Decima edizione
Decima Edizione
“Le imprese che crescono sono un patrimonio di tutti”
Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha detto, pochi giorni fa, che l’Italia è in ripresa, e che la manovra di fine anno del suo governo sarà tutta finalizzata a gestire e accompagnare una fase di crescita. Sono parole che trovano riscontro nelle sensazioni di tanti italiani, e soprattutto di tanti imprenditori. Passata la nottata del Covid, l’Italia riparte: e forse si troverà a star meglio di quanto stava prima della pandemia, quando non ci accorgevamo di essere un po’ seduti. Eppure, ricordate? Nei mesi del lockdown regnava il pessimismo. Si parlava dell’Italia come di un Paese finito. Che futuro avranno i nostri giovani?, ci chiedevamo. E invece, sono bastati pochi mesi per invertire la rotta. Certo i problemi non sono tutti risolti. Certo ci sono imprese che non riescono ancora a risollevarsi: penso soprattutto ai più piccoli. Ma il clima è quello di una ripresa. Il clima è positivo. Il clima è quello di un’inversione di rotta. Ma come è stato possibile? Da dove arriva una reazione così forte? Le storie delle nostre aziende qui raccolte in volume sono la risposta migliore a queste domande. La ripresa non cala dall’alto, non è frutto di finanziamenti a pioggia, neppure di quelli europei. La vera ripresa parte dal cuore e dalla mente dei nostri imprenditori. Hanno saputo reinventarsi (guardate, in queste pagine, quanti hanno adattato la proprio produzione alle nuove esigenze imposte dal Covid) e ancora una volta hanno saputo rischiare. Così, l’interesse di tanti privati è diventato l’interesse di tutti. Il vero imprenditore non pensa solo ai propri guadagni, anzi rischia il proprio capitale per costruire qualcosa che diventi poi patrimonio di una comunità. Il Premio Mascagni, al quale il Resto del Carlino si onora di collaborare, è soprattutto questo: un riconoscimento a chi opera per il territorio e il popolo cui appartiene.
Michele Brambilla Direttore QN - Quotidiano Nazionale e il Resto del Carlino
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Quando nel 2011 Confindustria Emilia, con la collaborazione del Resto del Carlino, decise di trovare un modo per uscire dallo stereotipo della crisi economica che tutto inghiotte, anche se drammaticamente presente, scommettendo invece che c’erano e non erano poche le aziende che stavano “resistendo” alla corrente negativa, capaci di trovare la strada per crescere e svilupparsi, non ci si pose la domanda di quanto sarebbe durata questa esperienza, ideata come premio “alle imprese che crescono” e che venne intitolato a Paolo Mascagni, per ricordare l’imprenditore e collega. Oggi, 2021, siamo qui, in un momento non identico, ma ugualmente difficile, con la voglia e il bisogno di uscire dalle secche, dieci anni dopo. Con all’attivo quasi 400 aziende che hanno partecipato al Premio Mascagni. Quasi 400 storie, ognuna diversa e tutte però con un filo conduttore: raccontare come, anche nei momenti più duri, il nostro tessuto imprenditoriale riesca a non cedere agli ostacoli, e anzi sia capace di reagire e mettere in atto sempre nuove azioni, attività, soluzioni che rispondono alle sfide. In questo decennale, il bilancio che si può trarre è che il Premio Mascagni è diventato un appuntamento settimanale, per molti mesi all’anno, che mostra la vitalità e le capacità fattive delle nostre tre province, Bologna, Ferrara e Modena. Una realtà che ha dimostrato nei fatti di avere tanto da raccontare. E che lo ha fatto attraverso lo spazio privilegiato messo a disposizione dal Resto del Carlino, uno strumento che quotidianamente è sotto lo sguardo di tutti.
Valter Caiumi Presidente Confindustria Emilia Area Centro
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Le aziende dalla A alla Z 24 Bottles Af Frigo Borbonese Brain Cams Deep Vision Consulting Deltacommerce DNA Eggtronic Fervi Giulio Barbieri Industria Italiana Autobus Intersurgical L.A.M. LB Officine Meccaniche Masi Conditioners Mix Motori Minarelli Mysurable Opocrin Proxaut Rovinalti Safim Saiet Telecomunicazioni Scatolificio Schiassi Testing TM Torrefazione Caffè Krifi Vaccari Mauro Viaggi Salvadori Vibolt Vsystem
54 34 46 12 68 44 48 58 70 10 24 36 52 16 66 28 20 32 8 64 26 62 60 18 42 30 40 38 22 50 14 56
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MYSURABLE
il Resto del Carlino 09/02/2021
Nella foto: Marco Domenicali
Un modello che non c’era
“Un software migliora la vita degli anziani” Bologna, dalla start up Mysurable screening veloci sulla perdita di massa muscolare: “Informazioni preziose a pazienti e operatori” di Lorenzo Pedrini
La salute dell’anziano, da monitorare e tutelare combinando la geriatria clinica con l’ingegneria elettronica e le conoscenze di marketing & business management. C’è la lotta a una patologia silente, tipica della terza età, al centro degli sforzi di Mysurable, la start-up fondata a Bologna nel 2018, con il sostegno dell’incubatore universitario AlmaCube, e guidata dal presidente Marco Domenicali, professore associato di Medicina Interna dell’ateneo bolognese.
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Qual è questa malattia contro la quale state facendo passi da gigante? “Fin dal principio, abbiamo usato le nostre conoscenze per migliorare gli attuali meccanismi di prevenzione, diagnosi e cura della sarcopenia, che è la causa principale della perdita di massa muscolare nell’organismo umano, accentuata dall’invecchiamento e alla base di molte difficoltà che incidono seriamente sulla qualità della vita degli anziani”.
Di quali problemi parliamo? “Dal tono dei muscoli passa, in buona parte, la capacità di muoversi e deambulare, ed essere affetti da sarcopenia significa amplificare le disabilità e le fragilità tipiche degli organismi non più giovani, con tutti i rischi di cadute, traumi e complicazioni di vario tipo che si portano dietro”. Le cause vere e proprie, anzianità a parte, quali sono? “La perdita della massa e del tono muscolare è legata a doppio filo all’invecchiamento, perché collegata al minore apporto proteico che contraddistingue la dieta degli anziani e agli effetti di uno stile di vita troppo sedentario. Effetti che non vanno combattuti con i farmaci, bensì con la corretta informazione a pazienti e operatori, e con la promozione di migliori abitudini”. E da dove passa, di preciso, il vostro piano di contrasto alla sarcopenia? “La strada che abbiamo scelto è quella della comunicazione, gestita, in particolare in provincia, in collaborazione con sindacati e sanità locale, e dei test a tappeto, da effettuare attraverso mioTest®, un sistema di screening veloce e accessibile, basato su un software cloud e pensato per i farmacisti, i professionisti della cura degli anziani, i nutrizionisti, i fisioterapisti e i personal trainer”. C’è già un caso di scuola? “Sì, quello patrocinato da Comuni del Bolognese, Bazzano, Crespellano, Monteveglio, Savigno e Castello di Serravalle, dal Comune di Valsamoggia e dal Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell’Alma Mater. Dallo scorso novembre, i test effettuati sono già stati 350, accompagnati da webinar formativi per il personale assistenziale e da campagne divulgative rivolte ai beneficiari finali, cioè i pazienti anziani”.
LA SCHEDA Ricavi in aumento Si investe in ricerca Fondata a Bologna come startup nel 2018, con il supporto degli incubatori universitari bolognese e torinese, AlmaCube e I3P, e con quello di Confindustria Emilia, Mysurable di strada ne ha già fatta molta. Grazie a ricavi aumentati del 45% nel suo secondo anno di vita (4.500 euro nel 2019 contro i 3.100 del 2018) e a una previsione di fatturato 2020 in crescita del 233% (15mila euro), infatti, l’azienda, forte di 6 soci e 3 collaboratori, sta mettendo a frutto il proprio potenziale, puntando forte sugli investimenti in ricerca e sviluppo (stimati, per l’anno in corso, al 133% del fatturato globale). A dare prova del suo successo, tra l’altro, pensano i riconoscimenti ottenuti, tra i quali spiccano lo ‘EIT Health - Headstart Innostars Edition 2020’ e lo ‘U.S. National Academy of Medicine – Healthy Longevity Global Grand Challenge – Catalyst Award’.
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FERVI
il Resto del Carlino 16/02/2021
Un modello che non c’era
Nella foto: Roberto Tunioli
“Macchine e attrezzi non hanno più confini” Modena, il gruppo Fervi sta crescendo all’estero. Il ceo Tunioli: “Il nostro catalogo è di 8.500 articoli e non vogliamo fermarci” di Maria Silvia Cabri
Nel 2006 è stato designato vincitore nazionale del prestigioso Premio ‘L’Imprenditore dell’Anno’ che viene attribuito ai capitani di impresa che si sono distinti per talento, intraprendenza e impegno. L’anno dopo è stato insignito del ID People Award 2007 nella sezione ID Limelight, attribuito alle persone che più hanno attratto i media per le idee rivoluzionarie sulle possibili applicazioni nel campo dell’identificazione automatica. Roberto Tunioli, presidente e ceo di Fervi, realtà che si rivolge alle industrie di tutto il mondo, piccole e grandi, per offrire macchi-
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ne, utensili, attrezzi e ciò che è necessario per muovere le manifatture, racconta l’evoluzione dell’azienda, strettamente collegata alla sua ascesa di capitano d’impresa.
Come nasce Fervi e in che modo si è sviluppata sul mercato? “Nasce nel 1978 con il nome Veprug, presentandosi sul mercato con un catalogo specifico nel mondo delle macchine utensili ed accessori. Una realtà importante della zona che nel tempo ha cercato di promuovere più il prodotto che il brand. Fervi era infatti uno dei marchi
all’interno del catalogo”.
Poi nel 2011 arriva la svolta. “Dopo 20 anni di successi alla guida di un’importante azienda internazionale, ho deciso di investire la mia liquidazione sull’attuale Fervi, con un obiettivo chiaro: dare un’impronta manageriale in grado far crescere l’azienda con una visione a medio e lungo termine. Questi dieci anni, oltre all’individuazione del nome e del colore Fervi, all’identificazione del mercato di riferimento Mro (Maintanance, repair and operation), sono stati forieri di successi sintetizzabili in alcuni numeri”.
Quali? “Abbiamo investito oltre il 50% degli utili in risorse umane; replicato le best practices nei processi cardine quali la logistica e l’internazionalizzazione; sviluppato il portfolio prodotti (da 2800 ad oltre 8500 referenze). Nel 2018 ci siamo quotati alla borsa di Milano per acquisire ulteriori risorse necessarie all’accelerazione della crescita anche per vie esterne. Tutto questo ha portato a triplicare il fatturato passando dai 10 ai 29 milioni attuali oltre ad acquisire al 100% due società (una in Italia e una in Germania) e in quota minima un distributore in Spagna”.
Qual è la vostra gamma di prodotti e a chi sono destinati? “Il nostro catalogo consta di oltre 8.500 articoli con 5 famiglie di prodotti. Sul nostro sito web ogni minuto vengono visitate circa 6 pagine per un totale di quasi 3 milioni di pagine viste”.
È cambiato qualcosa nel vostro approccio con l’estero? “I numeri parlano più di ogni altra cosa. Siamo passati dal 2% nel 2011 al 30% attuale come fatturato estero del Gruppo”.
LA SCHEDA Fatturato record e 89 dipendenti La nascita nel 1978 poi l’espansione costante Export in mezza Europa Il Gruppo Fervi opera nel settore della fornitura di attrezzature professionali principalmente per l’officina meccanica, l’officina auto, la falegnameria ed cantiere e tutto Dalla il competenza alla rete di venditaquanto Sensormatic nasce a Bologna nel (mainte1979 come diruota al settore mro stributore di sensori e prodotti per macchine aunance, grazie repair andMarziani, operations). tomatiche a Marco che stringe i primi accordi di rappresentanza con ditte estere, Nel 1978tedesche a Vignola (Modena) in particolare e giapponesi, specializzate nel campo Veprug dei sensori e Srl dei trasduttori elettronici nasce (oggi Fervi). per l’industria. Negli anni Sensormatic inizia ad ocOra èconun playerspecifica di riferimento cuparsi competenza di tutto ciò che riguarda l’automazione industriale. Con l’ingresso in Italiadella e lavora molto Elisabetta anche in azienda figlia del fondatore, Marziani, Sensormatic ottiene nel 1996 la certifiall’estero. Conta 89 dipencazione del proprio sistema qualità secondo la nordenti,UNIcon una di alla export mativa EN ISO 9002,quota garantendo propria clientela un servizio e una gestione che tendono al del 28% (Spagna, massimo rispetto delle richieste Portogallo, del mercato. Sensormatic conta 11 dipendenti e si avvale della collaCroazia, Germania, Romania, borazione della propria unità produttiva Sm.Prox, Bulgaria,nellaGrecia). 2019 il specializzata realizzazioneNel di sensori induttivi, puntatori laser e lavorazioni custom. La rete di fatturato è stato di 28,8 miliovendita è composta da ingegneri ed esperti in elettronica e automazione, esterna ni (+18,5% sul un’organizzazione 2018); nel 2020 di agenti che coprono le aree principali del mercato c’è stato un calo, ma inferiore italiano e una buona rete di distributori. Il 2018 si è chiuso con un fatturato di 4 milioni di euro, in alle stime, a causa della crescita del 5% sull’anno precedente e del pan14% sul 2016, lo 0,6% del quale derivante dai mercati estedemia. ri, in particolare Repubblica di San Marino, Francia e Austria.
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BRAIN
il Resto del Carlino 23/02/2021
Nella foto: Ilaria Bigoni
Un modello che non c’era
“Vivere l’e-commerce richiede…cervello” Ferrara, si chiama ’Brain’ la società di marketing digitale che affianca le aziende nelle vendite on line. Oltre a occuparsi di eventi e di grafica di Alberto Lazzarini Opera a Ferrara. Quartier generale nella centralissima piazza della Repubblica. L’informazione e, ancora di più, la comunicazione: è ciò di cui si sta occupando con crescente successo la Brain, società innovativa in questo delicato quanto fondamentale campo, diretta da Ilaria Bigoni. Attiva dal 2018, il suo core business è …
Direttore Bigoni, ci dica. “Il marketing digitale, ma non solo. Ci occupiamo, infatti, anche di eventi che, in questo particolare periodo, sono in streaming”.
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Attraverso la vostra professionalità, quali obiettivi prospettate alle aziende vostre clienti? “Possono raggiungere contatti qualificati ed effettuare operazioni di vendita attraverso il web. Acquistano più visibilità e accrescono il profitto”.
È ormai assodato che il futuro, anzi il presente economico commerciale, passa attraverso la rete, ma non solo. “Sì, ci occupiamo infatti anche di grafica, all’interno di quella che viene definita la co-
municazione integrata”.
Oggi la comunicazione è fondamentale. Ogni tipo di comunicazione? “All’interno di una società rapida, immediata come la nostra, non si può prescindere da una comunicazione efficace. Ma c’è comunicazione e comunicazione. Voglio dire che dev’essere fatta nel modo giusto, mirato, nella consapevolezza di chi si intenda realmente intercettare”.
E voi vi siete attrezzati tenendo conto di tutto questo. “Esattamente. Abbiamo effettuato precisi e significativi investimenti nel settore dell’e commerce, acquisendo in squadra importanti figure specializzate nel settore. Questo sarà l’anno di svolta per Brain, perché ha acquisito competenze senior a supporto della vendita delle aziende. Non solo: abbiamo puntato molto sulla formazione continua, altra leva imprescindibile per un’azienda che voglia crescere e stare saldamente ed efficacemente sul mercato”.
La tecnica e la formazione sono importanti, ma bastano? “No, non bastano. L’evoluzione, infatti, passa anche attraverso la sensibilità e l’empatia che si creano nel rapporto con le persone”.
Lei ha accennato al fatto che organizzate anche eventi. A uno siete particolarmente legati: il Premio Estense. “È vero. Con Confindustria Emilia, e in particolare con il vicepresidente dottor Zaina, abbiamo avuto modo di collaborare al rinnovamento della veste e all’utilizzo, per la prima volta, dei canali social allo scopo di avvicinare sempre più i cittadini a questo straordinario avvenimento culturale”.
