FUTURO n. 36 - GIUGNO 2017

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CONFINDUSTRIA EMILIA

AREA CENTRO: le imprese di Bologna, Ferrara e Modena

futuro GI

G I O VA N I IMPRENDITORI CONFINDUSTRIA EMILIA AREA CENTRO

varie

FESTA D’ESTATE

Capire l’America di Trump

Mercoledì 21 giugno nella suggestiva cornice del Castello Estense di Ferrara

varie Elezione nazionale Gruppo Giovani Imprenditori


Cambia  il  punto  di  vista.

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sommario VARIE

Segni particolari: studente in carriera

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CULTURA

Giornate FAI di Primavera Marco Arletti

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Enrica Gentile ECONOMIA-DIRITTO

L’inizio di maggio ci ha visti portare a compimento il progetto di fusione tra le territoriali di Bologna, Ferrara e Modena con la nascita della nuova Confindustria Emilia - Area Centro. Per coloro che negli ultimi anni hanno lavorato a questo progetto, si è trattato di un momento di soddisfazione e di orgoglio per aver saputo immaginare, progettare e realizzare un percorso che era apparso sin dall’inizio tanto lungimirante quanto impegnativo, e che pure con fiducia ed impegno è stato portato avanti e compiuto nei tempi prestabiliti. Per quanti questo percorso non lo hanno vissuto in prima persona ma comunque scelto, seguito e visto crescere da associati, crediamo possa essere stato parimenti motivo di soddisfazione ed orgoglio l’essere parte di un’associazione che sta dimostrando di guardare avanti, di sapersi rinnovare e di saper fare scelte nuove di fronte ad esigenze nuove e a nuove sfide. Per gli uni e per gli altri, tuttavia, questa è solo una partenza. La nuova Confindustria Emilia raggruppa oggi oltre 3.000 imprese, 170.000 occupati, diviene la seconda territoriale di Confindustria in assoluto sul territorio italiano e la prima per dimensione manifatturiera. Il Gruppo Giovani che rappresentiamo conta da oggi quasi 500 iscritti, tra i quali spicca una quota importante di imprese di prima generazione, con straordinarie potenzialità in termini di innovatività e capacità di crescita, ed una quota altrettanto rilevante di imprenditori di seconda o terza generazione che hanno già preso in mano le redini delle rispettive aziende proseguendo o avviando ex novo percorsi significativi di rinnovamento e di sviluppo. Quest’associazione rappresenta e può continuare ad essere la guida, il luogo d’incontro ed il cuore pulsante di un’industria vitale, innovativa ed orientata all’estero, in grado di esprimere alcuni tra i più importanti distretti produttivi del Paese. Perché questo accada, occorrerà lavorare accuratamente per integrarne risorse ed approcci, mantenere intatta quella capacità di rinnovamento e di “sguardo in avanti” che ha consentito crescita e consolidamento dell’attività associativa anche in anni difficili come quelli recenti, grazie alla capacità di cogliere bisogni nuovi - innovazione ed internazionalizzazione in primis - e di riorientare attenzione e risorse verso di essi, di mantenere forte l’impegno verso il tessuto delle PMI, il legame ed il dialogo con il territorio e con le Istituzioni, la vicinanza sulla città e sugli aspetti sociali.

Integrazione della sostenibilità nel core business aziendale

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ASSOCIAZIONE

Capire l’America di Trump

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SOCIALE

Ancora insieme per sostenere la campagna pasquale di raccolta fondi

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ECONOMIA-DIRITTO

La protezione del logo aziendale

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ASSOCIAZIONE

Elezione nazionale Gruppo Giovani Imprenditori

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VARIE

Bologna la città delle acque

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Serviranno capacità, progettualità e convinzione, servirà una governance forte e capace, serviranno persone impegnate, appassionate, motivate. E servirà, soprattutto, il contributo di partecipazione, stimolo ed entusiasmo degli imprenditori, mente ed anima di un’associazione a cui dare oggi più che mai uno slancio nuovo ed obiettivi più ambiziosi di prima.

FUTURO - Rivista di Unindustria Bologna Supplemento di “Fare” N. 36 Giugno 2017 Direttore Responsabile: Marzia Barbieri Coordinatore Editoriale: Francesca Villani Redazione: Luca Avagliano, Giulia Cataldi, Vittorio Cavani, Chiara Cotti, Mariacarla Maccaferri, Giulia Montaguti, Elena Sabattini, Elisa Sarti Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla stesura degli articoli.

Editore: FARE S.r.l. - Via San Domenico, 4 - 40124 Bologna Direzione e Redazione: Confindustria Emilia sede di Bologna - Via San Domenico, 4 - 40124 Bologna Pubblicità: FARE S.r.l. - Via San Domenico, 4 - 40124 Bologna Pubbli S.r.l. - Corso Vittorio Emanuele, 113 - 41100 Modena - Tel: 059 212194 - pubbli@pubbli.it

Autorizzazione del Tribunale di Bologna n. 6858 del 26/11/1998 Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale 70% - Aut. MBPA/CN/BO/0008/2015.

