Bergamo Economia aprile

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THD

LE MASCHERINE NON SONO TUTTE UGUALI

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MENSILE DI APRILE 2021 - NUMERO 142 - € 3,00

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Rivista mensile - In edicola al prezzo di 2.00 euro. Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% DCB Bergamo. In caso di mancato recapito restituire al mittente.

LE INTERVISTE • Giorgio Gori • Giovanni Sanga • Silvio Garattini

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Dal 1970 alla guida di un mondo pulito

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EDITORIALE aprile 2021

MA QUALE CORRENTE? possono essere equiparate nei volgari (da leggersi nel suo senso figurato, senza pregio o qualità alcuna) discorsi di politica economica. Tornando all’indagine e sempre in termini di occupazione, esiste una forbice tra nord e sud. Il centro studi di Confimi Industria infatti ha portato alla luce come solo il 9% delle pmi del centro-nord ridurrà il personale una volta superato il blocco dei licenziamenti (mentre scriviamo fissato per il 30 giugno 2021) contro il 18% del Mezzogiorno.

Controcorrente. /con·tro·cor·rèn·te/ sostantivo femminile. Corrente di senso contrario a un’altra. Così è stata più volte definita l’indagine che l’associazione che presiedo ha condotto su tutto il territorio nazionale. Veniamo al dunque. L’89% degli imprenditori non è interessato al superamento del blocco dei licenziamenti perché non lascerà a casa i propri dipendenti. E, quel restante 11%, che sarà costretto a licenziare dovrà fare a meno di 1 o 2 addetti. Rinunciare. Privarsi. Proprio così, perché nelle piccole e medie imprese difficilmente esistono esuberi. Le PMI non possono e non devono essere accostate - nei discorsi comuni - alle grandi aziende o ancor peggio alle imprese di stato. Nonostante entrambe facciano parte dello stesso sistema economico dove però le pmi ne rappresentano oltre il 90% - le due tipologie non

C’è poi però un 32% delle imprese che ha in previsione nuove assunzioni. In altri termini quindi, la manifattura non licenzia, al contrario assume. La pandemia ha acuito le difficoltà, certo, ma la macchina produttiva sembra esser ripartita: gli imprenditori del manifatturiero italiano, dopo la flessione dell’anno scorso - che nel complesso ha portato a una perdita del fatturato intorno all’8% rispetto al 2019 - prevedono di chiudere il 2021 con fatturati pre-covid. Una ripartenza del manifatturiero che non vuol dire di certo ignorare le segnalazioni dei comparti in maggiore difficoltà a causa della pandemia. E il nostro Centro Studi ne ha rilevata più di qualcuna. In difficoltà, sul lato occupazionale, il 14,3% delle pmi alimentari che lavorano con il settore Horeca che negli ultimi 14 mesi ha lavorato a singhiozzo e a macchia di leopardo, con aperture limitate cercando di tamponare con l’asporto. C’è poi un 8,2% tra le aziende dei servizi

e quelle del turismo vittime da oltre un anno della situazione pandemica: azzerati eventi di ogni sorta, voli e bus rimasti a terra, sporadico turismo casalingo e di prossimità. Vi è infine un più emblematico 9% tra le aziende della meccanica - le prime a esser ripartire - che però oggi soffre i costi alle stelle delle materie prime (costi più che triplicati negli ultimi mesi) ai quali si aggiunge la difficoltà nel reperire la materia stessa. Per non parlare poi dei tempi di consegna della componentistica che dal boom della globalizzazione oggi arriva (o forse è proprio il caso di dirlo, arrivava) per lo più dall’Asia. Problematiche che potrebbero portare queste aziende a dover rallentare la produzione fino persino a fermarsi. La pandemia ha costretto tanti piccoli imprenditori a rivedere le catene di fornitura, un bene per l’Italia e per l’Europa. Poi però tocca fare i conti con i soliti problemi strutturali. Perché mentre l’imprenditore si ingegna, studia la situazione, interviene, deve comunque fare i conti con tutti i paletti statali alla sua competitività: le tasse sul costo dell’energia, quelle sul lavoro, l’incertezza dei tempi amministrativi e di quelli della giustizia. Pandemia o no, l’imprenditore rimane un acrobata. Acrobata /a·crò·ba·ta/ sostantivo maschile e femminile FIG. Persona che sa destreggiarsi in situazioni incerte, difficili, pericolose. Paolo Agnelli 3


CONTENUTI aprile 2021

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COVER STORY

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IL SINDACO

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L’ANNIVERSARIO

ECONOMIA ATTUALITÀ & POLITICA

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6. IL SINDACO Giorgio Gori, un 18 marzo tra la memoria delle vittime Covid-19 e l’energia di poter guardare al futuro con speranza 12. BGY Sanga rimane in SACBO, Orio scalda i motori per la ripartenza 16. RICERCA Garattini: «In medicina bisogna sempre considerare il rapporto tra rischi e benefici» 22. L’ANNIVERSARIO I 169 anni della Polizia di Stato 28. COVER STORY THD, le mascherine non sono tutte uguali 36. L’ANALISI MMT Crisi economica: un anno dopo 40. MEDICINA Habilita, il nostro contributo nell’emergenza Covid-19 44. TOP BUSINESS Prometti: «Stiamo crescendo sempre di più: dinamismo e giovani la nostra ricetta vincente»


16 RICERCA

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VOLKSWAGEN ID.3 E ID.4

12 BGY

40 MEDICINA

RUBRICHE

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TOP BUSINESS

48. 54. 56.

FINANZA Piano aziendale 2021 LA RICETTA Spaghetto nero, guanciale e caviale FIERA AGRICOLA

66.

MOTORI • Ford Ranger Raptor • Hyundai Tucson • Volkswagen ID.3 e ID.4

BERGAMO ECONOMIA MAGAZINE Rivista mensile di economia attualità, costume e stile (Registrazione al Tribunale di Bergamo nr. 5 del 21/02/2013) Società editrice: Giornale di Bergamo S.r.l. Via San Giorgio 6/n - 24122 Bergamo Direttore responsabile: Paolo Agnelli Direttore editoriale: Francesco Legramanti Concessionaria pubblicità locale: Giornale di Bergamo S.r.l. Via San Giorgio 6/n - 24122 Bergamo Tel. 035 678811 - Fax 035 678895 info@bergamoeconomia.it www.bergamoeconomia.it

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Foto Antonio Milesi

IL SINDACO

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GIORGIO GORI Un 18 marzo tra la memoria delle nostre vittime Covid-19 e l’energia di poter guardare al futuro con speranza

A

d un anno di distanza dall’ondata che ha travolto la nostra provincia, abbiamo incontrato il sindaco Gori per ricordare la cerimonia del 18 marzo, a cui ha presenziato anche il Presidente del Consiglio Draghi, svolta proprio a Bergamo, per la giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia da coronavirus, e per avere aggiornamenti sulla situazione epidemiologica e sulla campagna vaccinale della città. La Lombardia è in zona arancione ormai da lunedì 12 aprile e ci si avvia a una possibile riapertura a fine mese. Com’è attualmente la situazione epidemiologica della bergamasca? La situazione è in via di miglioramento rispetto a marzo, mese in cui abbiamo assistito ad un aumento consistente dei casi di Covid-19 e ad un maggior numero di vittime e ricoveri. A differenza di quanto successo con la seconda ondata, la terza ha colpito anche la provincia di Bergamo, ma, fortunatamente, non tanto quanto la prima. I contagi ad ora sono molto diminuiti, così come i ricoveri: purtroppo non possiamo dire lo stesso per i decessi, per i quali il vero miglioramento è atteso verso la fine del mese. Crede che le diverse e continue

chiusure per il contenimento del virus si sarebbero potute gestire diversamente in queste due ondate? Penso che si sarebbe potuti essere più “chirurgici” nelle chiusure: in tutta la seconda ondata si è continuato a ragionare al massimo per Regioni, ma tra le province c’erano visibili differenze: Bergamo è stata stabilmente la meno interessata della Lombardia, avevamo addirittura numeri da zona bianca, ma, nonostante ciò, abbiamo dovuto ugualmente subire tutte le restrizioni. La gestione della terza ondata ha invece, giustamente, diviso il territorio regionale con zone rosse e arancioni scure dove ce n’era bisogno: difficile contestare le inevitabili chiusure, forse si sarebbe potuto agire in questo modo anche prima. 18 marzo, giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia da coronavirus. Il ricordo delle bare portate fuori dalla città di Bergamo dai camion dell’esercito rimarrà indelebile per sempre nella storia. Cosa le ha lasciato la cerimonia a cui ha presenziato anche il Premier Draghi? Mi sono molto emozionato, la cerimonia (che non casualmente avevamo pensato divisa in due parti, con la commemorazione al cimitero monumentale e l’inaugurazione del bosco della memoria) è riuscita sobria quanto 7


volevamo ed in buon equilibrio tra la memoria delle nostre vittime Covid-19 e l’energia di poter guardare al futuro con speranza. L’intervento del Premier Draghi è stato, poi, decisivo a riguardo, ha parlato degli impegni concreti del Governo e del piano vaccinale, ma non ha dimenticato anche i nostri cari scomparsi lo scorso anno, cosa che ho davvero molto apprezzato e che ha reso maggiormente umano il suo discorso.

Foto Matteo Zanardi

Come sta procedendo la campagna vaccinale nella nostra provincia? Crede che il disguido con il vaccino AstraZeneca

Da sinistra: Attilio Fontana, Giorgio Gori, Enrico Ricci e Mario Draghi 8


creerà ritardi compromettenti? Al momento abbiamo appena finito le somministrazioni agli over 80 ed ora siamo alle prese con quelle per gli over 70. Spero quindi che, nel momento in cui termineremo di vaccinare le categorie più fragili, anche se dovessero aumentare i contagi tra i giovani, la mortalità si possa ridurre di molto. Credo ci siano stati diversi tentennamenti

iniziali, sia da parte del Governo, che ha ritenuto di dover sostituire il commissario straordinario e cambiare il piano vaccinale, sia da parte della Regione Lombardia, la cui scarsa competenza organizzativa è emersa nella gestione delle prenotazioni tramite l’associazione partecipata Aria. Anche le autorità sanitarie hanno commesso un grave errore di valutazione per

il vaccino AstraZeneca: prima hanno indicato il vaccino per la fascia d’età tra i 18 e i 65 anni, poi l’hanno sospeso e infine hanno consigliato la somministrazione del siero solo per chi ha un’età superiore ai 60 anni. Ciò ha generato confusione nell’opinione pubblica, ma soprattutto sfiducia da parte dei cittadini. Inoltre il fatto che i più anziani non potessero ricevere AstraZeneca ha legittimato determinare categorie (come insegnanti, forze dell’ordine, magistrati) a ricevere il vaccino prima di loro: questo ha portato ad avere un’immunizzazione su un numero maggiore di ventenni rispetto ai settantenni. Se le consegne previste verranno rispettate e non ci saranno altri intoppi, credo che l’aspettativa del generale Figliuolo, ovvero raggiungere quota 500.000 vaccinazioni al giorno, possa essere attendibile. Si spera in allentamenti delle misure restrittive già da fine aprile. La prima riapertura si è manifestata con la scuola, scelta non condivisa da molti stati europei. Secondo Lei è stata una decisione saggia? Io ho condiviso molto la decisione del Governo di riaprire le scuole dell’infanzia, le materne e le primarie e l’ho detto anche durante i pochi minuti in cui ho potuto parlare a quattr’occhi con il Presidente Draghi lo scorso 18 marzo. Per me riaprire le scuole è una priorità. Credo che chiudere i bambini in casa per mesi potrebbe avere conseguenze dal punto di vista formativo e psicologico, ma anche per i genitori che lavorano rappresenta un problema non indifferente, in particolare per le donne che, secondo le statistiche, sono le prime a dover rinunciare agli impegni lavorativi per poter stare con i propri figli. Ecco, non sono d’accordo con l’ipotesi di riapertura al 100% delle scuole superiori perché questo avrebbe un forte impatto sulle capienze e la sicurezza del trasporto pubblico: penso che una buona mediazione 9


