NUOVE ASCENSIONI a cura di Carlo Caccia
Arrampicarsi sugli specchi Doppia avventura sulle placche e sugli strapiombi dell’Avancorpo del Cornetto di Salarno (2740 m, Adamello), dove Matteo Rivadossi e Simone Monecchi hanno aperto Borderline (280 m, VIII- e A3) e Utopia (250 m, VIII+/IX-) NELLA VALLE DELLE MERAVIGLIE Dici Adamello e i più pensano a una grande candida distesa, al più vasto ghiacciaio delle Alpi italiane che nel 2007 aveva una superficie di oltre 16,5 chilometri quadrati. E poi alla guerra bianca, con gli alpini protagonisti di incredibili episodi come la realizzazione di un tunnel nella massa glaciale tra il passo Garibaldi (3187 m) e il passo della Lobbia Alta (3045 m): uno scavo di 5,2 chilometri di lunghezza, completato nel dicembre 1917, per garantire i rifornimenti alle posizioni avanzate. Ma il gruppo dell’Adamello è anche altro: una faccenda forse più da intenditori, all’insegna di una roccia di qualità eccelsa. E il cuore di questa “faccenda” è la val Salarno: una meraviglia nel settore sud-occidentale del massiccio, accessibile da Saviore in val Camonica e chiusa in fondo, oltre il rifugio Prudenzini, dalla gran mole dei Corni di Salarno (3327 m). A nord, come scrive Pericle Sacchi (Adamello II, “Guida dei monti d’Italia”, CaiTci, 1986), non sono più di «tre cuspidi di poco affioranti dai ghiacci del Pian di Neve». Ma a sud i Corni di Salarno precipitano per 700 metri «con un’unica grandiosa parete di placche sovrapposte»: una «barriera granitica» violata da Vitale Bramani, Nino Oppio ed Elvezio Bozzoli-Parasacchi nel 1942, percorsa e ripercorsa da Marco e Paolo Preti e Mario e Massimo Roversi quattro decenni più tardi e salita anche da Matteo Rivadossi e compagni (via Tantrica) nel 1999. In alto, ai lati della parete, fanno capolino masse glaciali un tempo assai più poderose e a sinistra, con i suoi contrafforti e canaloni, sta il complesso Corno Miller (3373 m). Dall’altra parte della valle, a sudest dei Corni di Salarno, s’in76 / Montagne360 / dicembre 2020
nalzano da sud a nord il magnifico Corno Gioià (3087 m), il Corno Triangolo (3097 m) prediletto da Severangelo Battaini e il Cornetto di Salarno (3213 m), dalla cui vetta scende un lungo crestone sostenuto da notevoli pareti. «Qui – scrivono Paolo Amadio e Angelo Davorio nella guida Le vie del cielo (Alpine Studio, 2015) – si sono susseguite in vent’anni le vie di volta in volta considerate le più difficili del massiccio»: creazioni potenti come quelle, tra le altre, del già menzionato Rivadossi che nel 1994 fu tra gli artefici di Dottor Goretex e Mister Pile, nel 2009 completò Asterix + Obelix e nel 2011 firmò la celebre Gotica. PLACCHE E STRAPIOMBI: L’AVANCORPO DEL CORNETTO Ma perché ci siamo soffermati su queste
realizzazioni? Dove vogliamo arrivare? Non molto lontano, in verità, e per l’esattezza appena a sinistra delle placche di Gotica, sugli specchi rocciosi rotti da archi strapiombanti dell’Avancorpo del Cornetto di Salarno (2740 m). «Quando ci si trova per la prima volta ai piedi di questa vasta struttura – ecco ancora Amadio e Davorio –, il pensiero corre veloce alla metà degli anni Ottanta e ai suoi protagonisti. Persone che qui hanno vissuto i propri anni ruggenti plasmando sogni, rincorrendo linee e concretizzando intuizioni su queste argentee lavagne». A cominciare da Giacomo e Roberto Massussi – era il 1981 – per passare a Mario e Massimo Roversi, Silvio Fieschi, Sandro Zizioli, Alberto Damioli e a tutti i loro compagni, coautori di vie come Luna comanche, Granitomachia, Cicciolina for president