Progetto Grafico: MIG - Moderna Industrie Grafiche - Via dei Fornaciai, 4 - 40129 Bologna Stampa: Labanti e Nanni Industrie Grafiche S.r.l. - Via Giuseppe di Vittorio, 3 - 40053 Valsamoggia - Loc. Crespellano (BO)

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Le risposte dei ragazzi alle prime esperienze dell’alternanza scuola-lavoro

Segni particolari: studente in carriera 4


Elisa Sarti

varie

L’alternanza scuola-lavoro, obbligatoria per tutti gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori, anche nei licei, è una delle innovazioni più significative della legge 107 del 2015 (La Buona Scuola) in linea con il principio della scuola aperta. La scuola deve diventare la più efficace politica strutturale a favore della crescita e della formazione di nuove competenze, contro la disoccupazione e il disallineamento tra domanda e offerta nel mercato del lavoro. Per questo, deve aprirsi al territorio, chiedendo alla società di rendere tutti gli studenti protagonisti consapevoli delle scelte per il proprio futuro. Con l’alternanza scuola-lavoro, viene introdotto in maniera universale un metodo didattico e di apprendimento sintonizzato con le esigenze del mondo esterno che chiama in causa anche gli adulti, nel loro ruolo di tutor interni (docenti) e tutor esterni (referenti della realtà ospitante). L’alternanza favorisce la comunicazione intergenerazionale, pone le basi per uno scambio di esperienze e crescita reciproca. In questa chiave si spiega il monte ore obbligatorio: 400 ore negli istituti tecnici e professionali e 200 ore nei licei che rappresentano un innovativo format didattico rispetto alle tradizionali attività scolastiche e possono essere svolte anche durante la sospensione delle attività didattiche e/o all’estero. Un cambiamento culturale per la costruzione di una via italiana al sistema duale, che riprende buone prassi europee, coniugandole con le specificità del tessuto produttivo ed il contesto socio-culturale italiano. Ho avuto la possibilità e il piacere di intervistare due ragazzi dell’Istituto Aldini Valeriani e condivido con voi le loro risposte schiette, che danno alle aziende spunti interessanti.

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Qual è il vostro percorso di studi e perché lo avete scelto?

Laura

Ho scelto la strada dell’informatica per vari motivi, uno dei tanti è stato avere amici che hanno fatto informatica all’Istituto Aldini Valeriani - Sirani e appena usciti hanno trovato lavoro e con un buono stipendio. Altri motivi erano legati all’interesse per la sistemistica e al desiderio di provare a staccarmi dalle varie carrozzerie in cui sono nata.

Marcelin

Il mio percorso di studi è informatica e l’ho scelto sia per motivi legati al mondo del lavoro, che oggi si basa soprattutto sulla tecnologia (infatti pensavo fosse quasi garantito trovare un posto di lavoro ‘sicuro’), e anche per motivi riguardanti i compagni di classe che, possiamo dire, mi hanno influenzato verso questa scelta.

Com’è stata secondo voi l’organizzazione da parte della scuola e da parte delle aziende aderenti al progetto, e che cosa si può migliorare? A parere mio l’unica cosa da migliorare da parte della scuola è la cura riposta nell’insegnamento degli strumenti necessari per entrare nel mondo del lavoro, consentendo ai ragazzi di mettere maggiormente in pratica i vari studi. Nel mio caso come azienda l’organizzazione era ottima e non ho riscontrato alcun problema.

L’organizzazione per quanto riguarda la mia esperienza è stata eccellente da entrambi le parti e non penso si possa migliorare perché sia il tutor aziendale che il tutor scolastico erano disponibili di fronte a problemi o dubbi.

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Dove avete fatto lo stage di alternanza scuolalavoro e per quante settimane? Lo stage l’ho svolto presso un’azienda che si occupa di lavorazioni meccaniche, per una durata di quattro settimane. Come strumenti informatici ho usato soprattutto Excel, passando da database, calendari, sito web ad una piccola formazione riguardante l’azienda.

Ho svolto lo stage di alternanza scuola-lavoro in un’azienda di prodotti di fissaggio, per quattro settimane. Le attività svolte sono state di tutti i tipi inerenti al lavoro nell’azienda: dal controllo qualità al lavoro in magazzino (ovviamente il meno possibile e con tutte le precauzioni del caso perché erano molto premurosi affinché non mi accadesse nulla), passando anche per lavori in amministrazione.

Quali erano le vostre aspettative sull’esperienza e che cosa invece siete riusciti a fare? Pensavo di non riuscire a fare nulla e che mi chiedessero di programmare, cosa che dopo quattro anni non amo. All’inizio non avrei mai creduto di trovarmi bene e riuscire a fare qualcosa, non credevo così tanto nello stage, ma alla fine sarei rimasta nell’azienda per sempre.

Non avevo grandissime aspettative perché non sapevo a cosa andavo incontro ma sono stato contentissimo di dove sono andato, di come ho lavorato e di tutte le cose che mi hanno insegnato. Dando il meglio di me, a mio parere, sono riuscito a fare il più possibile di quello che mi hanno chiesto.


Elisa Sarti

Cosa vorreste fare l’anno prossimo come continuazione del progetto (quinto anno) e che cosa vi aspettate dopo la fine del percorso di studi (lavoro, università, tutt’altro…) In azienda vorrei riuscire a lavorare con gli addetti alle macchine con cui non sono riuscita a lavorare, dal momento che ho passato più tempo in ufficio. Dopo la scuola il mio sogno sarebbe di entrare tra i periti di infortunistica stradale, tutto un altro mondo, ma se trovassi qualcosa in ambiente di sistemi e reti sarei contenta.

L’anno prossimo sicuramente vorrei tornare nella stessa azienda e sono quasi deciso ad andare all’università, però devo ancora capire bene cosa voglio fare.

varie

Quali sono le cose che avete imparato anche non necessariamente legate all’attività lavorativa e com’è andata al rientro in classe quando i vari compagni hanno raccontato le proprie diverse esperienze? Il rientro in classe è stato abbastanza traumatico, ho notato che poche aziende erano organizzate bene, e non tutti hanno programmato. Ho notato ragazzi che non sono riusciti a fare tanti progetti.

