Bergamo Economia luglio

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«Il nuovo impianto dell’azienda bergamasca che fa sistema puntando all’eccellenza»

M A G A Z I N

MENSILE DI LUGLIO 2021 - NUMERO 145 - € 3,00

RAINOLDI SPA

Rivista mensile - In edicola al prezzo di 2.00 euro. Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% DCB Bergamo. In caso di mancato recapito restituire al mittente.

LE INTERVISTE • Giorgia Meloni • Marina Bongiorno • Giorgio Berta

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EDITORIALE luglio 2021

MATERIE PRIME SPECULAZIONE O RIPRESA Se da una parte Bruxelles ha introdotto i dazi su alcuni prodotti importati in dumping dalla Cina, è lo stesso colosso asiatico - assieme all’India - ad aver innalzato i muri parcellizzando le esportazioni di alcuni prodotti, componentistica per l’automotive in primis, per favorire lo sviluppo e la crescita del proprio mercato interno. Analoga scelta ha fatto la Russia che ha imposto dazi sulle esportazioni di quei materiali ritenuti strategici per l’economia nazionale, come ad esempio l’alluminio.

Bisogna fare un po’ di ordine. La “crisi” delle materie prime, oggetto di strilli e titoli di giornali, è vera sola a metà. A mancare - generando quindi il relativo rialzo dei prezzi o, peggio, l’arresto della produzione - sono i semilavorati. Tubi di acciaio, profili di alluminio, cartone. Tanto per fare un esempio. Del resto, parafrasando Bertrand Russel, “la materia è una formula conveniente per descrivere cosa succede dove non ce n’è” e veniamo quindi al dunque. Dopo un anno di fermo intermittente dovuto alla pandemia, la reazione economica globale è stata dettata da una ripresa dei consumi tradotto in fervente ottimismo, in voglia di fare e di recuperare il tempo perso. Una pioggia di ordini ha attraversato - e attraversa - moltissimi settori produttivi tanto che, in qualunque comparto ci si trovi ad operare, i tempi di consegna raggiungono i 7, 8 mesi. Un anno per l’altro. Ecco che il consumo dei semilavorati ha subito un’impennata. In Europa i paesi si scambiano vicendevolmente ciò di cui hanno bisogno, ma la ripresa è collettiva e i magazzini ripristinano velocemente le scorte. Inesorabilmente, la produzione non riesce a stare al passo anche grazie alle politiche di protezione introdotte a livello globale.

Più che di una “crisi delle materie prime” - che visti i ritmi ci farà compagnia per almeno ancora un anno -, è tempo di sovvertire il paradigma e parlare di una ripresa sostenuta, di una ripartenza entusiasta che coinvolge le economie mondiali. Tanto che Confimi Industria, ma anche l’Ocse e Banca d’Italia hanno previsto un amento del PIL pari al +4/+5%. Come arginare il problema prezzi e disponibilità dei semilavorati? Il processo certo non è immediato ma è tempo di riprendere a produrre in Italia e in Europa tutti quei prodotti che nel tempo la nostra manifattura ha dovuto abbandonare per scelte esterofile. Fornitori bruciati e imprese chiuse perché - soprattutto i grandi gruppi - hanno privilegiato la politica del prezzo a discapito di tanti altri fattori. Di certo a discapito del saper fare nostrano. Dovremmo imparare a diversificare, a non concentrare gli acquisti solo in quei paesi così lontani, a tratti instabili e dalle politiche economiche e commerciali che sembrano indirizzate dal vento. Gli imprenditori di oggi se lo sono sentito raccontare da chi li ha preceduti e dovrebbero farne nuovamente tesoro. Esiste infatti un vecchio metodo, negli anni praticato, per scegliere i propri fornitori: trovane uno a buon prezzo, uno vicino e uno a piacere. Paolo Agnelli

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CONTENUTI luglio 2021

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COVER STORY

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EURO 2020

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SPETTACOLO

ECONOMIA ATTUALITÀ & POLITICA

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6. EURO 2020 It’s coming Rome 10. L’INTERVISTA Giorgia Meloni: «Coerenza sostegno alle imprese presenza sul territorio e voto al più presto: la road map di FDI» 16. NEW ECONOMY Il più grande marketplace del mondo dell’antinfortunistica 20. SPETTACOLO Giorgio Berta: «Il teatro Donizetti riapre le porte alla città. Tante le novità in programma» 24. L’ANALISI MMT Finanza Etica, il ruolo dello Stato 28. L’INTERVISTA/2 Agnelli Metalli protagonista dell’economia circolare 34. COVER STORY Rainoldi spa: «Il nuovo impianto dell’azienda bergamasca che fa sistema puntando all’eccellenza» 40. TOP BUSINESS Taha Omri: «La mia storia? Una come tante ma essere imprenditori è una missione»


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L’INTERVISTA

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PORSCHE TAYCAN

LA TRADIZIONE

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TOP BUSINESS

RUBRICHE

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44. 50. 60. 66. 72.

FORD MUSTANG MACH-E

BEVERAGE Comac un futuro di sfide e di sviluppo LA TRADIZIONE Gioiellerie Cornali L’EVENTO Planetel, We Point! PANATHLON BERGAMO MOTORI • Porsche Taycan • Ford Mustang Mach-E

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NEW ECONOMY

BERGAMO ECONOMIA MAGAZINE Rivista mensile di economia attualità, costume e stile (Registrazione al Tribunale di Bergamo nr. 5 del 21/02/2013) Società editrice: Giornale di Bergamo S.r.l. Via San Giorgio 6/n - 24122 Bergamo Direttore responsabile: Paolo Agnelli Direttore editoriale: Francesco Legramanti Concessionaria pubblicità locale: Giornale di Bergamo S.r.l. Via San Giorgio 6/n - 24122 Bergamo Tel. 035 678811 - Fax 035 678895 info@bergamoeconomia.it www.bergamoeconomia.it Stampatore: CPZ SPA Costa di Mezzate (Bg) Via Landri, 37 - Tel. +39 035 681 322 Abbonamenti: Tel. 035 678811 Costo abbonamento: 25 euro per 10 mesi

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EURO 2020

Foto mediagallery figc.it

IT’S COMING ROME

«Era da 53 anni che l’Italia non vinceva un Europeo: ora ne ha due come la Francia, e uno in meno di Spagna e Germania»

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luglio 2021. La coppa torna finalmente in Italia dopo 53 lunghi anni. Era dal ’68 che gli azzurri non vincevano un Europeo. Chi si sarebbe mai aspettato che dopo la mancata qualificazione ai Mondiali la nazionale, capitanata da Chiellini, potesse trionfare a Wembley. È stata una continua sorpresa: dalla sconfitta di Belgio e Spagna alla vittoria sull’Inghilterra che ha segnato nei primi due minuti di partita. Mancini è riuscito a creare un gruppo unito e tenace e tirare fuori il meglio da ogni giocatore, donando alla squadra un gioco da veri fuoriclasse. E Donnarumma, grazie ai due rigori parati in finale, essenziali per il trionfo azzurro, è riuscito ad aggiudicarsi il titolo di miglior giocatore del torneo. Ma ripercorriamo le tappe del miracolo azzurro. Prima fase: Italia-Turchia 3-0 Nella notte di apertura di Euro 2020, l’11 giugno 2021, l’Italia ci

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mette un po’ a sbloccarsi contro la Turchia, ma una volta rotto l’argine esonda. Al 53’ arriva l’autogol beffardo di Demiral, al 66’ Immobile è pronto a ribadire in rete il 2-0. C’è tempo nel finale anche per suggellare il 3-0 di Insigne che apre col botto l’Europeo. Prima fase: Italia-Svizzera 3-0 Il 3-0 sulla Svizzera è il gran giorno di Locatelli, uomo partita con la sua doppietta. Perso al 25’


Chiellini per infortunio, un minuto dopo è una combinazione tra il centrocampista e il compagno Berardi a mandare in area Locatelli per l’1-0. Tanto possesso per gli azzurri, il raddoppio arriva a inizio ripresa, nel finale la vera sorpresa: il 3-0 firmato Immobile.

tempo per il brivido del 2-1 di testa provocato dall’austriaco Kalajdzic. Con più sofferenza del previsto l’Italia passa ai quarti di finale.

Prima fase: Italia-Galles 1-0 Gli azzurri chiudono il girone a punteggio pieno, avanti anche il Galles, secondo per differenza reti. Il gol arriva sul finire di primo tempo, al 39’, su punizione del

Quarti di finale: Italia-Belgio 2-1 La partita, iniziata molto lentamente, viene sbloccata al 31’ da Barella ed il raddoppio sul secondo palo è firmato Insigne. Il rigore di Lukaku per contatto manda tutti a riposo con il 2-1. Resterà questo il punteggio finale del match. Ritrovato Chiellini ma perso Spinazzola per un grave

rientrante Verratti, Pessina anticipa tutti e al volo segna l’1-0, risultato finale della partita. L’Italia prosegue con 9 punti e 7 gol in tre giornate.

infortunio al tendine d’Achille. Gli azzurri superano il Belgio con personalità e avanzano tra le prime quattro d’Europa.

Ottavi di finale: Italia-Austria 2-1 L’impatto con le partite a eliminazione è più duro del previsto per gli azzurri, che, dopo aver chiuso il girone a punteggio pieno negli ottavi, sono rimasti in stallo allo 0-0 alla fine dei tempi regolamentari. Riescono a superare l’Austria solo ai supplementari, decisi dai gol di Chiesa e Pessina. Ma sul finale c’è

Semifinale: Italia-Spagna 4-2 ai rigori (1-1) L’Italia conquista la finale superando la Spagna ai rigori dopo l’1-1 alla fine dei tempi regolamentari. Gli azzurri riescono a sbloccare la partita soltanto dopo un’ora con il tiro di Chiesa in contropiede. Morata, partito dalla panchina, entra e pareggia a dieci minuti dalla

fine. Ai supplementari l’Italia trema ancora con un gol segnato al 111’ ma in fuorigioco. Si va ai rigori: sbagliano subito Locatelli e Dani Olmo, mentre insaccano Belotti, Bonucci e Bernardeschi, di là Morata sbaglia il penultimo rigore, così è la rete di Jorginho a mandare l’Italia in finale 4-2. Finale: Italia-Inghilterra 4-3 ai rigori (1-1) L’Italia torna sul tetto d’Europa, a 53 anni di distanza dall’unica altra volta in cui era successo. Ci riesce

contro i padroni di casa inglesi, a Wembley, dopo essere andata in svantaggio dopo solo due minuti di partita per un precoce buco difensivo usufruito da Shaw. Tanta sofferenza fino al gol liberatorio di Bonucci al 67’. La parità resterà tale a fine regolamentari e supplementari. Berardi e Bonucci segnano ma Belotti sbaglia il secondo rigore, così come l’inglese Rashford. Dopo il quarto gol di Bernardeschi, Donnarumma para su Sancho. È vantaggio per Italia, Jorginho ha ancora la rete della 7


vittoria, stavolta parata da Pickford. Non è finita, Donnarumma, proclamato miglior giocatore del torneo, para il quinto rigore di Saka. Finisce così 4-3, Italia campione d’Europa, 53 anni dopo.

fino a farlo diventare realtà. Forse anche noi all’inizio, quando diceva che bisogna avere nella testa l’idea di dover vincere l’Europeo, lo prendevamo quasi per matto. E invece ha costruito in questi anni una squadra che è riuscita a creare tutto questo centimetro per centimetro». Ilaria De Luca

«È un sogno che abbiamo coltivato in questi anni un sogno che da tempo portiamo avanti»

Il capitano Giorgio Chiellini riguardo alla vittoria ha affermato: «È stata una partita dura, cominciata nel peggior modo possibile. L’Inghilterra ha segnato dopo due minuti ed è stato difficile per noi, perché tutti i tifosi, tutto lo stadio, hanno dato loro energia, ma noi siamo rimasti tranquilli e calmi. Abbiamo cominciato a condurre il gioco dal 15’ ed abbiamo iniziato a giocare. Siamo stati tranquilli anche alla fine del primo tempo, abbiamo parlato tutti assieme e ci siamo ripetuti di giocare, trovare il passaggio giusto, trovare il tiro giusto». Ha inoltre aggiunto: «È un sogno che abbiamo coltivato in questi anni, un sogno che da tempo portiamo avanti e che Mancini ci ha inculcato piano piano nella testa 8


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L’INTERVISTA

Giorgia Meloni «COERENZA, SOSTEGNO ALLE IMPRESE, PRESENZA SUL TERRITORIO E VOTO AL PIÙ PRESTO: LA ROAD MAP DI FDI»

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iorgia Meloni ospite a B e r g a m o . La leader di Fratelli d’Italia ha incontrato istituzioni e imprenditori del territorio per un pranzo al Roof Garden, dove si è presentata accompagnata da Daniela Santanchè. Tra gli invitati al pranzo, il presidente di Confimi Industria Paolo Agnelli, il vice presidente di Radici Group Maurizio Radici, il numero uno di Costim Francesco Percassi, il vice presidente di Confindustria Bergamo, Olivo Foglieni, il ceo di Italcementi Roberto Callieri. Abbiamo avuto l’opportunità di farle alcune domande.

