Bergamo Economia marzo

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EUROPERF A

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LAMIERE FORATE, STIRATE, RETI E TELE

G A Z I N

MENSILE DI MARZO 2021 - NUMERO 141 - € 3,00

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Rivista mensile - In edicola al prezzo di 2.00 euro. Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% DCB Bergamo. In caso di mancato recapito restituire al mittente.

LE INTERVISTE • Letizia Moratti • Roberta Villa • Michela Moioli

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Dal 1970 alla guida di un mondo pulito

f r a m a r. i t

035 681118 linea diretta unica da cinquant’anni


EDITORIALE marzo 2021

LE IMPRESE INVISIBILI DELL’ERA COVID hanno intrapreso la loro attività nel 2019. Una stagione difficile perfino per il lusso, settore che sopravvive alle ondate di crisi economica che nel tempo hanno interessato qui e lì diversi paesi ma mai l’intero pianeta. Sono le “imprese invisibili” dell’era covid. Quelle realtà che per un motivo o per l’altro non hanno avuto voce - comunicativa o istituzionale - in questi ultimi mesi.

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llestivano palchi per i concerti e le scenografie per le opere teatrali. Gestivano le mense o le pulizie in scuole e grandi uffici. Guidavano pullman turistici. Si occupavano di accoglienza, in ogni sua accezione. Realizzavano oggetti per le feste. Organizzavano le fiere, manifestazioni internazionali del saper fare italiano. Servizi aeroportuali, catering, hostessing, eventi e manifestazioni di beneficenza. Autonoleggi con o senza conducente. Tutti i servizi di sharing legati alla mobilità, ca va san dir, monopattini esclusi. Parchi divertimento, parchi avventura, sale giochi, sale scommesse. A tutte queste attività, vanno aggiunte tutte quelle imprese che

Mentre le imprese del turismo e quella della ristorazione, forse perché più vicine al quotidiano di tutti noi, hanno avuto fin da subito un’attenzione mediatica e politica forte e variegata, vi sono settori passati del tutto inosservati. Lo stesso comparto musicale, è proprio il caso di dirlo, ha fatto sentire la propria voce grazie ai concerti improvvisati degli artisti, cantanti e musicisti, dai balconi e dalle terrazze di diverse città del mondo. Vediamo i negozi chiusi e pensiamo immediatamente al commerciante in difficoltà. Difficilmente pensiamo a quell’artigiano o a quel piccolo industriale i cui prodotti sono di solito esposti proprio in quelle vetrine. L’economia, e quella italiana in particolare, non vive di compartimenti stagni. Non è riassumibile in codici ateco. L’economia italiana è un concatenarsi di piccole fabbriche che vivono di

interscambi reciproci, di peculiarità di prodotto, di strutture in filiera, di distretti di eccellenza, di lavoro potremmo dire - sartoriale realizzato su commissione. Un’economia fatta sì di imprese storiche ben radicate sul territorio e sul mercato, ma anche di più o meno giovani imprenditori visionari che ancora hanno la voglia di scommettere sul fare impresa. Di quest’ultimi ci siamo proprio dimenticati. Basti pensare a tutti coloro che hanno avviato la propria attività dopo marzo 2019: anche a loro, lo scorso anno, è stata data la possibilità di avere un ristoro per i fatturati persi a causa del covid, ma per fare il calcolo gli è stato chiesto di presentare il fatturato relativo agli stessi mesi dell’anno precedente. Fatturato che, non essendo ancora avviate le attività, è pari a zero. Zero, proprio come il ristoro a cui, quindi, hanno avuto diritto. Mentre scrivo queste righe e tutto il paese è in attesa del Decreto Sostegno - il primo a firma di Mario Draghi - auspico che, al contrario dei ristori, le nuove misure siano di reale supporto alle piccole e medie imprese italiane. Che l’idolo del “Whatever It Takes” non si dimentichi degli invisibili, che non registri degli assenti. Paolo Agnelli 3


IN RICORDO

Grazie Pier per la realizzazione di serramenti e facciate continue. Da lì a poco ci ritrovammo, nelle differenti fiere, ad accogliere clienti potenziali e consolidati con eleganti bottigliette di profumo “Esedra di Jo Agnelli”. Rigorosamente nelle versioni Pour Femme e Pour Homme. Pochi mesi dopo Pier trasformo Esedra in un’isola del mediterraneo,

«Suo quel gesto artistico un po’ retrò di non paventare mai le cose così come sono» di Paolo Agnelli

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n profumo destinato a non svanire mai. Una meta misteriosa, agognata come un’isola che non c’è. Un nuovo colore capace di farti dismettere il solito punto di vista

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ormai annebbiato. Una raccolta di poesie inedite, di inni alla natura. Tutto questo è stata, per clienti e fornitori, ESEDRA. Era il 1996 quando chiesi a Pier di immaginare un modo inconsueto per presentare l’innovativa linea di profilati in alluminio e accessori

tra le Cicladi e Creta. Un luogo paradisiaco pronto ad accogliere i nostri migliori clienti. Esedra si presentava come nuova finestra sul mondo, una ventata di novità in un settore seduto su scale di grigi. La capacità di incuriosire, ammaliare, intrigare è propria solo delle pubblicità più estrose, quelle che ti rimangono in mente per anni. Senza dubbio una qualità indiscussa delle creazioni che hanno portato, e portano, la firma di Pier.


Suo, quel gusto artistico un po’ retrò di non paventare mai le cose così come sono, di non rendere mai facile un’assonanza. 2007. Fiera di Bergamo. Il gruppo industriale ha festeggiato i primi 100 anni di attività tagliando di slancio l’importante traguardo: 16 chef per un ricevimento da mille invitati tra clienti, fornitori, amici, giornalisti e personalità legate al gruppo industriale. Immancabili un presentatore d’eccezione - il giornalista Lamberto Sposini - i comici Ale & Franz da Zelig. E chi, se non Pier, avrebbe potuto dare una veste coordinata al prestigioso appuntamento? Sua la maestria nel realizzare le scene sulle quali faceva recitare gli altri rendendo agevoli le storie da raccontare. “Il leader sovietico, alle 14, sarà a Lallio per visitare gli stabilimenti della Agnelli Metalli” recita un vecchio articolo dell’Eco di Bergamo del 12 marzo 1995. Un giorno che difficilmente scorderemo. E nei giorni importanti Pier non è mai stato assente. Seduto al tavolo di rappresentanza accanto a me, a mio padre Angelo e a mio fratello Baldassare ha letto - come un vero cerimoniere - il discorso di benvenuto all’ex presidente dell’Urss. Un discorso immortalato dai quotidiani e che ancora oggi campeggia nel mio ufficio.

e un intramontabile soprannome. Per tre anni, dal 2000 al 2002, Pier fu il manager di Alexia Alluminio, una squadra maschile italiana di ciclismo su strada che prendeva il nome dal main sponsor. Ma non parliamo di una squadra qualsiasi: il team nel 2002 si aggiudicò la vittoria del Giro d’Italia con Paolo Savoldelli.

lungo e un po’ sbarazzino, il sigaro tra le labbra, l’eleganza di gesti e movenze quasi rallentati da noia borghese, gli conferirono presto il nomignolo di Wanda Osiris.

L’incedere di Pier tra gli sportivi con quel suo fare da Divo, il capello

«Nei giorni importanti Pier non è mai stato assente»

Non per una diva ma per una Dea il nostro primo progetto insieme. A quella generazione cresciuta col Carosello ne regalammo uno da

stadio. In molti ancora ne sentono la nostalgia. I più lo conoscono come il CIP, per via del lungo richiamo che l’uccellino, protagonista dello spot, anticipava per richiamare l’attenzione degli spettatori sugli spalti. “Ciiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip, l’Agnelli Metalli annuncia la formazione dell’Atalanta”. Ben prima della Uliveto e di Del Piero, Pier aveva intuito la forza comunicativa di un uccellino capace di trasmettere due qualità di quel metallo di cui avrebbe parlato e di cui avrebbe raccontato per numerosi anni a venire: la leggerezza e l’adattabilità.

Ci fu quella volta che fece impazzire i visitatori di una fiera. Promise a tutti di fargli conoscere Alexia. Una donna seducente, dal fisico statuario, dall’affascinante nome esotico e vestita solo di un velo (bagnato). Come un vero PR immortalò Alexia in uno scatto audace, lo trasformò in una cartolina da autografi e vi aggiunse la scritta “Would you like to know Alexia?”. In centinaia accorsero allo stand del gruppo Agnelli. Solo allora dopo aver catturato la loro attenzione e il loro interesse svelammo dell’ultima arrivata: le Trafilerie Alluminio Alexia. Con Alexia forse il legame più forte 5


CONTENUTI marzo 2021

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COVER STORY

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REGIONE LOMBARDIA

ECONOMIA ATTUALITÀ & POLITICA

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8. 12. 16. 22. 26. 30. 34. 40. 46.

GIORNATA DELLA MEMORIA 18 marzo. Il ricordo REGIONE LOMBARDIA Letizia Moratti: «Lombardia: un punto di riferimento d’eccellenza per la Sanità del Paese» MEDICINA Roberta Villa: «Da questa pandemia potrebbero emergere innovazioni capaci di rivoluzionare la medicina» L’INTERVISTA Nervi: «Il rispetto delle norme? È questione di coscienza civile» MONDIALI Moioli: «Ogni anno ci sono competizioni da provare e traguardi da raggiungere» LA FONDAZIONE AssoHoreca, la voce dei settori dimenticati COVER STORY Europerf. Lamiere forate, stirate, reti e tele TOP BUSINESS Effe 4. Tessuto non tessuto L’ANNIVERSARIO MP Italy, 40 anni di storia


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L’INTERVISTA

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GIORNATA DELLA MEMORIA

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TOP BUSINESS

MONDIALI

RUBRICHE

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FORD PUMA

50. 56. 60. 68. 70.

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L’ANNIVERSARIO

L’IMPRESA GesCoSer: «La nostra filosofia: investire per crescere» RICERCA & SVILUPPO Enki Water: «Vogliamo accelerare la curva di apprendimento» TOP COMPANY Ayes, leader della crescita 2021 LA RICETTA MOTORI • Ford Puma

BERGAMO ECONOMIA MAGAZINE Rivista mensile di economia attualità, costume e stile (Registrazione al Tribunale di Bergamo nr. 5 del 21/02/2013) Società editrice: Giornale di Bergamo S.r.l. Via San Giorgio 6/n - 24122 Bergamo Direttore responsabile: Paolo Agnelli Direttore editoriale: Francesco Legramanti Concessionaria pubblicità locale: Giornale di Bergamo S.r.l. Via San Giorgio 6/n - 24122 Bergamo Tel. 035 678811 - Fax 035 678895 info@bergamoeconomia.it www.bergamoeconomia.it Stampatore: CPZ SPA Costa di Mezzate (Bg) Via Landri, 37 - Tel. +39 035 681 322 Abbonamenti: Tel. 035 678811 Costo abbonamento: 25 euro per 10 mesi

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GIORNATA DELLA MEMORIA

Foto Antonio Milesi

18 marzo Il ricordo

L’

immagine dei camion militari con le bare dei morti per il Covid, che la sera del 18 marzo scorso lasciavano Bergamo verso i forni crematori di tante città d’Italia, è diventata talmente icona della situazione che quella data è stata scelta come Giornata Nazionale per il ricordo delle vittime della

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pandemia. Vorrei però inserirla in una cornice fatta da un contesto ecclesiale e da un ricordo personale, che già ho condiviso. Nel vortice della bufera, quando gli ospedali non avevano più spazio per raccogliere i defunti, che cominciavano ad essere accatastati nelle camere mortuarie, le autorità civili e sanitarie si sono rivolte alla diocesi per cercare una soluzione che desse un’ultima carezza a quelle persone che erano state


strappate dalle loro famiglie. Donne e uomini morti in solitudine, lontani dai loro cari, assistiti da medici e infermieri, spesso stremati, che in tanti casi si sono fatti anche tramite per un’ultima preziosa e desiderata benedizione del Signore. Proposi allora che la chiesa del cimitero cittadino dedicata proprio a tutti i Santi fosse quell’abbraccio che li accogliesse, come premura della comunità cristiana e della società civile. Quei defunti che non 9


Foto Matteo Zanardi

avrebbero potuto avere la vicinanza dei loro cari nemmeno per il funerale, avrebbero invece potuto sentire la compagnia dei Santi che nel grande mosaico di quella chiesa si dispongono come in cerchio, uno accanto all’altro, formando un corteo, come comunità che

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stringendosi attorno pregava con loro e per loro accompagnandoli per mano nel loro bussare alle porte del paradiso. In quella processione di Santi umilmente mi sono voluto inserire anche io, a nome di tutta la diocesi, di tutte le famiglie, di tutte le nostre comunità. E questo