sia quella di una presenza al 75%. Obiettivi imminenti del Governo: ristori per le imprese e ripristino del turismo. Che aspettative ha a riguardo? Crede che in questa stagione estiva ci sarà una ripresa significativa del settore terziario? Credo proprio di sì, credo che il turismo sarà graduale, c’è timore di muoversi, ma le chiusure hanno acceso nelle persone la voglia di uscire, di mangiare con gli amici e, soprattutto, viaggiare. Le categorie come bar, ristoranti e hotel sono quelle che hanno sofferto di più, insieme al settore della cultura, palestre, cinema e teatri, che molto spesso ci dimentichiamo. I ristori stabiliti hanno compensato parzialmente le perdite subite, ma è ovvio che la sopravvivenza di molte attività è davvero in bilico, ora. Noi, come Comune, cercheremo di fare la nostra parte, e anche quest’anno aiuteremo bar e ristoranti favorendo l’occupazione di suolo pubblico gratuitamente. Questo soprattutto alla luce dell’annuncio della ripartenza di tutte quelle attività che hanno spazi all’aperto 10

già alla fine di questo mese, laddove i dati covid lo consentono. Quali sono i nuovi progetti per la città di Bergamo? Lavoriamo su tantissimi fronti. Siamo stati selezionati Capitale della cultura 2023 insieme alla città di Brescia e questa è una grande occasione per riscattarci, vogliamo rilanciare Bergamo, che ha guadagnato a suo malgrado notorietà planetaria, valorizzandola per gli aspetti positivi. Sta a noi valorizzare la nostra città il più possibile. Il nostro obiettivo è essere riconosciuti come una città che, colpita duramente, è riuscita a risorgere maggiormente e guardare avanti. Nel frattempo siamo diventati Città creativa Unesco per la gastronomia grazie ai nostri formaggi e stiamo costruendo un percorso con le altre due città che si sono aggiudicate lo stesso titolo: Alba e Parma. Stiamo anche costruendo un circuito delle città in cui sono nati grandi compositori di opera: Bergamo con Donizetti, Parma con Verdi, Lucca con Puccini, Pesaro con Rossini e

Catania con Bellini. E poi ci sono tante iniziative che aspettano solo di poter essere realizzate: spero che l’autunno 2021 ci permetta di far ripartire BergamoScienza, la Settimana dell’agricoltura, i Maestri del Paesaggio, e poi tanto altro. Ci impegneremo al massimo per investire, e tanto, sulle opere pubbliche, accompagnando la città nella ripartenza (penso allo Stadio, a Chorus Life, agli ex Riuniti, il rondò dell’A4) cercando di creare lavoro e posti di lavoro. Un messaggio per i suoi cittadini? La percentuale degli operatori sanitari vaccinati a Bergamo è pari al 99% ed è un segnale molto positivo. Mi auguro che ci sia la medesima fiducia nella scienza anche da parte dei nostri concittadini perché, come ben sappiamo, anche la sola prima dose di qualsiasi vaccino azzera la possibilità di malattia grave e, di conseguenza, anche le morti. Da qui si riparte, necessariamente: abbiamo bisogno di normalità e di rinascere, davvero. Ilaria De Luca


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BGY

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SANGA

Rimane in SACBO, Orio scalda i motori per la ripartenza

O

rio scalda i motori, e non è solo una metafora: lo scalo bergamasco in questi lunghi e difficili mesi di pandemia ha funzionato a regime decisamente ridotto, ma il presidente SACBO Giovanni Sanga sa bene che la normalità e il movimento devono ritornare quelli di una volta e anche meglio. Per questo, e per seguire al meglio le tante iniziative e novità che stanno prendendo forma in aeroporto, ha rinunciato alla carica di deputato. Dott. Sanga, è di questi giorni la notizia che ha rinunciato al Parlamento per rimanere presidente di SACBO: possiamo dedurne che la considera una missione. Esattamente. Considero il mio lavoro un impegno civico importantissimo: si tratta di ripartire in quello che è probabilmente il momento più drammatico nella storia

di SACBO, rilanciando una realtà che non è di primaria importanza solo a livello aziendale e infrastrutturale, ma anche sociale, economico e di relazione con il territorio. È una sfida che non può che essere raccolta, soprattutto in un momento simile. Il nostro aeroporto, vero volano dell’economia bergamasca negli ultimi anni, ha attraversato un grande momento di difficoltà con la pandemia, com’è al momento la situazione del traffico? Attualmente siamo a meno 80% rispetto allo stesso periodo del 2019, e questo non sorprende, se si considerano le varie difficoltà legate alla pandemia: le limitazioni oggettive agli spostamenti, la chiusura delle frontiere, le necessarie complesse procedure di sicurezza, ma anche la paura e la preoccupazione. Faccio però una considerazione: nel 2020 abbiamo ripreso i voli in giugno e, nei due mesi centrali dell’estate, abbiamo raggiunto il 50% del volume di traffico del 2019, che è stato l’anno del boom per il

nostro aeroporto. Credo che se ne possano trarre dei buoni auspici per quanto può accadere appena la situazione vaccinale consentirà di tornare a viaggiare: tutti abbiamo voglia di tornare alla normalità che conoscevamo, e anche le compagnie aeree e le varie realtà aeroportuali sono pronte a rilanciare con diversi progetti e iniziative. L’attività di un aeroporto è la cartina di tornasole dell’economia del suo territorio, e in questo senso speriamo in un’impennata ai livelli di quella del 2020. Mi rendo conto, d’altro canto, che, se guardiamo allo scenario economico generale, a prescindere dalla pandemia, come Paese ci trovavamo in una situazione complessa già da prima. Alla riapertura, ci confronteremo probabilmente con un Paese spaccato in due, tra imprese e famiglie che faticheranno a restare a galla e altre che hanno potuto lavorare, risparmiare e accumulare risorse. Alla luce di quanto detto, qual è stato dunque il bilancio generale del 2020? Tra le compagnie di 13


casa a Orio al Serio, quali sono i piani per la ripartenza? E infine, nel dicembre 2020 ha parlato di importanti investimenti per rilanciare Orio al Serio, ci può dare qualche dettaglio? Il bilancio del 2020, in cui abbiamo registrato una perdita di circa 19 milioni di euro, ha inevitabilmente risentito della pandemia; tuttavia, le compagnie aeree si stanno già muovendo per riprendere le normali tratte, e alcune di esse hanno già investito nel rinnovamento delle flotte, con impiego di aeromobili di nuova generazione che consentiranno, tra le altre cose, di ridurre del 40% l’impatto acustico sul territorio e di circa il 20% il consumo di carburante. Inoltre, il Consiglio di Amministrazione di SACBO ha destinato, già a novembre 2020, un budget di oltre 60 milioni per realizzare una serie di importanti interventi previsti del Piano di Sviluppo Aeroportuale. Tra gli interventi già completati c’è innanzitutto la nuova area extra Schengen di circa 9500

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metri quadri, che consente una migliore gestione dei controlli per i passeggeri provenienti da determinati Paesi, cui seguirà l’ampliamento dell’area Schengen a ovest pronta in autunno. Nel prosieguo, prevediamo la separazione dell’area cargo da quella riservata ai passeggeri, per evitare che i flussi si incrocino, e la realizzazione del nuovo hotel. Va precisato che, nello scenario della pandemia, i cantieri si sono fermati solo per quindici giorni a marzo del 2020, e la funzionalità dell’infrastruttura aeroportuale è sempre stata garantita. Quali procedure di sicurezza si applicano a Orio per chi deve viaggiare? Oggi, attività aeroportuale non può più significare solo trasporto sicuro in senso generale, ma anche protocolli di protezione sanitaria di altissimo livello. Tali protocolli sono sempre concordati a livello nazionale e internazionale, e noi ci siamo sempre mantenuti su standard elevati. Recentemente, ci siamo dotati all’ingresso del terminal di una cabina di sanificazione, dove tutti, anche gli accompagnatori, potranno passare, per abbattere la carica batterica presente su indumenti e bagagli. Siamo in attesa di sviluppi sull’adozione dei cosiddetti passaporti vaccinali, che dovrebbero essere adottati a livello europeo: si tratta di sistemi di screening elettronico, rilevabili mediante QR code, che consentono di conoscere lo stato di immunizzazione del passeggero, mettendo in sicurezza lui, gli altri passeggeri e gli operatori. Avete anche presentato il volume curato da Eugenio Sorrentino su questi 50 anni di storia dell’aeroporto, com’è nato questo progetto? In questi 50 anni, quali sono stati altri momenti salienti, o in cui l’aeroporto e il suo team hanno dovuto affrontare crisi importanti? Un aeroporto, come accennavo prima, rappresenta ben più di una infrastruttura: è un valore per il territorio e i momenti nevralgici di questi 50 anni raccontati in questo

libro, compreso quello attuale di crisi, ne sono la testimonianza. La caratteristica di quella pubblicazione risiede nell’aver voluto ripercorrere le tappe della crescita e dell’affermazione dell’aeroporto nel panorama nazionale ed europeo, descrivendo la fase che stiamo attraversando ma in più gettando lo sguardo al futuro e presentando le trasformazioni prossime e lo scenario previsto a fine decennio. Punto debole di Bergamo è sempre stata una capacità, diciamo, non ottimale di attrarre e trattenere turisti, a dispetto di un immenso potenziale. La vicinanza di Milano

e anche di Oriocenter attrae un turismo mordi e fuggi che però non si concentra sulla città. A suo avviso, quali infrastrutture e collegamenti vanno messi in campo affinché Bergamo diventi non più la città del Covid, ma una città attrattiva al pari delle grandi metropoli europee, e come può muoversi Orio in questo senso? I numeri sul turismo del 2018 e 2019 lasciano ben sperare non solo per la città, ma anche per la provincia. Uno dei passaggi fondamentali nella storia di Orio è stata l’ufficializzazione della collaborazione con la rete ferroviaria italiana per la realizzazione, in vista delle

Olimpiadi invernali del 2026, del collegamento tra Milano Centrale, dove è attestata l’alta velocità, e l’aeroporto, che sarà dotato di una stazione di testa con 4 binari, per predisporre anche il futuro raccordo con la linea con Brescia. Inoltre, non più solo intermodalità bensì multimodalità, attraverso la rete ciclopedonale che porta non solo a Bergamo e provincia, ma si diramerà nei territori limitrofi e intercetterà anche la futura ciclabile Milano-Monaco. Saremo un aeroporto pionieristico in questo senso, contiamo sia il primo a fregiarsi del marchio Bike Friendly. Stiamo anche valutando alcune iniziative, che rientrano nell’ambito

della collaborazione tra Bergamo e Brescia, Capitali della Cultura 2023. Nelle persone c’è tanta voglia di tornare a viaggiare, a divertirsi, a vivere normalmente. Ha un messaggio di fiducia da lanciare ai bergamaschi e ai tanti turisti che, speriamo, verranno a visitare la nostra città? C’è un mondo che ci aspetta là fuori, ed è un mondo fatto di relazioni, interessi, bellezze naturali, artistiche e architettoniche da scoprire. Quello dell’arricchimento culturale è un filo conduttore che dobbiamo necessariamente riprendere, non appena tutti saremo vaccinati, e lo riprenderemo. (am) 15


RICERCA

Garattini

«In medicina bisogna sempre considerare il rapporto tra rischi e benefici»

I

l Professor Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, massimo esperto di vaccini, ci ha dato la sua opinione sulla campagna vaccinale italiana e sulle imminenti riaperture. Ha anche raccontato le tematiche principali del suo nuovo libro “Il futuro della nostra salute”, che ha messo in luce le problematiche del Servizio Sanitario Nazionale, emerse durante la pandemia. Sono 10.775.290 le persone vaccinate con la prima dose e 4.468.690 quelle che hanno ricevuto anche la seconda, a parer suo c o m e