Se l’attività lavorativa scelta è una cosa che ci piace fare allora, oltre a lavorare meglio, quando si hanno dei risultati si è anche gratificati dal punto di vista umano. Al rientro in classe quando i compagni hanno raccontato le proprie esperienze ho capito che sono stato veramente fortunato per avere avuto la possibilità di fare l’alternanza nella mia azienda ospitante.

Quali consigli dareste ad uno studente di quarta per l’anno prossimo? Di non farsi prendere dall’ansia perché comunque sono passi in più per maturare che prima o poi bisognerebbe fare. Forse con questa nuova riforma noi partiamo avvantaggiati. Comunque consiglierei di non prendere le cose alla leggera, durante lo stage bisogna essere rispettosi, gentili, assumersi le proprie responsabilità. Bisognerebbe pensare di essere in un vero e proprio lavoro, io l’ho sempre pensata così durante le quattro settimane, ma avevo già alle spalle altre esperienze lavorative.

Essere onesti, rispettosi, e anche disponibili dato che comunque anche per alcune aziende sono esperienze nuove e non sanno esattamente come gestire il tutto, però se c’è la buona volontà da entrambe le parti niente è impossibile.

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Alla scoperta dei nostri tesori nascosti

Giornate FAI di Primavera

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Vittorio Cavani - Elena Sabattini

cultura

Sabato 24 e domenica 25 marzo si sono svolte le tradizionali Giornate FAI di Primavera, la grande festa di piazza giunta quest’anno alla 25^ edizione. Il FAI, Fondo Ambientale Italiano, si prende cura di 56 luoghi meravigliosi d’Italia, che ha restaurato e valorizzato ricostruendo il legame con il territorio che li circonda. Sono 34 i beni che regolarmente aprono al pubblico perché le persone possano tornare a viverli e a godere della loro bellezza nelle oltre 200 manifestazioni che organizzano ogni anno. Il FAI si rivolge ai cittadini di tutte le età con attività di educazione e sensibilizzazione al valore dei nostri beni culturali e paesaggistici, nella convinzione che conoscere sia il primo passo per amare e dunque difendere qualcosa che ci appartiene. Si occupa, inoltre, di luoghi a rischio degrado e abbandono, raccogliendo gli appelli delle comunità locali ed intervenendo direttamente laddove possibile. Tutto questo grazie all’aiuto e al sostegno dei volontari e delle istituzioni, oltre che delle aziende che supportano il Fondo. Nelle 24 passate edizioni questo evento unico in Italia ha contribuito a rendere fruibili luoghi non sempre visitabili e i partecipanti sono stati 9 milioni in tutta Italia. In questa edizione, alcuni membri di Confindustria Emilia hanno partecipato alle giornate nel modenese visitando la cosiddetta “Riviera del Panaro”, ovvero l’insieme delle numerose “ville di delizie” sorte a partire dal XVI secolo lungo le sponde dell’idrovia formata dal fiume stesso e dal Naviglio, idrovia che per quasi un millennio ha collegato il

capoluogo modenese al Po, all’Adriatico e a Venezia, uno dei principali porti commerciali del Mediterraneo. In particolare la Delegazione FAI di Modena ha allestito un percorso di visita compreso tra il mirabile Sostegno di Bomporto, uno degli ultimi esempi di porto fluviale risalente alla seconda metà del Settecento, e Solara, un caratteristico borgo che si è sviluppato nei secoli in funzione dell’importante via d’acqua, con una rilevante concentrazione di residenze di pregio un tempo utilizzate dall’aristocrazia fondiaria per la villeggiatura estiva. Ma il vero punto di forza di questa giornata è stata la possibilità di rivivere l’esperienza di navigare lungo il fiume Panaro dopo quasi cento anni. Secondo le cronache risale infatti al 1923 il definitivo abbandono della via d’acqua, in coincidenza con l’affermarsi della ferrovia e del trasporto su gomma. Tutto ciò è stato possibile grazie al supporto di AIPO, del Comune di Bomporto e dell’Associazione Remiera Euganea di Monselice, che ha fornito le due imbarcazioni ed esperti operatori. “Oltre 3.000 visitatori hanno premiato lo sforzo profuso dai nostri volontari e dagli apprendisti Ciceroni, gli studenti delle scuole superiori di secondo grado che si sono occupati delle visite guidate”, afferma Vittorio Cavani, capo delegazione FAI Modena. “Il ripristino a livello dimostrativo della navigazione fluviale a Bomporto ed il successo di pubblico non solo rappresentano una piccola pagina di storia locale ma sono anche una dimostrazione tangibile dell’appeal di nuove forme di fruizione slow del territorio da non sottovalutare”. 9


