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2.3 Per una scienza del benessere: morale, etica e felicità

nella stessa maniera in cui la nostra logica sfocia in determinati condotte osservabili.

Visto il ritardo della nostra civiltà nello stabilire una giusta collocazione ed influenza che possiede il mondo degli affetti, spesso siamo costretti a convalidare percorsi di maturazione parcellizzati e “monchi”, carenti, cioè, di quel naturale divenire che appartiene all’essere umano.

Nei vari contesti esistenziali, dichiara Bruno Rossi, “non poche volte i sentimenti sono trascurati, censurati, sprecati, e per questo non accreditati e utilizzati quali poteri in grado di connotare e qualificare il conoscere, il volere, il decidere, il sentire, il convivere, l’apprendere. Dimenticandoli, disattivandoli, estromettendoli, privilegiando il pensiero logico e l’intelligenza razionale e tecnica, si ignora o si sottovaluta che nella maturità affettiva può essere trovato il fondamento delle autonomie dell’essere umano e che, in fin dei conti, nell’educazione del cuore è da individuare il cuore della formazione umana”14 .

Numerose ricerche autorizzano a stimare le emozioni come poteri dell’Humanum, spinte interiori capaci di dare un forte contributo alla persona nel processo di maturazione e nella formazione di una mentalità plurale e solidale. Tali variabili vengono ad essere prese come peculiarità soggettive in grado di qualificare il conoscere, l’apprendere, la costruzione dell’autocoscienza, la padronanza del sé attraverso il sentirsi e la propensione verso l’alterità. L’uomo si connota di necessità educative che trovano nella filosofia dei sentimenti e nella teologia del cuore un porto sicuro.

Si resta comunque d’accordo e coscienti del fatto che, come sostenuto da E. Borgna, “non è la ragione, non è la ragione calcolante, che può colmare la soglia fra espressione e la sua decifrazione; ma solo l’intuizione, l’area infinita e impalpabile del cuore, può solcare

14 Rossi, B. (2004). L’educazione dei sentimenti. Prendersi cura di sé, prendersi cura degli altri. Milano: UNICOPLI.

le acque inebrianti e oscillanti delle emozioni e delle loro espressioni”15 .

L’economista Lanza, in un suo agile saggio sul tema dello sviluppo sostenibile, riflette: “il mondo e i suoi abitanti continuano a mantenere sia forti sentimenti ed emozioni, sia una base che può essere definita etica, e che contribuisce a indirizzare le loro scelte e il loro comportamento. Una base etica è quella che unisce i membri di una società intorno a valori come la solidarietà, la generosità, l’attenzione verso la tutela dei più deboli. Se manca la condivisione di questi valori fra la maggioranza degli uomini e delle donne, viene a mancare la spinta alla ricerca di soluzioni più eque e le speranze di un futuro migliore, e che sia migliore per tutti, si fanno più deboli”16 .

Le emozioni, richiama J. Delors alle soglie del XXI secolo, si collocano come nucleo fondante del comportamento e riconoscimento del “saper essere” e del “saper stare con gli altri”.

2.2 Analfabetismo emozionale

Viviamo in un’era di temperie, di crisi e trasformazioni tali che ogni paradigma e principio fino ad ora conosciuto si sgretola davanti al continuo divenire. Tutti sono concordi nel definire questa epoca come un momento decadenza del “vecchio” e ricerca di nuove soluzioni e strategie che, comunque, ancora tardano ad imporsi.

L’educazione, e di conseguenza la pedagogia, non si sottrae a questa inflessione, anzi l’innalza fino al riconoscimento dell’universalità, in quanto ogni crisi dell’uomo è anche crisi dell’educazione.

