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di Jacopo Vergari
Il manuale per la democrazia
LIBRI Assaltata
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dai sovranisti, minacciata dalle derive del capitalismo e messa in discussione, la politica attraversa oggi un grave momento di crisi
di Michael Walzer Scritto poco a cura di Mattia Giusto meno di cinquant’anni fa, all’indomani dei bombardamenti americani in Cambogia, questo libro rispecchia un decennio di intenso impegno politico dei cittadini. L’intento era redigere una guida utile ai cittadini partecipi, perciò evitai riferimenti specifici alla realtà politica degli anni Sessanta. In questa sede desidero tuttavia illustrare al lettore di oggi alcuni impegni concreti che mi trasformarono in cittadino attivista e mi indussero a scrivere questo libro. I movimenti politici sono perlopiù una faccenda di giovani.
Io avevo venticinque anni ed ero un dottorando insoddisfatto, quando Irving Howe, direttore di Dissent, mi propose di volare in Carolina del Nord e di entrare in contatto con gli studenti afroamericani che organizzavano sit-in antisegregazionisti nei ristoranti dei magazzini Woolworth preclusi ai neri. Era il febbraio 1960 e i sit-in inauguravano gli anni Sessanta. Chiacchierai con gli studenti e poi ne scrissi, come mi aveva chiesto Irving. Ma la cosa più importante per me fu che diedi una mano a organizzare, con altri liberal e attivisti di sinistra della zona di Boston, l’Emergency public integration committee (EPIC), i cui membri picchettavano i magazzini Woolworth locali per solidarietà nei con- fronti dei sit-in del Sud.
Io, perlopiù, prendevo la parola per spiegare che cosa stavamo facendo, reclutavo i picchettatori nelle numerose università dei dintorni e mi davo da fare per tenere a bada gli ideologi di estrema sinistra. Trattavo con la polizia, che non era proprio amichevole nei nostri confronti, ma tutto sommato si comportava in modo cauto e corretto: non ci sgomberava se noi non ostacolavamo troppo i clienti.
La nostra era una single-issue politics, ossia ogni nostra azione politica riguardava un’unica questione, perseguiva un unico obiettivo, cercava di risolvere un ben determinato problema. Sapevamo che il razzismo, negli Stati Uniti, andava oltre i ristoranti Woolworth riservati ai bianchi, i bagni pubblici separati, le ultime file di sedili degli autobus in cui erano relegati i neri, ma le organizzazioni necessitano di mettere in campo un progetto; gli attivisti non possono limitarsi a parlare ma devono agire, fare qualcosa.
Facemmo circolare delle petizioni che prendevano posizione sulle elezioni del novembre successivo e invitammo la cittadinanza di Cambridge a una giornata di mobilitazione contro la guerra in ►
Michael Walzer, (New York, 3 marzo 1935) è un filosofo statunitense che si occupa di filosofia politica, sociale e morale. Dopo il dottorato alla Harvard University (1961) inizia a insegnare a Princeton (1962-66) e ad Harvard (1966-80). Dal 1980 è prof. presso l'Institute for Advanced Study di Princeton.
Studioso del pensiero politico moderno e contemporaneo, ne ha indagato le implicazioni morali ed etiche, interrogandosi sui concetti di guerra giusta, libertà e uguaglianza rispetto alla giustizia e dei problemi connessi all'idea di democrazia.
“Il mio intento è proporre ai lettori un genere ben determinato di azione politica. Mi sembra che il modo migliore per farlo sia semplicemente partecipare ai dibattiti che avvengono nei circoli e nei movimenti”.
“L’attività politica richiede un lavoro enorme. La gente della comunità che ha qualche anno in più, ha anche impegni familiari e un tempo limitato da dedicarvi. Così i giovani partecipano sino in fondo alle riunioni, lavorano per ore e ore, e alla fine sono loro che menano le danze”.