Responsabilità sociale d’impresa

Integrazione della sostenibilitĂ nel core business aziendale 10


Mariacarla Maccaferri

La responsabilità sociale d’impresa (o CSR - Corporate Social Responsibility) è un tema di grande attualità e sono sempre più numerose le aziende che si affacciano ai diversi aspetti ad essa correlati. Ma di che cosa si tratta? La tematica è molto ampia e per fare un po’ di chiarezza abbiamo chiesto il parere di Matteo Caroli, professore ordinario e direttore del centro di ricerca sull’innovazione sociale dell’Università Luiss Guido Carli di Roma. Professore, che cosa significa davvero integrare la sostenibilità nel business? Integrare significa considerare gli obiettivi di business e di competitività esattamente allineati agli obiettivi di miglioramento ambientale e sociale, ossia significa mettere questi due aspetti sullo stesso piano. Nel caso delle grandi imprese, questo approccio si estende alla gestione del proprio sistema di fornitura, soprattutto per garantire la tracciabilità e il controllo della filiera in aree del mondo dove le normative vigenti in ambito ambientale e sociale sono meno stringenti. Quali vantaggi porta alle organizzazioni? Molti studi empirici dimostrano gli effetti positivi sulla competitività a lungo termine delle aziende. Ma non solo: oltre al miglioramento della performance sul mercato, infatti, l’integrazione della sostenibilità ha effetti positivi sull’organizzazione interna dell’impresa, con un miglioramento delle condizioni di lavoro, della redditività del personale e della crescita professionale. Infine, particolare di egual importanza, ne trae vantaggio il cosiddetto “capitale immateriale” di un’azienda ed in particolare il suo livello di reputazione. Guardando verso orizzonti più ampi, qual è il livello di integrazione delle aziende oggi nel mondo? Le aziende con azionariato diffuso hanno ormai una forte integrazione degli obiettivi di sostenibilità in quelli di business, ciò anche legato al fatto che gli investitori di oggi privilegiano le imprese che hanno comportamenti sostenibili. A titolo di esempio, è significativo che nel 2014 l’amministratore delegato di BlackRock, la più grande società di investimento nel mondo, abbia scritto una lettera a tutti gli amministratori delegati delle società finanziate chiedendo espressamente quali fossero i piani per la sostenibilità di lungo periodo dei loro profitti. Ormai, dunque, per le aziende che sono sui mercati finanziari azionari l’integrazione con politiche di sostenibilità è irrinunciabile, con le dovute specificità da settore a settore. Per le aziende di medie o piccole dimensioni ovviamente il processo è forse meno stringente e dipende molto dalla spinta dell’imprenditore.

economia - diritto

Esistono strumenti in grado di misurare il livello di integrazione della sostenibilità nel business? Se sì, quali sono i più idonei? Esistono vari strumenti che vengono utilizzati per la misurazione della sostenibilità ambientale e sociale delle aziende; tra questi, a livello mondiale, il più utilizzato è il set di parametri GRI (Global Reporting Initiative) giunto recentemente alla 5^ release: si tratta di un insieme di indicatori sia quantitativi che qualitativi utilizzati come linee guida per la rendicontazione delle performance di sostenibilità. Ci sono poi degli strumenti più specifici per determinati settori/segmenti di attività come, ad esempio, la Certificazione ISO 26000 che misura il grado di sostenibilità ambientale e la qualità dei processi produttivi. Non meno importanti sono gli strumenti, supportati da meccanismi di controllo sempre più stringenti, che mirano a valutare la compliance aziendale, ossia la conformità della governance e delle attività aziendali alle disposizioni normative, ai regolamenti, alle procedure, ai codici di condotta e alla trasparenza nell’operato. In base alla sua esperienza che cosa suggerisce ai giovani imprenditori che nelle proprie specifiche realtà decidono di intraprendere un percorso orientato all’integrazione tra business e sostenibilità? Mi sento di dare due suggerimenti, che penso possano essere validi a prescindere dalla dimensione dell’azienda e dalla tipologia di attività: L’integrazione della sostenibilità nel business richiede una visione strategica, occorre quindi avere un orientamento di lungo termine nel momento in cui si decide di affrontare questo percorso. I benefici si hanno non tanto nell’immediato, anzi, le fasi iniziali sono spesso le più difficili e le più onerose; i vantaggi si manifestano soprattutto nel tempo quindi è necessaria la sensibilità di saper guardare in prospettiva. L’esperienza dei grandi gruppi ci insegna che i progetti di sostenibilità hanno successo se c’è un endorsement serio e continuativo del vertice aziendale e del top management: sono infatti le figure apicali a dovere per prime credere nel progetto ed esercitare quella spinta propulsiva necessaria a favorire un cambiamento in primis nei valori e nella cultura dell’azienda che si rifletteranno poi all’interno della comunità di riferimento e, ovviamente, nella competitività del business stesso. 11


America first

Capire l’America di Trump Gli USA sono da sempre la terra delle scoperte, dei nuovi occasione del recente seminario di Confindustria Giovani orizzonti, delle opportunità e delle grandi e piccole fortune. tenutosi il 10 aprile 2017 a Modena, il cui titolo era appunto Nuova frontiera di chi, come da sempre si dice qui da noi, vuole “Capire l’America di Trump”. “trovare l’America” appunto, da secoli esercitano un’inevitabile Per comprendere le ragioni della vittoria di un candidato è influenza sul resto del globo. Nonostante siano passati oltre necessario comprendere innanzitutto le dinamiche secondo le due secoli dall’indipendenza di questo meraviglioso Paese quali il voto popolare e l’influenza dei “grandi elettori” gravino che tanto ha rappresentato nella storia del ‘900 in Europa, le sul bilancio decisivo per la nomina di un nuovo presidente. influenze dell’andamento politico e sociale di due popolazioni Questo è il filo conduttore che il relatore geograficamente così lontane ma culturalmente Francesco Costa, vice direttore de “Il Post” ed tanto vicine sono moltissime. La conseguenza è esperto di politica americana, ha utilizzato un’inevitabile apprensione dei cittadini europei, per esaminare in alcuni determinanti passaggi in concomitanza con le sempre più globali quale fosse lo scenario che ha portato alla campagne elettorali che, pur interessando vittoria di Donald Trump e quali siano le possibili Trump ha abilmente appunto l’America, ci riguardano così da vicino aspettative future anche per l’Europa. fatto leva sul per le ineluttabili implicazioni sull’andamento risentimento dei Innanzitutto bisogna tenere conto del fatto che, economico dei nostri Paesi. È questo l’argomento “democratici delusi” sebbene il voto popolare avesse dato ragione che con apparente semplicità, vista la capacità a Hillary Clinton con un rilevante scarto, espositiva del relatore, è stato trattato in 12


