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Cap. 6 L’intuizione ed il pensiero creativo
Cap. 5 La creatività: l’eccellenza della persona
Una logica aspirazione di ogni sistema educativo è lo sviluppo del “pensiero creativo” e, come alcuni autori avrebbero dichiarato, del “pensiero critico”.
Sebbene lo sviluppo della creatività come standard e categoria formativa rappresenti uno degli obiettivi primari, ancora una volta siamo costretti a rilevare che non trova il giusto spazio nella scuola tradizionale, la quale sembra essere focalizzata solo nella trasmissione/assimilazione di un corpo dogmatico di conoscenze stretto nella morsa di una dichiarata standardizzazione: una “acculturazione” che stenta a riconoscere l’importanza della memorizzazione di informazioni, diretta all’attivazione del pensiero divergente. Il pensiero critico, infatti, si attiva solo allorquando si conoscano i termini del discorso o del problema.
L’educazione olistica, per definizione, è interessata alle molteplici dimensioni umane, e, quindi, non può prescindere da quell’aspetto fondamentale rappresentato dal potenziale creativo, il quale esprime l’unione della conoscenza quantitativa con la soggettività interpretativa.
La comprensione del sistema uomo, dichiara la Santoianni, “è dunque olistica e le scienze si pongono in modo non riduzionista. In un ideale triangolo in cui vi siano ai vertici i concetti di individuo, sistema adattivo e società della conoscenza si ha una interazione e una integrazione che comporta la messa a fuoco sia di aspetti che concernono specificamente la singolarità individuale, quindi il concetto di individuo nella sua complessità, sia la società della conoscenza, quindi l’ambiente attuale nel quale l’individuo si sviluppa, sia il sistema adattivo, cioè l’interazione che può sussistere proprio tra individuo e società della conoscenza”66 .
66 Santoianni, F. (2012). I modelli sperimentali della formazione, Brescia: Atti del Convegno di Scholè.
Dello stesso parere sono le idee espresse da Martino Paola quando afferma che “l’educazione è un processo di umanizzazione dell’uomo che lo coinvolge nella sua totalità come essere, valore, senso”67. Occorre ristabilire il nesso tra esistenza e cultura, riconsegnando all’educazione il suo spartito riflessivo capace di dare quel “senso” di aconiana memoria, soprattutto oggi nell’era, come ama definirla Ulrch Beck, del “rischio”.
L’educazione, infatti, finisce sempre per rilevarsi in “luoghi eterocliti dell’inatteso e dell’altrove, fecondando anche ciò che, almeno programmaticamente, non la riguarda”68. Una immanenza che tratteggia una educazione dell’uomo nell’esperienza e che rileva quest’ultima come problema, risolvendosi solo nell’intreccio tra contingenza e trascendenza, esperienza e riflessività, metaforicamente sintetizzati nel bastone di Asclepio e nell’incontro dei due serpenti.
La singolarità umana non viene ad essere più concepita come congiuntura, ma come espressione di “singolarità, concretezza ed incomunicabilità” (Riccardo di S. Vittore). Questa definizione è quella che oggi esprime al meglio il termine persona e risale al XIII secolo. Proprio l’incomunicabilità è il tratto innovativo, stante ad indicare la totalità umana, tanto da non poter essere circoscritta e divulgata attraverso il verbo.
Sono queste le ragioni che hanno spinto sul finire degli anni Settanta M. Mencarelli (Mencarelli 1972) a definire l’atto creativo come uno stato di “interfunzionalità”, quale momento in cui concorrono e si fondono, in una comunione di intenti, tutti gli elementi e facoltà che contraddistinguono l’essere umano.
Una eucaristia che alcuni scienziati riportano in un contesto matematico. All’interno del periodico Le Scienze si legge: “le nostre
67 Martino, P. (2009). Pedagogia contemporanea. Teorizzare l’umanizzazione dell’uomo tra ontologia e biotecnologie, Roma: Anicia, p. 18. 68 Madrussan, E. (2012). Briciole di pedagogia. Cinque note critiche per un’educazione come inquietudine: Roma: Ancia.