LA SCHEDA
Trecentomila euro di fatturato Operativa dal 2018, la Brain ha 7 dipendenti e una rete di collaboratori Brain è una società attiva nel campo della comunicazione dal 2018. Diretta da Ilaria Bigoni, conta sette dipendenti oltre a una rete di collaboratori sempre più consolidata. Ha sede a Ferrara in piazza della Repubblica. Fatturato di circa 300mila euro, in crescita. Una piccola, ma promettente realtà imprenditoriale composta da figure professionali sia senior sia junior e si occupa di marketing digitale ed eventi. Vanta professionalità decennali nel campo delle strategie di marketing per le aziende, che in Brain si concentrano nell’elaborazione di metodi e strumenti, tecnologici e pratici, in grado di aumentare la visibilità e la credibilità sul web delle aziende clienti. 13
VIBOLT
il Resto del Carlino 02/03/2021
Nella foto, Giovanni Berardi con i nipoti Cesareaugusto e Bernardino.
“Vibolt, logistica e digitale per la bulloneria” Bologna, l’attività dell’azienda che fa parte del Gruppo Berardi: “I punti di forza? Alta qualità dei prodotti e selezione dei fornitori” di Lorenzo Pedrini Una famiglia di imprenditori, quella guidata dal presidente del gruppo Berardi Bullonerie, Giovanni Berardi, giunta ormai alla quinta generazione (coi tre nipoti) di attività e una divisione di eccellenza in fatto di componentistica, la Vibolt Srl di Castel Maggiore, che il presidente del gruppo vede “in espansione, coinvolta in una filiera che affronta le sfide con passione e coraggio”.
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Che fetta di mercato del Fastener tratta Vibolt? “Vibolt è un’azienda presente sul territorio dal 1983, a due passi da Bologna, acquisita nel 2006 dal gruppo Berardi e specializzata nella distribuzione di un’ampia gamma di oltre 70mila articoli, che spaziano dalla bulloneria a molle, fascette, tasselli, kit e altri prodotti. In magazzino, poi, raccorderia di tutti i tipi e
componenti di oleodinamica, che aggiorniamo di continuo con le nuove famiglie di prodotti che vanno ad arricchire il catalogo Extracomponent”.
Quantità, ma anche qualità. “L’alta qualità dei prodotti è assicurata dalla selezione di fornitori qualificati e dalla dotazione di strumenti di controllo di alto pregio. La presenza di un ufficio tecnico interno e della divisione qualità, i continui investimenti sulla logistica, la ricerca e sviluppo di servizi innovativi, poi, fanno di Vibolt il partner ideale per approvvigionamento e gestione di minuteria di serie C”.
Un particolare accento lo ponete sui servizi logistici. “Lo facciamo per soddisfare rapidamente le esigenze di un mercato in evoluzione, per ridurre i costi non necessari e puntare alla massima affidabilità in ogni processo, grazie ai servizi Kanban, Kanban Up e S-BBK 4.0, gestiti attraverso Lean Factory Systems, la nuova divisione logistica di Berardi Group”.
Le parole d’ordine, in questo senso, sono adattabilità e innovazione. “Aggiungerei rispetto per le persone e passione per il lavoro. Con Kanban, Vibolt offre un sistema logistico taylor-made, che si basa su un’analisi delle procedure e dei flussi produttivi da migliorare e sviluppa con approccio collaborativo la soluzione ‘integrata’ ideale per ciascuno, mentre Kanban Up è un nuovo strumento di rilevazione e controllo grazie al quale i clienti possono monitorare costantemente i loro impianti logistici attraverso un portale web, rilevare gli articoli mancanti e inviare gli ordini via smartphone”.
E lo S-BBK 4.0? “Si tratta di un contenitore Smart altamente tecnologico, dotato di intelligenza capacitiva ed elettronica integrata, grazie alle quali comunica costantemente la quantità di materiale contenuto, permettendo di conoscere in ogni momento lo stato dello Stock, consultando una piattaforma web, e di automatizzare le attività di fornitura”.
LA SCHEDA Fatturato di 8 milioni e 20 dipendenti Le esportazioni sono cresciute del 32% nell’ultimo anno Dal 1983, Vibolt srl opera nel campo della distribuzione di componenti tecnologici per l’industria, con il proprio quartier generale a Castel Maggiore, alle porte di Bologna, in una sede aziendale moderna di oltre 3mila metri quadrati. Attraverso il lavoro della famiglia Berardi, proprietaria del gruppo Berardi Bullonerie del quale l’azienda fa parte, e quello dei suoi 20 dipendenti, Vibolt ha sviluppato, nel 2020, un fatturato globale di oltre 8 milioni, il 6,3% del quale generato dalle esportazioni oltre confine, cresciute del 32% nell’ultimo anno. Bulgaria, Romania, Thailandia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, India, Svezia e Brasile, in questo senso, sono i mercati più battuti.
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LAM
il Resto del Carlino 09/03/2021
Nella foto: Davide Malagoli
“Accessori per gli autobus di mezzo mondo”
Modena, la Lam è leader anche nella fornitura per veicoli industriali e macchine agricole. “Il punto di forza? La qualità del materiale” di Maria Silvia Cabri
Da sessant’anni è ai vertici dell’accessoristica per autobus, trucks, veicoli industriali, macchine agricole e macchine movimento terra, camper, treni e barche. La Lam (Lavorazione artigiana metalli) Spa ha sede a Spilamberto (Modena) e si pone come azienda leader italiana nella progettazione, costruzione e commercializzazione di botole, tende a rullo e particolari plastici ad iniezione, iniettocompressione e termoformati. Grazie alla costante innovazione di prodotto e di processo,
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all’eccellenza nel servizio e all’altissima qualità dei materiali utilizzati, da ormai sei decenni è ai vertici dell’accessoristica per autobus, trucks, veicoli industriali, macchine agricole e macchine movimento terra, camper, treni e barche. Come spiega il Ceo della società, Davide Malagoli.
Oltre sessant’anni di storia alle spalle: come nasce Lam? “Lam nasce da una idea di mio nonno mater-
no, Cavalier Livio Gozzi, che rispose ad una richiesta della Carrozzeria Orlandi di Modena per fare tende a rullo e botole di aereazione tetto per autobus turistici”.
Come vi siete evoluti dal 1960? “A metà degli anni Settanta, con il trasferimento della produzione da Modena a Spilamberto, ampliamo i nostri mercati, forti della collaborazione con Fiat/ Iveco (bus e truck). Ma propriamente è a metà degli anni Ottanta che vediamo la prima espansione europea con costruttori sempre di bus. Negli anni Novanta è la volta del mercato dei trattori e macchine movimento terra e l’ideazione e costruzione del frangivento delle auto cabriolet del gruppo Fiat (Alfa Spider, Barchetta e Punto). Gli anni 2000 vedono un grande incremento del mercato trattori e del mercato del caravan camper. Nella seconda decade apriamo un reparto di stampaggio ad iniezione plastica dove produciamo l’unica botola monolitica in policarbonato del mercato dei trattori. Nel 2018 edifichiamo il nuovo magazzino logistico per essere sempre più efficienti. Dal 2018 siamo certificati Iso Ts (certificazione specifica per l’automotive)”.
Nel vostro settore siete azienda leader: punti di forza? “La qualità dei materiale che usiamo, il servizio che prestiamo e l’attenzione verso il cliente”.
Oltre all’Italia avete conquistato anche il mercato estero… “Abbiamo clienti in tutta Europa, Medio Oriente, Australia e Sud America e dal 2012 abbiamo una filiale produttiva in Bielorussia che serve il mercato dell’ex Unione Sovietica”.
Quali obiettivi prospettate alle aziende vostre clienti? “La possibilità di soddisfare ogni richiesta relativa all’innovazione dei nostri due prodotti core (tende parasole e botole al tetto) e creazione e stampaggio di particolari plastici con materiali innovativi e rispettosi dell’ambiente”. getico”.
LA SCHEDA Occupa 60 addetti Bene l’export Il fatturato del 2020 ammonta a 8,5 milioni di euro La Lam Spa di Spilamberto (Modena) è stata fondata nel 1960 dal cavalier Livio Gozzi. È leader italiana nella progettazione, costruzione e commercializzazione di botole, tende a rullo e particolari plastici ad iniezione, inietto-compressione e termoformati. Ad oggi sono 60 i lavoratori della Lam, il cui principale stabilimento è a Spilamberto, al quale si è negli anni affiancata la filiale estera a Brest (Bielorussia). La quota di export è del 50% e i principali mercati esteri sono Europa, Middle East, Australia. Il fatturato del 2020 ammonta a 8,5 milioni di euro (+11% sul 2019); sempre con riferimento al 2020, il fatturato export è di 3,6 milioni di euro (-6% sul 2019).
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SAIET Telecomunicazioni
il Resto del Carlino 16/03/2021
Nella foto: Gianguido Furlanetto
“Telefoni a misura di senior” La Saiet Telecomunicazioni lancia prodotti per una tecnologia a portata di tutte le età di Lorenzo Pedrini Tasti grandi, schermo ampio, audio amplificato e la possibilità di accedere alla rete e a Whatsapp, per videochiamate e messaggi, con una facilità impensabile rispetto a poco tempo fa. In generale, prestazioni di altissimo livello. È questa, in controtendenza rispetto a una tecnologia che miniaturizza ogni strumento, la ricetta per la telefonia mobile proposta dalla bolognese Saiet Telecomunicazioni a beneficio dei meno giovani, come spiega l’ad Gianguido Furlanetto.
“Ormai da tempo pensiamo soprattutto alle persone più sole o anziane messe a dura prova dagli eventi recenti, concentrandoci sulla fascia ‘senior’ che ha anch’essa il diritto di usufruire dell’evoluzione tecnologica. Il nostro obiettivo è rendere la tecnologia accessibile a tutti in modo facile. Per questo utilizzeremo nelle nostre prossime campagne lo slogan ‘Saiet Tecnologia facile’”.
La vostra è un’azienda familiare e anche i vostri prodotti pensano alle famiglie.
“È proprio la semplicità il concetto chiave, perché crediamo che anche chi ha più di 70 anni e non è di certo un nativo digitale,
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Ma che non sempre viene facilitata in questo genere di approccio.
abbia oggi la necessità di restare connesso col mondo, tanto più in un periodo nel quale parlarsi e vedersi è diventata un’esigenza vitale. Accelerando un cambiamento in prospettiva che, pensiamo, la pandemia ha reso praticamente irreversibile”.
La soluzione, quindi, sta nello sviluppo di strumenti ‘intuitivi’, ideati apposta per gli anziani. “Esattamente, e di questa gamma di smartphone di ultima generazione fa parte il nostro ‘Smart Senior STS502’, elegante, compatto, dotato di serie del sistema operativo Android 10, accesso alla rete 4G e certificato Google. Parliamo di uno smartphone che presenta icone e tasti di dimensioni particolarmente molto grandi, per venire incontro a chi ha problemi di vista, oltre che di un microfono ed altoparlanti potenziati e di una base di ricarica stabile, perfetta per effettuare le videochiamate. Che ci sia tale domanda lo conferma anche l’incremento delle nostre vendite al 15 marzo 2021”.
E per dare modo anche a chi è meno pratico di sapere in che direzione sta andando il mondo. “L’accesso alle notizie ed ai repentini cambiamenti di regole e protocolli di sicurezza può davvero fare la differenza tra un’esistenza serena e una vita di preoccupazioni ed è per questo che nei nostri smartphone abbiamo ridotto al minimo gli ostacoli che limitano le possibilità agli utenti più avanti con gli anni di avere accesso autonomo all’informazione via web o di usufruire di un servizio di ‘home delivery’”.
Perciò il vostro consiglio è di regalarsi subito un telefono smartphone a misura di Senior. “È il solo modo per rimanere in contatto con i nostri cari e con la società in tempi di lockdown e l’occasione buona per fare questo passo, tra pochi giorni, potrebbe essere proprio la Festa del papà”.
LA SCHEDA Investimenti in ricerca Fatturato di 6 milioni Compirà 60 anni l’anno prossimo Saiet Telecomunicazioni, l’azienda nata nel 1962 a Castel Maggiore (Bologna) diventata un polo di distribuzione di marchi della telefonia e un produttore di soluzioni che spaziano dai telefoni corded ai cordless e dai Gsm di ogni tipologia agli smartphone di ultima generazione. Questo col lavoro di 14 dipendenti, 8 agenti regionali, 150 installatori fidelizzati, 10 agenzie strutturate, 20 distributori e 350 dealer diretti e a investimenti in ricerca e sviluppo pari all’8% del fatturato. Rimasto, nel 2020, alla quota di 6 milioni di euro registrata nel 2019 e pronto a balzare nel 2021, stanti i numeri dei primi tre mesi, a 7 milioni.
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MIX
il Resto del Carlino 23/03/2021
Nella foto: Gianpietro Caldarola
“Mescoliamo passione e affari” Modena, le macchine della Mix fanno ’girare’ di tutto, dalle polveri alle farine per neonati di Maria Silvia Cabri Ogni produzione merita un mescolatore costruito su misura capace di raggiungere il suo scopo. Questa la mission della Mix Srl di Cavezzo (Modena), che progetta e costruisce sistemi di mescolazione e componenti industriali per il trattamento di prodotti in polvere, granuli, fibre e paste. Rialzatasi dai forti danni del sisma 2012, nel 2019 ha realizzato il fatturato record: 13.6 milioni di euro, come spiega il direttore generale Gianpietro Caldarola.
Come nasce la Mix? “È stata fondata a Cavezzo nel 1990 da tre
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soci. La società parte con la produzione di macchine per mescolare polveri di ogni tipo: sabbie, coloranti, cemento in polvere, farine, zuccheri. E in riferimento ad ambiti trasversali: Edilizia, alimentare, farmaceutica, chimica, plastica. Poi con gli anni la produzione si è evoluta e abbiamo iniziato a dare vita anche a altri accessori, componenti che vanno inseriti negli impianti, come ad esempio le valvole che intercettano le polveri e i filtri depolveratori. Nel 2018 la società è stata venduta a un Fondo italiano e oggi i tre fondatori non sono più in azienda. Stiamo portando avanti un cambiamento, soprattutto culturale”.
Cosa intende? “Da azienda a gestione ‘padronale’ si è passati a una gestione ‘manageriale’. Sto introducendo cambi importanti, di maggiore apertura, in cui il ruolo dei dipendenti stessi è valorizzato e più attivo. Ci siamo aperti al mondo dei social e stiamo gestendo bene la emergenza pandemia: siamo rimasti chiusi solo tre settimane, durante il lockdown di marzo 2020, ma lavorando con il mondo alimentare ci siamo riattivati presto”.
Qual è il vostro cliente tipo? “L’impiantista, le aziende che progettano un impianto, in parte lo producono e in parte acquistano le macchine di processo. In origine Mix si concentrava sul settore edile. Ora il nostro mercato di riferimento è quello alimentare che invece chiede materiali e rifiniture più pregiate. Si pensi alla farina e al latte in polvere per neonati. Siamo passati a macchine più complesse e rifinite, precise e di elevata qualità. Inoltre, i nostri macchinari sono personalizzati in base alle esigenze dei clienti: l’80% dei prodotti è progettato e costruito ‘su misura’, sulla base di specifiche richieste”.
Prospettive future? “Il Fondo intende realizzare un cluster mediante l’acquisizione di altre aziende, ognuna delle quali manterrà la sua autonomia e specificità. Si è appena conclusa l’acquisizione della Comav, pmi ferrarese specializzata nella progettazione su misura e realizzazione di macchine svuotasacchi, valvole stellari, valvole a farfalla, deviatrici a tamburo e presse compattatrici, utilizzate nell’industria alimentare, plastica, chimica e farmaceutica. L’obiettivo è di arrivare a un fatturato di almeno 60 milioni mediante acquisizioni”.