Mario Draghi

è il mio ricordo personale. Il giorno prima, da solo, in silenzio, nella penombra di quelle mura dove solo l’oro dei mosaici dell’abside delineava un pallido ma lucente orizzonte, sono passato pellegrino a benedire bara per bara, quasi come se la mia mano che segnava nell’aria il segno della croce fosse un’ultima carezza ad ognuno di quei defunti, intendendo attraverso loro raggiungere ogni anima dei tantissimi nostri fedeli che in quei giorni ci avevano lasciato. Dalle mie labbra sgorgava spontaneo chiedere al Signore di donare loro l’eterno riposo e che splendesse per essi la sua luce perpetua. Dal cuore commosso e pieno di lacrime che a fatica riuscivo a trattenere, in modo quasi inaspettato, emergeva però un’altra preghiera, quella all’angelo custode. Spontaneamente chiedevo a loro, che sentivo in comunione con tutti i Santi, di illuminare i nostri passi incerti, di custodire le nostre case minacciate dal virus, di reggere e proteggere i cuori spaventati e feriti, di governare e guidare verso la salvezza noi, che a loro eravamo stati affidati dalla pietà celeste, cioè da quell’amore di Dio

che ora potevano contemplare faccia a faccia. Era il desiderio di sommessa alleluia che riempie il silenzio delle lacrime, di alba pallida che squarcia le ombre più buie, di speranza di risurrezione che toglie il diritto di avere l’ultima parola alla croce, ad ogni croce pesante che il virus ha posto sulle spalle di tante vite e di tante famiglie. Alla virulenza travolgente del contagio, che prima sembra un poco che si placa ma non si spegne

e rialza la cresta della sua violenza, subentra la comprensibile ansia di ricominciare, riprendere, rialzarsi, ripartire. In realtà non è soltanto un sentimento: è una necessità, un dovere, una responsabilità. Ma non si tratta semplicemente di voltar pagina il più velocemente possibile, di ritornare al più presto a ciò che abbiamo sempre fatto. A bisogni essenziali non risponderemo solo in modo essenziale e non vogliamo riporre nella vetrina dei gioielli il patrimonio di generosità diffusa e solidale, di competenze affidabili e coraggiose, di responsabilità per il bene comune che abbiamo arricchito in questi mesi. Percorrendo questa terra orgogliosa e sorprendente posso riconoscere ed ammirare la quotidiana, determinata ed ammirevole capacità di solidarietà che si fa prossimità e fraternità. La competenza, la generosità, e la responsabilità personale e

condivisa, non sono solo requisiti che fanno funzionare le cose, ma pilastri morali necessari alla costruzione di una casa comune e di una comunità cristiana “fraterna, ospitale e prossima”. Ed è in questo orizzonte che, nello stile della sobrietà e dell’essenzialità, ho indicato il “servire la vita dove la vita accade” come motto e impegno per quest’anno alla diocesi. Il Vescovo Francesco Beschi 11


REGIONE LOMBARDIA

Letizia Moratti «Lombardia: un punto di riferimento d’eccellenza per la Sanità del Paese»

L

etizia Moratti, Vice Presidente e Assessore al Welfare della Regione Lombardia, ha risposto a qualche nostra domanda riguardante la campagna vaccinale anti-Covid e l’attuale situazione epidemiologica e sanitaria. Che effetto le fa ritornare alla politica in una situazione così delicata, dopo questi anni in disparte? Nessun effetto particolare se non quello di aver messo al servizio di Regione Lombardia la mia esperienza, con una scelta d’amore per la mia terra. È stato un dovere civico, servire la mia regione, il mio Paese. Per questo ho risposto positivamente alla chiamata del presidente Fontana. Del resto, nella mia vita non ho mai avuto paura di affrontare situazioni critiche. É già accaduto quando sono stata chiamata alla guida della Rai dove c’erano problemi di ascolti e bilanci o quando sono stata ministro dell’Istruzione dove c’era attesa per una riforma della materia che per 34 volte non aveva superato l’esame del Parlamento. Ma più che un ritorno alla politica lo interpreto proprio come nel mettere a disposizione di Regione Lombardia le mie competenze e la

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mia esperienza. La nostra Regione è stata più volte penalizzata dal sistema “a zone”, non tenendo conto del fatto che siamo non solo la regione più popolosa d’Italia, ma di fatto anche quella che movimenta più persone e risorse in termini lavorativi. C’è il rischio di un grave “azzoppamento” della Lombardia in questo senso? Se non fossimo in una situazione così drammatica verrebbe da sorridere quando si parla di questa emergenza e si fanno paragoni con altri Paesi e la loro gestione della Pandemia. In queste valutazioni molti non si rendono conto che la Lombardia ha la popolazione di alcuni Stati dell’Europa. È un fattore che non può non essere preso in considerazione. E l’altro aspetto rilevante è proprio quello del movimento di persone nei loro spostamenti per motivi di lavoro e studio. Tanti pendolari, tanti lavoratori, tanti frontalieri, tanti studenti, senza contare la presenza di tre aeroporti importanti. Sono tutti elementi che in una Regione così popolosa hanno avuto incidenza sulle criticità che purtroppo conosciamo. Ma sono elementi che spesso non sono stati valutati con obiettività: la Lombardia si è trovata addirittura a essere bollata come “malata

d’Italia”, mentre invece rimango convinta che sia ancora un punto di riferimento d’eccellenza, tanto è vero che moltissime persone da altre regioni vengono a curarsi da noi. Proprio osservando queste dinamiche e di fronte all’arrivo delle varianti con la loro incidenza sull’aumento dei contagi, abbiamo messo in campo strategie che per un certo periodo hanno consentito di evitare la zona rossa. Nella fattispecie, il contenimento con l’accelerazione delle vaccinazioni nelle zone con maggiori criticità, la mitigazione del proliferare dei contagi con controlli e interventi rapidi nei territori maggiormente a rischio, il tutto con l’obiettivo di non bloccare completamente la vita quotidiana e le attività del territorio. Nelle scorse settimane, si è espressa in modo critico sull’operato di Arcuri e del suo team. Non è mai stata una questione personale. Del resto, fin dal mio insediamento il nostro confronto con l’ormai ex commissario governativo è stato quotidiano e improntato alla massima collaborazione istituzionale come è da sempre mia abitudine. È però innegabile che molte cose purtroppo non sono andate nella giusta direzione o hanno


viaggiato con ritardi che hanno contribuito a ripresentare criticità che, specie dopo aver passato relativamente tranquilli la fase centrale dell’inverno, speravamo di non dover affrontare nuovamente. Penso evidentemente alla scarsa distribuzione dei vaccini o all’invio delle squadre di medici e infermieri. Ripeto, non erano critiche o annotazioni verso la persona, ma sul metodo e sul cronoprogramma che necessitavano di certezze e paletti precisi.

le categorie da vaccinare. In questo contesto, apprezziamo anche il diverso approccio di confronto che il nuovo Governo ha auto attraverso i ministri Speranza e Gelmini. La sanità pubblica è nel mirino dopo quanto accaduto. Il Presidente Fontana ha già sottolineato che le politiche di tagli e riduzioni finora attuate sono corresponsabili del disastro Covid. Cosa pensa per una

sanità più presente sul territorio? Come ho detto, continuo a ritenere la Lombardia un punto di riferimento d’eccellenza per la Sanità del nostro Paese. Ma non è solo un mio convincimento: basti pensare ai risultati dell’indagine appena pubblicata da Newsweek che vede nove nostre strutture ospedalieri ai primi 14 posti di una classifica di 108 ospedali. Al tempo stesso però, fin dal mio

Foto Antonio Milesi

Sarebbe ipotizzabile un piano vaccinale autonomo lombardo? Se sì, che differenze avrebbe con quello finora presentato a livello nazionale? Noi, con il precedente Governo abbiamo chiesto più volte un cambio di passo, ma non abbiamo mai pensato a fughe in avanti. A questo riguardo, come ho avuto modo di sottolineare, credo che l’indirizzo che sembra emergere dal Governo di accentrare rispetto ai territori, appare una decisione condivisibile. Le Regioni in questa fase mantengono un ruolo importantissimo, che non viene ridimensionato. Una cabina di regia nazionale evita che le Regioni prendano decisioni una diversa dalle altre e danno degli indirizzi su cui uniformarsi come ad esempio per

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insediamento, insieme al piano vaccinale ho messo in agenda il percorso che ci porterà a rimodulare la nostra Sanità. Non ho mai fatto mistero di pensare a una Sanità più bilanciata tra ospedali e servizi sul territorio, con un rafforzamento della medicina territoriale, con un rinnovato approccio e rapporto con i propri assistiti da parte dei medici di base e dei pediatri di libera professione. Ma non solo. Penso anche alle grandi opportunità e potenzialità della medicina personalizzata attraverso la telemedicina e il teleconsulto. A inizio marzo abbiamo approvato un maxi piano che prevede 4 miliardi di euro di investimenti per la sanità. Risorse che saranno destinate all’assistenza territoriale, alla transizione ambientale e

«A inizio marzo abbiamo approvato un maxi piano che prevede 4 miliardi di euro di investimenti per la sanità. Risorse che saranno destinate all’assistenza territoriale» alle nuove tecnologie di diagnosi e cura. Di questi, 700 milioni saranno utilizzati per realizzare un centro di accesso ai servizi sanitari per ogni distretto e 80 milioni serviranno alle infrastrutture per la sanità condivisa, la telemedicina e il teleconsulto. E 150 milioni saranno già disponibili quest’anno. È evidente che questo cambio di paradigma, necessita di un grande lavoro di pianificazione da parte della Regione. E in questo quadro, bisognerà pensare a rivedere i bacini demografici dei distretti guardando alle specificità dell’Area Metropolitana così come alle Aree Montane. Abbiamo raccolto diverse testimonianze sull’attuale 14

emergenza educativa, psicologica e sociale determinata dai continui lockdown, nei giovani ma non solo. La sua opinione, da ex ministro dell’Istruzione? Ci sono diverse criticità emerse con evidenza in questi ultimi 12 mesi che ci lasciano più di una preoccupazione. Il disagio giovanile, i femminicidi, separazioni, divorzi, la ludopatia, il consumo di alcolici e stupefacenti. Purtroppo, il Covid e il lockdown ci stanno presentando un conto salatissimo su più fronti. Riguardo ai giovani, la scuola in presenza, la socialità attraverso gli oratori o le società sportive sono valvole di sfogo fondamentali nella crescita e nella formazione. Ma il discorso riguarda anche l’esercizio delle arti, penso alla musica, alla recitazione, alla danza. Ciò non riguarda solo i giovani, ma anche quelle persone che partecipano e danno il loro prezioso contributo alle fervide realtà dell’associazionismo, dell’Università della Terza Età, del volontariato. Di fronte a segnali allarmanti e ad alcuni episodi di cronaca di una certa rilevanza, molti Comuni, molti gruppi di lavoro di Consulte e Circoscrizioni, stanno facendo ripartire con nuovo slancio i progetti dell’Educativa di strada. Come Regione, anche con gli altri assessorati coinvolti, saremo pronti a fare la nostra parte. Alcuni progetti, in tal senso, ad esempio sulle ludopatie, sono già partiti in collaborazione con le parrocchie proprio della provincia di Bergamo. E a questo riguardo stiamo lavorando per rafforzare la legge regionale contro il gioco d’azzardo. Ritiene corretto orientare e spingere i giovani a scegliere quei settori professionali che potenzialmente rischiano meno la crisi, come l’alimentare o il manifatturiero, o la ritiene una forzatura e una frustrazione dei loro obiettivi? Non vorrei passasse per una risposta banale, ma ognuno deve fare quello che si sente, quello per cui è più portato, più interessato. Portare avanti un percorso che consenta di coltivare sogni, sentirsi realizzato. La nobiltà del lavoro è data dalla dignità con cui viene portato avanti quotidianamente,

con la tranquillità di guardarsi allo specchio ogni sera e ogni mattina. In questo senso è fondamentale il contributo che può arrivare dall’orientamento scolastico in una fase della vita dei giovani dove non è facile prendere decisioni consapevoli e mature. Ho visto gente frustrata per essersi visto imposto un qualcosa dalle scelte dei genitori o per una necessità non scritta, ma consolidata, di portare avanti tradizioni di famiglia. Il punto

di partenza deve essere questo, poi è vero che di fronte a situazioni particolari si possano fare scelte sofferte o prese a malincuore o addirittura non volute. E poi è vero, ci possono essere scelte di opportunità come per gli esempi che lei ha fatto per il settore alimentare o manifatturiero. Ma guai a tarpare le ali ai giovani. I giovani sono il nostro futuro, dobbiamo sostenerli, metterli nelle condizioni di esprimere tutte le loro


potenzialità, in qualsiasi settore o professione. Ovviamente siamo tutti in attesa del completamento della copertura vaccinale e delle misure di sostegno alle imprese, argomenti sui quali si è già detto di tutto e di più. A parte questo, ci sono altri approcci che potrebbero aiutare nella ripresa. Ad esempio, un approccio più “green” alla socialità, messa a disposizione

più di una riflessione. Anche Papa Francesco nell’Enciclica Laudato sì, parla addirittura di alleanza tra uomo e ambiente. Un approccio che condivido perché sono dell’idea che un pianeta più sano contribuisce ad avere una popolazione più sana scongiurando ricadute sanitarie ed economiche. In buona sostanza, avere in agenda l’obiettivo del “One Health”, ovvero il riconoscimento che la salute umana, degli animali e dell’ecosistema siano legate

Infine, uno sguardo alla politica nazionale: siamo all’alba di un nuovo governo tecnico, di alto profilo, ma pur sempre tecnico. Conosco il presidente del Consiglio Draghi e ho grande stima di lui. Per quanto mi riguarda la reputo una soluzione eccellente. Una guida autorevole per una sorta di Governo di unità nazionale come già era accaduto nel 1945 per il rilancio del nostro Paese dopo la guerra. A chi storce il naso parlando di una “grande ammucchiata”, preferisco pensare a un Esecutivo che ha come obiettivo la tutela della nostra salute. Oggi, infatti, prima ancora di pensare al rilancio, c’è da risolvere un problema sanitario che ha messo in ginocchio l’Italia come era successo proprio con la Seconda guerra mondiale.

