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8.3 La mitologia quale aneddoto nella formazione della personalità

nanza nei curricoli ufficiali e offre una panoramica dei diversi approcci utilizzati”95 .

Nei paesi anglofoni questo aspetto della formazione integrale è conosciuto come “formazione della personalità”.

Nel definire la personalità Hans Eysenck dichiara: “è la più o meno stabile e durevole organizzazione del carattere, del temperamento, dell’intelletto e del fisico di una persona: organizzazione che determina il suo adattamento totale all’ambiente”96 .

La scuola è chiamata a sviluppare la formazione della personalità del soggetto, soprattutto sotto un profilo sociale e di cittadinanza democraticamente intesa. Certo è che il modello liberale, di cui avanza la pretesa la visione democratica, ha portato, come viene ad essere descritta da Norberto Bobbio, ad una “età dei diritti”. L’individuo è posto al centro del divenire sociale, in quanto possessore di uguaglianza sociale, tanto da aprire le porte a vantaggi che ancora oggi godiamo: questo però nei casi di abuso ha generato categorie sociali come quella della solitudine. La libertà si è trasformata in principi narcisistici ed autoreferenziali sia nell’agire che nel pensare: tutto è ricondotto all’Io e non più al Noi. Non possiamo arrenderci allo stato di fatto che si acutizza con il passare del tempo. Occorre una educazione prodiga nel far emergere le potenzialità individuali e alimentare gli stimoli culturali che sviluppano l’agire umano. Tutto ciò è possibile solo attraverso una riconferma della libertà, non più vista in una prospettiva possessiva, ma vera e propria capacità innata ad autoguidarsi e autosvilupparsi nel bene comune.

Da ciò deriva che tutte le agenzie formative dovrebbero lavorare in modo collaborativo con le famiglie, con altre istituzioni e membri della comunità per sviluppare e attuare programmi di educazione civica, la quale è fondamentale per il mantenimento della democrazia. L’educazione civica rappresenta un’educazione

95 Tratto da:. Cacea. Ec. Europa. CV Education. 96 Tratto da: http://psycnet.apa.org/psycinfo/1954-05669-000.

trasversale o metacategoria entro la quale operano tutti i programmi scolastici.

Uno degli scopi esplicitamente elencati nel curriculum di ogni paese, infatti, è quello di maturare una competenza morale e civile, tale da rendere il percorso educativo completo ed a misura di discente.

In senso generale la morale è la capacità di imparare ad applicare un insieme, a se stessi ed agli altri, di norme a cui si attribuisce un determinato valore; mentre, in senso lato, possiamo accreditarla come “educazione alla cittadinanza”, quale risposta alle sollecitazioni ad una vita sempre più in contatto con l’alterità e la morale.

Appare giusto sottolineare che per “civiltà” si intendono quei paradigmi, appunto morali, che risiedono all’interno dell’etica, dei valori, delle abitudini, delle virtù e della pacifica condotta comune. Pertanto una questione fondamentale nella formazione della personalità è la sua esperienza diretta, perché la cittadinanza più che una mera acquisizione di uno status, è, piuttosto, un’attività pratica di impegno collettivo.

Per Barcena97 l’educazione civica deve tener conto di due fattori:

a - La scuola è chiamata a rispondere alle continue esigenze di cittadinanza e di una nuova cultura che armonizzi l’individualismo liberale con i valori della comunità;

b - Lo sviluppo della competenza civica esige occasioni di riflessione, discussione ed interiorizzazione delle sue diverse caratteristiche.

Secondo l’Autore, l’obiettivo fondamentale dell’educazione civica è quello di aumentare la competenza di uomo come cittadino, il quale potrà, così, essere in grado di prendere decisioni intelligenti per il bene individuale e collettivo.