LA SCHEDA Ottanta dipendenti Quota export del 60% Mescolatori, essiccatori, reattori, granulatori, filtri, valvole, scaricatori telescopici, adatti anche a processi produttivi complicati: questi i prodotti che escono dalla Mix Srl. I dipendenti sono 80. La quota di export è del 60%, con particolare riferimento all’Europa, ma anche Asia, Medio Oriente, Australia, America. Il fatturato globale del 2020, a causa della pandemia, ha registrato un calo rispetto al 2019, in cui si è raggiunto il record di 13,6 milioni di euro. Il fatturato dell’export è stato di oltre 6 milioni di euro.
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VACCARI MAURO
il Resto del Carlino 30/03/2021
Nella foto: Barbara, Paolo e Nicola Vaccari
“Noi, incoscienti di successo” Bologna, la Vaccari Mauro Srl (assemblaggio) acquista aziende nell’anno del Covid. E vince di Lorenzo Pedrini Una famiglia che da tre decenni lavora sul territorio e in comunione con esso, trovando la forza di investire anche quando le congiunture sembrano suggerire il contrario. Parliamo di Nicola, Barbara e Paolo Vaccari, i tre fratelli che, raccolto il testimone dal padre, hanno fatto della Vaccari Mauro Srl una solida realtà dell’assemblaggio conto terzi. Resistendo a crisi e pandemie.
to tra mille disagi e incertezze, ma, proprio mentre il Coronavirus iniziava il suo corso, in primavera, ci eravamo attivati per procedere all’acquisizione di uno dei nostri concorrenti, Siger Srl, acquisto che abbiamo poi perfezionato lo scorso novembre. Considerando che si tratta di un’azienda con un volume di affari doppio rispetto al nostro, direi che la nostra incoscienza ha portato un grande risultato”.
Nicola Vaccari, nonostante sia stato un anno difficile, possiamo dire che il 2020 sia finito bene.
Gli orizzonti di business, così, si sono ampliati anche quando sembravano più a rischio.
“È stato un anno partito male e prosegui-
“Di sicuro abbiamo fatto un nuovo passo in
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avanti, che ci permette di consolidare la nostra posizione in un settore come l’assemblaggio elettronico e meccanico da terzisti, quanto mai difficile perché legato a doppio filo a clienti che operano sulla nostra terra e, per questo, passibile di soffrire per la sofferenza di altri”.
LA SCHEDA
Si spieghi meglio. “Intendo dire che, nonostante le commesse non ci siano mai mancate, a mancare sono stati gli ordini che avrebbero dovuto ricevere i nostri clienti. Così abbiamo finito per scontare chiusure e rallentamenti indipendenti dal nostro lavoro, che, da sempre, è fatto sì di assemblaggio, ma anche di consulenze e attività formative che la clientela non poteva più domandarci”.
E le autorità che cosa hanno fatto per venirvi incontro? “In realtà molto poco, dal momento che lo Stato si è preoccupato di tutelare il lavoro dipendente molto più di quanto abbia fatto con gli imprenditori. E noi, che potevamo tenere la serranda alzata durante il lock-down, alla fine – tra congedi parentali, misure di sostegno e corsa all’assistenzialismo – ci siamo trovati aperti senza personale, perdendo commesse a favore della concorrenza straniera”.
Per voi, reperire personale era un problema anche prima del Covid. “Diciamo che il Covid ha creato nuove criticità, come i mancati rimborsi per la messa in sicurezza degli impianti, ma la questione assunzioni era e resta difficile, perché i profili tecnici in Emilia- Romagna mancano da tempo. Nell’ultimo mese siamo riusciti ad assumerne 5, ma per i nostri piani futuri ne servirebbero dieci volte tanto e i nostri giovani, tra redditi garantiti e disoccupazioni, non sembrano molto interessati”.
Investe in ricerca il 4,4% dei ricavi Attiva dal 1979 a Molinella, a nord di Bologna, Vaccari Mauro Srl si occupa di assemblaggio industriale conto terzi da 32 anni. Divisa fra cablature, meccanica e elettromeccanica, l’azienda, con 25 dipendenti, fornisce ai clienti un pacchetto che comprende la consulenza diretta e il supporto logistico. Persegue un programma di ricerca e sviluppo cresciuto tra il 2018 e il 2019 (dal 3,2% al 4,4% dei ricavi) con il fatturato (+17,3%). E, se i numeri del 2020 sono segnati dalla pandemia, a fine anno ha acquisito un polo impiantistico come Siger Srl.
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GIULIO BARBIERI
il Resto del Carlino 06/04/2021
Nella foto: Giulio Barbieri
“Un tunnel contro il virus” Ferrara, l’attività della ‘Giulio Barbieri’: “I nostri prodotti sono usati in tutto il mondo” di Alberto Lazzarini In questo grande e avveniristico complesso produttivo si lavora anche per aiutare a sconfiggere il Covid. Già, perché nell’azienda ‘Giulio Barbieri srl’ (sede nel Ferrarese) non appena si è manifestata la pandemia si è messa in moto la ricerca applicata e in brevissimo tempo si è cominciato a produrre e a consegnare a ospedali, privati e imprese un tunnel estensibile igienizzato, pronto a sanificare tutte le persone in procinto di entrare in quegli ambienti. Ne sono provvisti, ad esempio, le stazioni ferroviarie di Bologna e di Roma.
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Giulio Barbieri, questo prodotto è solo l’ultimo di una lunga serie. “Sì, perché la gamma è ampia e comprende quattro ’filoni‘ tutti riconducibili alle costruzioni di strutture metalliche: gazebo professionali per eventi, pergole e vele ombreggianti, tunnel estensibili (che installano negli stadi o nelle centrali atomiche in Francia), carport e colonnine di ricarica per veicoli elettrici, soprattutto biciclette”.
Dica di più del tunnel igienizzante. “Nel febbraio 2020, quando si iniziò a chiu-
dere ogni tipo di azienda, abbiamo cominciato a pensare e a studiare fino ad offrire, rapidamente, il prodotto giusto, dedicato, grazie all’abbinamento fra il ’tradizionale‘ tunnel e un sistema di nebulizzazione con liquido igienizzante. È un impianto semplice che si installa in pochissimo tempo e sanifica persone ma anche mezzi”.
LA SCHEDA
La soddisfazione non è data solo dalla risposta del mercato. “Questo prodotto ha accresciuto la popolarità dell’azienda e ha fatto conoscere la sua affidabilità”.
Fatturato e addetti? “Il fatturato sfiora i 10 milioni con un obiettivo di crescita, costante, del 20% l’anno. I dipendenti sono 54”.
Il mercato: quanto esportate? “Il 50% del prodotto prende la via dell’Australia o di Panama, della Nigeria o di Samoa (l’aeroporto). L’Italia, devo dire, ci sta dando tante risposte positive ma…il mondo è grande e quindi operiamo ovunque c’è spazio”.
Qualche esempio di vostri prodotti di successo? “Il carport fotovoltaico sta avendo grande visibilità anche all’estero: ad esempio Oslo lo ha scelto per la creazione del nuovissimo polo dedicato alla mobilità ecosostenibile. Poi siamo tra i fornitori della famiglia reale britannica. I nostri gazebo vengono utilizzati per le aree-ospitalità dei team di Moto GP e Formula 1, oltre che per allestire eventi come le Olimpiadi”.
Fatturato di 10 milioni e 54 dipendenti La ‘Giulio Barbieri’ è specializzata nella produzione di soluzioni progettuali per esterni in alluminio: dai gazebo professionali per eventi a pergole e vele ombreggianti, tunnel estensibili, carport e colonnine di ricarica per veicoli elettrici. Ha sede nel comune di Poggio Renatico (Ferrara). Conta 10 milioni di fatturato, prodotti da 54 dipendenti. Ha sede negli edifici restaurati di un’antica corte colonica, risalente ai primi anni del ‘900 che sorge all’interno di un podere rurale. Il 50% del fatturato è prodotto per l’estero.
C’è un segreto che spiega il successo della sua azienda? “Anzitutto la visione che abbiamo. Non a caso uso il plurale, perché qui tutti hanno un ruolo, possono e devono intervenire perché fanno parte attiva della squadra. Puntiamo molto su ricerca e sviluppo e il prodotto dev’essere etico nel senso che non può contenere nulla ‘di più’ e dev’essere semplice. Per questo è anche più conveniente”.
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PROXAUT
il Resto del Carlino 13/04/2021
Nella foto: Federico Martinelli
Nella foto: Federico Martinelli
“Stoccaggio? Fatevi guidare” Modena, Proxaut usa l’intelligenza artificiale nei mezzi senza operatore che muovono le merci di Maria Silvia Cabri Progettazione e costruzione di veicoli a guida automatica per la movimentazione e lo stoccaggio di beni e prodotti di qualsiasi forma, peso e dimensione. Questo il cardine della Proxaut Srl, che ha sede a Piumazzo di Castelfranco Emilia (Modena). L’azienda è stata fondata nel 1997 da Stefano Ballotti – che tuttora ne ricopre la carica di amministratore – grazie all’esperienza maturata, già dai primi anni Ottanta, nel campo dell’automazione industriale per la movimentazione e lo stoccaggio dei prodotti, come spiega il direttore generale, ingegner Federico Martinelli.
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Qual è il vostro punto di forza? “La grande flessibilità, che da sempre caratterizza la produzione Proxaut. È la chiave vincente che ha visto l’azienda perseguire nel tempo un solo obiettivo: creare veicoli innovativi, capaci di migliorare la produttività delle imprese, riducendo al minimo i tempi di stoccaggio e prelievo merce, ma soprattutto eliminando totalmente il rischio operatore. Offriamo soluzioni ‘sartoriali’ realizzate su misura in base alle esigenze dei clienti”.
Automazione: come si è sviluppata?
“Gli anni di esperienza alle spalle consentono ora all’azienda di compiere un salto tecnologico. L’elettromeccanica dell’automazione di venti anni fa non ha subito variazioni epocali: quello che cambia è il controllo, a livello di sensoristica e di comunicazione. La decisione è sempre più demandata al macchinario stesso, che opera scelte in modo autonomo. L’evoluzione tecnologica consente la programmazione di intelligenze artificiali. Decide la macchina, ovviamente nell’ambito della casistica prevista dall’uomo”.
In cosa consistono i sistemi di guida automatica? “Grazie alla costante ricerca di tecnologie e soluzioni innovative, abbiamo consolidato cinque tipi di sistemi di guida automatica, gestiti interamente dai software di controllo: sistema a guida induttiva (AGV), a guida magnetica, a guida laser (LGV). Gli altri due si basano su algoritmi di tipo SLAM che permettono la localizzazione (x, y, z) e al tempo stesso la mappatura, e in base a quello che vedono, decidono cosa fare. Il primo è a guida naturale, sulla base di scanner; il secondo a guida visiva mediante l’uso di una telecamera”.
Qual è il vostro cliente ‘tipo’? “Chiunque realizzi produzione e logistica in campo industriale”.
Progetti futuri in cantiere?
LA SCHEDA
Fatturato 2020 al +12,7% Il 30% riguarda l’export Per Proxaut il mercato attuale è fortemente domestico: il 70% del fatturato è con aziende italiane. I principali mercati esteri sono Spagna, Francia, Usa e Emirati Arabi. Il fatturato globale del 2020 si attesta a 9,9 milioni (+12,7%) di cui 2,6 milioni di export (+219%). I dipendenti sono 47 (+23%). All’interno dello stabilimento inaugurato nel 2018, avviene tutto l’iter di produzione che passa dalla progettazione alla costruzione delle macchine e alla realizzazione dell’impianto finale del cliente, includendo il software di gestione dei veicoli.
“In previsione della crescita del 20% prevista per il settore, stiamo usando nuove tecniche DevOps per preparare il prodotto. La sfida ora è di tipo informativo e telecomunicativo. Inoltre, stiamo utilizzando algoritmi di perfezionamento dei percorsi: il mezzo stesso decide di migliorare il percorso, ad esempio, per evitare congestioni con altri macchinari”.
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MASI Conditioners
il Resto del Carlino 20/04/2021
Nella foto: Stefano e Paola Masi
“Un buon clima per l’export” Bologna, Masi Conditioners nel 2020 ha quasi raddoppiato la quota di fatturato all’estero di Lorenzo Pedrini L’Emilia-Romagna, si sa, ha costruito parte delle proprie fortune economiche sulle dinastie di industriali che reggono, fin dagli anni del boom economico, le sorti della nostra piccola e media e impresa. Ma c’è anche chi, come la famiglia Masi che sta dietro alla Masi Conditioners, ha saputo scendere in campo con successo in anni in cui il mestiere di imprenditore era diventato ancora più sfidante, perché segnato, ben prima della pandemia, da una competizione di carattere globale.
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Paola Masi, quanta strada avete fatto in soli 20 anni? “Davvero molta, se si considera che io e mio marito Stefano, nel 2001, abbiamo rilevato a Molinella quella che era una semplice attività di elettrauto, e l’abbiamo trasformata in un produttore di kit di climatizzazione per macchine operatrici che fornisce i principali leader mondiali del nostro comparto, spaziando da applicazioni agricole e ambientali a quelle edili e dell’industria dei rifiuti”.
Le soluzioni che progettate, quindi, sono particolarmente variegate. “La nostra forza, a maggior ragione ora, dopo il trasferimento in una nuova e più ampia sede, è proprio la progettazione di sistemi di condizionamento, climatizzazione e riscaldamento che difficilmente si possono standardizzare, con la necessità di puntare su prodotti mirati e innovativi, adeguati su misura alle richieste dei clienti, ai quali forniamo consulenze durature e complete”.
Una produzione tanto diversificata, immaginiamo, comporta un grande sforzo di ricerca. “Sia che si parli di after-market sia per le attività di primo equipaggiamento, le chiavi sono l’organizzazione efficace del lavoro, certificata nel sistema integrato DIN EN ISO 9001, e la nostra costante propensione all’innovazione tecnica, completata, a valle, da un maniacale controllo della qualità di quanto esce dai nostri stabilimenti. Solo così si può essere competitivi nel mondo”.
Poi, bisogna pure trovare la forza di investire anche quando il clima si fa pesante. “Nel 2020, con l’emergenza legata ai contagi da Covid-19, il nostro lavoro si è ovviamente fatto più complesso, ma, in quanto costruttori di comparti speciali, Masi Conditioners non si è mai fermata. Anzi, mentre limitavamo al massimo il ricorso agli ammortizzatori sociali, abbiamo colto la palla al balzo per fare investimenti sul futuro. Come il magazzino verticale Modula, che ha permesso un’ulteriore informatizzazione dei processi aziendali, e come il nuovo gestionale Mago Industria 4.0, per gestire al meglio la produzione avanzata”.
LA SCHEDA
Ricerca e sviluppo coprono il 10% dei ricavi Risale al 2001, a Molinella, la nascita di Masi Conditioners, che ad oggi impiega 14 addetti. Alle due sedi bolognesi si aggiungono le filiali spagnola e tedesca a Zaragoza e Hannover, mentre le frontiere di vendita spaziano da Austria a Polonia, da Francia a Germania e dal Canada alla Spagna. Il fatturato globale 2020 sfiora i 3 milioni, il 30% (contro il 17% del 2019) dei quali generati oltre confine. Le voci ricerca e sviluppo negli ultimi anni hanno toccato quota 10% dei ricavi, destinati al reparto logistico, alla nuova sala climatica e a un nuovo software gestionale.
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TESTING
il Resto del Carlino 27/04/2021
Nella foto: Francesco Vignali
“La nostra vita è tutto un test” Modena, la Testing srl collauda la resistenza dei materiali hi-tech per i marchi della Motor Valley di Maria Silvia Cabri Un laboratorio conto-terzi specializzato nel settore Automotive. Questa la mission di Testing Srl, che ha sede a Medolla (Modena). Una realtà che si occupa di caratterizzazione materiali, invecchiamento dei materiali, prove di fatica e durabilità in particolare su prodotti in carbonio e verniciati, come spiega il titolare e amministratore unico, l’ingegner Francesco Vignali.
In cosa consiste la vostra attività? “Si divide in due rami principali: il primo è aiutare i progettisti nello scegliere il materiale giusto, perché creiamo le biblioteche su cui si basano i loro calcoli. Il secondo è accelerare gli effetti del tempo per garantire le prestazioni
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sia meccaniche sia estetiche dei prodotti immessi sul mercato. Oggi siamo in grado di offrire ai clienti sia l’esecuzione di test standard derivati da norma, sia soluzioni tailor made strutturate su specifiche esigenze”.