Chiara Cotti

approssimativamente quantificabile in 2.870.000 voti, il sistema elettorale che vede una distribuzione delle vittorie la cui importanza varia in modo rilevante da Stato a Stato, con il ruolo determinante dei cosiddetti “grandi elettori”, ha visto prevalere il candidato Donald Trump. Texas, Alabama, Arkansas e le roccaforti repubblicane non sono pressoché mai state messe in discussione in secoli di storia americana. Ciò che veramente fa la differenza sono quelli che in Italia potremmo definire “elettorato flessibile” e che in due parole nella realtà d’oltreoceano si chiamano “Swing States”. Gli Swing States, ossia gli Stati che oscillano tra una e l’altra parte per una preponderanza non così netta come in altri Stati per così dire più “affezionati” al voto repubblicano o democratico, hanno fatto la differenza che ha permesso a Trump di giungere ad una vittoria finale.

protezionista che prometteva di riportare gli americani al centro dell’interesse nazionale. “America first” è stato lo slogan che ha caratterizzato un percorso di convincimento forte, che sebbene tenesse conto del fatto che l’economia di un Paese come gli Stati Uniti d’America non potesse essere avulsa dal resto del mondo ai cui affari è inevitabilmente intrecciata, ha voluto restituire a questo elettorato la speranza di un ritorno a quella dignità che si pensava perduta.

Il voto popolare ha dato ragione a Hillary Clinton con un rilevante scarto: 2.870.000 voti

Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, che nell’era Obama e già nel mezzo secolo precedente avevano dimostrato una tradizione maggiormente democratica, hanno deciso questa volta di cambiare le proprie scelte. In realtà questo cambiamento non va visto come una semplice oscillazione dovuta ad un atteggiamento politicamente volubile. Le ragioni di una simile scelta vanno invece ricercate nel tessuto sociale che caratterizza ed accomuna questi Stati. Il settore auto motive in particolare e quella che potremmo definire la grande industria da catena di montaggio trovano in queste aree il loro habitat ormai da anni. La working class, che in questi settori è coinvolta e che su queste certezze impronta tutte le scelte sul futuro delle proprie famiglie e prospettive di continuità di un tenore di vita che è sinonimo di benessere, negli ultimi 20 anni ha visto i propri valori e le speranze riposte nelle future generazioni messe in discussione.

associazione

I primi segnali di questa politica di accentramento con la quale si predilige il lavoratore americano prima di quello straniero e con la quale si incentivano gli investimenti all’interno del Paese, sono arrivati attraverso le scelte manifestate da alcuni grandi gruppi industriali. I progetti di realizzazione di impianti industriali in Messico da parte di questi investitori sono stati riportati, infatti, sul territorio nazionale.

Costa ha poi rilevato quanto l’esuberanza politica di Trump debba passare al vaglio dei suoi stessi alleati. Un caso su tutti è stato quello della proposta di abolizione dell’Obama Care, bocciata per due volte dai deputati e senatori dello stesso partito di Donald Trump. Allo stesso modo, potranno essere altre le iniziative “fuori misura” che Donald Trump potrebbe vedere ridimensionate sia dai propri oppositori sia dai repubblicani, questo di conseguenza consente a noi cittadini europei di poter sperare in una maggiore stabilità e di non dover temere eccessivi sconvolgimenti.

Dal 1993 al 2007 l’industria di questi Stati ha realizzato imponenti investimenti nell’ottimizzazione della propria produttività. La conseguenza è stata la massiccia sostituzione dei lavoratori addetti alle catene di montaggio con impianti robotizzati. La previsione poi di poter riassorbire questa forza lavoro in altri settori è stata disattesa. Il sogno americano di queste famiglie ha quindi vacillato, per non dire che sia crollato nei casi peggiori. Le speranze riposte nel futuro dei propri figli di questa fascia di elettori a prevalenza bianca e con un livello di istruzione medio, che in molti casi hanno dato segnali evidenti di pregiudizi razziali, sembravano essere state illuse da quella parte politica che aveva permesso il declino della loro classe. Colta l’importanza di questi umori, Trump ha abilmente fatto leva sul risentimento dei “democratici delusi”. La sua campagna elettorale è stata quindi improntata su una politica 13


Volontari per un giorno per ANT

Ancora insieme per sostenere la campagna pasquale di raccolta fondi

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Luca Avagliano

Anche quest’anno il Gruppo Giovani Imprenditori è stato al fianco di Fondazione ANT Italia Onlus per coinvolgere e sensibilizzare i propri membri sui progetti di cui si occupa la Fondazione nel campo dell’assistenza specialistica domiciliare ai malati oncologici, della prevenzione gratuita e della ricerca. Tra le tante iniziative promosse da ANT per raccogliere i fondi necessari al perseguimento dei propri scopi, i Giovani Imprenditori, dopo il successo dello scorso anno, hanno aderito con entusiasmo alla campagna pasquale presidiando la postazione per l’offerta di uova e colombe pasquali di Piazza IV Novembre, a lato di Piazza Maggiore a Bologna, nella giornata di sabato 15 aprile.

sociale

menta il presidente di Fondazione ANT Raffaella Pannuti - Tutto questo è reso possibile, oltre che da una convenzione con la ASL, dal generoso sostegno dei privati e delle aziende del territorio che mettono a nostra disposizione tempo e risorse. Una collaborazione virtuosa, confermata dai numeri: una recente analisi condotta da Human Foundation sull’impatto sociale di ANT ha stabilito infatti che per ogni euro donato alla Fondazione il valore prodotto e restituito alla società è di 1,90 euro“. Ancora una volta un sentito grazie ad ANT, grazie ai volontari per un giorno e grazie a tutti colori che hanno contribuito a sostenere la Fondazione.

