#cheauto! Settembre 2020

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Nr.

50

Settembre 2020

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IL VIAGGIO...

... dalla Campagnola alla Cullinan...


Nr.

50

Settembre 2020

IN QUESTO NUMERO

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#chefoto! #cheroba!

Il viaggio - VIDEO Fiat Campagnola - VIDEO

#chebella!

Renault Morphoz - VIDEO Ford Bronco - VIDEO

#chemacchina!

Subaru Forester - VIDEO


PRONTI A PERCORRERE LE STRADE DEL FUTURO.

Il mondo della mobilità sta cambiando e così pure l’esperienza di guida che i vostri clienti si aspettano. Il futuro della mobilità sta per essere riprogettato sulle ali di Monroe.

MONROEINTELLIGENTSUSPENSION.COM © 2 0 2 0 T E N N E C O E M E A B V B A , A D R I V ™ C O M P A N Y.


Nr.

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IN QUESTO NUMERO

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#cheleggenda! Honda Collection Hall

#chestoria! 100 anni Mazda

AMG: il turbo elettrico

Cheauto magazine Direttore Responsabile e Editore Vittorio Gargiulo

Periodico mensile digitale Via Pesa del Lino 2B 20900 MONZA info@cheautomagazine.com www.cheautomagazine.com Periodico non soggetto all’obbligo di registrazione ai sensi dell’art. 3-bis del Decreto Legge 103/2012

Pubblicazione online ILLIUM LLC (DANIA BEACH – FL – USA)

Responsabile redazione USA Niccolò Gargiulo Collaboratori Alessandro Camorali (stile & design) John Close (sport) Marco Cortesi Gian Maria Gabbiani (test) Salvo Venuti (off road) Grafica e Impaginazione Diego Galbiati

#cheauto

TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Tutti i materiali e i contenuti presenti in questa pubblicazione inclusi testi, fotografie, illustrazioni, video sono protetti da copyright e/o altri diritti di proprietà intellettuale. I materiali e i contenuti presenti su questo periodico si intendono pubblicati per un utilizzo personale e non commerciale del lettore. Il lettore accetta e garantisce di non copiare e/o distribuire integralmente o parzialmente i contenuti di questo periodico o di effettuarne un utilizzo commerciale. Il lettore accetta inoltre di non riprodurre, distribuire, mostrare, modificare, adattare, tradurre e derivare altri prodotti dal quanto pubblicato in questo periodico.





#chefoto!


DODGE CONTINUA AD ALZARE L’ASTICELLA DELLE PRESTAZIONI DELLA PIÙ MUSCOLOSA “QUATTROPORTE” DEL MONDO. SONO QUASI 800 INFATTI (PER LA PRECISIONE 797) I CAVALLI DELLA VERSIONE 2021 DELLA DODGE CHARGER SRT HELLCAT REDEYE. I CINQUE PASSEGGERI PER CUI È OMOLOGATA POTRANNO GODERE DI UN’ACCELERAZIONE PREPOTENTE (DA ZERO A 100 KM/H IN MENO DI TRE SECONDI) E DI UNA VELOCITÀ MASSIMA CHE SFIORA I 330 KM/H


#chefoto!

LAMBORGHINI HA RECENTEMENTE PRESENTATO ESSENZA SCV12, LA HYPERCAR DA PISTA IN EDIZIONE LIMITATA DI 40 ESEMPLARI, PROGETTATA DA LAMBORGHINI SQUADRA CORSE E DISEGNATA DAL CENTRO STILE INTERNO. DIRETTA DISCENDENTE DI VETTURE COME MIURA JOTA E DIABLO GTR, QUESTO “MOSTRO” È EQUIPAGGIATO CON IL PIÙ POTENTE MOTORE 12 CILINDRI ASPIRATO MAI SVILUPPATO DA LAMBORGHINI (BEN 830 CAVALLI!), ABBINATO A UN’AERODINAMICA ISPIRATA AI PROTOTIPI DA COMPETIZIONE E SOLUZIONI TECNICHE INEDITE. ESSENZA SCV12 NASCE PER UN ESCLUSIVO UTILIZZO IN PISTA



#chefoto!


LA MOSTRA DAL TITOLO EVOCATIVO “QUEI TEMERARI DELLE STRADE BIANCHE. NUVOLARI, VARZI, CAMPARI E ALTRI EROI ALLA CUNEO - COLLE DELLA MADDALENA”, A CURA DI GIOSUÈ BOETTO COHEN, RESTERÀ APERTA SUINO AL 29 SETTEMBRE PRESSO IL COMPLESSO MONUMENTALE SAN FRANCESCO A CUNEO. MAUTO (MUSEO NAZIONALE DELL’AUTOMOBILE DI TORINO) E IL COMUNE DI CUNEO SONO PROMOTORI DI UN’INIZIATIVA CHE CONSENTE LA DIVULGAZIONE DI UNA PARTE DI UN ARCHIVIO CONTENENTE CIRCA 40.000 LASTRE E PELLICOLE REALIZZATE DAL FOTOGRAFO PIEMONTESE ADRIANO SCOFFONE (1891-1980). IL PERCORSO ESPOSITIVO RACCONTA, ATTRAVERSO UNA SELEZIONE DI 80 SPLENDIDE IMMAGINI, LA SFIDA AUTOMOBILISTICA CUNEO - COLLE DELLA MADDALENA DEGLI ANNI TRA IL 1925 E IL 1930


#chefoto!

LA NUOVA BENTLEY BENTAYGA LASCIA A BOCCA APERTA. IL NUOVO DESIGN ESTERNO E GLI INCREDIBILI INTERNI (SEDILI E FINITURE COMPLETAMENTE NUOVI E MAGGIORE SPAZIO PER I PASSEGGERI) LA RENDONO UN PUNTO DI RIFERIMENTO DELLA CATEGORIA MENTRE IL SISTEMA DI INFOTAINMENT OFFRE UNA CONNETTIVITÀ NOTEVOLMENTE AUMENTATA. DAL CANTO SUO MOTORE A BENZINA V8, A DOPPIO TURBOCOMPRESSORE DA 4,0 LITRI, SVILUPPA 550 CV PER 770 NM DI COPPIA. LA NUOVA BENTAYGA V8 SARÀ SEGUITA DA MODELLI A PROPULSIONE IBRIDA E DA MODELLI PIÙ ORIENTATI ALLE ALTE PRESTAZIONI



#chefoto!


KARMA AUTOMOTIVE HA RECENTEMENTE ANNUNCIATO CHE LA SC2 È STATA NOMINATA “ROBB REPORT BEST OF THE BEST 2020” NELLA CATEGORIA CONCEPT CAR. L’AUTO È STATA PREMIATA PER IL SUO MIX ARMONIOSO DI DESIGN E ALTA INGEGNERIA. IL PROPULSORE DELLA SC2 EROGA BEN 1.100 CV, CAPACI DI SPARARVI DA ZERO DA 0 A 100 KM/H IN CIRCA 1,9 SECONDI. I MOTORI ELETTRICI GEMELLATI (MONTATI SIA ALL’ANTERIORE CHE AL POSTERIORE) FORNISCONO UNA POTENZA DI PICCO DI 800 KW, CON UNA COPPIA ALLE RUOTE DI 14.000 NM, MENTRE IL PACCO BATTERIA DA 120 KWH OFFRE UN’AUTONOMIA DI CIRCA 525 CHILOMETRI


#chefoto!


ERANO QUASI CINQUANTA LE ROSSE DI MARANELLO CHE HANNO LETTERALMENTE CONQUISTATO ROMA IN UN’ASSOLATA DOMENICA ESTIVA. UNA BELLA RIVINCITA DOPO MESI PASSATI CHIUSI IN CASA PER IL LOCKDOWN IMPOSTO DALLA PANDEMIA DA COVID-19. SI È TRATTATO DI UN EVENTO SPETTACOLARE ED INCREDIBILMENTE SENTITO, CHE HA VISTO PARTECIPARE EQUIPAGGI PROVENIENTI DA TUTTA ITALIA… OVVIAMENTE TUTTI LEGATI AL FERRARI CLUB PASSIONE ROSSA, GUIDATO DAL PRESIDENTE FABIO BARONE


#chefoto!

IL DEBUTTO DELLA SHOW CAR LYRIQ, UN CROSSOVER DI LUSSO DINAMICO, MODERNO E COMPLETAMENTE ELETTRICO SEGNA L’INGRESSO DI CADILLAC NEL CLUB DELLE “EMISSIONI ZERO”. IL SISTEMA DI PROPULSIONE E LE TECNOLOGIE DI SUPPORTO POSIZIONANO CADILLAC TRA I LEADER NELL’ELETTRIFICAZIONE, CONNETTIVITÀ E GUIDA AUTOMATIZZATA. IL CONCEPT LYRIQ È BASATO SULLA PIATTAFORMA DI VEICOLI ELETTRICI MODULARE DI NUOVA GENERAZIONE DI GM E GUIDATO DAL SISTEMA DI PROPULSIONE ULTIUM, POTENZIALMENTE IN GRADO DI OFFRIRE OLTRE 450 CHILOMETRI DI AUTONOMIA CON UNA CARICA COMPLETA


#ca!



La nuova rivista/mensile/digitale

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#che___! #cheroba

ROLLS-ROYCE PRESENTA IL FILM “INSPIRING GREATNESS”

il viaggio Un esploratore e un’automobile. E un viaggio, anzitutto attraverso se stesso prima che attraverso alcune delle zone più affascinanti e inospitali del pianeta… se non assumiamo rischi non falliamo e quando non falliamo non impariamo



#cheroba!

Si

chiamano “Inspiring Greatness” la serie di cortometraggi che Rolls Royce ha prodotto e dedicato ad alcune persone decisamente importanti; dei veri “fuoriclasse” ognuno nel proprio ambito. L’ultimo di questi film vede protagonista il pluripremiato fotografo ed esploratore americano Cory Richards. “Inspiring Greatness”, ovvero “grandezza ispiratrice”, ovvero un fondamentale nella filosofia di Rolls-Royce. Un fondamentale che si riflette in ogni attività: dalla costruzione “a mano” di ogni automobile al “Global Center of Luxury Manufacturing Excellence” a Goodwood, sino alla recente alla creazione di un’applicazione chiamata Whispers, che pone l’obiettivo di ispirare grandezza ai clienti di tutto il mondo. Il film esplora l’intuizione di Richards sull’assunzione di rischi e sulla ricerca della perfezione, come lo stesso Richards ha modo di spiegare nel breve video che trovate in questo servizio. Dall’infanzia al vertice dell’Everest (senza l’uso di ossigeno), la vita di Richards ha seguito un percorso a dir poco fuori dal comune.