Ogni essere umano, dichiara la Muriel James, nasce come “qualcosa di nuovo, qualcosa di mai esistito prima. Ognuno ha un suo modo originale di vedere, ascoltare, toccare, gustare e pensare. E

15 Borgna, E. (2001). L’arcipelago delle emozioni. Milano: Feltrinelli. 16 Lanza, A. (1997). Lo sviluppo sostenibile. Bologna: Il Mulino.

dunque ognuno ha un suo proprio potenziale di possibilità e di limiti. […] Le persone autentiche realizzano la propria irripetibile individualità personale e apprezzano quella degli altri”17 .

Certamente nella realizzazione di un proprio sé autentico il ruolo delle emozioni è di fondamentale importanza, tanto da portare lo stesso Goleman a dichiarare che sia sempre più presente un “analfabetismo emotivo”. Oggi focolai di violenza, atti vandalici, azioni di bullismo, etc (cfr. Mancini R. & Gigli D. 2012) sono all’ordine del giorno nelle nostre scuole, quali testimonianza fedele di una lacerazione emozionale che tende a distanziare sempre più l’uomo dalla proprio mondo interiore.

La mancanza di una educazione olisticamente intesa è maggiormente resa acuta dalla crescente complessità delle nostre società e dal fallimento dei vecchi paradigmi, i quali risultano inefficienti e decontestualizzati. Di qui derivano atteggiamenti di un uomo timoroso nei confronti dei sentimenti. Non vi è più quel doveroso passaggio da un senso di impotenza ad uno di indipendenza, il quale è l’unica via per giungere alla vera interdipendenza.

La persona, così, non educata “ha paura della crescita emotiva [...] proprio perché conoscere le proprie emozioni significa cercarle nella vita, dunque essere liberi”18. Deve essere annotato, infatti, che pur affinando strumenti e tecniche di indagine, la nostra conoscenza del microcosmo o del macrocosmo non si è affatto semplificata e chiarita, anzi è diventata più oscura e complessa.

Poiché ogni agenzia formativa rappresenta una fucina dove si può fare qualcosa di utile, occorre approfittare delle opportunità che si presentano all’interno e al di fuori di esse, di modo che ogni soggetto diventi capace di trasformare momenti di crisi in “lezioni” di vita.

17 Muriel, J. & Jongewart, D. (1987). Nati per vincere. Analisi transazionale. Milano: San Paolo. 18 Crepet, P. (2009). Sfamiglia. Torino: Einaudi.

Da qui la richiesta di una cultura in cui l’educazione emozionale sia intesa come un coinvolgimento ed una partecipazione assiologica permanente.

Ogni persona deve imparare che ci sono diversi modi per rispondere ad una qualche emozione e più e più modi per conoscere la ricchezza della vita. Questi componenti possono essere distinti:

a - nel settore del personale: azioni che portano al rafforzamento dell’Io, all’esatta percezione del sé, all’autostima, alla propria accettazione, all’autocontrollo e alla valutazione soggettiva. “Il primo dono che possiamo fare agli altri è quello di amare noi stessi”19, andava professando Macario;

b - nell’ambito sociale: comportamenti dialogici volti a migliorare le relazioni con gli altri (comunicazione attiva, empatia, il lavoro di gruppo, la collaborazione, la risoluzione dei conflitti e la negoziazione).

Ecco, allora, la necessità di un’educazione emozionale, quale risposta alle impellenti esigenze sociali che non trovano particolare attenzione all’interno dei curricula formativi.

2.3 Per una scienza del benessere: morale, etica e felicità

L’educazione emozionale si pone come obiettivo di dotare il soggetto di competenze emotive, tali da renderlo consapevole della propria vita psichica e “stabilire la comunicazione più aperta e autentica possibile fra la componente affettiva e quella cognitiva”20 .

Lo sviluppo di apprendimenti regolatori delle emozioni rappresenta una pratica da incentivare fin dalla nascita, senza interruzio-

19 Macario, L. (2009). Pedagogia familiare: note di metodologia pedagogica. Roma: Las. 20 Berne, E. (1974). A che gioco giochiamo. Milano: Bompiani.

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