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sta procedendo la campagna vaccinale? È strutturata bene? Siamo molto indietro, avremmo dovuto produrli direttamente qui in Italia, saremmo stati più strategici sui tempi, come è successo con l’Inghilterra che, avendo messo in sicurezza gran parte degli anziani con un siero prodotto da loro, conta soltanto una decina di morti. Credo anche sia inutile farsi aspettative su 500.000 vaccini al giorno nel momento in cui non abbiamo certezza del fatto che

le consegne verranno rispettate. Sicuramente dovrebbero effettuare delle licenze obbligatorie, cioè obbligare le case produttrici dei vaccini a rendere noto come è composto il siero in modo tale che altri lo riproducano, e sono meravigliato del fatto che le multinazionali non lo abbiano fatto


17 Foto Light&Magic Productions


«Il giovamento tratto dai vaccini è immensamente maggiore rispetto agli effetti collaterali che tutti i farmaci hanno»

spontaneamente di 3.000.000 di morti.

fronte

ai

AstraZeneca, come ben sappiamo, ha scatenato alcuni casi di tromboembolia e trombocitopenia, così come il Johnson & Johnson. Da cosa sono causate? E perché soprattutto nelle donne sotto una certa età? Quando viene somministrato il vaccino, la risposta del sistema immunitario in alcuni soggetti fa produrre degli anticorpi contro la proteina FP4 prodotta dalle piastrine, ciò provoca questi eventi trombocitici. Sono casi estremamente rari, pari ad 1 su 1.000.000. Non è certo che sia soltanto nelle donne perchè, attraverso i dati, si è evidenziata una percentuale femminile maggiore, ma tra i deceduti ci sono anche uomini. Aanche Pfizer e Moderna, ritenuti da tutti i più sicuri, in alcuni soggetti possono causare tromboembolie, anche se di natura diversa da quelle dei vaccini a vettore virale. 18

Sulla base di ciò, quando si devono preoccupare le persone? Crede che la sperimentazione effettuata su tutti e quattro i vaccini si sia svolta correttamente? In Italia servirebbe un’informazione corretta che faccia capire alle persone, sulla base dell’evidenza scientifica, che il giovamento tratto dai vaccini è immensamente maggiore rispetto ai rarissimi casi di trombosi che si possono manifestare anche in molti farmaci comuni. È più pericoloso viaggiare in aereo rispetto ad assumere un vaccino testato e autorizzato dagli organi specifici. L’Ema ha fatto un ottimo lavoro, rivalutare i vaccini in corso d’opera non dovrebbe infondere sfiducia ma andrebbe visto come gesto di tutela della salute pubblica. Le decisioni prese dell’ente non sono poi state rispettate, ogni Paese ha agito individualmente e qualcuno anche politicamente, mostrando una scarsa capacità di comunicazione e mettendo a repentaglio la campagna vaccinale mondiale.

Perché gli over 60 dovrebbero fidarsi di ricevere AstraZeneca, vaccino che è stato sconsigliato anche ai più giovani? In medicina bisogna sempre considerare il rapporto tra rischi e benefici. I dati indicano che a morire di Covid-19 sono principalmente le persone più anziane e per loro il rischio di decesso a causa del virus è superiore rispetto alla possibilità di manifestare questo tipo di trombosi. Bisogna anche ricordare che, se prese in tempo, si possono curare totalmente. Si sono manifestati casi in cui sanitari, nonostante abbiano ricevuto entrambe le dosi di Pfizer, sono risultati positivi al Covid-19. Purtroppo, non siamo ancora sicuri del fatto che i vaccini possano dare un’immunizzazione totale e, di conseguenza, che possano bloccare il contagio. Perché una persona giovane, che con molta probabilità non avrebbe ripercussioni pesanti per un eventuale malattia da Covid-19, Continua a pagina 20


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dovrebbe vaccinarsi? I casi che hanno manifestato una forma asintomatica, e preciso asintomatica, dopo il vaccino sono veramente pochi. Sono state fatte delle sperimentazioni che hanno assicurato una determinata percentuale di efficacia e il risultato è visibile anche sul territorio, l’abbiamo riscontrato in Israele, in Inghilterra e negli Stati Uniti. In primis non è detto che i giovani siano più immuni, inoltre, muoiono 300/400 persone al giorno, quindi bisognerebbe vaccinarsi per questione di buonsenso, per tutelare la salute di chi non si può vaccinare o di chi può avere una minore durata degli anticorpi indotti dal vaccino a causa delle basse difese immunitarie. Altra cosa di cui non siamo a conoscenza è la durata degli anticorpi. Quanto potrebbe essere la reale durata del vaccino? Crede che le varianti che ormai sono sempre più numerose possano diminuirne l’efficacia? Purtroppo non lo si può ancora sapere, è probabile che si debba rifare prima o poi, la risposta la sapremo solo con il tempo, ci sono diverse ipotesi ma si tratta solo di indovinare. Riguardo alle varianti il rischio è che se non vaccineremo le persone di tutto il mondo, si manifesteranno parecchie varianti non sensibili al vaccino e già sappiamo che le varianti brasiliana e sudafricana oppongono resistenza. Molti pensano che aiutare i paesi a basso reddito sia beneficienza, in realtà è nel nostro interesse. Nuovo dpcm: obbligo di vaccinazione per i sanitari. Cosa pensa a riguardo? Si sta già parlando di passaporto vaccinale e quindi di probabile “obbligo” anche per i cittadini, sarebbe una cosa etica? È giusto che ci sia l’obbligo per i sanitari, come esiste il divieto per i bambini non vaccinati di andare a scuola. Secondo me questo passaporto vaccinale ha un senso se tutti possono accedere ai vaccini anti-Covid, 20

altrimenti diventa una forma di discriminazione ingiusta, non è corretto impedire di viaggiare alle persone che non rientrano nelle categorie prioritarie. Crede che a questo punto della campagna vaccinale sia indicato decidere di riaprire? Lo scorso anno abbiamo vissuto un lockdown molto più rigido, di conseguenza i contagi erano calati vertiginosamente. Quest’anno assistiamo ancora a parecchi casi di positività e sono poche le persone vaccinate, bisogna quindi riaprire gradualmente per non tornare in breve tempo alla situazione di prima, come è successo per la Sardegna che, da zona bianca, in 4 settimane, è tornata in zona rossa. Ritengo che bisognerebbe responsabilizzare maggiormente le persone perchè gli italiani tendono a fare i furbi. Ci parli del suo ultimo libro “Il futuro della nostra salute”. Il carico di difficoltà, gli errori e le sofferenze caratterizzate della pandemia Covid-19 hanno messo in evidenza che il Servizio Sanitario Nazionale ha bisogno di profonde modifiche. In primo luogo, occorre un completo cambiamento della mentalità: il servizio della medicina dovrebbe occuparsi più della prevenzione che della cura ed essere più ancorato al territorio, per evitare l’eccesso agli ospedali che dovrebbero essere utilizzati soprattutto per casi acuti. Il medico di oggi deve avere più tempo per studiare ed essere in costante aggiornamento, bisogna quindi avere adeguate risorse per la ricerca. Inoltre, il Servizio Sanitario Nazionale va sottratto alla politica, separandolo dal Ministero della Salute, che deve esercitare solo una funzione di controllo. Un messaggio per Bergamo? Dobbiamo arrivare il prima possibile all’immunità di gregge, bisogna quindi aver fiducia nella scienza e vaccinarsi, evitando di rovinare il grande sforzo di immunizzazione che si è messo in campo. Ilaria De Luca


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L’ANNIVERSARIO

Maurizio Auriemma 22


I 169 anni della

POLIZIA DI STATO

I

n occasione del 40° anniversario della legge n. 121 del 1 aprile 1981 e dei 169 anni della fondazione della Polizia di Stato, il Questore della provincia di Bergamo Maurizio Auriemma, vuole ricordare il vero significato di queste date così emblematiche, ricordando anche alcuni passaggi de “La riforma dell’Amministrazione della pubblica sicurezza”, libro del Prefetto Carlo Mosca, recentemente scomparso e che è ricordato come uno dei padri della riforma. Un esemplare della pubblicazione è stata consegnata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dal Capo della

Polizia Direttore Generale della Pubblica Sicurezza Prefetto Lamberto Giannini in occasione dell’anniversario della fondazione. «La legge, conosciuta dalla pubblica opinione come “Legge di riforma della Polizia”, cambiò radicalmente il ruolo dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza, rivolta a garantire l’esercizio dei diritti della libertà costituzionale, attraverso la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, diventando così una vera e propria Amministrazione della Costituzione repubblicana, al servizio di cittadini e delle istituzioni democratiche. L’ordinamento introdotto dalla legge n. 121 ha generato la nuova Polizia di Stato

e la conseguente smilitarizzazione e sindacalizzazione, modificando la cultura generale della sicurezza come opportunità di rinnovamento e di rinascimento culturale e come occasione per l’Amministrazione di formare e impiegare le migliori intelligenze per rispondere alle esigenze della comunità nazionale. La Sicurezza come diritto di libertà ha così determinato un profondo cambiamento poichè non più affidata soltanto allo Stato e ai suoi organi amministrativi e operativi, ma estesa a tutti i governi del territorio e aperta a forme di partecipazione, condivisione e collaborazione delle autonomie regionali e locali e degli stessi cittadini. 23


di un rinnovato legame sociale e di una nuova coesione tra Istituzioni, cittadini e gli stranieri che risiedono o dimorano sul territorio nazionale. Il 10 aprile, data di pubblicazione della legge 121 del 1981, si è festeggiato anche il 169° anniversario della fondazione della Polizia di Stato. L’impegno a trecentosessanta gradi, che caratterizza la nostra presenza costante sul territorio da ben 169 anni, è stato premiato quest’anno con la medaglia d’oro al merito civile, concessa dal Presidente della Repubblica alla Bandiera della Polizia di Stato “per aver assicurato il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica facendosi interprete sul territorio dell’alto magistero affidato alle Autorità provinciali di pubblica sicurezza”. L’anno trascorso è infatti un anno in cui l’impegno delle nostre donne e dei nostri uomini sul territorio è stato segnato dal Covid-19. L’emergenza ha messo in luce il ruolo centrale delle Autorità di pubblica sicurezza, il nostro coordinamento tecnico operativo

Altro punto essenziale è la presenza femminile nella Polizia di Stato, il nuovo ordinamento dettato dalla legge n. 121 del 1981 ha previsto ufficialmente la pari opportunità di carriera tra uomini e donne. L’articolo 98 della Costituzione afferma che

i pubblici impiegati che sono al servizio esclusivo della Nazione devono possedere osservanza della Costituzione e delle sue leggi, l’obiettivo della Polizia di Stato è dunque rendere concreta la tutela dei diritti di libertà. È per questo che la Polizia di Stato offre tutti i giorni, nell’arco dell’intera giornata, 24

con generosità e con sacrificio, il suo servizio, vigilando la vita dei cittadini e reprimendo i crimini nei panni di sentinelle istituzionali, ciò rende il servizio di tutto il personale delle Forze di polizia prezioso per il progresso e la civiltà della Nazione. Garantire la sicurezza significa contribuire a far ritrovare il senso

ha permesso l’organizzazione dei servizi a tutela della salute e della sicurezza dei cittadini, come l’aiuto nella distribuzione di mascherine e vaccini, la raccolta di generi alimentari per i più bisognosi, i servizi stradali per i controlli del rispetto delle normative anti Covid-19 sul territorio e la Continua a pagina 26