#cheroba!



#cheroba!

Esploratore o fotografo? Difficile dirlo, forse la definizione più azzeccata è “fotografo di avventure”. La fotografia lo ha infatti portato in tutto il mondo. Dalle vette dell’Antartide (mai conquistate prima) alla magnificenza dell’Himalaya in Nepal, alle zone di guerra dimenticate di Angola, Uganda e Pakistan. Nel 2011 ha scalato il Pakistan Gasherbrum II, fatto che lo ha reso l’unico americano, e una delle poche persone al mondo, a scalare un picco di 8000 metri in pieno inverno. Fu nel corso di quella spedizione che sopravvisse a una tremenda valanga durante la discesa, quando scattò una straordinaria fotografia di se stesso pochi istanti dopo la tremenda disavventura. Il rapporto di Richards con la casa britannica risale invece al 2018, quando l’esploratore americano fu protagonista del film “The Final Challenge”, che seguì il suo viaggio in alcune delle parti più remote della Scozia, degli Emirati Arabi Uniti e degli Stati Uniti d’America a bordo di una Rolls-Royce Cullinan camuffata.



#cheroba!

Rolls-Royce Motor Cars è una consociata interamente controllata da BMW Group ed è una società completamente separata da Rolls-Royce plc, il produttore di motori aeronautici e sistemi di propulsione. Oltre 2.000 uomini e donne qualificati sono impiegati nella sede principale e nello stabilimento di produzione di Rolls-Royce Motor Cars a Goodwood, nel West Sussex, l’unico posto al mondo in cui auto di super-lusso sono interamente assemblate a mano

L’obiettivo di quella produzione video era di testimoniare la resistenza dell’automobile, portata sino all’estremo per dimostrane le capacità su tutti i tipi di terreno, prima del suo debutto mondiale a maggio 2018. Ma quando si parla del prestigioso brand anglosassone è importante fare alcune precisazioni. “Rolls-Royce Motor Cars” è interamente controllata del gruppo BMW e ha sede a Goodwood, nel West Sussex, dove lavorano oltre 2.000 persone. La produzione, con questo assetto sociale, è iniziata il 1 ° gennaio 2003 con la Phantom, il prodotto di lusso di punta. Da allora la gamma si è ampliata per includere molti altri modelli, sino al suv Cullinan, protagonista delle avventure di Cory Richards. La società attualmente ha mercato in cinquanta paesi e le vendite totali nel 2019 hanno superato le 5.000 auto. Attenzione però, “questa” Rolls non è da confondere con “Rolls-Royce plc”, che è invece un’azienda leader nella tecnologia industriale con stabilimenti produttivi in tutto il mondo



#cheroba!



#cheroba!

(sede principale a Londra) e che impiega circa 52.000 persone. Originariamente fondata nel 1906, Rolls-Royce Ltd è stata nazionalizzata nel 1971 (diventando Rolls-Royce 1971 Ltd) e inizialmente includeva la divisione automobilistica. Quest’ultima fu separata nel 1973, divenendo Rolls-Royce Motors Holdings Ltd, mentre la “madre” Rolls-Royce 1971 Ltd. fu privatizzata nel 1987, diventando Rolls-Royce plc. Rolls-Royce plc progetta e produce motori per aeromobili civili e militari, per navi e per una vasta gamma di applicazioni terrestri e marittime, compresa la generazione di energia. Rolls-Royce plc ha clienti in oltre 150 paesi, tra cui oltre 400 compagnie aeree, 160 forze armate, 70 marine e oltre 5.000 clienti nel settore dell’energia e del nucleare. Negli ultimi 60 anni ha anche progettato, fornito e supportato la centrale di propulsione nucleare che fornisce energia a tutti i sottomarini nucleari della Royal Navy britannica. Ma torniamo alla nostra storia: “Cory Richards è una persona straordinaria - commenta Torsten Müller-Ötvös, CEO di Rolls Royce Motor Cars La sua abilità dietro l’obiettivo è senza



#cheroba!

dubbio fuori dalla norma e “The Final Challenge”, che documentava la fase finale dei test della Cullinan, ne cattura perfettamente la sua filosofia del “si può fare ovunque”. Quello fu un episodio storico nella storia di Rolls Royce e ci fa molto piacere che sia stato catturato da un fotografo di così notevole talento. ” “Tutto ciò che faccio è guidato dall’assunzione di rischi - ha dichiarato Richards da parte sua - Se non assumiamo rischi, non falliamo e quando non falliamo non impariamo. Rolls-Royce, per me, significa la ricerca della perfezione, un’assoluta attenzione ai dettagli… che credo non abbia rivali su questo fronte. C’è la volontà di prendersi del tempo per creare qualcosa che non ha paragoni, che ci incoraggi a sognare ciò che possiamo essere capaci di realizzare.” “Inspiring Greatness” è una serie di film creati da Rolls-Royce, con episodi precedenti dedicati a grandi personaggi tra cui l’artista di immagini in movimento Refik Anadol, l’artista Dr. Esther Mahlangu e il fotografo di ritratti e moda Rankin, disponibili per la visione su www.rollsroycemotorcars.com


#ca!


#cheroba!

FIAT CAMPAGNOLA “ALGER - LE CAP”

Quella Campagnola fece la storia

Una delle pagine più avventurose dell’automobilismo del dopoguerra è stata scritta dalla Fiat Campagnola, capace di attraversare l’Africa da Sud a Nord in 11 giorni 4 ore 54’ 45”



#cheroba!

Quando

la Fiat era la Fiat (ovvero fabbrica Italiana Automobili Torino) e le sue vetture erano orgogliosamente “fatte in Italia”, si compì un’impresa che ancora oggi in pochi potrebbero ripetere e portare a termine senza problemi. Attraversare l’Africa tutta d’un fiato è infatti, tutt’ora, un viaggetto appena appena impegnativo… Ma prima di ripercorrere con la Campagnola le piste d’Africa facciamo un passo indietro. Nel 1950 l’Esercito Italiano bandì una gara per la fornitura di veicoli polivalenti per impieghi speciali (in inglese MPV, cioè Multi Purpose Vehicle), che ricalcassero lo schema della Jeep Willys, il fuoristrada impiegato dalla truppe americane durante la campagna europea del secondo conflitto mondiale. Alfa Romeo e Fiat parteciparono costruendo ciascuna il proprio prototipo di “A.R. 51”, secondo la denominazione militare italiana di Autoveicolo da Ricognizione modello 1951. L’esercito scelse la versione Fiat progettata da Dante Giacosa, perché risultò più semplice ed economica nella manutenzione. Iniziò così, nel 1951, la produzione su larga scala della vettura, che non fu prodotta solamente per l’impiego militare.



#cheroba!

Il nome Campagnola infatti fu scelto proprio con l’intento di promuovere un mezzo utile anche (se non soprattutto) per l’impiego agricolo. Il veicolo era dotato di un telaio in acciaio a longheroni e traverse, ponte rigido su balestre al retrotreno e sospensioni indipendenti, innovative per quel periodo, all’avantreno. Il motore (tipo 105) da 1901 cm3 erogava 53 Cv a 3.700 giri/minuto ed era accoppiato ad un cambio a 4 rapporti con riduttore, trazione normalmente posteriore con anteriore inseribile in aggiunta solo dopo l’innesto delle ridotte. Nell’autunno del 1951 la dirigenza Fiat decise, per scopi pubblicitari, di provare a battere il record di percorrenza da Città del Capo ad Algeri, attraversando l’Africa nel minor tempo possibile. La scelta del pilota cadde su Paolo Butti, forte dell’esperienza maturata nel corso di precedenti rally in terra d’Africa, affiancato da un collaudatore Fiat con profonda conoscenza della Campagnola, Domenico Racca, che si era occupato qualche tempo prima della messa a punto del prototipo destinato all’Esercito. La compagine era completata dalla moglie di Butti e dall’operatore cinematografico Aldo Pennelli. In realtà non si trattò “solamente” di percorrere il tragitto Città del Capo-Algeri bensì di effettuare prima il percorso al contrario, partendo da Algeri per raggiungere Città del Capo, organizzando via via le tappe ed i punti di rifornimento per il raid vero



#cheroba!



#cheroba!