La storia di Testing è peculiare: come la definirebbe? “Dovessi spiegarla in una parola, definirei Testing un ottimo Bildungsroman. Testing, come nei migliori romanzi di formazione, passa momenti iniziali di grandi difficoltà e ristrettezze economiche (siamo partiti in meno di 50 mq con un paio di strumenti), per poi evolversi e modificarsi diventando sempre più adulta, ma soprat-
tutto assumendo maggiore consapevolezza di se stessa. Ad oggi siamo in due stabilimenti per un totale di 2.500 mq e il parco macchine contiene anche qualche unicità a livello europeo. Nella speranza che l’autore riservi un finale dickensiano alla nostra storia”.
LA SCHEDA
Vantate collaborazioni d’eccezione: qual è il vostro punto di forza? “La competenza, la versatilità, la capacità di comprendere le necessità del cliente, e l’abilità di non prendersi troppo sul serio. Facciamo il nostro lavoro con dedizione e passione senza dogmi o posizioni di superiorità, mettendoci sempre in discussione. L’etica nel rapporto con il cliente è importante. Non offriamo attività non utili solo per finalizzare una vendita, ma preferiamo creare un rapporto di fiducia che maturi nel lungo periodo”.
Quanto conta l’aggiornamento? “È la base del nostro lavoro: quando vivi nel mondo dei laboratori non smetti di imparare e di studiare, di investire in nuovi macchinari, di conoscere le tecnologie più recenti, di fare corsi di formazione. Ogni prova ci racconta una parte della storia del campione che stiamo testando. Dobbiamo essere bravi ascoltatori ed ottimi storiografi per ricostruirla per intero”.
Progetti futuri? “Guardiamo con particolare interesse lo sviluppo delle auto elettriche, anche per gli investimenti annunciati sul nostro territorio. Anche quest’anno andremo ad investire una quota importante del fatturato per acquistare nuovi macchinari per i test, con l’obiettivo di potenziare le strutture per poter approfondire sempre di più le nostre conoscenze, aumentando così la capacità di dare risposte ai nostri clienti”.
Nell’anno terribile 2020 fatturato salito del 74% Testing Srl di Medolla (Modena) nasce nel 2010 ma è nel 2014 che inizia la sua forte ascesa. Fornisce test sui materiali e consulenza all’Automotive. Collabora con i principali OEM automobilistici mondiali della Motor Valley Italiana, ma anche con altri marchi internazionali. Dal 2015 è un laboratorio riconosciuto per VW Group. Il mercato è al 90% italiano; per l’export i mercati sono Europa e Est Asia. Il fatturato 2020 è di 2,6 milioni (+74% sul 2019). Il 20% annuo almeno del fatturato è investito in macchinari, tecnologie e formazione.
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MOTORI MINARELLI
il Resto del Carlino 04/05/2021
Nella foto: Mariano Roman e Vittorino Filippas
“Minarelli, storia e innovazione” Il marchio bolognese delle due ruote rilevato da Fantic Motor “Dalla sinergia risultati eccellenti” di Lorenzo Pedrini Da Calderara di Reno al Giappone, e ritorno. C’è un vero e proprio giro del mondo, oltre ai giri in pista dei suoi bolidi, nella storia settantennale di Motori Minarelli, lo storico marchio bolognese delle due ruote già leader europeo nella produzione di alimentazioni per motocicli, acquistato prima da Yamaha e rilevato poi, pochi mesi fa, da Fantic Motor, a sua volta costola di VeNetWork. A parlare di questa sinergia è il dg di MM, Vit-
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torino Filippas, con l’ad di Fantic, Mariano Roman.
Iniziamo dal passato, che è glorioso sia nel vostro caso che in quello del vostro acquirente. “La Minarelli nasce nel ‘51 col nome di Fabbrica Bolognese Motocicli e ben prima dell’acquisizione da parte di Yamaha nel 2002, dopo la quale espanse la sua gamma
di motori dai 50cc ai 660cc di cilindrata, era divenuta il primo produttore europeo nel suo settore. Fantic Motor, invece, fu fondata nel ‘68 come costruttore di moto e, montando quasi sempre alimentazioni Minarelli, si laureò per tre volte campione iridata di Trial e vinse diverse competizioni nazionali e continentali, prima di un appannamento sportivo e industriale che terminò, nel 2014, con il suo passaggio in VeNetWork”.
Il presente, invece, per entrambe le aziende comincia da quando vi siete ritrovati. “Comincia per la precisione nel 2019, quando Fantic si accorda con Yamaha per la fornitura di componenti per moto da cross e da enduro e, dopo un nuovo filotto di vittorie in pista, apprende della volontà del gruppo giapponese di cedere la Motori Minarelli. Proprio quando Fantic sentiva il bisogno di un partner con una forza lavoro preparata in campo ciclistico e motociclistico, visto anche il suo ingresso, nel 2015, nel mercato delle biciclette elettriche, e spazi di produzione propri”.
Così si arriva al futuro, che vedrà la storia convivere con l’innovazione. “I risultati di questo inizio di collaborazione, da quelli industriali a quelli occupazionali, sono stati straordinari e in futuro contiamo di migliorarli, puntando sia su un concetto di mobilità elettrica che leghi tutela ambientale e bisogno di divertimento sia su un cavallo di battaglia della storia di Fantic come le moto per non patentati, aggiornate anche a cilindrate maggiori”.
LA SCHEDA
Fatturato di 54 milioni e 193 dipendenti Fondata nel 1951 a Calderara di Reno, Motori Minarelli è ancora lì, con i suoi 193 dipendenti divisi in due stabilimenti da 10mila e 16mila metri quadrati. Il fatturato del 2020 (l’84% del quale è arrivato dai mercati francese e spagnolo) è stato di 54 milioni di euro, con una frenata, rispetto ai 59 milioni dei due anni precedenti, causata principalmente dalla pandemia. Gli investimenti in ricerca&sviluppo, sono stati pari, rispettivamente nel 2018, 2019, e 2020 all’1%, allo 0,2% e allo 0,4% dei ricavi.
Parliamo del mitico Caballero? “Certo, soprattutto di quello che fu il best seller assoluto di Fantic, ma anche di una gamma sempre più vasta di moto e bici pensate per la città, lo sport e le gite fuori porta, tutte prodotte da Motori Minarelli attraverso una piattaforma di lavoro fornita da Yamaha. Per chiudere il cerchio”.
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AF FRIGO
il Resto del Carlino 11/05/2021
Nella foto: Francesco Aliano
Un treno chiamato refrigerio Modena, la A.F. Frigo progetta e installa impianti di climatizzazione per carrozze e metropolitane di Maria Silvia Cabri Progettazione, realizzazione ma anche manutenzione degli impianti di climatizzazione su treni, tram e metropolitane. Questo il tratto distintivo della A.F. Frigo Clima Impianti con sede a Bomporto (Modena), azienda di nicchia che sta sempre più ampliando il suo mercato, come racconta il fondatore e direttore operativo, l’ingegnere Francesco Aliano.
Qual è il vostro settore di riferimento? “Il ferrotramviario: treni, tram, metropolitane. Siamo specializzati negli impianti di climatizzazione e trattamento dell’aria che
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ci sono nelle carrozze, mediante contratti di concessione con i principali player del settore: Trenitalia, CAF, ATM, Knorr-Bremse, RFI, Faiveley, Hitachi Rail”.
Come nasce l’azienda? “Nel 2002 ho deciso di costituire la Srl, mettendo a frutto l’esperienza tecnica ottenuta lavorando presso aziende del settore frigo e condizionamento civile. A quel tempo si partiva con la climatizzazione nelle carrozze: il settore ferroviario offriva un nuovo riferimento per l’installazione e la manutenzione degli impianti, la pulizia e la sanificazione
delle condotte”.
Una realtà di nicchia… “Siamo l’unica azienda italiana del settore che presiede a tutte le fasi del processo: progettare, costruire, upgradare, installare, manutenere e sanificare impianti di condizionamento nel settore ferroviario. I nostri competitor sono grossi gruppi internazionali: si compete ma anche si collabora. Ora abbiamo un’importante commessa: la realizzazione degli impianti di condizionamento degli Intercity di Trenitalia per conto della Hitachi Rail”.
Come nasce il prodotto? “Fondamentale è lo studio, sia per la progettazione del nuovo che per l’aggiornamento di ciò che è già in essere. Il nostro ufficio progettazione ha molti ingegneri che provvedono alla costruzione, installazione ma anche individuazione di guasti e soluzioni, anche su impianti non nostri”.
Sanificazione dell’aria, è boom? “Ora più che mai. Lo scorso anno abbiamo progettato, sviluppato e brevettato, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Biomolecolari dell’Università di Urbino, un sistema innovativo di sanificazione a funzionamento continuativo con tecnologie di raggi UV-C e ionizzazione con applicazione su sistemi di condizionamento dei veicoli ferroviari, metropolitani e tramviari denominato CSA System (Continuos Sanitization Air System) in grado di ottenere l’abbattimento al 99% delle cariche batteriche e virali con un funzionamento continuativo, superando il problema del fermo-mezzo e garantendo la salute degli utenti in condizioni di affollamento o lunghi tragitti. Stiamo installando il sistema, in forma prototipale, sul treno regionale Vivalto di Trenitalia e siamo in contatto con player nazionali e internazionali per estendere l’applicazione”.
LA SCHEDA
Fatturato 2020 al +31% Conta 41 dipendenti A.F. Frigo Clima Impianti è estremamente elastica nell’attività di ‘service’. In questi ultimi anni ha messo al servizio di aziende partner la propria manodopera, per montaggi elettromeccanici presso il proprio sito produttivo e presso i clienti. Gli impianti vengono testati in una camera climatica di nuova generazione. L’azienda conta 41 dipendenti; nel 2020 ha registrato un fatturato globale di 5,90 milioni di euro (+31% rispetto al 2019).
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INDUSTRIA ITALIANA AUTOBUS il Resto del Carlino 18/05/2021
Nella foto: Giovanni De Filippis
“I bus hanno riacceso i motori”” Bologna: la Iia, erede di Bredamenarinibus, torna leader del mercato italiano con il 52% di Lorenzo Pedrini C’era una volta un marchio simbolo della meccanica bolognese, segnato da una crisi che ha messo a rischio l’azienda e il futuro dei suoi dipendenti. Poi la rinascita, frutto di un’alleanza tra Italia e Turchia e della fiducia in nuovi dirigenti e vecchi operai. È tutta qui la vicenda che, nel 2019, ha visto riaccendersi i motori di Industria Italiana Autobus, il polo produttivo pronto, sotto l’ad Giovanni De Filippis, a rinverdire i fasti della
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fu Bredamenarinibus.
La ricapitalizzazione di due anni fa ha davvero messo fine a un incubo. “Un reale momento di svolta, con Invitalia e Leonardo capaci, assieme ai turchi di Karsan, di invertire un trend negativo culminato, nel 2018, in numeri che segnavano 58 milioni di fatturato e 21 di perdite, accanto ai quasi 250
dipendenti in cassa integrazione tra lo stabilimento di Bologna e quello di Flumeri, in provincia di Avellino”.
La musica quanto è cambiata? “Dopo 24 mesi, il fatturato è balzato a quota 140 milioni, e tutti coloro che usufruivano degli ammortizzatori sociali sono rientrati. Nell’ultimo biennio ci siamo consolidati come leader italiano del mercato dei bus urbani, con una quota del 52%”.
Quindi, rimessa dritta la barra, non restava che rilanciare. “Rilanciare, in questo caso, vuole dire investire. Sulle oltre 100 assunzioni in Campania, legate ai 30 milioni che serviranno a ristrutturare gli impianti avellinesi, sull’ammodernamento dell’hub di Ricerca e Sviluppo bolognese, sul 4.0 applicato alle linee produttive e, non meno importante, sui nuovi mezzi che presenteremo”.
Mezzi a basso impatto? “Mezzi elettrici, come il 12 metri che presenteremo nei prossimi mesi e come l’ampia gamma che gli affiancheremo, e mezzi a idrogeno, che in tre anni riusciremo a realizzare a partire dallo stesso know-how italiano che fu della Breda, già punto di riferimento nel Paese per quanto riguarda l’elettrico”.
LA SCHEDA
Fatturato 140 milioni con 528 dipendenti Iia nasce nel 2015, ma le radici Bredamenarinibus sono datate 1919. Tra Bologna e Flumeri i dipendenti sono a oggi 528, ma saliranno a 615 entro fine anno. Il fatturato 2020, stabile malgrado la crisi, è stimato in 140 milioni. Nel 2021, la volontà di spostare in Italia il baricentro produttivo del gruppo. Nel 2020 sfornati 300 autobus contro i 57 del 2019.
La pandemia non ha certo aiutato. “Il Coronavirus ha rallentato gli ordini proprio nel momento in cui gli autobus sarebbero serviti di più, ma i volumi di mercato del comparto, nei prossimi cinque anni, sono comunque destinati a raddoppiare o triplicare. Come del resto quelli delle motorizzazioni, grazie alla transizione dal diesel e dal metano ai carburanti del futuro”.
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TORREFAZIONE CAFFÈ KRIFI il Resto del Carlino 25/05/2021
Nella foto: Mauro Baroni
“Un buon caffè per la ripresa”
Ferrara, la torrefazione Krifi compie 60 anni e guarda al 2021 con ottimismo “Ci espandiamo” di Alberto Lazzarini
Storia, professionalità, capacità e gusto. Già, il gusto. È questo che produce Caffè Krifi, una torrefazione ferrarese di qualità che nel 2021 compie sessant’anni. Quattro milioni e mezzo di fatturato nell’era precovid, 16 dipendenti, 2.500 kg di prodotto al giorno, un mercato in espansione nel settore bar e ristoranti, che costituisce il suo tradizionale target. Il titolare è Mauro Baroni. Al suo fianco il figlio Guido, responsabile della ricerca e sviluppo.
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Mauro Baroni, il caffè è davvero un piccolo-grande piacere… “Esattamente. Per noi italiani è un piacere e un’abitudine consolidata. Non appena i bar hanno potuto riaprire, dopo il peggiore periodo Covid, la gente è tornata in massa, segno del valore e dell’importanza che ha il caffè”.
Però i caffè non sono tutti uguali. “No, perché sono prodotti da un’ottantina di Paesi. Ciascun caffè ha una propria qualità
e caratteristica organolettica. Attraverso l’esperienza si riescono ad acquisire le materie prime migliori per poter creare le miscele più gradevoli. Ma è anche un problema di costi e prezzi: il caffè migliore costa di più”.
I vostri principali clienti sono i pubblici esercizi? “Sì, l’80% del fatturato proviene da un consolidato, felice rapporto con bar e ristoranti verso i quali siamo votati. Nel tempo abbiamo creato esperienze e professionalità, all’interno dell’azienda, per dare vita a miscele gradite alla clientela del bar. Cresce il consumo di caffè macchiato, e abbiamo studiato una miscela che si sposa molto bene con il latte. Ma siamo presenti anche nella grande distribuzione”.
L’azienda compie 60 anni, un traguardo importante. “Con il Covid abbiamo inevitabilmente subito una flessione a causa delle chiusure di bar e ristoranti, solo parzialmente compensate dal maggiore consumo casalingo. Ma l’azienda è solida e sta superando bene anche il 2021. I dati già denotano una decisa ripresa. Siamo sempre stati molto attenti alla rapidità della consegna, a offrire un servizio puntuale e preciso garantendo la freschezza del prodotto. L’assistenza e la manutenzione sono poi un altro punto fermo: in poche ore siamo in grado di intervenire ovunque”.
In quali territori siete più radicati? “In tutto il Ferrarese, nelle province confinanti, le città della via Emilia, Veneto, Lombardia, Piemonte e Romagna. Ma anche le Marche e oltre”.
È vero che state trattando l’acquisto di altre aziende del settore? “Sì, lo confermo. Siamo in trattative con quattro torrefazioni. Penso che entro l’anno concluderemo positivamente con almeno un paio di loro”.