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On. Meloni, la prima domanda non può che riguardare la sfida che dobbiamo affrontare dopo la pandemia. Occorre rimboccarsi le maniche e ripartire. Mettere in condizione gli italiani di tornare a lavorare. Snellire la burocrazia e completare finalmente tutte quelle riforme che sono state rinviate per anni: dalla giustizia alla pubblica amministrazione, dal codice degli appalti alla digitalizzazione. Sono interventi che anche l’Ue ci chiede e dei quali per ora conosciamo soltanto i titoli. Il rischio concreto è che, con un governo e una maggioranza così variegati e divisi, si producano soltanto compromessi al ribasso. È quello che in fondo abbiamo visto in questi primi mesi

di Draghi: al netto della credibilità personale del premier e della scelta corretta di sostituire Arcuri con il generale Figliuolo, abbiamo notato troppa continuità con l’ultimo governo Conte. Nelle scelte sulle riaperture e sul contrasto al virus, nelle modalità di sostegno - debole e tardivo - alle imprese stremate da un anno di chiusure. Anche per questo da sempre credo che ci sia bisogno di un esecutivo che abbia idee chiare, una maggioranza compatta, coesa, che ha una visione compatibile e un forte mandato popolare. Tutto questo il governo attuale non ce l’ha. E quindi credo che alla fine sulle grandi scelte avrà sempre difficoltà a dare un indirizzo chiaro alla Nazione. Per questo bisogna tornare al più presto al voto.


11 Foto Antonio Milesi


Pnrr, Recovery fund, patto di stabilità: tanti strumenti, che lei non sempre ha condiviso nella sostanza o nel modo. Noi siamo sempre stati attenti nel difendere gli interessi della nostra Nazione. Abbiamo sostenuto gli eurobond che sono alla base del Recovery Fund, che anzi avremmo voluto più coraggioso, più rapido, più ampio, composto in proporzione maggiore da stanziamenti piuttosto che da prestiti. E siamo stati i primi a denunciare i rischi che porta con sè il ritorno al Patto di stabilità dal 1 gennaio 2023. Ritornare all’austerità e ai percorsi di rientro dal debito al termine di una pandemia che ha costretto ad aumentare ulteriormente il debito stesso, il tutto mentre siamo impegnati da un lato a mettere a terra le riforme e gli investimenti del Pnrr, e dall’altro a ripagare quel debito, rischia di provocare

una tragedia. Si potrebbe arrivare all’interruzione delle erogazioni del Recovery, a meno che non si torni alla macelleria sociale e ai tagli lineari per rispettare quei parametri. Una follia. Denunciare questi rischi e fare appello a tutti per una immediata revisione del Patto di stabilità non è essere anti-europei, ma difendere gli interessi nazionali, come fanno gli altri Stati europei. Così com’è un atteggiamento

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patriottico e non anti-europeo chiedere di sospendere la nuova regolamentazione EBA sullo scoperto bancario che, quando cesserà la nostra moratoria sui mutui, rischia di provocare un’ecatombe su famiglie e imprese. Lo hanno denunciato l’Abi e tutte le più importanti associazioni imprenditoriali italiane e noi abbiamo sposato questo appello, ma siamo rimasti finora inascoltati.

Quanto al Pnrr italiano, certamente non ci è piaciuto il metodo, perché un documento così corposo e decisivo per le sorti della nazione meritava un dibattito parlamentare più approfondito. Nel merito mi riservo di valutare, come sempre, ogni singolo provvedimento su cui faremo le nostre proposte migliorative, come sempre con il solo obiettivo di difendere l’Italia. Che altre misure state valutando per aiutare le imprese nella ripresa? Si parla tanto in questi giorni del blocco dei licenziamenti. E certamente alcuni comportamenti arbitrari e draconiani come nel caso Gkn non sono accettabili. Purtroppo però non basta bloccare i licenziamenti per salvare posti di lavoro, bastasse un editto del governo sarebbe tutto più facile. Il vero problema da affrontare è che il 40% delle aziende rischia la chiusura, con il risultato che milioni di italiani finirebbero per strada in ogni caso. Bisogna concentrarsi sulla tenuta delle imprese, sulla loro continuità. Per paradosso, imponendo il blocco


dei licenziamenti si favoriscono i più spregiudicati, quelli che non si fanno scrupolo a chiudere l’attività, licenziando tutti e magari non pagando tasse e fornitori, per poi riaprire una nuova attività con una diversa ragione sociale. Dovremmo invece aiutare gli imprenditori che assicurano la continuità d’impresa. Noi abbiamo proposto, per esempio, l’unificazione degli anni fiscali 2020-21 per pagare le tasse giuste nel 2022, e un regime fiscale di favore per chi resiste e mantiene i livelli occupazionali. Più in generale: è tempo di uno shock fiscale a favore di famiglie e imprese. Soltanto rilanciando la crescita, lo sviluppo e l’occupazione potremo ripartire davvero e anche assicurare la sostenibilità del debito pubblico nel medio periodo. Il futuro del centrodestra e di Fratelli d’Italia: soli o con gli alleati storici? La scelta di essere un partito distinto e dotato delle proprie prerogative fin qui ha

che si possa votare nel collegio di Siena per dare una poltrona al segretario del Pd Enrico Letta e poi si impedisca a milioni di italiani di decidere a chi affidare la guida della Nazione? Questa è la premessa. Il primo traguardo è vincere e fornire giunte all’altezza, capaci di risolvere i problemi, nelle città e Regioni al voto: Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna e Calabria. Poi mi auguro che, appena eletto il Capo dello Stato, quindi nel 2022, si vada al voto per eleggere un nuovo Parlamento e dare all’Italia, finalmente, un governo legittimato dal voto popolare. FdI si siederà al tavolo con gli alleati, Fi e Lega, per elaborare, come abbiamo sempre fatto, un programma chiaro e concreto. Pochi punti realizzabili senza libro dei sogni. L’obiettivo è rimettere in moto l’Italia, far ripartire il tessuto produttivo, dare sostegno alle famiglie e rendere i nostri confini sicuri e non il porto d’Europa. Nel frattempo continuiamo ad ascoltare l’Italia reale, le categorie

economiche, i territori, e a formare e selezionare classe dirigente per farci trovare pronti alla sfida del governo. In tema di Europa, cosa ci può dire? Non è certo mistero che si sia espressa più volte a favore di una minore ingerenza UE negli affari che riguardano i singoli Stati. Spesso ci rimproverano di essere anti-europei. Non è vero. Diciamo solo che l’Ue così com’è non va bene. E, in effetti, un superstato burocratico è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno. Questa è un’Europa che decide cosa dobbiamo mangiare a tavola e che poi volta le spalle ai suoi cittadini sulle questioni veramente importanti. Sogno l’Europa delle patrie di De Gaulle, quella delle identità nazionali e del rispetto della sovranità di ciascuna Nazione. Che però è anche quella che sa avere una visione. Un’Europa confederale fondata sulla sussidiarietà, alternativa al disegno federale e

pagato? Direi che ha pagato la nostra coerenza. Il centrodestra, a differenza di altre coalizioni, sta insieme per scelta e non per convenienza politica come accade a sinistra. E questo è l’elemento che conta di più. Vinciamo queste amministrative e, appena agli italiani sarà data la possibilità di votare, saremo pronti a governare l’Italia. La coalizione regge e noi lavoriamo costantemente per l’unità. Ma unità non significa uniformità: non credo che oggi sia utile ragionare su un partito unico del centrodestra, noi ci siamo passati e abbiamo fondato Fratelli d’Italia quando abbiamo constatato che l’allora PDL non era più in grado di rappresentare con pari dignità le diverse sensibilità del centrodestra, che hanno un perimetro comune ma restano comunque diverse. Può accennarci qualcosa della vostra road map di qui alle elezioni? Innanzitutto io mi auguro che si voti al più presto. Non trova strano

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Daniela Santanchè

centralista delle sinistre. Il mio modello è un’Europa che parli con una voce solo sulla politica estera, sulle grandi emergenze sanitarie, come sarebbe dovuto avvenire con la pandemia. Oggi abbiamo un’Ue in cui ci dicono come cucinare gli insetti e poi in Libia si va in ordine sparso. Noi abbiamo firmato un documento con altri importanti partiti europei per raccontare un altro modello d’Europa. Per questo modello io mi batto anche da presidente del partito dei Conservatori europei, una delle famiglie più storiche, rispettate e in crescita del panorama politico continentale. Dal suo punto di vista di leader politica e donna: siamo ancora piuttosto indietro su un’efficace prassi di prevenzione della violenza sulle donne, che dovrebbe partire dall’educazione, cosa ne pensa? Purtroppo la violenza sulle donne è una realtà evidente a tutti. Il fenomeno del femminicidio rimane una delle emergenze sociali più gravi che affrontiamo in Italia. In media ogni due giorni viene uccisa una donna solo perché donna, e per lo più questo accade nell’ambito delle relazioni sentimentali e familiari. L’attenzione deve essere massima e l’impegno deve essere sia sul piano culturale che giuridico. A partire dalla certezza della pena: nessuna scorciatoia e nessuno sconto per chi commetta violenza sulle donne. Le leggi vanno implementate e rese operative concretamente. E le vittime che denunciano non vanno lasciate sole. Agli interventi normativi deve aggiungersi un impegno culturale, un cambio di

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passo e di mentalità e l’educazione al rispetto della donna. Lei è ogni anno a settembre la protagonista di Atreju, che vede partecipare migliaia di giovani: cosa si può fare oggi per coinvolgere di più i giovani nell’impegno civile e nel fare qualcosa di utile per la collettività? Atreju nasce alla fine degli anni ‘90 come festa nazionale di Azione Giovani, l’allora movimento giovanile di Alleanza Nazionale. Da allora è cresciuta molto e oggi rappresenta qualcosa di straordinario. E si potrebbe affermare che questo appuntamento annuale sia stato la culla della classe dirigente di Fratelli d’Italia. Ma non solo: ad Atreju ma anche nel nostro movimento giovanile si è formata una parte della classe dirigente dell’Italia. In tanti tra coloro che hanno imboccato una strada diversa dalla politica oggi ricoprono ruoli apicali in strutture pubbliche e private. Grazie ad Atreju e all’impegno di molti giovani iscritti al nostro partito, siamo riusciti a creare un luogo di incontro e di confronto in cui ognuno porta qualcosa di suo e lo condivide con gli altri. Ai giovani chiedo di non accontentarsi mai della risposta più banale, di non accettare mai la soluzione più comoda, di non scegliere mai per conformismo, ma di credere sempre in quello che fanno. È secondo me la cosa più importante. Fratelli d’Italia sta crescendo rapidamente sul territorio nazionale, che rapporto avete con i circoli locali che stanno sorgendo?

Saranno importanti nella vostra strategia verso le elezioni? I circoli svolgono una funzione fondamentale. Grazie ai circoli e ai militanti le idee, le battaglie, le proposte di Fratelli d’Italia arrivano sui territori. Nel fine settimana scorso i militanti di FdI hanno organizzato banchetti nelle piazze italiane per dire no alla ddl Zan. Il radicamento territoriale è centrale nella nostra azione politica. Sui territori si forma la classe dirigente di FdI. Noi forse siamo l’unico partito in cui, prima di approdare in Parlamento, i nostri deputati e senatori hanno fatto tutta la trafila: consigliere comunale, provinciale, regionale e poi Parlamento. Da noi non esistono scorciatoie. E sento ancora la vulgata: FdI non ha classe dirigente all’altezza. Sfido chiunque a dimostrare di avere una classe dirigente più preparata della nostra. Per quanto riguarda Bergamo, che ha oggi visitato, puntate, come centrodestra, a riconquistarla? Che messaggio vuole lanciare ai bergamaschi dopo due anni così difficili? Certo che puntiamo a vincere in questa città, così come puntiamo a strappare alla sinistra ogni centimetro d’Italia. Bergamo è una città meravigliosa. In questi ultimi due anni si è dovuta confrontare con morte e paura. Ricordiamo ancora i camion dell’esercito in coda pieni zeppi di bare durante la prima ondata. Qui il Covid ha colpito duro, in quei giorni terribili decidemmo con la fondazione Alleanza Nazionale di donare 500mila euro, raccolti principalmente grazie agli stipendi mensili donati dai nostri parlamentari, all’ospedale Papa Giovanni per far fronte a spese sempre più elevate nell’organizzazione della risposta al Covid. Un piccolo gesto che non abbiamo voluto sbandierare ma che sono orgogliosa di avere promosso, perché quando si può si deve dare l’esempio. Come fanno oggi i bergamaschi, un popolo fiero che non molla mai e che si è rimesso al lavoro per rilanciare questa terra bellissima. Bisogna ripartire e Fratelli d’Italia è al loro fianco.