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«L’obiettivo della Polizia di Stato è rendere concreta la tutela dei diritti di libertà»

prevenzione di assembramenti. La Polizia di Stato di Bergamo ha anche donato all’ATS locale cinque respiratori, l’ecografo portatile e quindici saturimetri, grazie ad un’importante iniziativa di solidarietà promossa dalle donne e dagli uomini della Polizia di Stato della provincia bergamasca, per il tramite dell’ANPS, insieme alla preziosa collaborazione della Fondazione Comunità Bergamasca, SACBO S.p.A., Technix S.p.A., Fra. mar S.p.A., Confimi ed Esaote S.p.A. Il progetto di solidarietà si inserisce in un momento molto importante dove è fondamentale fare rete a testimonianza della presenza sul territorio di persone sensibili, volenterose e responsabili. In occasione della celebrazione del 169° anniversario, è stato presentato un report dove sono stati raccolti i dati più rilevanti dell’attività svolta dalla Polizia di Stato operanti in provincia di Bergamo nel corso del 2020 e in cui si è evidenziato un calo vertiginoso dei crimini commessi. 26

Inoltre, va ricordata l’elevazione di rango della Questura della provincia di Bergamo che il 14 novembre 2019, durante alla festa per i 100 anni, è stata annunciata come “Questura di particolare rilevanza” dall’allora Capo della Polizia Direttore Generale della Pubblica Sicurezza Prefetto Franco Gabrielli, attuale Sottosegretario di Stato alla Sicurezza della Repubblica. Ancora, degna di attenzione, è l’inaugurazione della nuova facciata della Questura di Bergamo, realizzata sulla base di un progetto grafico ideato dagli allievi del Liceo Artistico Statale Manzù, grazie alla partecipazione e contribuzione di realtà imprenditoriali e di fondazioni della provincia orobica. L’opera, raffigurante l’emblema della Repubblica Italiana e il Tricolore, è stata eseguita in pietra lavica ceramizzata e marmo bianco di Zandobbio con la preziosa collaborazione del Maestro Domenico Boscia, sfruttando un’antica tecnica risalente alla

seconda metà del XIX secolo. Vanno, infine, esaltati i momenti di commemorazione dei caduti in servizio, morti per il bene comune come: l’Appuntato di P.S. Alceste Cruciani, morto cinquanta anni fa in servizio a Pontida sulla statale briantea per cui è stato realizzato un monumento in marmo dal maestro Luigi Paganessi e piantato un ulivo a memoria del suo sacrificio, il cui ricordo continua a vivere come esempio di impegno e profondo senso del dovere, al servizio della collettività, e il Maresciallo di P.S. Luigi D’Andrea e l’Appuntato di P.S. Renato Barborini, entrambi medaglie d’oro al valor civile, uccisi durante un conflitto a fuoco presso il casello autostradale di Dalmine. In loro onore, nel luogo in cui i due persero la vita, è stato collocata un’opera d’arte in bronzo, realizzata dallo scultore bergamasco Luigi Oldani, a memoria del coraggio e del senso del dovere di Luigi ed Andrea».



COVER STORY

THD LE MASCHERINE NON SONO TUTTE UGUALI

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Foto Antonio Milesi

Filippo Bastia

N

el centro di Co r re g g i o troviamo THD s.p.a., azienda m e d i c a l e certificata con più di vent’anni di esperienza, controllata del Gruppo Spal, diventata eccellenza tecnologica italiana al servizio della salute pubblica. Filippo Bastia, amministratore delegato, ci ha raccontato dei numerosi prodotti creati, delle nuove metodologie chirurgiche mini-invasive firmate e brevettate THD e del progetto mascherine nato lo scorso anno. Accompagnati da Paolo Guidetti, vicepresidente per le relazioni commerciali, abbiamo potuto osservare il meticoloso lavoro che c’è dietro all’ideazione ed alla progettazione di prototipi funzionali, fino alla loro conseguente produzione. 29


Il Gruppo SPAL comprende Spal Automotive, G.F. e THD. Ci racconti le tappe più salienti della vostra storia aziendale. La prima azienda del gruppo è stata Spal Automotive, fondata a Correggio nel 1959, leader mondiale nella progettazione e nella produzione di Elettroventilatori Assiali e Centrifughi ad altissime prestazioni per il settore automotive. Nel 1966 è nata G.F. Garden, specializzata nella produzione e commercializzazione di prodotti per il giardinaggio, l’irrigazione e il lavaggio auto. Infine, nel 2004, è stata creata

«Le mascherine THD sono prodotte con materiali Made in Italy di altissima qualità in un ambiente medicale certificato» THD che produce e commercializza un’ampia gamma di soluzioni chirurgiche e diagnostiche nel campo della coloproctologia e integratori alimentari per la prevenzione dei disturbi colorettali. Come è nata l’idea di fondare l’azienda medicale THD? THD è nata da un’idea imprenditoriale di creare un’azienda al servizio di una branca abbastanza recente della chirurgia: la coloproctologia, specializzazione 30

nata nel 1995 grazie all’intuizione del professor Morinaga che individuò nell’iperafflusso la principale causa della malattia emorroidaria, risolvibile intervenendo sulla diminuzione del flusso arterioso verso i cuscinetti emorroidali. Ciò che ci ha appassionato da questo studio è il fatto che venissero ristabilite le condizioni anatomiche precedenti alla patologia. Dal metodo THD Doppler ad

un’intera linea di prodotti diagnostici e chirurgici nel campo della proctologia. Quali sono le tipologie di prodotti che offrite per le aziende ospedaliere? Il nostro primo brevetto è stato il metodo THD Doppler, innovativo trattamento chirurgico miniinvasivo che permette di curare i sintomi della patologia emorroidaria preservando l’anatomia del canale anorettale. Il chirurgo esegue la procedura per mezzo di un proctoscopio equipaggiato con


scientifica e ci ha resi famosi in tutto il mondo; il percorso però è stato lungo e tortuoso a causa della diffidenza nei confronti di una nuova procedura chirurgica, superata grazie all’adozione in diversi centri di ricerca che hanno realizzato numerosi studi in cui è stata provata l’efficacia del trattamento per tutti i gradi della malattia emorroidaria, anche in presenza di prolasso. Negli anni seguenti, la continua ricerca di soluzioni innovative e la progettazione di dispositivi all’avanguardia ci hanno portati alla creazione di un’intera linea di prodotti diagnostici e chirurgici nel campo della coloproctologia. Il nostro obiettivo è risolvere il problema a 360 gradi, per esempio, nel trattamento della patologia emorroidaria, non è importante soltanto l’intervento chirurgico, è fondamentale anche individuare i fattori che la inducono o la peggiorano. Per questo motivo abbiamo sviluppato innovativi integratori a base di sostanze flebotoniche o di fibre alimentari, rispettivamente per il benessere del microcircolo venoso e per la regolarità intestinale, che consentono la prevenzione di varie malattie colorettali, oltre che di creme coadiuvanti per i trattamenti di specifici disturbi anali. Un altro nostro grande successo, frutto di una costante ricerca in campo medico, è stato il metodo THD Sphinkeeper, trattamento chirurgico miniinvasivo per la correzione del problema dell’incontinenza tramite uno sfintere anale artificiale. Il chirurgo posiziona speciali protesi

biocompatibili ed auto-espandibili, fino all’800% del proprio volume, tramite i liquidi del corpo umano tra lo sfintere interno e lo sfintere esterno, ottenendo così un impianto in grado di supportare le funzioni di contenimento e rilascio delle feci. Questa procedura, eseguibile in anestesia locale, dura circa 30-40 minuti e richiede tempi di degenza ridotti. Nel 2014 abbiamo realizzato THD Proctostation, piattaforma all-in-one unica nel suo genere che consente di eseguire molteplici esami anorettali e trattamenti elettrochirurgici con un ingrandimento progressivo che varia da 13 al 49%. Inoltre include

«Il multistrato filtrante in TNT assicura un indice di filtrazione batterica superiore al 99% ed un’ottima respirabilità»

una speciale sonda Doppler, il cui segnale permette di localizzare con precisione i vasi arteriosi e ridurre l’eccessivo flusso di sangue tramite una semplice legatura con sutura chirurgica riassorbibile, senza rimuovere alcun tessuto. L’intera operazione viene eseguita in un’area povera di recettori del dolore e dura circa 30 minuti, per questo motivo può essere eseguita anche in day-hospital. Il metodo THD Doppler ha attirato l’attenzione della comunità 31


un proctoscopio monouso con luce LED integrata che elimina la necessità di fonti luminose esterne durante le procedure ed una sonda ad ultrasuoni che permette di visionare il pavimento pelvico ed i muscoli sfinterici per identificare con precisione anomalie anatomiche e funzionali. THD oggi è in grado di offrire un’ampia gamma di prodotti per la diagnosi e per il trattamento delle più comuni patologie colorettali. Parola all’ordine MASCHERINA.

del

«La nostra mission è migliorare la vita del paziente senza doverlo sottoporre a procedure lunghe e dolorose»

giorno:

Paolo Guidetti

Ci racconti del vostro progetto Made in Italy THD face mask. Questo progetto è nato nel marzo dell’anno scorso; nel momento di necessità abbiamo sentito il dovere di dare il nostro contributo, così, con grande difficoltà, abbiamo importato parecchie mascherine chirurgiche e ne abbiamo regalato il 30% alla Protezione civile. In seguito abbiamo optato per investire in macchinari per la loro produzione e creare una nuova unità produttiva rigorosamente italiana, con la previsione che l’utilizzo delle mascherine sarebbe continuato nel tempo. Le THD face mask sono un dispositivo medico, di classe I, tipo II (EN 14683), notificate al Ministero della Salute. Sono prodotte con materiali Made in Italy di altissima qualità in un ambiente medicale certificato. Oltre ad essere inodori e prive di contaminanti, sono realizzate con materiali ipoallergenici e progettate per limitare al massimo la trasmissione di agenti infettivi da naso e bocca. Il pratico adattatore nasale conformabile, la buona drappeggiabilità ed i morbidi elastici laterali consentono 32

un’ottima vestibilità e rendono l’utilizzo della mascherina pratico e comodo. Produciamo mascherine chirurgiche a 3 o 4 strati di TNT nei colori bianco, nero ed azzurro e nelle misure regular, small e junior; abbiamo sviluppato anche la variante balsamica, arricchita di oli essenziali e propoli, che dona una piacevole sensazione di freschezza ed un piacevole aroma duraturo nell’arco della giornata. Commercializziamo inoltre le THD protective mask FFP2 e FFP3 di tipo NR, sia nel nero che nel

bianco. La volontà di raggiungere in maniera diretta il consumatore ci ha spinti ad aprire il nostro nuovo E-commerce www.thdlife.com per l’intera linea protezione e per la nostra gamma benessere. Cosa contraddistingue le THD face mask dalle mascherine dei vostri competitor? Sul mercato si trovano moltissime mascherine provenienti da paesi extra UE e purtroppo, abbiamo constatato che frequentemente i produttori delle suddette Continua a pagina 34


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anche la produzione di mascherine chirurgiche.

mascherine dichiarano conformità di difficile dimostrabilità, sia riguardo alla marcatura CE che alla capacità di filtrazione BFE, inoltre una percentuale importante emana un odore sgradevole, segnale della presenza di sostanze chimiche. Le mascherine THD invece sono inodore ed il grado di contaminazione è abbondantemente inferiore a quello previsto dalla norma vigente, inoltre siamo una delle poche aziende italiane ad avere nel certificato ISO 13485 (TUV)

«Il nostro export raggiunge più di 55 paesi in tutto il mondo»

Come ha influito la pandemia Covid-19 sul vostro lavoro? A causa della pandemia Covid-19 il reparto chirurgico e quello della prevenzione hanno subito un notevole rallentamento. Invece, per quanto riguarda la produzione di mascherine chirurgiche, abbiamo avuto innumerevoli richieste e siamo arrivati ad un ritmo di produzione di 600.000 dispositivi al giorno, distribuiti su 12 macchinari che funzionano 24 ore per 6 giorni alla settimana. Quanto contano per voi tecnologia e ricerca? Abbiamo costruito la nostra credibilità su risultati duraturi nel tempo, la nostra mission è migliorare la vita del paziente senza doverlo sottoporre a procedure lunghe e dolorose. Utilizziamo le tecnologie più avanzate per lo sviluppo di soluzioni mediche innovative e ricerchiamo in continuazione modi per rendere i nostri progetti ancora

più all’avanguardia e, proprio per questo motivo, la nostra ricerca non si ferma mai. I prodotti THD sono utilizzati dai chirurghi di tutto il mondo grazie alle filiali negli Stati Uniti e in UK. Ce ne parli. THD è forse più famosa all’estero rispetto che in Italia, il nostro export raggiunge più di 55 paesi in tutto il mondo, oltre che gli Stati Uniti e l’Inghilterra, dove abbiamo filiali. Quali sono i vostri progetti futuri? In questo momento abbiamo 22 progetti attivi in fase di progettazione o sperimentazione, sicuramente è di nostro interesse includere anche l’ambito gastroenterologico. Ilaria De Luca

