◆ Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 27 marzo 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino 13
P e x e s c o m
Consiglio di lettura Emanuele Coccia Filosofia della casa, Einaudi, 2021

Sui sentieri del tempo che passa, lasciando tracce

Itinerari ◆ Al Monte Bar con un frullare di ricordi nella testa, quelli di una memoria riattivata dai luoghi calpestati per anni dalla gente del posto ma anche da scatti fotografici in bianco e nero

Romano Venz ani tes o e mmag ni

«On aimerait tous avo r e temps Mais quest-ce que le temps quand on nen a pas» («Tutti vorremmo avere tempo Ma cos è tempo quando non ce ’ha ?») Capita a chiunque, penso, di r trovars con la mente assorb ta da una canzone, che lo condanna a rmuginarne r tmo e parole per intera g ornata

Guarda caso, a fru are per la m a testa oggi sono e no e melod ose di Le emp , de duo francese V taa & S mane I brano par a del o scorrere nesorab e de tempo e della consapevo ezza di non averne mai abbastanza per co tivare passioni e affetti e per mettere seriamente n d scuss one i rappor o con la v ta la nostra e quel a d ch ci è vicino Mi domando il perché d questappropr az one indebita e musicale dee mie funzioni celebral Sarà co pa dell età deg i ann risucchia da un vortice sp etato che non concede resp ro A vo te mi chiedo quanti me ne rimangono ancora di anni? Una vent na, con un po di fortuna? Pochini Poi però se riavvolgo i filo e penso ai venti che ho appena archviato, mi rendo conto con soll evo di averli r empiti e spes bene Le cose che ho fatto e amato, i viaggi posti che ho visto gl incontri, le persone conosc ute Loro sì che, magar , se ne sono già andate Tante Non per altro ma que mio voler rugare ne a stor a e ne le storie de passato fa sì che i testimoni siano per lo più august vegl ardi carichi di rughe e di rcordi E ormai ne rimangono pochi

Me ne rammento qua cuno, mentre m ’ ncamm no fiutando l aria, che sa d terra secca sul sent ero che da Corticiasca porta a Monte Bar, n Valcol a

Uno di questi è amico Vincenzo V car Mi pare ancora di veder o, con la sua elegante giacchetta screziata e a cravatta bordeaux ( avevamo portato su in macch na fino a a vecchia capanna), che al unga i braccio mi mostra i Den del a Vecchia, ì di fronte, e m racconta d quando g ovane otografo a e dipendenze del a d tta locarnese Ste nemann, g i d cono d andare a filmare alpn sta Emil o Com c che scala quei p nnaco i d rocc a ca carea

«Pensa un po – mi a – m hanno messo in braccio unenorme cinepresa a manove la e una pe icola da trentacinque m ll metri e m hanno detto, va E sono andato Con quel cassone pesan e Ero giovane allora, era l trentase , però non ti d co che atica trascinar o fin assù» E cos , eccolo ì i Com c in biancoenero,

appeso come un ragno alla parete vertica e in cerca di appigl , mentre n alto e gug ie biancastre de Dent trattengono brande i di nebbia (Per v sionare i fi mato: https://b t y/3yIo6Gl)

A un certo punto men re facciamo quattro passi ne paragg dela capanna, Vincenzo eva di tasca una minuscola macchina fo ografica e incominc a a scat are Qualche g orno dopo mi spedisce a casa un pa o d fo o È una luce incredibie quel a che ha catturato e ti pare mposs bi e che abbia atto con quell apparecchietto, che sembrava un g ocattolo Ma d al ronde ui è stato un mago del a uce C parlava, a capiva, sapeva penetrare que lo che l grande pion ere de a fotografia Nadar, ch amava il «sentimento della luce», a cu comprensione era a ond tio s ne qua non per essere un buon fotogra o

«È la montagna del vento questa. (…) Non c’è stata volta in cui, uscendo da bosco e salendo verso la nuova capanna del CAS e la cima erbosa, non sia stato investito da un sussegu rsi di raffiche fredde e rabbiose»

Sopra El Mont Casòn sentiero risa e un be bosco di latifoglie, con maestos fagg , robuste betul e e altri alber , giovani e vecchi cresciut a caso in mezzo ai macigni d una frana primord ale Poco p ù su contenderanno i pendio a le conifere ordinate e impettite come so dat n Un carte lo a frecc a nd ca l Sent ero p antagioni, un comodo traccia o, che dobb amo al Consorzio orestae Va e del Cassarate e golfo di Lugano Procede su un terreno soffice, attraversando fo te abetaie e ar osi bosch di betu le pr ma di sbucare nei pascoli a ti gia li di erbe pettinate dal vento Al Consorz o serve per l contro lo de le p antag on ed è un peccato che non s a segna ato sule carte d Swisstopo, per un bana e rimpal o di responsabil tà ne a sua manutenz one A ch scrive è concesso o straordinar o privilegio di passeggiare anche nel empo diceva g ustamente Antonio Tabucch E così rivado con l pensiero alla mia prima vo ta sul Mon e Bar Era una not e d’ n zio gennaio di una tren na d ann fa Una not-

te d luna piena con un balug nare di crista li argentei lo scricchio are di scarpon sul a neve ghiacc ata e un freddo aguzzo, che percepivi sul a pel e anche sotto spess strati di pi e e gore ex Arr vati in vet a, rivolgendo o sguardo verso l basso, la terra nghio t ta da bu o sembrava an ma-

ta da m lle occhi ammiccanti, come que li di un branco s erminato di lup , e luci di Lugano e dei paes tutt attorno Di che saziars d merav glia Il giorno seguente avevo incontrato uno degli ult mi «sherpa de Bar» che trasportavano gli sc a s gnor luganesi quando quel a montagna

Il percorso

Partenza: Co c asca 1021 ms m Cortic asca è serv to da mezz pubblic ; pe ch ar iva n au o c è un posteggio a a fine de paese S sa e pr ma ungo a v a ara Gésa si cont nua po sulla strada passando da Canécc Brüsà e E Càmpe dra

Bà ma fino a Mon Casòn da ì s prosegue su sentiero che, a quo a 1287 ms m nc oc a una s rad na fores a e s seguono poi segna fino a imboccare Sent e o piantag on

Arrivo Capanna Mon e Bar (1599 ms m) o a a c ma 1816 ms m)

Dis ivello 578 m (795 m per a c ma

Lunghezza de percorso c rca 5 km fino a a capanna

Tempo d percorrenza c rca 2 ore

Diffico tà: T2

S può ornare anche scendendo verso A pe Musga na 1389 ms m e da l ar iva e a Cort c asca passando da A Còzze e E Mon asc n

(ci ca 4 km per 1½ h d camm no Questo t nera io è p ù panoram co

era la oro staz one invernale: Osvado Fontana

È a mon agna del vento questa Lo dico per esper enza Non c è stata vo ta ncui,uscendoda boscoesa endo verso a nuova capanna de CAS e a c ma erbosa, non s a sta o nvest to da un sussegu rsi di raffiche redde e rabbiose Ogg però i vento de nord è piuttosto c emente, crea poco scom-

Storie di ieri

Anni 30 ◆ Lultimo sherpa del Bar e l’americano

p gl o, regalandomi per contro viv di colori e unar a trasparente Qua e là, i bianco di radi ritag i di neve vecchia nterrompe l uni ormità dei pascoli oltre qua i lo sguardo è r succhiato da un paesagg o mozzafiato con un lucc care di agh , i b u sfumat de e montagne prea pine, città e paesi avvo t in una cappa di profondo si enz o e n ontanan-

za, a or ente e occidente catene d alte montagne nnevate su cu svetta Monte Rosa La capanna oggi è ch usa (da novembre, fino a 30 apri e la capanna è in gestione nverna e ed è aperta solo dal venerdì a mezzogiorno a la domenica) e mi metto ì fuori seduto su una panca a sca darm al so e sgranocchiando un panino A d re l vero si sta così bene che mi è passata la vogl a d prosegu re verso la c ma sapendo di perdermi solo ciò che già conosco o quasi Mi riprometto di ritornarci E farò come mi è stato suggerito Seguirò i cr nale verso est e poco pr ma della C ma di Moncucco scenderò sul versante opposto, a lAlpe Matro per ritrovarm immerso in un mondo comp etamente diverso prettamente alp no, dove dom na i pino mugo e autunno risuona de bramito dei cerv , che s saz ano ass eme a guard ngh camosci d unerba tenera e succosa cosparsa d un arcoba eno di fiori

nformaz on Su ww az one ch s rova una p ù ampia ga ler a fotog afica

«S sal va di qu » mi aveva de o Osvaldo Fontana, ul imo sherpa de Bar, ind cando la unga via Crucis che porta al orator o de la Maestà di Bdogno «Ladomenicaarrivava npiazza lautoposta e con dietro un cassone pieno d sci Noi aspettavamo che scaricati l mettevano n piedi contro i muro Neprendevamoqua tropa aa testa e l legavamo con un cord no per portarli meg io A volte a neve arr vava a ginocch o e s faceva una fat ca terrib le a stare in p ed , specialmente su ne rip do Böcc da ’Asan Settantac nquecentesim a pa o,eralatar ffa–spiegava Osva do – qualcuno però c dava magari un franco o perfino due quando ci vedeva sudati e affaticati Andavamo su in un paio d’ore, poi s scendeva per arrivare a casa su mezzogiornoperi pranzo,content diaver preso tre o quattro ranch » Erasoprattuttoun avorodadonne quello dello sherpa Donne fort , abtuate da generazion a portar pes su per i mont e g i alp , con a avica rassegnaz one, come se que comp to ingrato osse stato impresso da tempo immemore nel oro DNA Per cu non potevanofarcin en e Sicaricavanogl sc d traverso sul cargàisc, la gerla per i fieno, e s ’ arramp cavano nel a neve co vest ti di tutt g orni una dietro laltra, come condannati come su Go gotaquelCristochesent vanocos v c no Non serve immaginar e Ci sono le foto A V cari (sempre ui) non poteva sfugg re que oro penare su la mon agna (https://bit ly/3YTZDZo)

In queg i anni, le portatr ci di sc s erano pres ate anche al trasporto de materia i per la costruzione della capanna, la pr ma, inaugurata l 6 dcembre 1936 con duecento persone n piedi ad applaudire incurant del tempo da lupi come annotava nel suo diario l ingegnere Lu gi Brusa grande frequen atore delle nostre alp e uno de prim sciatori in Ticino Riccardo Camozz , nvece, non l avrebbe messi mai gli sci ai p ed A 17 anni è part to per Amer ca a fare i cameriere Era i 1925 e sul Monte Bar, nverno, non cera ancora la ressa de signor luganesi, con i oro magl oni d gabardine e panta oni n tweed R ccardo è un a tro d queg i augusti vegliardi che ho avuto la fortuna d conoscere ma non i tempo per trarne maggior nutrimento e beneficio

Doveva essere la me à degli ann Novanta e ui ab tava, con la moglie qui sotto n uno dei paes del a Valcola Ne ho un immag ne sfumata, come persona, mi r cordo solo del suo strasc care piedi ne le pantofo e e de la sua memoria straordinaria, che al ora aveva l berato n un ungo racconto Laveva attraversato da so o Atlantico R ccardo, a bordo dellAqutan a e a New York c ’ era o zio ad aspettar o «Mi ha portato a Chicago a Drake Hote , dove avorava lu e l hoincom nc atoa arelaiutantecameriere Eraungrandealbergo conottocento camere, you know, e ci ven vano i ricch , gl attori po it ci e anche A Capone,chehafattodelgranbenea la povera gente» Nel 1929 quando la grande depressione raggiunge il suo culmine, Riccardo torna n Tic no, si sposa e rimane al paese per un anno e mezzo Po riparte per Ch cago dove ri rova i suo lavoro «Un giorno arriva un “todescòn” e m ch ede: “Dove lavora e ?” Gl d co: “Nella ma n room, la sala grande” Era que la dove si serv vano i pranzo e a cena A lora mi fa: “T piacerebbe ven re ne room serv ce i serv z o in camera?” “Certo, b sogna vedere se la compagnia mi camb a ” E lu :“Cipensoio!” Duegiorn dopom ha preso con sé e sub to m ha messo a capo di quattordic boys» La giovane sposa, ntanto è rimasta in Va col a ma R ccardo torna ne 1937 e la vuole portare in America «I console mi dice guarda, v sta la situaz one non sapre se veramente ne vaga la pena Cos l è nai ütt a ba ìn e sono r par ito da so o Po è arrivata la guerra E c sono stato dentro per c nqueanni Quando Giapponesihanno fatto sa tare Pear Harbor, you know, ha rovinaa sü tütt e così hanno chiamato anche me, che avevo a doppia nazionalità» Lo vedevo commosso Riccardo mentre raccontava dellAmerica, de la suavita,del amogl er masta npatr a de la guerra e di ui soldato, una commozione frammista però a orgogl o e compiacimento e a un m surato senso de lumorismo Non ricordo di avergl chiesto come s era poi adattato dopo quarantann ,av verequ ne lasuavale, al ombra de Mon e Bar da dove tanto tempo dopo g i rendo omaggio ovunque eg i sia / RV

Sett mana e d n orma ione e cu tura Anno LXXXV 27 ma zo 2023 az one – Coope a va M grosT c no Se mana e d nformaz one e cu tu a Anno LXXXV 27 ma zo 2023 az one – Coopera va M g osTicino TEMPO LIBERO 15 14
profi o seghettato de Den i de la Vecch a Un lucc ch o d aghi e i b u sfuma i de le mon agne prea pine La c ma de Bar con r masug d vecchia neve

Il vigneto della Svizzera occidentale

Bacco giramondo ◆ Continua il viaggio elvetico tra degustazioni e bei paesaggi: è la volta di Argovia, Berna, Basilea

Stupefacente è l’avanzata dei produttori di vino nella Svizzera tedesca! La passione che questi uomini e donne hanno messo nella vinificazione e nella ricerca, da qualche anno, ha portato a produrre dei crusveramente straordinari, con cui vincono concorsi e guadagnano medaglie

Il vigneto «svizzero tedesco» ingloba tutte le regioni germanofone, vale a dire la Svizzera orientale, centrale e occidentale, su una superficie che copre sedici cantoni molto differenti tra loro per clima e suolo; da notare inoltre che in media le aziende vitivinicole sono piuttosto piccole (2-4 ettari per unità) Per semplificare, partiremo dalla regione occidentale

Tenuto conto della superficie consacrata alla vite e della produzione di vino, i due cantoni più importanti sono Argovia e Berna Basilea (Campagna-Città) occupa una posizione intermedia, seguono Lucerna e Soletta, dove la viticoltura è quasi domestica (,5 ettari vitati), 45% vino bianco e 65% rosso

I viticoltori del canton Argovia sonosenzadubbiodotatidigrandeaudacia e iniziativa con i loro 9 ha vitati; il vignetoargovieseèsituatoingranparte a nord ovest del cantone tra RheinfeldeneAarau,sullerivedestredell’Aar e a nord est della Limmat

Tra i comuni viticoli più importanti, dove bisogna assolutamente scoprire le cantine-bistrot gestite dagli stessi

produttori,troviamoDöttingen,Klingnau, Würenlingen, Tegerfelden, Ennetbaden Oltre ai classici Pinot Noir / Blauburgunder e al Riesling x Sylvaner, vengono coltivati una trentina di altre qualità, tra nuovi e vecchi vitigni Notevoli certe cuvéesspeciali a base di Cabernet Sauvignon, Malbec con Pinot Noir, e Pinot Noir con Diolinoir elevati in barrique, come certi vini bianchi davvero stupendi Tra le novità si annoverano specialità inabituali alle nostre latitudini come il Zweigelt (apprezzato in Austria); il Dornfelder; il Gewürtztraminer che ci entusiasma con i suoi aromi delicati e possenti; il Kerner e il Scheurebe, anch’essi appartenenti alla stessa famiglia dei vitigni bianchi aromatici, ma più discreti; e infine il Bacchus, vitigno bianco dai sentori di noce moscata (lo abbiamo provato in versione metodo classico, ottimo) Nel nostro girovagare tra i vari produttori abbiamo degustato anche degli eccellenti Chardonnay, dei Grauburgunder (Pinot Grigio) e dei Sauvignon Blanc Con le tecniche di congelamento delle uve, abbiamo pure provato dei vini passiti molto interessanti come il Muscat Oliver, gustato a Ueken con la classica Rüeblitorte (torta di carote) Sulle rive de lago di Bienne nel canton Berna, i vini sia bianchi sia rossi sono molto simili ai loro cugini di Neuchâtel Noi ci siamo fermati nella superba regione del Lago di Thun (4

ha), dove abbiamo visitato il bellissimovignetodiSpiezconilsuocastello, così come quello di Oberhofen, arroccato sul pendio a strapiombo sul lago, dove abbiamo degustato un ’eccellente Riesling x Sylvaner e un Pinot Noir, in una cornice degna di una cartolina

Il vigneto di Basilea Campagna è il solo della Svizzera tedesca a produrre dei Chasselas (Gutedel), leggeri, nervosi e con una buona acidità, ma è solo una piccola produzione dei 6 ha vitati: qui la parte del leone la fa il PinotNoir, dove la maturazione beneficia del rialzo delle temperatura portata dai caldi venti della valle del Reno

Nei villaggi di Muttenz e Liestal ai

confini con l’Alsazia, i terreni più argillosi influenzano molto la struttura dei vini prodotti Particolari i Gewürtztraminer e i Riesling x Sylvaner molto aromatici; curiosi i vini prodotti come Vin de Glace; e meritevoli il Räuschling e il Garanoir

A Dornach e Prattelni produttori discepoli del biologico, coltivano di preferenza ibridi interspecifici, perché resistenti alle malattie, i vini prodotti meritano di essere degustati Questi i vitigni: Seyval Blanc per i bianchi, Regent, Maréchal Foch e Léon Millot per i rossi Non bisogna lasciare il cantone senza aver visitato i 5 ha di vigneti, orgoglio di Basilea Città, arroccati

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in modo spettacolare sulle pendici del SchlipfaRiehen,dovecilegailricordo di un piatto di rognoni flambée abbinato a un PinotNoir di 4 anni maturato in barrique di quercia svizzera

Il vigneto del Canton Lucerna ha unasuperficieviticoladipocosuperiore ai 6 ha, con una produzione di ca 5mila bottiglie, 2 i comuni viticoli ecircaaltrettantiivignerons-produttoriprofessionistichegestisconoalmeno  ha di vigna, dove / sono coltivati a vitigni a bacca bianca e 2/ in rosso

I vignerons,per i loro vigneti ,sfruttano i terreni dei luoghi privilegiati sullerivedelLagodeiQuattroCantoni nel Seetal e il Wiggertal, nei comunidiKastanienbaumeHorw,aipicchi del Bürgenstock, i suoli morenici ben drenati, il riverbero del lago e il favonio, assicurano alle uve un ’ottima maturazione, con una gradazione Oechsle che abitualmente si situa tra gli 5° e 9° Çavasansdireche i vini lucernesi sono rari, cari, ma di grande qualità:perpoterliconoscerebisognaacquistarli presso i produttori o scoprirli in qualche ristorante «top» del Cantone I vini bianchi sono prodotti principalmente con il Riesling, il Riesling x Sylvaner, il Pinot Blanc e lo Chardonnay, tra i rossi il Pinot Noir, il Garanoir, il Diolinoir, il Regent Ricordoindelebile,ilSauvignondai profumidisambucobevutoinunhotel diLucernaadaccompagnareunpiatto di asparagi al burro

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 27 marzo 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino TEMPO LIBERO 16
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e Lucerna Davide Comoli Spiez sul lago diThun (Jungpionier)

Un tiramisù per la gioia di tutti

Gastronomia ◆ Non importa dov’è nato questo dessert, e nemmeno a che regole di cucina corrisponda, conta solo che piaccia

Il grande gastronomo francese Jean Anthelme Brillat-Savarin scrisse: «On devient cuisinier, mais on naît rôtisseur» (rosticcere – ma in francese, rôtisseur, suona meglio – quindi rosticcere si nasce mentre cuoco si diventa): vero, sante parole! E io rôtisseur non nacqui mentre cuoco lo sono diventato: non ho avuto né nonne né mamme che mi hanno insegnato, solo libri (permettetemi di segnalarvi il più importante e formativo, per me e per oserei dire centinaia di migliaia di cuochi e di appassionati di cucina, L’Arte della cucina moderna di Henri-Paul Pellaprat, pubblicato per la prima volta nel 96 e che è anche un po ’ ticinese, dato che l’editore che lo fece scrivere a Pellaprat – e sa il cielo quanto gli editori sono importanti nel successo di un libro! –fu René Kramer di Castagnola, grande principe della gastronomia, morto a Lugano nel 29 a 9 anni)

Ma il problema non è solo diventare rôtisseur o cuisinier, ma anche pâtissier ou cuisinier Complicata la vita

E io i dolci non li ho mai amati Quindi cucino, ma raramente al barbecue, che ho solo in campagna, ma non a Milano dove non ho né terrazze né balconi; e di dolci ne faccio ben pochi, il «minimo sindacale» dico io, per quando faccio una cena formale – se è meno formale, scelgo un ospite e gli dico: «I dolci portali tu!» Altrimenti via con la frutta e le macedonie, che adoro Oppure li compro, in una buona pasticceria

Per soprammercato, amo talmente il salato che in un ristorante assaggio più piatti possibili – anche se vado solo per piacere, per giudicare devo aver molto assaggiato, è il mio mestiere, o forse una deformazione professionale – per cui a fine pasto non gusto i dolci: e la cosa non mi crea problemi Evidentemente da piccolo sono stato spaventato, e tanto, da una confezione di zucchero

Questo detto, quando proprio devofareundolce,succedepocomasuccede, nove volte su dieci la scelta è il tiramisù Perché piace comunque a tutti Perché non prevede cottura ma assemblaggio di ingredienti solo manipolati e a manipolare sono bravo È anche facile da fare: per il cibo salato le difficoltà non mi spaventano, per i dolci sì Cosa chiedere di più?

