Zeta Numero 1 |Febbraio 2021

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Cultura

Il manuale per la democrazia Assaltata dai sovranisti, minacciata dalle derive del capitalismo e messa in discussione, la politica attraversa oggi un grave momento di crisi LIBRI

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Scritto poco meno di cinquant’anni fa, all’indomani dei bombardamenti americani in Cambogia, questo libro rispecchia un decennio di intenso impegno politico dei cittadini. L’intento era redigere una guida utile ai cittadini partecipi, perciò evitai riferimenti specifici alla realtà politica degli anni Sessanta. In questa sede desidero tuttavia illustrare al lettore di oggi alcuni impegni concreti che mi trasformarono in cittadino attivista e mi indussero a scrivere questo libro. I movimenti politici sono perlopiù una faccenda di giovani. Io avevo venticinque anni ed ero un dottorando insoddisfatto, quando Irving Howe, direttore di Dissent, mi propose di volare in Carolina del Nord e di entrare in contatto con gli studenti afroamericani che organizzavano sit-in antisegregazionisti nei ristoranti dei magazzini Woolworth preclusi ai neri. Era il febbraio 1960 e i sit-in inauguravano gli anni Sessanta. Chiacchierai con gli studenti e poi ne scrissi, come mi aveva chiesto Irving. Ma la cosa più importante per me fu che diedi una mano a organizzare, con altri liberal e attivisti di sinistra della zona di Boston, l’Emergency public integration committee (EPIC), i cui membri picchettavano i magazzini Woolworth locali per solidarietà nei con- fronti dei sit-in del Sud. Io, perlopiù, prendevo la parola per spiegare che cosa stavamo facendo, reclutavo i picchettatori nelle numerose università dei dintorni e mi davo da fare per tenere a bada gli ideologi di estrema sinistra. Trattavo con la polizia, che non era proprio amichevole nei nostri confronti, ma tutto sommato si comportava in modo cauto e corretto: non ci sgomberava se noi non ostacolavamo troppo i clienti. La nostra era una single-issue politics, ossia ogni nostra azione politica riguardava un’unica questione, perseguiva un unico obiettivo, cercava di risolvere un ben determinato problema. Sapevamo che il razzismo, negli Stati Uniti, andava oltre i ristoranti Woolworth riservati ai bianchi, i bagni pubblici separati, le ultime file di sedili degli autobus in cui erano relegati i neri, ma le organizzazioni necessitano di mettere in campo un progetto; gli attivisti non possono limitarsi a parlare ma devono agire, fare qualcosa. Facemmo circolare delle petizioni che prendevano posizione sulle elezioni del novembre successivo e invitammo la cittadinanza di Cambridge a una giornata di mobilitazione contro la guerra in ► di Michael Walzer a cura di Mattia Giusto

Michael Walzer, (New York, 3 marzo 1935) è un filosofo statunitense che si occupa di filosofia politica, sociale e morale. Dopo il dottorato alla Harvard University (1961) inizia a insegnare a Princeton (1962-66) e ad Harvard (1966-80). Dal 1980 è prof. presso l'Institute for Advanced Study di Princeton. Studioso del pensiero politico moderno e contemporaneo, ne ha indagato le implicazioni morali ed etiche, interrogandosi sui concetti di guerra giusta, libertà e uguaglianza rispetto alla giustizia e dei problemi connessi all'idea di democrazia.

“Il mio intento è proporre ai lettori un genere ben determinato di azione politica. Mi sembra che il modo migliore per farlo sia semplicemente partecipare ai dibattiti che avvengono nei circoli e nei movimenti”.

“L’attività politica richiede un lavoro enorme. La gente della comunità che ha qualche anno in più, ha anche impegni familiari e un tempo limitato da dedicarvi. Così i giovani partecipano sino in fondo alle riunioni, lavorano per ore e ore, e alla fine sono loro che menano le danze”.


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