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L’ANALISI MMT

Christine Lagarde «I mercati possono metterci alla prova quanto vogliono La BCE ha strumenti formidabili da utilizzare e ne ha un’intera batteria»

CRISI ECONOMICA UN ANNO DOPO

C

osì si è espressa la Presidente della BCE in un’intervista recente a Bloomberg. Una frase che è stata letta come una sfida agli investitori che spingono al rialzo i rendimenti dei bond sui mercati obbligazionari. La stessa persona che nel 2012 - ai tempi della direzione del Fondo Monetario Internazionale - negò ogni tipo di supporto alla Grecia nella negoziazione con i mercati (dichiarando: “La Grecia ha avuto

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bei tempi, ma ora è tempo del payback”), oggi pare ricordare - nel ruolo di Presidente della BCE - quello che noi di Rete MMT già diciamo da tempo: nessuna Banca Centrale può “subire” le prove di forza dei mercati finanziari. L’intera batteria di strumenti a cui si riferisce Lagarde, infatti, altro non è che la facoltà di una Banca Centrale di attuare quelle politiche monetarie in grado di tenere i tassi ad un target prefissato, indipendentemente dagli orientamenti del mercato.


La BCE può sempre metterci al riparo dalle volatilità e dagli umori del mercato, sfruttare o meno queste potenzialità è solo una questione di volontà politica. Sotto crisi pandemica la BCE ha scelto di fare ciò che in altri momenti storici ha rifiutato di fare: tenere sotto controllo lo spread e respingere le turbolenze dei mercati. Serve più deficit. Tutto ciò però non può bastare. Per risollevarci da una situazione economica drammatica servono scelte coraggiose, caratterizzate da politiche fiscali ingenti e immediate, come avvenuto negli USA dove, tra la precedente amministrazione Trump e con l’attuale piano di Biden, sono stati stanziati oltre 4000 miliardi di dollari. Da noi gli scostamenti di bilancio, sia dell’ex governo Conte che dell’attuale governo

Draghi, hanno solo rimandato il fallimento di molte aziende, che in mancanza di investimenti e una decisa ripresa dei consumi, saranno destinate a chiudere. Non possono bastare i 32 miliardi del Decreto Sostegni. Sono briciole. Servono deficit di maggiore portata e servono subito. L’ulteriore conferma è offerta dai dati ISTAT riguardanti il reddito delle famiglie e la tassazione. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è diminuito dell‘1,8% rispetto al trimestre precedente e i relativi consumi finali del 2,5%; sempre rispetto al trimestre precedente, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito del 2,1%. La pressione fiscale è stata pari al 52,0%, in crescita di 1,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nonostante la riduzione delle entrate fiscali e contributive.

Tutto questo significa che gli italiani possono comprare meno prodotti e servizi che, di conseguenza, il mercato non produrrà più, creando nuovi disoccupati e quindi un ulteriore riduzione di reddito disponibile per gli acquisti. Siamo davanti alla peggior situazione che l’economa può conoscere, ovvero la spirale deflazionistica, che solo un deciso intervento anticiclico dello Stato può bloccare. Sul Recovery Fund. Lo strumento tanto decantato in questi mesi, su cui appoggia tutta la politica di aiuti UE, è terribilmente inconsistente sul piano economico (sul nostro sito ne abbiamo scritto a più riprese in questi mesi). È di fatto una mera narrazione funzionale a focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica sul dibattito di come spendere bene i fondi (che non ci sono ancora), ignorando la questione

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principale: la potenza di fuoco - tanto per restare nella metafora della batteria di strumenti della Lagarde - che uno Stato monopolista della valuta può mettere in campo per far fronte ad una crisi. Biden docet. Rete MMT Italia

«La BCE dovrebbe consentire agli Stati dell’Eurozona di finanziare investimenti pubblici in misura almeno eguale alla stima di crollo del PIL europeo». Così si esprimeva l’economista Warren Mosler un anno fa sulle pagine di Bergamo Economia



MEDICINA

HABILITA

Il nostro contributo nell’emergenza: un ospedale adibito ai pazienti Covid-19, i 25.000 test sierologici per la città di Bergamo e la nostra disponibilità come struttura vaccinale

N

el 2019 il gruppo Habilita ha tagliato il traguardo dei 40 anni: un compleanno che il Presidente del gruppo, Roberto Rusconi, non immaginava certo di festeggiare con simili numeri, dato che, all’inizio dell’attività nel 1979, quella nel settore sanitario per lui si prospettava come un’incursione che avrebbe dovuto concludersi in un arco di tempo limitato. Rusconi lavorava allora nel settore petrolifero offshore, ma i suoi studi in farmacia e la sua passione per il mare a un certo punto hanno trovato un punto d’incontro, che è stato poi l’inizio di Habilita: la medicina iperbarica. «La medicina iperbarica, una scienza allora pionieristica, ha

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iniziato ad essere sperimentata negli ambiti paralleli dell’industria petrolifera e aerospaziale», racconta Rusconi. «Le capsule spaziali e i mini sommergibili sono di fatto delle piccole camere iperbariche. Il trend che all’epoca stava vivendo il settore petrolifero richiedeva di scendere a profondità sempre maggiori, e questo ci ha portato a studiare la fisiopatologia del corpo umano in simili condizioni di pressione. Il principio è ciò che avviene in una bottiglia d’acqua minerale quando vi viene immesso del gas: il gas si discioglie, in proporzione alla pressione che c’è tra il liquido e il tappo all’interno della bottiglia». Tutto ciò che avviene in un corpo umano che, in camera iperbarica, viene nutrito di ossigeno quanto basta per compensare le eventuali carenze

dei suoi globuli rossi con importanti effetti terapeutici. Rusconi si appassiona così alla realizzazione di centri e, successivamente intuisce che la sanità italiana è carente sulla riabilitazione. «Facciamo vivere infatti le persone sempre più a lungo, ma a questo punto è necessario garantirgli una qualità di vita adeguata. E così nacque la prima sede a Zingonia». Oggi, le sedi Habilita in Italia sono nove, spesso con specializzazione diverse. «Abbiamo ad esempio Albino, dove nella ex sede della Croce Rossa, gestiamo un progetto poco remunerativo, dal punto di vista gestionale, ma molto remunerativo da quello umano con aspetti etici di grande soddisfazione, trattiamo infatti pazienti disabili con diverso


Foto Anto nio Milesi

«Quest’anno supereremo gli 80 milioni di fatturato e siamo il sedicesimo competitor in Italia»

Roberto Rusconi 41


livello di gravità; nel Poliambulatorio di Clusone cerchiamo di integrare l’ospedale di Piario; nell’ospedale di Sarnico ci occupiamo di medicina e riabilitazione, a Bonate siamo titolari di uno dei più grossi laboratori analisi della Provincia. La realtà di Zingonia; unico presidio di Neuroriabilitazione ad alta complessità, convenzionato, della provincia di Bergamo completa poi la nostra presenza, unita ai poliambulatori di Bergamo e Osio Sotto completano la nostra presenza nella terra bergamasca. L’area piemontese con i suoi 160 posti letto nelle due sedi di Acqui Terme e Fara Novarese, si occupa solo di chirurgia ortopedica con l’effettuazione di circa 2000 protesi totali o parziali delle articolazioni della spalla-ginocchio e anca, completando il palcoscenico delle prestazioni erogate nelle due Regioni». Come avete affrontato il Covid-19? «In questa condizione pandemica, la sanità pubblica e quella privata hanno dovuto collaborare insieme e purtroppo questa integrazione si è spesso espressa con difficoltà per le troppe diverse regole vigenti ma l’impegno è stato sincero e collaborativo. In Lombardia abbiamo cercato di contenere l’epidemia tenendo il virus fuori dalle nostre strutture, in Piemonte invece si è sviluppato un accordo 42

con la Regione che ci ha portato a realizzare dei reparti specifici Covid-19 nelle nostre cliniche con 60 malati ricoverati. A Bergamo poi, in collaborazione con il Sindaco Giorgio Gori a maggio del 2020, in un momento in cui avevamo mezzi limitati per identificare l’epidemia, abbiamo regalato alla città di

«Clusone, Sarnico e CUS di Dalmine sono le nostre sedi di vaccinazione per oltre 500 persone al giorno» Bergamo 25.000 test sierologici con le finalità di verificare quanti nostri cittadini fossero stati a contatto con il virus. Bergamo secondo noi non poteva più tollerare la situazione di paura e di rischio che aveva vissuto. Il popolo bergamasco attribuiva infatti grande importanza al proprio lavoro e grande rispetto per gli anziani verso i quali aveva ed ha un nobile attaccamento». Presente? Habilita non resta a

guardare neanche nell’ambito della campagna vaccinale, e ha piani piuttosto decisi per gli anni a venire: «Abbiamo offerto immediatamente la nostra disponibilità come strutture vaccinali, Clusone, Sarnico e CUS di Dalmine sono le nostre sedi di vaccinazione per oltre 500 persone al giorno. Il futuro? Quest’anno supereremo gli 80 milioni di fatturato e siamo il sedicesimo competitor in Italia. Non c’è alcun dubbio che continueremo a crescere, anche se intraprendere in questo settore è sempre più complicato e comporta sempre più bisogno di risorse, relazioni, strumenti a tutela dei pazienti e degli operatori. Torneremo a metterci in gioco anche dal punto di vista della crescita strutturale, ma ora la priorità sta nello svolgere ancor meglio questo lavoro e secondo l’etica professionale che contraddistingue il nostro settore. Faccio parte di una generazione abituata a fidarsi delle strette di mano ma oggi il mondo del lavoro è diventato più complesso e più articolato. Attualmente mio figlio Andrea, si occupa di gran parte della gestione dell’azienda Habilita e con lui un nuovo gruppo di manager provvederà a costruire il nuovo futuro ed io cercherò di mostrare loro la strada che li porterà ad affrontare e vincere le nuove sfide».


