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7.3 Implicazioni soggettive ed educative

pevolezza intuitiva o non-lineare, possiamo ottenere notevoli benefici nella nostra salute psicologica. Se questo viene ad essere limitato spesso prendono forma preoccupazioni, agitazioni, inquietudini, ansie, ossessioni, etc. La libertà di esprimersi secondo la più intima naturalità dell’essere umano è chiave di volta di ogni processo educativo;

3 il dialogo con l’esterno. In aggiunta al nostro dialogo interno, l’esistenza è senza dubbio una forma dialogica, vale a dire: l’essere umano si compie attraverso le relazioni che instaura con il mondo e con gli altri. Così vediamo che un approccio parziale di alcune modalità di pensiero predeterminato (analitico) sopprimono o vanificano la dimensione intuitiva che interagisce dialetticamente tra modo esterno e mondo interno.

Tutti noi comprendiamo come l’intuizione sia una sorta di visione che il nostro cervello produce degli eventi; in questo senso, essa è più simile ad una emozione, e da quest’ultima dipende in forza propositiva. Se manca il “cuore”, infatti, anche la stessa intuizione sarà flebile e poco risolutiva.

In particolare l’intuizione si differenzia dal pensiero nelle sue caratteristiche temporali, cioè nella rapidità e spontaneità di imprinting, che, nella maggior parte delle volte, sorge in maniera inconscia.

Infatti, se è possibile affermare che ogni processo cognitivo comporta una sequenza lineare ed osservabile di fasi, lo stesso non si può dire per l’intuizione, quale conoscenza diretta, senza filtri e mediazioni; un balzo in avanti che sembra non avere un tragitto spazio temparole.

Morselli (1993) effettua una possibile distinzione o tassonomia dell’intuizione:

- razionale, che autorizza a cogliere nessi, rapporti, uguaglianze,

etc. direttamente, per giungere alla soluzione di un problema o la sua causa-effetto;

- inventiva, la quale offre una verità nell’illuminazione, il sorgere insomma di una idea o un principio nuovo;

- metafisica, capace di cogliere “direttamente” la realtà metafisica; è immediata, personale, incomunicabile, ineffabile, s’avvicina alla gnosi della tarda antichità greca, per la quale conoscere una cosa equivale a mescolarsi e confondersi con essa.

Per Hart vi è una assoluta necessità di apprendimento non-razionale ed intuitivo, in modo particolare in una società ipercomplessa dove il soggetto è costantemente alla ricerca di soluzioni immediate ai vari problemi che gli si presentano.

L’intuizione, comunque, non è un’attività semplice, ma è legata a determinate fasi di sviluppo. Vaughan85 ritiene che vi siano quattro livelli di intuizione:

 fisico. Espressione di soggetti che si sentono in pericolo materiale. Questo può essere confuso con “l’istinto” o come risposta per la “salvaguardia della specie”, ma da queste differisce in quanto l’intuizione mantiene la sua coscienza, a differenza dell’istinto;

 emozionale. L’intuizione avviene attraverso le emozioni; possono essere molto intense, tali da generare espressioni artistiche, musicali, etc.;

 mentali. Solitamente è una caratteristiche che appartiene alla ricerca scientifica. Difatti, l’intuizione mentale rappresenta l’Eureka che avviene durante esperimenti, prove, test, osservazioni, etc.. Lo stesso Einstein credeva che la realtà oggettiva possa essere catturata dall’intuizione e non, in maniera completa, dall’empirismo o dalla logica;

85 Vaughan F. (1979). Awakening Intuition. New York: Doubleday.

 spirituale. Si tratta del più alto livello di intuizione ed è indipendente dai sentimenti, dalla ragione, dalla logica, etc.. L’intuizione spirituale si raggiunge solo attraverso determinate tecniche di meditazione.

Questo tipo di conoscenza assume molte forme: visione improvvisa, senso di direzione o, addirittura, visione globale ed olistica di un determinato evento vissuto come conoscenza diretta.

6.1 Pensiero lineare ed intuizione

L’esperienza presentata circa l’intuizione appartenente alle riflessioni di Hart86, oltre ad aver evidenziato le limitazioni ed i rischi che comporta l’adozione di una ricerca “polifemica” ed unilaterale, mette in guardia da una conoscenza fondata solo sul pensiero intuitivo.

