ALPINISMO
Verso il Grande Nord Norvegia 2022, avventura alla ricerca di cascate di ghiaccio da scalare e dell’aurora boreale: 4500 chilometri percorsi fra i ghiacci in tempo di pandemia di Elio Bonfanti - foto Archivio Bonfanti Bernardi
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opo l’infausta esperienza del 2019, fummo cacciati come appestati dall’albergo di Hemsedal dove alloggiavamo, abbiamo deciso di riprovarci. Per cui, armati di “Green pass” e fatta anche la registrazione telematica alla frontiera norvegese, rivelatasi poi perfettamente inutile (ci hanno fatto il tampone prima di entrare), siamo partiti alla volta del Grande Nord con un programma bello fitto, che aveva come obiettivi vedere i posti che non avevo visto nei miei precedenti sei viaggi nelle terre di Odino, scoprire cascate di ghiaccio a me sconosciute, fare dello scialpinismo e finalmente vedere questa benedetta aurora boreale. VENTI GIORNI FRA I GHIACCI Questo giro l’abbiamo affrontato in un modo totalmente nuovo, rimanendo sul posto per più di venti giorni e utilizzando per spostarci e dormire un piccolo camper adeguatamente attrezzato per i rigori dell’inverno norvegese. Così, contrariamente al solito weekend lungo stiracchiato sino al lunedì sera e poi via di corsa a casa, questa volta, complice il mio sessantesimo compleanno, ho deciso di regalarmi un percorso itinerante di 4500 chilometri che toccasse tutte le zone dove, proprio per la brevità dei miei precedenti viaggi, non ero mai riuscito ad andare. Bodo con i suoi 55 minuti di luce al giorno doveva essere il punto più a nord che avremmo toccato ma transitando per Oppdal, località posta tra Oslo e Trondheim, le numerose cascate poste ai bordi della strada ci hanno fatto desistere dall’intento. Questa località rimane abbastanza baricentrica rispetto alla zona circostante, dove è possibile, percorrendo pochi chilometri, trovare ghiaccio per tutti i gusti. Tra l’altro, si tratta di una delle poche zone della Norvegia che gode di una pubblicazione recente ed esaustiva di
34 · Montagne360 · marzo 2022
quanto possa offrire il circondario in termini di bellezza e difficoltà degli itinerari. Questo libro tratta sei differenti zone dove troviamo dai veri “mostri” di 700-800 metri di Litjdalen, alle più abbordabili salite di Drivdalen e Vistradalen. Purtroppo Sunndalen, uno di questi settori, è sul mare e nei giorni in cui eravamo presenti noi c’è stata una bolla di caldo che ha compromesso le strutture più facilmente raggiungibili. Per cui ci siamo dovuti accontentare di stare all’interno, dove per sei giorni il termometro non è mai salito oltre ai – 12. Come ho detto, da Oppdal l’idea era di salire ancora più a nord per vedere l’aurora boreale, ma più si sale e più drammaticamente diminuiscono le ore di luce disponibili per fare attività. Per cui anche se mi ero dotato di due fotoelettriche a batteria da mettere alla base delle cascate, abbiamo girato il nostro furgoncino verso sud e ci siamo diretti verso il distretto di Valdres, e precisamente ad Aurdal. Sarò certamente poco arguto ma, grazie alle relazioni che avevo in mano (disponevamo solo del materiale tratto dal sito Isklatring), ci ho messo un paio di giorni per orientarmi bene nella zona. Qui le pareti di Stavedalen e di Vang, rigate da decine di linee sono i masterpieces del luogo, ma anche tutte le altre cascate non sono da sottovalutare e poi – udite udite – molte di queste sono al sole!
Non abbiamo sciato né visto l’aurora boreale, ma abbiamo scalato molte cascate mediofacili alla portata di molti
A destra, sulla cascata Saujukulen