È un dolce di grandissimo successo messo a punto molto di recente; in molti ne rivendicano la primogenitura, fra Friuli, Treviso e anche Venezia, elevariantisonoparecchie Ameparlare di primogenitura di un piatto fa venire l’orticaria, dato che sono convinto che tutti i piatti appartengano al mondo, a chiunque cucini in tutto il pianeta, se poi li sa fare bene è meglio e se usa ottimi ingredienti è meglio ancora

Di sicuro, comunque, i friulani sono stati bravi a trovare e a pubblicare documenti che fanno pensare che l’hanno inventato loro, i trevigiani si sono molto lamentati ma hanno poco ricercato nei loro archivi mentre i veneziani, minoritari in questa gara, hanno cercato anche di meno Altro dibattito è perché si chiami così Dato che comunque corroborante è, evidentemente serviva a smorzare lastanchezza,comunqueprovocatada un duro viaggio, da un duro lavoro e da altre dure attività Plausibile, direi

Le varianti sono tante, inutile elencarle:ecomunquequestoèilbellodella cucina, chiunque può interpretare un piatto come vuole, senza fossilizzarsiincanonicheperaltrononesistono Più che mai resta valida la celebre frase del compositore Gustav Mahler che dice: «La tradizione è la custodia del fuoco e non l’adorazione delle ceneri» Ho sempre cercato di tradurre questa frase in linguaggio corrente, ma non è possibile, è troppo perfetta Vale per la cucina, vale per tutto

Questa ricetta l’ho già scritta su «Azione», nel luglio del 25, in un come si fa – dove non raccontai la storia di me e il tiramisù Pertanto ve la ridò, risistemandola Vediamo come si fa Ricetta con ingredienti per 6/ persone Montate 4 tuorli con  g di

Ballando coi gusti

zucchero bianco meglio se di canna (esiste, ma è raro da trovare, quindi va bene anche uno di barbabietola), fino a ottenere un composto spumoso Lavorate con forza e pazienza con un cucchiaio di legno 5 g di mascarpone fino a renderlo cremoso,liscio e senza grumi Amalgamate al mascarpone il composto di uova e zucchero e aggiungete delicatamente i 4 albumi montati a neve ben ferma con un pizzico di sale Mescolate  bicchiere di Marsala o di Porto o di un vino dolce con  tazza di caffè a temperatura ambiente, unite 2 cucchiai di acqua e immergete velocemente 25 g di savoiardi nel composto, in modo che

risultino imbevuti, ma non zuppi Foderate il fondo di una pirofila con la metà dei savoiardi, stendete circa 2 quinti della crema, livellandola con una spatola Fate un secondo strato col resto dei savoiardi e coprite con altri 2 quinti di crema Inserite la crema rimasta in una tasca da pasticciere con bocchetta liscia e ricoprite la superficie del dolce con dei ciuffetti – ma questo si fa solo per l’estetica,se volete distribuite sul secondo strato i  quinti Setacciate sopra abbondante cacao amaro Coprite la pirofila e tenetela in frigorifero per almeno 2 ore Potete rifinire la superficie del tiramisù con scaglie di cioccolato

Oggi due dolcetti a base di cioccolato fondente, semplici da fare come piace a me – per i dolci.

Eclair al cioccolato fondente Brownie al cioccolato fondente

Ingredienti per 20 eclair: 1 25 dl di acqua – 60 g di burro – 75 g di farina – 2 uova – sale Per la farcia: 400 g di crema pasticciera – 150 g di cioccolato fondente

Preparate la crema di copertura: scaldate la crema pasticciera su fuoco dolce Aggiungete il cioccolato fondente spezzettato un po ’ per volta e mescolate fino a completo scioglimento Tenete in frigorifero Mettete in una casseruola l’acqua, pochissimo sale e il burro a pezzetti, portate a ebollizione fino a scioglimento del burro Fuori dal fuoco unite la farina in una volta e mescolate con un cucchiaio di legno Rimettete la casseruola sul fuoco e scaldate fino a che l’impasto non si staccherà delle pareti Trasferitelo in una ciotola e lasciatelo raffreddare per  minuti Battete leggermente le uova e unitele all’impasto un po ’ per volta Trasferitelo in una sac-a-poche con bocchetta tonda Imburrate leggermente la placca del forno e formate dei bastoncini lunghi 4 cm Infornate e cuocete a 9° per 2’ Lasciate raffreddare e nappate i bastoncini con la crema

Ingredienti per 20-30 brownie: 225 g di zucchero – 120 g di cioccolato fondente – 90 g di burro – 2 uova – 90 g di farina – 70 g di noci macadamia spezzettate – di sale

Imburrate uno stampo da cm 2x2 cm Preriscaldate il forno a °C Sciogliete il cioccolato con il burro a bagnomaria Lasciate intiepidire e aggiungete lo zucchero e le uova Aggiungete infine la farina, le noci e un nonnulla di sale Versate nello stampo e fate cuocere per  minuti Sfornate e tagliate a rettangolini Servite ancora caldo tiepido come volete, ideale con gelato al caffè o alla vaniglia

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La perenne salvia di Gerusalemme

Mondoverde ◆ Il nome scientifico è Phlomis, un ’erbacea di origini mediterranee tutta da scoprire

Vede il mio giardino come un purgatorio, così Carolina, la mia figlia maggiore di dieci anni: sotto mia costrizione vi trascorre tutti i suoi momenti liberi, da marzo fino a inizio novembre, dove lontana dalle sue amate TV e play station, deve inventare giochi in compagnia della sorellina Celeste

Io, mamma amante del giardinaggio, lei, bambina adorante la tecnologia, ci troviamo all’aperto dove cerco di insegnarle i nomi e le curiosità delle piante, ma lei le vede solo come sventurate compagne di gioco

Eppure da qualche mese sembra che il suo disinteresse stia scomparendo: l’ho vista sfogliare una rivista di giardinaggio e guardare con curiosità una bella fotografia raffigurante un sentiero di erba bassa, circondato da tante erbacee perenni in fiore Così mi ha convinta a ricreare un ambiente simile nella zona lasciata a prato da sfalcio del nostro giardino

Tra le essenze che utilizzeremo vi saranno sicuramente flox, salvie, rosmarini profumati, gialle coreosside, immancabili lavande ed emerocallidi; Carolina ha tuttavia proposto anche l’acquisto di alcune piante di flomide (Phlomis) Credo di non aver mai avuto come ospite questa bella e facile erbacea, che molto spesso si comporta da piccolo arbusto, senza scomparire durante l’inverno come invece ci si aspette-

rebbe da una classica erbacea perenne

Appartenenti alla famiglia delle Lamiaceae, contano al loro interno ben quaranta specie, che si accomunano per la forma dei fiori: si tratta di infiorescenze a corona, che circondano l’ascella delle foglie

Chiamata anche salvione, per via della somiglianza delle foglie tra le due, ma con una peluria molto più fit-

ta, viene da alcuni conosciuta anche con il nome di Salvia di Gerusalemme, e va detto a tal proposito che come la salvia ha origini mediterranee

Le sue ramificazioni possono raggiungere il metro d’altezza, come nella specie Phlomis bourgaei, che ha fiori sui toni dell’arancione carico; P purpurea ha invece foglie grigie e boccioli rosa e lilla, che ben si abbinano a

quelli di P purpurea «Alba», dai fiori bianco latte Altre varietà hanno dimensioni più ridotte, fermandosi solo a quaranta-cinquanta centimetri e diventando così ideali da piantare davanti agli arbusti più grandi: P Lycia ha fiori giallo oro e non supera i cinquanta centimetri in altezza, inoltre è spettacolare accanto a una Perovskia atriplicifolia

PER UNA VITA TUTTA PEPE!

(salvia russa) che vanta lunghe spighe violacee, oppure ancora spicca se accompagnata da un iris bianco Fiorite per tutta la primavera, si sviluppano bene se piantate in un luogo ben soleggiato del giardino, con terreno sciolto e ben drenato Dopo averla bagnata al momento della messa a dimora, si accontenterà delle classiche piogge primaverili, mentre in estate, con l’alzarsi delle temperature, va in riposo vegetativo: i Phlomis si spogliano perdendo tutte le foglie e, quando le temperature rinfrescano, ne sviluppano altre, più piccole e tomentose

Ad agosto è consigliabile potare leggermente i rami che hanno fiorito in primavera, mantenendo così la forma regolare e tondeggiante della chioma; con gli scarti della potatura si possono creare delle talee per moltiplicare le varietà preferite Questa operazione consiste nell’impiegare delle cesoie ben affilate, con le quali verranno tagliate porzioni di rami lunghi dieci centimetri, lasciando solo una coppia di foglie; finita la potatura si prenderanno le talee per poi interrarle in una miscela di terriccio universale e sabbia (in parti uguali)

Si dovrà infine comprimere bene il terreno accanto alle talee e irrigare in maniera costante fino a ottobre, mese in cui le nuove piantine saranno pronte per esser messe a dimora in piena terra

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Coniglietti pasquali nel barattolo

Crea con noi ◆ Un’idea tenerissima da realizzare con pochi e semplici materiali che piacerà soprattutto ai bambini

Dei teneri coniglietti racchiusi in barattolo e attorniati da fiori, si creano con resti di pannolenci e poca imbottitura senza necessità di cucire

Un’idea semplice e tenerissima per decorare la casa in occasione della Pasqua

Perfetti da regalare ai più piccoli con dei dolcetti o del materiale minuto da cancelleria, ma anche da nascondere in giardino per organizzare una divertente quanto classica caccia alle uova

Procedimento

Stampate il cartamodello (si trova su www azione ch), ritagliatelo e riportatelo sul panno seguendo le indi-

cazioni riportate Con pochi punti, ricamate il muso dei coniglietti Posizionate tutti i pezzi, incollate con la colla a caldo la taschina sul corpo del coniglietto applicando la colla solo sui bordi, preparate le orecchie sovrapponendo la parte interna a quella esterna e posizionatele dietro la testa Ora prendete il retro del coniglietto, mettete la colla lungo tutto il perimetro lasciando libera la base, e sovrapponete il fronte che avete preparato Per evitare che la colla si secchi potete incollare qualche centimetro alla volta

Controllate che le due parti siano ben incollate quindi inserite l’imbottitura Quando il coniglietto vi sembrerà sufficentemente volumino-

Giochi e passatempi

Cruciverba

«Come mai oggi Aldo non è venuto al lavoro?» – «È all’ospedale!» – «Ma se ieri l’ho visto con una bella bionda »

Trova la risposta del collega leggendo a soluzione ultimata le lettere nelle caselle evidenziate (Frase: 1, 2, 5, 5, 3, 6, 9)

7 Due numeri sulla stessa ruota

8 I raggi del poeta

9 Preposizione

11 Torna se ora non c’è

so chiudete l’apertura, e con la colla ripiegate un orecchio su se stesso

Create dei mini pon pon utilizzando filato e forchetta Avvolgete una trentina di volte il cotone attorno alla sommità della forchetta quindi tagliate il filo e con 2 cm di cotone annodate molto saldamente al centro la matassa Sfilatela dalla forchetta quindi tagliate i fili lateralmente da entrambe le parti

Mettete in forma il pon pon facendolo roteare tra le mani quindi con le forbici regolate le lunghezze Per ogni coniglietto createne 2 Il primo incollatelo sul retro come codino Il secondo lo chiuderete lasciando il filo più lungo in modo che possa essere legato al collo Aggiungete un tocco di colore al viso evidenziando le guance con una matita colorata o un tocco di fard applicato con un bastoncino d’ovatta

Prendete i barattoli Mettete sul fondo un poco di lana cardata e un fine strato di paglietta colorata

Inserite il vostro coniglietto pasquale e chiudete

Decorate il tappo con un nastro e un tondo di cartoncino colorato e disegnate i fiori con un pennello indelebile bianco

I vostri coniglietti pasquali in barattolo sono pronti da regalare, per abbellire la vostra tavola o per accompagnarvi nella più divertente caccia all’uovo Buon divertimento!

Materiale

• Barattolo in vetro alto ca 15 cm

• Pannolenci bianco marrone colore pastello a scelta

• Ovatta sintetica per imbottitura

• Filato in cotone in tinta col pannolenci scelto

• Filo da ricamo nero e ago

• Forchetta (4 denti)

• Lana cardata verde e paglietta per riempire il barattolo

• Pennarello bianco indelebile

• Forbici spilli e colla a caldo

• Stampante per il cartamodello

• Nastro in tinta per rivestire il coperchio

(I materiali li potete trovare presso la vostra filiale Migros con reparto Bricolage o Migros do-it)

Tutorial completo azione ch/tempo-libero/passatempi

Vinci una delle 2 carte regalo da 50 franchi con il cruciverba e una carta regalo da 50 franchi con il sudoku

Sudoku Scoprite i 3 numeri corretti da inserire nelle caselle colorate

14 Vi abitano le donne e i bambini musulmani

16 Un sentimento

18 Abita al Cairo

20. Rimango

22 Le ha in testa l’uomo

23 Cani da caccia e da guardia

25 Un anagramma di mari

26 In molti cocktail

28 Simbolo chimico del plutonio

29 Schiena

31 Grava sul basto

32 Esame di laboratorio

33 Il cantante Rosalino Cellamare

35 Li seguono in bilico

37 Le coperte meno corte

38 Un grido dell’acrobata

40 Le iniziali del musicista Respighi

Soluzione della settimana precedente Bob Marley è stato sepolto insieme a: un anello regalatogli da un nobile etiope, della marijuana, una Bibbia, la sua resto della frase: CHITARRA E UN PALLONE

Regolamento per i concorsi a premi pubblicati su «Azione» e sul sito web www azione ch I premi, tre carte regalo Migros del valore di 50 franchi, saranno sorteggiati tra i partecipanti che avranno fatto pervenire la soluzione corretta entro il venerdì seguente la pubblicazione del gioco Partecipazione online: inserire la soluzione del cruciverba o del sudoku nell’apposito formulario pubblicato sulla pagina del sito Partecipazione postale: la lettera o la cartolina postale che riporti la soluzione, corredata da nome, cognome, indirizzo del partecipante deve essere spedita a «Redazione Azione, Concorsi, C P 1055, 6901 Lugano» Non si intratterrà corrispondenza sui concorsi Le vie legali sono escluse Non è possibile un pagamento in contanti dei premi I vincitori saranno avvertiti per iscritto Partecipazione riservata esclusivamente a lettori che risiedono in Svizzera

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 27 marzo 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino TEMPO LIBERO 20
Miscele di metalli
Guasto al motore 10 Davanti ad Antonio sul calendario 12 Mascate è la sua capitale 13 Le iniziali dell’Heston di Ben-Hur 15 Un canto solenne 17 Una consonante 19 Gruppi sociali chiusi 21 Piccolo gruppo 23 Le iniziali dell’attore Gassman 24 Prensili quelli dei tetrapodi 25 Un possessivo 26 Pronome personale 27 Va in cerca di alibi
Il XII fu l’ultimo
Il «Duca della Vittoria»
La Moor di «Soldato Jane» (Iniz )
Sopra in Francia
Pesci dalle carni gustose 33 Astro al tramonto 34 Aspro in latino 36 Due vocali 37 Mela 39 Ne abbiamo tutti uno sacro 41 Pianta che dà il nome ad una famosa salsa 42 Un uccello VERTICALI
È chiamata anche ghiotta
Il presentatore di «Caduta Libera» (iniz )
Isola delle Grandi Antille
Una consonante
Chiudono attivo e passivo
ORIZZONTALI 1
5
28
29
30
31
32
1
2
3
4
6
DA CALCIO C H I A S S O E A S T A R R N T E S T A C O R S O E U R O F O N T I P I A L A M I A L O L T I B E T N E C D A T I A C E R A E R O S O L C I O 5 8 7 4 6 3 1 8 2 5 1 2 4 3 9 7 3 7 9 1 8 1 4 6 5 2 3 4 8 1 7 6 9 9 1 8 6 5 7 2 4 3 7 4 6 3 9 2 1 5 8 1 9 7 5 3 6 8 2 4 6 8 5 2 7 4 9 3 1 2 3 4 8 1 9 5 7 6 3 5 1 7 4 8 6 9 2 8 7 2 9 6 3 4 1 5 4 6 9 1 2 5 3 8 7
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 ’

Viaggiatori d’Occidente

Mollo tutto e cambio vita

Mi si nota di più se lavoro sempre o se viaggio senza sosta? Il noto dilemma di Nanni Moretti potrebbe anche essere declinato così, dopo tutto Meglio un ’agenda piena o vuota? Meglio essere sempre indaffarati o mostrare un sovrano disprezzo per il lavoro?