«I giovani sono il nostro futuro, dobbiamo sostenerli, metterli nelle condizioni di esprimere tutte le loro potenzialità, in qualsiasi settore o professione»

di ampi spazi verdi per attività all’aperto, incentivi alle nuove tecnologie come domotica ed energia pulita per la creazione di nuovi posti di lavoro. Cosa ne pensa? É un passaggio fondamentale anche in attesa di avere un’evidenza scientifica circa i legami e l’incidenza dell’inquinamento sulla pandemia. In ogni caso, quello tra uomo e ambiente è un tema attualissimo che ci deve imporre

indissolubilmente. Davanti a una visione come questa, l’obiettivo è avere ripercussioni positive anche per il mondo del lavoro. Anche in questo caso la Pandemia ci sta portando a cambiare il nostro modo di approcciarci alle cose. Già molte Amministrazioni comunali e operatori immobiliari si stanno muovendo proprio in questa direzione con la previsione di spazi per lo smart working e lo outdoor learning.

Cosa dovrebbe fare Draghi per riportare l’Italia al posto che le spetta in Europa e nel mondo? Di certo abbiamo bisogno di un Governo che sappia esprimere autorevolezza in Europa, che dia stabilità al Paese e sappia rispondere ai bisogni e alle esigenze dei cittadini. Oltre alla salute, penso all’istruzione, al lavoro. Il presidente Draghi nelle sue prime uscite come presidente del Consiglio e nell’illustrazione delle linee programmatiche del Governo, mi sembra abbia già dimostrato di avere chiari questi obiettivi. Il suo pragmatismo e le sue precedenti esperienze credo possano rappresentare una spinta importante per il nostro Paese. 15


MEDICINA

Roberta Villa Foto Antonio Milesi

«Da questa pandemia potrebbero emergere innovazioni capaci di rivoluzionare la medicina così come la conosciamo»

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onna che sa ciò che vuole e determinata a conquistarlo, giornalista, mamma di sei figli, emblema di realizzazione femminile ed animo intraprendente e frizzante, questa è Roberta Villa, famosa giornalista scientifica che utilizza senza timore i social network per entrare direttamente nelle case delle persone. Laureata in medicina, ha sempre lavorato nel campo del giornalismo. Cosa Le ha fatto cambiare idea, spingendola così a trovare finalmente la sua strada? Dopo la maturità classica ho scelto medicina spinta dalla volontà di studiare qualcosa di più concreto. Il mio sogno era andare a fare il medico in Africa per aiutare le persone più bisognose. Oltre a queste intenzioni umanitarie, sono rimasta sempre più affascinata dall’ambito umanistico ed ho affrontato il corso di medicina e chirurgia senza nemmeno

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considerarla una facoltà scientifica. Durante l’università iniziai a lavorare nella redazione di “Tempo Medico”, la prima e, per decenni la più importante rivista per i medici in Italia. Il medico interno con cui frequentavo il reparto diretto dal professor Claudio Rugarli al San Raffaele di Milano, che aveva lasciato la medicina per diventare caporedattore del giornale, mi aveva infatti chiesto di sostituire per qualche tempo una collega. Incuriosita accettai e da quel momento capii cosa volessi realmente fare nella vita. Scienza e social sono spesso visti come opposti inconciliabili, ma Lei si è presa comunque la responsabilità di sperimentare questo approccio. Che benefici ha trovato in questi canali e qual è l’obiettivo che vuole raggiungere con essi? Credo che l’idea che scienza e social network siano realtà inconciliabili sia ormai superata. In tutto il mondo ci sono esperienze di divulgazione della scienza attraverso

questi canali, che presentano significativi vantaggi, rispetto alla comunicazione tradizionale: prima di tutto, la libertà di espressione, svincolata dalle esigenze di editori e caporedattori; in secondo luogo, la possibilità di un dialogo con il pubblico che alimenta una relazione di fiducia: ascoltandolo io stessa apprendo moltissimo, oltre a capire, tramite le domande che mi arrivano, quali sono i dubbi delle persone che chiedono maggiori chiarimenti. La sua conoscenza delle vaccinazioni è sfociata nel suo recente libro “Vaccini. Il diritto di (non) avere paura”. Qual è il messaggio che voleva lanciare? Lo si capisce dalla mia insistenza nel voler mettere la parola “non” tra


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«I grandi vantaggi della scienza tramite i social: la libertà di espressione ed il dialogo con il pubblico»

parentesi nella seconda edizione del libro; volevo sottolineare che la gente ha diritto di aver paura dei vaccini, per tutta una serie di reazioni naturali e irrazionali, ma ha anche il dovere poi di informarsi e capire che è nel nostro interesse e di quello dei nostri figli andare contro questo istinto e vaccinarsi, per tutelare il bene della salute di tutti. In linea col primo, il 25 marzo uscirà il mio nuovo libro che s’intitola “Vaccini. Mai così temuti, mai così attesi”: è comprensibile che i nuovi vaccini anti Covid siano temuti perché sono stati prodotti rapidamente e con tecnologie innovative ma, nel contempo, sono attesi come non mai perché la vita di molte persone dipenderà appunto da essi. Io stessa fino a qualche mese fa non mi esprimevo su vaccini che ancora non conoscevamo ma, alla luce dei risultati degli studi e della sicurezza dimostrata sul campo, ora non vedo l’ora di ricevere la mia dose. “Il guerriero gentile. La mia vita, 18

le mie battaglie”, autobiografia del professor Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”, la cui realizzazione è dovuta anche a Lei. Cosa Le ha lasciato il personaggio di Silvio Garattini? È stato un grande privilegio poter passare con il professor Garattini tutto il tempo necessario alla stesura del libro. È un personaggio davvero straordinario, sempre in movimento ed in continuo aggiornamento. Nel titolo abbiamo usato l’espressione “guerriero” perché era ed è tutt’ora un combattente, dalle grandi visioni, realizzate controcorrente, senza mai retrocedere dalle proprie convinzioni. Allo stesso tempo è un guerriero “gentile” perché porta avanti queste battaglie senza essere mai aggressivo. Parliamo di attualità, durante la pandemia Covid Lei è sempre attiva sui social per tenerci costantemente aggiornati, dal lockdown fino alla campagna

vaccinale iniziata da poco. Che opinione si è fatta sui vaccini finora disponibili? Sebbene la sperimentazione del vaccino AstraZeneca abbia avuto qualche inghippo, sul campo si sta dimostrando molto efficace e non va considerato di serie B rispetto ai vaccini Pfizer e Moderna. Tutti i vaccini autorizzati dalle agenzie regolatorie sono sicuri ed efficaci e che quindi valga davvero la pena accettare qualsiasi vaccino ci venga proposto. Anche per quelli provenienti da Russia o Cina, e in futuro eventualmente da Cuba, occorrerà attendere l’autorizzazione di Ema (Agenzia Europea per i medicinali) che, non solo richiede una valutazione dei dati pubblicati, ma anche di quelli grezzi, oltre a ispezioni sui luoghi di produzione che verifichino impianti, processi e procedure sufficienti a garantire alti standard di qualità. Ciò che più mi ha affascinata delle nuove tecnologie dei vaccini disponibili è che provengono da altre ricerche: quelli a mRNA (come Continua a pagina 20


Veradent Clinic è un centro dentale che offre servizi per la prevenzione e la cura del cavo orale, per la salute della bocca di tutta la famiglia. Lavorano presso Veradent Clinic oltre 20 medici odontoiatri che collaborano in equipe per offrire ai nostri Pazienti la migliore cura odontoiatrica.

Veradent Clinic ha 3 Centri Dentali in provincia di Bergamo: a Cene dal 2017, a Bonate Sotto dal 2018 e a Zogno dal 2019 I nostri trattamenti abbracciano tutte le necessità dei nostri Pazienti: igiene professionale, sbiancamento dentale, conservativa, endodonzia, chirurgia orale e implantologica, protesi fissa e mobile tradizionale o su impianti, trattamenti di ortodonzia mobile/funzionale, fissa e invisibile.

Le strutture sanitarie, e di conseguenza i centri dentali, RESTERANNO APERTI! Il nostro è un SERVIZIO DEDICATO ALLA SALUTE è quindi possibile recarsi in Veradent Clinic normalmente muniti di autocertificazione indicando che lo spostamento avviene per motivi di salute. ANDARE DAL DENTISTA È SICURO, MANTIENI L’IMPEGNO ALLE CURE, ANCHE IN PERIODO COVID-19 I dentisti sono da sempre abituati a lavorare a 30 cm dalla bocca che è notoriamente fonte di infezioni e sanno come comportarsi nel contrastare ogni agente infettivo: in tempo di Coronavirus applichiamo rigorosamente ulteriori linee guida e protocolli che permettono di lavorare in sicurezza salvaguardando la propria salute e quella dei pazienti.

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Veradent Clinic S.r.l. a socio unico - Direttore Sanitario: Dr. Dino Chiarini (Bonate), Dr. Luca Ferrario (Cene), Dr. Antonino Mandracchia (Zogno) Informazione sanitaria ai sensi della legge 248 (legge Bersani) del 04/08/2006.


Pfizer e Moderna) venivano studiati anche per le cure contro il cancro, mentre quelli a vettore virale (pur diversi da quelli usati contro Covid) si sono studiati per curare malattie genetiche rare. Mi aspetto che, a seguito di questo sforzo senza precedenti a livello globale, si investa molto di più nella ricerca di base e interdisciplinare ed emergano innovazioni capaci di rivoluzionare la medicina. Dei vaccini si sa ancora poco, tra le notizie più confuse ci sono la probabilità di poter trasmettere il virus, anche se vaccinati, e la scarsa efficacia di essi contro le nuove varianti. Cosa ci può dire a riguardo? Anche se stanno uscendo dati rassicuranti, a oggi non si può escludere che chi si vaccina possa comunque sviluppare una forma asintomatica e quindi trasmettere il virus senza saperlo. Ciò non significa che ci si infetti a causa del vaccino. Per quanto riguarda le varianti, sembra che l’efficacia dei vaccini nei confronti della variante B1.117, detta “inglese”, sia abbastanza conservata, mentre quelle isolate in Sudafrica e soprattutto in Brasile sembrano in grado di sfuggire agli anticorpi indotti dalle vaccinazioni disponibili. Una delle cose positive delle nuove tecnologie vaccinali è che consentono di riformulare molto rapidamente i vaccini, con un iter di autorizzazione più breve. Ha dichiarato che le dosi somministrate a studenti e personale sanitario giovane, come ragazzi tra i 20 e i 30 anni a bassissimo rischio di ammalarsi gravemente, sono state uno spreco che ha impedito di tutelare più rapidamente le fasce più a rischio, cioè anziani e persone vulnerabili. A fronte di ciò, crede che il nostro piano vaccinale sia stato mal ideato? Ad oggi i ventenni hanno ottenuto il triplo delle dosi date alle persone dai settant’anni in su ed io trovo questo fatto 20

inconcepibile. Le linee guida espresse a livello nazionale indicavano giustamente di proteggere in maniera prioritaria il personale sociosanitario per garantire la continuità del servizio, ma la loro applicazione a livello regionale ha esteso in maniera poco sensata queste categorie, includendo persone a rischio bassissimo. Sembra essersi affermata l’idea che lo scopo della vaccinazione fosse raggiungere un’immunità di gregge con il blocco della trasmissione del virus, mentre come abbiamo visto in precedenza, non sappiamo se una persona vaccinata fa da barriera ad altri. Quel che sappiamo con certezza è che una persona vaccinata è in prima persona protetta. Il poter vaccinare subito tutta la popolazione sarebbe in teoria la soluzione migliore ma purtroppo, ad oggi, è irrealistica a causa della scarsa disponibilità di vaccini. Bisogna quindi utilizzare in maniera strategica le poche dosi che possediamo, come si è fatto all’estero, dove si è partiti dalle fasce d’età più fragili per abbattere i ricoveri. L’esempio lampante dei benefici di questo piano vaccinale è la Scozia che, avendo tutelato prima coloro che possono riscontrare complicanze respiratorie, ha quasi azzerato le ospedalizzazioni. Già dall’arrivo delle prime dosi si sta parlando dell’obbligatorietà dei vaccini anti-Covid, cosa pensa a riguardo? In linea di massima sono contraria all’obbligo, inoltre, nel momento in cui milioni di persone attendono vaccini che ancora non ci sono, non credo sia rilevante se qualcuno per ora non ha intenzione di assumerli. Mi sembra per il momento un falso problema per spostare l’attenzione dal fatto che non ci sono dosi a sufficienza per tutti. Un messaggio per i cittadini bergamaschi e coloro che la seguono quotidianamente? Bergamo è stata di esempio al mondo intero per forza e solidarietà tra i cittadini all’inizio della pandemia. Non perdete mai questo spirito che ho conosciuto nella mia adolescenza, quando ho studiato in città. Ilaria De Luca


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L’INTERVISTA

Nervi Foto Antonio Milesi

«Il rispetto delle norme? È questione di coscienza civile»

I

l colonnello Alessandro Nervi ha preso servizio a luglio al comando dei Carabinieri di Bergamo, e ad oggi il suo mandato non è stato monotono, tra continui cambi di “zona” e il suo personale, malaugurato incontro con il Covid 19. Ma il colonnello è convinto delle capacità dei bergamaschi, e auspica il rispetto delle norme per una più veloce ripresa.