NEW ECONOMY

B Foto Antonio Milesi

ongiorno Antinfortunistica si inserisce nel filone “new economy”? No, possiamo semmai dire che Bongiorno da sempre FA la new economy e addirittura l’ha in qualche modo anticipata. Efficienza, celerità, capillarità, essere ovunque e contemporaneamente, connessione, sono

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Marina Bongiorno


IL PIÙ GRANDE MARKETPLACE DEL MONDO DELL’ANTINFORTUNISTICA solo alcune delle parole d’ordine che caratterizzano la società che cambia, e questa storica attività bergamasca le ha sempre interpretate al meglio e in anticipo sui tempi. L’e-commerce non ha segreti per l’azienda di Marina Bongiorno, che ha sempre affiancato i partner più

prestigiosi. Vista l’impennata che il commercio online ha conosciuto con la pandemia, è facile intuire come la ditta bergamasca, grazie anche all’approccio dinamico e all’intuito della dirigenza, sia attualmente un numero uno del commercio business to customer in Italia.

«Bongiorno collabora con realtà leader come AliBaba e Amazon Business»

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Distributori dei maggiori brand mondiali nell’abbigliamento antinfortunistico (Carhartt, Caterpillar, tanto per fare qualche nome), hanno saputo interpretare al meglio le complesse richieste di un mercato così peculiare, stringendo importanti accordi anche a livello governativo e diventando così una delle più innovative aziende italiane nel campo della distribuzione. Poiché strategia significa anche alleanze, Bongiorno collabora fruttuosamente con realtà altrettanto conosciute come AliBaba e Amazon Business. Vestire la gente che lavora, ossia Dress working people: questo il mantra dell’azienda, e Bongiorno non solo lo porta a compimento attenendosi a tutte le normative del caso, ma anche portando nei prodotti il gusto, lo stile e la qualità del Made in Italy. Un progetto ambizioso, che anche i partner internazionali hanno apprezzato. Un brand che porta avanti un ideale di funzionalità, ma anche di eleganza. La partnership con AliBaba ha già portato Bongiorno a sbarcare in alcuni ristoranti oltreoceano, vestendo chef e personale di sala dal Texas a New York, e naturalmente l’obiettivo è ampliare sempre più il

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raggio d’azione. Bongiorno offre ai suoi clienti servizi di distribuzione capillare, con ampie possibilità di personalizzazione e di opzioni aggiuntive, un vero e proprio caso oggetto di studio anche da parte di aziende straniere. Dietro a tutto questo, c’è ovviamente una logistica importante, capace di superare anche difficoltà oggettive quali quelle relative ai trasporti;

«Vestire la gente che lavora ossia Dress working people: questo il mantra dell’azienda» nonchè un team informatico di social media management e e-commerce iperattivo, che gestisce una piattaforma innovativa, ma semplice e intuitiva. Non manca la comunicazione di massa tramite catalogo, e naturalmente il notissimo showroom di Bergamo. Una campagna di comunicazione potente che investe un pubblico

dinamico e variegato, dai 18 ai 45 anni, ossia la fascia di età più esigente per quanto riguarda i prodotti. In tutto questo, la titolare si ritaglia un ruolo, oltre che di amministratrice, di buyer, sempre alla ricerca di nuovi prodotti e opportunità. Infatti, Bongiorno non si ferma mai e altre novità sono in arrivo. Presto sarà infatti possibile prenotare la propria visita guidata virtuale dello showroom, tramite il sito web, e ricevere dagli addetti alle vendite tutte le informazioni utili sui prodotti di interesse per il cliente. Inoltre, il prossimo inverno vedremo Bongiorno vestire i protagonisti di un reality Magnolia, sul quale ovviamente non possiamo anticipare nulla. Prossimo obiettivo: aprire una sede nella Grande Mela. Il segreto di tanta presenza e credibilità sta nel fatto che la Bongiorno Antinfortunistica si è specializzata al meglio nel proprio settore, tanto da diventare un punto di riferimento a livello internazionale. Influencer dell’antinfortunistica? Potrebbe essere una definizione, ma di sicuro stiamo parlando del più grande e avanzato marketplace del settore. Arianna Mossali


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SPETTACOLO

GIORGIO BERTA

«IL TEATRO DONIZETTI RIAPRE LE PORTE ALLA CITTÀ. TANTE LE NOVITÀ IN PROGRAMMA»

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opo i lavori di restauro e la chiusura forzata dovuta alla pandemia, il Teatro Donizetti torna nuovamente protagonista della nostra città con numerosi appuntamenti che andranno dal Bergamo Jazz che si svolgerà eccezionalmente dal 16 al 19 settembre, alla settima edizione del Donizetti Opera in programma dal 18 novembre al 5 dicembre 2021, alla stagione di Prosa e Altri Percorsi a partire da dicembre e gennaio e fino a maggio, per concludere con l’operetta, col ritrovato appuntamento di fine anno. Noi di Bergamo Economia abbiamo colto l’occasione per intervistare il presidente della Fondazione, Giorgio Berta, che ci ha illustrato i principali lavori e cambiamenti che sono stati fatti e l’entusiasmo di un pubblico che non ha mai smesso di amare il suo teatro. Quali sono state le modifiche più importanti apportate al teatro durante il restauro e quali i costi sostenuti? Innanzitutto, tenendo conto del fatto che le ultime ristrutturazione

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del Teatro risalgono al 1963 e al 1984, la struttura necessitava di un intervento di restauro per essere messa a norma. Siamo così intervenuti sugli impianti di condizionamento per rendere il teatro agibile più mesi all’anno, oltre ad intervenire con un ammodernamento tecnologico della macchina scenica. Abbiamo migliorato l’acustica in sala e siamo intervenuti nella zona della platea con delle sedute duttili, in modo da adattarle a diverse tipologie di spettacoli. La vecchia sala conferenze è stata trasformata in sala della musica con una migliore acustica per i concerti e altri lavori di restauro sono stati fatti alla sala catering, al foyer dell’entrata, al piano degli uffici, ai 3 bar del teatro, alla biglietteria, ai camerini e alla volta del teatro. Migliorie sono state effettuate anche all’impianto di illuminazione. Una spesa che complessivamente è costata 19 milioni e 405 mila euro più IVA. Un grosso investimento, reso possibile dalla raccolta di contributi pubblici e privati, che in maniera equa hanno potuto finanziare i costi. Lavori importanti quindi, cominciati a febbraio 2018 e terminati nel febbraio del 2021, che si sono dilungati di alcuni mesi rispetto al previsto, a causa del lockdown.

Quanto ha sofferto il pubblico per la chiusura del Teatro? Devo dire parecchio, infatti tutti coloro che mi riconoscevano mi fermavano per strada per chiedermi quando avremmo riaperto. Da queste piccole cose si nota l’amore verso la nostra città e il Donizetti. Anche quando ho chiesto un contributo ai privati per i lavori in teatro, tutti hanno accettato in base a quanto potevano dare. Un grandissimo entusiasmo del resto lo si è visto proprio con l’inaugurazione del Teatro e il taglio del nastro avvenuta lo scorso 28 maggio. Per l’occasione, oltre al sindaco Giorgio Gori, erano presenti Francesco Micheli, Maria Pia De Vito, direttrice artistica del Bergamo Jazz e Mariagrazia Panigada, direttrice artistica dei Teatri Donizetti e Sociale per la stagione di prosa. Cosa rappresenta il Donizetti per una città come Bergamo e come è cambiato il target degli spettatori nel tempo? Sicuramente esso è un luogo centrale per l’attività culturale della nostra città ma è allo stesso tempo un luogo di incontri, di creazione e di scambio di cultura. Proprio negli ultimi anni il nostro obiettivo è stato quello di avvicinare fasce


Foto Antonio Milesi

di pubblico differenti, come quelle giovanili, alle attività del teatro, questo sia grazie al prolungamento della stagione che a diverse attività collaterali. Tra queste ultime ricordiamo le attività didattiche per le scuole e i seminari per la lirica, la prosa e il jazz. Tra i vari progetti vorrei menzionare quello di Alex Esposito e la sua “Bottega Donizetti”. Si tratta di un laboratorio per cantanti lirici che si terrà dal 27 agosto al 9 settembre e poi ancora dal 13 al 18 novembre 2021. Un’iniziativa fortemente voluta da Francesco Micheli per portare in teatro giovani talenti e permettere loro un’esperienza di crescita che difficilmente avrebbero l’opportunità di fare. Iniziative didattiche sono allo studio anche per la prosa. Per il jazz invece proseguirà la collaborazione

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della Fondazione col DPCM (Centro Didattico Produzione Musica). Una nuova stagione che vuole essere un po’ anche il simbolo di ripartenza per tutti coloro che lavorano nel settore dello spettacolo quindi. Ed in questa chiave va letto anche il progetto di comunicazione integrata in cui sarà inserita questa stagione dei teatri 2021/2022: “D’incanto-la riapertura del Teatro Donizetti”. Ci spiega meglio il significato di questo progetto? Si tratta di un progetto che intende far scoprire il teatro agli spettatori veicolando la molteplicità dei linguaggi artistici attraverso diversi strumenti di comunicazione e interazione. Si tratta di raccontare il teatro attraverso diversi canali, creando in questo modo un dialogo tra analogico e digitale: dalla promozione dei singoli spettacoli alle produzioni video e fotografiche, dalle campagne on-line, alle linee editoriali sui social, fino alle campagne stampa 22

e affissioni sul territorio. Proprio in questo senso, anche durante il periodo della pandemia non siamo mai stati fermi, continuando, attraverso le diverse piattaforme social, a svolgere le nostre attività. Ad esempio, durante il primo lockdown, Bergamo Jazz ha organizzato in streaming il concerto di Noa a sostegno dell’ospedale

Papa Giovanni e la stagione di prosa si è fatta promotrice di una serie di interviste con gli artisti per tenere saldo il rapporto col il pubblico attraverso i social. Per la lirica è stata realizzata la scorsa stagione del festival Donizettiano attraverso un’apposita web tv. Senza contare che al fine di recuperare il tempo perso durante la pandemia, numerosi spettacoli della scorsa stagione verranno riproposti nella prossima stagione. Un legame forte e che è cresciuto nel tempo, quello tra la Fondazione e le compagnie teatrali andate in scena in Teatro. Devo dire che il rapporto tra i direttori artistici e le compagnie è cresciuto e si è consolidato nel tempo, così come il rapporto di fiducia con la Fondazione stessa. Una realtà, quella della nostra Fondazione, che ha sempre avuto grande riguardo per i suoi artisti e che è cresciuta in autorevolezza nel tempo, di credibilità e importanza. Daniela Picciolo


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L’ANALISI MMT

FINANZA ETICA IL RUOLO DELLO STATO

U

no dei concetti cardine della Modern Money Theory è la distinzione tra utilizzatore ed emettitore della valuta. Capire la differenza non è un mero esercizio di ragionamento macroeconomico, ma equivale a comprendere i meccanismi fondamentali che regolano i rapporti sociali e orientano i comportamenti verso

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gli altri e l’esterno. Significa entrare nel terreno dell’Etica. Cogliere la differenza tra emittente e utilizzatore della valuta permette di non cadere vittime dell’errore di paragonare il comportamento dello Stato a quello del padre di famiglia, il quale può spendere solo quello che ha guadagnato in precedenza (e mettere da parte qualche soldo per i tempi difficili). Il padre di famiglia è un utilizzatore

della valuta mentre lo Stato ne è l’emettitore (laddove gli Stati non si sono autoimposti regole diverse). Il pensiero liberista ha utilizzato il paragone Stato-padre di famiglia con un intento preciso: ricondurre la progettualità dello Stato da una dimensione di alta potenzialità ad una decisamente ridotta, alla stregua degli altri attori economici. Il mainstream economico di orientamento liberista è declinato Continua a pagina 26



intorno all’esigenza del singolo individuo di cercare la massima soddisfazione economica nella gestione delle risorse scarse che l’economia mette a disposizione. Lo stesso benessere collettivo è visto come somma del benessere dei singoli, compreso lo Stato, concepito come singolo soggetto economico. Riconoscere allo Stato il ruolo di esclusivo emettitore della moneta significa rompere il paradigma individualista. Il monopolista della valuta è in grado, creando moneta dal nulla, di traguardare l’obiettivo del benessere collettivo perché è l’unico che può attivare tutti i beni e le risorse reali presenti.