Le persone che si sono fermate sono state tantissime e più volte i volontari assegnati alle consegne sono passati per il riordino dei prodotti in esaurimento. “A Bologna e provincia ci occupiamo di 1.250 malati di tumore ogni giorno grazie al lavoro di 34 medici, 24 infermieri e 8 psicologi disponibili tutti i giorni dell’anno, 24 ore su 24 - com-

Fondazione ANT Italia ONLUS Nata nel 1978 per opera dell’oncologo Franco Pannuti, dal 1985 a oggi Fondazione ANT Italia ONLUS - la più ampia realtà non profit per l’assistenza specialistica domiciliare ai malati di tumore e la prevenzione gratuite - ha curato circa 120.000 persone in 10 regioni italiane (Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Marche, Campania, Basilicata, Puglia, Umbria). Ogni giorno 3.400 persone vengono assistite nelle loro case da 20 équipe multi-disciplinari ANT che assicurano cure specialistiche di tipo ospedaliero e socio-assistenziale, con una presa in carico globale del malato oncologico e della sua famiglia. Sono complessivamente 520 i professionisti che lavorano per la Fondazione (medici, infermieri, psicologi, nutrizionisti, fisioterapisti, farmacisti, operatori socio-sanitari etc.) cui si affiancano oltre 2.000 volontari impegnati nelle attività di raccolta fondi necessarie a sostenere economicamente l’operato dello staff sanitario. Il supporto offerto da ANT affronta ogni genere di problema nell’ottica del benessere globale del malato. A partire dal 2015, il servizio di assistenza domiciliare oncologica di ANT gode del certificato di qualità UNI EN ISO 9001:2008 emesso da Globe s.r.l. ANT è inoltre da tempo impegnata nella prevenzione oncologica con progetti di diagnosi precoce del melanoma, delle

neoplasie tiroidee, ginecologiche e mammarie. Dall’avvio nel 2004 sono stati visitati gratuitamente 148.000 pazienti in 79 province italiane. Le campagne di prevenzione si attuano negli ambulatori ANT presenti in diverse regioni, in strutture sanitarie utilizzate a titolo non oneroso e sull’Ambulatorio Mobile - BUS della Prevenzione. Il mezzo, dotato di strumentazione diagnostica all’avanguardia (mammografo digitale, ecografo e videodermatoscopio) consente di realizzare visite su tutto il territorio nazionale. ANT opera in Italia attraverso 120 delegazioni, dove la presenza di volontari è molto attiva. Alle delegazioni competono, a livello locale, le iniziative di raccolta fondi e la predisposizione della logistica necessaria all’assistenza domiciliare, oltre alle attività di sensibilizzazione, in nome dell’Eubiosia (dal greco, vita in dignità).

www.ant.it

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Il design comunitario come strumento per ampliare la tutela del marchio

La protezione del logo aziendale Il design, se depositato tramite l’European Union Intellectual Property Office (EUIPO), protegge l’aspetto esteriore visivo di un prodotto o di una sua parte ed anche il suo ornamento, purché nuovo e dotato di carattere individuale. Rientrano quindi nella tutela del design comunitario i prodotti industriali o artigianali bidimensionali o tridimensionali ed i loro componenti, gli imballaggi, le presentazioni, compresi i simboli grafici come i loghi. Qui di seguito verranno illustrate le principali differenze per la tutela di un logo mediante marchio oppure design. A differenza del marchio che conferisce al titolare un diritto di esclusiva su un segno limitato ad una o più classi merceologiche di prodotti o servizi, la protezione di un design registrato non è limitato all’impiego del logo su un determinato prodotto o per un particolare servizio. Pertanto i loghi e i simboli grafici registrati come design possono essere applicati ad una vasta gamma di prodotti differenti e possono essere 16

utilizzati in relazione a qualsiasi tipologia di servizi. In altre parole, la registrazione del proprio logo anche come design permette al titolare di ottenere una protezione extramerceologica rispetto alla sola registrazione del marchio. Tra gli ulteriori vantaggi nella protezione di un logo mediante design c’è il fatto che, in caso di mancato utilizzo e se sono trascorsi almeno cinque anni dalla registrazione, un marchio è passibile di un’azione di decadenza per non uso per tutti i prodotti e/o servizi per i quali sia stata richiesta la registrazione. Al contrario, non è richiesto che il design venga utilizzato dal titolare per mantenere in vita la privativa.