Già nel 99 il sociologo statunitense Thorstein Veblen nella sua opera La teoria della classe agiata spiegava come molti consumi non hanno un ’utilità pratica ma servono piuttosto a testimoniare il proprio status sociale Oggi il concetto ci sembra ovvio, tanto che parliamo per questi beni di status symbol, ma ai tempi fece scalpore Prima della rivoluzione industriale infatti, e per larga parte della storia umana, la disponibilità di beni materiali fu sempre scarsa, anche per i più ricchi Questi allora ostentavano l’ozio vistoso (è sempre Veblen), ovvero si astenevano dalla fatica per mostra-

re di non aver bisogno di guadagnare E quando sentivano comunque il bisogno di far qualcosa, si dedicavano ad attività palesemente inutili, come la musica o la conversazione elegante nei salotti

Molti viaggiavano attraverso tutta l’Europa a lungo, anche per anni, come i nobili inglesi al tempo del Grand Tour Per questo, quando intorno al  fu «inventato» il turismo, ovvero il piacere di andarsene in giro sulle nuove ferrovie per il puro gusto di farlo, le classi elevate si convertirono in massa E così mentre i nuovi ricchi, gli industriali, restavano sempre in città per prendersi cura delle fabbriche e degli affari, respirando la stessa aria mefitica dei loro dipendenti, tutti gli altri benestanti – possidenti, religiosi, intellettuali –sciamavano nel Mediterraneo, dividendosi tra l’estate in Svizzera (o alle terme) e l’inverno in Costa azzurra

Passeggiate svizzere

La garçonnière di Liszt a Veyrier

A quanto pare, appena fuori Ginevra, vicino al pont de Sierne, dovrebbe esserci ancora un casetta utilizzata da Liszt per i suoi convegni amorosi

A Veyrier, comune di quasi dodicimila anime ai piedi del Salève il cui toponimo nel mondo dell’archeologia è associato, a partire dal , a importanti ritrovamenti magdaleniani, girava voce addirittura di una figlia illegittima Fanchette, ragazza un po ’ indietro di cottura, nata, si diceva, dagli incontri segreti tra il famoso musicista ungherese e la moglie di Henri Jappel, gerente del Café du Pas de l’Échelle di Veyrier Ricordandomi d’un tratto qualcosa che avevo letto a proposito di una pianista svampita che frequentava un bistrò descritto proprio in prossimità del pont de Sierne, spunta, tra le pagine di Genève et ses vieux bistrots (97) di Jean Marteau, seduta in terrazza, lungo l’Arve, verso il 9, la piani-

sta Olga Césano: «l’ultima amante di Liszt»

Franz Liszt (-6), già incontrato nelle nostre passeggiate l’estate scorsa in compagnia di Marie d’Agoult a bordo di una barchetta a remi sul lago di Walen, ha vissuto a Ginevra tra l’agosto 5 e l’ottobre 6 I tempi, dunque, per l’ultima amante di Liszt, non combaciano poi troppo, a meno che il virtuoso pianista donnaiolo non abbia tenuto le chiavi di quella casetta misteriosa e ci ritornasse in seguito, di tanto di tanto, a incontrare Olga Césano (45-94) nota anche come principessa Janina Comunque sia, qualcosa di vero ci deve essere E appena scopro che sulla facciata ci sono alcuni resti delle decorazioni – un Orfeo, sembra, in bassorilievo – del primo teatro di Ginevra costruito nel 7 e demolito nel  ed è stata l’oscura location principale di un piccolo capolavo-

Sport in Azione

Odermatt è il nuovo Federer?

Poche settimane fa avevo scritto di ipotetici scenari apocalittici, senza più neve, senza più sci Ovviamente, spero che la scienza, la politica, il moltiplicarsi di comportamenti virtuosi, o un mago munito di superpoteri, possano scongiurare questa infausta ipotesi Non avendone la certezza, prima che sia costretto a fare la riverenza, urge la celebrazione di un grandissimo campione, che molti sostengono si stia insinuando nel cuore degli svizzeri, accanto al sommo vate del tennis, Roger Federer A cosa servono i campioni? Anzitutto a farci trascorrere qualche ora serena davanti al teleschermo A renderci adepti di una congregazione che professa una fede comune A farci sentire uniti durante il rito

Nel campo del tennis, a mano a mano che si avvicinavano i turni finali di un Grande Slam, fino a poco tempo

«Gli Inglesi – scrisse Théophile Gautier nel 4

sono ovunque tranne che a Londra, dove ci sono solo Italiani e Polacchi» E ancora George Elliot nel 69: «L’unica cosa eccezionale che oggigiorno la gente può raccontarti di aver fatto, è di essere rimasta a casa»

Nel corso del Novecento però il consumismo detta nuove regole E quando i negozi si riempiono di infiniti prodotti a basso costo, la ricchezza si ostenta con beni di marca – orologi, gioielli, automobili – il cui costo è sproporzionato rispetto al loro reale valore; in fondo proprio per questo attestano l’agiatezza dei compratori Sino a qualche anno fa lavorare tanto, essere sempre impegnati, era un simbolo di prestigio Le persone di successo incastravano nelle agende impegni senza fine; i viaggi e le vacanze restavano confinati in pochi periodi dell’anno, ben delimitati da prospetti

ferie minuziosi e implacabili come un piano militare Ma nulla è per sempre Col tempo anche questo sfrenato attivismo sta cominciando a stancare Lo spiega bene il personaggio di Tyler Durden in un celebre monologo del film Fight Club: «La pubblicità ci fa inseguire le macchine e i vestiti, fare lavori che odiamo per comprare cavolate che non ci servono ( ) Le cose che possiedi alla fine ti possiedono»

Ai ricchi non basta più differenziarsi dai poveri, anche perché ci sono ricchi e ricchi Qualche giorno fa, nel più lussuoso albergo di St Moritz, il direttore mi ha spiegato che «da noi vengono quelli che non vogliono far parlare di sé, quelli che non devono dimostrare niente» Un lusso minimalista, raffinato si contrappone a quello pacchiano degli ultimi arrivati Dalle classi elevate, per imitazione, i

nuovi comportamenti si diffondono verso il basso E se passare dalla teoria alla pratica non è facile, sui giornali si legge sempre più spesso di Big Quit e Great Resignation, ovvero di persone che si licenziano senza avere all’orizzonte un altro lavoro, perché la carriera da sola non basta più a dare senso all’esistenza «Mollo tutto e cambio vita» sembra essere la nuova parola d’ordine nelle conversazioni in rete E chi lascia la sicurezza del posto fisso spesso si mette in viaggio attorno al mondo, magari con un furgone usato, restaurato personalmente con amore, o una vecchia barca a vela, mentre altri a migliaia, meno coraggiosi, restano nei ranghi ma ammirano in segreto

Il cerchio si chiude L’ozio vistoso di Veblen, nella forma del viaggio, torna a essere un elemento di distinzione, come in fondo è sempre stato: Ulisse era un re e un vagabondo

ro sconosciuto del cinema svizzero, prendo il primo treno per Ginevra Al volo, appena arrivato alla stazione, salgo sul bus numero otto che attraversa tutta la città e scendo spaesato alla fermata Pont de Sierne Mango lounge leggo sulle mura dell’ex bistrò campestre frequentato oltre che dalla principessa Janina e Jean Marteau, dal violinista-compositore Ernest Bloch e dall’organista William Montillet spesso in conflitto ma uniti poi da un bianchino pacificatore in riva all’Arve Si mette male, penso, per il posto cercato Un’altra insegna è di un ristorante cinese precedente al Mango lounge che già cade in rovina E invece, facendo ballare l’occhio, non lontana, nascosta un po ’ da un accumulo di canoe o cos ’altro davanti, una tarda mattina di inizio primavera, eccola là, la garçonniere di Liszt (9 m) Riconosciuta subito grazie a Black Out (97), film profe-

tico di Jean-Louis Roy (9-22) su una coppia paranoica di vecchietti che si rinchiude lì dentro quella casetta con frontone dentellato da chalet, pieni di provviste in vista dell’arrivo dei russi Raggiungo in un baleno questo rifugio per la guerra fredda con medaglioni mitologici del teatro sparito e qualcosa di una casa di bambole Minuscola, conserva ancora l’Orfeo in gesso con in mano la lira, mentre lo spazio ovale vuoto accanto, sotto un curioso marcapiano di sassolini, mostra il segno del medaglione staccato: l’Euridice perduta L’Orfeo del décor interno del teatro un tempo all’angolo del parc des Bastions, sembra chiedersi, come nell’aria intitolata proprio così dell’Orfeo ed Euridice (762) di Gluck: «Che farò senza Euridice?» Sbircio meglio dentro e ormai l’ex nido d’amore di Liszt sembra colonizzato da canoe, kayak, attrezzatu-

re per il rafting L’Arve dal colorito glaciale scorre lì davanti Tende alle finestre come se ci fosse qualcuno in casa e la porta murata, mi trasmettono una leggera inquietudine È però la gioia per aver trovato intatto questo pavillon stile Hänsel e Gretel intorno al quale ora mi aggiro famelico di dettagli, aumentata dall’aria frizzantissima di marzo con lo scoppio di magnolie in giro eccetera, più il tocco dello scorrere indomito dell’Arve, a prevalere Di fianco, un altro medaglione in bassorilievo mostra un angioletto solleticare, con un filo d’erba, una bambina ancora addormentata Risbuco sul davanti, dall’altro lato della casetta orfica al quattro della route du Pas-de-l’Echelle, su un prato Incantato da quel particolare marcapiano di sassolini fluviali e dal suo destino fuori dal comune: musica, teatro, cinema, mito, amanti, e ora ritrovo per il rafting

fa, a questa cerimonia para-religiosa, partecipavano moltissimi svizzeri Oltre ovviamente alle migliaia di seguaci disseminati in ogni angolo del globo Con Federer sul pulpito, si conosceva il momento in cui il Sacerdote avrebbe pronunciato la prima formula: «Nel nome del Padre, del Figlio » Ma nessuno, neppure lui, sapeva quando avrebbe proferito quella finale «Ite, missa est» poteva giungere dopo un rito abbreviato di poco più di un ’ ora, ma poteva tardare al punto da mantenere i fedeli in preghiera per oltre cinque ore

Laliturgiacambiaradicalmentequando scende in pista Marco Odermatt

Nelle discipline veloci l’asso nidvaldese si gioca tutto in circa due minuti Se parte per primo, il rituale prevede semplicemente l’attesa dei -5 avversari ai quali si riconosce un barlume di chances Una mezz ’oretta di fibrillazione, prima che anche il can-

tastorie, alla tv, riconosca che i giochi sono fatti Nelle prove tecniche, l’attesa è capovolta Scendono dapprima gli altri, gli avversari Aggrediscono pista e paletti Si spingono oltre i loro limiti nel tentativo di alzare l’asticella Alla fine si lancia lui, il Pontifex Maximus Dopo una prima manche-capolavoro deve solo decidere se fare altrettanto, oppure difendere il vantaggio accumulato Nelle sue corde Marco Odermatt racchiude entrambi gli atteggiamenti Si lascia trasportare da un intuito e da una sensibilità sulla neve che sono senza pari E di regola vince Quest’anno lo ha fatto per  volte, eguagliando il primato stagionale detenuto dagli austriaci Marcel Hirscher ed Hermann Maier, e dall’icona svedese Ingemar Stenmark Con 242 punti complessivi ha demolito il record che apparteneva a Herminator da 2 anni, e si è messo in bacheca la

Sfera di cristallo, e le Coppe di Gigante e Super G

Sono sforzi diversi quelli di Federer e Odermatt Per la durata del gesto, e per la fruizione Entrambi sono però stati capaci di incollare gli appassionati allo schermo Entrambi hanno saputo innescare sentimenti di stima, simpatia, amorevole entusiasmo Dopo l’oro in discesa libera ai recenti Mondiali, qualcuno ha azzardato il paragone fra i due assi Marco, imbarazzato, ha ringraziato per il pensiero:

«Io sono io Lui è un gigante» Non sono le parole esatte, ma il concetto è questo In realtà alcune affinità fra i due sono palesi Anzi tutto la facilità e la leggerezza del gesto Là dove gli avversari sembrano trasportare l’universo sulle spalle, Marco e Roger fluttuano serenamente nell’aere, quasi fossero eteree figure soprannaturali Federer lo ha fatto per quasi 2 anni Odermatt, a 25 anni, scongiurata

la premessa iniziale, potrebbe presto entrare nell’Olimpo dello sci e dello sport di tutti i tempi Come sempre il condizionale è d’obbligo Ma io ho fiducia Ho la vaga sensazione che il nostro sciatore abbia delle risorse caratteriali ancora superiori a quelle del tennista, che era un meraviglioso e raffinatissimo distillato di talento puro Sono convinto che Roger, con il fisico di Nadal e la testa di Djokovic, avrebbe lasciato solo le briciole al resto del mondo È quanto sta facendo Marco Mi auguro, e soprattutto gli auguro, che anche lui possa trovare presto il suo Rafa e il suo Nole Pinturault, Kristoffersen e Aamodt-Kilde vedono l’imbocco del Sunset-Boulevard Aspettiamo quindi la Next Gen norvegese o il risveglio degli austriaci Sfide più aperte e più vibranti non potrebbero che ingigantire il mito di questo giovane campione nato e cresciuto nel cuore di Helvetia

Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 27 marzo 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino 21 TEMPO LIBERO / RUBRICHE ◆ ●
di Giancarlo Dionisio
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di Oliver Scharpf
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Le vere star della festa.

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ATTUALITÀ

L’alleanza anti-occidentale Putin e Xi pensano che l’attuale ordine mondiale sia americanocentrico e vada sostituito

Pagina 25

Donne sulle vette del potere Giorgia Meloni ed Elly Schlein dominano la scena politica di un Paese «machista»,l’Italia

Pagina 26

Francia, continua la protesta È ancora battaglia sulla Riforma delle pensioni voluta dal presidente Macron Quali sono le prospettive?

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Una tassista indiana a Roma La storia di Manpreet che ha preso il meglio di due mondi lontani e ne ha creato uno nuovo

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Ilpadre di Credit Suisse e della Svizzera moderna

Storia ◆ Lo zurighese Alfred Escher fu un imprenditore, un politico e un pioniere A lui si deve lo sviluppo della rete ferroviaria

67 anni Da dove iniziare a ricordare qualche tappa di questa lunga storia?

Tenendo conto del suo epilogo, stiamo parlando del Credit Suisse, val forse la pena di cominciare con un po ’ di leggerezza e, perché no, con una vecchia cuffia, di quelle che si mettevano sulle piste da sci quando ancora nevicava copiosamente Un berretto tricolore – bianco, rosso e azzurro – con una croce elvetica stilizzata, e due sigle: SKA e CS Era il 977 quando i vertici della banca decisero di distribuirne quasi un milione, gratis Oggi il Credit Suisse è in via di liquidazione e quella cuffia, ironia della storia, vale molto più di una singola azione del gruppo zurighese Basti dire che la settimana scorsa sul portale di vendite online Ricardo c ’ era chi chiedeva fino a 55 franchi per uno di quegli storici berretti Il valore dell’azione invece è scivolato sotto il franco svizzero, non basta nemmeno per bere un caffè E qui finisce questo incipit all’insegna della leggerezza Quella cuffia ci permette però di parlare anche di una delle tante zone d’ombra con cui si è dovuto confrontare l’istituto di Zurigo, una vicenda che risale allo stesso anno, il 977, e che coinvolse appieno il Ticino Non per nulla quel caso è passato alla storia come «Lo scandalo di Chiasso» Fu un intreccio di operazioni non autorizzate, attraverso soldi in nero in fuga dall’Italia e una finanziaria basata nel Liechtenstein, chiamata Texon Un caso di riciclaggio sull’asse Chiasso-Vaduz che quando venne alla luce, in seguito alla crisi petrolifera, aveva ormai causato una voragine da oltre un miliardo e 4 milioni di franchi Il presidente generale della banca dovette lasciare il suo incarico, i vertici del CS di Chiasso finirono in galera e ci fu persino un risvolto politico, visto che un Consigliere di Stato ticinese, Fabio Vassalli, si vide costretto a dimettersi dal Governo per alcuni suoi contatti con la stessa Texon, che lui in un primo tempo aveva invano cercato di nascondere Una questione da cui non emersero responsabilità gravi, ma quella mancanza di trasparenza gli costò il posto in Governo, appena due anni dopo la sua elezione.

Già allora, come del resto sta capitando anche oggi, questa vicenda diede il via a un infuocato dibattito politico a Berna, dove vennero depositati ben 7 atti parlamentari che chiedevano di accrescere la vigilanza pubblica sull’intero settore finanziario elvetico e una limitazione del segreto bancario La vicenda Texon fu il primo grande passo falso di questa banca nata a Zurigo nel 56 E qui val la pena di tornare proprio a quegli anni, alla seconda metà dell’Ottocento, e al fondatore dell’istituto, lo

zurighese Alfred Escher, considerato uno dei padri della Svizzera moderna E anche qui c’è un intreccio, questa volta di visioni e di progettualità, che porta di nuovo al Ticino e, in particolare, alla prima galleria ferroviaria del San Gottardo Erano decisamente altri tempi, basti ricordare che Escher rivestì diverse cariche politiche anche contemporaneamente, visto che le leggi di allora lo permettevano

Morì quasi dimenticato, a causa soprattutto degli scontri per la gestione del progetto ferroviario del San Gottardo

Nato nel 9, a soli 29 anni e a nome del suo partito, il PLR, fu eletto nel Governo del canton Zurigo, dove fu a lungo anche deputato in Gran consiglio A livello federale Escher fece parte del Consiglio nazionale per ben 4 anni e per quattro volte fu presidente dell’Assemblea federale Un primato A lui e Stefano Franscini, primo consigliere federale ticine-

se, si deve la creazione del Politecnico federale di Zurigo Non ebbe mai l’ambizione di diventare consigliere federale Gli bastava, si diceva allora, dominare il Governo dall’esterno Non per nulla lo storico Peter Stadler lo ha definito «l’unico statista della Svizzera di quel tempo che poteva assomigliare, seppur da lontano, a Bismarck» Ma Escher non fu solo un politico, fu anche un imprenditore e un pioniere A lui si deve in particolare lo sviluppo della rete ferroviaria, che in Svizzera in quegli anni era appena agli albori e in grave ritardo rispetto a diversi altri Paesi europei In Parlamento, Escher riuscì ad imporre la sua visione liberale e a fare in modo che il finanziamento e i lavori per l’estensione della rete ferroviaria fossero affidati all’economia privata e non alla Confederazione E così fu anche per la prima galleria del San Gottardo, l’impresa di quel secolo Per far questo c ’ era però bisogno di investitori e di una nuova banca, con caratteristiche e servizi ben più efficaci di quelli offerti da una semplice cassa di risparmio Nella sua Zurigo Alfred Escher creò così il Credi-

to Svizzero Era il 56 e la città sulla Limmat non era certo quella che conosciamo oggi, nel nostro Paese i centri di maggior rilievo erano allora le antiche città commerciali di Basilea, Ginevra o San Gallo e nulla lasciava immaginare che Zurigo si sarebbe presto trasformata nella prima piazza bancaria della Svizzera Per Escher, che aveva solo 9 anni, fu un successo fin dai primi giorni Basti dire che la sottoscrizione delle azioni della banca andò subito a gonfie vele, come ricorda un altro storico, Joseph Jung, nel suo volume AlfredEscher, il fondatore della Svizzera moderna «Era ormai un fenomeno sociale, occorreva assolutamente prendervi parte e soprattutto evitare di diventare lo scherno di tutti arrivando troppo tardi Fu un evento unico nella storia dell’economia svizzera del XIX secolo» Sbocciò così, con questo slancio inatteso, quello che sarebbe poi diventato il fiore all’occhiello della finanza svizzera, a fianco e in rivalità costante con UBS Già nel 7 la banca aprì la sua prima filiale a New York, ci vollero invece più di  anni per aprirne

una a Basilea, la prima sede svizzera del CS al di fuori della città di Zurigo Escher non si limitò a dar vita a questa banca, si mosse ad esempio, anche in campo assicurativo creando quelle che oggi sono Swiss Life e Swiss Re Quest’uomo che come nessun altro seppe plasmare la Svizzera dell’Ottocento morì quasi dimenticato, lontano dalla gloria, a causa soprattutto degli scontri per la gestione del progetto ferroviario del San Gottardo, segnata da importanti sorpassi di spesa e dalla morte di 77 operai Oggi davanti alla stazione di Zurigo Escher guarda dall’alto della sua statua verso la Bahnhofstrasse, con la sede centrale del Credit Suisse lì a poche centinaia di metri Ha creato una banca, altri l’hanno trasformata in un colosso mondiale e altri ancora l’hanno portata alla sua rovina Un crollo dalle conseguenze ancora in gran parte da definire, anche per chi ci lavora, ma che ci permette di tornare a guardare ad Alfred Escher E chissà che nelle visioni di questo fondatore della Svizzera moderna non si possano trovare degli sprazzi di luce per uscire da questo vicolo buio

● ◆ Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 27 marzo 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino 23
La statua di Alfred Escher di fronte alla stazione di Zurigo (Keystone) Roberto Porta

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Putin e Xi uniti contro l’Occidente

L’analisi ◆ La Cina costruisce le basi per un ordine globale alternativo a quello americano-centrico, con la Russia «partner minore»