Attive dal 2015 presso la sede di Abarth & C. in via Plava a Torino, le Officine Classiche di FCA ospitano le attività di riparazione, restauro e certificazione delle auto storiche di FCA, sia quelle dei collezionisti sia quelle appartenenti alla collezione di FCA Heritage. L’accuratezza degli interventi è garantita dall’utilizzo dei dati di produzione e dei disegni tecnici originali, custoditi negli archivi aziendali. Qui i possessori di vetture storiche Alfa Romeo, Fiat, Lancia e Abarth possono trovare competenze e standard qualitativi unici a disposizione della loro passione. Oltre agli interventi di restauro e riparazione, le Officine Classiche procedono alle attività legate alla “Certificazione di autenticità”. Dopo aver analizzato in dettaglio la vettura in esame FCA Heritage attesta l’autenticità dell’auto d’epoca, evidenziandone il valore

e proprio; per i componenti dell’equipaggio fu quindi una doppia traversata nord-sud-nord del continente africano. Racca e Butti utilizzarono due identiche Campagnole, una per ciascuna tratta, in modo da poter avere quella “fresca”, spedita da Torino, per il tentativo di record. Il viaggio di andata fu portato pertanto a termine con una “A.R. 51” dotata di carrello per l’apparecchiatura cinematografica, per poi utilizzare la vettura gemella “nuova” nella tratta di ritorno, da Città del Capo ad Algeri, e tentare di stabilire il record. Per quell’epoca si trattava davvero di un’avventura epica, tanto per le condizioni avverse del vasto e vario territorio africano, quanto per l’isolamento a cui fu costretto il team durante le tratte più impervie. Venne scelta una versione a passo lungo della Campagnola, con carrozzeria speciale chiusa, attrezzata con un robusto portapacchi sul tetto, due fari ausiliari sui parafanghi, taniche per la benzina ancorate alla carrozzeria, pala, diversi ricambi meccanici tra cui una balestra intera, fissata al paraurti anteriore. FIAT la Campagnola recitava la scritta sulla portiera, mentre sulle fiancate correva la scritta Algeri – Città del Capo e ritorno, in italiano e francese. Non basterebbe un libro per descrivere quell’impresa, contrassegnata da insormontabili problemi



#cheroba!

causati dalle pessime condizioni del percorso, spesso reso pressoché impraticabile dalle più che abbondanti precipitazioni, che erano in grado di trasformare in pochissimo tempo sottili rigagnoli in veri e propri fiumi, impossibili da guadare. In molte zone dell’Africa era inoltre vietato circolare di notte (e lo è ancora oggi) e questo elemento costituiva un ulteriore ostacolo per il tentativo di stabilire il record. Superata persino la neve, sulle cime del piccolo Atlante, la Campagnola raggiunse finalmente il traguardo, presidiato dal cronometrista dell’Automobile Club Francese, attorno al quale si era radunata una gran folla. Il viaggio era stato compiuto in 11 giorni 4 ore 54’ 45”: un record tuttora imbattuto! Resta un piccolo mistero sulla distanza percorsa: sulle mappe di allora si calcolarono 14.193 km, ma il contachilometri della Campagnola indicava di averne percorsi ben 15.256… e non era una differenza di poco conto. FCA Heritage conserva nella sua collezione l’eroica Campagnola del record, che fa bella mostra di sé all’Heritage HUB di Torino per ricordare l’impresa ed il record e sottolineare (a quasi settanta anni dalla spedizione) la solidità di un veicolo che è stato in grado di compiere una traversata continentale che resterà per sempre impressa nella storia dell’automobile.


#ca!


#chebella!

I TRANSFORMERS

SONO TRA NOI !

RENAULT MORPHOZ & RENAULT KOLEOS CHI NON È DEL MESTIERE NE RIMANE AFFASCINATO, MA CHI È DEL MESTIERE (COME CHI SCRIVE) NE RIMANE AMMIRATO. C’È TANTA MAESTRIA INFATTI NELL’UTILIZZO DI SOLUZIONI ESTETICHE ADATTE ALLO SCOPO FINALE SENZA PERÒ SEMBRARE DEDICATE A QUESTO. OGNI DETTAGLIO DELLA RENAULT MORPHOZ, UNA VOLTA SVELATO IL TRUCCO, ASSUME LA PROPRIA FUNZIONE, RIVELANDO UNO STUDIO PRIMA ANCORA CHE UN VEZZO STILISTICO, LA NATURA E LA FUNZIONE DI UNA VERA CONCEPT CAR! IL TUTTO SENZA PERDERE IL “FAMILY FEELING” RENAULT, CHE RITROVIAMO NELLA ATTUALISSIMA KOLEOS

di Alessandro Camorali (titolare di Camal Studio e docente IAAD)



#chebella!

hi ha vissuto gli anni 80 da bambino come il sottoscritto non potrà aver pensato ad altro vedendo la Renault Morphoz: finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di portare all’estremo il concetto di design, trasformando i sogni in realtà! Un’automobile che muta, si trasforma, disillude la propria realtà cambiando pelle e utilizzo attraverso tanta tecnologia ma anche grazie ad una buona gestione estetica. Un’impresa davvero non facile per i designer transalpini. Detto che questa showcar potrebbe già essere, così com’è, tra le migliori degli ultimi anni in termini assoluti di forme, proporzioni e dettagli, va però sottolineato che esistono motivi ben più curiosi per accaparrarsi il titolo di auto più concept tra le concept, la più bella del reame! Le sue sembianze da SUV sportivo e compatto utilizzano un buon equilibrio tra superfici morbide e teorici netti, a volte anche troppo veloci ad intervallarsi. Il fianco si sviluppa come un’estrusione a sezione stondata, che termina anteriormente in un parafango monolitico verticale ritagliato in modo dinamico. Questo “trucco” dei designer è sicuramente uno dei punti forti, insieme alla forma del brancardo/minigonna laterale, da tenere a mente durante la trasformazione!. Il frontale è inquadrato in linee orizzontali dall’alto verso il basso e intervalla sezioni positive a negative, in un gioco di luci e ombre che risalta il brand a losanga. Lateralmente invece dominano le linee verticali, per enfatizzare meglio l’assieme calandra/ proiettori. Il tutto è reso ancora più sportivo e piazzato a terra grazie ad un paraurti nero trapezoidale nella zona



#chebella!



#chebella!

bassa, che offre una lettura diagonale alla parte inferiore laterale del parafango. Il posteriore ha le stesse formule usate sul davanti, anche in questo caso la zona del fanale cattura tutte le attenzioni prima della magia.

RENAULT KOLEOS PUÒ CONTARE SU UNA DOTAZIONE COMPLETA DI DISPOSITIVI DI ASSISTENZA ALLA GUIDA QUALI L’ALLERTA DI SUPERAMENTO DELLA LINEA DI CARREGGIATA, IL SENSORE DI ANGOLO MORTO, IL RICONOSCIMENTO DELLA SEGNALETICA, LA COMMUTAZIONE DEGLI ABBAGLIANTI/ANABBAGLIANTI AUTOMATICA E IL PARCHEGGIO MANI LIBERE. NON MANCANO L’ADAPTIVE CRUISE CONTROL (DI SERIE SU TUTTE LE VERSIONI) E IL SISTEMA DI RILEVAMENTO DELLA STANCHEZZA DEL CONDUCENTE. INFINE IL DISPOSITIVO DI FRENATA ATTIVA DI EMERGENZA, CHE COMPRENDE UNA NUOVA FUNZIONE DI RICONOSCIMENTO DEI PEDONI IN CITTÀ. A SECONDA DELLE VERSIONI KOLEOS PUÒ ESSERE DOTATO DI FARI A LED PURE VISION, CHE FUNGONO CONTEMPORANEAMENTE DA ABBAGLIANTI E ANABBAGLIANTI. DI NOTTE, QUESTA TECNOLOGIA SI RIVELA IL 20% PIÙ POTENTE DELLE LUCI ALOGENE TRADIZIONALI

Fino a qui potreste dire: normale amministrazione su una concept car… ma Renault Morphoz non ha ancora offerto il meglio del proprio repertorio… Con un tasto infatti questa vettura prende vita, riportandoci allo stupore provato alla visione della BMW Gina, forse tra le prime del suo genere, una trasformazione però non solo di stile in questo caso, ma anche di utilizzo e di segmento. Ad un tratto l’auto è immobile fino al parafango anteriore che, come per magia, inizia a muoversi con le ruote anteriori scoprendo una porzione di fianco ancora celata. La prima sensazione è quella di aver toccato qualcosa di sbagliato, azionando qualche trappola come in un film di Indiana Jones. Tutto inizia a muoversi, gli occhi sono catturati dal frontale e dal posteriore che, attraverso un gioco di incastri e all’allungamento in avanti del pianale, cambiano non solo la propria lunghezza (passa da metri 4,40 a 4,80) ma anche l’aspetto, regalando alla Morphoz un “upgrade” di segmento e un sicuro aumento di confort sia in termini di guidabilità che di comodità degli occupanti per le lunghe percorrenze. Gli interni sono ancora molto concettuali ma sicuramente sono un banco di sperimentazione per i trattamenti e le tecnologie che verranno prossimamente inseriti nei modelli di produzione. Sedili singoli ed avvolgenti calcano la strada delle ormai consuete poltrone della nuova generazione di showcar,


LA 4X4 X-TRONIC INITIALE PARIS CHE ABBIAMO PROVATO VI ACCOGLIE IN UN ABITACOLO MOLTO SPAZIOSO E DI GRANDE COMFORT. LE FAMIGLIE NUMEROSE POTRANNO QUINDI AFFRONTARE LUNGHI E SILENZIOSI VIAGGI. I CONSUMI NON SONO PARTICOLARMENTE “RISPARMIOSI”, COMPLICE FORSE IL FORTE IMPATTO AERODINAMICO (4.67 METRI DI LUNGHEZZA, 1,84 DI LARGHEZZA E 1,66 DI ALTEZZA) E IL PESO CONSIDEREVOLE. SE UTILIZZATE LA MODALITÀ “AUTO” I SENSORI SORVEGLIANO COSTANTEMENTE ACCELERATE, STERZATE, TRASFERIMENTI DI CARICO, ECC.. NE CONSEGUE UNA GESTIONE CONTINUA DELLA COPPIA TRA LE RUOTE ANTERIORI E POSTERIORI AL FINE DI NEUTRALIZZARE AFFETTI QUALI SOTTOSTERZO O SOVRASTERZO. LA SENSAZIONE È DI UNA BUONA TENUTA DI STRADA IN OGNI SITUAZIONE, ANCHE GRAZIE ALL’OTTIMA GESTIONE ELETTRONICA DEL CAMBIO AUTOMATICO. PER CONTRO I FRENI TENDONO UN FILINO AD AFFATICARSI IN SITUAZIONI PARTICOLARMENTE GRAVOSE. IN MODALITÀ LOCK (4X4) IL DIFFERENZIALE CENTRALE È BLOCCATO E GARANTISCE UNA RIPARTIZIONE 50/50 DELLA COPPIA TRA RUOTE ANTERIORI E POSTERIORI. QUESTA OPZIONE PUÒ SERVIRE IN CONDIZIONI DI SCARSA ADERENZA (NEVE, FANGO, SABBIA) E SI DISATTIVA AUTOMATICAMENTE SE SI SUPERANO I 40 KM/H. IN QUESTA MODALITÀ KOLEOS MOSTRA ANCHE CAPACITÀ OFF ROAD PIÙ CHE SUFFICIENTI PER UN SUV


#chebella!