«Il capitalismo moderno non riesce a fornire la piena occupazione di posti di lavoro di qualità sufficientemente alta o la sostenibilità ecologica. Un programma di servizio pubblico per l’impiego basato sui principi della finanza funzionale può essere progettato in modo tale da affrontare questi temi» Mathew Forstater Nessun soggetto privato e nessuna logica di profitto può garantire istruzione e cure per tutti, solo lo Stato è in grado di pagare tutti gli insegnanti e i medici necessari. Questo è il valore sociale della sua progettualità. La sostenibilità ambientale rischia di trasformarsi in uno slogan se a guidare il cambiamento non sarà lo Stato con adeguati investimenti per la transizione energetica. Le intelligenze, le competenze, le potenzialità di cui disponiamo sono risorse reali che aspettano di essere attivare dalla spesa in deficit, ovvero dalla creazione di

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moneta dal nulla. Non è possibile affrontare il tema dell’etica in finanza in maniera disgiunta dalla teoria macroeconomica e dalla comprensione dei sistemi monetari. Lo Stato, quando agisce nel ruolo di monopolista della valuta, è l’unico soggetto economico capace di creare ricchezza e benessere collettivo realizzando quello spazio sociale ed economico in cui i singoli possono esprimersi nel pieno compimento dei diritti costituzionali. Stefano Sanna, Rete MMT Italia


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L’INTERVISTA/2

AGNELLI METALLI PROTAGONISTA DELL’ECONOMIA CIRCOLARE

A

gnelli Metalli, da mezzo secolo nel commercio di metalli ferrosi e non ferrosi. Per conoscere questa realtà abbiamo intervistato Enrico Agnelli, che ne è il direttore generale e siede nel CdA, occupandosi delle strategie commerciali e della programmazione aziendale. Dottor Agnelli, la sua azienda opera da mezzo secolo nel commercio di metalli ferrosi e non ferrosi. Un segmento sviluppatosi sulla tradizione della famiglia Agnelli che ha radici agli inizi del

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secolo scorso. Come si è evoluta l’attività? Nasciamo come produzione di pentole, ma tanti artigiani della zona chiedevano a mio nonno i fogli di lamiera. È stato così deciso di mettere a disposizione del materiale destinato alla commercializzazione. Con il tempo il business è cresciuto, l’attività è andata avanti e nel 1961 è stata aperta la società Agnelli Metalli. Dall’alluminio utilizzato prettamente per fare le pentole, si è iniziato a vendere ferro, acciaio e altri materiali. La produzione di Agnelli Metalli riveste una funzione strategica

per i settori che fruiscono delle specifiche forniture. Quali sono le categorie di materiali trainanti? Sicuramente i nostri profilati, utilizzati principalmente nel mondo dell’edilizia, ma anche nell’arredamento. Inoltre, il ferro serve sia nell’edilizia che nell’industria. Il mercato dei metalli, come tutte le gamme produttive, risente dell’andamento generale dell’economia. Com’è cambiata la domanda? Da quest’anno c’è molto fermento nell’edilizia. anche per gli incentivi statali riguardo la riqualificazione energetica, il bonus di


Enrico Agnelli

29 Foto Antonio Milesi


ristrutturazione degli immobili. C’è però il problema del reperimento delle materie prime. Quali sono le strategie messe in atto per garantire la competitività della vostra produzione? Mio padre qualche anno fa ha deciso di creare una fonderia. Partendo dal rottame, tutto lo scarto viene rifuso, ricolato e raffinato. Di fatto è una raffineria 30

di alluminio, che viene purificato e rimesso nel giro della materia prima. Si tratta di un’economia circolare che ha portato anche ad un risparmio energetico, con quasi il 90% in meno di emissione di CO2 e di consumo energetico. Ad Agnelli Metalli fanno riferimento i marchi più importanti che attingono ai materiali ferrosi e ai prodotti di ferramenta. A cosa è

dovuto? La fidelizzazione è legata proprio alla disponibilità del materiale. Negli anni scorsi si basava su servizio, prezzo e serietà ad ogni livello. Da tempo siete impegnati a garantire la cosiddetta economia circolare, provvedendo al ritiro e alla gestione dei rottami. Ciò che avanza del processo Continua a pagina 32



Ateco per cui si poteva stare aperti, ma abbiamo fatturato 70.000 euro al mese, quando la nostra media è 10 volte superiore. È stato un periodo abbastanza difficile. Di aiuti statali ne ho visti pochi, la cassa integrazione l’abbiamo anticipata. Avete affrontato le difficoltà con una forza lavoro che da sempre rappresenta il vostro valore aggiunto. Come sono distribuite e organizzate le risorse umane all’interno dell’azienda? Su 35 dipendenti, una decina sono gli operatori e gli altri sono commerciali, tecnici, ingegneri e amministrativi.

di produzione viene portato in fonderia e colato in un forno a 670°. Ne esce una billetta da riestrudere presso le Trafilerie Alluminio Alexia. Agnelli Metalli acquisisce l’estruso per stoccarlo e venderlo al serramentista. L’anno della pandemia ha segnato inevitabili strascichi nel mondo economico. Quali sono i valori produttivi? Durante la pandemia avevamo un 32

La crisi economica non può dirsi ancora superata, soprattutto nei comparti lavorativi interdipendenti. Ritiene che le misure messe in atto a livello governativo sia adeguate alle esigenze di ripresa e rilancio? Finora ho visto più un progetto di aiuto che di ripresa. Il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione, ad esempio, non aiutano la ripresa. Di contro, ho visto un aumento delle tasse sull’energia, sulla benzina e sul gasolio. Quali ulteriori sbocchi intravede

per la sua azienda in chiave produttiva e di mercato? Abbiamo intrapreso un nuovo percorso. I profili in alluminio, anziché essere destinati solo al settore edilizia, in forma di semilavorati più grezzi vanno al mondo della meccanica, per essere applicati in altri ambiti, dall’automotive, alla pneumatica e all’oleodinamica. Federica Sorrentino


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COVER STORY

RAINOLDI spa

«Il nuovo impianto dell’azienda bergamasca che fa sistema puntando all’eccellenza»

L

a storia della sinergia tra Rainoldi S.p.a. AGIE, Schneider Electric e TAG Industry srl è un esempio di come la capacità di fare sistema sul territorio consenta di raggiungere l’eccellenza, basando le scelte d’investimento su collaborazioni di alto profilo - dalle consulenze, all’ingegneria ed ai

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materiali -, per ottenere il meglio nel ciclo di vita dell’impianto. Chi ci legge è pienamente consapevole di quanto la provincia di Bergamo non solo vanti una capacità produttiva tra le più alte in Europa, ma anche che sfoggi una varietà di tipologie e settori industriali, logistici e di servizi davvero impressionante. Anche all’estero, il nostro territorio è rinomato per serietà, qualità,

competenza e know-how delle sue aziende. Ci sarebbero tutti gli elementi per essere una “locomotiva economica” con pochi uguali nel mondo. Eppure, per qualche motivo, manca ancora qualcosa: e questo qualcosa dipende dal fatto che l’orgogliosa “autonomia” di imprenditori che cercano di essere il più possibile autosufficienti, spesso, si traduce in isolamento.


Foto Antonio Milesi

L’impianto ed i responsabili di cantiere AGIE e TAG Industry

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Un imprenditore dotato di una visione che vada oltre il fatturato (che resta ovviamente l’obiettivo primario di qualunque attività produttiva) è motivato anche dal fatto di aver dato un nuovo impulso al tessuto produttivo del territorio, oltre ad aver ottenuto il miglior risultato produttivo e finanziario per la sua azienda. Questo è quanto emerge dalle parole dei diversi responsabili delle ditte coinvolte in questa collaborazione strategica. Nel caso specifico la Rainoldi Spa - storica chimica bergamasca, con sedi anche a Fornovo S.G. e Busto Arsizio - sta per inaugurare a Levate un nuovo impianto produttivo che,

grazie proprio al lavoro integrato con i suoi partner, si candida a diventare uno dei più innovativi nel panorama chimico nazionale e non solo. Avere collaboratori di alta qualità nel settore della tecnologia e del project management, per un progetto come questo, significa non solo una migliore gestione delle giacenze, dell’automazione, della sicurezza fisica e informatica (e conseguente ottimizzazione delle spese) ma anche potenzialità di ulteriori sviluppi tecnologici per rendere l’impianto sempre più aggiornato quali ad esempio l’impiego di magazzini e navette automatiche per il trasporto cisternette ed il loro stoccaggio.

Tra le aziende che completano questo straordinario esempio di skill messe in circolo, c’è AGIE SpA, azienda specializzata in impiantistica per industria e terziario, presente da oltre trent’anni su tutto il territorio nazionale. Il DG Matteo Agazzi racconta come è nata la collaborazione con Rainoldi: «Nel 2020 ci siamo proposti con un attento studio delle soluzioni di cantiere che, con la nostra esperienza, avremmo potuto ottimizzare. Da lì, il rapporto con Rainoldi e con TAG Industry si è sviluppato in modo naturale, valorizzando e massimizzando le competenze di ciascuno: il nostro core business è l’impianto, quello di TAG Industry sono le soluzioni “intelligenti” per valorizzare la fruibilità dei dati e della gestione. Abbiamo lavorato molto bene, seguendo un principio che ci accomuna: le nostre realizzazioni devono soddisfare il cliente al 100%. La discussione economica, sempre presente, non ha mai prevaricato la missione comune di essere orgogliosi di quanto facciamo ogni giorno per i nostri cliente e, di conseguenza, per noi stessi».

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Una filosofia operativa, quella dell’unire le forze, che certo non è mai mancata nella famiglia Bombardieri, proprietaria di Rainoldi Spa. Ce la descrive l’AD Simone Bombardieri. «Annualmente movimentiamo circa 370.000 tonnellate di prodotti chimici liquidi e polveri distribuiti su tutto il territorio nazionale. Qualità, sicurezza e sostenibilità ambientale sono alla base della nostra filosofia aziendale, e per mantenerle, oltre che per realizzare i numeri di cui sopra, non possiamo che avvalerci anche di valide collaborazioni». Rainoldi viene creata nei primi anni del ‘900 dal Dott. Guglielmo Rainoldi, illustre chimico di Busto Arsizio. Per due generazioni, la famiglia Rainoldi


tradizionali della nostra attività si sono sommate a quelle logistiche di reperibilità dei materiali per la realizzazione del nuovo impianto, che concentra in un unicum aziendale gli storici impianti di Busto Arsizio e Fornovo San Giovanni. Il tutto senza smettere di produrre e di rifornire i clienti. Le notti insonni, con sveglie improvvise per appuntarsi questa o quella cosa da risolvere, non le conto più. Ma ora che il traguardo è stato raggiunto, mi sento particolarmente orgoglioso di aver fatto due cose: aver portato a termine con successo questo impianto così strategico per Rainoldi Spa ed aver scelto aziende leader per competenza, che ci hanno offerto una consulenza a 360°, personalizzata sulle nostre esigenze e sui nostri obiettivi. Il tutto nel rispetto delle normative e riuscendo a dotare Rainoldi ha fatto crescere questa realtà, sotto la guida della famiglia Bombardieri con il CEO Simone Bombardieri è diventata un riferimento nel panorama della distribuzione di prodotti chimici. Con il nuovo millennio, la società ha visto un delicato passaggio di consegne al gruppo Bombardieri, famiglia di imprenditori bergamaschi da sempre impegnata nel commercio di prodotti chimici. Rainoldi ha così attuato un significativo processo di sviluppo, implementando la propria gamma di prodotti, la rete commerciale-logistica ed il proprio fatturato. Decisamente, la filosofia del pensare in grande, e del fare rete per raggiungere obiettivi importanti, non manca in questa azienda. «Abbiamo inaugurato una seconda sede nel comune di Fornovo San Giovanni, per consolidare ed implementare l’attività, fino alla ristrutturazione dello storico impianto della famiglia Bombardieri a Levate, che vanta una superficie di 60.000 mq. La nascita della nuova struttura di Levate, realizzata secondo i più elevati standard di sicurezza e posizionata strategicamente, ci ha consentito di ampliare la nostra offerta coprendo nuovi settori merceologici. Certo, anche per noi l’anno di pandemia è stato difficile, ma la guida sicura del nostro DG e la scelta di partner affidabili e di tecnologie innovative ci hanno consentito di superare le avversità, realizzando un impianto ad alta tecnologia digitale (Industria 4.0) con flessibilità e professionalità». Il DG che ha abilmente traghettato Rainoldi S.p.a. oltre le traversie della pandemia è Pier Petruccelli: «Quella del nuovo impianto di Levate è stata una sfida difficile, soprattutto perché sopraggiunta in un periodo in cui poter operare normalmente era pressoché impossibile. Le difficoltà, per così dire,