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«Conosco i bergamaschi come gente estremamente laboriosa e capace di reinventarsi anche in un momento di crisi»

Alessandro Nervi 23


Colonnello Nervi, ha preso servizio in tempi piuttosto recenti al comando di Bergamo, ma nella sua carriera ha avuto modo di conoscere realtà di tutta Italia. Come ha trovato Bergamo al primo impatto? Dal mio arrivo alla fine di luglio, in una fase in cui si credeva di essere giunti all’uscita del tunnel Covid, c’è stata sicuramente un’inversione di tendenza. Nella bergamasca, ho trovato in realtà molta consapevolezza della situazione, essendo stata quest’area, nella prima fase della pandemia, la più colpita a livello mondiale. I baricentri della pandemia si sono spostati nella seconda fase, ovvero sono state più colpite le aree che hanno maggiore interscambio con il Milanese. In generale, al

«Non sono calati i reati online: la tecnologia è sempre più presente nelle nostre vite e aumentano di conseguenza i modi di truffare le persone» mio arrivo ho trovato una città comprensibilmente divisa tra il ricordo dell’incubo appena passato e la consapevolezza che, comunque, la vita deve andare avanti, ed è quindi necessario ripartire con tutte le misure di sicurezza necessarie fin quando si sarà raggiunta una sufficiente copertura vaccinale. Abbiamo discusso pochi mesi fa con il prefetto della situazione generale della criminalità post covid: furti in casa, violenza domestica, spaccio, reati informatici. Quali sono attualmente i dati su queste categorie? Possiamo confermare una generale riduzione della criminalità intesa come furti in casa e 24

appartamento, comunque in linea con i dati degli anni precedenti, ma non dimentichiamo che i mesi di lockdown, avendo modificato le abitudini sociali degli italiani, e con esse anche quelle della criminalità, sicuramente falsano queste classifiche. Viceversa, non sono mai calati i reati online: la tecnologia è sempre più presente nelle nostre vite e aumentano di conseguenza i modi di truffare le persone, in particolare individuando le categorie più fragili come gli anziani, più esposti sia ai raggiri informatici, sia a quelli fisici. Condivide la preoccupazione, espressa anche dal prefetto, di un possibile aumento dei reati legati alla crescente povertà se dovessero continuare le misure penalizzanti per imprese e liberi professionisti? Le misure indubbiamente incidono sul vivere civile, ma non è certo Bergamo la provincia in cui tutti indiscriminatamente si darebbero alla criminalità per far fronte alle difficoltà economiche. Conosco i bergamaschi come gente estremamente laboriosa e capace di reinventarsi anche in un momento di crisi. Altra faccenda potrebbe essere l’impatto individuale subìto da chi perde il lavoro e ha la consapevolezza di non poterlo ritrovare facilmente. Questo potrebbe dar luogo a conseguenze psicologiche importanti che talvolta possono tradursi in gesti drammatici, ma se consideriamo i grandi numeri pare che la situazione lavorativa per la Bergamasca non sia così drammatica come si temeva lo scorso autunno. Si era parlato di 29.000 possibili licenziamenti, cosa che di fatto ad oggi non è in prospettiva. Lei stesso ha avuto una brutta avventura con il covid. Ce la

racconta? Nel mio caso, è bastata una semplice disattenzione: ho passato una videochiamata con il cellulare ad un collega, poi risultato infetto. Questo basti a far capire come anche i piccoli gesti quotidiani che facevano

parte della nostra normalità, come stringersi la mano o fumare una sigaretta insieme, in questo momento sono a rischio. Quindi, è molto importante attenersi alle disposizioni di sicurezza che ormai tutti conosciamo, per non rischiare di ritrovarci alle prese con conseguenze molto serie, anche


se non necessariamente mortali, ma che possono compromettere di molto la qualità della vita in futuro. So che l’isolamento può essere difficile, io personalmente non ne ho risentito più di tanto grazie anche ai mezzi tecnologici, ma è l’unico modo per evitare di essere

alcuni postumi, nello specifico una fastidiosa infiammazione muscolare generalizzata, e non sono ancora tornato alla “vita normale”, almeno finché non avrò completato tutti i controlli. Ci sono giorni in cui decisamente non sono al 100%, ma sono consapevole

necessariamente fidarci di coloro che hanno gli strumenti per studiare questo virus e comprenderne il comportamento, non possiamo improvvisarci tutti scienziati. Ad oggi, fino a che, come dicevo, non sarà completata la copertura vaccinale, distanziamento e mascherine sono i mezzi più efficaci che conosciamo per ridurre il contagio. Il rapporto dei cittadini con le forze dell’ordine è cambiato in questi 12 mesi cruciali? Se posso certamente affermare che, da parte delle forze dell’ordine, è sempre stato usato il buon senso, posso altresì dire che a Bergamo trovo una buona coscienza sociale per quanto riguarda il rispetto dell’altro e del suo diritto alla salute.

«Ad oggi fino a che non sarà completata la copertura vaccinale distanziamento e mascherine sono i mezzi più efficaci che conosciamo per ridurre il contagio» Non si tratta di rispettare delle norme limitative tanto per farlo: si tratta di avere una consapevolezza di quello che è il miglior vivere sociale e di lavorare tutti insieme in quella direzione. Certo, le eccezioni ci sono sempre: evitiamo di ritornare a quello che abbiamo già visto, in attesa di ritornare alla normalità. Il rispetto delle norme è una questione di coscienza. veicolo di contagio quando si è malati. È stato difficile tornare alla piena operatività con i postumi della malattia? So che lei è un grande sportivo, anche questo l’avrà aiutata. Ancora mi sto trascinando

del fatto che i miei tempi di recupero non sono quelli di un atleta professionista. Purtroppo è necessario dare tempo al tempo quando si tratta di convalescenza. Ritiene che le misure adottate contro il Covid siano efficaci? Siamo in un campo in cui dobbiamo

Il suo messaggio per Bergamo? Penso che sia quasi superfluo mandare un messaggio a persone che da un anno combattono a testa alta contro questa situazione: la consapevolezza e le capacità dei bergamaschi saranno sufficienti a trovare la via d’uscita. Arianna Mossali 25


MONDIALI

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Foto Fabio Borga

soli 25 anni Michela Moioli ha sfoggiato il suo talento nel mondo dello snowboard cross, conquistando la medaglia d’argento nei Mondiali di Idre, in Svezia, del febbraio 2021. La giovane campionessa, a seguito del successo per l’oro olimpico in Corea (2018) e delle tre vittorie della Coppa

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Moioli

«I miei obbiettivi sportivi futuri? Ogni anno ci sono sempre competizioni da provare e traguardi da raggiungere»

del Mondo (2016-2018-2020), si è riconfermata un grande orgoglio per tutta la provincia di Bergamo, oltre che immensa rivincita per Alzano Lombardo, città d’origine di Michela e focolaio bergamasco della prima ed inaspettata ondata di Covid-19. Congratulazioni Michela, in appena una settimana ben due medaglie a livello mondiale! Come ti sei preparata per raggiungere un simile risultato? I mondiali erano l’obbiettivo principale della stagione, arrivare in forma a quella competizione era la cosa più importante. Insieme al mio preparatore Simone Maffioletti, abbiamo lavorato su molti aspetti tecnici di lateralità, esplosività e coordinazione che sono risultati fondamentali sulla tavola. In Svezia, la parte più difficile è stata gestire le giornate fredde su una pista di 1 minuto e 30 secondi, una lunghezza che noi non siamo abituati ad affrontare. Però siamo stati in grado di lavorare al meglio per essere pronti nei giorni di gara. Hai trovato difficoltà nell’allenarti con le restrizioni dovute al Covid? Il Covid ha portato tanti cambiamenti nella nostra quotidianità. Sicuramente noi atleti siamo stati fortunati perchè abbiamo sempre potuto fare il nostro lavoro. Purtroppo, questo non è stato possibile per

tante altre persone. Da sportiva, quanto significa per te il supporto del pubblico e quanto ti manca? Il pubblico mi manca, soprattutto la mia famiglia che mi dà sempre una grande carica ed energia quando sono al cancelletto. Quale messaggio vorresti lanciare alle persone che lavorano nel mondo dello sci e che in questo momento stanno affrontando difficoltà economiche? La montagna sta soffrendo e soffrirà ancora a lungo per le restrizioni imposte. La salute viene sicuramente prima di tutto, però purtroppo tutte le famiglie, persone ed enti che lavorano grazie ad essa non percepiscono uno stipendio da circa un anno. Questo è un disastro incolmabile che peserà ancora a lungo. Io personalmente posso fare ben poco, se non invitare tutti a raggiungere le nostre incantevoli montagne non appena sarà consentito per aiutare l’economia di località turistiche e sciistiche in continua sofferenza. Come è nata la tua amicizia con Sofia Goggia, altra grande atleta bergamasca alla quale hai dedicato la tua vittoria? Io e Sofia ci siamo conosciuto ad un evento della federazione. Mi diede un passaggio con la sua auto che ai tempi non era ancora un’Audi. 27


Ci siamo subito trovate dal punto di vista mentale e di come viviamo le competizioni e, da quel giorno, ci siamo sempre state l’una per l’altra. Ci siamo spesso allenate insieme, in particolare nell’anno olimpico del 2018 in cui abbiamo collezionato splendidi ricordi. Ora, anche se non ci alleniamo insieme, quando possibile, ci vediamo per un giro in MTB o una cena nel nostro ristorante preferito di Bergamo: “Al Carroponte”. Quali sono le tue passioni, oltre allo snowboard? Sono innamorata del surf da onda che pratico appena ne ho la possibilità. Mi piace viaggiare con il mio Volkswagen California alla ricerca di avventure, surfate con amici, biciclettate e tanto altro. Mi piacciono la cucina ed il vino buono. Sei iscritta all’Università, facoltà di scienze motorie. Una scelta naturale considerata la tua storia. Ho sempre pensato di poter iniziare un percorso di formazione che fosse legato alla mia attività di atleta. Quando all’ Università degli studi 28

di Bergamo si è presentata questa opportunità, con il programma dual Career, non ho esitato a fare il test per accedervi. Voi atleti sapete perfettamente quanto attività fisica, magari all’aria aperta, benessere mentale e alimentazione corretta siano i capisaldi della buona salute. Ma molti stanno perdendo, a causa dello scoraggiamento dovuto ai ripetuti lockdown, queste fondamentali abitudini. Quanto è importante tenerle sempre presenti, anche per i giovani come te, per poter affrontare con energia questo brutto periodo? Certo, è fondamentale la riapertura delle strutture sportive. Togliere la possibilità di fare sport in compagnia, nel rispetto delle distanze, è una scelta che a lungo andare sta portando diversi problemi fisici e mentali, soprattutto nei più piccoli. Saper trovare un’ora tutti i giorni da dedicare al movimento, non soltanto per lo sport, ma per giardinaggio, yoga, passeggiate etc, può diventare una buona pratica di

vita che ci aiuta a stare bene. Quali sono i tuoi obiettivi per il tuo futuro, sportivo e non? I miei obbiettivi sportivi sono legati alle future stagioni che mi aspettano: ogni anno ci sono sempre competizioni da provare e traguardi da raggiungere. Voglio continuare a lavorare fisicamente e mentalmente per rimanere sempre ad un alto livello, questo mi permette di competere con le mie avversarie più forti. Inoltre vorrei continuare con lo studio: un’attività che mantiene la mente sempre fresca ed allenata. A livello personale, vorrei ristrutturare la casa in cui vivo da un anno con il mio ragazzo Michele con il quale ho tanti progetti e sogni per il nostro futuro. Un messaggio per i bergamaschi? Bergamo ha dimostrato di essere una città forte. Dobbiamo utilizzare le mascherine e rispettare le norme perché, se ognuno fa la sua parte, sono sicura che tutti insieme usciremo da questa situazione.



