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Riprese di Mario Fantin per Italia K2 Nelle sale l’edizione restaurata del film sulla spedizione del ’54 guidata da Ardito Desio
E
sploratore con la macchina da presa – mestiere che ha praticamente inventato – Mario Fantin è famoso per le sue imprese sulle Ande peruviane, il massiccio del Paine, la Groenlandia, il Tibesti, l’Africa Occidentale. Ma, soprattutto, per la conquista italiana del K2 nella celebre spedizione guidata da Ardito Desio, organizzata dal Club alpino italiano, nel 1954. Una salita che ha inscritto il bolognese Fantin nella storia dell’alpinismo. Una sfida nella sfida, che riuscì a restituire agli occhi del mondo in immagini, utilizzando varie cineprese 16mm, un cavalletto, e pellicola 16mm Kodachrome. Le riprese arrivarono fino a 6560 metri, poi Fantin dovette fermarsi e istruì gli alpinisti per documentare la parte finale della scalata. Era la prima volta che si effettuavano riprese cinematografiche a quelle quote. Il materiale audiovisivo prodotto divenne il documentario Italia K2, firmato da Marcello Baldi. La prima del film, che avvenne il 25 marzo 1955 alla presenza del capo dello stato Luigi Einaudi, incassò 360 milioni di lire, poco meno di Grisbì di Becker e poco più del
Sopra, un’immagine della pellicola restaurata
6 · Montagne360 · marzo 2022
Delitto perfetto di Hitchcock. Un grande successo al botteghino per una pellicola unica che oggi viene riproposta nelle sale italiane. L’intero film Italia K2 restaurato sarà infatti presentato il 29 aprile 2022 in “anteprima assoluta” alla 70a edizione del Trento Film Festival (29 aprile – 8 maggio, www.trentofestival.it). In attesa di questo evento, è già al cinema Riprese di Mario Fantin per Italia K2 - Nuovo montaggio che, come la versione integrale del film, è un restauro realizzato dalla Cineteca di Bologna in collaborazione con il Centro di Cinematografia e Cineteca del Cai e con il sostegno del Ministero della Cultura. Le Socie e i Soci del Club alpino italiano avranno diritto all’ingresso ridotto al cinema presentando la tessera. «Il restauro dello straordinario racconto cinematografico di quell’impresa, Italia K2, del regista trentino Marcello Baldi, è un’altra grande impresa che come festival siamo orgogliosi di raccontare, in un’occasione speciale come il Settantesimo anniversario del più longevo festival internazionale di cinema e culture
di montagna», spiega Mauro Leveghi, Presidente del Trento Film Festival. Un plauso per la fattiva collaborazione tra il Centro di Cinematografia e Cineteca del Club alpino italiano e la Cineteca di Bologna nell’opera di restauro integrale di Italia K2 arriva anche da parte del Presidente generale del Cai Vincenzo Torti, che esprime un apprezzamento convinto anche al Trento Film Festival per come, nel corso della sua settantennale storia, e in particolare nell’ultimo decennio, «ha saputo esprimere e realizzare la diffusione di una cultura di montagna che non conosce confini, capace di guardare alle molte e differenti identità con rispetto, cogliendo di ciascuna quei tratti destinati a divenire patrimonio universale di umanità montana». La selezione e il montaggio del film Riprese di Mario Fantin per Italia K2 - Nuovo montaggio sono di Andrea Meneghelli, i testi delle didascalie di Marco Albino Ferrari, mentre la musica originale di Teo Usuelli è stata orchestrata e adattata da Daniele Furlati, per gentile concessione di Michele Dall’Ongaro. Il restauro in 4K ha utilizzato il reversal e il negativo colonna originali messi a disposizione dal Cai, integrati, per le porzioni lacunose, da un interpositivo. Come riferimento per il grading ci si è avvalsi di una copia d’epoca 35mm conservata dalla Cineteca di Bologna. Tutte le lavorazioni sono state effettuate presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata. «Lavorando al film ci siamo innamorati delle immagini di Mario Fantin, di cui nel 2021 è ricorso il centenario», spiega il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli. «Il restauro restituisce tutta l’emozione alle immagini girate da Fantin e all’impresa compiuta dagli uomini della spedizione, gli alpinisti e i ricercatori italiani, gli hunza, i pakistani, i portatori baltì».Ÿ