STORIE DI MONTAGNA
Un bosco per il pianeta Cosa possiamo fare per l’ambiente? I ragazzi dell’Alpinismo Giovanile del Cai Parma hanno piantato 250 piantine di abete bianco, dando il proprio contributo al ripopolamento di una specie arborea autoctona dell’Appennino emiliano. Una volta all’anno torneranno per controllare il loro stato di crescita di Lorenzo Arduini
G
iulia (nove anni), Giorgia e Lorenzo (entrambi di undici) e Giada (diciassette anni) si sono sentiti parte di un qualcosa di grande, di utile e tangibile, si sono resi conto di aver dato il proprio contributo al benessere dell’Appennino di casa. Nonostante la giovanissima età, il motivo è chiarissimo a tutti e quattro: «abbiamo fatto una cosa importante per il pianeta, per il nostro mondo», dicono Giulia e Lorenzo. «Dobbiamo proteggere l’ambiente», aggiunge Giorgia. «Abbiamo compiuto un gesto concreto per la sua salvaguardia», conclude Giada. UN'INIZIATIVA EDUCATIVA E UTILE ALLA MONTAGNA Giulia, Giorgia, Lorenzo e Giada, insieme ai loro amici dell’Alpinismo Giovanile del Cai Parma (in tutto 35 ragazzi tra gli 8 e i 17 anni) hanno messo a dimora, in ottobre, 250 piantine di abete bianco autoctono in alta Val Parma, sopra al Lago Santo. Una giornata che ha rappresentato il primo passo di “Un bosco per il pianeta”, un progetto davvero lodevole, il primo del genere nel Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, con una forte valenza educativa per i più giovani. Un’iniziativa da annoverare sicuramente tra le buone pratiche, nata grazie alla sinergia tra Sezione, Parco, Ente di gestione parchi e biodiversità Emilia occidentale, Consiglio nazionale delle ricerche e Regione Emilia-Romagna (quest’ultima ha donato le piantine). La bella domenica autunnale ha visto i protagonisti raggiungere l’area designata, guanti e palette nelle mani e scarponcini ai piedi, insieme ai genitori e agli Accompagnatori. Uno di questi ultimi, Saverio Borrini, racconta: «abbiamo suddiviso i ragazzi in sei gruppi e siamo arrivati a destinazione 24 / Montagne360 / dicembre 2020
seguendo itinerari diversi, così da garantire il distanziamento. I tecnici e gli esperti che erano con noi ci hanno poi istruito su come procedere alla piantumazione». I ragazzi hanno svolto il compito agevolmente: «è stato facile, dopo aver ascoltato le indicazioni di Simone», dice Giorgia. Il “Simone” citato è Simone Barbarotti, tecnico forestale incaricato dal Parco Nazionale, intervenuto insieme ad Antonia Cavalieri (Parchi Emilia Occidentale) e Andrea Piotti (ricercatore Cnr) per supportare giovani e giovanissimi nella messa a dimora. «Gli
«Abbiamo il compito di curare il nostro bosco affinché cresca bene, il prossimo anno torneremo tutti», affermano convinti Giulia, Lorenzo e Giada