Foto Antonio Milesi

LA FONDAZIONE

ASSOHORECA

LA VOCE DEI SETTORI DIMENTICATI

A

ssoHoreca è nata d a l l ’e s i g e n z a comune di dare voce agli operatori del settore HoReCa, che comprende più di 1000 aziende con un fatturato totale che supera i 4 miliardi e che occupa oltre 15.000 addetti, per colmare il silenzio di coloro che avrebbero dovuto tutelare le attività economiche maggiormente colpite dalla pandemia. I soci fondatori sono: Baldassare

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Agnelli S.p.a., Ambrogio Sanelli S.n.c., Horecatech S.r.l., Beckers Italy S.r.l., Cifa Centro Italiano Forniture Alberghiere S.r.l., Ilsa S.r.l. e Leone S.r.l., ad ora AssoHoreca conta già 65 associati ma ambisce a crescere in tempi brevi, è Luigi Fasoli, CEO di Horecatech, il Presidente, coadiuvato dai Consiglieri presenti all’ interno delle aziende fondatrici, che avrà come mission quella di porre all’ attenzione le reali esigenze del comparto rappresentato dalle aziende presenti.


Luigi Fasoli

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«AssoHoreca conta già 65 associati ma ambisce a crescere in tempi brevi è Luigi Fasoli, CEO di Horecatech il Presidente» Come è venuta l’dea di fondare AssoHoreca? La crisi dettata dalla pandemia Covid-19 è stato solo il collante per la realizzazione di questa associazione, l’idea c’era da molto più tempo, la domanda che mi pongo io è piuttosto: “Perché qualcuno non ci ha pensato prima?”. AssoHoreca garantisce determinate agevolazioni per i propri soci e riusnisce realtà dell’intera filiera delle forniture a monte delle attività di ristorazione, ad esclusione del food&beverage, quindi produttori, importatori e distributori, a cui non spettano i ristori da parte del Governo italiano, nonostante queste realtà non lavorino se ristoranti o hotel sono chiusi. 32

Quali sono gli obiettivi dell’associazione? Gli obiettivi sono i seguenti: 1. Richiesta all’Istat della creazione di un codice Ateco dedicato alla filiera Horeca sia produttiva che commerciale, ad esclusione del settore alimentare. 2. Confronto con gli organi istituzionali a tutela e salvaguardia delle attività della filiera Horeca: in questo momento emergenziale sarebbe molto importante, per contribuire alla ripresa del settore, che la politica destini delle risorse, sotto forma di credito di imposta, agli utilizzatori finali del settore Horeca; contemporaneamente, è necessario individuare degli interventi da effettuarsi come credito di imposta lungo tutta la

filiera produttivo/commerciale. 3. Confronto con le fiere di settore (sia internazionali che locali) al fine di ottenere condizioni agevolate per i membri dell’associazione. 4. C o m u n i c a r e puntualmente, ad esempio a mezzo newsletter, e supportare le aziende nell’applicazione degli aggiornamenti tecnico-normativi. 5. C o m u n i c a r e puntualmente, ad esempio a mezzo newsletter, le tematiche relative alle agevolazioni fiscali. 6. Redigere un codice etico di base per regolamentare l’accesso all’associazione e consentire di identificare un’azienda associata come azienda di qualità. 7. Realizzare accordi quadro di fornitura per servizi di interesse comuni agli associati. La meta a lungo termine però è racchiudere a 360 gradi tutta la filiera delle forniture alberghiere.


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Foto Antonio Milesi

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U R O P E R F , realtà giovane ma in continua espansione, fondata da Mauro Vezzoli e Federico Vezzoli, è riuscita in soli otto anni a farsi strada nelle più grandi multinazionali, la costante innovazione negli impianti produttivi e la continua evoluzione dei

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«Siamo una realtà giovane ma in continua espansione: entro la fine del 2021 ci ingrandiremo complessivamente di 9.500 mq»

prodotti fanno di EUROPERF una tra le più importanti aziende italiane, specializzate nel settore della lamiera forata e stirata, con una vasta clientela sia nazionale che internazionale. Produttori leader in Italia e in Europa, come è nata EUROPERF? Nel 2013 abbiamo acquisito una storica società di Milano che produceva lamiere forate,

Da sinistra Mauro Vezzoli e Federico Vezzoli 35


in cui in precedenza lavoravo, con una forte ristrutturazione, ma mantenendo il 50% del personale. L’abbiamo rinnovata sotto il nome di EUROPERF, marchio all’avanguardia nella lamiera forata; la costante ricerca

di miglioramento ci rendono un partner affidabile, un riferimento per la clientela più esigente. Quali sono le tipologie di prodotti e lavorazioni che la vostra azienda offre? EUROPERF si colloca sul mercato a livello internazionale. Grazie all’esperienza raccolta negli anni, il nostro team è sempre pronto a trovare soluzioni, offrendo prodotti finiti e altri derivati. Possiamo fornire prodotti in dimensioni standard formati: 1000×2000, 1250×2500 e 1500×3000 con fori: tondi, quadrati, oblunghi, esagonali o fantasia e con i seguenti materiali: acciaio al carbonio, zincato, acciaio inossidabile, alluminio, corten e magnelis. E non solo metalli, siamo specializzati nella foratura 36

di materiali plastici. L’esperienza di EUROPERF nella produzione della lamiera forata ci consente di trasformare e realizzare elementi per i vari settori industriali. Qualità, precisione e affidabilità durante il processo produttivo per i clienti più esigenti. Disponiamo di un reparto specifico con diverse macchine operatrici per le diverse lavorazioni: dalla perforazione allo stampaggio, dalla punzonatura alla piegatura, dallo sgrassaggio alla verniciatura, fino all’assemblaggio del prodotto. Cosa offre EUROPERF nel campo dell’architettura? Crediamo che le lamiere forate, in termine architettonico, siano un materiale all’avanguardia, dal forte contenuto tecnologico e innovativo, perchè offre ampie opportunità di trasmettere il proprio messaggio stilistico con una garanzia di assoluta originalità e freschezza d’immagine. L’impiego del rivestimento metallico di facciate con pannellature in lamiera


forata o stirata è ormai largamente diffuso nell’architettura moderna e si presta in modo eccellente sia alla creazione di nuove realizzazioni, cui conferiscono una forte impronta estetica, sia per la ristrutturazione o l’ampliamento di edifici esistenti, a copertura di precedenti strutture, con un effetto misurato di schermatura cromatica, di notevole efficacia espressiva. EUROPERF è in grado di fornire una vasta scelta di prodotti a disposizione dell’architettura contemporanea

caratterizzata dall’ampia gamma di trasparenze, disegni e materiali utilizzati. Quali sono i vostri settori di punta? La solida esperienza guadagnata ha permesso a EUROPERF di crescere e di affermarsi, in Italia e all’estero. Abbiamo più settori di punta, il principale è quello dell’automotive, un mercato importante che ci copre il 30% della produzione, un mercato soprattutto extra-UE, dove collaboriamo con aziende

nel settore ferroviario e quello elettrodomestico, in cui abbiamo clienti internazionali. Direi che copriamo a 360 gradi quasi tutti i settori, offrendo per ognuno il servizio più appropriato.

«Il 30% della produzione riguarda l’automotive ma copriamo a 360 gradi quasi tutti i settori offrendo per ognuno il servizio più appropriato»

prestigiose che forniscono i nostri materiali di alta qualità alle case automobilistiche più importanti. Come altri settori importanti abbiamo il settore climatizzazzione e condizionamento industriale, che è essenziale per la nostra azienda, lavoriamo insieme a multinazionali importanti in Europa, per cui siamo fornitori di pannelli radianti finiti. Altri due settori in cui siamo particolarmente presenti sono quello oleodinamico, grazie ai tubi forati per filtri, e quello dell’elettronica, oltre che

Che cosa vi contraddistingue dai vostri competitor? Ciò che ci contraddistingue dai competitor è il fatto di seguire noi stessi dall’interno l’intero progetto del cliente. Siamo specialisti in lamiere forate su richiesta specifica dell’acquirente e ne seguiamo tutta la filiera produttiva, dal momento in cui nasce il progetto fino alla consegna del prodotto. Come avete vissuto il periodo Covid? Ne avete risentito? Non abbiamo risentito della crisi dettata dalla pandemia Covid-19, neanche nella prima ondata, nonostante siamo stati chiusi due settimane, abbiamo riaperto subito dopo perché abbiamo ricevuto richieste da parte dei nostri 37


clienti, dettate dai codici Ateco. Paradossalmente, il 2020 per noi è stato più fruttuoso del 2019; quest’anno addirittura siamo avanti del 20% rispetto al primo trimestre del 2020. I vostri progetti futuri? Nel gennaio 2020 abbiamo acquistato un’area di 6.500 metri quadrati con la volontà di volerci ampliare, infatti a luglio dello scorso anno abbiamo aperto un magazzino di 3000 metri quadrati che dispone lamiere forate e stirate per la clientela, mentre i restanti destinati ai reparti di produzione. In più abbiamo da

«Ciò che ci contraddistingue dai competitor è il fatto di seguire noi stessi dall’interno l’intero progetto del cliente» poco concluso altri 3.000 metri quadrati che verranno totalmente destinati alla produzione di lamiere forate e saranno occupati entro la fine del 2021. Ci ingrandiremo complessivamente di circa 9.500 metri quadrati. EUROPERF è una società in forte sviluppo, costretta a confrontarsi quotidianamente con il mercato. Noi siamo convinti che 38

non esista uno sviluppo positivo senza ancorarsi a fondamenta robuste, per questo motivo abbiamo identificato dei valori irrinunciabili. Ci piace sottolineare che la passione è il nostro motore, una virtù fondamentale che ci consente di dedicarci al perseguimento degli obiettivi al massimo delle nostre capacità.


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TOP BUSINESS

U Foto Antonio Milesi

n inizio su piccola scala, da terzisti, così come avviene per molti gioielli della nostra imprenditoria. Poi il momento di crisi, affrontato con coraggio e trasformato in opportunità. E oggi, alla soglia dei 30 anni di vita, l’attività è letteralmente esplosa per la EFFE 4 di Bolgare, produttori di tessuto non tessuto ampiamente utilizzato, tra le altre cose, anche in ambito medicale. Ma in che modo questo materiale entra a far parte della nostra quotidianità? Ce lo spiega l’amministratore Marco Finardi, figlio del fondatore Giuseppe.