Michael Walzer, Azione Politica, Guida pratica per il cambiamento. Premessa di Nicola Barone. Introduzione di Leonardo Morlino, in uscita in Italia per LUISS University Press l'11 Febbraio 2021, 152 pp. € 16,00
Un libro necessario
di Mattia Giusto On s’engage et puis on voit (“Ci si impegna, poi si vede”). Vedrò poi che cosa succede. Questa massima giacobina pronunciata nel 1793 viene presa come ammonimento. Non seguite quel consiglio. Nonostante l'iniziativa politica sia spesso narrata in termini di "passione", di "sconsideratezza giovanile" o anche di azione "dettata da rabbia personale e frustrazione, questo libro di Walzer ci ricorda che l'azione politica è ben altro.
A discapito di queste pulsioni, per quanto intense, l'iniziativa politica passa soprattutto per la definizione di alcuni elementi cardine, imprescindibili perché il fuoco sacro non si spenga dopo qualche mese. Si va dalla definizione degli obiettivi da perseguire, alla creazione della struttura di un’organizzazione, alla scelta degli alleati, fino alla raccolta dei fondi necessari per tenere in vita un movimento. Oggi che la distanza e la diffidenza crescente tra cittadini e politica sembra aver creato una cesura proprio con quelle fasce sociali che sono storicamente state il motore del cambiamento nelle nostre società, ai giovani Walzer vuole dare dei consigli. Consigli pratici raccolti in capitoli brevi, che danno forma a un libro scritto con termini semplici e dedicato a "quelli che a differenza degli adulti hanno veramente tempo" per occuparsi dell'iniziativa politica.
A cinquant’anni dalla sua prima pubblicazione – e per la prima volta in Italia – questo libro di Michael Walzer rappresenta ancora un’indispensabile guida per tutti coloro che vogliono prendere parte attiva alla vita della propria comunità. ■ ►Vietnam. [...] Osammo addirittura invitare Martin Luther King a Cambridge a fare propaganda assieme con noi. Accettò e andò a bussare alle porte della gente al cospetto di giornalisti e telecamere. Non credo che la presenza e l’impegno di King ci siano stati di particolare aiuto nei quartieri bianchi di Cambridge. In ogni caso, a novembre ottenemmo il 40 per cento dei voti, uscendo sconfitti in tutti i quartieri operai. Solamente a Harvard Square e negli immediati dintorni si votò compattamente contro la guerra. [...]
L’attività politica richiede un lavoro enorme e la sua distribuzione è questione fondamentale: non perché gli attivisti cerchino di scansarlo, bensì per foga di far tutto e subito. Gli attivisti più giovani, anche se studenti o insegnanti (come nel mio caso) di università ritenute esigenti, hanno un sacco di tempo da dedicare a ogni sorta di lavoro organizzativo e, in particolare, alle riunioni. La gente della comunità ha qualche anno in più e, oltre al lavoro, ha anche impegni familiari e quindi un tempo limitato da dedicare all’azione politica. Così i giovani partecipano sino in fondo alle riunioni, lavorano per ore e ore, e alla fine sono loro che menano le danze.
L’intensificarsi della guerra in Vietnam era moralmente inaccettabile; così cominciammo a ragionare tra di noi sul da farsi. L’assassinio di Robert Kennedy portò alla nomination di Hubert Humphrey e alla disastrosa sconfitta del 1968. Ne seguì l’invasione della Cambogia, voluta da Nixon e Kissinger, che suscitò un’altra grande marcia a Washington ma nessun rinnovamento delle politiche locali contro la guerra. In questa situazione ero impossibilitato ad agire e, quando un attivista non può agire, scrive un libro.
I responsabili editoriali della New York Review Books Classics si sono detti d’accordo a ripubblicare questo libro esattamente come l’avevo scritto nel 1970-’71, compresi i miei errori di genere in fatto di pronomi personali. Forse, l’unico capitolo che oggi necessiterebbe di una revisione è quello relativo ai mass media, che tratta delle relazioni tra attivisti e cronisti. Non c’è dubbio che i nuovi media possano servire alla raccolta fondi e, probabilmente, a favorire la partecipazione alle manifestazioni. Tuttavia, non credo possano sostituire gli incontri di persona e il faccia a faccia che creano e mantengono attivi, nel tempo, i movimenti politici. Resta necessario riunirsi in piccoli gruppi, partecipare alle riunioni e alle discussioni che vi avvengono, bussare alle porte dei vicini per parlare con loro e prestare ascolto: che è l’argomento, appunto, di questo libro. ■