Il design è un importante strumento per rinforzare ed ampliare la protezione conferita da un marchio

Occorre comunque ricordare che la durata della tutela di un design a livello europeo è limitata ad un arco di tempo ben definito e che non può superare i venticinque anni, mentre l’Istituto del Marchio conferisce al titolare un diritto che può essere rinnovato senza limiti di tempo. Anche l’aspetto inerente i costi di deposito e registrazione è da tenere in considerazione. Il


Giulia Cataldi

economia - diritto

deve essere lo stesso del marchio opposto. Pertanto, ciò rende il design più facilmente attaccabile rispetto ad un corrispondente marchio registrato e limitato alla classe merceologica dedicata a determinati prodotti o servizi. Contrariamente a quanto avviene per il design, il titolare di una domanda di marchio rifiutata dall’EUIPO ha la facoltà di convertire la domanda stessa in singole domande nazionali nei Paesi dell’Unione Europea di interesse. Pertanto, il deposito del marchio permetterebbe una protezione alternativa nazionale, nel caso in cui la protezione unitaria comunitaria non fosse riconosciuta. La strategia di proteggere un logo sia come marchio sia come design tutela inoltre rispetto al rischio di dichiarazione di nullità del titolo.

design si configura, infatti, come un potente e versatile strumento che permette di contenere i costi sfruttando la possibilità di richiedere, con un’unica domanda, la protezione di più design differenti tra loro. Ciò ad esempio è utile se si vuole proteggere il logo in differenti colorazioni o con sfondi differenti.

Un ulteriore aspetto attiene le modalità di valutazione del titolo. Per i marchi nella valutazione del titolo si fa riferimento al consumatore medio, ovvero il consumatore ragionevolmente e normalmente ben informato, attento ed avveduto che tuttavia ha raramente la possibilità di operare una comparazione diretta, dovendo invece fare affidamento sull’immagine imperfetta che conserva in memoria in virtù dei precedenti acquisti. Mentre per i design nella valutazione del titolo si menziona l’utilizzatore informato. La nozione di utilizzatore informato si riferisce ad una figura intermedia fra il semplice consumatore ed una persona competente in materia con la conseguenza che l’utilizzatore informato di regola avverte differenze che invece sfuggono al consumatore medio.

Affinché possa essere registrato, un design deve soddisfare due requisiti: essere nuovo ed avere carattere individuale, cioè deve suscitare un’impressione generale diversa da quella suscitata da altri design già divulgati. Nel caso in cui un design comunitario venisse invalidato a causa della presenza di una divulgazione anteriore da parte di terzi, in uno qualsiasi dei Paesi membri dell’Unione Europea, gli effetti di tale decisione si estenderebbero irrevocabilmente a tutta l’Unione Europea senza I loghi e i simboli possibilità di porre rimedio. Inoltre, dato che il grafici registrati design di un logo non è riferito ad alcuna classe come design possono merceologica specifica, può essere invalidato essere applicati ad anche da un marchio anteriore registrato in una una vasta gamma di qualsiasi classe merceologica. Cosa che non è prodotti differenti possibile nel caso di protezione del marchio, in cui il settore merceologico del marchio anteriore

Ne consegue che, a differenza dei marchi che si possono azionare anche nei confronti di segni simili, la tutela dei design è obiettivamente più limitata ai design identici o molto simili. In conclusione, il design è un importante strumento per rinforzare ed ampliare la protezione conferita da un marchio. Pertanto, è consigliabile tutelare i nuovi loghi, in particolare quelli ritenuti strategici per lo sviluppo dell’azienda, sia come marchio sia come design, con l’obiettivo di permettere al titolare di agire di volta in volta con lo strumento più adatto nei confronti del contraffattore. 17


Il nuovo comitato di presidenza ed il nuovo consiglio centrale

Elezione nazionale Gruppo Giovani Imprenditori

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Giulia Montaguti

associazione

Si sono svolte a Roma il 5 maggio 2017 le elezioni per il Gruppo Giovani di Confindustria a livello nazionale. Per tre giorni sono corsi a Roma giovani imprenditori da tutta Italia per partecipare alle elezioni del nuovo gruppo che avrebbe rappresentato tutti noi. Cene, convegni ed incontri hanno fatto da cornice alla elezione del nuovo presidente del movimento Alessio Rossi, della territoriale di Roma, imprenditore di prima generazione e presidente esecutivo di Imaco spa. Nella squadra di presidenza sono stati eletti nove vicepresidenti: Nicola Altobelli (Confindustria Foggia), Licia Angeli (Confindustria Ravenna), Lara Botta (Assolombarda, Milano, Monza e Brianza), Franco Bucciarelli (Confindustria Ascoli Piceno), Riccardo Di Stefano (Confindustria Palermo), Simone Ghiazza (Confindustria Cuneo), Giacomo Lucibello (Confindustria Firenze), Susanna Moccia (Confindustria Napoli), Giordano Riello (Confindustria Rovigo).

Elezioni del Consiglio Centrale In concomitanza con le elezioni della presidenza si sono tenute le elezioni del Consiglio Centrale di cui oggi fanno parte: Ilaria Abignente di Frassello (Confindustria Genova), Valentina Bertazzoni (Unindustria Reggio Emilia), Angela Casale (Confindustria Caserta), Roberta Casetti (Confindustria Emilia Area Centro), Luigi De Santis (Confindustria Bari), Chiara Ercole (Unione Industriale della Provincia di Asti), Nicola Fontanili (Confindustria Livorno Massa Carrara), Samuele Furfaro (Unindustria Calabria - Reggio Calabria), Pieluigi Germani (Unindustria - Unione degli Industriali e delle imprese di Roma, Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo), Jonathan Li Voti (Confindustria Catania), Domenico Lorusso (Confindustria Basilicata), Caterina Moni (Confindustria Toscana Sud - Siena), Elena Pison (Confindustria Belluno Dolomiti), Martina Togn (Confindustria Trento), Anna Tripoli (Associazione Industriale Bresciana). Questi, provenienti da varie regioni, andranno ad affiancare il Consiglio di Presidenza. La candidata oggi eletta per la nostra regione è stata Roberta Casetti.