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EFFE 4

TESSUTO NON TESSUTO Quali sono stati i vostri primi passi nel mondo dello spunlace, e come siete arrivati alla forte espansione che state vivendo oggi? L’azienda nasce nel ‘93 da mio padre Giuseppe, che lavorava già nei casalinghi per pulizia e aveva una buona conoscenza del settore. Inizialmente, in una struttura molto piccola, faceva il terzista per un’azienda produttrice di tessuto non tessuto, tagliando e confezionando i panni, insieme ai miei fratelli Dario, Ivan e Roberta che segue la parte finanziaria. Nel ‘97 c’è stato il primo salto di qualità con il trasferimento a Bolgare. Abbiamo quindi rilevato dall’azienda di Gallarate per cui lavoravamo un intero reparto lavorazione. Già allora creavamo bobine su misura in base alla richiesta del cliente, e da qui nasce la nostra competenza in questo ambito. Dopo alcuni anni, il rapporto di collaborazione con questa azienda ha incominciato ad essere un po’ limitante, dato che lavoravamo al 90% per loro. Perciò nel 2007 ci siamo sganciati,

e dopo un comprensibile periodo di difficoltà e dubbi, siamo arrivati al punto di oggi. Come definirebbe il vostro core business? Il tessuto non tessuto ha una serie di campi di applicazione praticamente infinita. Noi siamo specializzati nel trasformare tessuto non tessuto per usi di pulizia, igiene della persona e cosmetica. Ovviamente, ci siamo poi allargati anche al campo del medicale, con mascherine, camici medici e via dicendo. I camici, un tempo acquistati dalla Cina, oggi vengono prodotti da aziende specializzate o riconvertite e devono essere necessariamente impermeabili ai fluidi corporei con cui il personale medico viene a contatto. Ma il non tessuto è presente ovunque, anche nei nostri capi di vestiario e scarpe, filtri di automobili e cappe, materiale isolante. Noi negli anni ci siamo specializzati nello spunlace. Si tratta di un tipo di tessuto non tessuto utilizzato principalmente nelle salviettine

«Alla soglia dei 30 anni di vita l’attività è letteralmente esplosa per la EFFE 4 di Bolgare produttrice di tessuto non tessuto»

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«Il non tessuto ha una serie di applicazioni infinita» umidificate. Acquistiamo inoltre tutti i lotti che presentano dei difetti e produciamo semilavorati che vengono utilizzati nella fabbricazione dei mop, i cosiddetti “mocio”. Tutto questo materiale, ottenuto dai rifili delle bobine, un tempo sarebbe finito in discarica. I produttori di non tessuto creano bobine da 3,20 metri, le cui parti esterne però non sono correttamente finite perché la fibra non riesce ad essere distribuita uniformemente. La bordatura è molto irregolare, e composta da fibre miste, non si sapeva come riutilizzarla, o recuperarla. Mio padre, che ai tempi vantava già parecchie conoscenze presso i produttori di mop, che al tempo utilizzavano il cotone, ha avuto l’idea di iniziare a vendere queste parti, con un’intuizione che anticipava di molto l’ondata “green” di questi tempi. Oggi vendiamo regolarmente in Europa, 42

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USA e Canada, Marocco, Sudafrica e Sudamerica. Quello del recupero dei materiali di seconda scelta è un settore molto particolare. La necessità di creare mascherine a norma vi ha aperto un ulteriore nuovo settore, ce ne può parlare? Non è bello dirlo, ma come per altri anche per noi la crisi Covid ha significato nuove opportunità produttive. L’anno scorso, quando ancora non c’era una linea certa in merito alle misure contenitive, abbiamo chiuso in via precauzionale a marzo, spedendo però tutto ciò che avevamo in magazzino; successivamente, però, siamo stati contattati da due importanti clienti, entrambi produttori delle strutture dei carrelli che vengono utilizzati per fare le pulizie negli ospedali. Alle loro aumentate richieste ne sono seguite altre, anche dalla Cina per il materiale per le mascherine. Quindi nel giro di due settimane abbiamo riaperto con un volume di affari implementato del 100%. Anzi, francamente la cosa ha raggiunto livelli ingestibili per tutta la prima fase della pandemia in Italia. Si sono verificati episodi incredibili, siamo stati raggiunti da aziende che non avevamo mai neanche sentito nominare, il telefono non smetteva un attimo di squillare. Oggi, fortunatamente, siamo tornati ad una situazione più tranquilla, pur avendo mantenuto un buon giro di affari. Stiamo vendendo bene nella penisola iberica, e abbiamo avviato contatti con Polonia, Repubblica Ceca e Grecia. Abbiamo ampliato il reparto produttivo per venire incontro alla crescente richiesta. E, fortunatamente, non abbiamo commesso l’errore, che tanti hanno fatto, spinti sia dalla prospettiva di facili guadagni sia dai rimborsi messi a disposizione, di investire 70-80.000 euro in macchinari provenienti dalla Cina per la fabbricazione di mascherine. Molti di quei macchinari, ad oggi, sono sottoutilizzati, o hanno difetti di fabbricazione tali da renderli una spesa a vuoto. Hanno 44

spesso grossi difetti di centratura, che impediscono di mantenere la corretta tensionatura nel posizionamento dei veli, per citare uno dei difetti più comuni. Questo perché in nessun lavoro ci si può improvvisare: anche per iniziare a produrre mascherine, occorre una conoscenza della tecnica e dei materiali che non si acquisisce in pochi giorni. Il fatto che l’occasione abbia creato questo business non significa sia stata una scelta saggia. Cosa si intende per servizio di ribobinatura? Si tratta di un servizio che ci permette di andare incontro alle aziende che non sono in grado di gestire le bobine così come escono dalla fabbrica del produttore. Ne adattiamo il materiale al fine di poter essere utilizzato sulle macchine di chi fa il prodotto finito. Nel nostro stabilimento, le bobine vengono svolte e l’operatore toglie gran parte dei difetti. Queste parti di scarto non vengono gettate via, ma pressate in balle e utilizzate poi per il recupero della fibra destinata alla produzione di filati di bassa qualità con i quali i nostri clienti producono i famosi mocio, che sono in realtà un misto di cotone e altre fibre. Questo ci permette di non avere scarti. La lunghezza della bobina aumenta inversamente al peso e allo spessore del materiale. La nostra conoscenza ci permette di cogliere ad occhio i difetti delle bobine, un disallineamento o una parte rovinata. A differenza di tutte le aziende, che ricercano le migliori materie prime per realizzare i loro prodotti, noi puntiamo su materiali disponibili in grosse quantità che, per un motivo o per l’altro, vengono scartati e ne studiamo l’applicazione più idonea per la nostra produzione. Un messaggio per gli altri imprenditori bergamaschi? Ho poco da dire, se non che abbiamo dimostrato di poter arrivare dovunque vogliamo. Siamo grandi lavoratori, forse un po’ meno bravi quando si tratta di promuovere la nostra immagine. Dovremmo forse lavorare un po’ di più sul riuscire a comunicare quello che siamo, perché anche questo è importante.



L’ANNIVERSARIO

MP ITALY Foto Antonio Milesi

40 ANNI DI STORIA

A

b b i a m o intervistato F l a v i o Malanchini, titolare di MP Italy, azienda leader nella produzione di macchinari per il finissaggio dei filati, con sede a Urgnano, e il figlio Thomas, suo collaboratore. Ecco le loro dichiarazioni sui loro 40 anni di storia, e sul loro futuro. A marzo festeggerete 40 anni di attività, ci vuole accennare i punti salienti della vostra storia? Siamo nati nel 1981 come sviluppatori e produttori di parti ed accessori per macchine tessili. Alcuni anni più tardi, nel 1990 per la precisione, ci siamo inseriti nel campo delle macchine per il finissaggio dei filati, producendo

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la nostra prima macchina bonding per filati cucirini. Nel corso degli anni, la nostra gamma di prodotti si è espansa, includendo altre tipologie di finissaggio, ma mantenendo lo scopo primario di produrre macchinari ad alta capacità, di buona qualità e funzionalità. Quale che sia la lavorazione, il nostro scopo è adattare la macchina ai bisogni specifici del cliente, cercando la soluzione migliore attraverso tecnologie innovative. Seguiamo ogni cliente dalla scelta accurata della soluzione migliore per le esigenze di produzione, ad un efficiente servizio post-vendita.


«I maggiori produttori mondiali di filati ci hanno scelti come fornitori, ma noi manteniamo una mentalità artigianale per garantire qualità»

Da destra Flavio Malanchini con il figlio Thomas 47


Forniamo anche il training per il personale e l’assistenza nei test di produzione. Ogni macchina da noi prodotta viene testata per una settimana presso la nostra ditta. Il cliente e i suoi tecnici successivamente possono avviare test di produzione e campionatura con l’assistenza del nostro personale, iniziando a familiarizzare con il nuovo macchinario e le sue caratteristiche tecniche. Tutto ciò ha fatto sì che oggi siamo fornitori sia dei più grandi produttori al mondo di filati, sia di piccole e medie imprese, che hanno necessità di completare la loro linea di produzione con una macchina di finissaggio.

Uno dei campi in cui state innovando è quello delle funi, può spiegarci meglio? Negli ultimi 3 anni, le maggiori compagnie produttrici di filati tecnici hanno immesso sul mercato un filato più resistente dell’acciaio inox. Questa nuova produzione dà la possibilità di creare corde con un’altissima resistenza, più leggere, più flessibili, con le quali è possibile ridurre tempi e personale impiegato nell’esecuzione di un lavoro, ad esempio l’attracco di una petroliera. Queste funi vengono trattate con un macchinario speciale, con dei coating che tolgono frizione alle corde, aumentandone la resistenza.

Quali sono i vostri settori di punta? Attualmente l’azienda è specializzata nella progettazione e studio di macchinari utilizzati per il coating, finissaggio di filati cucirini, filati per abbigliamento, trecce, nastri, cordini, corde nautiche, sportive e tecniche.

Che dimensioni avete raggiunto attualmente? Attualmente esportiamo in 34 paesi al mondo, anche se non abbiamo un vero mercato di riferimento per quanto riguarda l’estero. Ai tempi dell’apertura delle frontiere, ad esempio, abbiamo lavorato molto con la Cina, tramite multinazionali inglesi e americane, un paio di anni fa con gli Stati Uniti. Il mercato è molto mutevole e non può prescindere dalla situazione geopolitica del momento. Comunque sia, abbiamo mantenuto una mentalità artigianale per avere un miglior controllo su qualità e produzione, e ci appoggiamo a collaboratori esterni per diminuire i tempi di esecuzione nelle costruzioni grezze. Che opportunità e formazione offrite per i nuovi lavoratori? In questi 40 anni c’è stato un grande turnover del personale: agli apprendisti veniva e viene tuttora insegnato tutto quello che c’è da sapere, tant’è vero che alcuni nostri ex apprendisti sono diventati essi stessi imprenditori di successo. Ora, dopo una riorganizzazione interna che ci ha permesso di rimanere al passo con i cambiamenti del mercato globale, stiamo formando dei ragazzi sulla programmazione elettronica, progettazione e nuove tecnologie meccaniche.

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i prossimi 4 mesi, commesse per aziende estere e molte finestre aperte, nella speranza di un’uscita dal tunnel in tempi brevi. I vostri progetti futuri? Attualmente stiamo lavorando a un progetto green basato su filati riciclati, minor consumo energetico e utilizzo di prodotti chimici a basso impatto ambientale. In questi giorni stiamo costruendo un macchinario innovativo per un’azienda primaria per la produzione di zipper, e se tutto va secondo i piani con esso riusciremo a ridurre consumi elettrici e tempi di lavorazione. Avremo inoltre la possibilità di espandere queste soluzioni su altre tipologie di finissaggio. Infine, stiamo preparando un nuovo progetto da presentare alla prossima ITMA (fiera macchine tessili) che si terrà a Milano nel 2023. Arianna Mossali

Avete risentito della crisi covid o avete potuto sviluppare nuovi prodotti e opportunità, magari legati al medicale? Purtroppo il Covid è stato un duro colpo, molti di noi hanno perso parenti ed amici e questa è la parte più triste; per la produzione è stato un colpo basso, ci ha costretto a far slittare i lavori in corso di mesi, bloccato gli avviamenti non potendo entrare in Paesi esteri, e abbiamo avuto anche diverse sospensioni di commesse. So che molti si sono interessati ai macchinari per produrre mascherine chirurgiche, ma io ho sempre rifiutato questa tipologia di lavoro perché, tramite la nostra sede commerciale in Cina, abbiamo potuto importare prodotti finiti di alta qualità a prezzi economici ed in tempi brevi, senza rischiare di ottenere prodotti malfatti, privi di certificazione. Ho pensato non ai profitti immediati, ma a soluzioni sicure. Come sono le prospettive per quest’anno? Malgrado le problematiche legate al Covid, l’inizio dell’anno ci ha portato del lavoro che ci occuperà per

«Sempre più verso una produzione più green, con filati riciclati e lavorazioni a basso impatto ambientale» 49


L’IMPRESA

GesCoSer Foto Antonio Milesi

«La nostra filosofia: investire per crescere»

I

n soli cinque anni GesCoSer è riuscita a farsi strada nei settori del legno e della carpenteria grazie alla qualità dei prodotti che l’azienda, frutto della complicità e dalla tenacia di Francesco Lico e Chiara Elisabetta Esposto Andrilli, fornisce. Quali sono le tappe principali della vostra storia aziendale? Siamo nati cinque anni fa, e dopo alcune problematiche lavorative di entrambi abbiamo deciso di inventarci un’attività tutta nostra, indirizzata su ciò che sapevamo fare meglio, in un capannone che era già di nostra proprietà: così è nata GesCoSer. Nel tempo abbiamo investito molto per crescere, sia in termini di tempo che di denaro, e attualmente siamo in quattro, quindi ci siamo raddoppiati rispetto

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all’inizio e speriamo di poterci ingrandire sempre di più. Servizi per qualsiasi realtà. Cosa offrite per le aziende? E per i privati? Abbiamo deciso di separare le offerte in base alla tipologia di clientela, creando una divisione dedicata ai privati e una divisione per le aziende. Per la parte del privato ci siamo specializzati nella vendita del pellet e legna da ardere e tutti gli accessori e prodotti che ne conseguono. Per quanto riguarda le aziende invece, grazie alle competenze di Francesco nel campo della filtrazione e dell’oleodinamica, offriamo servizi di assemblaggi e packaging per la filiera di produzione che non può essere automatizzata; inoltre abbiamo un nostro reparto di carpenteria che effettua tutti i lavori di calandratura

e puntatura di lamiere per la realizzazione di filtri aria, olio oppure a carbone attivo. In questo ultimo periodo abbiamo puntato tanto sulla produzione di sistemi per la filtrazione dell’aria e da poco siamo diventati anche rivenditori di co m p o n e nt i


Chiara Elisabetta Esposto Andrilli

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Francesco Lico

per l’oleodinamica e pneumatica. Siete specializzati in prodotti per migliorare la vita quotidiana delle famiglie, la linea di prodotti Qäito ne è un esempio, cosa ci può dire a riguardo? A noi piace andare alle fiere, soprattutto all’estero, dove spesso si trovano prodotti che in Italia non si trovano; qui abbiamo scoperto il brand Qäito che produce oggetti per il comfort domestico: il loro prodotto principale è una braciere in ghisa dalla progettazione molto complessa che permette di bruciare il pellet all’interno dei camini e delle stufe a legna. Attualmente ne gestiamo la parte commerciale Italia e la parte logistica. Qual’è il vostro settore di punta?