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«Stiamo crescendo sempre di più: dinamismo e giovani la nostra ricetta vincente»

G

iuliana e Mauro Prometti, amministratori dell’omonima azienda di Gorle, produttrice di impianti elettrici, ci parlano della loro Società. Una realtà nata, come tante, in famiglia, e oggi votata alla crescita, al dinamismo e a una visione del futuro in cui in primo piano ci sia la specializzazione dei giovani. Quali sono le tappe fondamentali della vostra storia aziendale? La storia è molto semplice, l’azienda nasce nel 1957. La decisione di mettersi in proprio fu presa da nostro padre che, aiutato da nostra madre, in quell’anno aprì un negozio di elettrodomestici, con annessa una piccola officina per impianti elettrici. Nei primi anni ‘70, l’azienda cambia per la prima volta sede trasferendosi in centro Bergamo, dove rimaniamo per circa 20 anni. Successivamente, per esigenze di crescita e dimensione aziendale, ci spostiamo nella zona industriale di Redona, per poi acquistare nel 1997 la nostra attuale sede di Gorle. Il 1996 segna, in modo un po’ traumatico, il cambio generazionale: nostro padre lascia l’azienda improvvisamente per problemi di salute e gli subentra Mauro, che da subito capisce che è necessario “rimboccarsi le maniche”. Ma sono altre le tappe importanti della G. Prometti: nel 2001 otteniamo la prima certificazione ISO 9001:2000, nel 2010 diventiamo società di capitale e infine, nel 2013, inizia la nostra avventura con l’estero, che continua a regalarci molte soddisfazioni. Ci siamo dotati di una nuova immagine, più adatta a una realtà internazionale. Nel 2015 Giuliana è entrata a far parte del consiglio direttivo del Comitato

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Piccola Industria di Confindustria Bergamo, esperienza associativa che le ha permesso di ampliare la sua cultura d’impresa. Ho notato che siete molto attivi in settori molto delicati che richiedono grande attenzione in particolare alla sicurezza, come impianti atex (atmosfera esplosiva) e impianti per l’industria chimica e farmaceutica. Il fatto di operare in settori di nicchia ci ha permesso di superare senza scossoni sia la crisi economica del 2008-2009, sia quella attuale dovuta al Covid. Gli impianti Atex sono molto diffusi sia nel settore farmaceutico sia in quello chimico, e ovviamente devono essere impianti scrupolosamente collaudati per scongiurare i pericoli derivanti da principi d’incendio e simili. Richiedono una professionalità specifica che noi siamo in grado di offrire. Impianti atex, ma non solo: nella vostra offerta occupano una posizione di rilievo anche gli impianti di illuminazione a livello privato, industriale e urbano. In ambito urbano, ad esempio, abbiamo

Mauro e Giuliana Prometti 45


lavorato molto nell’Alta Val Seriana, dove ci siamo occupati del rifacimento degli impianti di illuminazione pubblica alla Presolana. Negli ambienti industriali e negli uffici del personale, invece, l’illuminazione è regolata da indicazioni precise che è necessario tener presente sin dalle prime fasi. Ogni volta che ci avviciniamo a un nuovo progetto, ci caratterizza un approccio globale che passa dalla conoscenza della

normativa alla funzionalità di utilizzo, passando per un elemento di fondamentale importanza: l’interconnessione dei vari impianti. Impianti elettrici, antincendio, antifurto, rete dati per connettere computer e device si interfacciano continuamente attraverso elettronica, elettrotecnica e informatica. Questo dialogo costante tra sistemi deve essere supportato in modo adeguato. La vostra azienda si occupa quindi anche di domotica? Domotica è un termine molto generico che a nostro avviso non descrive a pieno la vastità di questo campo. Oggi tutti gli impianti possono e spesso devono essere monitorati da remoto, soprattutto a livello industriale. Facciamo un esempio attuale: i vaccini devono essere conservati a temperature molto basse. Per poterlo fare, è necessario avere a disposizione un sistema di monitoraggio che, attraverso strumenti elettronici interconnessi, controlli che i refrigeratori mantengano costantemente la temperatura corretta. 46

La torre faro

Quale formazione ricevono i vostri tecnici e le vostre maestranze? La formazione e la crescita sono i punti cardine su cui verte l’intera nostra cultura aziendale. Crediamo che la crescita non sia tanto una questione di età, quanto piuttosto di aggiornamento e conoscenza. Tutto al giorno d’oggi cambia alla velocità della luce; solo pochi anni fa non avremmo mai pensato di essere testimoni di simili progressi tecnologici. E, cosa ancor più importante, in futuro andremo verso una richiesta sempre maggiore di specializzazione delle risorse umane. Siete un’azienda particolarmente attenta alla sostenibilità ambientale, tanto che avete ottenuto una certificazione specifica al riguardo. Non producendo merci inquinanti, il nostro impegno a livello di sostenibilità ambientale va soprattutto nella direzione del risparmio energetico. Ad esempio, ci siamo dotati di un apposito impianto fotovoltaico, e stiamo anche sperimentando una vettura elettrica!

Cosa vi contraddistingue dai vostri competitor? Siamo un’azienda dinamica e costituita prevalentemente da giovani, che a nostro avviso hanno fame di imparare, voglia di fare e di crescere. Siamo consapevoli della necessità di innovare: le aziende che non sentono questa esigenza non saranno in grado di rispondere a quanto il mercato del domani richiederà. Un esempio: noi attualmente stiamo implementando una piattaforma Cloud, permettendo così a clienti e collaboratori di avere a disposizione tutta la documentazione relativa agli impianti, in qualunque momento ed in tempo reale. È un progetto che porta vantaggi concreti e rappresenta un ulteriore passo avanti sulla strada dell’innovazione.

Com’è nato il vostro impegno nell’ambito del sostegno alla ricerca sulla fibrosi cistica? Siamo sempre stati molto sensibili all’argomento delle malattie genetiche e croniche, specie quelle che colpiscono i bambini. Ho conosciuto Luana Piazzalunga, collega imprenditrice e ora amica, la cui figlia è affetta da questa malattia e ho subito sentito una forte vicinanza alla causa. Così ho aderito al progetto “Together for life - Gli imprenditori bergamaschi danno respiro alla ricerca”, a cui teniamo particolarmente perché, oltre ad essere benefico, è un progetto ben radicato sul territorio. Sono gli imprenditori locali, infatti, a sostenere la ricerca sulla fibrosi cistica e a dare vita a un obiettivo comune.


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FINANZA

Piano aziendale 2021

Richieste di credito e risparmio di liquidità

I

l rallentamento del ciclo economico provocato dalla pandemia ha decisamente condizionato nell’ultimo anno l’evoluzione dei flussi di cassa delle aziende e quindi anche l’andamento delle richieste di credito, cresciute del +16%. Il 18% circa delle nostre imprese si è trovata a fronteggiare lo shock causato dal Coronavirus partendo da situazioni di liquidità poco consistenti. Il 22% circa delle aziende disponeva di liquidità in grado di coprire il 40% circa dei debiti finanziari a breve termine. All’incremento delle domande di finanziamento hanno concorso

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sia le condizioni di offerta vantaggiose per effetto di un costo di finanziamento contenuto per il settore bancario e un minore rischio avvertito grazie alle garanzie statali. Le domande di nuovi finanziamenti sono state così incoraggiate più dal bisogno di far fronte a esigenze di liquidità che da programmi di investimento e potenziamento del business. La sostenibilità del debito sarà poi facilitata dai tassi di interesse che rimangono estremamente bassi e dalla ripresa dell’attività economica. Tutti i settori produttivi hanno evidenziato una crescita dei finanziamenti bancari con la sola eccezione di quelli legati al settore

immobiliare, presumibilmente anche per effetto di operazioni di cessione di crediti deteriorati. I settori di attività che hanno incrementato la loro esposizione verso il sistema bancario sono gli stessi colpiti in modo più drastico dalla pandemia. In evidenza il settore degli autoveicoli ed altri mezzi di trasporto, seguito dalle attività di servizi di alloggio e ristorazione, dalle industrie tessili, abbigliamento, dalle attività professionali e scientifiche. Le ditte individuali aumentano le proprie richieste del +18% mentre le società di capitali segnano un incremento del +14% rispetto ad un anno fa. Cresce anche Continua a pagina 50


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l’importo medio richiesto sia per le piccole imprese (+7%) che per le società di capitali (+25%). Con decorrenza 1 marzo 2021, poi, la “Legge di Bilancio 2021” autorizza SACE a rilasciare garanzia alle Imprese Mid Cap (con meno di 499 dipendenti) alle medesime condizioni del DL Liquidità che regola l’operatività del Fondi di Garanzia per le PMI. Lo scopo delle richieste di finanziamenti assistiti dalla garanzia è riferibile ad investimenti, capitale circolante e spese per il personale per attività imprenditoriali localizzate in Italia. Le imprese possono inoltre accedere allo strumento SACE ed ottenere garanzie anche in relazione a finanziamenti destinati in parte alla rinegoziazione ed al consolidamento di finanziamenti preesistenti. Le operazioni di consolidamento di passività a breve termine sono comprese tra le eventuali operazioni di rinegoziazione di finanziamenti in essere. A tal fine è richiesto che il finanziamento preveda l’erogazione di credito aggiuntivo 50

in misura pari ad almeno il 25% dell’importo del finanziamento oggetto di rinegoziazione e che il rilascio della garanzia determini un minor costo e/o una maggior durata del finanziamento rispetto a quello oggetto di rinegoziazione. L’ammissione alla garanzia SACE delle PMI avviene alle stesse condizioni agevolate del Fondo con copertura al 90% del finanziamento per un importo massimo garantito di 5 milioni di euro o di importo inferiore in caso di capitale non rimborsato da eventuali finanziamenti già assistiti dalla garanzia del Fondo PMI. Nel caso invece di finanziamento destinato al rimborso di un’operazione di rinegoziazione del debito, la percentuale di copertura è fissata all’80%. Altra novità in materia di garanzie, riguarda la durata dei prestiti garantiti. Per quelli sino a 30mila euro con garanzia di Stato al 100% del Fondo PMI la durata del piano di ammortamento si allunga da 10 a 15 anni. Altra novità importante delle ultime settimane è che molte imprese che

a marzo 2020 avevano richiesto la moratoria sui finanziamenti in essere hanno già cominciato a rimborsare le rate. Trascorso un anno sono rimaste attive posizioni per il 70% circa del totale. Questo significa che un buon numero di aziende che ne avevano usufruito ha ricominciato a pagare. La contrazione del valore delle rate sospese rappresenta un dato senz’altro positivo perchè significa che chi si è trovato in difficoltà nei mesi scorsi sta superando quel momento e che quindi, almeno in alcuni comparti, una ripresa è in atto. Questo fa supporre che nel breve termine un ulteriore numero di imprese comincerà dunque a rimborsare. È perciò fondamentale sostenere le imprese evitando che perdano stabilità economicofinanziaria e competitività: occorre creare i presupposti sulla base dei quali le imprese, una volta terminata l’emergenza sanitaria, abbiano le capacità, anche finanziarie, per rilanciare rapidamente la produzione, continuare ad investire e contribuire alla crescita economica. Se le concessioni di credito sono aumentate il flusso dei depositi cresce maggiormente a conferma di un atteggiamento prudente da parte di famiglie e imprese. Le masse di raccolta hanno superato il totale degli impieghi a favore delle nostre Aziende. Valori comunque previsti in decisa diminuzione a partire già da inizio anno quando i flussi dei finanziamenti sono stimati pari a quelli dei depositi. Il risparmio precauzionale è stata una caratteristica delle imprese durante la pandemia: hanno sospeso programmi di investimenti e proprio a causa dell’incertezza hanno fatto scorte di liquidità; un potenziale quindi pronto a essere utilizzato. La durata della crisi è fondamentale per capire quanto e come le imprese riusciranno a reggere e contrattaccare. Ma è ugualmente rilevante che oltre alle misure per evitare ogni rischio di default, si passi ad avviare provvedimenti di medio e lungo termine. Francesco Megna Referente Commerciale in Banca




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Marco Stagi

Spaghetto nero, guanciale e caviale PREPARAZIONE 20 min COTTURA 15 min DOSI 2 persone COSTO ● ● ● ● ●

DIFFICOLTÀ ● ● ○ ○ ○

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Il raffinato Bolle Restaurant di Lallio, simbolo di qualità delle materie prime e di maestria nell’abbinamento degli ingredienti, ci apre le porte per una rubrica dedicata alla cucina. Lo chef Marco Stagi è originario di Bergamo e ha 30 anni ma, nonostante la giovane età, vanta di grande esperienza ai fornelli, sia in Italia che all’estero, e di un curriculum di prim’ordine nel settore gastronomico. Si è diplomato alla scuola alberghiera di San Pellegrino, iniziò a lavorare all’Osteria della Brughiera dove rimase per 3 anni imparando le basi della cucina, si trasferì poi al ristornate Piazza Duomo di Alba per 5 anni dove crebbe tantissimo diventando il cuoco che è ora. Gli anni decisivi per la sua carriera furono quelli trascorsi in Belgio, all’Hof Van Cleve, uno dei ristoranti a tre stelle Michelin più prestigiosi al mondo. Tornò successivamente in Italia e lavorò per qualche tempo come sous-chef a Casa Perbellini a Verona, l’ultima tappa del suo attuale percorso l’ha riportato a Bergamo per esibire il suo talento nel ristorante firmato Agnelli. Il capo della brigata di cucina Bolle ha deciso di condividere con noi le sue esclusive ed equilibrate ricette, portando sulle nostre tavole la sua arte culinaria, ricca di colori, profumi e sapori.


