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di Lorenzo Ottaviani e Gian Marco Passerini

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di Erika Antonelli

di Erika Antonelli

Digitale e informazione Senza rete né pc, i poveri digitali creati dalla pandemia

TECNOLOGIA La vergogna di chi non riesce più a pagare

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l’affitto e ha difficoltà a fare la spesa, la difficoltà dei giovani a seguire le lezioni a distanza. È la nuova povertà: economica, sociale e digitale, causata dal Covid

di Elisabetta Amato, Carlo «A marzo mi hanno licenFerraioli, Laura Miraglia, ziata dal call center perché Giuliana Ricozzi non prevedeva lo smart. Non ho potuto accettare nessun altro lavoro da casa perché non ho mai avuto i soldi per comprare un computer o permettermi una rete Internet. Sono diventata povera nel giro di poche settimane». Lucrezia ha gli occhi lucidi, l’espressione di chi ha paura e prova un po' di vergogna, ha l’angoscia di chi non sa più come andare avanti. A 56 anni, non ha più potuto pagare le bollette o fare la spesa, a causa del Coronavirus. Le sue parole sono il grido di rabbia di tante persone alle quali il virus ha stravolto la vita.

Il suo è un esempio di “nuova povertà digitale ed economica”, alla quale si aggiunge anche una povertà sociale, di tutti quei bambini e ragazzi che hanno riscontrato difficoltà a seguire le lezioni a distanza.

«La scuola è stata assente, ci ha quasi abbandonato. Non abbiamo più sentito né visto gli insegnanti e, per alcuni, è così ancora oggi. Le lezioni sono state affidate all’intraprendenza dei singoli insegnanti. La preside ci ha comunicato di aver avviato un programma di fornitura dei pc per i docenti, perché non tutti avevano un computer. Non ci saremmo mai immaginati una simile disorganizzazione dell’apparato scolastico». Deluso e amareggiato, Max Lombardi, padre di due gemelli, racconta quanto siano stati complessi i primi mesi della pandemia per i bambini.

«Ho visto i miei figli fare passi indietro. Li ho visti più immaturi rispetto all’anno scorso», una condizione di isolamento e stress psicologico di cui soprattutto i più giovani hanno risentito.

Simona, madre di una bambina, sottolinea la scorretta gestione della Dad da parte dei singoli istituti: «Gli insegnanti di mia figlia sono spariti. Lei ha solo 7 anni e a quest’età nessuno può essere lasciato da solo. Ho dovuto dimezzare il mio stipendio per lavorare di meno e seguirla di più. Dallo scoppio del lockdown ar-

280

mila

Computer L’ultima indagine dello scorso settembre da parte del Ministero dell’Istruzione ha rilevato la presenza di 280mila studenti senza un computer e oltre 300mila privi di connessione a Internet.

Connessioni In Italia le scuole raggiunte dalla fibra Internet sono il 17,4%. La regione più virtuosa è la Campania col 29,1%, la più arretrata è il Molise, con solo il 5,4% degli istituti connessi.

17,4

I ragazzi dell'associazione vPc4u.tech

10 _____ 100

Didattica a distanza L’ultimo report dell’Agcom segnala che durante il lockdown della scorsa primavera 10 studenti su 100 sono rimasti del tutto esclusi dalla DAD.

rivare a fine mese è diventata una sfida».

Lo stato ha cercato di fornire gli strumenti per venire incontro alle persone, ma non sempre è stato efficace. Sono allora intervenute delle associazioni, cittadini che aiutano altri cittadini.

«Pc4u.tech è un’iniziativa no-profit che si occupa della raccolta e ridistribuzione di dispositivi usati ma funzionanti, destinati a studenti di Milano e dell’Hinterland, che non dispongono degli strumenti per la didattica a distanza». Così Jacopo spiega il progetto da lui creato insieme ai suoi amici, Matteo, Emanuele e Pietro.

Ragazzi di diciotto anni che hanno dato vita a un’iniziativa in grado di aiutare tutte le famiglie e tutti gli studenti sprovvisti degli strumenti. «L’idea è nata da un confronto, quando ci siamo resi conto di una problematica all’interno della nostra comunità più vicina. Parlando con mia sorella, che faceva la terza media, sono venuto a conoscenza di questo disagio e di alcune realtà dei suoi compagni di classe, che vivono in contesti sociali ed economici molto eterogenei. C’erano classi dimezzate perché una parte degli studenti non aveva i computer per seguire le lezioni. C’era un diritto allo studio violato, non garantito».

Il progetto è tutto gratuito. Sul sito di Pc4u.tech i ragazzi raccolgono le donazioni, da parte di aziende che hanno computer funzionanti ma che non utilizzano più.

«Parlando con queste persone ci siamo resi conto delle profonde lacune e degli errori che le istituzioni hanno fatto nel gestire questa situazione. Da parte del governo sono stati stanziati dei soldi per acquistare dispositivi distribuiti agli istituti. Questi strumenti, però, sono stati dati a comodato d’uso, per cui finito il periodo di didattica a distanza sono tornati alle scuole. Mi ricordo bene che a settembre abbiamo ricevuto diverse chiamate di genitori che non sapevano come sarebbe stata la didattica o che avevano la figlia in quarantena che doveva seguire le lezioni da casa, ma non avevano più il computer». Secondo Jacopo, questa iniziativa del governo non aiuta gli studenti, non solo per la didattica a distanza, ma anche per il digital divide. "Mai solo, con o senza la campanella" è un’altra iniziativa nata a Milano la scorsa estate e portata avanti dall’associazione no profit Energie sociali, guidata da Michela Jesurum, insieme a nove municipi della città. Su una piattaforma web ad hoc, i milanesi che vogliono donare un computer possono inserire il proprio indirizzo. Un gruppo di volontari risponde, il pc viene ritirato, riportato a nuova vita e consegnato a chi ne ha bisogno. Anche l’Università Bicocca ha partecipato all’iniziativa donando alcuni pc: «Milano è una città che ha tante persone che vogliono aiutare, molte più di quante si pensi», commenta Michela Jesurum. ■

"Non ho mai avuto i soldi per comprare un computer. Sono diventata povera nel giro di poche settimane"

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