Azione 03 del 17 gennaio 2022

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Settimanale di informazione e cultura

Anno LXXXV 17 gennaio 2022

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azione – Cooperativa Migros Ticino

SOCIETÀ

L’architetto scultore

Pubblicazioni ◆ Riccardo Bergossi e Ivano Proserpi analizzano sei interventi di riuso di edifici storici adeguati da Gianfranco Rossi alla funzione museale Elena Robert

Gianfranco Rossi (Lugano 19272013) era un architetto dai molteplici interessi, animato da una grande passione per il mestiere. Nello studio di via Trevano si percepiva la vivacità e l’operosità di un laboratorio di idee tutto da scoprire. Schizzi, disegni a matita, pastello, china, collage, appunti, modellini, bozzetti, piccole sculture, teatrini umani, sono sempre stati i fedeli compagni di viaggio della sua creatività a tutto tondo. Oltre 250 i lavori, tra progetti e realizzazioni (primo fra tutti il Centro professionale di Trevano, 1973-77), ristrutturazioni e restauri di chiese, edifici storici e monumenti. Dal 1967 al 2000 fu membro della Commissione monumenti storici (poi Commissione cantonale dei beni culturali) che presiedette dal 1996. Oggi, una pubblicazione a cura di Riccardo Bergossi, storico dell’architettura e Ivano Proserpi, storico dell’arte, si focalizza su sei interventi di riuso di edifici storici adeguati alla funzione museale e sulla scultura sempre praticata in parallelo da Gianfranco Rossi, sulle orme di una consolidata tradizione familiare. L’indagine è stata resa possibile dall’esistenza del fondo depositato presso la Fondazione Archivi Architetti Ticinesi e da documentazione conservata negli uffici del Cantone e della Città di Lugano. Si tratta di una prima ricerca d’archivio, di

L’architetto Gianfranco Rossi al lavoro di scultura, 2007. (Per concessione Jean Olaniszyn)

grande interesse, dedicata al professionista, che ci si augura possa essere arricchita nel tempo. Uno studio a carattere monografico sull’intera sua opera consentirebbe di approfondire le modalità di intervento di Rossi, il suo percorso professionale e umano, la sua rete di contatti tra gli architetti e gli artisti. A partire dal suo ricco iter formativo che, dopo Losanna, lo vide completare gli studi al Politecnico di Milano, vivere la ricostruzione di questa città nel dopoguerra e seguire il cantiere del Centro sviz-

zero di Armin Meili, conoscere per esperienza diretta materiali e tecniche, frequentare lo studio vicentino di Carlo Scarpa. Questo e altri approfondimenti su professionisti attivi sul territorio negli stessi decenni contribuiranno nel tempo a comprendere appieno anche quel particolare fervore vissuto dall’architettura in Ticino nella seconda metà del ’900 che si sta oggi re-interpretando e ri-scrivendo in un’ottica la più ampia possibile. A Gianfranco Rossi si deve l’introduzione nel Canton Ticino del tema nuovo del restauro architettonico inteso come disciplina scientifica. L’architetto promuove, declinandola anche in modo personale, la teoria e la pratica del «restauro critico» del monumento, elaborate in Italia a partire dagli anni Quaranta, basate sulla conoscenza storica, analitica, critica e architettonica delle opere da conservare, dove, per restituire al meglio l’immagine del monumento, assumono particolare importanza, insieme alle scelte architettoniche, il cantiere, la sensibilità e l’esperienza dell’artigiano. Con le difficoltà del caso e non pochi compromessi per la sua creatività, Gianfranco Rossi, colto, con grande esperienza e capacità di mediazione con la committenza, si è dovuto confrontare suo malgrado tutta la vita, tenuto conto anche della complessità delle operazioni a lui ri-

chieste. Sei gli edifici storici trasformati in musei dall’architetto luganese: la Casa dei Landfogti a Lottigna (1965-1972), Villa Malpensata a Lugano (1969-1973), il Palazzo dell’Arte a Lugano (1977-1986), Casa Pessina a Ligornetto (1978-1993), Villa Ciani a Lugano (1985-1998), la Torre del Capitano a Morcote (1989-1993). Diversi gli approcci degli interventi, sempre realizzati con misura, con una particolare attenzione per i nuovi collegamenti verticali, che amava risolvere con un tocco scultoreo. Emerge per genialità e audacia l’intervento radicale scelto per la torre medievale di Morcote, svuotata completamente e diventata uno straordinario museo di sé stessa. La prima scultura di Gianfranco Rossi, una testa in granito lavorata grezzamente nell’atelier paterno, risale al 1942. Oggi la ricerca sulla sua produzione plastica in pietra, legno e bronzo, portata avanti ben oltre gli anni Duemila, ci restituisce una panoramica e lo sviluppo del suo percorso artistico. L’interesse per i complessi rapporti tra volumi e spazi emerge anche nella scultura sin dagli anni Sessanta e Settanta. Poi si concentra con sempre maggiore attenzione sulla dimensione sociale e la condizione umana, l’interiorità, lo spaesamento, l’incomunicabilità, a partire dagli anni Ottanta, ma anche sul tempo e la

memoria. Rossi si confronta con lavori di tutte le dimensioni, sempre risolti con inventiva e efficacia, fino ai più piccoli degli ultimi anni, i gioielli in legno di bosso. La sua opera più imponente, un’eccezione nel suo lavoro quanto a dimensioni, è invece l’Abbraccio fraterno del 1979, in granito di Castione, ben visibile all’uscita della galleria autostradale del San Gottardo, monumento voluto per l’inaugurazione del tunnel del 1980. Difficile dire con certezza in che modo si siano influenzate la pratica architettonica e quella scultorea. Spesso Gianfranco Rossi esprimeva la sua creatività in modo spontaneo e diretto, come era nel suo carattere, in altri casi a guidarlo era piuttosto la riflessione, mai comunque troppo pessimistica. Aderente al gruppo del Movimento 22 della Svizzera italiana e Immanentista di Ascoli Piceno, ha esposto le sue opere in una trentina di mostre, tra personali e collettive. Numerose altre realizzazioni, come le fontane e gli arredi liturgici, qualificano invece piazze e edifici religiosi del Canton Ticino. Bibliografia A cura di Riccardo Bergossi e Ivano Proserpi, Gianfranco Rossi. Musei e opera scultorea 1927-2013, La Buona Stampa, Lugano-Pregassona, 2021. Annuncio pubblicitario

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