Gli ingredienti ● ● ● ● ●

140 gr di pasta x2 15 gr di caviale 50 gr di guanciale 200 gr di panna 5 gr carbone vegetale

Preparazione 01 02 03

In una pentola far bollire dell’acqua a cui andranno aggiunti del carbone vegetale e del nero di seppia. Far cuocere gli spaghettoni nella pentola, i quali assumeranno la colorazione nera data dal nero di seppia e dal carbone vegetale. Nel frattempo far cuocere

di panna in una padella fino a ridurla della metà del suo peso, ed emulsionarla con un goccio di latte fresco.

il guanciale in padella, poi scolarlo e tagliarlo a cubettini.

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Dopo aver scolato gli spaghettoni, mantecarli nel grasso del guanciale

05

Aggiungere agli spaghettoni il guanciale a cubetti.

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Realizzare una panna ridotta aggiungendo mezzo litro

07

Impiattata la pasta, aggiungere due quenelle di caviale. Si otterrà così un nido di spaghetti cosparsi di guanciale croccante, accompagnati da un bicchiere di panna ridotta, che andrà versata sugli spaghetti per il tocco finale.

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FIERA AGRICOLA

LA FIERA AGRICOLA DI TREVIGLIO È PRONTA A RIPARTIRE

L

a kermesse che rappresenta un importante appuntamento per l’intero mondo legato al settore agro-alimentare all’interno del nostro territorio, anche quest’anno, come accaduto per la scorsa edizione, verrà rinviata per il contrasto

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FIERA AGRICOLA

e il contenimento della diffusione dell’epidemia Covid 19. Questo stato di emergenza, come confermato dai dati Istat del 2020, ha modificato drasticamente in tutta Italia il lavoro di allevatori e agricoltori e la vita in azienda. Il blocco degli spostamenti ha comportato una riduzione dei contatti tra gli allevatori e altri operatori del settore. Le forme di aggregazione, discussione e confronto come appunto le fiere, sono state bloccate e riprenderanno con difficoltà nel breve-medio periodo. I dati rilevano infatti che per quanto concerne il comparto degli allevamenti, le aziende hanno registrato una notevole riduzione dei prezzi di vendita (-63,4%). Riduzione che riguarda soprattutto le aziende del nord Italia (più del 70% di esse) mentre è inferiore nel centro-sud (meno del 50%) e ha interessato circa l’87% dei grandi allevatori. Anche il settore agricolo ha riscontrato non poche difficoltà, come la carenza di personale stagionale, il cui flusso in arrivo sui territori richiedenti è stato fortemente ridotto dalle restrizioni alla mobilità territoriale, sia interna, che alle frontiere, e limitato dalle disposizioni anti-contagio, come la riduzione dei collegamenti internazionali e l’obbligo di quarantena per chi proveniva da paesi stranieri. Noi di “Bergamo Economia”, nel numero di aprile, abbiamo deciso di dare spazio all’importante ricorrenza della Fiera Agricola di Treviglio, con un’intervista esclusiva allo storico organizzatore della manifestazione, Giovanni Fattori. Un evento, quello della fiera, che negli anni passati, dalla sua nascita sino alla 38esima edizione, quella del 2019, ha sempre riscosso un grandissimo successo, crescendo di edizione in edizione. Basti pensare all’annuale “gara del miglior salame nostrano” a cura dell’Associazione Norcini Bergamaschi, o all’ampio spazio dedicato all’esposizione di macchinari agricoli, di prodotti per la zootecnica e di impianti di energie rinnovabili come fotovoltaici e biogas, oltre ai numerosi convegni ospitati negli spazi della fiera. Un appuntamento che ogni anno attira una media di circa 20 mila visitatori provenienti non solo dalla provincia di Bergamo, ma anche da quelle limitrofe come Brescia, Cremona e la bassa Milanese. Come è nata la fiera agricola di Treviglio? È un’idea nata 40 anni fa da me e dal mio collega e amico Vittorio Aldeni, venuto a mancare ormai da 12 anni. Con lui e con altri agricoltori della zona, avevamo in mente di realizzare un polo attrattivo per gli appassionati del mondo agricolo e non solo. Idea che negli anni è cresciuta e nel tempo ho cercato di portare avanti. La Fiera Agricola di Treviglio e della Bassa Bergamasca è diventata così una delle manifestazioni per eccellenza in ambito agricolo del nord Italia, da quando la prima volta si svolse nel lontano 1981 presso l’area dell’Ex Foro Boario sito in viale Merisio a Treviglio. Sede che poi è cambiata dal 2017, trasferendosi presso il Nuovo Padiglione Fieristico di Treviglio in via Roggia Murena. Un’area più ampia rispetto alla precedente, costituita

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da una struttura coperta di circa 2.000 mq con annessa sala congressi, oltre ad un’area esterna di circa 13 mila mq. Come vi siete conosciuti lei e Vittorio? Posso dire che ci conoscevamo da sempre, da almeno 15 anni, ancor prima che cominciassimo insieme l’avventura della Fiera Agricola. Da questo sodalizio, e grazie anche alla collaborazione con dei commercianti di macchine agricole della bergamasca, abbiamo deciso di organizzare la Fiera, divenuta poi un appuntamento costante nel corso degli anni. Inizialmente l’idea era quella di realizzarla un anno a Treviglio e un altro a Romano di Lombardia, mentre poi l’unica sede è rimasta Treviglio. Quali erano agli albori, le caratteristiche più rappresentative della fiera agricola? La fiera di Treviglio era rimasta l’unica fiera agroalimentare nel raggio di 40 km. Le altre, di carattere provinciale e regionale, più vicine come area geografica, si trovavano a Montichiari e a Codogno, quindi abbastanza distanti rispetto a Treviglio. Il nostro obiettivo principale, tramite la manifestazione annuale, era quello di far conoscere i nostri nuovi prodotti. Al nostro interno ospitavamo anche una fiera regionale del bestiame da latte. L’anno scorso, nel 2020, eravamo pronti a partire con novità ed eventi da proporre ai visitatori, quando all’improvviso è scoppiata la pandemia. Come è cresciuta e come è cambiata la fiera nel tempo? Che differenze avete riscontrato rispetto al passato? Col tempo è sicuramente cresciuto l’aspetto tecnico. Abbiamo la robotica applicata alla mungitura delle mucche, che tempi addietro non esisteva e anche il pubblico è diventato più diversificato. Siamo infatti 60

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con bambini, che giungono in fiera per vedere le esposizioni dei capi di bestiame. Un’offerta che è cambiata sicuramente nella varietà delle proposte offerte, dai convegni più tecnici rivolti ad un pubblico di settore, fino a laboratori e momenti più ludici per tutte le età. Durante i dibattiti abbiamo affrontato argomenti diversi, l’ultimo dei quali, organizzato da Coldiretti,

aveva come tema quello relativo ai cambiamenti climatici. Altri argomenti di interesse sono stati le nuove applicazioni in agricoltura e i passi in avanti fatti dalla tecnologia, utilizzata ad esempio per aumentare la produzione di latte delle mucche. Nostro fiore all’occhiello rimane “La mostra regionale della Razza Frisona”, uno dei maggiori eventi del settore

agricolo in ambito regionale, che ogni anno attira grandi flussi di persone. Una fiera, quindi, che di anno in anno è arrivata a raggiungere fasce d’età sempre più giovani. Qual è secondo lei il motivo per cui ragazzi di ogni età manifestano interesse e attrazione per la fiera Agricola? Sicuramente il fatto che anche nel nostro settore, la tecnologia, l’utilizzo delle macchine e dei 62

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computer, attecchisce sempre di più. Elementi, questi ultimi, molto vicini e utilizzati dalle nuove generazioni, senza contare che molti ragazzi si stanno sempre più avvicinando al settore agricolo come futuro sbocco lavorativo. Come sta vivendo la crisi dovuta alla pandemia che ha colpito duramente anche il vostro settore? Il settore agricolo, come penso anche altri settori, stanno vivendo un periodo abbastanza critico. Da febbraio dell’anno scorso non è stata fatta più alcuna fiera, elemento che ha determinato un grande calo del fatturato. La crisi 64

pandemica che permane penso che impedirà l’organizzazione di qualsiasi fiera o manifestazione almeno fino a fine anno. Quali, una volta terminata la pandemia, i vostri progetti futuri? Per quest’anno sicuramente non si riuscirà a realizzare nulla. Ci auguriamo di ripartire al più presto con una nuova edizione della fiera, ricca di importanti novità. Tra queste, un ampliamento di alcune aree della struttura, realizzate grazie ad interventi comunali e di Regione Lombardia e un maggiore investimento nel settore del bestiame. Del resto, come già

accaduto nelle edizioni scorse, come quella del 2019, non potrà mancare la fiera dei cavalli, durante la quale abbiamo “ospitato” una settantina di equini, protagonisti di un programma articolato, comprendente dimostrazioni con carrozza, spettacoli equestri e presentazioni delle varie razze. Ci auguriamo che il prossimo anno si possa riprendere senza intoppi, ampliando l’offerta di eventi collaterali, per una Fiera Agricola capace di superare questo momento di crisi e di unire più generazioni. Daniela Piccolo


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Ford Ranger RAPTOR 66


Foto Mario Rota

F

ord Ranger Raptor è il modello con un’anima sportiva, realizzato dalla sezione Ford Performance, ed è la declinazione europea dello storico F-150 Raptor venduto con grande successo negli Stati Uniti. Un mezzo imponente,

ma con un design ricercato e distintivo, spinto unicamente dal motore 2.0 diesel da 213 cavalli. Abbiamo provato il nuovo pickup della casa automobilistica statunitense, messa gentilmente a disposizione per l’occasione dalla concessionaria Iperauto FordStore Bluberg, nella splendida cornice delle montagne e degli sterrati 67


che circondano la città di Sondrio. Prima di metterci al volante, diamo uno sguardo ad un mezzo capace di farsi immediatamente notare per il suo design. Il frontale è massiccio ed aggressivo, dove spicca la griglia con l’iconica scritta Ford e troviamo anche luci diurne e fendinebbia a LED. L’anima off-

road si nota dai parafanghi allargati e dagli archi passaruota più grandi, per ospitare gli speciali pneumatici BF-Goodrich all terrain (285/70 R17), con 62 mm in più di diametro, +20 mm di battistrada ed il 20% in più di capacità off-road, rispetto al classico Ranger. Nonostante l’altezza da terra, aumentata di

«Un mezzo imponente, ma con un design ricercato e distintivo, spinto unicamente dal motore 2.0 diesel da 213 cavalli» 68

58 mm ed arrivata a 283 mm, non è difficile salire a bordo del Ford Ranger Raptor, grazie alle pratiche pedane che permettono di entrare nell’abitacolo senza particolari sforzi. L’interno è di categoria superiore, rispetto ad un mezzo commerciale come un pick-up: le finiture sono ricercate, come le


impunture blu Ford Performance o l’esclusivo volante sportivo in pelle. A bordo la sensazione di avere a disposizione un’ampia gamma di sistemi avanzati è immediata. Tra questi rientra anche il nuovo e potente Terrain Management System: toccando un solo pulsante, è

possibile scegliere tra sei modalità diverse, ciascuna delle quali è in grado di ottimizzare le prestazioni per un tipo specifico di terreno: Normal, Sport, Erba/Ghiaia/ Neve, Fango/Sabbia, Rock e, per prestazioni fuoristrada imbattibili, Baja. Per l’intrattenimento a bordo è presente il

sistema di infotainment SYNC 3 Touch Navigation, con FordPass Connect. Il Raptor è dotato di sistemi di sicurezza come il controllo elettronico della stabilità e il controllo anti-ribaltamento che garantiscono un’aderenza perfetta al terreno in ogni condizione. In più la frenata automatica