LA SCHEDA Le miscele più pregiate da India e Sudamerica Compie quest’anno sessanta anni ed è un punto di riferimento imprescindibile per i consumatori di una vasta area che da Ferrara si irradia in tutto il nord e centro Italia ma non solo. Caffè Krifi (sede nella zona sud alle porte della città estense) persegue un solo obiettivo: offrire un caffè fresco di alta qualità. Lo stabilimento è dotato di un modernissimo impianto di torrefazione completamente automatizzato: l’azienda, infatti, si è costantemente aggiornata con ogni nuova tecnologia nell’ambito della tostatura del caffè, della selezione, della trasformazione, della miscelazione fino al confezionamento del prodotto. La qualità del prodotto è assicurata, in primo luogo, dall’esperienza nell’individuare le materie prime più pregiate, privilegiando le produzioni provenienti dall’America Centrale e dall’India: grazie ad essa e ai controlli realizzati sul prodotto in entrata, Krifi assicura sempre ai suoi clienti una materia prima eccellente. Nel tempo l’azienda ha ottenuto un evidente riconoscimento dal mercato, che le ha permesso una crescita costante negli anni: agli investimenti tecnologici si sono accompagnati quelli orientati al miglioramento dell’organizzazione. L’attenzione all’ambiente l’ha poi portata ad essere la prima torrefazione in Italia a ottenere la certificazione integrata Qualità e Ambiente ISO 9001 e 14001. Sedici sono i dipendenti, 4,5 milioni il fatturato precovid.
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il Resto del Carlino 01/06/2021
Nella foto: Simone e Luca Baruffato
“Dosiamo tutto in famiglia” Bologna, la Tm Srl (dispenser per industria) unisce in azienda genitori e figli di Lorenzo Pedrini Roberto e Tiziana, uniti dall’amore e dal lavoro, ma anche Luca e Simone. Due figli che non li hanno seguiti per inerzia, bensì perché “ci hanno creduto per davvero”. È una storia di famiglia, la famiglia Baruffato, quella che sta dietro a Tm Srl, il produttore di sistemi di dispensazione di sostanze lubrificanti e adesive che, a San Lazzaro di Savena, ha saputo ricreare l’atmosfera di casa. Ma ha anche fatto della sede di San Lazzaro un hub di produzione che esporta ai quattro angoli del globo, dall’intera Europa a Russia e Cina, passando per Corea, Sud America, Turchia, Israele e India.
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Roberto Baruffato, lei sarà anche il presidente, ma le tocca fare i conti con moglie e ‘ragazzi’. “È la nostra forza, non è un modo di dire, perché se io e Tiziana, 20 anni fa, abbiamo saputo ripartire da zero dopo altre piccole grandi imprese imprenditoriali, è stato soprattutto grazie al nostro legame e alla consapevolezza che la generazione successiva avrebbe avuto la nostra stessa passione. Ci bastava iniziare, con l’audacia che, come scriveva Goethe, ha in sé genio, potere e magia”.
Goethe, però, di mestiere scriveva versi.
Voi fate qualcosa di più ‘materiale’. “Siamo partiti, nel 2000, dai sistemi di microdosaggio al servizio di diversi settori industriali, dall’automotive all’elettronica, grazie anche al pronto supporto di vecchi amici e clienti. Poi ci siamo spinti nella farmaceutica e nel comparto oftalmico, con macchine per monodose e dispenser, buone per confezionare il collirio ma anche i vaccini, oltre a un mondo di altre produzioni”.
La concorrenza, nella provincia bolognese, non mancava di certo. “Abbiamo dovuto farci i muscoli, come capita a chi si presenta per ultimo su un campo di battaglia già piuttosto affollato. Ma il basso profilo ha pagato, visto che ora siamo fornitori di alcune delle più belle aziende motoristiche e farmaceutiche del mondo. E consideriamo anche che vendiamo in trenta Paesi, dalla Cina all’Algeria e dalla Polonia alla Spagna, con un portafoglio ordini che, quest’anno, supererà il record che avevamo fissato nel 2019. Dopo un 2020 in cui abbiamo contenuto i danni”.
Ma la vocazione internazionale della vostra attività non contrasta con una bolognesità straripante. “Siamo in venti in azienda, famiglia compresa, e tutti i lavoratori sono a chilometro zero. Anzi, lo saranno a maggior ragione ora che stiamo assumendo nuovi strumentisti da inserire nell’orchestra, guardando una volta di più a una fucina di assoluta garanzia come le storiche Aldini- Valeriani”.
LA SCHEDA
Fatturato 2,1 milioni Quindici dipendenti Fondata nel 2020 da Roberto Baruffato e dalla moglie Tiziana Mazza, ai quali si sono aggiunti i figli Simone e Luca, Tm Srl ha sede a San Lazzaro. Il fatturato, grazie al lavoro dei 15 dipendenti e dei 4 soci della famiglia è stato, nel 2020 del Covid, di 2,16 milioni, il 15% giunti da oltre confine (in annate normali il 30%). Il settore ‘Ricerca e Sviluppo’ assorbe fra il 10% e il 15% dei ricavi, portando Tm a crescere di pari passo con il tasso di innovazione che mette in campo.
E il futuro, da dove passa? “Oltre alle macchine per strip monodose, da due anni sviluppiamo macchinari per il dosaggio di polveri e microsfere farmaceutiche,e macchine per il riempimento di siringhe in plastica. Su queste nicchie, trascurate dai grandi player, stiamo costruendo il domani”.
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SCATOLIFICIO SCHIASSI
il Resto del Carlino 08/06/2021
Nella foto: Silvia Magnoni
“Apriamo la scatola del futuro” Bologna, sempre più attenzione a sostenibilità ed ecologia per lo Scatolificio Schiassi di Lorenzo Pedrini
mondo era molto diverso.
Pochi settori come quello del packaging stanno affrontando di petto, tra le altre sfide, il tema della sostenibilità. E nella valle degli imballaggi per eccellenza, anche un’azienda storica come lo Scatolificio Schiassi di Villanova di Castenaso, sotto la guida della presidente Silvia Magnoni, ha risposto positivamente alle sollecitazioni, trasformando radicalmente la concezione di cartone ondulato.
“Mio nonno, Giuseppe Schiassi, aprì i battenti nel 1952 in un piccolo scantinato in via delle Belle Arti, in centro a Bologna. All’epoca parlare di imballi voleva dire parlare di ingombranti scatole di legno. Poi, attraverso il lavoro dei suoi figli Gianni e Romana e attraverso il mio, che sono sua nipote, dalle radici dell’azienda è germogliato il seme dell’innovazione”.
Alla nascita della vostra società, il
Una parola chiave per molti, che fa rima
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anche con tutela dell’ambiente. “I clienti ci chiedono l’utilizzo di fibre riciclabili e riciclate, oppure vergini e con certificazione Fsc. Inoltre, come impone il mercato dei consumatori finali, ci domandano garanzie sugli alberi da cui vengono carta e cartone, oltre che la colla da amido di mais e, non ultimo, un inchiostro a base di acqua per la stampa flexografica. Oltre a chiederci, mentre piantumiamo gli alberi della Foresta Schiassi con la quale contribuiamo al rimboschimento, le stesse affidabilità e precisione di sempre”.
Su una gamma di produzioni sempre più ampia. “Progettiamo e produciamo imballi in cartone ondulato di qualsiasi forma, dimensione e colore, per settori che spaziano dall’alimentare all’industriale, dal farmaceutico al meccanico e dal grafico all’elettronico. E lo facciamo, ecosostenibilità a parte, con grande attenzione per l’evoluzione tecnologica, come dimostrano Intelligo, la scatola interconnessa in 4.0, Spazio+, un cartone leggero e sottile al 100% riciclato, ed EcoPro+, il rivestimento interno per imballaggi 100% green”.
Il doppio passaggio generazionale vi ha spinti verso il futuro. “Il segreto è che la seconda e la terza generazione sono nate motivate e, come nel mio caso, si sono formate specificamente per seguire le sorti dell’azienda, mentre ora il passaggio di testimone riguarda le maestranze, tutte locali, collaudate e con un’alta percentuale di donne. Anche se si fatica a trovare figure giovani capaci, oggi puntiamo forte sulle nuove assunzioni e sulla crescita del nostro Laboratorio di qualità e del comparto Ricerca e sviluppo, oltre che sulle acquisizioni in cantiere, perché il nostro sia un futuro all’insegna dell’espansione”.
LA SCHEDA Fatturato 2020 a 8,6 milioni, 19 dipendenti E il 30% delle vendite prende la via dell’export Nato nel 1969 nel solco della precedente attività, legata anch’essa agli imballaggi, del fondatore Giuseppe Schiassi, lo Scatolificio Cartotecnica Schiassi Srl impiega oggi, nella sede principlale da 4mila metri quadrati di Villanova di Castenaso, 19 dipendenti. Sotto la direzione della presidente e amministratore unico Silvia Magnoni, ha sviluppato, nel 2020, ricavi pari a 8,6 milioni di euro (2.6 dei quali oltre confine), in calo, causa Covid, rispetto ai 9,5 milioni del 2019 ma comunque superiori ai 7,8 del 2018. La quota export, invece, supera il 30% delle vendite, grazie in particolare a Russia, Grecia e Romania, mentre l’azienda è stata inserita, per il triennio 2017-2019, fra le 400 realtà nazionali a maggior crescita di fatturato.
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DEEP VISION CONSULTING il Resto del Carlino 15/06/2021
Nella foto: Giovanni Gualdi
“Vi offro una visione del futuro” Modena, la Deep Vision Consulting produce software utilizzando l’intelligenza artificiale di Maria Silvia Cabri Computer Vision o ‘Visione Artificiale’: è “Affrontiamo con i nostri clienti le sfide legate l’ambito multi disciplinare (informatica, maalla visione artificiale, portandoli fino alla sotematica, ingegneria) volto all’estrazione auluzione completa e in modo trasversale ai settomatica di informazioni dalle immagini, di tori applicativi (traffico, agricoltura, fashion, cui si occupa la Deep Vision Consulting Srl di medicale, food industry, automazione, retail, Modena, come spiega il fondatore e titolare, ecc). Ciò che accomuna i nostri clienti, piccoli ingegner Giovanni Gualdi. e grandi (siamo fornitori anche di multinazionali gigantesche), è la consapevolezza che le sfide in visione artificiale richiedono imporDa dove deriva il nome? tanti investimenti di R&D, forti competenze e “Dalla fusione di Deep Learning e Computer apertura all’open innovation”. Vision, dove il fulcro dell’attività sta nella computer vision e in cui il deep learning, o l’intelligenza artificiale in genere, rappresenUna sfida continua? ta uno dei pilastri tecnici principali”. “Sì, quando si parla di visione artificiale bisoIn cosa consiste il vostro lavoro? gna maturare forte esperienza e tenersi sem-
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pre aggiornati. Sono fondamentali tanto studio prima di arrivare in azienda e tanto studio (e passione) quando sei in azienda. Investiamo molto nella formazione tecnico scientifica del team, anche partecipando alle migliori conferenze internazionali del settore”.
Nel 2019 avete ricevuto un premio da Nvidia, gigante del gaming e del deep learning, per il vostro ‘Deep Vision Framework’: di cosa si tratta? “Abbiamo avuto l’onore di ricevere il premio nell’ambito di una sfida tra startup di intelligenza artificiale su temi di innovazione: in quell’occasione abbiamo proposto una parte del Deep Vision Framework, uno strumento software sviluppato internamente che ci consente di risolvere con efficacia sfide complesse che altrimenti richiederebbero lunghe e incerte attività di consulenza specialistica”.
Il futuro? “Come imprenditore, punto a consolidare ed estendere la posizione di leadership di Deep Vision nel panorama internazionale della visione artificiale. Come cristiano ho nella fede il fondamento per guardare con fiducia al futuro. Come italiano ho un sogno: Deep Vision Consulting vanta un team caratterizzato da uno spessore tecnico eccezionale, di cui sono orgoglioso, frutto di scelte spesso difficili ed onerose. L’ho fatto anche per dare il mio contributo ad arginare la fuga di cervelli, talvolta ben giustificata ma spesso anche sospinta dalla moda: mi adopererò affinché Deep Vision sia sempre un valido motivo professionale per essere pienamente soddisfatti di lavorare in un’azienda 100% italiana e un’opportunità di rientro per coloro che ora si trovano all’estero”.
Come affrontate il Covid? “Abbiamo posto in essere tutte le misure richieste legate agli accessi, al distanziamento, al lavoro in piccoli gruppi”.
LA SCHEDA Un decimo del business è legato all’export La Deep Vision Consulting nasce a Modena nel 2011 come attività libero professionale di consulenza nel campo della Computer Vision dell’ingegnere Giovanni Gualdi, dopo anni trascorsi tra Italia e California (presso University of California San Diego e Hewlett&Packard Labs, Palo Alto), conseguimento del dottorato di ricerca, realizzazione di vari articoli scientifici e brevetti. Deep Vision Consulting si occupa di Computer Vision, o ‘Visione Artificiale’, che è un ambito tecnicoscientifico multidisciplinare (informatica e data science, matematica, ingegneria) volto all’estrazione automatica di informazioni dalle immagini. La società studia, ricerca, progetta e realizza nuove soluzioni di Computer Vision per conto dei propri clienti, realizzando software che può essere eseguito su piattaforme di calcolo anche molto diverse: dal cloud a dispositivi industriali o smartphone. Il fatturato globale del 2020 è di circa 740 mila euro (circa +40% risp. 2019), di cui 10% di export: i principali mercati esteri sono Europa, Stati Uniti, Brasile, Svizzera, Israele. Il solido gruppo tecnico, costituito per la metà da dottori di ricerca e per il restante da laureati magistrali, permette a Deep Vision Consulting di vantare una concentrazione di competenze in Computer Vision ‘singolare’ per il panorama italiano, di presidiarne i principali pilastri (sensoristica, image processing, geometria computazionale, machine learning e deep learning) e di estendersi anche a settori complementari quali robotica, realtà aumentata, piattaforme embedded, edge computing, cloud computing e simulazioni.
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BORBONESE
il Resto del Carlino 22/06/2021
Nella foto: Roberta Frequenza
Nella foto: Alessandro Pescara
“Fare moda è una rivoluzione” Bologna, il brand Borbonese torna in alto grazie ad una radicale strategia di cambiamento di Lorenzo Pedrini “Reinventare il disinvolto fascino italiano, dal 1910”. È il verbo, nello slogan di un brand iconico del fashion quale Borbonese è di diritto, a dare il senso di come l’azienda intenda se stessa. Proprio la capacità di reinventarsi, nel racconto del ceo Alessandro Pescara, è la cifra che ha reso le borse e gli accessori marchiati dall’Occhio di Pernice un punto di riferimento per la clientela. Chi nasce tondo, ribaltando il proverbio, può anche morire quadro.
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“Il cambiamento è stato un fattore importante, perché una casa di moda sorta oltre 110 anni fa per servire un segmento di mercato molto alto ha saputo diventare qualcosa di completamente diverso. Non solo per il trasferimento a Bologna, celebrato dal logo Redwall che richiama i muri rossi della città, ma anche per la rivoluzione organizzativa e produttiva che abbiamo poi intrapreso”. A partire, come spesso accade, da un profondo momento di crisi. “Per lungo tempo Borbone-
se, oltre a produrre pelletteria di grande pregio, lavorava anche da terzista. Poi, con l’internalizzazione della produzione delle grandi case moda, negli anni ‘90, si è trovata in mano una scatola vuota, forte come competenza delle proprie maestranze ma debole dal punto di vista dell’appeal del proprio brand. Allora fu la svolta”.
E quale strada avete seguito? “Quella della differenziazione dei materiali usati, con la crescita di materie prime quali tela e nylon, e dell’abbassamento del nostro posizionamento, con il risultato, anche grazie a una rivoluzione lato marketing e all’ingresso in azienda di professionisti con curricula più contemporanei, di ampliare significativamente le fasce di età servite e le tipologie di accessori in produzione”.