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Ora come ora il nostro settore di punta è la carpenteria, poiché è il reparto più versatile e dove al momento creiamo le basi strutturali dei nostri prodotti. È una fortuna che le nostre lavorazioni siano molto versatili e facilmente riadattabili in diversi ambiti. Come avete vissuto il periodo del Covid e quali sono le prospettive per quest’anno? Non abbiamo risentito eccessivamente della crisi Covid, nonostante la pandemia sia stata una battuta d’arresto non indifferente. Nel settore del privato la sofferenza è stata minima anche se la gente aveva più timore di spendere a causa dell’incertezza data dalla situazione; nel settore

«Lavorazioni versatili e work in outsourcing a sostegno della produzione» aziendale invece, oltre al lockdown generale che ha fermato tutti per tre settimane, molte imprese hanno dovuto fermare l’attività per più tempo, con un conseguente generale calo del consumismo e dei fatturati; fortunatamente noi avendo un’attività direttamente coinvolta nella filiera delle emergenze, abbiamo continuato il nostro lavoro ma ad un ritmo ridotto. I vostri progetti futuri? Ne abbiamo tantissimi, in primis vorremmo aumentare la produzione delle cartucce a carbone per la filtrazione dell’aria con diverse misure e funzioni, ci piacerebbe anche incrementare il reparto di carpenteria e di assemblaggio con la creazione fisica di impianti su commissione. Ilaria De Luca 54


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Foto Antonio Milesi

RICERCA & SVILUPPO

Enrico Zanchi 56


ENKI WATER

«VOGLIAMO ACCELERARE LA CURVA DI APPRENDIMENTO DEGLI ITALIANI, CERTI DI POTERLI CONDURRE IN UNA QUOTIDIANITÀ MIGLIORE»

E

nki Water Srl, nata nel 2012 dall’evoluzione di Bioedil, rappresenta in Italia l’azienda leader nel mondo nei sistemi di trattamento di acqua civile e industriale: la Kinetico inc. Enrico Zanchi, titolare dell’azienda, crede fortemente in ciò che vende e produce, per questo Enki punta su studi e ricerche costanti per la sperimentazione di impianti per qualsiasi problematica, questo ha spinto l’azienda a raggiungere risultati tecnologici che hanno rivoluzionato l’intero ambito dei sistemi per il trattamento dell’acqua. Enki copre diverse aree: residenziale, commerciale e industriale. Quali sono i prodotti che offrite? In generale offriamo sistemi di filtrazione sia a cartucce che a masse, addolcitori per ogni portata o segmento (settore in cui possiamo definirci davvero forti e innovativi), sistemi ad osmosi inversa, microfiltrazione ed ultrafiltrazione, dispostivi di dosaggio e sistemi avanzati anti-legionella a ionizzazione rame o argento. Siamo riconosciuti dal mercato come azienda dai prodotti variegati, supportata da una sana curiosità per il progresso ed un florido reparto Ricerca e Sviluppo. Possiamo dire di avere soluzioni giuste per ogni problematica nell’ambito dell’acqua, in qualsiasi settore. Quali sono i benefici dello scegliere Enki? Innanzitutto, l’esperienza, la passione e la piena dedizione in ciò che facciamo: siamo fortemente convinti che la qualità della vita del genere umano passi attraverso l’acqua, sia in termini qualitativi che quantitativi. Uno dei punti cardini dei nostri sistemi è proprio il risparmio idrico: rispetto ai competitor proponiamo fino al 70% in meno del consumo di acqua per le rigenerazioni dei nostri sistemi, assenza di energia elettrica per il funzionamento e garanzie o durata non paragonabili ad altri sul mercato. Insomma, alziamo l’asticella in modo sostenibile e, proprio per questo, siamo da anni partner attivi del FAI, inoltre siamo in continuo sviluppo di sistemi 57


che generano acqua dall’aria, in assenza di corrente elettrica. Enki Water Srl è una azienda che crede nella preparazione, il nostro ufficio tecnico è capace di gestire ogni richiesta fornendo chiare indicazioni, progetti ed analisi chimiche dell’acqua direttamente nel nostro laboratorio interno: ogni soluzione viene proposta solo se si è a conoscenza del tipo di acqua da trattare e dell’inquinante presente. Non è possibile garantire al cliente la soluzione ottimale senza prima aver capito che acqua si deve trattare. Da qualche anno il Governo ha introdotto diversi bonus per ridurre i consumi e diventare sempre più ecosostenibili. Di quali possono usufruire i consumatori grazie ai vostri prodotti? Attualmente, sono a disposizione dei cittadini i bonus 50% e 65%, entrambi legati all’efficientamento energetico con recupero in 10 anni. Il superbonus 110% ci include grazie ai nostri addolcitori con efficienza energetica in classe A4. Il trattamento dell’acqua per le imprese, ma anche per i privati, è in molti casi obbligatorio, secondo UNI 8065, perchè le moderne centrali 58

termiche perdono ogni garanzia se l’acqua non ha le caratteristiche idonee. Inoltre, l’utilizzo dei nostri impianti genera un notevole risparmio, dire di no vuol dire spendere molto di più, inquinare di più e non avere alcuna garanzia. Attendiamo fiduciosi che il tanto promosso bonus idrico diventi realtà perchè la sua attuazione può far diventare i cittadini 2.0. Quali sono i vostri progetti futuri? Sicuramente accelerare la curva di apprendimento degli italiani perchè siamo certi di poterli condurre

in una quotidianità migliore. Purtroppo, non disponiamo della stessa capacità finanziaria di multinazionali che parlano di acqua, ma sappiamo che il nostro messaggio è più forte e coretto. Il nostro futuro è fortemente condizionato dal presente, abbiamo dei prototipi eccezionali sul tavolo, ma, attualmente, non sarebbero forse compresi e valorizzati, quindi la cosa migliore che possiamo fare è meritarci la fiducia dei consumatori, unici veri giudici del futuro di ogni azienda. Ilaria De Luca


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TOP COMPANY

AYES LEADER DELLA CRESCITA 2021

Foto Antonio Milesi

A

meno di 10 anni dalla sua fondazione, è annoverata dal Financial T i m e s tra le prime 150 top company europee nella FT1000 Europe’s Fastest Growing Companies 2021. In particolare tra le prime 60 in Europa, tra quelle di medie dimensioni. Si tratta di AYES, azienda nata dall’iniziativa di Danilo Spada, ingegnere informatico e attuale CEO, ed Antonio Sauchella, ingegnere gestionale e attuale Direttore Commerciale cui abbiamo chiesto di raccontarci la loro avventura imprenditoriale. AYES, un nome dal suono positivo che resta in mente e con una storia affascinante. “Ayes” è infatti la forma utilizzata per esprimere il proprio voto favorevole rispetto ad una proposta, in particolare nei Parlamenti anglosassoni, l’equivalente dello “yea” americano. È il voto positivo che hanno dato i soci fondatori quando hanno avuto questa opportunità e che ancora oggi danno i Direttori che scelgono di unirsi al gruppo. Lo racconta l’ing. Fulvio Achermann, responsabile di business e marketing.

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Come è nata l’idea del vostro modo di fare consulenza? AYES è un’azienda giovane, in forte crescita, nata con l’obiettivo di servire le sempre più sfidanti esigenze di ricerca e sviluppo, nel mercato dell’ingegneria tecnologica e dell’ingegneria industriale in genere. Nasciamo come team di ingegneri che danno supporto alle aziende del mondo ingegneristico ed industriale. Il nostro modo di fare consulenza si basa sul background dei nostri direttori, professionisti con una

«Le fondamenta di AYES sono le sue persone, con i loro sogni e le loro ambizioni professionali»

Da sinistra Antonio Sauchella e Danilo Spada 61


lunga esperienza acquisita sul campo e conoscenza del mercato. Proprio in quest’ottica giorno per giorno lavoriamo al fianco dei nostri clienti, lì dove hanno bisogno di vincere una sfida. Allo stesso modo supportiamo i nostri ingegneri nelle sfide quotidiane e nei loro percorsi di crescita. Tra i punti di forza di AYES ci sono quindi la prossimità e la reattività ma anche l’esperienza e la flessibilità nei confronti dei

«Nasciamo come team di ingegneri che danno supporto alle aziende del mondo ingegneristico ed industriale» Clienti: il cliente sente veramente di avere qualcuno a fianco nel day by day e nei momenti più sfidanti! La reattività e la flessibilità sono dovute ad una struttura snella e giovane, che consente di formare di volta in volta i team di professionisti più adatti per rispondere alle esigenze di Progetto. Infine, c’è l’esperienza: i direttori di AYES lavorano da sempre nella consulenza ingegneristica e industriale e siamo stati noi stessi consulenti! Sappiamo quindi supportare i nostri clienti e i nostri 62

team di lavoro in ogni situazione. Automotive, trasporti, domotica, comunicazioni: mi sembra di capire che la vostra parola chiave sia movimento, energia. Esatto. Energia e passione. AYES si occupa di consulenza gestionale e tecnologica. Per noi le parole movimento ed energia sono prima di tutto legate a progresso e innovazione. Prendiamo energia dalle nostre passioni e ci muoviamo progredendo in direzione della crescita del know-how e dell’esperienza fatta nei vari settori dell’Ingegneria. Ci rivolgiamo principalmente alle aziende che lavorano nella ingegneria e nella ricerca e sviluppo, con l’obiettivo di supportare i nostri clienti in tutte le fasi accettando le sfide della tecnologia e dell’innovazione tecnologica. Ci rivolgiamo quindi a settori con tecnologia avanzata come i trasporti, tra cui il settore automobilistico, aerospaziale, difesa, ferroviario, telecomunicazioni, energia e infine farmaceutico, life science e dispositivi medicali. Cosa significa per voi il concetto di creatività? Creatività per noi vuol dire affrontare un problema con un approccio aperto, usando la fantasia, senza porsi troppi vincoli. Avere il coraggio di fare ipotesi ardite, proporre soluzioni non convenzionali e accettare contaminazioni da altri settori. Poi ovviamente bisogna anche lavorare duro, umilmente e con passione per realizzare le idee migliori. A Bergamo per esempio abbiamo i nostri uffici al Kilometro Rosso Innovation District, che è un contesto dinamico ed interessante in cui trovare e scambiare idee ed esperienze anche con altre aziende. Viviamo in un mercato complesso dove, per restare al passo con l’evoluzione tecnologica e continuare ad apportare valore aggiunto, bisogna essere snelli, flessibili e reattivi. È questo che rende AYES un’azienda giovane, innovativa e creativa.   Dinamismo significa necessariamente opportunità per

i giovani: qual è la vostra politica aziendale al riguardo? Lavoriamo in partnership con diverse prestigiose università e abbiamo un team di giovani ingegneri in grado di adattarsi alle sfide che la tecnologia e l’innovazione offrono ogni giorno. Inoltre favoriamo uno schema di lavoro in cui le esperienze dei colleghi maturate nei diversi settori industriali in cui operiamo sono messe a disposizione dei colleghi più giovani, attraverso affiancamenti

formativi e tramite il percorso della AYESchool che consideriamo un’ottima opportunità per i giovani e per l’Azienda. Dal punto di vista dei nostri collaboratori, gli aspetti più apprezzati di solito sono i Progetti sfidanti; la Traiettoria di carriera; l’Emotional Salary; e ovviamente la Formazione: una volta un collega durante un follow up mi ha detto: “fare i primi 2 anni in Ayes è stato come prendere una seconda laurea!”. Cosa dicono i dipendenti di AYES? Beh... Tra i nostri colleghi c’è un detto, che se inizi in AYES, rimani