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con riconoscimento pedoni e la frenata automatica di emergenza concorrono a ridurre la probabilità che si verifichi un incidente. Grazie all’Active Park Assist è possibile effettuare precise manovre di parcheggio in tutta sicurezza nonostante l’imponenza del mezzo. La posizione di guida è comoda, con i sedili avvolgenti e con la possibilità di regolare il volante in altezza. Ford Ranger Raptor è stato progettato con attenzione per poter affrontare i terreni più impegnativi senza difficoltà. Il suo speciale telaio portante è stato forgiato utilizzando acciai ad alta resistenza e acciai basso-legati per soddisfare gli elevati requisiti della guida in fuoristrada. Ogni elemento del Raptor è stato concepito per offrire la migliore esperienza possibile di guida in fuoristrada in tutta sicurezza. Ford Ranger Raptor unisce perfettamente l’essenza di Ford, orientata alle massime prestazioni, a una guida fuoristrada insuperabile. Una versione biturbo del motore diesel 70

Ford EcoBlue da 2.0 litri, progettata e realizzata con attenzione a ogni particolare, è stata associata a un nuovo cambio automatico a 10 rapporti. Il risultato? Un’esperienza di guida senza precedenti. Inoltre, pneumatici specifici per il fuoristrada rivelano la promessa che il Ranger Raptor ti accompagnerà ovunque. Potrai davvero arrivare dove vuoi. Alessandro Belotti

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ompletamente rinnovata, la quarta generazione del suv Hyundai Tucson mostra un look semplicemente unico. Abbiamo provato la nuova vettura della casa automobilistica

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coreana, messa gentilmente a disposizione per l’occasione dalla concessionaria Gruppo Autotorino Spa nella splendida cittadina di Correggio, in provincia di Reggio Emilia, importante centro di origine medievale legato alla dominazione longobarda e culla di famosi artisti.


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Gli interni della nuova Hyundai Tucson subiscono una piccola rivoluzione rispetto al passato. In generale aumentano le dotazioni tecnologiche, che ne valorizzano l’aspetto high-tech e

Per quanto riguarda la vettura, nel massiccio frontale, davvero innovativo nello stile, spicca la mascherina che integra i fari, formati da triangoli luminosi a led inseriti nella trama della griglia: quando sono spenti, quasi non si vedono. Nella parte posteriore spiccano i fanali orizzontali a led con due “denti” ciascuno e il logo della casa 74

che “entra” nel lunotto. La nuova Hyundai Tucson aumenta inoltre le misure rispetto al passato: è lunga 4,5 metri, con un passo di 2,68 metri, mentre altezza e larghezza raggiungono rispettivamente 1,65 e 1,86 metri. Queste dimensioni si traducono in un capiente vano bagagli, che nelle versioni full hybrid ospita un massimo di 1.795 litri (con sedili posteriori abbattuti).

«Nel massiccio frontale, spicca la mascherina che integra i fari, formati da triangoli luminosi a led inseriti nella trama della griglia» all’avanguardia: dietro al volante multifunzione troviamo il nuovo touchscreen da 10,25” per la strumentazione digitale affiancato da un display touch posto al centro della plancia per l’infotainment. Inoltre, per evidenziare ancora di Continua a pagina 76


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più il look futuristico, tutti i comandi di navigazione e del climatizzatore ora sono soft touch. Per i motori, la scelta è fra il 1.6 diesel (116 CV) e i sistemi ibridi a benzina: “leggero” (a 48 V, col 1.6 turbo da 150 CV, anche con il cambio a doppia frizione) o full hybrid (col 1.6 abbinato a un’unità elettrica, per 230 CV combinati, e alla trasmissione automatica); quest’ultima variante è l’unica disponibile anche con la trazione 4x4. In arrivo anche la sportiva N Line, col 1.6 ibrido a benzina a 48 V ma da 180 CV, la versione ibrida ricaricabile e la 1.6 diesel mild hybrid da 136 CV. Il pacchetto di sistemi avanzati di assistenza alla guida (Adas) del nuovo Tucson è certamente abbondante. Limitandoci ai principali segnaliamo: airbag centrale, per impedire ai passeggeri anteriori di urtarsi tra loro; frenata automatica di emergenza con 76

riconoscimento pedoni e ciclisti, in grado anche di rilevare possibili collisioni agli incroci; visione a 360 gradi intorno al veicolo, efficace soprattutto nelle manovre in spazi ristretti; adattamento automatico della velocità a quella rilevata dalle telecamere sui segnali stradali; avviso di veicolo in avvicinamento per i passeggeri posteriori, prima che essi aprano la portiera. Alessandro Belotti

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MOTORI

VOLKSWAGEN

ID.3 E ID.4

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Partiamo da ID.3, la nuova auto elettrica che punta a diventare un punto di riferimento come lo sono state il Maggiolino e la Golf. Proprio quel 3 nel nome indica l’avvio di una terza era per la Casa di Wolfsburg, la cui nascita e la cui crescita sono passati proprio da una prima fase targata Maggiolino e da una seconda fase targata Golf. L’innovativa Volkswagen ID.3 rientra a pieno titolo nel segmento C. La lunghezza di 4 metri e 26 centimetri e la larghezza di 1,81 sono infatti misure tipiche delle berline medie. Buona la capienza del bagagliaio di 380 litri, mentre l’abitabilità interna è ottimale per 5 passeggeri grazie al Foto Fabio Toschi

I

D.3 e ID.4 rappresentano modelli destinati a scrivere un nuovo capitolo nella storia del brand Volkswagen. Abbiamo provato le due nuove vetture della casa automobilistica tedesca, messe gentilmente a disposizione per l’occasione dalla concessionaria Bonaldi Motori. Location esclusiva del nostro test drive: AVA Valbrembo, nella splendida cornice Prealpina all’inizio della Valle Brembana, da oltre 50 anni l’Aeroclub Volovelistico Alpino ospita le attività di volo a vela e di volo a motore presso l’Aeroporto di Valbrembo.

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passo di 276,5 centimetri. L’abitacolo della Volkswagen ID.3 è votato all’essenzialità ed allo spazio. Il design della plancia è lineare e sobrio ed al centro della stessa spicca il monitor dell’infotainment, con utilizzo prevalentemente touch. Il digital cockpit non è inserito come di consueto all’interno della plancia, ma posizionato a sbalzo dietro il volante. La vera e propria novità

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portata in dote dalla Volkswagen ID.3 è il motore. La berlina tedesca, infatti, è proposta con un propulsore elettrico, posizionato posteriormente, in grado di erogare 204 CV ed una coppia massima di 310 Nm. La velocità massima dichiarata è di 160 km/h mentre l’autonomia è di 420 km. A questa si aggiunge la versione Tour, che offre una batteria maggiorata da 77 kWh con 550 km di autonomia. Novità del 2021 è la versione con batteria da 45 kWh e motore da 150 CV per un’autonomia di 320 km. Nel nostro test-drive

abbiamo avuto la possibilità di guidare anche la ID.4, la nuova suv elettrica che fa del comfort e della modernità (non solo stilistica) due delle sue armi migliori. La ID.4 ha le stesse solide fondamenta della ID.3, ovvero il pianale Meb dotato di una flessibilità di allestimento straordinaria. La ID.4 prende le sembianze di una crossover da 4 metri e 58 centimetri, è alta 1 metro e 61 e ha una linea originale che ricalca la sorella minore, ma con sbalzi più evidenti e sottolineature avventurose come le modanature di plastica sui passaruota e sui brancardi. Gli arredi e lo stile interno

vogliono suggerire un netto taglio col passato e ci riescono anche grazie alla libertà d’espressione che la meccanica elettrica concede ai designer: pavimento piatto, niente cambio (solo una levetta sulla strumentazione dietro il volante, ridotta al minimo per non distrarre), grandi spazi che fino a oggi non potevano essere sfruttati adeguatamente come l’area tra i sedili anteriori. Anche il bagagliaio è grande e regolare: la capacità dichiarata spazia da un minimo di 543 litri a un massimo di 1.575 abbattendo gli schienali dei sedili posteriori. ID.4 dispone di due

“taglie” di batteria: da 52 kWh per la versione City con motore da 170 Cv e da 77 kWh per tutte le altre. Nel primo caso l’autonomia WLTP è di 344 km, mentre Life, Business e Tech (oltre che nel caso delle due 1ST) con motore da 204 CV si arriva a 520 km WLTP. Per gestire ID.4 non si ricorre più a tasti fisici e tutto è concentrato in due display. Il più piccolo si trova di fronte al guidatore, il più grande al centro è lo schermo dell’infotainment, presenta una diagonale fino a 12 pollici ed è di tipo touch. In alternativa si può utilizzare il sistema di comando vocale 81


carico sugli assi, prerogative che assicurano una grande tenuta di strada che, va sottolineato, è reale e non legata al solo funzionamento dei sistemi elettronici di gestione della dinamica di marcia. Nei modelli top (come ID.4 1ST) i cerchi di grande diametro, fino a 21 pollici, sottolineano il carattere sportivo di questo suv elettrico che, in ogni caso, presenta 16 cm di altezza libera dal suolo permettendo anche un fuoristrada “leggero”. (ab) attivabile con un semplice “Ciao ID”, che comprende molte espressioni d’uso quotidiano e che, grazie al collegamento online, accede alle conoscenze del Cloud. Durante la guida, bastano poche curve per apprezzare la grande stabilità di questo suv elettrico ad emissioni di CO2 neutre, in grado di garantire Guida ottimale, sicurezza e comfort. La batteria collocata sotto l’abitacolo assicura un baricentro davvero basso e una distribuzione perfettamente bilanciata del 82

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Veradent Clinic è un centro dentale che offre servizi per la prevenzione e la cura del cavo orale, per la salute della bocca di tutta la famiglia. Lavorano presso Veradent Clinic oltre 20 medici odontoiatri che collaborano in equipe per offrire ai nostri Pazienti la migliore cura odontoiatrica.

Veradent Clinic ha 3 Centri Dentali in provincia di Bergamo: a Cene, a Bonate Sotto e a Zogno I nostri trattamenti abbracciano tutte le necessità dei nostri Pazienti: igiene professionale, sbiancamento dentale, conservativa, endodonzia, chirurgia orale e implantologica, protesi fissa e mobile tradizionale o su impianti, trattamenti di ortodonzia mobile/funzionale, fissa e invisibile.

Le strutture sanitarie, e di conseguenza i centri dentali, RESTERANNO APERTI! Il nostro è un SERVIZIO DEDICATO ALLA SALUTE è quindi possibile recarsi in Veradent Clinic normalmente muniti di autocertificazione indicando che lo spostamento avviene per motivi di salute. ANDARE DAL DENTISTA È SICURO, MANTIENI L’IMPEGNO ALLE CURE, ANCHE IN PERIODO COVID-19 I dentisti sono da sempre abituati a lavorare a 30 cm dalla bocca che è notoriamente fonte di infezioni e sanno come comportarsi nel contrastare ogni agente infettivo: in tempo di Coronavirus applichiamo rigorosamente ulteriori linee guida e protocolli che permettono di lavorare in sicurezza salvaguardando la propria salute e quella dei pazienti. SE NECESSARIO, PER AGEVOLARE GLI SPOSTAMENTI DI CHI PROVIENE DA UN COMUNE DIVERSO VI POSSIAMO INVIARE UN DOCUMENTO CHE CERTIFICHI IL VOSTRO APPUNTAMENTO PRESSO LA NOSTRA STRUTTURA.

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Veradent Clinic S.r.l. a socio unico - Direttore Sanitario: Dr. Dino Chiarini (Bonate), Dr. Luca Ferrario (Cene), Dr. Antonino Mandracchia (Zogno) Informazione sanitaria ai sensi della legge 248 (legge Bersani) del 04/08/2006.



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