#chebella!

il display frontale all digital è concentrato sul guidatore dove un volante compatto fa intuire il prossimo futuro della guida autonoma. Infine contrasti e colori forti nella scelta degli allestimenti e materiali sottolineano l’animo di questa proposta del brand francese, votato al divertimento e alla famiglia. E analizzando nel dettaglio Koleos, il più grande dei suv Renault, non si può fare a meno di notare i tratti in comune che caratterizzano il travaso stilistico e l’upgrade tecnologico derivante dal concept Morphoz. Il volume, i trattamenti di fiancata e il parafango anteriore monolitico sono ben riconoscibili e spezzano in due l’auto sull’anteriore, rendendola più determinata. Le sezioni sul frontale e sul posteriore della Koleos richiamano molto trattamenti utilizzati sul concept, anche se ovviamente meno estremizzati, a causa delle esigenze omologative e di utilizzo. Gli interni della Koleos, infine, hanno subito (come tutti) una trasformazione tecnologica importante, lavorando molto sul digitale. Il sistema multimediale e di navigazione R-LINK 2, ad esempio, viene proposto in due formati di display orizzontale da 7” o verticale da 8,7”, secondo le versioni. Compatibile con Apple CarPlay e Android Auto, la funzione di Smartphone Replication sullo schermo si attiva in modalità verticale. Il nuovo Koleos dispone anche di una funzione di riconoscimento vocale (il comando di attivazione è sul volante) per gestire la navigazione, la telefonia, le App, la lettura delle e-mail e la radio. Più che rimarchevoli anche le soluzioni di allestimenti, con materiali di qualità e colori variegati che puntano ad un mondo “premium”… ma ad un prezzo abbordabile.



#chebella!

KOLEOS ADOTTA UNA NUOVA GENERAZIONE DI MOTORI BLUE DCI RENAULT DOTATI DI UN SISTEMA DI RIDUZIONE CATALITICA SELETTIVA (SCR) CONSIDERATO COME IL PIÙ PERFORMANTE PER IL POST-TRATTAMENTO DEGLI OSSIDI DI AZOTO (NOX). QUESTA TECNOLOGIA ABBATTE LE EMISSIONI DI PARTICOLATI FINI SENZA ALCUN IMPATTO A LIVELLO DI PERFORMANCE. I PROPULSORI OFFRONO DUE LIVELLI DI POTENZA: IL BLUE DCI 150 X-TRONIC (PROPOSTO CON 2 RUOTE MOTRICI) E IL BLUE DCI 190 X-TRONIC ALL MODE 4X4-I, CON UNA POTENZA MAGGIORE A SUPPORTARE LA TRAZIONE INTEGRALE. NON VA DIMENTICATO CHE KOLEOS È CUGINA STRETTA DELLA NISSAN X-TRAIL E PRESENTA QUINDI UNA CAMBIO E TRASMISSIONE 4X4 DI SICURA AFFIDABILITÀ. LA TRASMISSIONE X-TRONIC OFFRE UN’ESPERIENZA DI GUIDA FLUIDA, ELIMINANDO I VUOTI DI ACCELERAZIONE. IL CONDUCENTE HA COMUNQUE LA POSSIBILITÀ DI OPTARE PER LA MODALITÀ SEQUENZIALE A 6 RAPPORTI PER RITROVARE LE SENSAZIONI PIÙ FORTI DI ACCELERAZIONE E FRENO MOTORE


#ca!


#chebella!

NUOVA FORD BRONCO

INTO THE WILD di Alessandro Camorali (titolare di Camal Studio e docente IAAD)


IL SUO ASPETTO È FORTE E RIPORTA SUBITO AI VALORI “ICONICI” DEL NOME BRONCO. I PROGETTISTI E GLI STILISTI FORD HANNO LAVORATO SPALLA A SPALLA PERCHÉ IL RISULTATO FOSSE UN PERFETTO MATRIMONIO TRA VINCOLI TECNICI E SOLUZIONI STILISTICHE


#chebella!

ALLA BASE DELLE “ABILITÀ” DEL NUOVO BRONCO C’È L’ESCLUSIVO TERRAIN MANAGEMENT SYSTEM, PROGETTATO PER AIUTARE I CONDUCENTI A “NAVIGARE” SU QUALSIASI TIPO DI TERRENO. SONO PREVISTE FINO A OTTO MODALITÀ SELEZIONABILI, TRA CUI NORMAL, ECO, SPORT, SLIPPERY E SAND, CON L’AGGIUNTA DELLE SELEZIONI BAJA, MUD/RUTS E ROCK CRAWL PER LA GUIDA IN FUORISTRADA IMPEGNATIVI. INOLTRE SONO DISPONIBILI DUE OPZIONI 4X4: UNA CONFIGURAZIONE DI BASE E UNA 4X4 AVANZATA. L’OPZIONE DI BASE UTILIZZA UN SISTEMA DI TRASFERIMENTO ELETTRONICO DELLA TRAZIONE A DUE VELOCITÀ, MENTRE IL SISTEMA AVANZATO OPZIONALE DISPONE DI UN SISTEMA DI TRASFERIMENTO ELETTROMECCANICO A DUE VELOCITÀ, CHE AGGIUNGE ANCHE UNA MODALITÀ AUTOMATICA

a parola giusta con cui mi sento di iniziare è… finalmente! Stavamo assistendo da anni ad una tendenza generale delle case automobilistiche ad assecondare il marketing e i trend della moda, senza mai fermarsi un attimo a riflettere sulle proprie origini. Sì, perché di questo si stratta, un brand nasce e diventa famoso per un motivo, incontra il gusto dei propri clienti e la loro fedeltà grazie ad un’identità, spesso forte e non per tutti. Questo era il mondo delle auto nei primi cento anni dalla propria nascita. Ogni brand era forte in qualcosa, si distingueva per la meccanica, per l’estetica, per il lusso o anche solo per lo status di lifestyle che il marchio infondeva nei clienti e nelle campagne pubblicitarie. Poi le vendite sono iniziate a calare, il mercato a diventare stretto per tutti i vecchi brand… a cui si ne aggiungevano di nuovi, anno dopo anno. Per accattivarsi nuovamente il favore dei clienti le case automobilistiche commisero, a mio avviso, uno dei più grandi errori nella storia del settore: dare troppo ascolto al marketing. Iniziarono a seguire freddi numeri e un gusto “di massa” generalizzato, sacrificando spesso i punti forti del proprio retaggio storico. Un esempio lampante di quanto sto dicendo lo abbiamo tutti sotto gli occhi con Land Rover e il suo nuovo Defender. Ma in generale troviamo un appiattimento, una tendenza ad uniformare target e stilemi da parte di quasi tutte le case automobilistiche, siano esse nate per l’offroad o come supercar sportive...



#chebella!

Alla fine tutte cadono nella trappola del SUV, il veicolo più venduto nei mercati di tutto il mondo. In termini di stile questo significa diluire il siero dell’identità del brand con tanta semplice acqua commerciale. Forme standardizzate e nessun azzardo nella guerra dei numeri di mercato! Anche la Ford stessa è clamorosamente caduta in un’aberrazione simile, trasformando una “pony car” come la Mustang in una crossover elettrica! In un percorso catartico però ha deciso, allo stesso tempo, di riportare in vita un’icona del passato, una regina dell’outdoor, il Bronco. Non una semplice Ford ma quasi un marchio a se stante. Le persone che vivono in Asia o nel vecchio continente forse non possono percepire appieno quanto questa icona americana porti con sè tutta una cultura di lifestyle, capace di cavalcare generazioni di americani, quelli autentici che vivono l’esperienza più “wild” del vasto e vario territorio che li ospita.

POTENZA E COPPIA INVIDIABILI SI RAGGIUNGONO GRAZIE AL MOTORE ECOBOOST V6 DA 2,7 LITRI, CAPACE DI 310 CAVALLI E 542NM DI COPPIA, MENTRE L’ECOBOOST DA 2,3 LITRI QUATTRO CILINDRI RAGGIUNGE UNA COPPIA DI 420 NM CON UNA POTENZA DI 270 CAVALLI. PER ARRAMPICARSI AGEVOLMENTE IN OFF ROAD A BASSA VELOCITÀ, GLI INGEGNERI AMERICANI HANNO SFORNATO UN INEDITO CAMBIO MANUALE A 7 VELOCITÀ (6 + 1). DA PARTE SUA IL CAMBIO AUTOMATICO SELECTSHIFT A 10 RAPPORTI, SEMPLIFICA LA GUIDA SU STRADA E FUORISTRADA

Il suo aspetto è forte, la linea squadrata infonde solidità e modularità, due aspetti fondamentali per un progetto come questo. Fin da subito. Le innumerevoli personalizzazioni che può avere questo veicolo lo rendono adatto ad ogni scopo, il matrimonio tra vincoli tecnici e soluzioni stilistiche qui è spinto all’estremo, senza troppi fronzoli. Non esiste un’area sul Bronco che non sia stata pensata per essere utilizzata. Il frontale iconico non delude i nostalgici, viene rinfrescato in chiave moderna ma ne mantiene la calandra nera a sviluppo orizzontale,



#chebella!



#chebella!

