NUOVE ASCENSIONI
A CURA DI CARLO CACCIA
I confini dell’avventura Sono quelli a est, tra Italia e Slovenia e tra Italia e Austria, che per gli alpinisti significano Alpi Giulie e Alpi Carniche. E lungo i quali si innalzano cime come il Mangart e il Monte Canale, dove Roberto Mazzilis e compagni hanno firmato una triade di notevoli vie nuove
U
n libro diviso in due parti: la prima in sloveno e la seconda, identica, in italiano. In mezzo le foto, che dicono tutto senza bisogno di parole. Di tanto in tanto ci capita di consultarla, la alpinistični vodnik – guida alpinistica – di Peter Podgornik, e di fronte a immagini come quella della paurosa parete nord del Mali Koritniški Mangart – Piccolo Mangart di Coritenza – ci prende una sensazione strana: attrazione e repulsione, proprio così, che si confondono l’una nell’altra. Inseparabili come i fianchi delle montagne attraversate dai confini politici (a cui non badano): qui, sopra i laghi di Fusine nel cuore delle Alpi Giulie, e altrove. Il limes corre proprio lassù, lungo la cresta che dalla Ponza Grande (in sloveno Visoka Ponca, 2274 m) si sviluppa verso sud fino alla Véunza (Vevnica, 2340 m) e da lì piega a ovest precipitando a settentrione con la meraviglia di cui sopra: la Nord del Piccolo Mangart di Coritenza (2393 m) incisa dalla base alla vetta da quello che, forse, è il più straordinario diedro della catena alpina. Il sogno realizzato di Enzo Cozzolino e Armando Bernardini (prima salita, 1970), Ernesto Lomasti (prima solitaria, 1977) e Renato Casarotto (prima invernale, in solitaria, 1983). Il crinale prosegue solenne, in leggera ascesa, fino alla gran mole del Mangart (2677 m), il cui cupolone sommitale si staglia caratteristico nel cielo delle Giulie. «Secondo me – scrive Julius Kugy – se ne gode la più bella vista dallo sbocco del Vallone di Bartolo a ovest di Tarvisio e dalle alture a nord della Val del Fella. La cupola gigante s’incurva con meravigliosa armonia sopra le alture pittoresche di Val Romana, e se qualche banda di nebbia ondeggia intorno ai suoi fianchi o dalle sue pareti viene il riverbero del tramonto, la sua immagine si eleva ad un’impressione di bellezza veramente divina». 74 · Montagne360 · marzo 2022
La bastionata nord del Mangart fu salita per la prima volta nel 1906 da Georg Leuchs e Adolf Schulze, poi nel 1931 da Ettore Castiglioni, Leopoldo Gasparotto e Celso Gilber-
ti (la loro via presenta degli autentici “prati verticali”, molto pericolosi) e più recentemente, tra il 1995 e il 1999, dallo sloveno Filip Bence autore di diversi itinerari. Più