Fino a un exploit digitale che, ora, ha donato a Borbonese una nuova riconoscibilità. “Ci siamo affidati al lavoro di blogger e influencer in grado di colpire laddove il nostro marchio aveva perso terreno e a una riduzione intelligente del numero di capi in catalogo. Poi, la guerra del marketing la stiamo vincendo anche con l’affiancamento dell’abbigliamento agli accessori, con il ritorno alla Milano Fashion Week e con l’impulso alla creatività”.
E pure con una ecosostenibilità sulla quale nessuno può più transigere. “Essere green passa prima dal cambiamento delle abitudini interne, dalla rinuncia a carta non riciclata e plastica, ma anche dal nylon riciclato che utilizziamo e, sul versante pelle, da pellami provenienti da economie circolari, conciati senza l’uso di metalli durante le lavorazioni”.
LA SCHEDA Numeri in crescita per vendite e fatturato Dalla sede di Ozzano dell’Emilia, a pochi chilometri da Bologna, Borbonese gestisce 30 negozi monomarca, quasi tutti sul territorio italiano, e coltiva la presenza del proprio brand in 350 rivenditori multimarca. Con i suoi 115 dipendenti, nel 2019 sviluppava un fatturato di 33 milioni di euro (+ 10% sul 2018). L’anno del 110° anniversario della fondazione, il 2020, è stato invece segnato dalle conseguenze della pandemia, ma l’ultima campagna vendite ha rilevato un +7% rispetto all’anno precedente, mentre il retail, da gennaio a ottobre, ha registrato un +10%.
E questo, per i giovani, basta? “Basta se vi si aggiunge un’attitudine all’innovazione che può venire solo da noi, come abbiamo sperimentato attraverso le collaborazioni tra azienda e università del progetto Officina Borbonese, dove sono proprio i giovani a immaginare per noi i prodotti innovativi del futuro”.
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DELTACOMMERCE
il Resto del Carlino 29/06/2021
Nella foto: Mirko Trasforini (in piedi 4° da sx) e il team di Deltacommerce
“Diamo più byte al turismo” Ferrara: Deltacommerce realizza piattaforme e siti per aziende E ora un portale per tour operator di Alberto Lazzarini Mai come in questo caso si potrebbe utilizzare il vecchio adagio “chi si ferma è perduto”. Nel campo dell’informatica, infatti, se non si innova tutti i giorni si fa poca strada. Molta ne ha fatta, invece, Deltacommerce, società informatica ferrarese nata nel 2000. In questi 21 anni sono più di mille i clienti che si sono affidati alla società, che ha realizzato ERP per l’industria e portali web di grande successo nel settore turistico. Cotitolare e direttore commerciale è Mirco Trasforini.
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Un’azienda votata all’innovazione. “È nella nostra indole, nel nostro dna, progettare costantemente cose nuove. Siamo nati come software house ma nel tempo abbiamo esteso il nostro ambito al web e soprattutto alla comunicazione. Siamo una ’fabbrica delle idee’ e non a caso il nostro pay off è ‘Passion for innovation’”.
Qualche esempio? “Abbiamo realizzato un sistema rivoluziona-
rio che ci permette di personalizzare tutti gli aspetti di un sito web, soprattutto il pannello di amministrazione. Consente a tantissime aziende di ogni dimensione di gestire in autonomia i contenuti del proprio sito in modo semplice e divertente, mentre i sistemi standard richiedono maggior know how e attenzione per evitare ’pasticci’. Un altro progetto interessante, creato per Ernst & Young (multinazionale di consulenza aziendale), permette di valutare con un complesso algoritmo le prestazioni dei quadri e dei dirigenti delle aziende clienti”
Non si può più prescindere dall’informatica, insomma. “Il mondo va in questa direzione e il lockdown ha accentuato la tendenza; pensi a quanto sono cresciuti utilizzo e fatturato dell’ecommerce. Tutto ciò passa attraverso l’innovazione e noi possiamo far leva su un ramo, all’interno della nostra azienda, guidato dal Ceo Federico Agnelli, che individua le migliori soluzioni tecnologiche”.
Ha citato il Covid, un periodo durissimo che però non avete sprecato. “Questi lunghi mesi sono stati utilizzati dall’azienda anche per investire in sé stessa. È stata realizzato il portale Deltabooking.com, lanciato per ora a livello nazionale, che consente di acquistare on line le più belle esperienze turistiche del Paese. È un sistema innovativo grazie al quale guide turistiche, musei o tour operator possono veicolare le loro proposte attraverso la piattaforma, costituita dal portale deltabooking.com e da siti affiliati di hotel, agenzie immobiliari, attività turistiche radicate sui territori locali”.
LA SCHEDA Un milione di fatturato e nove dipendenti Deltacommerce, fondata a Ferrara nel 2000, è guidata da Mirco Trasforini e Federico Agnelli (il fatturato sfiora il milione, 9 i dipendenti) e offre soluzioni creative dall’industria al turismo, al terziario, alle pubbliche amministrazioni. Oltre a realizzare di siti web, cura il marketing digitale: gestione dei canali social, campagne pay per click su Google e l’indicizzazione organica sui motori di ricerca (SEO). L’azienda è diventata partner Hubspot per aiutare le aziende a gestire al meglio i propri clienti e la propria visibilità.
Le vostre professionalità? “Sono divise in tre aree: web, marketing e software, e ognuna annovera ragazze e ragazzi talentuosi. Abbiamo artisti come Stefano Bonazzi che espongono in tutto il mondo; specialisti della comunicazione con esperienze in grandi realtà; e il team di programmatori, fiore all’occhiello costituito in prevalenza da ragazze, in controtendenza rispetto a altre realtà del settore”.
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VIAGGI SALVADORI
il Resto del Carlino 06/07/2021
Nella foto: Umberto Sassatelli Salvadori
“Viaggio al termine del Covid” Bologna, l’agenzia Salvadori ha affrontato attraverso l’innovazione il crollo degli spostamenti di Lorenzo Pedrini Restare sempre aperti, nonostante il crollo degli affari, per fornire un servizio che, in piena pandemia, sembrava scomparso dalle nostre vite: organizzare gli spostamenti delle persone, vietati per motivi di svago ma vitali per mille altre ragioni. A renderlo possibile, dice Umberto Sassatelli Salvadori – presidente della storica agenzia bolognese di viaggi Salvadori, che prosegue l’attività familiare
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con la sorella Carlotta – “l’esperienza e il supporto della nostra ‘squadra’ sia la capacità di adattarsi e innovare”.
Parla la vostra storia, ma la prova del Covid è stata di quelle epocali. “Nei quasi cento anni dell’azienda, nata nel 1929 dall’intuizione di Ettore Salvadori e del fratello e poi proseguita da Adelmo e dalla
figlia Gabriella, non esistono precedenti. Non si è trattato di rivoluzioni di mercato, magari anche sfidanti come è stata, negli ultimi anni, quella del web, bensì di un intero mondo capovolto. Esserci, per noi, è stato ed è un vero dovere sociale”.
Avete tenuto la serranda alzata pur senza reali margini di profitto? “Assolutamente sì, in smart working fin dal primo giorno di lockdown. Con l’obiettivo primario di gestire i rientri di tanti italiani colti dall’esplosione del virus mentre si trovavano all’estero in vacanza o per lavoro”.
Poi, riportati faticosamente a casa questi, la seconda emergenza. “Con i lockdown che si intensificavano in tutto il globo, è giunta l’inevitabile ondata di cancellazioni. Dal marzo 2020 al marzo 2021 il nostro fatturato ha subito un calo del 90%”.
Poi il rilancio tramite l’innovazione. “Ci serviva far sapere che, se obbligati a viaggiare, tutti potevano rivolgersi a noi senza rischi, grazie a servizi come Medicina 360, per la sicurezza dei passeggeri in giro per il mondo, o la piattaforma di Travel Risk Management dedicata al Duty of Care; passando per l’app AMM, per ‘Lucy’, il nostro Online Booking Tool, il potenziamento della struttura IT certificata PCI-DSS”.
LA SCHEDA Quasi cent’anni di vita e undici dipendenti Viaggi Salvadori, a Bologna dal 1929, ha 11 dipendenti. Vanta cinque Award di Top Performer a livello mondiale di Lufthansa. Fatturato 2019, 12,8 milioni. Nel 2020 ha puntato su innovazione e formazione: raddoppiando gli investimenti IT (7% fatturato) e con mille ore di aggiornamenti.
Anche il servizio a chi andava a vaccinarsi fuori dai confini. “Per le immunizzazioni in Serbia siamo stati i primi: più di 3.500 manifestazioni di interesse in pochi giorni da Italia e estero, di privati e di aziende”.
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INTERSURGICAL
il Resto del Carlino 13/07/2021
Nella foto: Cosetta Cavicchi
“Abbiamo dato respiro all’Italia” La Intersurgical di Mirandola: “Prodotti 1.600 caschi al giorno per la ventilazione non invasiva” di Maria Silvia Cabri Abbiamo imparato a conoscerli durante la pandemia. Sono i caschi Cpap (Continuous Positive Airway Pressure), presidio fondamentale nella lotta al coronavirus. L’Intersurgical di Mirandola (Modena) è tra le pochissime aziende che li produce e ha visto un importante incremento di attività, come spiega Cosetta Cavicchi, direttore amministrativo e finanziario.
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Avete avuto un ruolo determinante durante l’emergenza sanitaria. “La nostra pluriennale esperienza ci ha resi attivi nel contrasto all’epidemia grazie alla produzione dei caschi per ventilazione non invasiva Star-Med, divenuti in moltissimi ospedali l’interfaccia paziente più idonea nel trattamento dei positivi. Parlano i dati: prima producevamo 30-40mila caschi all’anno, di
cui il 30% destinati all’estero. Durante la prima emergenza ne abbiamo fabbricati oltre 50mila, fino a 1.600 al giorno. Oltre a essere uno strumento semplice ed efficace nell’intervenire tempestivamente sui casi di Covid meno gravi, è in grado di proteggere gli operatori sanitari”.
LA SCHEDA
Come nasce l’azienda? “L’attività ha inizio con StarMed Spa, fondata nel 1992 a Mirandola, specializzata nei prodotti per la ventilazione non invasiva, più specificatamente i caschi per la terapia Cpap e Niv. Nel 2007 StarMed è acquisita da Intersurgical, specializzata nella produzione e distribuzione a livello mondiale di dispositivi medici per la respirazione. Intersurgical è nata nel Regno Unito nel 1982”.
Il casco per ventilazione made in Italy: come è stato progettato e come funziona? “L’attività di Intersurgical è da sempre focalizzata sulla ventilazione non invasiva. I caschi sono il risultato di un progetto nato più di 20 anni fa dalla sinergia tra clinici e tecnici, e perfezionati nelle prestazioni, nei materiali e nel comfort al paziente grazie al team di ricerca & sviluppo della sede di Mirandola. Il casco Cpap permette una terapia anche all’esterno dei reparti di Intensiva e Rianimazione, liberando posti letto per pazienti più gravi e riducendo i tempi di degenza, e anche i costi per la struttura ospedaliera”.
Dipendenti raddoppiati Intersurgical Spa è specializzata nella produzione dei prodotti per la ventilazione non invasiva, più specificatamente i caschi per la terapia Cpap e Niv. I dipendenti nel 2020 sono più che raddoppiati, passando da 47 a 110. Il fatturato globale, al 2020, era di 29,2 milioni di euro (+208% sul 2019); più marcato l’incremento del fatturato export, che lo scorso anno ha registrato 6,2 milioni (+570%).
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24 BOTTLES®
il Resto del Carlino 20/07/2021
Nella foto: Giovanni Randazzo e Matteo Melotti
“Il nostro sogno in bottiglia” Bologna, due bancari creano azienda di borracce ecologiche e di design che esporta in 65 Paesi di Lorenzo Pedrini Metti che un ravennate e un bolognese estrosi quanto sensibili alle tematiche ambientali, bancari di mestiere, non avendo in ufficio una colonnina dell’acqua debbano arrivare, per dissetarsi, fino al bar più vicino. E lì acquistare - come racconta Giovanni Randazzo, co-fondatore, assieme a Matteo Melotti, di un brand riuscito nell’impresa di unire stile ed ecologia - bottigliette di plastica costose e inquinanti. È tutta qui, tra bisogni quotidiani e temi globali, la ragione della nascita di 24Bottles®.
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Era il 2013 quando l’idea di cambiare vita ha preso corpo. Poi che cosa è successo? “Ci siamo licenziati dall’istituto in cui lavoravamo, che ora, peraltro, è nostro cliente, e abbiamo fondato un’azienda che disegna e produce borracce sostenibili, realizzate con materiali certificati e dal design unico. Perché anche l’aspetto di un oggetto può aiutare le persone a cambiare le cose in meglio, rendendo più appetibile quello che, in origine, è un incentivo per un mondo plastic-free”.
Quindi, i vostri prodotti sanno essere eleganti, ma riescono pure a essere funzionali? “Puntare sul gusto non significa per forza anteporre l’aspetto all’utilità. E, infatti, il design tutto italiano delle nostre creazioni, con le macchine e le procedure di registrazione costose di cui hanno bisogno, non impedisce che queste presentino un rapporto pesodimensione ottimale. E neppure che l’acciaio inossidabile 188 di cui sono fatte sia testato tanto nelle sue origini quanto nella sua qualità finale”.
Poi, c’è il capitolo ecologia. Che non si limita alle premesse, ma investe anche la produzione. “Essere ecologici, in un modo e nell’altro, è la nostra vera mission. Per questo, dal momento che la neutralità carbonica non è più un’opzione ma una necessità, ci assicuriamo di piantumare alberi che rigenerino esattamente la stessa quantità di Co2 che immettiamo nell’aria con le nostre lavorazioni”.
Forse è anche per questo che siete stati scelti come partner da tanti soggetti di prestigio. “Siamo cresciuti costantemente, fin dal principio, e stiamo crescendo ancora. Uno dei mondi che più ci ha premiato è quello della moda, attivo come noi tra ciò che è sostenibile e ciò che è bello, con brand come Dior, Fendi, Emilio Pucci e Vivienne Westwood. Poi, un’altra partnership importante è stata quella, più casalinga, con l’automotive di Automobili Lamborghini”.
LA SCHEDA Fatturato 15,9 milioni Il 52% viene dall’export Nato nel 2013 a Villanova di Castenaso, cintura bolognese, il marchio 24Bottles® ha una rete di 24mila punti vendita e una efficiente rete distributiva online. Sviluppa, oggi, un fatturato di 15,9 milioni, calato solo dell’1,3% durante un 2020 di pandemie e balzato in avanti, tra il 2018 e il 2019, del 187,5%. I dipendenti di un gruppo che investe l’1% dei ricavi in Ricerca e Sviluppo e batte all’estero (in oltre 65 Paesi europei ed extraeuropei) più della metà dei propri scontrini (8,3 milioni, il 52% del totale) sono invece 30 (+11 unità sul 2019).
Il futuro, invece, dove vi porterà? “Siamo leader italiani e leader europei di settore, dopo essere partiti da zero, e adesso, con 65 Paesi già serviti, manca solo il mondo. Lo stesso mondo che, tutti insieme, dobbiamo rendere migliore”.
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VSYSTEM
il Resto del Carlino 27/07/2021
Nella foto: Silvia Gaiani
“Oggi la F1, domani il Cosmo” Modena, Vsystem usa tecnologie e leghe uniche per lo sport E guarda a Difesa e Aerospazio di Maria Silvia Cabri Opera in un settore di nicchia, quello della fornitura di componenti ad alto contenuto tecnologico per garantire la sicurezza e le performance dei piloti di Formula Uno e di Motorsport. E ha saputo, nel corso degli anni, imporsi a livello internazionale, ponendo la propria competenza anche al servizio di ambiti diversi. Si tratta della Vsystem Srl di Fiorano. Nata nel 2013 come consociata del Gruppo Veca di Soliera, in pochi anni ha conquistato la fiducia di importanti team del motorsport italiano ed europeo, tra F1, Na-
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scar, Indycar ed Endurance, come spiega la Ceo dell’azienda, ingegnere Silvia Gaiani.
