SPECIALITÀ A-Z
NEUROLOGIA
Ictus
Come riconoscerlo e cosa fare ∞ A CURA DI MASSIMO CAMERLINGO
Tre-quattro ore dalla comparsa dei sintomi. È questo il lasso di tempo entro il quale una persona colpita da un ictus ischemico dovrebbe ricevere assistenza medica. In questo modo, infatti, è possibile ridurre la mortalità e le conseguenze invalidanti che questa patologia porta con sé. Ecco perché diventa fondamentale imparare a riconoscere i sintomi e non perdere tempo prima di chiedere aiuto. Tempestività nella terapia e miglioramento dell’efficacia delle strategie preventive oggi giocano un ruolo fondamentale nella riduzione dell’incidenza e della mortalità e nella diminuzione del numero dei ricoveri da ictus.
QUANDO UN’ARTERIA DEL CERVELLO SI OSTRUISCE L’ictus ischemico cerebrale (“colpo”, “stroke”) è una malattia vascolare acuta causata dall’ostruzione di un vaso arterioso cerebrale dovuta alla deposizione di un trombo (trombosi) o all’arrivo di un embolo (embolia) tali da impedire l’apporto di sangue a una parte di cervello. 10 | Bergamo Salute | Marzo/Aprile 2021
Terza causa di morte in Italia, dopo le malattie ischemiche del cuore e i tumori e prima di invalidità permanente nel mondo occidentale, nel nostro Paese colpisce ogni anno circa 120-140.000 persone (circa il 2,2-2,4 per mille abitanti), con una maggiore incidenza dopo i 55 anni e negli uomini.
NON SOTTOVALUTARE I CAMPANELLI D’ALLARME Il segno più comune è rappresentato da un’improvvisa debolezza dei muscoli di un lato del corpo (paralisi), spesso associata all’attenuazione o abolizione della percezione del tatto nella parte colpita (anestesia). I segni possono essere anticipati o accompagnati da mal di testa, nausea o vomito e vertigini oppure perdita della capacità di parlare e/o di capire (afasia) e di vedere cosa succede da un lato visivo (emianopsia). Qualora vi fosse interessamento dei centri della vigilanza o l’ictus fosse molto esteso vi può essere depressione della coscienza fino al coma.
IL PRINCIPALE FATTORE DI RISCHIO? L’IPERTENSIONE Negli ultimi decenni si è fatto un notevole sforzo scientifico per cercare d’identificare i fattori di rischio della malattia. Il principale fattore di rischio è sicuramente l’ipertensione arteriosa. Numerosi studi hanno dimostrato che la cura di questa patologia riduce in modo significativo gli eventi. Un’acquisizione più recente è che vanno curate tutte le forme di ipertensione, essendo stato dimostrato che anche la pressione sistolica (la “massima”) causa eventi. Altri fattori di rischio al centro dell’attenzione sono i lipidi. Categorie di farmaci capaci di ridurre i valori di colesterolo hanno dato risultati di prevenzione in termini percentuali analoghi a quelli ottenuti con i farmaci anti-ipertensivi. Gli altri principali fattori di rischio curabili sono rappresentati dal diabete e dalla necessità di eliminare il fumo di sigaretta. Infine, per i pazienti con malattie cardiache aritmiche (fibrillazione atriale), è indicato l’utilizzo dei farmaci anticoagulanti (i farmaci inibitori della