Al summit bilaterale fra Vladimir Putin e Xi Jinping (nella foto) l’Ucraina è rimasta marginale Il grosso del vertice di Mosca è stato dedicato al rafforzamento della cooperazione tra le due superpotenze Chi in Occidente si era illuso che questo fosse il momento per una iniziativa di pace cinese, per adesso resta a mani vuote Il «piano di pace di Xi», se proprio vogliamo chiamarlo così, si limita ad alcune blande affermazioni di principio sulla sovranità e sulla pace, accenna a un cessate-il-fuoco, che però dovrebbe accompagnarsi all’immediata levata di tutte le sanzioni contro la Russia Questo lascerebbe a Putin il controllo del  per cento del territorio ucraino che ha invaso e occupato con la violenza; gli darebbe il tempo per riarmarsi e preparare un successivo capitolo della sua aggressione; non offrirebbe alcuna garanzia sulla sicurezza futura dell’Ucraina, per non parlare della sete di giustizia per le tante vittime dei bombardamenti russi Non è necessario trovarsi in sintonia con Joe Biden per considerare che il piano di pace cinese non esiste Semmai stupisce che tanti in Occidente avessero circondato il vertice di Mosca di aspettative assurde Bastava leggere i media governativi di Pechino per capire che la visita di Xi sarebbe servita a rafforzare l’intesa tra le due superpotenze orientali, non a «mediare» con gli altri

Uno sguardo alla storia

Xi nei tre giorni della sua visita a Mosca ha reiterato la sua visione del mondo e del nuovo ruolo che la Cina intende svolgere È utile situarlo nel contesto storico, cioè osservando la distanza rispetto al profilo internazionale che la Cina ebbe in passato Durante l’epoca del comunismo radicale di Mao Zedong, la Repubblica Popolare «esportò la rivoluzione», appoggiando forze radicali in tutto il mondo, spesso in aperta rivalità con l’Unione Sovietica (URSS) Una fase diversa si aprì dopo la morte di Mao nel 976 Il successore Deng Xiaoping adottòunapoliticaesteradibassoprofilo, prudente Non era la rinuncia a svolgere un ruolo globale, era la consapevolezza che la Cina doveva prima

costruire le fondamenta della sua potenza, dissimulando le proprie ambizioni per non suscitare sospetti e contromisure negli altri

La transizione all’economia di mercato venne gestita in accordo con gli Stati Uniti e questi ultimi ebbero un ruolo essenziale nel consentire che la Cina bruciasse le tappe dello sviluppo fino a diventare la seconda economia mondiale Il culmine di quella simbiosi tra America e Cina avvenne nel 2 con l’ingresso della Repubblica Popolare nell’Organizzazione mondiale del commercio Il

2 segnò l’inizio di un ciclo nuovo La grande crisi finanziaria originata prevalentemente dagli Stati Uniti, convinse la dirigenza cinese che il capitalismo americano era malato La corrente filo-occidentale o «mercatista» dentro il Partito comunista venne progressivamente emarginata Tornò in auge lo statalismo Questa evoluzione fu rafforzata dal

22 in poi con l’avvento al potere di Xi Jinping Sotto la sua guida la Cina ha abbandonato la cautela, non «dissimula» la propria forza con il linguaggio modesto di Deng, anzi proclama senza imbarazzi la superiorità del proprio modello La nuova politica estera cinese, incarnata anche dalla generazione dei diplomatici chiamati «Guerrieri lupo», è molto più aggressiva Ne hanno fatto le spese per primi i Paesi vicini, dal Giappone alla Filippine al Vietnam,chehannovistolaCinamostrare sempre più spesso i suoi muscoli militari nelle contese territoriali La scelta di appoggiare Putin nell’invasione dell’Ucraina è coerente con questonuovoposizionamentodiPechino, ostile all’Occidente e deciso a contrastarne l’influenza su tutto il pianeta Nelle ultime settimane, prima e duranteilverticediMosca,Xihapromosso tre iniziative che vanno a completare le Nuove Vie della Seta (ufficialmente Belt and Road Initiative) Si chiamano Global Development Initiative, Global Security Initiative, Global Civilization Initiative La prima ingloba i grandi investimenti per infrastrutture già in corso in Asia, Africa, America latina La seconda rappresenta l’embrione di una «NATO sino-centrica», cioè prefigura alleanze di tipo militare La terza guarda alla versante politico e valoriale In questo

modo Xi presenta la Cina come un ’alternativa a 6 gradi agli Stati Uniti A tutte le Nazioni che non gradiscono l’egemonia americana, questa Cina si propone come un partner a tutto campo, con cui si possono fare affari, si può gestire la sicurezza, si può ottenere rispetto «Nel promuovere la modernizzazione – ha detto Xi – la Cina non percorre la vecchia strada del colonialismo e del saccheggio, né il percorso malvagio di quei Paesi che cercano l’egemonia con la forza Noi non imponiamo i nostri valori né il nostro modello» È un linguaggio familiare, quello dell’anti-colonialismo e dell’anti-imperialismo In questo senso si riallaccia all’epoca di Mao, quando la Cina si presentava come una Nazione sorella di tutte le altre Nazioni sottosviluppate, un ’alleata del Grande Sud globale

Oggi naturalmente quel linguaggio è carico di ambiguità e ipocrisie La Cina ha smesso da tempo di essere una Nazione povera Nel Grande Sud globale penetra come una banchiera che fa credito a condizioni esose e poco trasparenti; come una latifondista che accaparra terreni coltivabili; come

una sfruttatrice di risorse minerarie ed energetiche Anche sotto il profilo storico l’anti-colonialismo è contestabile visto che la Repubblica Popolare ètuttoraunimperocoloniale,unterzo del suo territorio sono Nazioni straniere conquistate e soggiogate (Tibet, Xinjiang, Mongolia Interiore) Però il linguaggio di Xi ha successo in molte aree del mondo, dove soprattutto le classi dirigenti e le élite intellettuali vedono un solo imperialismo, quello bianco,europeooamericano Èaquesta sfida per l’egemonia globale che Xi alludeva a Mosca, quando ha dichiarato che il mondo «sta andando verso cambiamenti mai visti nell’ultimo secolo» È una frase che lui ha ripetuto spesso alle grandi assise del partito comunista Evoca l’inizio di un secolo cinese, in cui Pechino costruirà le basi per un ordine globale alternativo a quello americano-centrico La politica estera di Xi sta bruciando le tappe in questa direzione Alla vigilia del suo viaggio a Mosca, la diplomazia cinese aveva messo a segno un successo importante e altamente simbolico Grazie alla mediazione di Xi, l’Arabia saudita e l’Iran hanno de-

ciso di ristabilire le relazioni diplomatiche bilaterali, interrotte da sette anni È la prima volta che la Repubblica Popolare «firma» un risultato diplomatico così visibile, e a grande distanza da casa propria: facendo irruzione in un ’ area dove i grandi attori geopolitici erano gli Stati Uniti e la Russia A dimostrazione che l’espansionismo cinese fa concorrenza non solo all’influenza americana, ma anche a quella russa, la diplomazia di Putin ha voluto reagire rapidamente mediando a sua volta il disgelo tra Arabia saudita e Siria Un altro Paese dove la Cina sta rafforzando il proprio ruolo è l’Afghanistan,dovevuoletrarrevantaggio dalla precipitosa e umiliante partenza degli americani Più vicino al cortile di casa propria, Xi Jinping è stato esortato dai ribelli birmani a svolgere un ruolo da mediatore nella guerra civile che insanguina Myanmar Infine Pechino ambisce a fare da paciere nel Corno d’Africa In questo attivismo nuovo della Cina sulla scena globale, aver catturato la Russia come un «junior partner», un socio in stato di evidente inferiorità, è un pezzo del disegno più vasto

La consulenza della Banca Migros ◆ Bisognerebbe mantenere la rotta anche in tempi incerti, pensando a lungo termine

In seguito al fallimento delle banche statunitensi e alla crisi di CS l’incertezza domina i mercati finanziari. Di recente l’indice svizzero di riferimento SMI ha toccato il minimo annuo È il caso di acquistare azioni in questo momento oppure sarebbe meglio attendere?

Se desiderate costituire un patrimonio a lungo termine, potrebbe essere questo il momento adatto La flessione dei corsi azionari ha un chiaro vantaggio: consente di acquistare più azioni a parità di budget d’investimento Diversi importanti crolli di borsa verificatisi negli ultimi anni si sono rivelati favorevoli opportunità di acquisto, come mostra un ’ analisi della Banca Migros relativa a un

mandato di gestione patrimoniale con quota azionaria del 4% Chi ha investito durante la crisi finanziaria del 2, nonostante le temporanee perdite di corso, ha conseguito un rendimento di circa il

% Analogamente, durante la crisi dell’euro nel 2 e quella del coronavirus nel 22, gli investimenti in questo mandato hanno generato rendimenti a lungo termine nell’ordine di due cifre Ciononostante, in tempi di incertezza molti investitori e molte investitrici preferiscono rinunciare del tutto a impegnare il proprio denaro Così facendo evitano innegabilmente le potenziali perdite di corso, ma si precludono anche la possibilità di approfittare di futuri rialzi delle quotazioni

In un contesto del genere è consigliabile non lasciarsi guidare troppo da emozioni come la paura Acquistare quando tutti vendono richiede una certa dose di coraggio, oltre a sufficienti riserve finanziarie A seconda del momento in cui si compra, infatti, possono esserci perdite temporanee Tuttavia gli investimenti a lungo termine hanno buone prospettive di rendimento, poiché nel tempo le oscillazioni dei prezzi vengono più che compensate Ecco perché gli investitori e le investitrici dovrebbero mantenere la rotta anche in tempi incerti Gli investimenti a lungo termine fruttano rendimenti elevati soprattutto durante pochi mesi borsistici estremamente forti Consigliamo agli investitori privati e alle in-

vestitrici private di farsi assistere da specialisti del settore per prendere le giuste decisioni sui loro investimenti anche durante una fase negativa del mercato

Consiglio Se acquistate delle azioni, cominciate investendo solo una parte dell’importo Se i corsi dovessero scendere ulteriormente, potete acquistare a prezzi più convenienti e ridurre così il prezzo d’acquisto Se questi salgono, invece, partecipate già con una parte ai profitti della fase di ripresa Così riducete il rischio di rincorrere il mercato in caso di rialzo dei corsi

Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 27 marzo 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino ATTUALITÀ 25
«Le borse sono in caduta, è il caso di investire?»
Amalia Pons consulente alla clientela presso la Banca Migros ed esperta di tematiche d’investimento
K e y s t o n e

Meloni e Schlein, duellanti e «alleate»

Italia ◆ Il vento è cambiato: sono due donne le protagoniste assolute della vita politica, con idee molto chiare e radicalmente diverse Alfio Caruso

L’intelligenza superiore alla media e il performante istinto hanno fatto comprendere in pochissimi giorni a Giorgia Meloni e ad Elly Schlein di poter essere l’una la garanzia dell’altra Le eterne duellanti, ma con il sottinteso che il palcoscenico è soltanto per loro: i «maschietti» possono assistere, al massimo applaudire Durante il primo confronto alla Camera Schlein lo ha proprio esplicitato: «Lei, Meloni, rappresenta il Governo, io l’opposizione» La partita se la giocano, e se la giocheranno, due donne ritenute ancora giovani, 46 anni Meloni, verso i  Schlein, capaci di spazzare via ogni concorrenza dell’altro sesso, benché con percorsi diversi Meloni ha portato in dieci anni la sua creatura politica – Fratelli d’Italia – dal 2 al  per cento e lo ha fatto in un campo dominato dal machismo più acceso mettendo la museruola prima ai suoi adepti dal petto in fuori poi a Silvio Berlusconi, che le considera soprattutto «femmine» e ne ha una concezione orizzontale, dal letto al tappetino Schlein, segretaria del Partito Democratico dal 2 marzo, è stato il fulmine più inatteso Per usare le sue parole: «Qualsiasi cosa io abbia fatto nella mia vita, i più hanno scommesso che sarebbe stato un fallimento» Invece è risultata talmente convincente da sbaragliare una persona perbene e un politico navigato come Matteo Bonaccini, stravotato dai tesserati del PD, ma travolto dagli appartenenti a una Sinistra vogliosa di novità E cosa c ’ era di più nuovo di un ’esterna agli apparati, non iscritta, dotata di triplice cittadinanza (italiana, svizzera e statunitense), innamorata di un ’altra donna, in possesso di un ’ottima oratoria con cui coprire lo zenit e il nadir di ogni problema, che ha subito additato al pubblico ludibrio i cacicchi e i capibastone, benché costoro l’avessero sostenuta?

Ma la spinta più forte è provenuta da Meloni: il suo esempio, il suo dominio della scena, l’aver subito ridotto a comprimari gli alleati Matteo Salvini e Berlusconi hanno rappresentato un paragone urticante per i tanti, che a parole si ritengono progressisti Allora è stato lanciato lo SOS: cherchez la femme per sentirsi ancora à la page e soprattutto per non trovarsi dal lato sbagliato della storia Appena eletta segretaria del PD, Schlein ha ricevuto una telefonata di complimenti dal-

la sua occulta alleata Ha ricambiato dicendosi pronta al raffronto, rivolgendosi direttamente a lei ed escludendo, quindi, dalla competizione qualsiasi altro pretendente Entrambe godono di un considerevole vantaggio: l’impossibilità di far peggio dei predecessori, a esclusione di Mario Draghi, cui Meloni si ispira nelle scelte internazionali e del quale Schlein ha conservato la scelta più contrastata: le armi all’Ucraina, nonostante i mal di pancia di alcuni alleati «Il fatto di essere sempre o quasi sottovalutate è un grande vantaggio, perché, sì, spesso non ti vedono arrivare!»

La rilevanza del cambiamento incarnato da Meloni e Schlein è fotografata da alcuni numeri Negli ultimi vent’anni in Italia sono avvenuti 4 femminicidi; una donna su tre nel corso della sua esistenza ha subito violenza fisica o sessuale; gli ultimi dati rilasciati dalla polizia raccontano

che ogni giorno  donne sono sottoposte a un ’aggressione, significa una ogni quindici minuti Al di là delle soverchierie, resistono arcaici luoghi comuni: gli uomini che inanellano conquiste sono ancora acclamati latin lover; le donne che si comportano allo stesso modo sono ancora ritenute di facili costumi, a meno che non concedano le proprie grazie agli occhiuti censori Fino all’agosto del 9 il codice penale ha contemplato il delitto d’onore, cioè la possibilità di cavarsela con pochi anni ammazzando la propria moglie, pochissimi i casi in cui a soccombere fosse il marito Un obbrobrio giuridico espressione di un maschilismo esasperato con due sole «attenuanti»: aver fornito lo spunto per il magnifico romanzo di Giovanni Arpino (Delitto d’onore) e per l’acclamatissimo film di Pietro Germi, Divorzio all’italiana con Marcello Mastroianni e Stefania Sandrelli, che arrivò a un passo dall’Oscar

Il «New York Times» ha incoronato Schlein quale simbolo di una mutazione senza precedenti, quale

speranza di rinnovamento del PD e quale unica sfidante di Meloni Tuttavia, secondo l’ultimo sondaggio, gl’italiani giudicano l’attuale presidente del Consiglio – così vuole essere chiamata – più credibile su politica estera, economia e lavoro e inferiore alla rivale sui diritti civili, dove per altro i colleghi di partito della capa di Governo eccellono per una visione oscurantista In ogni caso vale per entrambe una frase di Schlein ormai entrata nella vulgata comune: «Vorrei dire alle donne di questo Paese che il fatto di essere sempre o quasi sempre sottovalutate è un grande vantaggio, perché, sì, spesso non ti vedono arrivare!» Ecco: anche stavolta non le hanno viste arrivare e ora difficilmente se ne libereranno Malgrado le donne abbiano stipendi inferiori, malgrado siano ancora sottoposte alla tagliola di far coesistere lavoro e mondo domestico, malgrado l’ostinata tendenza a sottovalutarne l’apporto, Meloni e Schlein costituiscono l’avanguardia di una marcia lunga, silenziosa e inarrestabile: dal settembre dello scorso

anno Silvana Sciarra, professoressa universitaria di Diritto del lavoro, è presidentessa della Corte Costituzionale; da meno di un mese Margherita Cassano è la prima donna a presiedere la Corte di Cassazione

L’altra metà della Luna splende di luce propria come mai in precedenza D’altronde, se ogni famiglia italiana è affidata all’intraprendenza e ai sacrifici di una donna perché non affidare a esse anche la famiglia più grande, quella che raccoglie tutti noi? Il saggio Prodi ha detto: «Non è solo il duello tra due donne, ma tra due donne che si sono affermate da sole Sono due donne che sanno fare politica, ne vedremo delle belle»

In effetti molto le divide: una intende proibire pure le droghe leggere, l’altra intende legalizzarle; una vuole abolire il reddito di cittadinanza, l’altra vuole abolire il precariato; una teme gli effetti della transizione verde, l’altra teme il riscaldamento globale; una vuole ridimensionare e gestire l’immigrazione, l’altra vuole cambiare il Trattato di Dublino Rimane, comunque, una partita a due con la possibilità d’improvvise convergenze nel nome di quella solidarietà al femminile che le contraddistingue Lo fa presagire Meloni quando sostiene di aspettarsi un ’opposizione durissima, come quella esercitata da lei nell’ultimo decennio, e di essere convinta che con Schlein ci sarà una contrapposizione di idee Che è già in atto con il dibattito incentrato solo sulle due senza lasciare spazio ai rispettivi soci di minoranza Riempiono il proscenio per fidelizzare gli elettorati, per drenare consenso dai partiti limitrofi, per recuperare voti dal bacino dell’astensione L’incombenza dell’una giustifica e legittima quella dell’altra: in tal modo risucchiano energia, e soprattutto voti, dalle forze vicine Sono certe di aprire così un ciclo, di assurgere a emblema dei loro schieramenti E i sondaggi, con Fratelli d’Italia e PD nettamente al comando, confortano tale strategia Però il primo, vero esame saranno le Europee del 224 Meloni confida di stravolgere gli equilibri di maggioranza convincendo i popolari ad abbandonare i socialisti e a convergere sul gruppo conservatore, mentre Schlein sogna di trasformare il PD nel partito principale del socialismo europeo

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Pensioni in Francia: la guerra continua

Il punto ◆ Il presidente Macron difende la sua riforma e gli oppositori tornano in piazza, quali prospettive si aprono adesso?