Roberta Casetti Nata a Faenza il 3 novembre 1981, ha conseguito la laurea in Economia e Commercio presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna. Socio Unico della società Evolution Events Srl è iscritta a Confindustria da febbraio 2007 ed ha contribuito in maniera attiva e costante alle varie attività del Gruppo Giovani Imprenditori Unindustria Bologna, oggi Confindustria Emilia Area Centro: le imprese di Bologna Ferrara e Modena, e dal 2015 fa parte del Comitato Direttivo GGI della territoriale con delega regionale.

Dopo anni di assidua frequentazione mi sono affezionata al movimento in tutte le sue componenti: territoriale, regionale e nazionale. Oggi sono entusiasta di offrire, con un’esperienza maturata, il mio contributo al Consiglio Centrale.

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La via della seta

Bologna la cittĂ delle acque 20


Francesca Villani

varie

Nasce con la via della seta la fama bolognese di costruttori meccanici e con questa nascono anche le prime tutele per la riservatezza sui prodotti e macchinari. La corporazione dell’arte e della seta si mosse infatti sulla valutazione del concetto di riservatezza non permettendo la divulgazione di disegni o rappresentazioni dei macchinari che venivano utilizzati, prevedendo anche gravi pene a chi divulgava informazioni. Gli unici due artisti che fecero eccezione furono Heinrich Schickhardt e Antonio Zonca ai quali sono fatte risalire le poche opere rappresentative dell’innovazione di quel periodo. Forse non tutti sanno che Bologna è una vera e propria città fluviale. Innumerevoli sono i corsi d’acqua che scorrono sotto le strade del capoluogo emiliano-romagnolo e che hanno portato ricchezza e lustro durante il periodo medioevale.

Il dominio della seta rimase a Bologna per tre secoli, ma come tutti i periodi anche questo ebbe fine. Ciò fu dovuto al fenomeno della migrazione di operai specializzati che si mossero verso altre regioni portando con loro i segreti e la cultura dei filai, permettendo la nascita in Lombardia e Piemonte di strutture simili a quella bolognese.

Infatti, nel Medioevo, la città di Bologna era conosciuta in tutto il mondo per la sua produzione di seta. Utilizzando la struttura fluviale cittadina, e rimodellandone i percorsi con dighe e canali, all’interno della città erano stati creati corsi d’acqua che permettevano il funzionamento di mulini azionanti telai idonei per la produzione della seta. Dal torrente Savena al fiume Reno, dai numerosi rii tra cui Meloncello, Ravone, Vallescura e Grifone che scendono dalla parte collinare verso l’Aposa, dal torrente Dardagna che attraverso una chiusa venne dirottato nel Silla, al canale del Cavaticcio e delle Moline, dal canale e porto Navile al canale di Savena, solo per citarne alcuni, si estendeva la rete fluviale che oggi noi conosciamo solo per i nomi di vie o località che si trovano tra le zone limitrofe o centrali di Bologna. Attraverso uno sviluppo tecnologico inatteso nasce quindi a Bologna nel XIV secolo un sistema protoindustriale che consentiva la produzione della seta tramite filatoi completamente automatizzati ed azionati dai mulini ad acqua. Allora la creatività felsinea si era sviluppata attraverso due percorsi: uno tecnico, ovvero di viabilità fluviale, ed uno meccanico, ovvero di capacità innovativa nella modifica ed automatizzazione dei macchinari esistenti, che in precedenza erano esclusivamente utilizzati manualmente ciascuno da un operatore. Ad accompagnare questo processo tecnico/meccanico/ costruttivo/produttivo si affiancava l’ulteriore capacità di ricerca del prodotto di lusso: veniva infatti realizzato in tutti i filatoi il velo di seta, prodotto di qualità superiore alla media, facilmente esportabile in tutta Europa. L’esportazione è quindi un ulteriore tassello che portava ricchezza alla città e che veniva salvaguardato da una flotta fluviale che assicurava il trasporto fino al mare Adriatico, permettendo quindi dazi favorevoli. Francia, Fiandre, Germania, Inghilterra ed Oriente turco, questi erano i principali Paesi d’esportazione.

È la capacità di innovare che distingue un leader da un epigono. Steve Jobs Lo scoprire consiste nel vedere ciò che tutti hanno visto e nel pensare ciò che nessuno ha pensato. Albert Szent-Györgyi

Fare le cose vecchie in modo nuovo - questa è innovazione. Joseph Schumpeter

L’innovazione è l’argomento centrale della prosperità economica. Michael Porter Il primo passo nell’innovazione è sapere di poter creare qualcosa. Fatto questo, il resto è solo questione di dettagli Brian Herbert 21


All’interno della suggestiva cornice del Castello Estense di Ferrara il cocktail estivo, primo evento delle tre territoriali riunite; in una serata tra cultura, musica ed arte.

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futuro redazione Francesca Villani Coordinatore Editoriale Marta Srl francesca.villani@martait.it

Luca Avagliano Margotta Group l.avagliano@margo.it

Mariacarla Maccaferri S.E.C.I S.p.A mc.maccaferri@maccaferri.it

Giulia Cataldi Studio Torta SpA cataldi@studiotorta.it

Giulia Montaguti Sidel spa giulia.montaguti@sidelitalia.it

Vittorio Cavani Tintoria Alvit s.r.l. vittorio.cavani@tintoria-alvit.com

Elena Sabattini Tecnostudi Srl esabattini@mptstudi.com

Chiara Cotti Emilbronzo 2000 S.r.l. spedizioni@emilbronzo2000.it

Elisa Sarti Meccanica Sarti Srl elisa.sarti@meccanicasarti.com

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