Per Schneider Electric, parla il direttore marketing Dario Mangiò: «Quando TAG Industry ci ha illustrato il progetto, abbiamo dato il nostro contributo selezionando con cura l’architettura elettrico-informatica perfetta per una realizzazione così moderna. Il cuore dei comandi del parco serbatoi sono i 27 inverter inclusi nel quadro MCC, che utilizza la nostra componentistica di comando sia sul fronte quadro, sia per tutte le pulsantiere in campo. I dati delle giacenze vengono raccolti da appositi concentratori, parte della nostra proposta I/O remoti, veicolati su rete in fibra ottica gestita tramite un mix di switch managed & unmanaged, che garantiscono la gestione ridondata. Da qui, arrivano all’unità centrale, il nostro PLC top di gamma M580, per poi interfacciarsi al cloud IIoT di TAG Industry e, parallelamente, fornire i dati al gestionale del parco serbatoi. In pratica, rappresentiamo il cuore tecnologico di questo moderno impianto Industry 4.0 e ne siamo fieri, sia per il nostro lavoro, sia per i partner con cui collaboriamo».

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Partner fondamentale per questo sforzo congiunto verso un obiettivo comune, è anche TAG Industry di Grassobbio, già apparsa sulle nostre pagine. TAG ha attirato l’attenzione di Simone Bombardieri CEO e di Pier Petruccelli DG grazie al suo dinamismo nella tecnologia 4.0. Da lì, la proposta di unire le forze per fornire alcune delle soluzioni tecnologiche e di automazione avanguardistiche che caratterizzano l’impianto di Levate, come il servizio TAG Cloud IIoT che consente di mantenere l’impianto sotto controllo da qualsiasi dispositivo senza necessità di installare ulteriori infrastrutture, o i sensori Endress+Hauser ad alta precisione per il monitoraggio del livello delle cisterne. Il CEO Alessandro Provesi sottolinea un concetto semplice ma non scontato - Se si vuole ottenere un impianto di prim’ordine, ogni singolo componente deve esserlo a sua volta. Un sistema complesso funziona se tutti i suoi elementi lavorano in armonia ed efficienza - questo è il pensiero alla base di questa straordinaria realizzazione. «Proponiamo esclusivamente brand di livello altissimo in ambito tecnologico e di Industrial Internet of Things, proprio perché abbiamo sempre avuto ben chiaro questo concetto e per questo ci avvaliamo di preziose collaborazioni a lungo termine. I nostri clienti non avranno mai un servizio mordi e fuggi a un prezzo stracciato, ma una consulenza ad ampio spettro che porta a vedere strade alternative, non necessariamente più costose, con l’obiettivo della massima produttività ed efficienza anche in un sistema complesso: tutto questo contribuisce alla buona riuscita di un investimento a lungo termine. Il sistema complesso, in questo caso, funziona perché c’è una suddivisione ottimale delle competenze ed il lavoro di tutti è orientato nella stessa direzione». Per l’impianto di Levate, ecco un esempio di soluzione integrata innovativa targato Tag: «In impianto dobbiamo monitorare serbatoi, livelli, server, software di giacenza, integrazione ERP aziendale. Dobbiamo ridurre le scorte di emergenza riuscendo comunque a servire i clienti, evitando nel contempo sversamenti pericolosi per i lavoratori e per il territorio, e per questo i nostri speciali sensori ci dicono con esattezza quanto materiale residuo c’è in una cisterna e quanto riempirla. Il tutto è controllato da un software a disposizione del management per i report e i KPIs gestionali».

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S.p.a. delle più moderne tecnologie digitali che ci hanno permesso di migliorare la nostra produttività, diventando un’azienda 4.0 a tutti gli effetti. È importante scegliere partner di questo livello qualitativo se si vuole fare sistema e creare qualcosa di valore non solo per la singola azienda, ma per tutto il territorio». Uno spirito e una modalità di pensare e operare tanto innovativo, quanto davvero efficace, razionale e strategico. Speriamo che altre aziende del territorio si strutturino in questa modalità collaborativa di visione comune affinché tutti i meccanismi dell’ingranaggio funzionino alla perfezione e creino una macchina perfetta che il resto del mondo davvero ci invidi. Arianna Mossali


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Foto Antonio Milesi

TOP BUSINESS

Taha Omri 40


Omi-Fer

TAHA OMRI: «LA MIA STORIA? UNA COME TANTE MA ESSERE IMPRENDITORI È UNA MISSIONE»

O

mi-Fer nasce nel 2009 dalla passione e dall’impegno di Taha Omri, imprenditore tunisino trapiantato, più o meno per caso, in terra lombarda, e del suo team altamente qualificato nel campo delle saldature speciali eseguite con ogni tecnica e materiale (acciaio al carbonio, acciaio inox, materiali non ferrosi come alluminio, rame, bronzo). Un know-how decennale di competenze tecniche nei settori: siderurgico, laminazione,

carpenteria navale, trivellazione verticale e orizzontale, settore energetico e delle materie prime, tecnologie di sicurezza e costruzione di impianti speciali, rende oggi la Omi-Fer un’azienda in costante crescita. Per tutti i membri della squadra, carpentieri, tubisti, saldatori, montatori, la vera arma vincente è lo spirito proattivo e dinamico di Taha Omri, sorprendente esempio di integrazione e di realizzazione, ma soprattutto un imprenditore serio e disponibile verso chiunque lavori con lui e per lui. 41


Ci può raccontare in breve la storia della sua azienda nei passaggi fondamentali? Si tratta di una realtà relativamente recente ma già molto affermata. La mia storia inizia in modo difficile, non diversamente da tanti altri immigrati che approdano qui in cerca di fortuna e lavoro. Sono nato e cresciuto in Tunisia, ho conseguito la maturità a Damasco. Dopo la laurea in fisica e chimica, ho girato

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parecchio nell’Europa continentale, facendo varie esperienze lavorative. Nel 1992 sono arrivato per la prima volta in Italia, ospite di parenti, e ho iniziato a lavorare come raccoglitore di pomodori. Sono stati momenti duri, mi sono scontrato con molte delle difficoltà legate a questa realtà. Successivamente ho conosciuto una ragazza che mi ha aiutato a trovare un posto nella ditta del padre. Dopo un paio

d’anni, ho deciso di aprire una mia ditta individuale artigiana. Siamo cresciuti lentamente, abbiamo superato la crisi del 2001 successiva all’11 settembre, poi sono arrivati gli anni d’oro del 2006-2007, e di nuovo la batosta del 2008. Nel 2009, ho fondato la Omi-Fer. Quest’anno prevediamo un fatturato di 20-24 milioni. Cosa vi contraddistingue dalle tante officine che abbiamo qui in zona? Quali sono i vostri principali settori di applicazione e i vostri clienti? So che avete lavorato molto nell’ingegneria civile, in particolare avete partecipato a dei progetti molto ambiziosi in ambito aeroportuale. Come ci distinguiamo? Ho semplicemente responsabilizzato gli operai. In un’intervista a European Business, ho parlato del mio staff come della vera ricchezza di Omi-Fer, ed è davvero quello che penso. Puoi essere il miglior artigiano del mondo, ma


«Abbiamo stabilito un vero e proprio record realizzando il più grande forno prefabbricato mai costruito in Europa» se non diventi una squadra, una grande famiglia con le persone che lavorano per te, non potrai mai essere un vero imprenditore. È stato così che abbiamo superato anche la crisi Covid, e ora siamo pronti a ripartire più forti di prima e a partecipare alla rinascita che segue sempre i momenti difficili. Siamo riusciti a prendere parte a lavori importantissimi, abbiamo partecipato all’ampliamento di Orio, alla realizzazione dell’aeroporto di Capo Verde, della Torino-Lione, del nuovo ponte Morandi. Inoltre, abbiamo stabilito un vero e proprio record realizzando il più grande forno prefabbricato mai costruito in Europa: un’opera che persino il committente giudicava quasi irrealizzabile, con un’ampiezza di un campo da calcio per un’altezza complessiva di circa 15 metri. Siamo specializzati in tutto quello che riguarda saldatura, forni, laminatoi, fusione, idroelettrico. Ma credo che il nostro segreto sia quello di essere disponibili sempre, professionalmente e umanamente,

per il nostro cliente e per le persone che lavorano con noi, sacrificando se necessario il nostro tempo privato: una mentalità forse di una volta, ma che fa parte di me profondamente. Lei è di origine tunisina, com’è essere un imprenditore di origine straniera in terra bresciana? Essere un imprenditore oggi in Italia non è un lavoro, è una

missione, e non solo se sei straniero: siamo oberati di tasse, burocrazia, restrizioni Covid e non. Io non mi arrendo, lo devo anche a queste persone che lavorano per me, ciascuna delle quali ha sogni, progetti, problemi, e che contano sul loro lavoro. Per il resto, non mi percepisco straniero e l’Italia non mi fa sentire tale: io rispetto tutti, sono onesto con i miei dipendenti, cerco costantemente di aprirmi e migliorarmi pur essendo fedele alle mie radici. Alla mia età, mi sono rimesso in gioco iscrivendomi a Scienze Politiche. È questo quello che conta. La nazionalità, l’origine, è un fatto relativo. Viviamo già in un mondo globalizzato, tra non molti anni non ci preoccuperemo della “razza” o della provenienza di una persona, ma della persona in sé. Il futuro, quindi, è sempre più globale, ma dobbiamo aspettarci il meglio dalle persone più che da questa o quella parte del mondo? Penso che sia importante darsi da fare per le cose giuste, e tenere viva la speranza: quando mi viene inviato un curriculum, non voglio che si fermi nella cassetta della posta. Voglio incontrare quella persona, le voglio parlare, sapere cosa sa fare, farla sentire valorizzata. Magari non ci sarà posto per lei nella mia azienda ma posso aiutarla in altro modo. Non posso permettermi di stroncare le speranze di un giovane che vuole lavorare, rendersi utile e realizzarsi. Qualcosa, nel mondo del lavoro e non solo, deve cambiare. Arianna Mossali

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BEVERAGE

Jeremy Patten

Foto Antonio Milesi

COMAC UN FUTURO DI SFIDE E DI SVILUPPO

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l nostro obiettivo è la crescita». J e r e m y P a t t e n , presidente del settore Food & Beverage del gruppo canadese ATS (Automation Tooling Systems), spiega con chiarezza i motivi che hanno spinto la multinazionale ad acquisire il gruppo CFT di Parma (l’operazione è stata completata nel mese di marzo) a cui fa capo anche la bergamasca COMAC. L’azienda di Bonate Sotto, eccellenza nel mondo nella produzione di impianti di imbottigliamento e infustamento, pur mantenendo tutte le caratteristiche che hanno contribuito al suo grande successo entra così in una dimensione internazionale e si apre a nuove opportunità di crescita. ATS (5.000 dipendenti in tutto il mondo, un fatturato di 1,5 miliardi di Dollari Canadesi) si occupa di