Dopo numerose settimane di proteste e di manifestazioni contro la riforma delle pensioni, settimana scorsa il presidente francese si è deciso a parlare con un’intervista diffusa sulle due principali reti televisive France 2 e TF Emmanuel Macron ha difeso la sua riforma, che innalza l’età di pensionamento dai 62 ai 64 anni e l’ha ridefinita necessaria, addirittura indispensabile, per preservare l’attuale sistema pensionistico Ha respinto la richiesta dei sindacati e di una parte della classe politica di non promulgare la legge votata dalle camere ed ha incaricato Elisabeth Borne di continuare a guidare il Governo, affidandole i dossier ch’egli vorrebbe veder affrontati nei prossimi mesi Infine ha teso la mano ai sindacati, con i quali i rapporti sono degenerati, invitandoli a tornare al tavolo del negoziato Le parole del presidente Macron, espresse in un’intervista di mezz ’ ora, riusciranno ad abbassare la tensione e ad avviare una soluzione alla grave crisi sociale e politica che ha investito il Paese? È probabilmente troppo presto per poter dare una chiara risposta Molto dipenderà dalle scelte che faranno i sindacati, dalla determinazione dei manifestanti e dal diffondersi in una parte dell’opinione pubblica di una certa stanchezza di fronte alle difficoltà e agli inconvenienti creati dagli scioperi e dalle manifestazioni Gli oppositori sperano in due vie d’uscita. La prima si appoggia sulla Corte costituzionale, la seconda si affida al Referendum d’iniziativa condivisa

Sono ormai tre mesi che tutta l’energia negativa del Paese si è concentrata sul progetto di riforma delle pensioni Le giornate di protesta sono state numerose, indette e guidate dai sindacati, forti di una ritrovata unità d’intenti e di obiettivi Milioni di persone sono sfilate nei centri di molte città e tutti i sondaggi hanno rivelato costantemente che quattro francesi su cinque sono contrari alla riforma L’agitato contesto sociale ha reso burrascoso l’iter parlamentare Le grida, gli insulti e l’ostruzionismo con migliaia di emendamenti hanno caratterizzato i lavori dei deputati e reso impossibile il voto su parti centrali della riforma

Alla fine, non essendo sicuro di avere la maggioranza necessaria, il Governo ha fatto ricorso al 49 , ossia ad un dispositivo costituzionale che consente di ritenere approvato un progetto di legge, senza dovere farlo votare dal Parlamento La manovra non è piaciuta alle opposizioni, che hanno subito deposto due mozioni di censura Le due mozioni sono state respinte, rendendo così applicabile la riforma delle pensioni Ad una, però, sono mancati soltanto 9 voti, rendendo ben fragili le basi parlamentari sulle quali si appoggia l’Esecutivo

Gli oppositori alla riforma continueranno a chiedere al presidente Macron di rinunciare alla riforma, dando vita a scioperi e manifestazioni nei più svariati settori, dai trasporti ai rifornimenti di energia, alla difesa della salute pubblica Molto dipenderà dalla durata della futura protesta e dalla violenza che l’accompagnerà Gli oppositori sperano ancora in due vie d’uscita La prima si appoggia sulla Corte costituzionale, che potrebbe dichiarare incostituzionale tutto il

progetto o perlomeno una parte di esso La sua decisione è attesa entro un mese La seconda via d’uscita si affida al Referendum d’iniziativa condivisa (Référendum d’initiative partagée), un meccanismo legislativo che consente di portare un testo in votazione popolare se un quinto dei parlamentari l’ha firmato e se un decimo degli elettori l’ha sottoscritto Sono condizioni severe, decise dopo la crisi dei gilets jaunes, che rendono difficile il percorso fino alla votazione popolare Tutto quello che è successo negli ultimi tre mesi avrà ad ogni modo forti conseguenze sociali e politiche Il risentimento si è installato un po ’ ovunque ed ha allargato il fossato tra la popolazione e la politica Le violenze contro gli eletti e le loro sedi sono state denunciate decine di volte e la polizia è stata chiamata anche a proteggere alcuni parlamentari Il pericolo di ulteriori violenze è reale e chi osa parlare di pacificazione e di riconciliazione appare subito come una voce fuori dal coro L’alta tensione si ripercuote,ovviamente,anchesulpiano politico Il Governo di Elisabeth Borne esce indebolito Parecchi ministri non hanno saputo spiegare correttamente la riforma, provocando contraddizioni, smentite e altri passi falsi Anche Borne, seconda donna a guidare il Governo francese dopo Edith Cresson nel 99-92, non esce certo rafforzata da questa prova Ha dimostrato di avere molta energia e forza, certo, ma ha mancato due importan-

ti obiettivi Quello di far approvare la riforma dall’assemblea senza dover ricorrere all’articolo 49  della Costituzione e quello di far confluire nella maggioranza tutti i deputati repubblicani 9 di loro, su 6, hanno votato la mozione contro il Governo Macron le ha riconfermato la fiducia, ma la sua permanenza alla testa del Governo potrebbe cessare, non appena il presidente riterrà opportuno procedere ad un rimpasto dell’Esecutivo

Nel contesto politico e sociale attuale, e data la suddivisione dei poteri prevista dalla Costituzione, il compito più difficile spetta al presidente

Nel contesto politico e sociale attuale, e data la suddivisione dei poteri prevista dalla Costituzione, il compito più difficile spetta al presidente Cercherà di uscire indenne dalla crisi e di far risalire il suo basso indice di popolarità È chiamato anche a ristabilire i rapporti con i sindacati e a convincere almeno una parte dei francesi che sta operando nell’interesse generale e non soltanto in difesa dei ricchi, come gli vien rimproverato regolarmente Gli tocca anche tentare di nuovo di allargare la sua maggioranza parlamentare, altrimenti corre il rischio di farsi bocciare la prossima nuova riforma È un’impresa gigantesca dall’esito incerto Il suo man-

dato dura ancora quattro anni Per entrare nella storia come presidente riformatore non può certo appoggiarsi sulla riforma delle pensioni Deve promuovere nuove iniziative e riuscire a farle approvare dal Parlamento senza creare nuove ferite sociali Infine conviene evocare la scadenza presidenziale del 227 Una data cui i francesi già pensano e che prendono in considerazione Le tensioni degli ultimi mesi hanno rafforzato l’estrema destra e l’estrema sinistra,

Manifestazione a Marsiglia il 23 marzo (AFP)

e hanno indebolito i partiti moderati Chi sembra trarre i maggiori vantaggi dall’attuale situazione è Marine Le Pen La leader del Rassemblement national può contare sugli elettori delle classi popolari residenti nelle zone rurali e nelle periferie, coloro che si sentono maggiormente colpiti dalla riforma delle pensioni Molti pensano che Marine Le Pen si presenterà una quarta volta alle prossime presidenziali E tanti la vedono già qualificata per il secondo turno

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Dagli al migrante clandestino

Regno Unito ◆ Sunak mira a riconquistare i consensi perduti dal suo partito

Fermare gli sbarchi ad ogni costo Anche a rischio di violare i trattati internazionali Sono disposti a tutto il premier britannico Rishi Sunak e la sua ministra degli Interni, Suella Braverman, pur di riconquistare i consensi perduti dal loro partito in vista delle prossime elezioni politiche Seppure manchino ancora un paio di anni al voto, i due esponenti Tory sanno che per risalire la china, devono giocare d’anticipo e fare leva sull’arresto dell’immigrazione illegale, enunciata chiaramente da Sunak come una delle cinque priorità del suo Governo, oltre alla crescita economica, la sanità, la riduzione dell’inflazione e quella del debito pubblico Poco importa che le misure per fermare l’arrivo di migranti clandestini – presentate a inizio marzo – siano paragonate ai provvedimenti della Germania nazista negli anni Trenta da influenti opinionisti come il commentatore sportivo ed ex attaccante della nazionale di calcio inglese, Gary Lineker

Chi arriva senza permesso sarà arrestato e perderà automaticamente la facoltà di chiedere asilo politico oppure ottenere la cittadinanza britannica

Per un tweet critico della politica migratoria del Governo sul suo profilo che conta quasi 9 milioni di followers, Lineker – mostro sacro della televisione di Stato – è stato sospeso dalla BBC con l’accusa di avere violato le regole sull’imparzialità Il provvedimento però ha provocato un vero e proprio ammutinamento, con altri mezzo busti che si sono rifiutati di andare in onda in segno di solidarietà con il popolare commentatore, causando la cancellazione di vari programmi dal palinsesto dell’emittente nazionale pubblica Il risultato?

La BBC – accusata di mettere il bavaglio alla libertà di espressione solo quando viene messo in discussione l’operato del Governo – dopo qualche giorno ha dovuto fare marcia indietro e reintegrare Lineker, senza colpo ferire Anzi, l’ex calciatore ha pure colto l’occasione del suo ritorno sul piccolo schermo per ribadire la sua di-

La tassista indiana

Roma ◆ Manpreet ha preso il meglio di due mondi

Francesca Marino

stanza dal famigerato IllegalImmigration Bill «Per quanto gli ultimi giorni siano stati difficili, non sono stati in alcun modo paragonabili alla situazione di chi deve fuggire dal proprio Paese a causa di persecuzioni o guerra per trovare rifugio in una terra lontana», ha dichiarato l’ex attaccante, sottolineando come la Gran Bretagna resti nonostante tutto «un Paese di persone prevalentemente tolleranti, ospitali e generose» La nuova normativa migratoria –seppure debba ancora passare al vaglio delle Camere e prevedibilmente non completi l’iter parlamentare prima del prossimo settembre – ha valenza retroattiva e dunque è già applicabile a chi dal 7 marzo abbia fatto ingresso illegale nel Regno In base alle nuove regole, chi arriva nella «Perfida Albione» senza permesso –inclusi i migranti che attraversano il Canale della Manica a bordo di imbarcazioni di fortuna

sarà arrestato e perderà automaticamente la facoltà di chiedere asilo politico o ottenere la cittadinanza britannica Non solo Verrà rinchiuso per un minimo di 2 giorni in un centro di detenzione senza processo e accesso alla libertà su cauzione, rispedito nel Paese di origine o in un Paese terzo ritenuto sicuro come il Ruanda e bandito per sempre dal Regno Unito La deportazione potrà essere posticipata solo per i migranti illegali minori di  anni o affetti da gravi patologie mediche

In assenza di un visto o permesso speciale, l’ingresso nel Paese era già vietato e punito con il carcere fino a 4 anni dallo scorso giugno Tuttavia la precedente legislazione non precludeva il diritto di chiedere asilo in base alle norme di diritto internazionale, a seconda se giunti o meno attraverso canali di ingresso non autorizzati Il nuovo pacchetto di norme sulla migrazione illegale, invece, oltre a restringere fortemente questa facoltà, pone un tetto massimo al numero di rifugiati arrivati per vie legali che possono rimanere nel Regno Unito ogni anno Spetterà al Parlamento stabilire quanti rifugiati avranno questo privilegio, tenuto conto della capacità delle autorità locali in termini di alloggi e servizi Peccato che per la maggior parte dei richiedenti asilo

non esistano vie «sicure e legali» per entrare in Gran Bretagna, salvo che si tratti di cittadini di pochi e specifici Paesi come l’Ucraina, l’Afghanistan o l’ex colonia britannica di Hong Kong La normativa ha suscitato lo sdegno delle opposizioni Per i laburisti «disumanizza alcune delle persone più vulnerabili della Terra», mentre per i liberaldemocratici è semplicemente «immorale» Anche l’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite ha espresso preoccupazione e giudicato la legislazione in contrasto con la Convenzione sui rifugiati Suella Braverman ha ammesso che la deportazione senza processo degli immigrati potrebbe violare la Convenzione europea dei diritti umani e incontrare altri ostacoli legali Tuttavia la ministra degli Interni ritiene anche che sia l’unico modo per fermare gli sbarchi: quasi 45’756 migranti hanno attraversato la Manica nel 222, ovvero il 6 per cento in più che nell’anno precedente Si tratta del numero più alto da quando sono cominciate le rilevazioni Le vecchie domande d’asilo ancora da smaltire, intanto, hanno toccato quota record: oltre 6mila, pari all’ per cento del totale delle richieste presentate dal 2 ad oggi Limitare la facoltà di chiedere asilo ai migranti giunti per vie legali riuscirà però a porre freno agli sbarchi? In realtà c’è scetticismo all’interno dello stesso Governo Molti vedono nella controversa normativa principalmente un espediente tattico per contrapporre agli occhi dei sudditi il pugno di ferro dei Tory sull’immigrazione illegale al presunto lassismo dei Labour, che attualmente sono in vantaggio di 2 punti secondo i sondaggi Se la nuova politica migratoria si rivelerà efficace, infatti, il Governo sarà premiato dagli elettori In caso contrario, i Conservatori potranno scaricare la colpa su «avvocati sinistrorsi» come il leader dell’opposizione Keir Starmer, così apostrofato dallo stesso Rishi Sunak Ci sono dubbi anche in merito all’applicazione pratica delle nuove regole: è poco chiaro come la costosa deportazione di poche centinaia di migranti alla settimana possa risolvere la situazione di stallo di decine di migliaia di richiedenti asilo

Ciò che è davvero sorprendente di Manpreet Kaur (nella foto) è che non sa quanto sia speciale e che non abbia un’idea chiara del perché la sua storia meriti di essere raccontata Lei si è sempre considerata una ragazza come tante altre Ma, letta la sua storia, una bambina come tante, una che sta crescendo in Italia, in Svizzera o in un qualunque Paese europeo, una qualunque bimba che arriva da un villaggio del Punjab – uno Stato indiano al confine con il Pakistan – (ma non solo) e pensa di non avere scelta, saprà che anche questo è possibile e che non dovrà vivere per forza come sua madre o sua nonna prima di lei Saprà di avere la possibilità di vivere la sua vita in un Paese diverso, di vivere e lavorare, pur rimanendo radicata nelle tradizioni del suo Paese d’origine La possibilità di essere una storia felice e non, come succede ad altre, di diventare un atroce racconto di cronaca nera La possibilità di essere, nel caso di Manpreet, la prima e unica ragazza di origine indiana a possedere e guidare un taxi a Roma A meno di  anni, essendosposataeconbambino,Brian, da tirare su Questa storia inizia per caso, chiamando un taxi in una soleggiata mattinata romana: 5 minuti per arrivare, dice l’app, nome dell’autista: Manpreet E, dice la stessa Manpreet ridendo, la passeggera è forse l’unica persona in circolazione in grado di capire che lei è indiana, sikh e punjabi La gente, dice Manpreet, di solito nonpensacheleisiaindiana Leiparla un italiano perfetto, con uno spiccato accento romanesco Ed è amichevole, loquace, solare e sorridente Un esempio perfetto di come due culture possano fondersi magnificamente

«Avevo 6 anni quando sono arrivata in Italia, e ricordo poco della mia vita in India Mio padre vive in Italia dagli anni Ottanta, ha lavorato prima nelle stalle e poi ha comprato un autolavaggio» Manpreet cresce dunque a Roma, in una famiglia dalla mentalità piuttosto aperta Va a scuola, fino al liceo: «Sono in Italia da quasi 25 anni e non ho un solo amico indiano, a parte imieiparenti:nonc’eranoaltriragazzi indiani a scuola Insegnanti e compagni di classe mi hanno dato un nuovo nome, Manuela, perché nessuno riusciva a pronunciare il mio vero nome La mia famiglia mi ha dato libertà, ma non ne ho mai approfittato Sotto questo aspetto sono ancora profondamente indiana: ho un grande rispetto per i miei genitori e per la loro cultura, non ho mai nemmeno pensato di fare cose che sapevo o credevo li avrebbero feriti o fatti arrabbiare»

Aveva 2 anni quando, dopo aver terminato la scuola e aver lavorato per un paio d’anni come parrucchiera, i suoi hanno cominciato a parlare di matrimonio «Questa è l’unica cosa su cui i miei genitori sono sempre stati irremovibili: non esiste che tu esca

con o sposi un ragazzo italiano Dovevo sposare un ragazzo sikh appartenenteallanostracomunità Peròiosono cresciuta in Italia Così, quando mi hanno detto che mi avrebbero presentato un “ ragazzo adatto” in India, ho risposto: non se ne parla! Sono andata in India pronta a rifiutare la proposta Ma poi è successa una cosa incredibile: il ragazzo arriva, io lo guardo e nel momentostessoincuil’hovistodicoa mia zia “sì, lo sposo ” La mia famiglia era più sconcertata di me Mi hanno chiesto: “Sei sicura? Non vuoi vedere un altro ragazzo? Nessuno ti obbliga, puoi scegliere” Ma io avevo già fatto la mia scelta Mi sono innamorata a prima vista, e così anche lui Ci siamo sposati in India due anni dopo, con un matrimonio tradizionale punjabi Lui è venuto in Italia e ora lavora con i miei genitori nell’autolavaggio»

E qui arriva un ’altra cosa di cui Manpreet non si è mai resa conto, qualcosa di non facile da digerire anche per uomini occidentali e «illuminati»: lei guadagna più del marito, ha un lavoro migliore e un’istruzione superiore a quella di lui «A lui va benissimo così Mio marito mi ha sempre sostenuto, così come mio fratello In realtà, mentre ero incinta di Brian, mio fratello, che guida anche lui un taxi, e mio padre mi hanno spinto a dare gli esami per prendere la licenza da tassista In realtà ero io a pensare che no, forse non è un lavoro per ragazze: i miei, però, hanno insistito E, dopo aver superato gli esami, viene fuori che c’è una licenza disponibile Così, visto che a quanto pare era destino, ho comprato un ’auto e cominciato a fare questo lavoro All’inizio è stato difficile, ma adesso non lo cambierei Mi dà libertà e anche la flessibilità di tornare quando ne ho bisogno per stare con mio figlio» Quando è nato Brian, Manpreet e il marito si sono trasferiti in un appartamento tutto loro, rompendo anche in questo caso con la tradizione «È stato allora che ho imparato a cucinare – dice la ragazza – perché prima non sapevo fare nulla» Il rapporto di Manpreet con l’India e l’Italia è complesso: «Mi sento troppo indiana per essere italiana e, quando sono in India, troppo italiana per considerarmi davvero indiana Credo che succeda a tuttiifiglidiimmigratinatiecresciuti all’estero: siamo bloccati in una sorta di terra di nessuno, non apparteniamo veramente a una cultura o all’altra» Una terra di nessuno, però, in cui la sua famiglia indiana è orgogliosa di lei, i suoi amici italiani sono fieri di lei e le voci di chi pensa che il posto di una ragazza sia a casa propria sono solo un rumore di fondo Una terra dove donne come Manpreet, sicure di sé, forti e coraggiose, possono prendere il meglio di due mondi e crearne uno nuovo E dare vita a storie felici, che meritano di essere raccontate

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Il premier britannico Rishi Sunak (Keystone)
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Un Cantone con due poli urbani

Uno dei temi di largo respiro affrontati nel dibattito politico che ha preceduto le elezioni è stato quello della Città Ticino È un tema che può creare confusione perché, come ha precisato Claudio Ferrata, la Città Ticino è solo una metafora geografica Essa non esiste invece come realtà istituzionale funzionante Al massimo si può ritenere che sia uno scenario territoriale che potrebbe formarsi in forza sia della riduzione della durata dei tragitti per ferrovia, sia del fatto che ormai i territori degli agglomerati urbani di Chiasso-Mendrisio, Lugano, Bellinzona e Locarno si toccano, sia infine come conseguenza delle larghe aggregazionidiComunirealizzateintorno ai centri di Mendrisio, Lugano e Bellinzona

Infine il concetto di città unica si basa anche sulla costatazione che lungo la ipsilon del percorso ferroviario, da Castione a Chiasso, il paesaggio costruito non presenta più soluzioni di

Affari Esteri

continuità È tuttavia difficile pensare che il succedersi dei piccoli nuclei dei vecchi villaggi e delle nuove zone di attività economica nel Mendrisiotto, nella valle del Vedeggio, nel piano di Magadino e nella bassa Riviera facciano parte di un insieme urbano organizzato, a meno che si voglia definire come città ogni spazio costruito di una certa estensione, indipendentemente dalla sua morfologia Nella realtà istituzionale del Ticino odierno dobbiamo dunque continuare a fare i conti con un sistema urbano formato non da una città, ma dai trecentridiLugano,BellinzonaeLocarno e dal dipolo Chiasso-Mendrisio Lo si è potuto costatare anche di recente, leggendo, sul «Corriere del Ticino», cosa pensavano i sindaci di questi centri del concetto di Città Ticino Badando in generale a difendere ognuno le proprie stalle e gli animali di razza che vi sono rinchiusi, quando si sono espressi su quel con-

cetto i sindaci hanno messo in evidenza, quasi unicamente, l’utilità e la necessità di rafforzare le relazioni tra i centri esistenti In effetti, la continua espansione delle zone costruite come pure i progressi nella mobilità ferroviaria hanno contribuito a intensificare queste relazioni Lo testimonia, per fare un esempio, l’aumento sensibile dei flussi di lavoratori pendolari, in particolare di quelli che si spostano tra gli agglomerati urbani sopracenerini e sottocenerini Ora l’entità degli stessi dipende in buona parte dall’attrattivitàdiciascuncentro Asuavolta l’attrattività dipende, sempre in buona parte, dalla dimensione del centro stesso W Christaller, un geografo tedesco dello scorso secolo, aveva spiegato l’emergere in un determinato spazio di una gerarchia dei centri dimostrando che la stessa si basava sul fatto che l’attrattiva di un centro era in funzione della sua dimensione Nel secon-

Sunak, la Brexit e il ritorno di BoJo

Il primo pezzetto dell’accordo tra Londra e Bruxelles sul Protocollo nordirlandese è stato votato dalla Camera dei Comuni con una grande maggioranza Per la prima volta da quando i parlamentari britannici hanno valutato (e spesso bocciato) i risultati dei negoziati sulla Brexit, cioè per la prima volta da anni, la rivolta è stata contenuta, ed è stata contenuta dal primo ministro, Rishi Sunak Sunak è a favore della Brexit da sempre: quando era sottosegretario nel Governo di David Cameron e ci si posizionava per il referendum del 26, quel giovane conservatore disse al suo capo che non sarebbe stato dalla sua parte, perché considerava l’uscita dall’UE una occasione Sette anni dopo, Sunak si ritrova premier – scelto per l’incompetenza della premier venuta prima di lui, Liz Truss, ma le primarie del partito lui le aveva perse – e deve gestire una Brexit che non si è concretizzata né come voleva lui