IL BRONCO È DA SEMPRE UNO DEI FUORISTRADA PIÙ APPREZZATI DAGLI AMANTI DEL RESTO MOD. IN QUESTO SPETTACOLARE ESEMPLARE DEL 1977 I RESTAURATORI HANNO PUNTATO SOPRATTUTTO SUL LUSSO INTERNO E SULLE FINITURE ESTERNE, DAVVERO RIMARCHEVOLI. LA VERNICE SCELTA ARRIVA DAL CATALOGO HARLEY DAVIDSON (SI CHIAMA ROOT BEER BROWN). IL MOTORE È UN FORD COYOTE 5.000 ACCOPPIATO AD UNA TRASMISSIONE AUTOMATICA FORD 4R70W A QUATTRO RAPPORTI. LE SOSPENSIONI SONO COMPLETAMENTE NUOVE (AMMORTIZZATORI RANCHO) COME PURE IL SISTEMA DI SOLLEVAMENTO

dove fari rotondi trapassati da un fregio orizzontale cromato completano la figura. Dal canto suo la scritta Bronco troneggia nel mezzo a lettere cromate e distanziate tra loro. Fiancata e cofano mantengono superfici dallo sviluppo e dalle sezioni squadrate ma allo stesso tempo ammorbidite nelle giunzioni per avvicinarsi al linguaggio moderno. Parti in plastica nera contornano gli archi ruota e definiscono le forme dei paraurti anteriore e posteriore mantenendo una linea di divisione orizzontale con la carrozzeria molto alta, a sottolineare la natura off road del mezzo. La nota di stile iconico la troviamo inoltre nella zona parabrezza e tetto, dove il bicolore dona importanza al giro anteriore intorno al vetro, verniciato come la carrozzeria, e relega tutta la parte alta posteriore del veicolo a “campo neutro” per la modularità delle versioni, non tralasciando ovviamente il richiamo alla storica progenitrice. E dopo la Jeep Wrangler finalmente un’altra vettura di serie che offre la possibilità di togliere le portieree! Il Bronco infatti ha diverse opzioni in tal senso, sia se vi piacciano o che le troviate superflue. Esiste anche una via di mezzo, con sportelli senza vetri e forati per la maggior parte, che fungono più da ornamento che non da utile protezione. Potrei riempire altre pagine descrivendo solo la moltitudine di accessori previsti da Ford su questa vettura... La modularità prevede una infinità di combinazioni che hanno come unico limite la fantasia del cliente. Canne da pesca sul cofano, scalette e corsie di fissaggi, con tetto o completamente scoperta, ruote giganti (può montare delle enormi 35 pollici)



#chebella!

e roll-bar a vista sono solo alcuni dei “non compromessi” che si possono avere su questa nuova Ford. Unica nota migliorabile, a parer mio, poteva essere ciò che si vede di telaio eliminando le portiere, ancora troppo tecnico e poco curato per un progetto nato anche con questo intento. Gli interni sono lineari e dai tratti duri ma non per questo banali. Una plancia a sviluppo orizzontale e dal volume verticale con un ampio monitor centrale dona imponenza e sicurezza alla zona guida e passeggero, completata da un tunnel centrale che ospita cambio, porta bicchieri e un ampio bracciolo. I sedili sono ampi e a prima vista comodi. Tutto richiama, ove possibile, la storica Bronco. Il mio pensiero finale è che Ford abbia fatto centro con questo progetto, andando a rispondere ad una crescente fetta di mercato di giovani clienti pronti per avventure urbane e non. Un target di sportivi e viaggiatori dall’animo “green”, che non vogliono investire cifre impossibili per l’acquisto di una vettura o a cui le finiture di pregio ancora non importano... Ricordiamo infatti che il Ford Bronco sarà acquistabile da una cifra intorno ai 30.000 dollari nella versione base e che quasi sicuramente sarà presto disponibile anche in versione ibrida, viste le politiche recenti Ford. Sì può facilmente capire come molti, soprattutto sul mercato interno USA, vedranno in questo fuoristrada una valida alternativa a Land Rover o Jeep, assai costosi e ormai un po’ lontani dalle caratteristiche che li resero iconici per i rispettivi brand.



#chebella!


#ca!


#chemacchina!

Subaru Forester e-BOXER

THE FREE AND THE BRAVE LA SUBARU FORESTER È PROBABILMENTE L’ANTESIGNANA DEI SUV/CROSSOVER E SI MANTIENE GIOVANE CON UN DESIGN AGGRESSIVO E PERSONALE, NUOVI SISTEMI FUNZIONALI QUALI L’IBRIDO E-BOXER E TANTA ATTENZIONE ALLA SICUREZZA di Marco Cortesi



#chemacchina!

ANCHE NELLA VERSIONE E-BOXER, LA FORESTER È STATA RICONFERMATA CON IL PUNTEGGIO MASSIMO DI CINQUE STELLE EURONCAP NEL 2019. HA FATTO REGISTRARE PRESTAZIONI ECCEZIONALI IN TUTTE E QUATTRO LE AREE DI VALUTAZIONE (OCCUPANTI ADULTI, OCCUPANTI BAMBINI, UTENTI VULNERABILI DELLA STRADA, SAFETY ASSIST) E HA OTTENUTO IL RISULTATO MIGLIORE DI SEMPRE NELLA CATEGORIA “PROTEZIONE DEGLI OCCUPANTI ADULTI”, OLTRE CHE IL MIGLIOR RISULTATO ASSOLUTO NEI TEST RELATIVI AI BAMBINI. A LIVELLO GLOBALE LA FORESTER HA GIÀ OTTENUTO IMPORTANTI RICONOSCIMENTI: IN GIAPPONE HA VINTO IL GRAND PRIX AWARD PER AVER OTTENUTO IL PUNTEGGIO PIÙ ALTO DI SEMPRE (96,5 PUNTI SU 100) NEL JAPAN NEW CAR ASSESSMENT PROGRAM (JNCAP)

ubaru Forester è la macchina perfetta per un armageddon. Pensateci: ha tanto spazio, è affidabilissima, comoda ed è ragionevolmente scattante. Ha una trazione che la porta ovunque con cui sfuggire agli zombie è un attimo. Sembra una macchina progettata e pensata per qualcuno che, ritrovatosi su un pianeta ostile, deve sopravvivere a tutti i costi. Non per altro, in molte zone è utilizzata per forme di servizio pubblico dalla natura estrema. Dalla Guardia Medica, che deve intervenire anche in campagna e montagna, al Corpo Forestale dello Stato. Per non parlare di coloro che affrontano la sfida più estrema di tutte in particolare nel belpaese, la… Guardia di Finanza. Dopo averla guidata non è difficile immaginarsi perché sia così apprezzata. Ha ottime doti da utilizzare in ambiti diversi e sulle quali si può fare sempre affidamento. Ma, nonostante tutte queste caratteristiche evidenti, la Forester è stata sin da subito così avanti che ha rischiato per pochissimo di venire tagliata fuori dal proprio tempo, in un mondo in cui “crossover” ancora non significava nulla. E’ un rischio che hanno corso diverse vetture avveniristiche, magari poi rivalutate quando era troppo tardi. Cosa ha salvato invece la Forester? Probabilmente, deve ringraziare i montanari e gli abitanti delle campagne DOC, coloro che, almeno in Italia, l’hanno amata per primi. Anzi, c’è stato un periodo in cui la Forester era diventata la “macchina ufficiale” dell’andare in montagna, senza però nel contempo diventare un



#chemacchina!

prodotto da “fissati”, una di quelle cose che ti fa guardare come uno stramboide. E’ stata in grado di adattarsi allo stile di una nicchia, ma nel contempo imponendo il proprio stile, la propria nicchia.

LA TRAZIONE INTEGRALE PERMANENTE SI VALE, OLTRE CHE DELLA PARTE MECCANICA, DI UN SISTEMA DI TORQUE VECTORING ATTIVO, UNA VERA ECCELLENZA UTILIZZATA PER AVVANTAGGIARE LA SICUREZZA SUI FONDI DIFFICILI. LA FUNZIONE X-MODE (DI SERIE) AIUTA SUI FONDI DIFFICILI ED È ATTIVABILE TRAMITE UNA MANOPOLA POSTA SUL TUNNEL CENTRALE. LAVORA SUI PRINCIPALI COMPONENTI DELLA VETTURA: MOTORE, SISTEMA DI TRAZIONE INTEGRALE AWD E IMPIANTO FRENANTE. QUANDO NECESSARIO IL PROGRAMMA X-MODE SPOSTA LE SOGLIE DI INTERVENTO DEI SISTEMI IN MODO COERENTE. IL SISTEMA HA DUE OPZIONI: NEVE/STERRATO LEGGERI OPPURE NEVE/FANGO PROFONDI, DOVE LE RUOTE POSSONO RIMANERE BLOCCATE. QUANDO L’X-MODE È ATTIVO È DISPONIBILE ANCHE LA FUNZIONE HILL DESCENT CONTROL, CHE MANTIENE COSTANTE LA VELOCITÀ LUNGO LE DISCESE PIÙ RIPIDE E SCIVOLOSE

Una parte importante la gioca anche la sua concezione. Per quanta tecnologia si sia riusciti ad infilarci, la Forester è sempre stata vista come una macchina prettamente e prevalentemente meccanica, studiata e ragionata… e quando una vettura si basa su solidi concetti tecnici, difficilmente verrà snobbata. Dalla trazione integrale permanente, al telaio a culla, la Forester è anzitutto ingranaggi prima che centraline, senso pratico prima che bit elettronici. In altre parole, pur se crossover, dà l’impressione di essere schietta, onesta, sincera e anche per questo, è stata rispettata per le proprie doti tecniche anche da coloro che in teoria non erano i clienti “tipo”. Non è raro sentir dire: “Io detesto crossover esuv, ma la Forester…”. E questa, si può affermare tranquillamente, è la sua più grande vittoria. All’esterno la Forester punta ad andare oltre il concetto di crossover, presentandosi con un impatto più vicino a quello di un suv, anche paragonata alle generazioni precedenti. Il richiamo più importante nel linguaggio di design sono proprio le protezioni in plastica e alluminio sotto i paraurti, che si estendono però sino a raggiungere e coprire gli archi ruota. All’anteriore, emerge il muso aggressivo che però presenta anche elementi più ricercati come i fendinebbia “incastonati” da cornici cromate e lavorate: anche l’occhio vuole la sua parte.



#chemacchina!

La linea laterale è massiccia ma ben lavorata, fluida e acquista una personalità molto distinta, anche in questo caso con un’aria da suv… di quelli aggressivi. Al posteriore si gioca col colore nero della cornice lunotto che si estende fino quasi a ricomprendere i fanali conferendo maggiore profondità. Anche l’interno riprende la stessa personalità del lato esteriore. Lo fa nella razionalità, con un livello di comfort molto elevato (anche per i passeggeri che siedono dietro) ma pure nel disegno e negli accostamenti di colori, che trasmettono eleganza unita ad una sensazione di avventura con colori “naturali”. L’omogeneità del tutto evidenzia ancor di più la versatilità del modello. Tra i principali sistemi di bordo, vanno citati il sistema Subaru Starlink (programmabile secondo preferenze ed utilizzo del conducente), il vivavoce Bluetooth, l’infotainment che consente la connessione con Apple CarPlay e Android Auto e permette di conseguenza di integrare completamente il proprio smartphone con la vettura e di personalizzare i menu di consultazione. Molti altri sono i dispositivi a disposizione del guidatore, che lo aiutano ad avere il pieno controllo della vettura in ogni condizione e a limitare le occasioni di pericolo. In particolare spicca il sistema EyeSight a doppia telecamere stereo; tale funzionalità punta ad incrementare la sicurezza di guida riducendo lo stress del conducente, con la combinazione di vari sistemi come Pre-Collision Braking Control, Adaptive Cruise Control, Lead Vehicle Start Alert, Pre-Collision Throttle Management, Lane Departure Warning, Lane Sway Warning, Lane Keep Assist.