97 Baracena F., Gil F., Jover G. (1999). La escuela de la ciudadania. Bilbao: Desclère De Brouwer.

7.1 L’urgenza ecologica

Una prospettiva che tenda a relazionare il “tutto”, non può non partire dal presupposto che l’attività umana sia interconnessa all’ambiente: ad ogni azione dell’uomo corrisponde una reazione dell’ecosistema e viceversa. Un punto di vista che, riflette Nuttin, è “orientamento dinamico continuo che regola il funzionamento, ugualmente continuo, dell’individuo in interazione costante con il suo ambiente”98. La comprensione umana non deve limitarsi solo alla conoscenza e all’accoglienza dell’altro, ma anche della terra madre da cui trae i natali olistici.

Un senso “eco”, oltre a richiamare l’esigenza di un rispetto olistico, comicia dalla premessa che la vita umana sia solo una parte di un più ampio disegno. Molti sono gli esempi che potremmo portare a sostegno dell’importanza di un principio unificatore tra uomo e natura, il quale sembra ormai evirato a favore di uno sviluppo sempre più “insostenibile”, risultato di una mentalità che compensi l’immediato e l’effimero. Siamo purtroppo colpevoli di non avere un “senso naturalistico” all’interno delle nostre culture e delle nostre azioni, tale da rendere ogni condotta pericolosa e nociva. Pur risultando demagogici siamo costretti a rilevare che è finito il tempo in cui potevamo sfruttare illimitatamente ogni tipologia di risorsa senza vedere risultati catastrofici. Questo tempo, anche se non è mai esistito, non è di certo questo. Siamo in un periodo in cui subiamo le conseguenze delle nostre azioni pregresse e presenti. L’unica soluzione è quella di progettare un futuro tale da appianare gli interventi funesti effettuati nella nostra epoca.

Il fisico Capra99 ricorda che l’esistenza di un sistema naturale è supportato dalle interconnessioni che ogni elemento instaura con esso. Non possiamo pensare di essere solo l’ultimo anello di una catena che non si chiude; dobbiamo costruire una coscienziosa e sana interconnessione con ciò che ci circonda. In questo contesto è possibile vedere

98 Nuttin J. (1983). Teoria della motivazione umana. Dal bisogno alla progettazione. Roma: Armando. 99 Capra F. (1989). Il tao della fisica. Tr. It. Milano: Adelphi.

l’universo come una sfera di relazioni: ogni singola mente umana è inserita in più ampio sistema sociale ed ecologico, e questo crea quello che viene ad essere definito come “planetario mentale”; una sorta di mente universale.

Se, allora, forte è l’esigenza di un modello culturale capace di una ristrutturazione del rapporto che ogni uomo dovrebbe avere con l’ambiente, nello stesso modo occorre un piano ed un progetto su cui fondare il nostro essere: l’uomo è la misura, dichiarava Protagora, ma l’ambiente è il metro!

Nella ricerca di un futuro sostenibile non si vedono le ragioni per trascurare questo semplice principio: tutto dovrebbe essere concepito a grandezza d’uomo e di natura, anche se tale prospettiva trasposta il problema sul piano personologico, e cioè su quale sia la giusta misura dell’uomo nei confronti della Terra. Una idea, quindi, che affonda le sue radici olistiche in Claparède e nel suo concetto di giusta “misura”: quella senza sprechi, eccessi ed eccedenze.

I valori fondamentali di questa dimensione includono l’integrità individuale, la cooperazione comunitaria, l’armonia con la natura, la distribuzione del potere e l’autosufficienza. Per quanto importante sia la tematica in questione, purtroppo, si muove ben poco in questa direzione, anzi molti governi spingono verso politiche aggressive e deleterie per l’ambiente o al massimo attuano piani palliativi che poco modificano la situazione.

7.2 Diversità olistiche

I principi su cui si basa la “non violenza” sono stati scanditi da illustri Maestri, tra cui è impossibile non ricordare Thoreau, Tolstoy, Gandhi e King.

Tanto per fare un esempio, Lev Nicolaevic Tolsoj, nel riflettere sui paradigmi educativi, afferma che “l’educazione è l’azione coercitiva,

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