IN FAMIGLIA
DOLCE ATTESA
Partorire sorridendo Una “nuova” opportunità per un travaglio senza dolore ∞ A CURA DI ELENA BUONANNO
La gravidanza, per una donna, rappresenta un momento davvero unico anche per il mix di emozioni contrastanti che la caratterizza: gioia e felicità, ma anche ansia e paura soprattutto quando si avvicina il momento del parto. Sebbene la soglia di sopportazione sia molto soggettiva, è universalmente riconosciuto che le doglie e il parto possano essere considerati come uno dei dolori più intensi da sperimentare. Negli anni, la medicina ha messo a disposizione delle donne la possibilità di accedere a tecniche cosiddette di partoanalgesia, o parto indolore, per affrontare il momento del travaglio nel modo più sereno possibile. Tra queste non solo la “classica” epidurale ma anche il “parto con il sorriso”. Ne parliamo con il dottor Claudio Crescini, ginecologo. Dottor Crescini, cosa s’intende per partoanalgesia? 30 | Bergamo Salute | Marzo/Aprile 2021
Nell’uso comune il termine partoanalgesia è riferito all’anestesia neuroassiale, detta anche peridurale (o epidurale) o locoregionale, che viene eseguita dallo specialista anestesista-rianimatore. Si tratta dell’iniezione di un anestetico nel punto della colonna vertebrale do-
Il “parto con sorriso” con protossido è molto diffuso nei paesi anglosassoni per la sua economicità, non richiedendo la presenza di personale medico, mentre in Italia non si è mai diffuso sia perché poco conosciuto sia perché di limitata efficacia analgesica”
ve sono presenti le fibre nervose sensitive. Lo stimolo doloroso che proviene dall’utero e dal canale del parto viene bloccato senza però paralizzare la muscolatura: vengono bloccate le fibre nervose sensitive (che trasmettono il dolore al cervello) ma non quelle motorie che comandano i muscoli. L’epidurale per essere efficace e non influire negativamente sui meccanismi del travaglio di parto richiede la presenza di un anestesista dedicato in sala parto 24 ore su 24 che sappia utilizzare la tecnica nel modo migliore (il metodo migliore è definito top up cioè somministrazione di piccoli boli di anestetico/analgesico frazionati, decisi di volta in volta dall’anestesista in accordo con l’ostetrica in base a come procede il travaglio). L’obiettivo infatti è togliere il dolore ma non la capacità di spingere da parte della donna durante il periodo espulsivo.