#chemacchina!

Ma la Forester è pronta anche a ricordarti di tenere gli occhi ben fissi sulla strada con il Driver Monitoring System: in questo la vettura si rivela implacabile ed è una garanzia di sicurezza in un mondo in cui la maggior parte degli incidenti sono causati da stanchezza o distrazione. Questa è una vettura che può davvero salvare delle vite umane grazie ad alcuni suoi sistemi. Presenti anche i gruppi ottici attivi e l’assist degli abbaglianti automatico, oltre all’avvertimento sull’angolo cieco e al cruise control adattativo. Da non dimenticare l’assistenza in uscita parcheggio con anche la telecamera laterale. Telaisticamente Subaru si conferma come sempre al top con la Subaru Global Platform, che punta tutto su una rigidità elevata e un’eccellente capacità di risposta. Il motore, come da tradizione recente, è posizionato in una “culla”, cosa che si ripercuote positivamente sul feeling di guida ed è di aiuto in caso di incidente. Il risultato è che l’auto mostra grande capacità di affrontare le curve con buona velocità nonostante l’assetto alto, offrendo grande feedback a chi guida e dando un’ottima percezione di cosa la meccanica stia facendo in ogni momento. La grande novità è sotto la carrozzeria, dove è celato il sistema ibrido e-Boxer di Subaru, che combina il tradizionale motore boxer a quattro cilindri (150 CV di potenza e 194 Nm di coppia) con un motore elettrico trifase a magneti permanenti da 16,7 CV, posizionato tra la scatola del cambio e il motore termico. Il cambio è realizzato specificamente ma resta fedele al sistema CVT con l’opzione di sette bloccaggi



#chemacchina!

IN CASA SUBARU ANCHE L’IMPREZA PASSA ALL’IBRIDO. FIN DALLA PRESENTAZIONE DEL 1992 APPARVE CHIARO CHE, CON LA IMPREZA, SUBARU VOLEVA REALIZZARE UNA BERLINA DALLE PRESTAZIONI ELEVATE, MA IN GRADO DI TRASPORTARE IL PROPRIETARIO ED I SUOI OSPITI IN UN AMBIENTE ANCHE ELEGANTE, SICURO E CONFORTEVOLE. OGGI LA NUOVA SUBARU IMPREZA E-BOXER MANTIENE LA FILOSOFIA COSTRUTTIVA TIPICA DELLA CASA DELLE PLEIADI, OVVERO LA FAMOSA TRAZIONE INTEGRALE PERMANENTE SUBARU SYMMETRICAL AWD (BREVETTO SUBARU) ED IL MOTORE BOXER, MA AGGIUNGE LA COMPONENTE IBRIDA, A RIBADIRE L’ATTUALITÀ TECNICA DI QUESTO PROGETTO ED IL SUO ACCRESCIUTO RISPETTO PER L’AMBIENTE

prefissati, per simulare le marce. In mobilità, la Forester può anche spostarsi con il solo motore elettrico, per una percorrenza fino a 1.6 chilometri, a meno di 40 chilometri orari. Per le situazioni di “vita normale”, sono tre le modalità: oltre alla citata EV driving, ossia la marcia solo sfruttando la carica delle batterie, c’è la Motor Assist driving: ovvero l’ibrido “sinergico” e l’Engine driving. Alle più alte velocità è invece in funzione il solo motore termico che provvede anche alla ricarica delle batterie. Fa onore alla casa di Ebisu di aver voluto andare oltre al concetto di ibrido “mild”, usato poco più che come un escamotage in fase di omologazione, offrendo delle funzionalità di un full-hybrid, anche se non di alta potenza. Alla fine, il guadagno in termini di consumi viene stimato in circa il 10 percento, che potrebbe non sembrare molto ma che, su una vettura di questa mole e con così tante parti meccaniche in movimento, è tutt’altro che disprezzabile. Nella normalità, il consumo si attesta sotto i 10 litri per 100 chilometri, includendo l’autostrada che è un terreno tutt’altro che favorevole. A livello di prezzi, la Forester parte da € 35.500, con un equipaggiamento completo che include tutte le funzioni di guidabilità e l’EyeSight. Sulla versione Style, a € 38.500, si aggiungono alcune funzionalità di sicurezza come il monitoraggio del conducente oltre al sistema keyless e i sedili regolabili elettricamente. Al top di gamma c’è la Premium, che per € 43.000 aggiunge anche tetto apribile e navigatore oltre a memoria sedili, divano posteriore riscaldato e cerchi da 18” contro i 17 delle altre versioni.



#chemacchina!


#ca!

CARATTERISTICHE TECNICHE


#cheleggenda!

IL TOUR VIRTUALE ALLA SCOPERTA DELLA “HONDA COLLECTION HALL”

LA HONDA COLLECTION HALL RISPONDE COSÌ ALL’IMPEGNO DELLA CASA DI TOKYO DI MOSTRARE LE SUE ORIGINI ATTRAVERSO L’USO DELLA TECNOLOGIA. SONO OLTRE 300 I MODELLI PRESENTI, AMMIRABILI COMODAMENTE DA CASA GRAZIE AD UN TOUR VIRTUALE A 360º



#cheleggenda!


a storia della Casa Giapponese inizia negli anni quaranta, quando Soichiro Honda monta il motore di un generatore per radiotrasmittenti sulla bicicletta di sua moglie, nell’intento di alleviare la fatica dei suoi spostamenti quotidiani. Nel 1946, sviluppa questa idea iniziando a vendere motori dotati di serbatoio, acceleratore, cavi e altre componenti che potevano facilmente essere montate su qualsiasi modello di bicicletta. Quel piccolo ingegnoso motore diviene ben presto famoso con il nome di “Motore Honda per biciclette”…. e due anni più tardi, nel 1948, Soichiro fonda la Honda Motor Company. Inizia così una delle più affascinanti storie del monto dei motori. Una storia ricchissima, declinata sia a due che a quattro ruote, che vede il suo tempio situato all’interno del circuito Twin Ring di Motegi, in Giappone.


#cheleggenda! LA VISITA VIRTUALE DEL MUSEO DI MOTEGI NON È STATA L’UNICA INIZIATIVA HONDA DURANTE IL PERIODO DI RECLUSIONE CAUSATO DAL CORONAVIRUS. LA CASA HA INFATTI LANCIATO GIORNI FA ANCHE “HONDA ORIGINS”, CHE RIPERCORRE LA VITA DEL FONDATORE DELL’AZIENDA SOICHIROHONDA ATTRAVERSO UNA SERIE ANIMATA CHE COMBINA DISEGNI DI FUMETTI MANGA IN STILE GIAPPONESE, AUDIO E FOTOGRAFIE. IL VIAGGIO AUDIOVISIVO DEGLI ESORDI DI HONDA FINO ALLE SUE MAGGIORI CONQUISTE È DIVISO IN SEI EPISODI DELLA DURATA DI 10/20 MINUTI CIASCUNO ED È DISPONIBILE AL LINK: HTTPS://GLOBAL.HONDA/HERITAGE/HONDAORIGINSLIBRARY.HTML HONDA RACCONTA LA SUA STORIA NELLO STILE UNICO E DIVERTENTE DEI MANGA GIAPPONESI E UTILIZZA IL MANGA “HONDA SOICHIRO HON DEN”, PUBBLICATO DA SHOGAKUKAN INC., PER INTRECCIARE LA VITA E LA FILOSOFIA DEL SUO FONDATORE, RIPERCORRENDO L’EVOLUZIONE DELL’AZIENDA SIN DALLE SUE ORIGINI PER ARRIVARE ALL’ODIERNA MULTINAZIONALE DI FAMA MONDIALE


La Honda Collection Hall è molto più di un semplice museo, è un lungo viaggio attraverso il tempo, attraverso l’ingegno di uno dei personaggi più carismatici del Sol Levante e attraverso la storia della grande (e vincente) azienda da lui creata. E oggi, in un periodo in cui purtroppo gli assembramenti sono ancora difficili da digerire, l’industria giapponese ci propone una bellissima visita virtuale a 360 gradi della più grande collezione di prodotti Honda, con oltre 300 modelli esposti. Per visitare la Honda Collection Hall basta collegarsi alla pagina: https://www.honda.com/collection-hall-gallery. E’ così possibile ripercorrere la storia della Casa di Tokyo attraverso un’esclusiva collezione di auto, moto e incredibili modelli da corsa. Inaugurato nel 1998, in occasione del 50° anniversario


#cheleggenda!