Dopo aver tessuto le lodi del sapere intuitivo, occorre salvaguardare il fatto si tende a sottovalutare la conoscenza quantitativa ed il pensiero analitico, sminuendo così il rigore, la precisione, la volontà e la correttezza scientifico-metodologica.

Questo può portare ad una vera e propria “palude del pensiero”, dove le informazioni non vengono interiorizzate e la fantasia e l’immaginazione padroneggiano sull’intero processo. La conoscenza diviene così puramente fattuale, incomunicabile e individualistica, di certo non dialogica.

Dovrebbe pertanto sussistere un rapporto ubertoso tra pensiero analitico ed intuizione, poiché il carattere olistico tende a relazionare le due visioni, e non solo una di esse.

Così il “pensiero olistico” sarà il risultato di una interazione tra lineare e intuitivo, che, come sottolinea ancora Hart, si coniuga in una

86 Hart T. (1998). Op. Cit.

percezione sensoriale - fondamento della conoscenza empirista - ed intuito - apertura a nuove idee e capacità di cambiare- .

Tutto ciò, comunque, è frutto di una simultaneità e una molteplicità di vedute, così come percepire l’unità negli “opposti”. Ecco, allora, la proposta del neoidealista Benedetto Croce, il quale prefigura un sistema relazionale di elementi omogenei, cioè appartenenti alla medesima forma. Se l’intuizione ha la stessa forma dell’analitico allora essi instaurano un nesso ciclico di sviluppo reciproco.

Non dobbiamo dimenticare, però, che il pensiero analitico non è un processo puramente mentale, ma interagisce con l’intuitivo e viceversa.

In questo senso Hart distingue tre caratteristiche della dialettica:

I. autocoscienza e coscienza sociale. La conoscenza approfondita e integrale è possibile solo attraverso il ritorno all’esperienza diretta come fonte di conoscenza. L’apprendimento, infatti, troppo spesso risulta asettico e distaccato dal contesto di appartenenza.

Copiosa è la letteratura su tale paradigma, basti ricordare le opere di illustri Maestri come Rousseau, Pestalozzi, Dewey, Bruner, etc., i quali hanno tentato di fornire riflessioni ed idee progressive basate sulla consapevolezza sensoriale;

I. spontaneità e riflessione. La dialettica olistica investe nella naturalità dell’essere umano, nella sua impulsività e nella suo ragionamento critico;

II. introspezione ed estrinsecazione della conoscenza. L’olismo tende a salvaguardare tanto la conoscenza interiore che quella dialogica esteriore, riconoscendone l’interdipendenza e l’osmosi. Non a caso l’istruzione prevede l’esposizione verso l’esterno (l’analisi consente l’osservazione e il dialogo con l’altro), mentre l’educazione reclama percorsi di interiorizzazione soggettiva (moralità, scelta, passione, motivazione, etica, sensibilità, consapevolezza, etc.).

La dialettica, così, rappresenta il principale strumento a disposizione dell’uomo per conoscere il mondo che lo circonda e, in qualche misura, noi stessi.

Sul finire degli anni Novanta Hart (1998, p. 16) suggerisce che questa interazione può essere riconosciuta e nutrita in tutti i livelli dell’agire umano, migliorando ogni nostra abilità.

Dello stesso parere è il pensiero di J. Miller, il quale, oltre a riconoscere l’importanza e la fecondità di un simile nesso tra i due domini, evidenzia tre aspetti:

a) Alcune ricerche suggeriscono che la non corretta maturazione della fantasia e dell’immaginazione portano il soggetto ad avere dei veri e propri problemi, come, ad esempio, la propensione e predisposizione alla criminalità, alla violenza, all’uso ed abuso di droghe e ad un difficile rapporto con il cibo. Questa tendenza è di facile dimostrazione, basti porre a mente il fatto che l’intuizione è una componente dell’Io interiore e se quest’ultimo non è sufficientemente sostenuto da una giusta educazione, oltre a presentare un forte deficit emozionale, provoca dei disordini psicologici rilevanti;

a) Altri studi hanno dimostrato che i bambini fantasiosi possiedono meno probabilità di essere violenti ed aggressivi. Uno sviluppo completo della vita interiore rende, più autonomi, aperti, disponibili e creativi;

b) Secondo un’ipotesi ancora più radicale, la coscienza intuitiva è una propensione naturale dell’essere umano; un comportamento normale, analogo alla fame. Se i bambini non esprimono tale naturalità cercano attività pericolose che possono “sostituire”, ovviamente non riuscendoci, questa componente umana.

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