Quali sono i servizi che offrite? “Nell’ambito deformazioni plastica a freddo, ciò che maggiormente ci caratterizza sono le attività di piegatura del tubo e l’idroformatura, per ottenere pezzi leggeri e dalle geometrie molto complesse (tecnologia fornita in Italia solo da due aziende, di cui una è la Vsystem, ndr), oltre che i processi di saldatura TIG eseguita da operatori certificati. Altra nostra pe-
culiarità è l’applicazione di queste tecnologie a materiali non convenzionali, come le ‘leghe esotiche’, di titanio, di nichel, nonché acciai speciali e inossidabili”.
Competenza, ricerca dell’eccellenza e soluzioni tecnologiche di avanguardia sono le vostre parole chiave: come le declinate? “Cerchiamo di intercettare quello che il mercato offre a livello di macchinari, software, tecnologie, per garantire nuove soluzioni. La formazione degli operatori è continua; io stessa tengo corsi a livello di materiali, disegno, disposizioni della normativa sulla qualità. Per garantire un livello di competenza molto elevato”.
Come siete arrivati a eccellenze del motorsport italiano e europeo come F1, Nascar, Indycar ed Endurance? “Fare parte del gruppo Veca, player consolidato in questo segmento, ci ha garantito i primi contatti. Poi, il lavoro ha parlato per noi: fornendo componenti realizzati in leghe in titanio e in nichel per i quali il numero di competitor anche a livello internazionale è molto ridotto, ci siamo ritagliati una fetta di mercato che è andata espandendosi. Siamo una delle tre aziende al mondo che produce strutture di sicurezza per Formula 1, ‘Halo’, e ‘windscreen’ per Indycar. Non solo: realizziamo componenti prototipali e di ‘avanserie’ per varie case automobilistiche e motociclistiche del territorio”.
Come ha inciso la pandemia? “Ci ha spinti a definire organizzazione e competenze necessarie all’accesso a nuovi mercati. Abbiamo di recente ottenuto due certificazioni: ISO 9100 per aprirci ai grandi clienti internazionali dell’aerospazio, aeronautica e Difesa; e ISO 3824-2 che riguarda la qualità nella saldatura, rendendoci un fornitore hi tech anche per la produzione di attrezzature e componenti per il settore medicale, del trattamento delle acque e, speriamo, altri mercati che ancora non abbiamo immaginato”.
LA SCHEDA La pandemia ha colpito ma è stata anche l’occasione per entrare in nuovi mercati Vsystem Srl ha sede a Fiorano e realizza sistemi di scarico, collettori, parti strutturali e altri componenti. L’anno della pandemia ha inciso sul fatturato globale, che nel 2020 è stato di 4,1 milioni di euro, in calo rispetto al 2019. La quota export è del 70%, e i principali mercati esteri sono Regno Unito e Stati Uniti. Il fatturato export del 2020, sempre a causa della pandemia, è di 2,9 milioni di euro, in flessione rispetto al 2019. Ma in questo periodo la società fioranese ha deciso di definire l’organizzazione e le competenze necessarie per l’accesso a nuovi mercati, come quelli aeronautico, militare, aerospaziale, grazie anche alla recente certificazione ottenuta, la ISO 9100.
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DNA
il Resto del Carlino 31/08/2021
Nella foto: Viviano Pisa
“Siamo i sarti del packaging” Finale Emilia, la modenese Dna assembla e installa macchine automatiche su misura per i clienti di Maria Silvia Cabri Assemblaggio, manutenzione, installazione, messa in servizio, con particolare vocazione per le macchine automatiche nel settore packaging, ma anche prodotti finiti chiavi in mano su commessa e su misura del cliente. La DNA Srl di Finale Emilia, e il Gruppo di aziende cui ha dato vita (ASE Engineering Srl, VP Tech Srl e VIP Service Srl), si occupa di questo: soluzioni su misura per il cliente, spiega il suo fondatore e socio unico, Viviano Pisa.
Fornite un ampio ventaglio di servizi:
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come definire il vostro campo? “Siamo un’azienda di servizi (terzisti) sul mondo delle macchine automatiche industriali. Noi facciamo tutto, dalla A alla Z, in base alle esigenze dei clienti. Offriamo il prodotto chiavi in mano oppure, se i clienti stessi ci mandano il materiale su cui lavorare, facciamo ‘conto lavoro’”.
Come nasce DNA? “Per 16 anni ho lavorato in un’azienda simile. Ho avvertito l’esigenza di apportare innovazione al settore, ‘svecchiarlo’, e ho fonda-
to una realtà tutta mia. Era il 2011, avevo 35 anni. Nel corso del tempo ho creato o acquisito altre aziende specializzate in vari settori, per garantire sempre più servizi, e a fine 2020 ho dato vita alla DNA Spa, quale holding cui farà capo tutto il Gruppo. Entro settembre acquisiremo altre due aziende di Bologna, la SPM e la OTR Meccanica, per arrivare ad un totale di 170 dipendenti”.
Soluzioni su misura: quanto sono importanti le esigenze dei clienti? “Fondamentali. Siamo i ‘sarti’ delle macchine automatiche. Ogni volta cuciamo al cliente il vestito su misura, cercando le migliori soluzioni in base a tre pilastri: professionalità, organizzazione, flessibilità”.
Il sisma del 2012 vi ha danneggiati? “Finale Emilia è stato il primo epicentro del sisma. Abbiamo dovuto ricostruire una parte dello stabile, metterlo in sicurezza, ma non ci siamo mai fermati. Mi ha dato la forza credere nella mia terra. Avevo 15 dipendenti e il mio obiettivo era creare posti di lavoro per i miei concittadini che avevano tanto sofferto. Sono molto orgoglioso del fatto che dei 130 dipendenti attuali, l’80% sono di Finale o dintorni”.
Poi la pandemia… “Devastante. A marzo 2020, su 110 dipendenti, 100 erano in cassa integrazione. La paura era di non arrivare a fine anno. A luglio la svolta: alcuni nuovi clienti, fiducia di quelli storici, la fedeltà dei miei dipendenti e l’avvio della collaborazione con un gruppo importante come Flodraulic, con cui sono stati realizzati progetti importanti e innovativi. Grazie alla determinazione di tutti, il Gruppo è riuscito, negli ultimi quattro mesi dell’anno, ad avvicinarsi al fatturato del 2019, recuperando buona parte del lavoro. Abbiamo avuto una flessione solo del 6,7%, e siamo in piena crescita: la previsione per il 2021 è di un +30% di fatturato. Inoltre, da gennaio abbiamo assunto oltre 25 persone”.
LA SCHEDA Un gruppo di aziende con 130 dipendenti Fondata da Viviano Pisa, DNA Srl di Finale Emilia e il gruppo di aziende di cui essa è a capo contano attualmente 130 dipendenti (l’80% di Finale Emilia) e sono previste nuove assunzioni. Il fatturato globale del 2020 ha avuto solo una leggera flessione del -6,70%, causa la pandemia, rispetto al 2019. Gli investimenti in ricerca e sviluppo incidono sul fatturato per un 20%. Gli stabilimenti sono tre tutti a Finale Emilia; il Gruppo sta lavorando per aprire una filiale esterna, in Germania.
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SAFIM
il Resto del Carlino 07/09/2021
Nella foto: Giovanni Pedrinoni
“Tecnica e produzione green” Modena, la Safim realizza componentistica per sistemi di frenatura “a misura di cliente” di Maria Silvia Cabri
È uno dei maggiori player sul mercato tra i costruttori di componentistica idraulica per i sistemi di frenatura dei veicoli off-highway. La Safim di Modena, come spiega l’ad Giovanni Pedrinoni, ha registrato in oltre quaranta anni di attività una crescita rapida e costante, divenendo in breve tempo una delle più acclamate realtà tra i costruttori di valvole di frenatura.
Quale è il vostro punto di forza?
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“La capacità di comprendere le necessità tecniche dei clienti. La progettazione e la realizzazione di un prodotto personalizzato sulle esigenze tecnico-prestazionali dell’utente sono da sempre una specificità della nostra azienda. Il continuo investimento in attività di R&D, permette a Safim di costruire il proprio successo, con attenzione ad aspetti normativi di sicurezza, con una ricerca volta al miglioramento delle prestazioni di frenatura dei veicoli ed attenzione all’aspetto di impat-
to ambientale dei prodotti. Il successo è stato sottolineato negli anni anche dai riconoscimenti ricevuti. Citando gli ultimi l’Innovation Award-Hydraulic Dual Line Trailer Brake Valve, ricevuto da uno dei maggiori players tra i costruttori di mezzi off-highway e il Best Performance Award 2019 da parte di SDA Bocconi con JP Morgan e PWC”.
Come nasce Safim e quali sono state le tappe più importanti? “Nasce nel 1977 da una intuizione dei fratelli Mamei che decisero di realizzare sistemi di frenatura più sicuri e performanti per le macchine agricole. L’azienda è cresciuta nel corso di 40 anni, diventando da subito uno dei maggiori player sul mercato. Tra il 2014 ed il 2019 si concentra la maggior parte degli eventi che testimoniano la costante crescita, a partire dalla fondazione del secondo sito produttivo situato in India, all’apertura delle filiali commerciali che permettono una copertura del mercato a livello mondiale, fino al 2019, data in cui Safim entra nel Gruppo Dex-Ko Global”.
Cosa ha comportato per voi? “AL-KO Vehicle Technology Group è un’azienda totalmente partecipata da Dexko Global Ind. con presenza in tutto il mondo. Fare parte di un grande gruppo internazionale consente di poter acquisire competenze tecniche sempre maggiori. Inoltre, le sinergie di mercato permetteranno a Safim una ulteriore crescita nel futuro”.
Avete una presenza capillare a livello internazionale… “Safim conta 2 siti produttivi (Italia ed India) e 3 filiali commerciali (Germania, Francia, USA)”.
LA SCHEDA I dipendenti sono 249 Una sede anche in India La Safim conta 249 dipendenti in Italia. I principali mercati esteri sono Europa e Nord America, con una quota dell’export dell’80%. Il fatturato globale, nonostante la situazione di crisi dovuta alla pandemia, ha sostanzialmente retto rispetto a quello del 2019 (55 milioni di euro). Il fatturato export è dell’80%, in progressione costante negli ultimi cinque anni. Lo stabilimento principale è a Modena; il secondo a Pune (India). Safim ha filiali in Usa, Germania e Francia; dal 2019 fa parte di Al-Ko Vehicle Technology Group.
Tra i vostri obiettivi vi è anche quello del rispetto dell’ambiente? “Da sempre l’azienda è attenta all’ambiente. È stata una delle prime in Italia certificata secondo Uni Iso 45011 e, dal 2017, Uni En Iso 14001; produce il 10% del fabbisogno energetico attraverso un sistema di pannelli fotovoltaici e promuove attività mirate alla riduzione dell’impatto ambientale”.
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ROVINALTI
il Resto del Carlino 14/09/2021
Nella foto: Alessandro Rovinalti
Nella foto: Andrea Grillenzoni
“Così diamo forma al tuo latte” L’attività della Rovinalti di Pavullo: “La sfida è costruire caseifici perfetti per il Parmigiano” di Maria Silvia Cabri La filosofia del ‘bianco pensare’: Rovinalti, azienda di Pavullo del Frignano (Modena) porta avanti questo pensiero e da 50 anni lo concretizza ogni giorno, producendo attrezzature, macchine e impianti per l’industria lattiero-casearia, come spiega Alessandro Rovinalti, presidente e amministratore delegato.
‘Da 50 anni diamo forma al tuo latte’ è lo slogan che vi caratterizza: come è nato? “Lo abbiamo scelto per celebrare il nostro
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mezzo secolo di storia. Nel 1971 mio padre Giancarlo con i fratelli Venanzio e Giuseppe hanno dato vita all’attività, che nel corso del tempo è rimasta nelle mani della famiglia e che oggi è giunta alla seconda generazione. Lo slogan è la sintesi di cosa abbiamo fatto in questi 50 anni e della mia vita: si può dire che io sia ‘nato in un caseificio e cresciuto a latte e parmigiano reggiano’, perché fin da piccolissimo sono stato accanto a mio nonno Cesare che era un Mastro Casaro. La sfida di oggi è quella di costruire caseifici perfetti per
dare vita ad un’eccellenza: il Parmigiano Reggiano”.
Quali sono i vostri servizi principali? “Garantiamo la produzione dalla A alla Z: dalla costruzione delle cisterne per il trasporto del latte fino al confezionamento dopo la lavorazione e la formatura, la salagione e la stagionatura. Infine, confezionamento e preparazione del formaggio per la vendita al dettaglio o all’ingrosso. Normalmente partiamo dal ‘foglio bianco’ per costruire un progetto sartoriale: macchine e know how per dare un servizio completo. L’ufficio tecnico provvede alla progettazione, poi si passa alla costruzione delle macchine. Il cento per cento della filiera produttiva avviene in azienda. I nostri clienti, i caseifici, lavorano tutto l’anno, gli impianti non si fermano nemmeno a Natale. Il nostro obiettivo è quello di garantire l’eccellenza del servizio 365 giorni l’anno”.
Che step avete seguito? “Nel corso del tempo si è passati da ‘macchine robuste’ - era il mantra degli anni Settanta - alle prime evoluzioni in cui il concetto di qualità iniziava ad emergere negli anni Ottanta. Negli anni Novanta ci sono state le prime innovazioni di processo, nel 2000 è stata la volta delle automazioni degli impianti e nel 2010 il decennio dell’eco sostenibilità, per arrivare oggi a un livello di automazione 4.0, ma sempre nel rispetto della tradizione. Queste sono le qualità che i nostri clienti apprezzano di più”.
Di recente accanto al marchio aziendale è comparsa la scritta ‘Made in Rovinalti’: cosa significa?
LA SCHEDA È nata nel 1971 Tradizione di famiglia Era il 1971 quando i fratelli Giancarlo, Venanzio, e Giuseppe Rovinalti hanno dato vita all’azienda di famiglia, la ‘Rovinalti’. Mezzo secolo di lavoro e passione che hanno poi trasmesso alla seconda generazione: Alessandro, ad, che segue la parte direzionale dell’azienda e il cugino Marco che segue l’aspetto della produzione e dell’installazione delle macchine. Sono 11 i dipendenti per questa realtà che nel 2020, nonostante le difficoltà legate alla pandemia, ha aumentato il suo fatturato globale del 13% rispetto all’anno precedente.
“Da sempre costruiamo le nostre macchine e i nostri impianti in Italia, da qualche tempo però abbiamo deciso di fare di questa identità parte del nostro logo, per sottolineare il valore delle radici, delle origini e della fedeltà ad un territorio. Crediamo che per andare lontano sia necessario, prima di tutto, ricordarsi da dove si è partiti”.
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OPOCRIN
il Resto del Carlino 21/09/2021
Nella foto: Federico Saetti
“A caccia di farmaci innovativi” Modena, la Opocrin è leader globale nei derivati dell’eparina: “La frontiera: le malattie rare” di Maria Silvia Cabri Autentico ‘fiore all’occhiello’ modenese del settore, Opocrin Spa nasce nel 1964 a Formigine, per opera di Pietro Bianchini, farmacologo riconosciuto e stimato dalla comunità scientifica internazionale. L’obiettivo è ricercare nella natura principi attivi farmaceutici per l’impiego umano, isolarli e renderli poi disponibili sul mercato con la migliore e più sicura tecnologia. Un impegno tramandato, come spiega Federico Saetti, amministratore delegato.
Un colosso a livello farmaceutico: come nasce Opocrin?
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“Come piccolo laboratorio di ricerca su principi attivi biologici. Nel 2007, anno del mio ingresso in azienda, la società fatturava 17 milioni, e ci attendiamo di chiudere il 2021 a oltre 200 milioni di fatturato. Abbiamo investito molto in questi anni per sostenere la crescita della nostra azienda, e oggi siamo leader globale nella produzione di derivati dell’eparina. Stiamo inoltre ampliando la nostra pipeline con forti investimenti in Ricerca e Sviluppo”.
Individuare farmaci innovativi con elevato aggiunto terapeutico: come la mettete in pratica?
“Università e startup sono una priorità. Abbiamo recentemente promosso uno studio clinico per migliorare il parto con la nostra partecipata svedese Dilafor, società spin off dell’università di Stoccolma. Stiamo investendo in una società del Regno Unito per studiare nuove indicazioni su eparine modificate per il trattamento di patologie del tratto respiratorio. Abbiamo inoltre in sviluppo altre molecole complesse per il trattamento di malattie rare”.