Zig-Zag

né come si aspettavano molti dei suoi compagni di Governo e di partito Ha scelto di farlo mettendo da parte convinzioni e fantasie, introducendo invece razionalità e pragmatismo Si potrebbe dire che non avesse molte alternative, essendo il bilancio della Brexit impietoso, ma non è del tutto vero: la tentazione di applicare al processo della Brexit teorie che si sono già rivelate fallimentari è ancora presente Oltre alla razionalità, Sunak ha introdotto un altro elemento: il silenzio Dei negoziati tra il Governo di Londra e l’UE sul Protocollo nordirlandese si è saputo molto poco, solo quando si è trovato l’accordo ci sono stati annunci e dichiarazioni Nemmeno dei negoziati interni al Partito conservatore e con i partiti brexitari dell’Irlanda del nord si è saputo granché, tant’è vero che si è arrivati al primo voto ai Comuni con aspettative alte e poche polemiche Il premier, che ha un forte senso di autoconser-

vazione oltre che la responsabilità di rimettere assieme i cocci del Paese, ha realizzato che il dibattito continuo e incontrollato sulla Brexit, spesso condizionato più dall’ideologia che dalla realtà, era diventato un boomerang, e che il rischio di restare ancora una volta paralizzati era molto alto Se si guardano i negoziati sulla Brexit da una certa distanza, risulta chiaro che l’ostacolo principale a un divorzio più tranquillo possibile non è stata l’ostilità dell’UE ma la lotta interna al Partito conservatore Sunak è riuscito a disinnescare buona parte di questo perpetuo scontro interno Non tutto La mattina del voto, l’ex premier Boris Johnson, che deve la sua carriera nazionale e il suo potere proprio alla Brexit definita «done», realizzata, in modo prematuro, ha detto che avrebbe votato contro al primo voto sull’accordo della stagione Sunak Al di là del merito – Johnson ha rimandato la decisione sul Pro-

L’importanza di chiamarsi Marco

MarcoemogliearrivanoaBeckenried (Canton Nidvaldo) Sono in visita da amici, una coppia con cui si incontrano di tanto in tanto nei weekend Parcheggiano l’auto nel garage condominiale, tolgono una piccola valigia, dei fiori e aprono la porta che immette nell’atrio del lift dello stabile Di fronte a loro, appesa alla rampa delle scale, trovano una bandiera svizzera due metri per due con al centro del bianco della croce la scritta «Bravo Marco» Alcuni secondi di stupore: che genialata, che amici, essere salutati in questo modo e complimentati per una personalissima vittoria! Di nuovo pochi secondi e, vedendo sul rosso della bandiera decine di firme oltre a quelle dei loro amici, nasce il dubbio che forse Infatti la conferma giunge dagli amici: «Vista la bandiera? L’abbiamo appesa perché rientra dai mondia-

li Marco Odermatt I genitori abitano qui e ora ha un appartamento anche il figlio» Tuttochiaro:quel«BravoMarco» era rivolto al ben più illustre omonimo Tuttavia anche il nostro Marco, ticinesediCham(CantonZugo),amico dai ruggenti anni venti (nostri, in grigioverde) sino agli incombenti anni ottanta (nostri anche quelli), un «Bravo» se lo merita E di sicuro anche voi non tardereste ad assegnarglielo, conquistati dal suo «savoir faire» tipico dei ticinesi che hanno passato quasi tutta lalorovita«indenta»(un«unicum»sociologico tutto da scoprire in Svizzera) ma badando a salvaguardare e conservareleproprieradici(perradicinon intendo solo il dialetto o le atmosfere da grotto, ma piuttosto quella che MicheleSerrahamagistralmentedefinito «potente lega di diversi metalli», composta da valori che ingabbiano e allo

stesso tempo sorreggono, una «ticinesità» sempre più in via d’estinzione) Del «ticines d’indenta» Marco impersona molte peculiarità, sovrastate da un umorismo che riesce a spandere su tutto, dalle vicende personali ai fatti di cronaca ricavati dal «Corriere» o dalle info tv, come pure dalle quotidiane telefonate con cui cerchiamo di puntellare gli anni di pensione che stiamo accatastando insieme Refrattario ai social, spesso tagliente nei giudizi e talvolta un po ’ ruvido nelle critiche: soprattutto quando dai suoi discorsi emerge un Ticino diverso e spiazzante per chi lo vive tutti i giorni Chi incontra questi suoi tratti e rimane irretito nelle sue ragnatele aneddotiche, approda comunque e sempre alla simpatia Proprio come è capitato a me e ad altri compagni in grigioverde che con lui da mezzo secolo portia-

do dopoguerra questo principio venne poi quantificato nella formula del «rank-size rule» che affermava addirittura che la popolazione di ogni città delsistemaeraugualeallapopolazione del centro più importante divisa per il rango che la città considerata occupava nella gerarchia del sistema urbano Così la seconda città avrebbe dovuto avere la metà degli abitanti della città maggiore; la terza, un terzo ecc Questa regola descrive di fatto le gerarchie urbane emerse durante il periodo dell’industrializzazione Durante questo periodo il medesimo principio valeva, più o meno, anche per la gerarchia dei centri urbani ticinesi Così nel 95, ossia quasi alla fine del periodo di industrializzazione, la gerarchia urbana era capeggiata da Lugano con 2’4 abitanti Al secondo posto veniva Bellinzona con 2’6 abitanti, il 57%dellacittàprimate(invecedel5% previsto dalla formula citata qui sopra) ealterzopostoLocarno,con7’767abi-

tanti, vale a dire il 6% della città capolista (invece del %)

La dimensione continua a contare, anche oggi Ma questo modello non è però più applicabile per spiegare la gerarchia del sistema urbano dell’economiaterziarizzata Cosi,versolafine dello scorso secolo, qualche studioso propose di sostituire al principio della gerarchia urbana il principio della rete che è un sistema nel quale tutti i centri sono equivalenti (i nodi di una rete sono tutti uguali) Nella rete vigerebbe poi una divisione delle funzioni cheporterebbeallaspecializzazionedi ciascun centro La rete avrebbe potuto essere considerata anche come il principio organizzativo della Città Ticino Purtroppo della stessa non c’è traccia attualmente Lo sviluppo del sistema urbano del Cantone nel nuovo secolo sembra invece stia orientandosi verso l’affermarsi di due poli: Lugano e Bellinzona Gli stessi stanno distanziando gli altri centri

tocollo nordirlandese, durante il suo mandato, perché sapeva che avrebbe diviso il suo partito e perché è sempre stato più vantaggioso addossare le colpe dei fallimenti a Bruxelles piuttosto che assumersi la responsabilità di gestire il divorzio cambiando alcune condizioni diventate irrealizzabili – l’ex premier ha voluto colpire Sunak, ma anche contare i suoi alleati in Parlamento Johnson è stato destituito da una decisione del Partito conservatore in seguito al partygate, lo scandalo sulle feste a Downing Street quando le regole del lockdown non le permettevano, ma gode ancora di molta lealtà tra i Tory, aumentata dal rimpianto di averlo cacciato che si è sviluppato durante la breve esperienza di Truss Non ci vuole stare, insomma, e anzi «il ritorno di BoJo» è diventato un filone narrativo molto presente sui media britannici

Ma quanto è grande questo consenso?

L’ex premier ha voluto verificarlo con

il voto sul Protocollo Quello stesso giorno però Johnson testimoniava davanti a una commissione dei Comuni proprio sul partygate: è accusato di aver violato le restrizioni e di aver mentito al Parlamento quando ha negato di essere a conoscenza delle violazioni Johnson ha mantenuto la sua linea anche durante la sua testimonianza, ha ribadito di non aver detto alcuna bugia e di non aver tradito la fiducia di nessuno La commissione dovrà decidere e in gioco c’è lo stesso ruolo da parlamentare di Johnson, ma nelle stesse ore il conteggio dei johnsoniani nell’aula dei Comuni non è andata troppo bene Questo non vuol dire che l’ex premier non abbia il sostegno che si aspettava, quanto piuttosto che il pragmatismo immesso da Sunak nelle dinamiche relative alla Brexit sembra essere apprezzato e che se mai un giorno Johnson dovesse tornare questa stessa concretezza potrebbe essere richiesta anche a lui

mo avanti vincoli di amicizia Come si fa a non provare ammirazione per un Marco che, nel pieno di una manovra militare, tutti ormai convinti che i capi ci avessero davvero dimenticati in un bosco del Toggenburgo, convince un commilitone motociclista e parte, deciso, a fare le sue personali manovre? Dapprima beato flaneur con moto al seguito e una scia di aperitivi in attesa nelle ridenti borgate dell’altipiano sangallese; poi raffinato viveur che prolunga la sua parentesi di comodità in tenuta d’assalto pernottando in un albergo; infine rassegnato prisonnier per una tre giorni di carcere militare? Era l’esordio Mezzo secolo dopo potrei riempire un libro di aneddoti che

l’amicohainanellatopassandoda«bocia» alla Brown Boveri di Baden alle stanze manageriali di una multinazionale europea, lasciando sterminate

impronte in giro per il mondo, spesso in compagnia della moglie Chris e sempre sorretto dalla buona stella di un savoir faire fuori dal comune, forse perché sempre sorretto da un inesauribile e contagioso savoir faire rire Invece mi tocca chiudere qui il mio racconto Nonsenzarivelarecomemaiun tipo «sgamato» come lui abbia potuto pensare,siapuresoloperunmomento, che quel «Bravo Marco» e la bandiera fosseroperlui Quellasera,dopotanti mesi e soprattutto dopo tante e dure prove superate, tra cui un lungo ciclo di chemio, per la prima volta era in uscita con la moglie «come ai bei tempi» Detto questo, so che mi capirete se, rubando qualcosina all’importanza del Marco mondiale di Beckenried, suggerisco che il «Bravo» sulla bandiera valga anche per il Marco «ticines d’indenta» di Cham

Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 27 marzo 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino 31 ATTUALITÀ / RUBRICHE ◆ ●
di Ovidio Biffi
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di Paola Peduzzi
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Regala la gioia dell’attesa dell’asilo

Una buona cartella dovrebbe essere dotata di spallacci imbottiti e regolabili, schienale imbottito e inserti catarifrangenti. Per la borsa dell’asilo è importante invece che sia robusta e lavabile. Entrambe dovrebbero avere chiusure e cinghie facili

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La Casa della letteratura

La realtà culturale luganese compie i suoi primi cinque anni, ce li racconta Fabiano Alborghetti

Pagina 37

Colours in square

È il titolo della mostra in corso alla Fondazione Morandini di Varese sull’opera di Marli Hoppe-Ritter

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Arti sceniche e ambiente

M2act crea progetti partecipativi che tematizzano le questioni urgenti del nostro tempo a teatro

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Le molte vite di Residenza Vela

Il teatro nel bunker

Alla Pergola di Firenze lo spettacolo di Stefano Massini ci porta dentro la guerra in Ucraina

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Casa museo/9 ◆ Partiti dalla meravigliosa casa di Monet a Giverny concludiamo la serie con un esempio di casa nostra

Precisiamo subito che la casa di Vincenzo Vela a Ligornetto non è una vera e propria Casa museo dato che ne è stata stravolta la struttura interna dopo la donazione di Spartaco Vela alla Confederazione nel 96 Si tratta di un museo È la fine che rischiano di fare molte Case museo che perdono progressivamente il loro carattere intimista

Vincenzo Vela (2-9) è uno dei partecipanti al Realismo italiano

Il Realismo nasce in Francia nei decenni centrali dell’Ottocento Le sue correnti sono molteplici e partono dal naturalismo dei pittori di Barbizon fino ai Macchiaioli in Italia per arrivare alla rivoluzione di Gustave Courbet

Il termine réalisme viene utilizzato ufficialmente nel 55 quando Courbet apre il Pavillon du Réalisme per contestare l’esposizione universale L’anno seguente Edmond Duranty fonda la rivista omonima e nel 57 Champfleury pubblica il libro Le Réalisme

L’arte, per loro, dovrebbe offrire «una rappresentazionefedeledelmondoreale» Dalla pittura di paesaggio si passa a quella sociale con Paul Delaroche o al filone dei mendicanti con artisti come Octave Tassaert e Nicolas Suc

La scultura si fa subito provocatoria come nella Femme piquée par un serpentdiAugusteClésingerdel47che oggi si può ammirare al Musée d’Orsay o nel Satyre et Bacchante di James Pradier del 4 al Louvre, ambedue a Parigi

In Italia fa discutere nel 4 Lorenzo Bartolini, docente di scultura all’Accademia di Belle Arti di Firenze, il quale durante una sua lezione fa posare un gobbo Accusato di aver infranto i canoni del bello ribatte: «Io nonhomaiintesodiprendereungobbo per modello di proporzioni né di regolare bellezza, ma ho voluto assuefare lo scolaro a rendersi padrone di quello che vede, senza sistemi e senza il pregiudizio dell’idealismo» Ed è proprio Bartolini che affascina il giovane Vela Almeno in una prima fase Nel Dizionario degli artisti italiani viventi del 96 Angelo De Gubernatis scrive che «nato in un Cantone svizzero che fu staccato all’Italia, egli si sentiva italiano» Infatti scoppiata la rivoluzione contro l’Austria torna a Milano e «non potendo combattere col fucile, gettava in faccia ai tiranni un ’ opera nuova, che era nella mutezza del marmo, un’imprecazione al di-

spotismo e un fiero inno alla libertà Quell’opera era Spartaco nell’atto che spezza le catene» Tullio Massarani in L’Arte a Parigi del 79 precisa: «Condensò negli sdegni generosi sul suo Spartaco gli sdegni d’una generazione; e diede alle divine speranze, che mareggiavano allora negli animi, l’ali e il sorriso di quell’altra Speranza divina, la quale non sembra già consolare una tomba, ma evocarne fuori lo spirito di una seconda vita»

TralesueopereilNapoleonemorente, Vittime del lavoro e il monumento a Gioacchino Murat del 64 alla Certosa di Bologna dove è sepolta la figlia Letizia

Dopo i primi successi ottenuti a Milano i fratelli Vincenzo e Lorenzo ristrutturano la casa paterna a Ligornetto A partire dal 4 Vela acquista, sempre a Ligornetto, due appezzamenti di terreno per 2’ metri quadrati a poco prezzo Poi all’inizio degli anni Sessanta, oramai famoso, decide di costruirvi la sua residenza Sceglie l’architetto Cipriano Ajmetti, personaggio marginale e, anzi, forse nemmeno architetto Nel 59 Ajmetti è ricordato per la medaglia ricevuta per l’Indipendenza e l’Unità d’Italia

Il primo progetto del 62 prevede un edificio a due piani con al centro una facciata con un ingresso a tre campate ad arco All’interno un cortile rettangolare con lo studio che si affaccia ai lati dello scalone del cortile stesso Il secondo progetto prevedeilpianoterraunicamentedirappresentanza: un ’entrata per le carrozze e una sala ottagonale centrale, detta dei Modelli Poi la cucina e la sala da pranzo Il portone esterno è decorato da due statue di Dante e Giotto e medaglioni di Michelangelo e Raffaello

L’architettoticineseIsidoroSpinelli segue i lavori di costruzione che durano quattro anni, fino al 66 I Vela entrano in possesso della nuova casa un anno prima, data dalla quale iniziano ad arrivare i gessi dallo studio torinese per essere posizionati nel salone centrale Operazione completata solo nel 6, quando l’atelier viene aperto al pubblico

Un altro amico genovese di Vela, l’architetto Augusto Guidini, si occupa di realizzare la portineria nel 

Unacasettadagiardiniereinlegno,tipochaletsvizzero,contrappostaall’aulicità della casa principale A Guidini si deve poi il progetto della tomba

dello scultore e la sua prima biografia Dopo la morte di Vincenzo e Lorenzo, il figlio Spartaco dona alla Confederazione la casa Nel 9 iniziano i lavori di ristrutturazione per ridisegnare i percorsi di visita Poi tra il 96 e il 99 avviene una vera e propria rivoluzione architettonica interna e l’intera casa diventa un omaggio all’artista e al suo lavoro

Nel 2 l’architetto Mario Botta l’ha nuovamente ristrutturata e posto le statue della sala ottagonale centrale su delle putrelle moderne dipinte di bianco con uno sfondo color antracite Qui troviamo una spettacolare sequenza di gessi tra i quali la statua equestre di Carlo II duca di Brunswick, quella di Garibaldi, Vittorio Emanuele II e Cavour

Ilpianosuperioreèadibitoadesposizioni temporanee L’ampio giardino attorno comprende un corso d’acqua, uno stagno e una curatissima varietà di piante, fra le quali palme, castagni, una quercia, e vari fiori

Dove e quando

Museo Vela Ligornetto ma-ve 10 00-17 00; sa-do 10 00-18 00 www museo-vela ch

● ◆ Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 27 marzo 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino 35
CULTURA
Museo Vela foto dell ingresso e della facciata (Mauro Zani Museo Vincenzo Vela) Gianluigi Bellei

Spasso travolgente per tutta la famiglia all’Europa-Park

Piacere assicurato per tutta la famiglia con le attrazioni dell'Europa-Park, i mondi acquatici di Rulantica e i servizi degli hotel a quattro stelle interni al parco (a destra)

Azione e Europa-Park mettono in palio un pacchetto famiglia (4 persone) per un valore totale di 1452 euro, comprendente due notti con colazione in hotel a quattro stelle, due ingressi giornalieri all'Europa-Park e un ingresso giornaliero al parco acquatico Rulantica In più cinque pass famiglia per l'Europa-Park del valore di 260 euro ciascuno e cinque pass per il parco acquatico Rulantica da 176 euro cadauno, sempre per 4 persone.

Il resort Europa-Park offre tutto ciò che serve per una breve vacanza ricca di emozioni e divertimento Nel parco acquatico Rulantica sirenette e tritoni di ogni età possono tuffarsi in un magico mondo di ambientazioni nordiche e scenari da leggenda, mentre all'Europa-Park si può viaggiare attraverso l'intero continente europeo in un solo giorno In un ambiente progettato con la massima cura, attrazioni e spettacoli per ogni età e qualunque gusto garantiscono divertimento ed emozioni a tutta la famiglia – ma senza trascurare chi all'avventura preferisce il relax Chi ama l'azione ha l'imbarazzo della scelta fra le  spettacolari montagne russe

dell'Europa-Park e i  scivoli del parco acquatico Rulantica Chi preferisce coccolarsi, invece, ha a disposizione una fantastica area relax e sauna, cui si aggiungono entusiasmanti show e un ricco ventaglio di proposte gastronomiche E nell'area tematica dedicata all'Austria è perfino possibile regalarsi una romantica gita in barca

Al termine di un ’emozionante giornata, infine, si possono ritemprare le forze, fare progetti per il giorno dopo e, da buon ultimo, fare sogni d’oro in uno dei sei hotel a tema interni al parco o, per i più sportivi, nel Camp Resort annesso

CONCORSO

Partecipa e vinci

Domanda del concorso

Quanti hotel a tema conta

l'Europa-Park?