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automazione in diversi campi, tra cui il Food and Beverage, «ma l’investimento in CFT - spiega Patten - indica la nostra intenzione di accrescere in modo significativo la nostra presenza in questo settore, e l’Italia è il paese giusto per farlo. Ora - continua - abbiamo l’opportunità di supportare le strategie di crescita di COMAC mettendo insieme la nostra esperienza nell’automazione e l’offerta, già di alto livello, di questa azienda. Questo include la possibilità di sfruttare la nostra piattaforma digitale per supportare i clienti nel massimizzare la loro produttività ed efficienza nell’utilizzo dei macchinari, oltre che quella di adottare l’ABM, il nostro speciale modello di business, che contiene le nostre linee guida per una produzione agile e un perfezionamento continuo. Tutto questo avrà un impatto diretto su dipendenti, clienti e azionisti, e ci consentirà di

reinvestire. Nell’area di Bergamo c’è una grande presenza di talenti, grazie ai poli universitari e ai centri di eccellenza presenti sul territorio, e i dirigenti di COMAC hanno fatto un lavoro incredibile nel costruire un team che ha ben chiari i nostri valori di riferimento: Persona, Processo e Performance». Di «grande opportunità» per l’azienda di Bonate Sotto parla anche Giorgio Donadoni, presidente e socio fondatore di COMAC: «È arrivato il momento di alzare l’asticella della sfida - spiega - e di diventare un’azienda di respiro e struttura internazionale. Tutto questo sarà più velocemente realizzabile con ATS, la quale risulta essere una società molto strutturata, con buona esperienza nel mondo dell’automazione industriale e con una presenza capillare sui mercati mondiali: questo aiuterà COMAC a crescere tecnologicamente in modo rapido,


coerente con i bisogni del nostro mercato di riferimento». Il progetto, avviato tre anni fa con la cessione del 60 per cento delle quote COMAC a CFT, rimane quello di rendere gli stabilimenti di Bonate Sotto un vero e proprio polo tecnologico del Beverage in terra bergamasca. «Quelli trascorsi - continua Donadoni - sono stati tre anni in cui abbiamo costruito nuove e solide fondamenta, basate su una moderna cultura d’impresa, la formazione di nuovi manager,

una stretta relazione con il cliente e l’accesso a mercati attrattivi, nonostante l’impatto del Covid». «Sicuramente - conclude Donadoni - questa operazione avrà ricadute positive: gli attuali dipendenti potranno soddisfare maggiormente le proprie aspirazioni professionali, che vanno sempre di pari passo con il miglioramento delle condizioni economiche, mentre molti giovani che si affacciano per la prima volta sul mondo del lavoro avranno la possibilità di vivere

«La società canadese ATS riconosce nell’azienda di Bonate Sotto, leader nella produzione di impianti per il settore Beverage della birra, capacità, competenze e la giusta passione per una adeguata crescita futura»

consolidato e migliorato la nostra cultura welfare, tutti elementi utili per sapere affrontare le nuove sfide che ci aspettano. «Siamo interessati al settore del Food and Beverage perché presenta delle dinamiche di mercato attrattive - spiega Mark R. Laudick, vicepresidente finanza di ATS -, come l’attenzione alla qualità, una crescita del mercato robusta e una bassa ciclicità. In COMAC abbiamo trovato grande tecnologia e competenza, oltre ad

in una dimensione globale. «Far parte di un gruppo multinazionale con sede in Canada comporta una maggior verifica del flusso d’affari con clienti e fornitori - spiega Daniele Gotti, Operations Manager di COMAC -, per cui il team di ATS e di COMAC sta mettendo a regime il processo nel rispetto delle regolamentazioni internazionali (trade compliace). Alcuni dei componenti e dei brand utilizzati nei nostri impianti inoltre sono messi a disposizione delle aziende del gruppo e, attraverso forti

Giorgio Donadoni

esperienze formative all’estero nelle società del gruppo. In questo modo arricchiranno il proprio bagaglio tecnologico e culturale e restituiranno al proprio territorio benessere, contaminazione, competenze, esperienza: tutti elementi che sapranno garantire longevità alla nostra industria manifatturiera e a COMAC, che quest’anno spegne 31 candeline».

sinergie, siamo riusciti ad ottenere prezzi più vantaggiosi e soprattutto una rete di reperibilità degli articoli a livello mondiale per soddisfare le consegne ai clienti. Le aziende del gruppo si stanno confrontando per mettere a disposizione anche nuove tecnologie, macchine e competenze per ottimizzare e rendere più efficiente la produzione di macchine e linee».

Con l’acquisizione da parte di ATS vanno soprattutto integrati gli aspetti organizzativi, inseriti

«Ritengo che la filosofia di ATS assomigli molto a quella di COMAC - aggiunge Stefano Gotti, 45


Nuova area produttiva: nastri trasportatori

responsabile di produzione - La novità principale è il modello di business ABM di ATS. Ho trovato efficace il monitoraggio costante di ogni attività che propone: non esistono percezioni o rilevamenti soggettivi, ma esclusivamente dati e numeri che dimostrano se si sta andando nella direzione giusta oppure se è necessario intervenire per risolvere il problema».

suo interno. In generale forniremo a COMAC tutto il supporto di cui necessita, ma la nostra è un’organizzazione decentralizzata, quindi vogliamo dare a COMAC la forza di continuare a fare quello che già fa molto bene».

«Il progetto rimane quello di rendere gli stabilimenti di Bonate Sotto un polo tecnologico del Beverage»

Tra i progetti più recenti proprio quelli legati all’ambito “salute”: «Da qualche mese - spiega la

Giuliana Rossini

Greta Corrigan

Da sempre, però, tra le priorità di COMAC c’è lo sviluppo di una serie di servizi di welfare aziendale per i propri lavoratori. Un impegno che ha colpito positivamente ATS, come spiega Greta Corrigan, vicepresidente Risorse Umane del gruppo: «COMAC - commenta Corrigan - fa un lavoro eccezionale mettendo a disposizione alcuni servizi che vanno nella direzione di garantire salute, benessere e serenità a coloro che lavorano al 46

Continua a pagina 48


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Daniele Gotti

Mark R. Laudick

responsabile Risorse Umane di COMAC Giuliana Rossini - abbiamo aperto in azienda un ambulatorio generico e creato una convenzione con un noto Poliambulatorio del territorio per promuovere periodicamente servizi quali cardiologia, dermatologia, fisioterapia, prevenzione per la donna, nutrizionista e psicologo. È stata rafforzata poi la possibilità di accesso a Welfare Lynx, la rete di cooperative sociali a sostegno dei 48

dipendenti e delle esigenze delle loro famiglie. Lo smart working, introdotto ancora prima della pandemia, è stato ottimizzato come opportunità permanente per tutte le mansioni compatibili così da favorire il work-life balance. Sviluppi interessanti si stanno registrando nel campo della formazione grazie alle Academy: stiamo attivando una serie di partnership con altre aziende e con le scuole per il reclutamento e la formazione di figure professionali che sono particolarmente difficili da trovare». I diversi uffici di COMAC sono già all’opera da tempo per curare il passaggio al nuovo contesto aziendale in tutti i suoi aspetti: «Le chiusure annue fiscali del gruppo ATS avvengono ancora in momenti diversi da quelle di COMAC - spiega Enrico Mazzariol, controller dell’azienda bergamasca -, ma l’obiettivo è di arrivare ad una chiusura unica. Per monitorare costantemente l’andamento del business e dell’azienda sono richieste chiusure mensili da effettuare in tempi molto ristretti (fast closing), che hanno richiesto una certa riorganizzazione nella gestione delle informazioni contabili e di controlling». «Come è successo tante volte nella storia di

COMAC siamo pronti ad accogliere le grandi sfide tecnologiche che ci attendono - conclude Andrea Gambirasio, dell’Ufficio Ingegneria - Ci rendiamo perfettamente conto delle grandi prospettive e degli obiettivi ad un livello ancora più elevato e globale su cui tutti noi dovremo lavorare. Tuttavia siamo certi che un giorno potremo dire che anche questa volta la sfida è stata vinta». Daniele Cavalli

Enrico Mazzariol



LA TRADIZIONE

Foto Antonio Milesi

GIOIELLERIE CORNALI

Antonella e Silvio Cornali 50


aprendo un piccolo negozio in cima a via S. Bernardino. In quegli anni assistono al boom della cultura Pop e Swatch è uno dei loro marchi di punta. I ragazzi mirano sempre più in alto, nel 1986 si allargano aprendo un secondo negozio in Via XX Settembre. Successivamente ci sono stati diversi ampliamenti, sempre all’interno del centro di Bergamo, e nel 2001 viene inaugurato un piccolo punto vendita accanto al comune di Bergamo che, per i 15 anni successivi, è diventato il punto di riferimento per gli amanti di Dodo. Nel 2004, ha inizio un nuovo passaggio generazionale: il primogenito di Antonella e Silvio,

E

ra il 1956 quando Matteo e Clelia Cornali iniziarono la loro avventura aprendo a Dalmine una piccola bottega di orologi, sveglie e oreficeria. L’aiuto di alcuni fornitori, diventati negli anni amici, che settimanalmente lasciavano prodotti in conto vendita, ha permesso nei primi anni di offrire alla clientela una scelta sempre più ampia; avviando così l’attività verso anni di successo. Oggi, 65 anni dopo l’apertura del primo negozio Cornali, la Famiglia vive un momento di profonda evoluzione: a Dalmine rinnovano lo storico punto vendita in cui si trasferirono nel 1983 e a Bergamo consolidano legame con le manifatture di orologi Tudor e Breitling in Piazza Matteotti 15. La storia di Cornali è iniziata negli anni 50 a Dalmine ed è proprio grazie alla passione che Matteo e Clelia hanno trasmesso ai loro figli che, negli anni 80, questi hanno puntato ad allargarsi su Bergamo

Il punto vendita di Dalmine

Federico, fa il suo ingresso nell’attività di famiglia a soli 18 anni. Appassionato di cavalli e orologi, allarga i suoi orizzonti e si specializza in Gemmologia. Inizia la sua carriera seguendo un momento molto intenso della vita di un negozio: l’apertura del nuovo punto vendita di Via XX Settembre 127, la Gioielleria attuale. È ormai da 15 anni che Federico, insieme alla sua famiglia, si occupa della gestione del negozio. Arriviamo al giorno d’oggi in cui anche Vittorio, fratello minore di Federico, decide di entrare nell’attività di famiglia, seguendo il punto vendita di Piazza Matteotti. Sono stati tanti i cambiamenti vissuti da Cornali, dalle origini fino 51


Da sinistra Vittorio e Federico

a quella che è rimasta l’attività di famiglia. Sono cambiati le mode, i gusti e le collaborazioni. L’elemento cardine che si cerca di preservare è, tuttavia, il rapporto con il cliente, l’ingrediente più prezioso. Fondamentale risulta essere la costruzione di un rapporto di fiducia, rappresentando, per il cliente, un punto riferimento sicuro a cui rivolgersi per le proprie scelte. Abbiamo intervistato Federico,

«L’elemento cardine che si cerca di preservare è tuttavia il rapporto con il cliente l’ingrediente più prezioso» responsabile settore orologeria di Cornali, per conoscere meglio l’evoluzione del suo settore di riferimento. Come si sta evolvendo il settore orologeria? Stiamo assistendo a una rivalutazione del rapporto GioielliereCliente. La crescita dei clienti locali va di pari passo con la ricerca di un rapporto di fiducia tra le due parti. Il cliente, che comprende le particolari dinamiche di questo mercato, ha piacere nell’essere consigliato e guidato nella scelta d’acquisto. In questo

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Il punto vendita di Piazza Matteotti

modo riusciamo a costruire con molti dei nostri clienti un legame duraturo e saldo che va oltre le occasioni di acquisto. Resistono i grandi brand che hanno


una lunga tradizione e che fanno della precisione la loro identità? I grandi brand resistono anche se spesso, per le politiche di vendita adottate dalle aziende negli ultimi anni, iniziamo a fare fatica a soddisfare il cliente nelle sue richieste. La tendenza di alcuni grandi marchi è quella di privilegiare le boutique monomarca o l’acquisto online, questa scelta inevitabilmente svantaggia noi rivenditori e non tiene conto che i clienti vogliono acquistare da noi gioiellieri proprio per il rapporto di fiducia e non in boutique o on line con cui non hanno alcun legame. Questo ovviamente alla lunga potrebbe diventare un problema. La concorrenza degli Smartwatch ha inciso o meno? La categoria di prodotto degli Smartwatch ha creato un nuovo mercato poiché risponde ad un bisogno diverso rispetto a quello dell’orologio in senso stretto. Il

lo smartwatch, passa quindi in secondo piano. Per questo motivo le due tipologie di prodotti, per quanto mi riguarda, si avvicinano ma sottostanno a dinamiche di acquisto completamente diverse. Come si orienta il mercato verso i giovani? È bello vedere da parte dei più giovani attrazione e rivalutazione

direttamente con questo pubblico novizio tramite i social e utilizzando un linguaggio con loro condiviso attraverso personaggi per loro di riferimento.