Perché proprio l’eparina? “Puntiamo alla complessità che significa valore aggiunto. Siamo concentrati su molecole complesse, e l’eparina fa parte di questa categoria. C’è ancora tanto da scoprire e molto potenziale inespresso nel nostro mercato di riferimento. Nostra mission è intercettare questo potenziale, e metterlo a disposizione dei clienti affinché siano disponibili nuovi approcci terapeutici a beneficio dei pazienti per migliorare la qualità della vita, oppure nei casi più gravi, per salvaguardarla”.
Avete dimensioni internazionali… “Sono necessarie, se si vuole competere in un mercato divenuto globale. Gli approvvigionamenti di materie prime da società da noi controllate o collegate vanno dalla Cina, all’Europa e al Messico. I clienti dal Giappone agli Stati Uniti, all’Australia, senza considerare molti Paesi europei. Siamo però profondamente orgogliosi delle nostre radici modenesi e formiginesi”.
LA SCHEDA Fatturato 171 milioni Trecento dipendenti Sono 300 i dipendenti Opocrin. Fatturato globale: il Forecast consolidato 2021 del gruppo Opocrin è 204,6 milioni (+19,2% sul 2020) nel 2020 si attesta sui 171,6 milioni (+75,4% sul 2019). La quota export e del 33% (forecast consolidato 2021) e 29% (consolidato 2020): il Forecast consolidato 2021 del gruppo è 67,6 milioni (+36,3% sul 2020); quello 2020 è di 31,4 milioni. Export: Spagna, Austria, Usa, Giappone, Grecia, Svizzera, Australia, Turchia, Germania, Francia. Consociate: Yino Pharma Ltd.
Che effetto ha avuto la pandemia? “Pro e contro. Alcuni prodotti hanno subito un impatto negativo per effetto del minor utilizzo da parte di talune categorie di pazienti. Produciamo farmaci salvavita spesso impiegati in interventi chirurgici che sono stati rinviati, per fare spazio alla gestione dell’emergenza e limitare le occasioni di contagio. Altri prodotti hanno controbilanciato questo trend. Tutto sommato l’impatto è stato contenuto”.
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LB TECHNOLOGY il Resto del Carlino 28/09/2021
Nella foto: Corrado Fanti
“Noi, cresciuti dalle polveri” Sassuolo: LB Technology parte col trattamento di residui ceramici. Poi fertilizzanti, rifiuti, edilizia di Maria Silvia Cabri LB Technology nasce nel 1973 a Fiorano, nel cuore del distretto ceramico sassolese. Punto di riferimento nella progettazione e realizzazione di impianti per il trattamento delle polveri nel settore ceramico ma non solo, LB è a capo di un gruppo composto anche dalle aziende Sitec e Sermat. Lo spiega l’ad, ingegner Corrado Fanti.
Quali sono i vostri servizi di punta? “Siamo partiti lavorando solo per il settore ceramico. Con il tempo ci siamo diversificati, ponendo la nostra esperienza a vantaggio anche
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di altri settori: premiscelati per l’edilizia, fertilizzanti, settore minerario, pet food e settore del riciclo di rifiuti”.
Partendo dalla materia prima… “Il gruppo opera con una logica full service e realizza impianti per il trattamento delle materie prime in tutto il mondo, per diversi settori. Con un know-how tecnologico costruito in quasi 50 anni di attività, progetta e realizza sistemi innovativi di miscelazione, macinazione, granulazione, colorazione, caricamento pressa e riciclo,
trasformando le materie prime attraverso processi efficienti e sostenibili”.
Risposte ‘tailor made’: quanto è importante il cliente? “È sempre al centro. Poniamo il nostro know-how al suo servizio, studiando le soluzioni più efficienti per ottenere il migliore risultato finale. I nostri pilastri per garantire una crescita sostenibile nel prossimo triennio: innovazione tecnologica, automazione, digitalizzazione, servizio al cliente e presidio dei mercati”.
Crescita aziendale sostenibile? “LB ha attivato un percorso strutturato per acquisire consapevolezza dell’impatto produttivo sull’ambiente: proprio, di fornitori e clienti. Attraverso alcuni passaggi volti all’analisi dell’impatto ambientale, come la quantificazione della Carbon Footprint, si attiveranno azioni virtuose per guidare la transizione dei processi aziendali verso un’economia a basse emissioni di carbonio e migliorare le prestazioni attraverso l’attivazione di un Sistema di gestione ambientale nel rispetto delle normative vigenti. Piccoli step per grandi obiettivi, come l’uso consapevole della plastica con lo scopo di limitarlo e il suo riciclo a 360°”.
E l’attenzione al sociale? “Al centro della mission di LB ci sono le persone, dipendenti e collaboratori fino a tutto l’indotto aziendale e alla comunità territoriale. L’attenzione a tutti gli stakeholder, e la condivisione di relazioni sostenibili nel tempo, porta alla creazione di valori condivisi. Con questa logica supportiamo iniziative in appoggio all’indotto locale e al territorio: tra queste, la partnership con Modena Volley e iniziative di raccolta fondi per Anffas (l’Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale) e per Associazione Modena Parkinson, per garantire una crescita sostenibile nel prossimo triennio”.
LA SCHEDA Fatturato oltre i 50 mln Quota export al 55% Sono 123 i dipendenti impiegati da LB. A livello di fatturato globale, il turn over medio 2016-2020 è stato di oltre 50 milioni di euro. La previsione per il 2021-2024 è di 65 milioni di euro/anno. La quota dell’export è del 55% e l’esportazione avviene in tutto il mondo. Il gruppo LB si avvale di un Technology Center totalmente rinnovato ed ampliato nel 2017: un moderno laboratorio di Ricerca & Sviluppo attrezzato con sistemi e tecnologie simili a quelli utilizzati negli impianti produttivi industriali.
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CAMS
il Resto del Carlino 12/10/2021
Nella foto: Marco Trentini
“Avanziamo frantumando tutto” Bologna: Cams è pioniera nel trattare materiali edili di scarto con macchine cingolate 4.0 di Lorenzo Pedrini Macchine e tecnologie che aiutano a dare nuova vita a ciò che verrebbe scartato. Ma questa volta non si parla né di organico né di indifferenziato. Si parla, invece, di materiali da costruzione inerti (dal vetro all’asfalto), che la Cams di Castel San Pietro Terme, come racconta l’amministratore delegato, l’ingegner Marco Trentini, ricicla e recupera già da quando il farlo non era per nulla scontato.
Un settore, il vostro, che fa rima con ecologia e innovazione. Quando vi siete entrati? “Tutto è cominciato nel lontano 2001, con la
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fondazione dell’azienda da parte di quattro ingegneri dalla lunga esperienza nel comparto e la successiva acquisizione del marchio Tem, che operava dal 1964 nella produzione di impianti per la frantumazione e il riciclaggio del vetro. In un momento in cui, va detto, in pochi avrebbero puntato lo sguardo in questa direzione”.
E voi lo avete fatto mantenendo vive due anime industriali distinte. “Esatto. Due anime che trovano espressione in due diverse divisioni, l’una che fornisce servizi di riparazione, assistenza e fornitura di ricam-
bi per macchinari specializzati (vibrofinitrici, stabilizzatrici e rulli compressori), e l’altra che punta a innovare le tecnologie per fornire una seconda vita ai materiali di scarto”.
Quando dice ‘innovare’, a che cosa si riferisce di preciso? “Mi riferisco tanto all’alimentazione elettronica, lanciata già nel 2003 e seguita, a distanza di anni, dalla nostra ‘power revolution’ dell’ibrido, quanto ai sistemi di mobilità delle macchine, con i primi frantumatori su carri cingolati, arrivati nel 2005. Nel 2008, invece, è stata la volta di Centauro, il fiore all’occhiello della nostra gamma, che su un unico carro cingolato assembla trituratore, nastro di estrazione, vaglio e deferizzatore magnetico”.
Ricerca e sviluppo che si fanno realtà, quindi. E sul 4.0 quali progressi avete compiuto? “Da tempo i nostri ‘Centauri’ montano sistemi di telemetria per il controllo da remoto, che permettono ai tecnici di gestirli da mobile o tablet e, come vuole la ‘Internet of Things’, farli interagire fra loro. E il digitale, per noi, procede di pari passo con la sostenibilità, visto che tutto questo lo facciamo mantenendo un livello bassissimo (e certificato) di emissioni di particolati”.
Parlando di futuro, invece, dopo un 2020 per nulla tragico, quali sono le prospettive?
LA SCHEDA Sette linee di prodotto e 33 brevetti registrati Dalla fondazione, nel 2001, Cams ha sviluppato 7 linee di prodotto, articolate in 24 modelli e forti di 33 brevetti internazionali registrati, e ha installato più di 1.500 impianti ai quattro angoli del mondo. Circa un quinto del fatturato (9,6 milioni nel 2020, +3,4% sul 2019) l’azienda bolognese da 45 dipendenti lo sviluppa tra Europa, Cina, Egitto, Australia e Stati Uniti. A Castel San Pietro sono stati acquisiti altri 12mila mq di terreno, per edificare altri 3mila mq di stabilimento. La quota dei ricavi investiti in Ricerca e Sviluppo è il 5%.
“Nell’anno della pandemia siamo stati in grado di sopperire al calo della domanda estera con un aumento di quella interna e, per il domani, il calendario prevede il superamento, già da quest’anno, del tetto di 11 milioni di euro di ricavi, il raddoppio della superficie degli impianti produttivi e, non ultima, l’apertura di una sede commerciale ad Atlanta, negli Stati Uniti”.
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EGGTRONIC
il Resto del Carlino 19/10/2021
Nella foto: Igor Spinella
“Abbiamo l’energia giusta” Modena, Eggtronic rivoluziona i sistemi di alimentazione dei device: leggeri, ecologici e senza fili di Maria Silvia Cabri Igor Spinella, ingegnere meccatronico, è il fondatore, Ceo e Cto della società di elettronica di potenza Eggtronic Spa di Modena. Dalla sua fondazione nel garage di Igor nel 2012, Eggtronic oggi vanta un team di 60 dipendenti appassionati, uffici in Italia, California e Cina, con oltre 240 brevetti internazionali.
in alcune famose case automobilistiche e infine mi sono rivolto all’imprenditorialità. Mi ero reso conto che i sistemi di alimentazione tradizionale erano obsoleti, inefficienti e pesanti. Di qui la mia idea: renderli leggeri, estremamente ecologici e senza fili”.
Nel 2012 arriva il primo brevetto… Scale up giovane e innovativa: come siete nati? “Nel 2012, grazie ad una mia intuizione. Dopo la laurea ho ottenuto il dottorato di ricerca: dopo un periodo come ricercatore, ho lavorato
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“Abbiamo inventato nuovi metodi di conversione per trasferire energia con e senza fili in modo più efficiente. La ‘svolta’ arriva nel 2015, con un investimento di 1,5 milioni di euro da un pool di business angel illuminati: ho allestito
un capannone, assunto 15 persone, e iniziato a trasformare in prodotti i primi brevetti, come l’alimentatore più ecologico e piccolo al mondo. Nel 2019 Tom Tom investe in Eggtronic, e grazie a decine di milioni di euro di investimenti totali dalla fondazione ad oggi, la crescita è sempre
LA SCHEDA
più veloce”.
Quale è il vostro settore? “Il campo è quello dell’alimentazione e della conversione di energia, ma andiamo dal mercato dell’auto agli assistenti vocali, alla televisione, ai lettori di carte di credito, ai datacenter ed i sistemi di smart grid. L’Elettronica di potenza è ‘l’amico invisibile’ che dà energia a tutti i device che utilizziamo ogni giorno”.
Cosa vi distingue da altri competitor? “L’innovazione a tutto tondo: i nostri punti di forza sono tecnologici e culturali. Permettiamo un risparmio di energia enorme: solo a livello di TV, la nostra tecnologia di alimentazione equivale a piantare 500 milioni di alberi all’anno. Anche i nostri sistemi wireless power sono futuristici: ecologici, potenti e position free: alimentano device posizionati dove si vuole. A livello culturale siamo un’azienda giovane, età media 30 anni, con un mix di talenti junior e di manager con esperienza, che condividono i nostri valori chiave”.
Einova: in cosa consiste?
Uffici in Cina e negli Usa Oltre 240 brevetti Fondata nel 2012 dal Ceo Igor Spinella, la scale up innovativa oggi ha sede anche in California e in Cina. Vanta più di 240 brevetti internazionali. Numero dipendenti: 50 in Italia, 3 in Cina, 5 in Usa. Il fatturato globale del 2020, nonostante l’anno segnato dalla pandemia, è rimasto pressoché invariato sui 3,8 milioni; nel 2021 si attesta sui 9 milioni. La quota export è dell’85%; i principali mercati esteri sono: Usa, Canada, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, Dubai, Cina. Il fatturato globale estero si attesta sui 3,2 milioni di euro.
“Il 2020 ha visto da un lato il lancio del dipartimento circuiti integrati, con una forte espansione nel settore B2B, e dall’altro la creazione del nuovo brand retail Einova, per distinguere e promuovere adeguatamente e indipendentemente entrambi i due mercati. Einova è il primo fruitore delle tecnologie Eggtronic, per un pubblico smart come la nostra azienda”.
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I vincitori delle 9 edizioni precedenti
1a edizione 2012 FAAC e REGLASS (ex aequo) Luca Pirazzini, amministratore delegato e fondatore di Reglass, e Andrea Marcellan, amministratore delegato di Faac
2a edizione 2013 NUTRACEUTICA Elena Zacchiroli Mascagni, il fondatore di Nutraceutica Andrea Poli, Alberto Vacchi e Giovanni Morandi
3a edizione 2014 ELETTROSTAMPERIE POPPI Elena Zacchiroli Mascagni, Virginio Merola, il fondatore e titolare di Elettrostamperie Poppi Ugo Poppi, Alberto Vacchi e Andrea Cangini
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4a edizione 2015 EASYSNAP TECHNOLOGY Francesco Ubertini, Christian Burattini, Alberto Vacchi, il CEO di Easysnap Technology Andrea Taglini, Andrea Cangini ed Elena Zacchiroli Mascagni
5a edizione 2016 MECCANICA VECCHIATTI Elena Zacchiroli Mascagni, Andrea Cangini, il titolare di Meccanica Vecchiatti Angelo Vecchiatti e Alberto Vacchi
6a edizione 2017 SIT SOCIETÀ ITALIANA TECNOSPAZZOLE Marco, Alessandro e Paolo Acquaderni, Alberto Vacchi, Andrea Cangini, Andrea Acquaderni ed Elena Zacchiroli Mascagni
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7a edizione 2018 - PELLICONI Elena Zacchiroli Mascagni, Paolo Giacomin, Andrea Angotti, l’amministratore delegato di Pelliconi Marco Checchi, Riccardo Maiarelli e Valter Caiumi
8a edizione 2019 VIS HYDRAULICS Il direttore di QN, Quotidiano Nazionale e il Resto del Carlino Michele Brambilla, il CEO di Vis Hydraulics Adamo Venturelli, il presidente di Confindustria Emilia Area Centro Valter Caiumi ed Elena Zacchiroli Mascagni
9a edizione 2020 CASONI FABBRICAZIONE LIQUORI Il presidente di Casoni, Pier Giorgio Pola, e l’amministratore delegato, Paolo Molinari
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Indice Introduzione Michele Brambilla Introduzione Valter Caiumi Mysurable Fervi Brain Vibolt L.A.M. Saiet Telecomunicazioni Mix Vaccari Mauro Giulio Barbieri Proxaut Masi Conditioners Testing Motori Minarelli Af Frigo Industria Italiana Autobus Torrefazione Caffè Krifi TM Scatolificio Schiassi Deep Vision Consulting Borbonese Deltacommerce Viaggi Salvadori Intersurgical 24 Bottles Vsystem DNA Safim Rovinalti Opocrin LB Officine Meccaniche Cams Eggtronic I vincitori delle 9 edizioni precedenti
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Finito di stampare nell’ottobre 2021
www.confindustriaemilia.it