Come si partecipa

● TELEFONO 0901 000 871 (Fr 1 –/chiamata)

Comunica la soluzione, il tuo nome e il tuo indirizzo

● SMS Invia il testo MMI1, la soluzione, il tuo nome e il tuo indirizzo al numero 3113 (Fr 1 –/SMS)

Esempio: MMI1 soluzione Pinco Pallino, via Esempio, 9999 Esempio

● ONLINE www migmag ch/ europapark-fr

Partecipazione gratuita

Termine ultimo di partecipazione:

2 aprile 2023

Condizioni di partecipazione: www migmag ch

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 27 marzo 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino MONDO MIGROS 36

Una Casa della letteratura itinerante

Feuilleton ◆ In dialogo con Fabiano Alborghetti per i primi cinque anni di attività di questa recente realtà culturale

La prima volta che ho intervistato Fabiano Alborghetti risale al 2 In quell’occasione parlammo de L’opposta riva – dieci anni dopo (Edizioni La Vita Felice), raccolta di poesie che uscì proprio quell’anno e come una Spoon River dei vivi raccoglieva voci e poesie d immigrati clandestini, sans-papiers, esistenze tessute nella povertà di chi vive ai margini Ci ritroviamo per caso, o forse no, esattamente dieci anni dopo e Fabiano Alborghetti, classe 97, nel frattempo ha ricevuto il Premio svizzero di letteratura nel 2 per Maiser (Marcos y Marcos, 27) romanzo in versi che di nuovo mette al centro le vite di persone comuni, ha pubblicato una nuova raccolta poetica, CorpuscolidiKrause (Gabriele Capelli editore, 222) e, soprattutto, dal 29 è diventato presidente della Casa della Letteratura che da poco ha inaugurato la sua nuova stagione e proprio il  marzo, tra qualche giorno, compie i suoi primi cinque anni di attività

Nell’era della postpandemia e della guerra vogliamo perseguire la luce per dire che non sono estinte la speranza, lo stupore, la gioia

Va detto che lo sguardo aperto, la sensibilità e lo spirito critico di Fabiano Alborghetti non abitano soltanto la sua scrittura e i suoi testi ma anche il suo modo di vedere il panorama letterario e culturale svizzero Nella nostra chiacchierata partiamo infatti con una riflessione sui due premi svizzeri importanti consegnati di recente che mi sembrano indicativi dello scenario attuale caratterizzato da una vivacità di voci e nuove uscite anche nella Svizzera italiana Mi riferisco naturalmente al vincitore dello Schweizer Buchpreis, Kim de l’Horizon (sabato  aprile sarà ospite degli Eventi letterari Monte Verità) e alla

vincitrice del Gran premio svizzero di letteratura Leta Semadeni «Il premio a Leta Semadeni è pienamente meritato per una carriera letteraria profonda fatta di ricerca Con la coerenza del linguaggio è riuscita a bilanciare bene prosa e poesia Senza mai snaturarsi ha mantenuto una coerenza stilistica e di sguardo che con il premio le è stata riconosciuta Peccato

fatta eccezione per Tamangur (Casagrande), opera molto bella che ha il passo lungo e il fiato largo della prosa ma anche la visione diagonale propria della poesia – che in italiano sia poco tradotta»

Più critico è il suo sguardo su Blutbuch, l’opera prima di Kim de l’Horizon «ne ho letto solo qualche estratto

aspetto l’edizione italiana che uscirà per il Saggiatore – ma continuo ad avere delle riserve Non vorrei

e questo mi spaventa sia come scrittore sia come operatore culturale

che il fatto che sia un autore non binario a trattare un argomento trito e ritrito ma con un approccio completamente nuovo, sia la scusante per incensare qualcosa che non c’è»

La traduzione nel segno dello scambio linguistico e culturale all’interno del nostro Paese è da sempre un tema caldo Nel caso di Kim de l’Horizon vediamo che a pubblicarlo sarà un editore italiano, un ’occasione persa (come tante altre)? «È un tema spinoso Ci sono degli editori che operano bene con la consapevolezza – e questo dobbiamo sottilinearlo – che la massa critica di poteziale pubblico interessato ad un certo tipo di letteratura nella Svizzera italiana non c’è Fare invece tradurre a editori italiani gli autori svizzeri romandi o germanofoni permette di raggiungere un bacino d’utenza molto più ampio L’editore ticinese che vuole tradurre un autore francofono si trova a dover combattere con un mercato con delle complessità da penetrare» A svolgere un grande lavoro di diffusione e scambio in questo ambito, sempre al passo con

Le nuove povertà

l’attualità, da dieci anni a questa parte c’è Viceversa letteratura che però dal 225 non riceverà più il sostegno federale alla cultura «Mi spaventa il fatto che possa venire minata la solidità e la continuità di una testata come Viceversa che è da sempre attenta all’attualità delle pubblicazioni nelle tre lingue nazionali e con la sua piattaforma fa un lavoro esemplare come pure con l’annuario, unica pubblicazione distribuita a livello nazionale» Veniamo alla Casa della letteratura che ha da poco inaugurato la nuova stagione con una programmazione dal titolo Ancora Luce nel segno di Goethe: «Nell’era della postpandemia e della guerra vogliamo perseguire la luce per dire che non sono estinte la speranza, lo stupore, la gioia Con la ragione, con la letteratura vogliamo fugare il buio Nella scelta dei temi e degli ospiti c’è stata la volontà di bilanciare voci e sguardi, non essere eccessivamente accademici ma convocare qualcosa che sia alla portata di un pubblico generalista avvicinandolo a temi che generalmente non frequenta o fanno paura, come ad esempio la poesia» Noncen’èforsetroppadipo-

esia? «Storicamente il Ticino è sempre stato terra di poesia ma è anche vero che negli ultimi sei anni c’è stata un’inversione di tendenza inaspettata con la nascita di nuovi prosatori e romanzieri La prosa è più facile da tradurre – ci ricolleghiamo al discorso di prima – e vediamo come alcuni bravi autori ticinesi appena nati sono già stati tradotti nelle due lingue nazionali – Fabio Andina e la sua Pozza del Felice nella traduzione tedesca ha fatto il botto così come Virginia Helbling in francese» Pensando alle ultime pubblicazioni e a una certa vivacità in campo narrativo mi vengono ancora in mente Monica Piffaretti (La memoria delle ciliegie, Salvioni), Sabina Zanini (A una voce, Capelli), Sarah Rossi Guidicelli (Voi che avete visto il mare, IET) e Monica Claudia Quadri (Infanzia e bestiario, Casagrande)

«C’è una grande vivacità rispetto a qualche anno fa in cui i grandi maestri facevano sentire la loro presenza Oggi, liberati dal padre ingombrante, i figli riescono a camminare da soli e lo stanno facendo bene»

Cinque anni fa avete avuto l’intuizione di creare una casa della lette-

ratura a Lugano al pari di altre città svizzere come Zurigo o Basilea: come vi relazionate con le altre realtà? «Siamo stati l’unica Casa della letteratura in Svizzera – anche rispetto a quelle più antiche per storia – a creare subito un dialogo, a proporre incontri e programmazioni con autori ticinesi Lo stesso sul nostro territorio, abbiamo cercato di fare rete con molte altre realtà culturali per creare degli eventi in tandem» Cosa risponde a chi vi imputa che siete chiusi, una sorta di circolo ristretto che invita sempre i soliti noti? «Se significa che non invitiamo qualunque scrittore della Svizzera italiana alla Casa della letteratura non è questo il termine di paragone perché non è nata per presentare qualsiasi cosa esca sul territorio C’è qualcosa a monte che guida la programmazione» Qual è stata la bellezza di questi primi cinque anni? «Direi bellezza e limite Bellezza perché siamo riusciti a colmare un buco che era evidente ci fosse I festival hanno un’importanza totale ma si aprono e chiudono in pochi giorni Dando spazio alle più diverse voci – dal saggio alla traduzione alla poesia alla prosa – abbiamo creato una continuità Il limite è che non riusciamo a girare per la Svizzera italiana quanto vorremmo e quindi portare i nostri incontri a Locarno, Chiasso, Mendrisio o Airolo Vorremmo non essere soltanto la Casa della letteratura con sede a Lugano ma rispecchiare anche con l’azione quello che è il nostro nome e dunque essere presenti fisicamente nel resto del Ticino A proposito di bellezza naturalmente c’è il pubblico, in questi anni abbiamo guadagnato la fiducia di un pubblico fedele e presente»

Il prossimo appuntamento in calendario è il 6 aprile alle   al Palazzo dei Congressi con Giorgio Boattichepresentailsuonuovoromanzo Abbassa il cielo e scendi (Mondadori)

Informazioni www casadellaletteratura ch

Feuilleton ◆ Il romanzo a puntate di Lidia Ravera per «Azione». Sul nostro sito www.azione.ch sono disponibili quelle precedenti

Quando i figli, a loro volta, figliano, pensò Esther, il loro baricentro affettivo si sposta Fuori dal corpo caldo della famiglia d’origine, con l’obbligo genetico di costituirne una propria, perdendo così il diritto di ribellarsi al padre e alla madre Le dispiaceva?

Forse no, o almeno non quanto pretendeva, nelle brevi amare discussioni serali, quando Candido sosteneva che andava tutto bene e lei dimostrava, cifre alla mano, che la loro aspettativa di vita non superava quella di una coppia di farfalle, e Tom ancora non si era «sistemato» e nemmeno Betta, benchè fossero belli e intelligenti, lucidi, ironici, colti

Li vedeva barcollare sotto il peso di quel futuro che non riusciva a incominciare

Le pareva che fossero troppo fluidi, troppo pazienti, troppo ottimisti e troppo disillusi

Si pavoneggiavano davanti a lei nella loro giovinezza inventata, ma lei non ci cascava, non era il tipo di donna che prende per buona l’imma-

gine che gli altri vogliono dare di sè Fossero estranei o consanguinei Vantava, Esther, di possedere una sorta di istinto per lo svelamento di ciò che i suoi interlocutori non volevano confessare

Erano arrivati alla torta di mele con il gelato di crema, quando chiese a Betta:

«Allora, si sono decisi a pagarti, quei mostri? Sara non ci ha detto di che cosa si trattava e comunque meglio tardi che mai, no?»

Betta arrossì, si morse un labbro, registrò un ’accelerazione del battito cardiaco

Per tutta la cena aveva preparato la risposta a quella domanda e ora non riusciva a dirla, come un attrice che – sul palcoscenico – all’improssivo non ricorda più la sua parte

Avrebbe dovuto dire, semplicemente: «Ho condotto la serata finale di un premio, il premio Virginia Reiter, per giovani talenti dello spettacolo dal vivo»

era vero

domanda «quando è stato»

avrebbe detto «l’anno scorso» anche se era successo sette anni prima

Mille euro lordi

Una miseria, se calcoli lo stress e il tempo investito, un ’enormità, se confronti la cifra con il nulla degli anni successivi Sul tema «lavori mal pagati» avrebbe potuto intrattenere sua suocera e anche farla sorridere Sorridere della propria disgrazia era ben visto, in casa Sandrucci

Poteva preludere ad una seria autocritica o semplicemente dimostrare l’irriducibilità del colpevole alle dure leggi del mercato

Una patente di nobiltà

Sarebbe andato tutto bene, se Betta avesse risposto a Esther quello che aveva deciso di rispondere, invece disse, dopo un silenzio gravido di imbarazzo «Scusate, non mi sento bene»

E, nella costernazione generale, andò in bagno

A vomitare la cena

Thomas guidava con una prudenza virtuosistica e la Mercedes sem-

brava scivolare sull’asfalto, nel suo silenzio lussuoso

Paolo Won Arnim avrebbe voluto assopirsi, ma l’inquietudine che l’aveva invaso, la notte in cui Betta aveva dormito a casa sua, non accennava a ridursi Nonostante fosse trascorsa, in assenza di altri incontri, un ’ intera settimanana

L’ultima mossa era stata l’invio del vestito rosso che Betta aveva dimenticato, o non aveva accettato

Poi non era successo più niente

Lei non si era più palesata, lui aveva rinunciato a ronzare nel quartiere di Testaccio, sperando di incontrarla

Le sue passeggiate quotidiane erano di nuovo senza meta e senza costrutto, se si esclude la triste necessità di tenere lubrificate le articolazioni

E questa mutazione l’aveva consegnato ad una forma di insofferenza verso se stesso, composta in parti diseguali, di noia e di biasimo

Certe volte prevaleva l’una, certe volte l’altra

Gli succedeva raramente, e mai così a lungo

In genere andava perfettamente d’accordo con l’immagine che si era costruito e con cui si era identificato fin dai beati anni della giovinezza Si era sempre sentito non tanto un vincente, quanto un uomo fortunato Per vincere occorre gareggiare, e lui non ne aveva mai avuto bisogno Munito com ’ era di un patrimonio ragguardevole, di una famiglia da disprezzare in un ambiente e da vantare nell’ambiente opposto, con eguale efficacia, dotato di una eccezionale prestanza fisica e di una intelligenza non comune, aveva attraversato gli otto decenni che componevano la sua esistenza con passo sicuro Senza altro obbiettivo che scovare sempre nuove forme di godimento, perché – e questo l’aveva capito prima di avere compiuto i trent’anni – la ripetizione è la vera nemica del piacere Il piacere viene a noia prima di qualsiasi altra esperienza umana E allora devi alzare la posta, si tratti di cocaina, di sesso, di cibo o d’amore ( – Continua)

Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 27 marzo 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino CULTURA 37
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Mostra ◆ Fino al 16 aprile la Fondazione Morandini a Varese ospita l’esposizione Colours in square

Alessia Brughera

Nel cuore della città di Varese c’è una splendida villa in stile Liberty immersa in un grande parco con alberi secolari e piante esotiche Quando Enrico Zanotti, medico molto stimato e conosciuto, la fece erigere nel 97 come abitazione di famiglia, il contesto circostante era molto diverso da quello attuale: pochi edifici e poche strade scarsamente affollate Eppure, anche oggi che attorno a essa i palazzi si sono moltiplicati e le vie si sono riempite di negozi e di persone, la dimora riesce ancora a risaltare con la sua nobile mole, testimonianza di un fascino d’altri tempi diventato patrimonio culturale identitario di Varese

Non si fatica dunque a credere che questa suggestiva residenza abbia colpito Marcello Morandini, artista mantovano di nascita ma varesino d’adozione, che la vide proprio quando era alla ricerca di un luogo adatto a ospitare la Fondazione a lui dedicata, e subito se ne innamorò, trovandola perfetta per questa nuova destinazione

Grazie all’aiuto di due generosi collezionisti americani, la villa venne acquistata e restaurata coniugando armoniosamente le caratteristiche di uno spazio espositivo alla struttura originale dell’edificio A lavori ultimati, nell’autunno di due anni fa, ecco che qui viene inaugurata la Fondazione Marcello Morandini con l’obiettivo di creare un museo dedicato alla conservazione e alla valorizzazione delle opere dell’artista, una delle figure più rappresentative dell’Arte Concreta europea, e di promuovere la conoscenza del movimento concretista attraverso mostre, conferenze e pubblicazioni di alto livello

E, difatti, a documentare il prolifico percorso di Morandini, oggi ottantatreenne, è una selezione di lavori che fa parte della collezione permanente della Fondazione: opere che dalla prima metà degli anni Sessanta, quando l’artista esordisce con le sue prime creazioni tridimensionali e con la sua prima personale curata da Germano Celant, arrivano fino ai giorni nostri, portandoci a conoscenza di una ricerca contraddistinta da una profonda dedizione al linguaggio geometrico applicata ai diversi campi della pittura, della scultura, del design e dell’architettura

Come si evince dalle opere esposte, Morandini ha sempre indagato il movimento nello spazio esprimendolo secondo le logiche della matematica Naturale, quindi, è stato il suo accostarsi sia alle esperienze dell’Arte Concreta, improntata a fare delle strutture geometrizzanti e dei colori puri gli strumenti per manifestare le forme del reale, sia a quelle dell’Arte Cinetica, volta alla resa del dinamismo e allo studio dei meccanismi della percezione visiva

Proprio rapportandosi al rigoroso razionalismo che permea la produzione di Morandini, la Fondazione ospita fino alla metà di aprile una mostra che ruota attorno al quadrato, figura dall’alto valore simbolico che evoca caratteristiche quali la semplicità, la coerenza logica, la solidità e la purezza formale, e per questo molto amata dai quei movimenti artistici che hanno assunto tali qualità estetiche come fondamento delle loro indagini

La rassegna presenta un nutrito nucleo di opere appartenenti a una raccolta d’arte molto particolare, quella di Marli Hoppe-Ritter, il cui nome è legato a una delle fabbri-

che di cioccolato più note al mondo: la Ritter, appunto Nipote del fondatore dell’azienda dolciaria tedesca, la Hoppe-Ritter ha iniziato a collezionare arte negli anni Ottanta, focalizzando la sua attenzione, nel corso del tempo, sul tema del quadrato È così che da trent’anni, insieme al marito Hilmann Hoppe, acquista esclusivamente lavori che abbiano come protagonista quella forma che sua nonna aveva intuito essere perfetta per una tavoletta di cioccolato che potesse stare comodamente nelle tasche degli sportivi e che ha fatto la fortuna dell’impresa di famiglia

Se la scelta di interessarsi a opere di questo tipo sia stata dettata solo dalla volontà di omaggiare la foggia dell’iconico prodotto che ha consacrato la Ritter alla fama internazionale o sia stata anche supportata da una manovra strategica per rafforzare ulteriormente l’identità aziendale, non possiamo saperlo Quel che è certo è che il risultato è una collezione radunata con cura e competenza, costituita oggi da quasi milleduecento pezzi geometrico-astratti di artisti del XX e del XXI secolo che hanno interpretato il quadrato con una grande varietà di linguaggi

A chi le chiede come sia nata la passione per questa figura geoemetrica, la Hoppe-Ritter racconta di come davanti ad alcuni dipinti dello svizzero Camille Graeser si sia resa conto di quanto il quadrato avesse una lunga tradizione nella storia dell’arte Il nome da lei più citato è Kazimir Malevič, maestro russo fondatore della corrente Suprematista nonché autore di quel Quadrato Nero considerato dai critici «il punto zero della pittura», dove la forma in questione diventa «l’embrione di tutte le possibilità che nel loro sviluppo acquistano una forza sorprendente»

E non è quindi un caso che il primo lavoro a entrare a far parte della collezione sia stato un disegno di Malevič del 95, il pezzo ancora oggi più antico della raccolta A seguire sono state comprate opere di Josef Albers (la cui serie Omaggio al quadrato non poteva che ispirare fortemente la Hoppe-Ritter), di Max Bill, artista elvetico considerato uno dei massimi rappresentanti dell’Arte Concreta, di Johannes Itten, altro importante pittore svizzero e teorico del colore, e di Victor Vasarely, fondatore della Optical Art, solo per citarne alcuni

Parte di questa preziosa raccolta ha trovato sede nel Museo Ritter, fatto costruire nel 25 a Waldenbuch, non lontano da Stoccarda, proprio per

dare una degna collocazione ai lavori L’edificio, neanche a dirlo di forma quadrata, è immerso nel verde e nel profumo di cioccolato che proviene dalla vicina fabbrica, ed è stato inaugurato con una mostra personale di Marcello Morandini

Della collezione Hoppe-Ritter, che tocca molti dei grandi movimenti artistici contemporanei (dal Costruttivismo al De Stijl, dal Concretismo zurighese alla Minimal Art), sono arrivate a Varese quaranta ope-

Uno sguardo sull’esposizione dedicata al tema del quadrato (Fondazione Marcello Morandini)

re selezionate dalla curatrice Barbara Willert, direttrice del Museo di Waldenbuch

Tra i lavori più interessanti esposti alla Fondazione troviamo un dipinto del già citato Camille Graeser dal titolo CaputMortuum,unacrilicoincui la solida forma del quadrato instaura un rapporto dinamico con il colore, mantenendoincostantemovimentola percezione dello spettatore Poco lontano ecco Max Bill, presente in rassegna con una tela dei primi anni Set-

tanta che affascina per l’armonia della composizione e per il raffinato gioco di contrasti cromatici E poi ci sono Grazia Varisco, figura chiave dell’Arte Programmata e Cinetica, di cui si può ammirare l’opera Mercuriale, del 967, e Peter Weber, artista tedesco di cui la mostra espone una delle impeccabili creazioni in feltro che assumono l’aspetto di austeri altorilievi

Al piano superiore, nella luminosa stanza centrale, catturano la nostra attenzione il lavoro di Reiner Seliger, artista polacco che nel suo Senza Titolo, datato 24, dispone meticolosamente in fila centinaia di gessetti per lavagna dando vita a un quadrato dal forte richiamo tattile, e quello dello scozzese Jim Lambie, autore di un Metal Box costituito da diversi strati di fogli di alluminio verniciati e piegati, a creare geometrie giocose dai colori vibranti E la loro vicinanza alle rigorose opere in bianco e nero di Morandini collocate nella medesima sala crea degli accostamenti inediti che gratificano l’occhio e lo spirito