mondo dell’orologeria classica è guidato da un forte sentimento di passione o affezione nei confronti del prodotto che si sceglie di acquistare, la componente funzionale, determinante per

del mercato dell’orologeria. Alcuni marchi hanno compreso che per parlare con i giovani dovevano scendere nel loro territorio. Hanno quindi creato occasioni di networking online, parlando

L’orologio conserva ancora il suo valore nel tempo? Dobbiamo considerare che stiamo parlando di un bene tangibile e tramandabile, di poco ingombro e senza costi troppo elevati di mantenimento che è portato a mantenere il suo valore nel tempo. Ovviamente ci sono poi molte variabili che ne influenzano l’oscillazione del valore; due aspetti da considerare che influiscono in modo molto forte sono sicuramente la manifattura e il numero di pezzi prodotti della determinata referenza. Federica Sorrentino 53


Foto Antonio Milesi

LA NOMINA

ALESSANDRO CIANCIARUSO «TRA SEAS E ROTARY UN IMPEGNO CONTINUO, PUNTIAMO SEMPRE A FARE IL MASSIMO»

A

lessandro Cianciaruso, CEO di SEAS, è già apparso nella nostra rivista, dove ci ha presentato, oltre alla sua attività principale, l’accademia veronese dove si formano i manutentori degli aeromobili che affollano, tra gli altri, anche l’aeroporto di Orio al Serio. Di recente, lo abbiamo visto diventare anche presidente del Rotary Club Dalmine Centenario. Un incarico importante, che si inserisce tra numerosi altri progetti. Siamo a conoscenza del suo nuovo incarico come presidente del Rotary Club Dalmine Centenario. Come sta vivendo questa nuova avventura? Non nascondo che, man mano che la fatidica serata del passaggio di consegne si avvicinava, la tensione dentro di me cresceva, anche perché ero consapevole del fatto che non sono nel mondo Rotary da moltissimo tempo e

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non sapevo se la mia conoscenza delle dinamiche di quel mondo fosse sufficiente. Ho la fortuna di avere attorno un’ottima squadra formata da veri e propri veterani, tra cui il mio grande amico Andrea Pernice, noto per essere stato il più giovane governatore del Rotary Club, sempre disponibile a darmi una mano. Vista la complessità della mia giornata lavorativa, in effetti, il tempo da dedicare alle attività associative e conviviali del Rotary non è molto. Punteremo a fare poche cose, ma ben fatte, e quindi innanzitutto a consolidare quanto già avviato. Un progetto che ho particolarmente a cuore, è quello di portare dal vivo nei teatri lo spettacolo La Ruota d’Oro, ossia il Rotary spiegato ai bambini e ai ragazzi, che molto spesso non sanno di cosa si tratti, curato dal nostro socio Oreste Castagna. L’anno scorso, per ovvi motivi, siamo stati costretti a ripiegare sullo streaming, ma quest’anno vorremmo proporlo almeno a Bergamo e Milano. Inoltre, abbiamo

vari progetti formativi sulla sicurezza stradale e due premi di laurea intitolati ad altrettanti nostri soci prematuramente scomparsi. Avete da poco annunciato l’apertura di una nuova base operativa all’aeroporto di Torino Caselle, portando a 16 il numero degli scali serviti. Ci parli di questo nuovo progetto. Questa apertura rientra in un piano più ampio di potenziamento delle tratte nazionali, che attualmente stanno portando avanti le principali compagnie aeree. Il perché è presto detto: il Covid ha fatto sì che venissero introdotte una serie di regolamentazioni che però, come sappiamo, non sono uniformi da Stato a Stato. Di conseguenza i viaggiatori, per evitare di impazzire per programmare una vacanza, scelgono l’Italia per le loro ferie. L’anno in corso sta vedendo un vero e proprio boom del trasporto aereo, ma a livello nazionale. E il progetto, va da sé, comporta un numero consistente di nuovi posti di lavoro. Continua a pagina 56


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Altra novità: l’assunzione di 10 tecnici manutentori aeronautici certificati. Come mai in un periodo così di crisi avete deciso di espandervi? Anche questa è una decisione dettata in parte dalla situazione contingente: se c’è un settore aeronautico che non ha accusato il colpo della pandemia, o per lo meno l’ha accusato in maniera contenuta rispetto ad altri, è quello della manutenzione. Gli aeromobili, che volino o stiano a terra, hanno bisogno di manutenzione per mantenere i necessari standard di sicurezza. Come procede la vostra scuola di specializzazione per tecnici aeronautici di Verona? Siamo orgogliosi di poter dire che a settembre partiranno non uno, ma ben due corsi, e che la scuola è in costante crescita. Fin da quando l’abbiamo inglobata nella nostra realtà, nel 2018, abbiamo sempre

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formato tecnici manutentori di livello che poi sono entrati nel mondo del lavoro con noi. I prossimi progetti? Sicuramente aprire una sede a Napoli, in grado di intercettare gli aspiranti tecnici del centro e del Mezzogiorno. La sede è già a buon punto e abbiamo già installato alcuni laboratori. E,

per quanto riguarda il Nord, non è un mistero che, se possibile, vorremmo portare l’accademia a Bergamo, non solo perché è una città che ci rappresenta, ma anche perché questo renderebbe il tutto più concentrato e ben organizzato. Arianna Mossali


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L’ESPERTO

Foto Antonio Milesi

Roberto Mazzoleni

BONUS PUBBLICITÀ

C

on la Legge di Bilancio 2021 è stata prevista la proroga dell’agevolazione consistente in un credito d’imposta per gli investimenti pubblicitari effettuati da parte delle imprese, lavoratori autonomi ed enti non commerciali negli anni 2021 e 2022. Inoltre grazie alla modifica operata dal Decreto Sostegni Bis, il credito d’imposta riconosciuto è pari al 50% del valore degli investimenti pubblicitari effettuati su giornali quotidiani e periodici, anche online, nonché di quelli effettuati sulle emittenti televisive e radiofoniche locali e nazionali, analogiche o digitali, non partecipate dallo Stato. Come già avvenuto per l’anno 2020, l’agevolazione non verrà riconosciuta solo sull’incremento degli investimenti pubblicitari effettuati rispetto a quelli dell’anno precedente, così come avveniva sino all’anno 2019 e quindi anche a coloro che hanno iniziato la propria attività nel corso del 2021 possono usufruirne. Per individuare il periodo di

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sostenimento della spesa pubblicitaria bisogna fare riferimento all’esercizio in cui le prestazioni sono state ultimante. Inoltre le spese devono essere considerate al netto delle spese accessorie, dei costi di intermediazione e di ogni altra spesa diversa dall’acquisto dello spazio pubblicitario, anche se ad esso funzionale o connesso (oltre che dell’I.V.A. se detraibile). Nel caso in cui le risorse stanziate risultassero insufficienti (90 milioni per ogni singolo anno), l’Agenzia delle Entrate procederà ad un ricalcolo del credito d’imposta riconosciuto sulla base del rapporto tra crediti d’imposta totali richiesti e risorse disponibili. Per accedere all’agevolazione si devono presentare due comunicazioni: 1. La “comunicazione per l’accesso al credito d’imposta”, che contiene i dati degli investimenti effettuati o da effettuare nell’anno per cui si richiede l’agevolazione e che deve essere trasmessa dal 1° al 30 settembre 2021;

2. La “dichiarazione sostitutiva relativa agli investimenti effettuati”, resa per confermare che effettivamente gli investimenti comunicati al punto 1 sono stati effettivamente sostenuti e che deve essere presentata dal 1° al 31 gennaio 2022. L’ammontare del credito d’imposta effettiva spettante a ogni richiedente è stabilito con provvedimento ed è utilizzabile decorsi 5 giorni dalla pubblicazione medesima, esclusivamente in compensazione mediante modello F24 tramite i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate con codice tributo “6900”.

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L’EVENTO

Planetel, We Point! «La nostra missione? Costruire reti. Sviluppare la fibra ottica connettere le persone, condividere obiettivi ed emozioni fa crescere il team»

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C

ome si fa squadra in tempo di Covid? Come si superano le barriere dello spazio, senza rinunciare al coinvolgimento e alla partecipazione? Planetel, specializzata nell’offerta di servizi voce, Internet, sistemi telefonici e prodotti di office automation, risponde guardando sempre avanti e coronando un anno nel segno della crescita con un format originale che traduce in evento i cardini dell’azienda: innovazione, persone, territorio. Set d’eccellenza il Filodrammatici di Treviglio, piccolo teatro Liberty

situato proprio in uno dei Comuni più rappresentativi dell’espansione Planetel, cablato con una linea FTTH ad altissime prestazioni. Una scelta carica di valore simbolico: se infatti il digitale spalanca gli orizzonti globali, per Planetel è fondamentale mantenere il legame con le proprie radici. Filosofia che l’azienda di Treviolo ha sposato appieno, consapevole dell’importanza della prossimità al punto da sviluppare, anche per la fornitura di servizi digitali, una rete di punti vendita fisici. «Le logiche di mercato sono in continua evoluzione - spiega Bruno Pianetti, Presidente e AD di Planetel -. In un settore sovraffollato

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di informazioni, in cui la possibilità di orientarsi in modo corretto non è sempre scontata, abbiamo scelto di metterci dalla parte del consumatore. La consulenza dà modo di cogliere anche le sfumature di un servizio che, spesso, risolve problemi cruciali per il business o le attività personali. Abbiamo scelto di offrire uno spazio legato alla competenza e al rapporto diretto, e lo

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facciamo attraverso i negozi Planetel Point». Sono stati loro i veri protagonisti dell’evento, non a caso intitolato WE Point, a sottolineare l’appartenenza sostanziale del network alla strategia aziendale. Sul palco Omar Fantini, comico di Zelig e speaker radiofonico che insieme a Bruno Pianetti e al Direttore Commerciale e Marketing Aurelio Bertocchi, ha coinvolto il pubblico in una serata frizzante in cui mondo online e offline si sono intrecciati con naturalezza, creando un’esperienza ibrida - fisica e digitale - veramente coesa. «Phygital è una bella parola oggi - afferma Aurelio Bertocchi - è la soluzione per tutte quelle situazioni in cui dobbiamo esserci di persona, ma non possiamo. Abbiamo bisogno dell’aiuto del digitale per riorganizzarci, a casa come sul lavoro, ma ci nutriamo di relazioni. Per questo non ci nascondiamo mai dietro a call center anonimi, perchè ci teniamo ad esserci davvero per chi si rivolge a noi. Planetel è servizi digitali e persone in carne ed ossa, che il cliente può chiamare per nome». Il passaggio da Srl a Spa, l’ingresso in Borsa, la posa di una rete proprietaria in fibra ottica nelle province di Bergamo, Brescia, Verona, Mantova, Lecco, Monza Brianza e Milano (per quasi 200.000 chilometri di cavi in fibra!) rendono bene l’idea di cosa abbia significato il 2020 per l’azienda di Treviolo. «La pandemia - dichiara Pianetti - ci ha richiesto di portare nelle case la migliore connessione possibile a tempo di record, per consentire alle famiglie di continuare a lavorare, studiare e rimanere connessi con i propri cari in un momento storico senza precedenti. L’esigenza si è trasformata per noi in una spinta verso il futuro. Era il momento giusto per accelerare, abbiamo avuto la prontezza, l’audacia e il sostegno per farlo».


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L’EVENTO

Il ciclista Gianni Bugno

IL PANATHLON CELEBRA IL CICLISMO E RICORDA MIMMO AMADDEO

Serata all’insegna del ciclismo e nel ricordo di Mimmo Amaddeo, ristoratore di fama e grande uomo di sport, quella promossa dal Panathlon Club Mario Mangiarotti il 29 luglio nella cornice del ristorante da Mimmo ai Colli di Longuelo. Una riunione all’insegna della tradizione, che ha visto il presidente del sodalizio, Gianluigi Stanga,

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Continua a pagina 68


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DIFFICOLTÀ ● ● ● ● ●

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Il raffinato Bolle Restaurant di Lallio, simbolo di qualità delle materie prime e di maestria nell’abbinamento degli ingredienti, ci apre le porte per una rubrica dedicata alla cucina. Lo chef Marco Stagi è originario di Bergamo e ha 30 anni ma, nonostante la giovane età, vanta di grande esperienza ai fornelli, sia in Italia che all’estero, e di un curriculum di prim’ordine nel settore gastronomico. Si è diplomato alla scuola alberghiera di San Pellegrino, iniziò a lavorare all’Osteria della Brughiera dove rimase per 3 anni imparando le basi della cucina, si trasferì poi al ristornate Piazza Duomo di Alba per 5 anni dove crebbe tantissimo diventando il cuoco che è ora. Gli anni decisivi per la sua carriera furono quelli trascorsi in Belgio, all’Hof Van Cleve, uno dei ristoranti a tre stelle Michelin più prestigiosi al mondo. Tornò successivamente in Italia e lavorò per qualche tempo come sous-chef a Casa Perbellini a Verona, l’ultima tappa del suo attuale percorso l’ha riportato a Bergamo per esibire il suo talento nel ristorante firmato Agnelli. Il capo della brigata di cucina Bolle ha deciso di condividere con noi le sue esclusive ed equilibrate ricette, portando sulle nostre tavole la sua arte culinaria, ricca di colori, profumi e sapori.