un AYES per sempre... Sia perché ti senti veramente parte di un team, sia a livello di eccellenza, rigore, formazione e atteggiamento positivo di fronte a crescita e sfide che ti porterai dietro per sempre. E questo è il più bel regalo che si può fare ad un dipendente. Parlando invece di ostacoli, come avete affrontato il periodo Covid? Quando c’è stata l’emergenza COVID e tutto sembrava doversi fermare e a valle dei primi decreti

rimanessero fermi e non volevamo mandarli in ferie forzate. È così che è nato per esempio il progetto AYESanify, che mira a studiare, progettare e riconvertire sistemi già in uso per effettuare la sanificazione AUTOMATIZZATA di ambienti chiusi nell’ambito Transport (come per esempio su treni e metropolitane). Abbiamo poi chiamato diverse aziende farmaceutiche e del settore medicale per offrire il nostro contributo e ci siamo messi in gioco, direttamente. La

paura a quel punto era diventata eccitazione! E questo è un po’ quello che ci contraddistingue, la capacità di saper vedere le opportunità nei problemi, di cogliere le sfide e affrontarle con passione. Come cambierà il mondo dopo la pandemia, e come potete inserirvi in tutto questo creando anche nuove opportunità? Questo periodo ha sicuramente accelerato, mettendo purtroppo a dura prova la resilienza delle persone e dei sistemi sociali, uno sviluppo e un cambiamento che penso fosse già in corso. Una rivoluzione industriale legata ai dati, alle nuove tecnologie che influiscono sulla mobilità e all’intelligenza artificiale. In questo contesto AYES si inserisce come una Società basata su un team giovane e dinamico, capace di adattarsi e portare valore aggiunto. Le fondamenta di AYES sono le sue persone, con i loro sogni e le loro ambizioni professionali. Uno dei nostri segreti di successo è proprio questo: la capacità di comprendere e mettere a fuoco le passioni e le cose che guidano i cambiamenti di una persona, per definire un percorso di crescita in linea con le esigenze attuali e, di conseguenza, anche quello dell’azienda. Nel futuro di AYES, vogliamo continuare a comprendere i sogni dei nostri colleghi così come a cogliere le nuove e sempre più sfidanti esigenze dei nostri Clienti.

ministeriali, molte attività sono state bloccate, anche la nostra azienda ha vissuto dei momenti di incertezza. Quando hanno chiuso la Lombardia e poi l’intero Paese nel marzo 2020, il nostro CEO, Danilo Spada, ci ha contattati uno ad uno quella mattina e ci ha detto “AYES non si ferma, non ci fermiamo”. Le attività che potevano andare avanti sarebbero andate avanti, in smart-working ovviamente, ma in parallelo avremmo organizzato dei gruppi di lavoro per lanciare attività di Ricerca e Sviluppo interno. Non volevamo che i nostri colleghi 63



SE OGGI SEI FERMO IN CANTIERE, E’ PERCHE’ IERI NON SEI VENUTO DA NOI.

Per chi deve oPerare, Per chi deve scegliere, il servizio è tutto. e agnelli Metalli sa soddisfare i suoi clienti, offrendo da seMPre un ottiMo servizio: consegne Precise e Puntuali anche Per Pochi Pezzi, MassiMa Precisione e qualità nelle lavorazioni. agnelli Metalli elabora e ricerca le soluzioni tecnicaMente Più valide e convenienti Per ogni tiPo di aPPlicazione sia artigianale che industriale.

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100% DIGITALE IL SETTORE DELLE IMPRESE SEMBRA AVER SCOPERTO I BENEFICI CHE QUESTA MODALITÀ DI PAGAMENTO PUÒ OFFRIRE

C

o m p l i c e sicuramente l’emergenza sanitaria ancora in corso, che ha incentivato la ricerca di soluzioni bancarie e finanziarie 100% digitali, e progetti come quelli messi in atto dal Governo Cashless e Lotteria degli scontrini per favorire la promozione e l’utilizzo di app e strumenti digitali di pagamento. Anche il settore delle imprese e dei liberi professionisti sembra aver scoperto i benefici che una modalità di pagamento digitale può offrire. In primo luogo, è in corso la migrazione dal bonifico tradizionale al pagamento istantaneo che forza il mondo bancario a digitalizzare e automatizzare i processi interni relativi alla filiera dei pagamenti. In aggiunta lo schema RTP (request to pay) consente al debitore di

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inoltrare in modalità push la richiesta di pagamento e al creditore di esercitare varie opzioni (pago ora, pago dopo, pago parzialmente). Se un anno fa il numero di carte virtuali ordinate dalle imprese e dai liberi professionisti rappresentava solo l’11% del totale delle carte richieste, negli ultimi tre mesi le carte virtuali create rappresentano il 22% del totale. Nell’ultimo trimestre sono state richieste il 95% in più delle carte virtuali rispetto al precedente, comprovando un trend di crescita partito già durante il trimestre del primo lockdown. Imprenditori e professionisti hanno imparato a riconoscere i vantaggi indiscutibili di questo dispositivo, quali comodità, affidabilità e rapidità di utilizzo. La carta virtuale ha infatti le stesse caratteristiche di una carta fisica ed è altrettanto sicura. La volontà di evitare lo scambio di contanti per ridurre al minimo i

contatti e il rischio di diffusione del virus ha spinto i consumatori verso i pagamenti digitali. Una crescita favorita da un maggior numero di carte in circolazione, un trend confermato dalle numeriche: nello scorso anno sono stati premiati dagli utenti i pagamenti più innovativi e senza contatto sia con le carte contactless (+20%) sia con l’utilizzo dello smartphone (+70%). In crescita anche i pagamenti realizzati attraverso app bancarie che riscuotono il consenso di un consumatore su cinque tra i 20 e i 45 anni. Seguono i wearable, ovvero dispositivi indossabili il cui utilizzo è cresciuto del 35%. Questi nuovi device rappresentano una delle chiavi della trasformazione digitale verso un nuovo modo di fare impresa. Cresce anche l’impiego del Digital wallet: sistema di pagamento elettronico che consente ad un consumatore di effettuare un acquisto online senza il rischio che i suoi dati sensibili finiscano in cattive mani. Calano così i prelievi sia come importi (-12%) che come numero di operazioni (-16%), a svantaggio delle transazioni con le carte di credito. Le carte di debito sono arretrate solo del 5% confermandosi così lo strumento preferito per i pagamenti in negozio e al supermercato, crescono invece le carte prepagate (+12%). Corrono anche i pagamenti innovativi: la spinta ai pagamenti in digitale è arrivata però con il cashback di Stato che premia chi usa la moneta elettronica offrendo un parziale rimborso degli acquisti effettuati. Per i ristoratori e produttori, puntare sul digitale è stata l’unica occasione per rimanere in contatto con la propria clientela, mantenere attiva l’attività durante l’anno e raggiungere un pubblico più ampio. Il dato dei pagamenti digitali delle tasse automobilistiche conferma questa tendenza: sono aumentati gli utenti che pagano bollo auto tramite le app dedicate. Francesco Megna Commerciale settore banking


Il nuovo showroom di Pentole Agnelli vi aspetta a Lallio, in Via Provinciale, 30.

Lunedì dalle 14.00 alle 19.00 / Martedì - mercoledì - giovedì - venerdì dalle 9.30 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 19.00 / Sabato dalle 9.30 alle 19.00 / Domenica chiuso


LA RICETTA

Foto Benedetta Bassanelli

Marco Stagi

Capesante, ricci di mare e porri PREPARAZIONE 25 min COTTURA 15 min DOSI 2 persone COSTO ● ● ● ○ ○

DIFFICOLTÀ ● ● ● ○ ○

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Il raffinato Bolle Restaurant di Lallio, simbolo di qualità delle materie prime e di maestria nell’abbinamento degli ingredienti, ci apre le porte per una rubrica dedicata alla cucina. Lo chef Marco Stagi è originario di Bergamo e ha 30 anni ma, nonostante la giovane età, vanta di grande esperienza ai fornelli, sia in Italia che all’estero, e di un curriculum di prim’ordine nel settore gastronomico. Si è diplomato alla scuola alberghiera di San Pellegrino, iniziò a lavorare all’Osteria della Brughiera dove rimase per 3 anni imparando le basi della cucina, si trasferì poi al ristornate Piazza Duomo di Alba per 5 anni dove crebbe tantissimo diventando il cuoco che è ora. Gli anni decisivi per la sua carriera furono quelli trascorsi in Belgio, all’Hof Van Cleve, uno dei ristoranti a tre stelle Michelin più prestigiosi al mondo. Tornò successivamente in Italia e lavorò per qualche tempo come sous-chef a Casa Perbellini a Verona, l’ultima tappa del suo attuale percorso l’ha riportato a Bergamo per esibire il suo talento nel ristorante firmato Agnelli. Il capo della brigata di cucina Bolle ha deciso di condividere con noi le sue esclusive ed equilibrate ricette, portando sulle nostre tavole la sua arte culinaria, ricca di colori, profumi e sapori.


Gli ingredienti ● ● ● ● ● ● ● ● ● ●

Capesante x2 Sale Pepe

● Scarti di pane ● Finocchietto

Burro chiarificato Ricci di mare x4 Olio di vinacciolo Succo di lime Salsa worcester Porri Olio di porro

Preparazione una polvere 01 Creare di pane croccante al finocchio

i porri nell’olio di 02 Cuocere porro

03

Creare una crema con i ricci di mare, olio di vinacciolo, succo di lime e

salsa worcester e pepare bene le 04 Salare capesante da entrambi i lati

il burro 05 Mettere chiarificato nella padella calda

le capesante 06 Cuocere da ambedue i lati fino a

quando non diventeranno dorati e croccanti (l’interno deve rimanere morbido)

con i porri, 07 Impiattarle cospargendo il fondo del

piatto con la salsa di ricci

di mare e aggiungendo il finocchietto fresco e la polvere di pane croccante al finocchio

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MOTORI

PUMA

70


Foto Light&Magic Productions

L

inee sportive e dinamiche, abbinate a un design compatto e spazioso: Nuova Puma apre la strada alla rivoluzione elettrica Ford. Abbiamo provato il nuovo Crossover/SUV ibrido della casa automobilistica statunitense, 71


messo gentilmente a disposizione per l’occasione dalla concessionaria Iperauto FordStore Bluberg, nella splendida cornice del Centro Piacentiniano di Bergamo e per le vie del centro cittadino. La vettura, di design, si è dimostrata perfetta per affrontare gli spostamenti in ambito urbano. L’abitacolo di Ford 72

Puma presenta un design elegante e raffinato. A prima vista la linea è sportiveggiante, con i cerchi in lega da 18 pollici grigio perla ed un tetto discendente, che va a fondersi nello spoiler posteriore. La coda mette in primo piano le forme tondeggianti, sia del lunotto che del gruppo ottico a LED, per

arrivare al singolo terminale di scarico. Per quanto riguarda gli interni, sedili anteriori sono dotati di supporto lombare per un livello di comfort superiore durante la guida. Con le funzioni intelligenti e le tecnologie innovative si ha inoltre il completo controllo di tutto. Quadro strumenti digitale


«Ford Puma è un Crossover/SUV ibrido perfetto per affrontare gli spostamenti in ambito urbano»

da 12,3”, display touchscreen da 8”, più una serie di funzioni e servizi aggiuntivi disponibili attraverso il sistema di informazione e intrattenimento SYNC 3 grazie al modem incorporato FordPass Connect. Il vano di carico del Ford Puma incorpora MegaBox, un nuovo e innovativo vano di

carico inferiore. Oltre a fornire un ulteriore spazio di 80 litri, in grado di contenere oggetti alti fino a 115 cm, il vano MegaBox è dotato di un rivestimento impermeabile e un tappo di scarico per facilitare la pulizia con acqua e trasformarlo nello spazio ideale per riporre stivali bagnati o attrezzature sportive

infangate. I sedili posteriori sono frazionabili con rapporto 60/40 per ottimizzarne la versatilità. Inoltre possono essere completamente abbattuti, offrendo uno spazio più ampio per i bagagli in caso di necessità. Per quanto riguarda il propulsore, sotto il cofano della Ford Puma è installato un 3 cilindri 73


benzina Ecoboost Hybrid 1.0 litri da 125 CV e 210 Nm di coppia, un sistema ibrido a 48 Volt (mildhybrid) il cui motore elettrico mette a disposizione 50 Nm di coppia per aiutare il motore termico nelle partenze da fermo e nelle fasi di massimo carico a vantaggio delle performance e dei consumi. La scheda tecnica riporta che la Puma scatta da 0 a 100 orari in 9,8 secondi e, laddove possibile, raggiunge una 74

velocità massima di 191 km/h. La trasmissione manuale a 6 velocità della Ford Puma è stata ottimizzata per rendere il cambio marcia più semplice, preciso e silenzioso. È stata concepita appositamente per migliorare le dinamiche di guida e ridurre il consumo di carburante, contribuendo a rendere la guida più divertente e riducendo allo stesso tempo le soste di rifornimento. Alessandro Belotti

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