ANCHE CITROEN HA PRESO INIZIATIVE INTERESSANTI IN QUESTO PERIODO DI “DISTANZIAMENTO SOCIALE”. LANCIATO NEL 2016, IL MUSEO VIRTUALE CITROËN ORIGINS È UNO SPAZIO PRIVILEGIATO CHE OFFRE UN’ESPERIENZA IMMERSIVA NELLA STORIA DELLA MARCA: ALL’INTERNO DI QUESTO MUSEO TUTTO È PERMESSO, ANCHE SEDERSI AL VOLANTE DEI MODELLI ICONICI CITROËN. IN QUESTI GIORNI SI AGGIUNGE LA POSSIBILITÀ DI ESPLORARE IL PASSATO GRAZIE A CONTENUTI AUDIO-VISIVI PROVENIENTI DALL’INA (INSTITUT NATIONAL DE L’AUDIOVISUEL) E RACCOLTI ALL’INTERNO DELLA SEZIONE VINTAGE RECORDS. QUESTO VIAGGIO ATTRAVERSO IL TEMPO È ORGANIZZATO SECONDO 5 TEMATICHE E SARÀ DA SCOPRIRE NEL CORSO DEI MESI: 1. CITROËN & YOU - 2. CITROËN & LE CELEBRITA’ - 3. CITROËN & IL FUTURO - 4. CITROËN & L’AVVENTURA - 5. CITROËN & I RECORDS. I PRIMI ARCHIVI DI VINTAGE RECORDS SI POSSONO GIÀ ATTIVI: HTTP://WWW.CITROENORIGINS.IT/IT/LANDING/VINTAGE-RECORDS


della Casa, ha da allora come obiettivo quello di far conoscere i sogni e la passione che hanno ispirato i prodotti Honda. Nella straordinaria situazione che stiamo vivendo, questa iniziativa è stata adottata per regalare a chiunque la possibilità di ammirare in modo inedito la collezione del Motegi e rendere un pochino meno “pesante” la permanenza in casa. Durante il tour virtuale, si ha l’impressione di essere entrati davvero nella casa di Honda per rivivere una storia lunga settant’anni. Senza alzarsi dal divano o allontanarsi dalla scrivania, è possibile esplorare i tre piani del museo e ammirare la ricca esposizione di modelli presenti, vere pietre miliari nella storia di Honda. Un posto di rilievo è riservato alla prima “sportiva compatta” a quattro ruote, la S500 del 1963 ma, oltre ad alcuni altri leggendari modelli (quali Prelude, NSX e Civic), l’esposizione offre una panoramica


#cheleggenda!


completa dell’evoluzione del settore automobilistico in Giappone, con particolare attenzione al segmento delle mini-car, anche dette kei-car, che hanno riscosso grande successo nel Paese del Sol Levante. In vetrina alcuni dei primissimi modelli, come la Honda N360, la prima mini-car prodotta in serie a partire dal 1967. Tra le due ruote più iconiche esposte, troviamo la CB750 (la prima moto quattro cilindri prodotta in serie) e la NR con pistone ovale, mentre il terzo piano è dedicato all’anima “racing” di Honda. Qui trovano spazio motori, le bellissime GT, le vetture monoposto e le moto con cui Honda ha dato battaglia tra i cordoli di tutto il pianeta. In quest’area, si possono tra l’altro ammirare alcuni dei pezzi più iconici, come una delle McLaren-Honda guidata da Ayrton Senna o la sei cilindri RC166, che ha conquistato numerose vittorie nel Tourist Trophy dell’Isola di Man condotta da Mike Hailwood.

#ca!


#chestoria!

2013: DI NUOVO DAL GIAPPONE A FRANCOFORTE, PASSANDO ATTRAVERSO RUSSIA, BIELORUSSIA E POLONIA


SI… VIAGGIARE… CENTO ANNI MAZDA

DALLA NASCITA SINO AD OGGI UNA SERIE DI IMPEGNATIVE SFIDE HANNO COSTELLATO LA STORIA MAZDA, CHE DEVE IL PROPRIO NOME AD AHURA MAZDA, IL DIO PERSIANO DI LUCE, SAGGEZZA, ARMONIA E INTELLIGENZA


#chestoria!

1968: IL MONDO FA LA CONOSCENZA CON LA COSMO 110 ALLA 84 ORE DEL NURBURGRING

n un secolo di vita che ha visto la Casa giapponese trasformarsi da costruttore di prodotti in sughero ad azienda automobilistica globale indipendente di successo, Mazda ha avuto l’innovazione ingegneristica al centro della propria storia fin dai suoi primi passi. Un percorso di innovazione che è stato sovente messo alla prova in viaggi a dir poco complicati, su percorsi difficili, stimolanti, pionieristici e ambiziosi. Questo approccio di “sfida” ha avuto inizio sin dal primissimo veicolo di Mazda: un furgoncino aperto a tre ruote che si chiamava Mazda Go. Essendo passato nel 1921 dai prodotti in sughero alle macchine utensili, il nuovo presidente Jujiro Matsuda si rese conto che la sua azienda aveva le competenze per realizzare un prodotto in grado di soddisfare la nuova domanda di un pratico mezzo commerciale, generata dalla ripresa economica del Giappone. Il primo veicolo a motore mai prodotto dalla Toyo Kogyo, come allora si chiamava Mazda, già racchiudeva le caratteristiche della vocazione all’innovazione automobilistica poiché, a differenza di molti concorrenti, presentava un rivoluzionario differenziale posteriore e la retromarcia. Lanciato nell’ottobre 1931, il Mazda-Go Type-DA era equipaggiato con un motore monocilindrico da 482cc, raffreddato ad aria, e sviluppato internamente all’azienda, che sviluppava 9,4 CV. Quel piccolo veicolo venne battezzato Mazda in omaggio sia al nome del presidente, Matsuda, che ad Ahura Mazda, il dio persiano di luce, saggezza, armonia e intelligenza. Fu grande e immediato il successo commerciale e quella prima versione fu seguita dalle più potenti varianti DB, DC e KC.



#chestoria!

ANCHE IL PRIMO MODELLO AD ALTE PRESTAZIONI DELL’AZIENDA FU UNA COUPÉ. PRESENTATA PER LA PRIMA VOLTA AL TOKYO MOTOR SHOW DEL 1964, LA MAZDA COSMO SPORT/110S SAREBBE ARRIVATA SUL MERCATO NEL 1967 COME PRIMO MODELLO DI SERIE AL MONDO CON MOTORE A DOPPIO ROTORE - E SOLO IL SECONDO DISPONIBILE IN COMMERCIO SPINTO DA UN ROTATIVO WANKEL. CON L’ASPETTO DA ERA SPAZIALE ABBINATO AD UN MOTORE DALLA SONORITÀ SIMILE A QUELLA DI UNA TURBINA, SEGNÒ L’INIZIO DELL’EPOCA DELLE ANTICONVENZIONALI COUPÉ SPORTIVE MAZDA A MOTORE ROTATIVO. LA COSMO SPORT HA ANCHE APERTO LA STUPENDA CARRIERA DEL MARCHIO NELLE COMPETIZIONI

Come primo esempio della volontà di affrontare una sfida ambiziosa, nel 1936 Mazda fece partire per un tour promozionale in fuoristrada cinque MazdaGo (esemplari di tipo KC e DC). Partendo da Kagoshima, vicino alla punta più meridionale della principale isola del Giappone, la spedizione mise in mostra la affidabilità del tre ruote su 2.700 km di sentieri di polvere, fango e duro sconnesso, arrivando a Tokyo 25 giorni dopo. La pubblicità fece aumentare significativamente le vendite e crescere il profilo della società, e non sarebbe stata l’ultima volta per cui l’azienda automobilistica di Hiroshima avrebbe affrontato un viaggio insidioso per promuovere i propri prodotti. Trent’anni dopo quella pionieristica spedizione del 1936, la ormai consolidata azienda Toyo Kogyo scelse uno degli eventi motoristici più temibili e difficili per promuovere la Cosmo 110S, sua nuova e innovativa vettura sportiva. Lanciata nel 1967, la Mazda Cosmo 110S è stata la prima vettura di produzione al mondo dotata di motore rotativo a doppio rotore e deve il suo nome al fascino della corsa allo spazio di fine anni “60. Per promuovere le auto Mazda in Europa, mercato cruciale per l’esportazione, si pensò che questa elegante coupé sportiva avrebbe dovuto affrontare una prestigiosa e faticosa prova di resistenza nel Vecchio Continente… e quell’evento si chiamava Marathon de la Route. Manifestazione creata per sostituire il leggendario rally alpino Liegi-Roma-Liegi allorquando in Europa diventò difficilissimo organizzare corse su strada, la Marathon de Le Route era una sfida tanto per l’uomo che per la macchina. Prendere parte a quell’evento per Mazda significò anche debuttare nelle competizioni internazionali.


IL TRICICLO MAZDA-GO TYPE, PROTAGONISTA DEL PRIMO GRANDE VIAGGIO NEL 1936


#chestoria!

MENO NOTA È LA EUNOS COSMO, UNA COUPÉ SPORTIVA DI LUSSO PRODOTTA DAL 1990 AL 1995 SOLO PER IL GIAPPONE. ERA L’UNICO MODELLO DI SERIE CON MOTORE A TRE ROTORI; IL SUO BITURBO “20B-REW” DA 300 CV ERA ANCHE IL ROTATIVO DI PRODUZIONE DALLA MAGGIORE CILINDRATA DI SEMPRE. LA EUNOS COSMO HA INTRODOTTO MOLTE NUOVE TECNOLOGIE ALL’AVANGUARDIA, COME IL PRIMO SISTEMA DI NAVIGAZIONE GPS INTEGRATO E UN DISPLAY TOUCHSCREEN

1977: DA HIROSHIMA A FRANCOFORTE PER PROMUOVERE LA MAZDA 323

Per testare la resistenza e l’affidabilità del motore rotativo, Mazda iscrisse due Cosmo alla estenuante Marathon de la Route del 1968; si trattava di un’edizione da pelle d’oca, una gara di ben 84 ore lungo i 28 km del terribile circuito del Nurburgring! Mentre una delle due Cosmo si ritirò per un incidente, la vettura superstite si classificò al quarto posto, preceduta solo da una coppia di Porsche 911 e da una Lancia Fulvia, all’epoca considerate due tra le migliori auto sportive d’Europa. Mazda, il motore rotativo e la sorprendente Cosmo avevano lasciato il segno e oggi questa impresa epica per il motorsport si pone come primo capitolo di una storia nelle competizioni automobilistiche che ha visto Mazda portare il motore rotativo fino al trionfo all prestigiosa 24 Ore di Le Mans nel 1991. Tuttavia, poiché durante gli anni sessanta e settanta Mazda vide aumentare considerevolmente la sua presenza e fama a livello mondiale, la Casa giapponese considerò utile sottoporre i suoi più recenti prodotti a probanti test che non fossero solo le competizioni. Ad esempio nel 1977, per promuovere la Mazda 323 di prima generazione, una coppia di 323 hatchback affrontò il viaggio i 9.320 miglia da Hiroshima a Francoforte, per arrivare al salone dell’auto tedesco dove il modello avrebbe debuttato. Si era al culmine della Guerra Fredda, e le due Mazda attraversarono l’Unione Sovietica tra l’incredulità generale. Nonostante le strade disastrate e le condizioni difficili del viaggio non ebbero praticamente problemi tecnici, ottenendo un risultato tangibile che confermò l’affidabilità della nuova vettura ancor prima che entrasse in commercio. L’epica impresa delle coraggiose 323 e il loro incredibile viaggio ottennero anche una notevole copertura