Dove e quando Colours in a Square – Works from the Marli Hoppe-Ritter Collection Fondazione Marcello Morandini, Varese Fino al 16 aprile 2023 Orari: da ve a do 10 00-12 30/15 00-18 00 www fondazionemarcellomorandini com

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Affreschi mai così vicini

Arte ◆ Il restauro de La Cappella Brancacci è l’occasione per una visita inedita

Un «tazebao», un manifesto e allo stesso tempo un racconto per immagini che cela le ambizioni e la storia di una famiglia, ma anche un album dei maggiori pittori del 4, questo è il meraviglioso ciclo di affreschi della Cappella Brancacci che adesso si può vedere da vicino nella Basilica di Santa Maria del Carmine a Firenze grazie al ponteggio realizzato per permetterne il restauro e lo studio, che, per la prima volta mette anche i visitatori faccia a faccia con i personaggi e le scene dipinte nella prima metà del Quattrocento Famiglia di ricchi mercanti della seta, esponenti di spicco della politica cittadina, i Brancacci al culmine del loro prestigio decidono di far decorare la cappella che possiedono in questa importante chiesa sin dalla fine del Trecento, con un ciclo di affreschi sulla vita di San Pietro, protettore della famiglia che come usava all’epoca, avrebbe fatto capolino nelle varie scene con i suoi membri più in vista ed i propri sodali immortalati ad imperitura memoria Il destino invece decise altrimenti e la Cappella Brancacci sarebbe presto divenuta famosa soprattutto come prezioso scrigno di capolavori grazie agli artisti che vi lavorarono: da Masolino da Panicale, all’epoca pittore quarantenne conosciuto e affermato, al giovane Masaccio che collaborava con lui alla decorazione degli affreschi in un ’alternanza dove le diversità di

entrambi si fondono mirabilmente

Oggi, a piccoli gruppi si sale a circa tre metri di altezza, sui ponteggi posizionati come nel 42 in modo che i due pittori potessero lavorare alle varie scene senza ostacolarsi, realizzandole «a scacchiera» (è necessario prenotare la visita sul sito www bigliettimusei comune fi it) I personaggi affrescati visti così da vicino sbalordiscono per la bellezza dei volti, la precisione, l’accuratezza dei tratti e la quantità dei dettagli Si tratta spesso di persone all’epoca molto conosciute e si ipotizza che su quelle impalcature ci fosse un gran via vai di gente, e non solo per curiosità artistiche, visto che i Brancacci in quegli affreschi volevano ribadire anche le proprie scelte politiche filo pontificie e favorevoli all’introduzione del «catasto fiorentino», la prima misura di tassazione proporzionale basata sul reddito, osteggiata da molte ricche famiglie di mercanti e banchieri Così, tra le varie scene della vita di S Pietro narrate negli affreschi, dipinte da Masaccio c’è l’episodio del Pagamento deltributo, come pure quello della Distribuzione delle elemosine che oltre ad essere mirabili per la plasticità delle figure, l’uso del colore e delle invenzioni prospettiche, ribadivano la necessità civile, come pure morale e religiosa di pagare le tasse per il bene della comunità Il catasto infine viene creato, ma i tumultuosi eventi politi-

ci fiorentini di quegli anni e i contrasti dei Brancacci con il potente Cosimo de’ Medici, causano l’esilio della famiglia e il ciclo di affreschi della Cappella resta incompiuto: Masolino è in Ungheria al seguito di un ’ambasceria fiorentina, mentre il ventiseienne Masaccio muore misteriosamente nel 42 durante un viaggio a Roma

Il destino dell’opera pare senza speranza quando i Brancacci, banditi a vita da Firenze, scompaiono anche dagli affreschi, infatti i carmelitani della Chiesa del Carmine ne fanno cancellare i ritratti dalla Cappella L’oblio dura cinquant’anni, poi la famiglia Brancacci viene riammessa in città e la Cappella, che nel frattempo ha cambiato nome, viene affidata a Filippino Lippi, pittore di grande reputazione oltre ad essere figlio di Filippo, primo allievo di Masaccio Chi meglio di lui può completare il ciclo di affreschi?

Il risultato è tale che, come scrive il Vasari settant’anni dopo nelle Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti, la cappella divenne «la scuola di tutti frequentata da infiniti disegnatori e maestri» e oggi con le più moderne tecniche di restauro si cerca di saperne di più su come lavorarono i tre pittori, sulle loro tavolozze e i loro metodi, tentando anche di individuare meglio l’ampiezza dell’opera di ognuno di loro Ma intanto i ponteggi necessari a questa indagine finan-

ziata per gran parte dalla Fondazione statunitense Friends of Florence con la Jay Pritzker Foundation, ci permettono di ammirare ad occhio nudo veri capolavori come la famosa scena della Tentazione di Adamo ed Eva di Masolino, dalle figure armoniose e delicate nella loro sensuale nudità, alle quali, in un verde giardino, si affianca il serpente, idealizzato e raffigurato con una piccola testa umana, che osserva Eva mentre addenta il frutto proibito Questo affresco è all’inizio del ciclo pittorico della Cappella e gli fa da contraltare sul pilastro opposto La cacciata dal Paradiso dipinta da Masaccio, intrisa di realismo con Adamo ed Eva che fuggono dal giardino dell’Eden sotto un cielo in tempesta,

le sembianze sconvolte dalla paura e dalla vergogna sia fisicamente che psicologicamente, mentre un angelo con la spada sguainata li sovrasta Negli affreschi della Cappella Brancacci c’è soprattutto l’eredità artistica di Masaccio, il suo talento e l’impronta rivoluzionaria del suo stile che fu l’inizio del Rinascimento Non per niente tra le scene più famose del ciclo pittorico c’è anche quella del Battesimodeineofiti dove un gruppo di giovani sulla riva del fiume viene battezzato da Pietro e, a parte la perfetta anatomia dei corpi, ognuno di loro è rappresentato in un momento diverso del battesimo come se la scena fosse una sequenza cinematografica ante litteram

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Blanche Greco Il Battesimo dei neofiti, affresco del Masaccio (Wikipedia)

M2act: il teatro e il suo potenziale ecologico

Iniziative ◆ Il progetto del Percento culturale dà forma a processi co-creativi che mettono in relazione le arti sceniche con le discipline ambientali

Siamo contenti di aver parlato di questo importante argomento e che ora tutto sia pronto in caso di emergenza

Occuparsi per tempo delle misure preventive

A nessuno piace pensare alle difficili decisioni relative al fine vita Nemmeno ai vostri famigliari Mettendo per iscritto cosa conta per voi in caso di emergenza solleverete i vostri cari da un grosso peso.

Negli ultimi anni le arti sceniche hanno puntato sulle tematiche socio-ecologiche per lottare in favore di un mondo più ecosostenibile Lo scopo è quello di spingere il pubblico a porsi delle domande cruciali sulla società, sulle differenti forme di vita con le quali coabita ma anche sulle proprie (spesso pericolose) abitudini I professionisti dello spettacolo (ma non solo) sono confrontati con cambiamenti sociali importanti, con la rimessa in questione di un sistema produttivo, di cui quello artistico fa inevitabilmente parte, trovandosi a dover riflettere sul proprio agire e combattere per una società più inclusiva e sostenibile

Con le loro produzioni, gli artisti giocano in questo senso un ruolo cruciale sensibilizzando il pubblico a problematiche scottanti ed estremamente attuali quali il rispetto della natura e dell’ecosistema, la rimessa in questione del «sacrosanto» Antropocene ma anche l’apertura verso nuove forme di creazione e convivenza Sebbene le proposte e le riflessioni siano fertili e per molti versi innovative, la messa in atto di azioni concrete rimane zoppicante La colpa, se di colpa vogliamo parlare, non è da attribuire ai professionisti della scena ma piuttosto alla società nel suo insieme, una società che sembra osservare con distacco il proprio declino Come ci ricorda Julie Sermon, professoressa di storia ed estetica del teatro contemporaneo all’Università di Lione 2 e co-direttrice del Laboratorio Passages, «quello che ci insegna o ricorda l’ecologia è che gli esseri umani non vivono al di fuori della natura: ne fanno indubbiamente parte, sono connessi con l’insieme degli elementi, animati e inanimati, organici e inorganici, che abitano il mondo Per questo l’ecologia potrebbe diventare la quarta e ultima “ferita narcisistica” inflitta all’umanità»

Proprio sull’onda di questo spirito si muove M2act, il progetto di sostegno e networking del Percento culturale Migros per le arti della scena che opera in collaborazione con diverse realtà svizzere Nei mesi scorsi in collaborazione con l’Università di Losanna e La Grange, centro ar-

ti e scienza dell’UNIL, ha invitato dei professionisti del settore culturale e della sostenibilità ma anche artisti e artiste a ritrovarsi per discutere e sognare concretamente un mondo nel quale le arti della scena e l’ecologia dialogano e si rafforzano mutualmente La piattaforma, battezzata m2act@grange unil, è improntata sulla condivisione di conoscenze, l’incontro e la collaborazione tra professionisti decisi ad affrontare le problematiche ambientali di petto Si tratta di un progetto importante che evidenzia il ruolo centrale che i professionisti del settore culturale, ma anche gli artisti e le loro opere svolgono nell’evoluzione dei paradigmi, nella messa in atto concreta di un cambiamento non solo di abitudini ma anche e soprattutto di mentalità Attraverso le storie che raccontano, gli immaginari che creano e le emozioni che suscitano, gli artisti non contribuiscono solamente a sensibilizzare il pubblico sull’urgenza ecologica, a sviluppare nuove idee che rimettono in questione l’egemonia dell’antropocentrismo, ma agiscono concretamente sulle rappresentazioni, spesso astratte, che il pubblico (e di conseguenza la società) si fa del concetto di ecosistema L’immaginario è alterato, trasformato e ridimensionato in linea con un futuro che si spera più inclusivo, ecosostenibile ed aperto verso molteplici forme di alterità Il potenziale ecologico del teatro è reale e merita di essere sfruttato al meglio sia da parte dei professionisti del settore (che si tratti di direttori di teatri o di organizzatori di festival per esempio) che dagli artisti stessi Possiamo citare a questo proposito Frédéric Ferrer che mette in scena con serietà, ma anche una sana dose di umorismo, problematiche scottanti che toccano l’ecosistema nella sua globalità Attraverso spettacoli quali Chroniques du réchauffement per esempio o conferenze-performance dai titoli evocativi quali Atlas de l’anthropocène, Ferrer intende smuovere le coscienze nel profondo Militante e queer è invece il performer zurighese Daniel Hellmann aka Soya The Cow, creatura drag sex-positive femminista e vegana che rompe

tutti i binarismi (di genere e di specie in primis) Nella stessa vena inclusiva e militante ritroviamo anche lo spazio d’arte e di ricerca losannese Lieu Commun, fondato e diretto da Clara Delorme, Claire Dessimoz e Louis Bonard, che attraverso delle residenze di tre settimane vuole spingere gli artisti presenti a sperimentare nuove forme e metodi di lavoro senza vincoli produttivi in uno spirito di scambio e discussione intriso di tolleranza e utopia I modi di creazione rispettosi dell’ambiente sono anche alla base di progetti sostenuti da m2act quali Reflector (in collaborazione con il fondo pionieristico Migros) che, in un primo tempo, ha selezionato e analizzato le abitudini di tre teatri che fungeranno da strutture pilota L’ecobilancio che ne risulterà, permetterà di identificate le aree con il maggior potenziale di miglioramento ecologico Attraverso una serie di workshop, Reflector sviluppa e implementa delle misure che potranno essere sperimentate concretamente da altri teatri Ad esempio ha creato una guida ecologica per le arti sceniche (Green Guide for the Performing Arts) che consente di implementare rapidamente le misure ecologiche adeguate La prima guida sul tema della mobilità è ora online e disponibile per tutti (www reflector eco)

Che si tratti di arte e della sua capacità di trasformare le mentalità grazie alla creazione di universi che da utopici diventano reali o di azioni concrete messe in atto da istituzioni che sostengono, promuovono e programmano questi stessi spettacoli, la sensibilizzazione ecologica non può e non deve rimanere fuori dai teatri Il prossimo appuntamento di M2act da non perdere sarà in settembre in collaborazione con Burning Issues, IntegrART, Bühnen Bern, la Dampfzentrale e lo Schlachthaus Theater Si discuterà di un settore culturale sostenibile, giusto ed equo tra attivismo, politica e arte

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In trenta nel bunker ucraino

Teatro

◆ Alla

Pergola di Firenze uno spettacolo ci porta dentro la guerra

Il taxista che è venuto a prendermi davanti al portone chiuso del teatro mi chiede, incuriosito e timido al tempo stesso, che cosa hanno dato alla Pergola stasera In teatro nulla, gli rispondo Lo spettacolo si è svolto nei sotterranei del teatro, in quello che era uno dei tanti rifugi a Firenze durante la seconda guerra mondiale Si intitola BunkerKiev, ha appena debuttato e sarà «in scena» almeno fino a maggio inoltrato (wwwteatrodellapergola com) tanto più che il pubblico ammesso ogni volta è di soli trenta spettatori No, non è uno spettacolo elitario, è che in questo bunker ce ne stanno solo trenta L’autore è Stefano Massini, il primo italiano a vincere un Tony Award(l’Oscarstatunitensedelteatro) come autore (best play) con la sua Lehman Trilogy, testo meraviglioso dedicato alla saga delle famiglia Lehman, responsabile del disastro finanziario del 2 che dette il via alla crisi di cui ancora oggi viviamo le conseguenze Da qualche anno Massini si è scoperto una vena interpretativa che esercita con successo in tv e sulla scena Non mi aspettavo però di vederlo nel bunkerinquellevestilaseradella«prima»,il6marzo,perchélasuapresenza era stata annunciata a partire da metà marzocirca Einveceèlui,propriolui, seduto a due passi da noi, stretti in cerchio e pronti a «bere» le sue parole

Non so quanti fossero i rifugi a Firenze nel 944, ma a Kiev oggi sono 494, e lui lo ripete in maniera ossessiva E che quel buco in cui ci troviamo è fatto solo per trenta persone Vuole farci sperimentare almeno un miliardesimo di milligrammo di ciò che provano gli abitanti di Kiev quando entrano in un bunker, meno pasciuti, meno idratati, meno ben vestiti, e molto meno tranquilli di noi Cambiano gli esseri umani a seconda delle circostanze, perché cambiano le priorità Così comportamenti che nella vita cosiddetta normale ci parrebbero inopportuni, qui sottoterra possono apparire invece accettabili, pacifici L’attenzione per gli anziani

Cliché, un azzardo che funziona

SmartTV ◆ Su La1 è tornato il magazine culturale condotto da Lorenzo Buccella

ad esempio è secondaria rispetto alla necessità di mettersi al riparo al più presto Un riparo che potrebbe trasformarsi velocemente in una tomba Lo scrutarsi nel semibuio per capire chi sono gli altri e che cosa ci si possa aspettare da loro è fondamentale L’odore è un altro fattore di cui occorre tener conto e per il quale non esistono difese, anche perché non ci sono toilette nel bunker Ricordo quanto la nostra guida nei sotterranei di Napoli mettesse in rilievo questo aspetto, mentre ci mostrava come poteva essere la vita nel rifugio durante la guerra: si cucinava il cibo e si defecava a pochi metri di distanza Ma il nostro è un bunker fatto – almeno in linea di principio – per tempi brevi, nell’attesa però sempre troppo lunga che suonino le sirene del cessato allarme

Un’ampia parte del monologo, perché di questo si tratta e non abbiatene paura, è dedicata al rapporto con gli altri, i compagni e le compagne di bunker, guardati con sospetto, con l’idea basilare che mors tua, vita mea, con i quali si ritrova un ’unione ideale solamente quando il pericolo si fa vicinissimo e concreto, ovvero quando le bombe cominciano a piovere Lo avevamo quasi dimenticato il fragore delle bombe, ormai abituati alla potenza delle parole, credevamo d’essercene liberati

E invece eccolo (ri) apparire in

Scoprite ora

tutta la sua ineluttabilità e prepotenza Hai voglia di cantare, di sentirti tutt’uno con gli altri, e più forte delle bombe che si schiantano poco più in là, più forte del rumore degli aerei che passano È così che il rimbombo ci coglie all’improvviso, mentre proviamo a scongiurarlo cantando Non ti resta che sperare, pregare, supplicare che cada davvero un po ’ più in là, la bomba, perché in fin dei conti non ci sono obiettivi sensibili sopra il bunker Ma il nemico, si sa, spara anche dove non dovrebbe Alla fine dell’incursione aerea eccoci lì a domandarci se siamo vivi o morti, se sorridiamo da vivi o se siamo morti con il sorriso, come i cadaveri ritrovati sotto le rovine del teatro di Mariupol E agli ospedali pediatrici di Kiev e Mariupol andrà il ricavato dello spettacolo Gli effetti sonori, molto suggestivi, sono di Andrea Baggio, mentre il brano musicale che ci accompagna alla fine, è di Piero Pelù Bunker Kiev è un evento a cui tutti dovrebbero assistere, le scuole specialmente «Vorrei che la scuola portasse i miei figlioli a teatro, mi dice il taxista, ma non lo fanno mai» «Eh, ci vuole un docente volenteroso, dico io» «No, replica convinto il taxista, non deve essere così Ci vuole che sia la scuola a farlo E da noi purtroppo la scuola pubblica è sempre più penalizzata e ci sono sempre meno soldi »

«Da un cliché si parte, a un cliché non bisogna arrivare»: la frase racchiude l’idea che informa anche questa terza stagione del magazine culturale Cliché (La, mercoledì, seconda serata fino al 9 aprile) Un programma che sta tentando con evidente positivo esito un nuovo approccio – sempre obliquo, vagamente spiazzante, quindi stimolante – con la cultura; non intesa in quel senso classico, solo libresco e un po ’ parruccone, che tanto ha fatto per farsi espellere dai palinsesti per manifesto e giustificato disinteresse del pubblico Qui l’operazione si conferma intelligente, astuta, vagamente pop; impone attenzione e velocità per metabolizzare approcci diversi sul tema del giorno, «Sporco» e «Solitudine» nelle due prime puntate della nuova serie Il programma si regge su una serie di colloqui, su immagini ben scelte e montate con rapida e intelligente sequenza, su spezzoni d’archivio scelti con attenzione e cura; il tutto con il legante della narrazione fatta dal conduttore-autore, che nell’accavallarsi di collegamenti e di capriole sorprende e ci lascia qualche dubbio (non

avremo capito noi per superficialità? o non c ’ era altro che un ammiccante gioco verbale?) Il conduttore resta il deus ex machina del meccanismo narrativo di un programma di notevole originalità; non un contenitore ma una sorta di opera proteiforme e sfaccettata, che costruisce e decostruisce ogni volta i propri parametri «Sporco» mi è parsa meno riuscita e il tema non indagato in certe sue pieghe essenziali, ad esempio quanto di eticamente e moralmente sudicio vi sia oggi nel linguaggio e nella prassi della politica; tutto questo al netto della testimonianza straordinaria e toccante di Edith Bruck, sopravvissuta al delirio nazista, che con candida e sovrana purezza sorvola i territori del risentimento e della vendetta per approdare a una compassione e a un perdono che ci lascia attoniti, ammirati e increduli Ottima quella sulla «Solitudine», soprattutto per l’intervento terso di Michela Murgia che ha saputo trovare parole adeguate, forse definitive, sul rapporto tra scrittura e solitudine (cito a memoria: «La solitudine è una questione fondante, ontologica, per lo scrittore; gli permette di tradire la realtà per meglio riraccontarla»); le parole di Arno Camenisch che ci parla di altre facce della solitudine, la fine, l’assenza e la partenza; e quelle di Dick Marty, hombre vertical che paga pegno alla sua ricerca della giustizia e nella giustizia; poi un lampo commovente su Alda Merlini e la sua solitudine coatta; infine Tommaso Soldini che ricorda Guido Morselli, scrittore dimenticato due volte e che ha aspettato invano un segno di umanità che lo salvasse Cliché continua ad essere un’incursione intelligente in territori non solo culturali, che induce a riflessioni che travalicano lo spazio e il tempo del programma; non è cosa da poco, in questa nostra banale impermanenza

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