Gli ingredienti ● ● ● ● ● ●

Anatra 3 pomodorini confit Cuore di lattuga Emulsione all’aglio nero Chips di riso croccante Erbette burro sale olio soia aceto di dragoncello

● Pepe q.b.

Preparazione l’anatra immersa 01 Cuocere in burro chiarificato a

temperatura di circa 60-70 gradi. Una volta cotta la si asciuga

a metà il cuore di 02 Tagliare lattuga e togliere la parte

verde e tenace. Tagliare ulteriormente a metà. Condire

con sale, pepe, olio e soia in quarti il 03 Tagliare pomodorino confit, sbianchito in acqua. Condire con olio, sale e aceto di dragoncello

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Condire l’anatra da entrambi i lati con sale e pepe. Cuocere con poco burro chiarificato

l’anatra dalla parte della pelle per circa un minuto, ponendo al di sopra un peso di circa un chilo per cuocere in modo omogeneo l’anatra e condire 05 Carpacciare con sale 06 Posizionare sul piatto il

lattughino, i pomodorini. Posizionare l’anatra sul piatto e l’emulsione di aglio. Aggiungere chips di riso croccante, fondo di anatra e erbette

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Foto Light&Magic Productions

MOTORI

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Porsche Taycan 4S


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cco la prima elettrica di casa Porsche: si chiama Taycan, promette prestazioni da urlo a zero emissioni. Abbiamo provato la nuova vettura della casa automobilistica di Stoccarda, messa gentilmente a disposizione per l’occasione dal Centro Porsche Bergamo, nella splendida cornice del lago di Garda. Sviluppata sulla piattaforma dedicata J1, la Porsche Taycan è stata pensata per essere una vera e propria gran turismo a quattro porte.

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Lunga poco meno di cinque metri, offre spazio in abbondanza anche a chi viaggia dietro, merito in primis del passo che sfiora i tre metri. Per quanto riguarda la capacità di carico, si va da un minimo di 366 litri ad un massimo di 407 litri. Dal punto di vista stilistico la Taycan rappresenta il simbolo dell’inizio della nuova era a emissioni zero per Porsche, mantenendo lo

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stile e l’attitudine del cavallino di Stoccarda. E’ elegantissima, e sembra quasi evocare nella sua linearità una totale armonia con l’ambiente circostante. Ha un profilo ‘pulito’ che nella parte frontale è largo e piatto; i parafanghi sono pronunciati e le danno un grande carattere, con una linea del tetto che si inclina verso il basso sul posteriore in modo netto,

rendendola una sportiva a tutti gli effetti. Tra i dettagli, spicca il nuovo logo Porsche dall’effetto vetro integrato nella barra luminosa posteriore. Di serie la Taycan 4S monta freni con pinze fisse a sei pistoncini e di colore rosso sull’asse anteriore e pinze in alluminio a quattro pistoncini sul posteriore, anche se nel nostro caso abbiamo la versione con l’impianto


carboceramico. Anche all’interno la Taycan 4S è elegantissima; raffinata in ogni dettaglio e digitalizzata, con tecnologia a sfioro che ben si armonizza con la struttura sobria del cruscotto e l’architettura completamente rinnovata. Il quadro strumenti curvo costituisce il punto più alto della plancia, mentre lo schermo centrale da 10,9 pollici del sistema di infotainment

e lo schermo optional per il passeggero sono disposti in modo da formare una fascia in vetro integrata dall’effetto visivo di un grande pannello nero. La versione entry level della Porsche Taycan è dotata di un motore elettrico sull’asse posteriore, con una potenzia a partire da 326 CV, con boost fino a 408 CV che diventano rispettivamente 380 CV con boost

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fino a 476 CV nella variante con Performance Battery Plus. Le altre tre versioni della gamma sono spinte da due motori elettrici, uno montato sull’asse anteriore e uno su quello posteriore. La Taycan 4S, sviluppa una potenza di 435 CV, con boost fino a 530 CV e una coppia di 640 Nm. La variante con Performance Battery Plus del modello porta la potenza a 490 CV con picco di 571 CV e 650 Nm di coppia. Nel mezzo del listino troviamo la Turbo con i suoi 625 CV (680 CV di picco) e 850 Nm, mentre al vertice dell’offerta si posiziona la Turbo S da 625 CV (761 CV di picco) e ben 1.050 Nm di coppia. Con la Taycan 4S abbiamo una autonomia di percorrenza che arriva a circa 460 chilometri (secondo la procedura di omologazione WLTP), con la potenza di massima ricarica pari a 225 kW e 270 kW (batteria Performance Plus). Tra l’altro Taycan è la prima vettura di produzione dotata di un sistema di alimentazione a 800 Volt, che offre a chi guida particolari vantaggi soprattutto nei lunghi viaggi: in poco più di cinque minuti è possibile ricaricare la batteria utilizzando la corrente continua erogata dalla rete di ricarica ad alta potenza per consentire una percorrenza fino a 100 chilometri e il tempo necessario per raggiungere un livello di carica dal 5 all’80 per cento è, in condizioni ideali, pari a 22,5 minuti con potenza di ricarica massima di 270 kW. Tra i nuovi modelli della casa automobilistica tedesca spicca anche la Porsche Taycan Cross Turismo: ispirata alla concept Mission-E Cross Turismo del 2018, la nuova vettura propone un taglio inedito della coda, che mantiene il gruppo ottico Led a tutta larghezza e aggiunge un pratico portellone. Il design combina stile ed efficienza: il Cx, infatti, è 0,26 e non è prevista in questo caso un’ala attiva sulla coda, ma un più semplice spoiler 76

fisso. Il pacchetto Off-Road esalta lo spirito da crossover della cinque porte, aggiungendo i flap agli angoli dei paraurti e la bussola integrata nell’infotainment. Le sospensioni pneumatiche, che offrono di serie la funzione Smart-Lift, sono inoltre dotate della specifica modalità Gravel per la guida fuori dall’asfalto, che aumenta di 30 mm l’altezza minima da terra rispetto alla Taycan berlina e attiva regolazioni specifiche del controllo di trazione e di stabilità. Porsche Taycan Cross Turismo è proposta in quattro differenti versioni a trazione integrale, tutte dotate di Performance Battery Plus da 93,4 kWh. Alessandro Belotti

Via 5° Alpini, 8 - 24124 Bergamo Tel. 035 4532911 www.bergamo.porsche.it



Foto Light&Magic Productions

MOTORI

FORD MUSTANG MACH-E

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ustang Mach-E è il primo SUV completamente elettrico di Ford. Abbiamo provato la nuova vettura della casa automobilistica statunitense, messa gentilmente a disposizione per l’occasione dalla concessionaria FordStore Iperauto Bluberg, nella splendida cornice del Parco dei Colli, per la precisione tra le curve del Colle della

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Maresana. Tecnologie avanzate di assistenza alla guida, connettività di livello superiore e design innovativo, senza dimenticare la vasta gamma di opzioni di ricarica, sono tra le caratteristiche principali della Mustang Mach-E (che può contare su dimensioni pari a 4.713 mm lunghezza x 1.881 mm larghezza x 1.625 mm altezza), una vettura in grado di offrire un’esperienza di guida esaltante completamente progettata

«Mustang Mach-E garantisce un’accelerazione istantanea che, con il modello GT, garantisce uno scatto da 0 a 100 km/h in soli 3,7 secondi» 80

intorno al guidatore. Una volta entrati nell’elegante e raffinato abitacolo utilizzando l’E-Latch (un sistema di accesso intelligente senza chiave) si entra a contatto con una gamma di tecnologie all’avanguardia progettate per migliorare un’esperienza di guida completamente elettrica, come il sistema One Pedal Drive che consente una guida fluida e senza sforzo, o le tre modalità di guida selezionabili che ottimizzano le prestazioni del veicolo in base alle diverse esigenze. Le tre diverse modalità di guida (Active, Whisper e Untamed) modificano infatti il suono del motore, l’illuminazione ambientale e persino la reattività del SUV elettrico per adattarsi perfettamente all’umore del guidatore. Il design innovativo spicca da altri fondamentali dettagli, come il tetto panoramico (opzionale) e il portabagagli anteriore, che offre fino a 88 litri di spazio aggiuntivi. Per quanto riguarda la trazione integrale, con l’AWD a doppio motore elettrico


Mustang alza la posta in gioco. Un motore elettrico sull’asse anteriore e uno sull’asse posteriore migliorano le prestazioni ed aiutano ad affrontare condizioni di guida più difficili. La Mustang Mach-E è disponibile con due capacità della batteria, entrambe disponibili nelle versioni a trazione posteriore o integrale. La Mach-E Standard Range (75 kWh) è in grado di percorrere fino a 450 km di autonomia completamente elettrica, mentre la versione Extended Range (99 kWh) è in

grado di percorrere fino a 610 km con una singola ricarica. Ricaricare Mustang Mach-E a casa è inoltre semplice come ricaricare lo smartphone: basta infatti collegarla a una presa domestica, utilizzando il cavo di ricarica universale Ford fornito con il veicolo. In alternativa, la WallBox Ford, opzionale, offre maggiore praticità, grazie ai tempi di ricarica più rapidi rispetto ad una presa domestica. La WallBox garantisce 610 km di autonomia di guida in sole 8 ore, o 32 km di autonomia di guida ogni ora di ricarica. È stata progettata per funzionare in combinazione con l’app FordPass, in modo da poter gestire il programma di ricarica da remoto. Il cavo di ricarica universale Ford in dotazione può essere collegato anche a una presa domestica ad alta tensione, caricando un massimo di 20 km di autonomia ogni ora (è possibile utilizzare

anche una presa domestica comune). La ricarica è più lenta, circa 12 km di autonomia all’ora, ma può essere utile per ricaricare il veicolo elettrico quando si è fuori casa o in visita presso amici che non dispongono di una wallbox. La Mustang Mach-E è equipaggiata sia per la ricarica a corrente alternata (CA) che per la ricarica a corrente continua (CC) e Ford offre anche 5 anni di accesso omaggio alla rete di ricarica FordPass, dotata di più di 155.000 punti di ricarica in tutta Europa. Ford è infatti uno dei partner fondatori della rete di ricarica ad alta velocità IONITY, con oltre 400 stazioni di ricarica e 2.400 punti di ricarica sulle principali autostrade in tutta Europa. Questi punti di ricarica rapida sono in grado di ricaricare la Mustang Mach-E di 119 km di autonomia in soli 10 minuti di ricarica. Per quanto riguarda la prestazioni, Mustang 81


Mach-E garantisce un’accelerazione istantanea che, con il modello GT, garantisce uno scatto da 0 a 100 km/h in soli 3,7 secondi. Largo spazio anche alla connettività: la vettura è dotata del Ford SYNC 4A, un sistema di comunicazione e intrattenimento connesso al cloud. La connettività cloud consente una pianificazione innovativa dell’itinerario e il riconoscimento vocale da conversazione naturale. Grazie all’integrazione wireless per lo smartphone, alla gestione della ricarica del veicolo, al touchscreen intuitivo da 15,5” e a tante altre funzioni, sarà possibile scoprire un nuovo mondo di connettività tramite la propria auto. Alessandro Belotti

Via Cesare Correnti, 23 Bergamo Tel. 0342 060650 www.iperauto.it 82


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alexia, l’alluminio per tutte le occasioni.

Ogni giorno le Trafilerie Alluminio Alexia, nel più moderno stabilimento d’Europa, estrudono più di 100 tonnellate di billette di alluminio trasformandole in profilati e semilavorati perfetti in leghe di alluminio leggere, normali o speciali. I nostri profilati di alluminio sono destinati a diversi campi di utilizzo, dall’uso meccanico, a quello automobilistico e trasporto pesante. Nel campo serramentistico e nel campo dell’arredamento con profilato a disegno e al componente tecnologico di mille applicazioni industriali. È il nostro alluminio. È la nostra passione. Fatela vostra, adesso.

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