1977: DA HIROSHIMA A FRANCOFORTE PER PROMUOVERE LA MAZDA 323


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IN UNO DEI PIÙ GRANDI SUCCESSI NELLA STORIA DEL MOTORE ROTATIVO, LA MAZDA 787B STUPISCE I VERTICI DELLE GERARCHIE DELLE COMPETIZIONI VINCENDO LA 24 ORE DI LE MANS. SI TRATTO IN EFFETTI DELLA PRIMA VITTORIA DI UN MARCHIO GIAPPONESE E L’UNICA DI SEMPRE CON UN’AUTO SENZA PISTONI. NELLO STESSO PERIODO NEGLI STATI UNITI LA POPOLARE COUPÉ RX-7 VINSE OLTRE 100 GARE IMSA, PIÙ DI QUALUNQUE ALTRO MODELLO DI QUALUNQUE COSTRUTTORE, COMPRESI GLI INEGUAGLIATI 12 ANNI CONSECUTIVI DI SUCCESSO (DAL 1982 AL 1993) NELLA 24 ORE DI DAYTONA. LA RX-7 HA DATO GRANDE PROVA DELLE SUE DOTI ANCHE NEL CAMPIONATO ENDURANCE AUSTRALIANO, VINTO DAL 1982 AL 1984, E NELLA 12 ORE DI BATHURST DELLO STESSO PAESE (CAMPIONE 1992-95)

da parte dei media, cosa che Mazda avrebbe tenuto in grande considerazione anche in seguito, per promuovere i propri prodotti. In effetti la famosa spedizione del 1977 è stata ripetuta quasi in fotocopia nel 1990, quando sei veicoli Mazda (626, 323 e furgoni E2200) da Hiroshima giunsero sino al quartier generale Mazda di Leverkusen in Germania, questa volta attraverso una Unione Sovietica in dissolvimento. E’ invece nel 2013, che numerose Mazda3 di terza generazione hanno ripetuto il viaggio del 1977 dal Giappone alla Germania, dalla fabbrica al Salone di Francoforte, passando attraverso Russia, Bielorussia e Polonia. Ma questa volta con un gruppo di giornalisti alla guida. Ispirati a questi viaggi epici viaggi del passato oggi gli eventi stampa Mazda Epic Drive consentono ai giornalisti di sperimentare strade impegnative, scenari incredibili e avventure uniche al volante di vetture Mazda. Che si tratti di attraversare l’Islanda su una MX-5 o di essere il primo costruttore a ottenere il permesso di attraversare il Lago Baikal in Siberia (e realizzare una nuova rotta attraverso la sua superficie ghiacciata). Oppure ancora assaporare l’asfalto tortuoso e la bellezza vulcanica delle Azzorre in mezzo all’Atlantico con una Mazda2 o esplorare le meraviglie dell’ingegneria stradale estrema, attraverso i tunnel, i ponti e i passi montani in Norvegia. O magari affrontare l’estremo per portare una MX-5 sino al punto più a nord dell’Europa, nel momento peggiore dell’inverno con temperature fino a -30 gradi. E per il futuro prossimo è in fase di progettazione una traversata del Kazakistan, per sperimentare l’arida bellezza della remota Asia centrale. L’amore di Mazda per i viaggi e per la sfida è forte oggi come lo era nel 1936.


MAZDA NEL 2018 MOSTRA SUL LAGO BAIKAL CONGELATO LE DOTI SUL GHIACCIO DELLA VERSIONE AWD DELLA CX-5

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L’ALBA DI UN NUOVO CONCETTO

di ......


GROSSE NOVITÀ IN CASA AMG MERCEDES-AMG INNALZA IL GRADO DI EFFICIENZA E PRESTAZIONI DEI PROPRI PROPULSORI GRAZIE AL TURBOCOMPRESSORE A GAS DI SCARICO CON MOTORE ELETTRICO INTEGRATO


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obiettivo è di coniugare al meglio una elevata efficienza con una maggiore dinamica di marcia e questo ambizioso traguardo segna una strada obbligata: anche il futuro di Mercedes-AMG sarà elettrificato. Ne consegue che i progettisti di Affalterbach stiano sviluppando a pieno ritmo le tecnologie innovative che innalzeranno le prestazioni a un livello mai visto prima e, udite udite, con la prossima generazione di vetture verrà introdotto il turbocompressore a gas di scarico con motore elettrico.

“ABBIAMO DEFINITO CON CHIAREZZA I NOSTRI OBIETTIVI PER QUANTO RIGUARDA UN FUTURO ALL’INSEGNA DELL’ELETTRIFICAZIONE - HA DICHIARATO TOBIAS MOERS, PRESIDENTE DEL BOARD OF MANAGEMENT DI MERCEDES-AMG - E PER RAGGIUNGERLI PUNTIAMO SULL’IMPIEGO DI COMPONENTI ED AGGREGATI SPECIFICI ED ULTRAMODERNI. COSÌ FACENDO, INTEGRIAMO IL NOSTRO SISTEMA DI PROGETTAZIONE TECNOLOGICO IN MODO STRATEGICO, ADATTANDOLO SU MISURA RISPETTO AI NOSTRI TRAGUARDI IN MATERIA DI PRESTAZIONI. AL RIGUARDO, TRA LE PRIME SOLUZIONI ADOTTATE FIGURA IL TURBOCOMPRESSORE ELETTRIFICATO – UN ESEMPIO DEL TRANSFER TECNOLOGICO DALLA FORMULA 1 ALLE VETTURE STRADALI – GRAZIE A CUI INNALZEREMO L’AGILITÀ DEI MOTORI A COMBUSTIONE INTERNA SOVRALIMENTATI A UN LIVELLO SENZA PRECEDENTI”

Mercedes-AMG sta portando avanti l’implementazione dell’elettrificazione, sviluppando soluzioni innovative e sfruttando anche il know-how mutuato dal Motorsport. Il frutto più recente di questa attività, che sta già completando le fasi finali di sviluppo, è rappresentato dal turbocompressore a gas di scarico elettrico, che prossimamente debutterà su un modello di serie made in Affalterbach. Questa tecnologia, messa a punto in collaborazione con il partner Garrett Motion, proviene direttamente dal mondo della Formula 1 e riesce finalmente a risolvere un antico conflitto tecnico: puntare su di un piccolo compressore con tempi di risposta rapidi, ma che raggiunge un picco di potenza relativamente basso, oppure optare per un compressore di grandi dimensioni, caratterizzato da un’elevata potenza massima, ma abbinata a ritardi nella risposta? La caratteristica saliente di questa innovativa tipologia di sovralimentazione risiede in un motore elettrico, largo appena quattro centimetri circa, integrato direttamente sull’albero turbina tra la girante della turbina sul lato di scarico e la girante del compressore sul lato di aspirazione. Questo piccolo motore elettrico, a controllo elettronico, ha il compito di azionare la girante del compressore prima che



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IL MOTORE V8 AMG DI SERIE PIÙ POTENTE DI TUTTI I TEMPI, IL DESIGN PIÙ ESPRESSIVO, L’AERODINAMICA PIÙ SOFISTICATA E LA DINAMICA DI MARCIA PIÙ MARCATA: NELLA NUOVA MERCEDES AMG GT BLACK SERIES (CONSUMO DI CARBURANTE COMBINATO 12,8 L/100 KM, EMISSIONI DI CO2 COMBINATE 292 G/KM) I PROGETTISTI DI AFFALTERBACH HANNO DATO IL MEGLIO SOTTO OGNI ASPETTO. LA NUOVA SUPERSPORTIVA ESPRIME DAVVERO TUTTA L’ESPERIENZA ACCUMULATA DAL MARCHIO NELL’AUTOMOBILISMO SPORTIVO. IL PRODOTTO FINALE VANTA UNA POTENZA DI 537 KW (730 CV) EROGATI DA UN MOTORE V8 CON ALBERO MOTORE PIATTO, INSIEME A UN’AERODINAMICA ATTIVA E A UN DESIGN CHE DERIVA DIRETTAMENTE DALL’ATTUALE AUTO DA CORSA AMG GT3

quest’ultimo assorba il flusso dei gas di scarico, preparandola quindi ad elevare più rapidamente e facilmente il proprio regime. Appare quindi chiaro che l’elettrificazione del turbocompressore migliora sensibilmente il tempo di risposta, a partire dal numero di giri al minimo e lungo l’intera fascia di regime. Il cosiddetto turbo lag (il ritardo di risposta di un compressore convenzionale) viene finalmente eliminato grazie al motore elettrico e, di conseguenza, il motore a combustione interna reagisce più rapidamente ai comandi del pedale dell’acceleratore. Al contempo anche l’esperienza di guida nel suo complesso migliora notevolmente in quanto a dinamismo ed agilità. Inoltre l’elettrificazione del turbocompressore consente di ottenere una coppia più elevata ai bassi regimi del motore, il che incrementa a sua volta la reattività della vettura oltre a ottimizzare le doti di accelerazione da fermo. Infatti, anche quando il guidatore rilascia il pedale dell’acceleratore o effettua una frenata, la tecnologia del turbocompressore elettrico è in grado di mantenere sempre invariata la pressione di sovralimentazione, in modo tale da garantire costantemente un comportamento di risposta più diretto e sincero. Il turbocompressore è alimentato da una rete di bordo a 48 volt e raggiunge regimi fino a 170.000 giri/min, generando così una portata d’aria molto elevata. Ma c’è un altro aspetto molto importante che vale la pena sottolineare: compressore, motore elettrico ed elettronica di potenza sono collegati al circuito di raffreddamento del motore a combustione interna e ciò permette di mantenere, sempre e costantemente, le migliori condizioni possibili in termini di temperatura. Niente male davvero.


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o r e m u imo n

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