4 minute read

GLI ORANGE WINE per molti The New Black

È il quarto colore del vino, quello nuovo, che poi tanto nuovo non è dato che in Georgia hanno iniziato a farli circa 8000 anni fa, in epoca preromana. Diciamo che in Georgia erano leggermente avanti.

DI STEFANO BAGNACANI E CLARA MENNELLA

Advertisement

Una storia millenaria che, dicevamo, è iniziata nella Georgia Caucasica, storicamente conosciuta come il vigneto della Russia Sovietica, con Stalin come influencer ante litteram, visto che si narra fossero i suoi vini preferiti. Le primissime produzioni pare che avvenissero attraverso curiose anfore in terracotta ricoperte all’interno di cera d’api dove avveniva una fermentazione spontanea, grazie ai lieviti indigeni, senza l’utilizzo di nessuna sostanza di sintesi, con il mosto a contatto con le bucce degli acini come avviene di solito in occidente ma

solo per la vinificazione dei rossi. Bucce che, grazie alla particolare forma di questi recipienti, i Qvevri, restavano sul fondo a fermentazione conclusa.

Gli Orange Wines in Italia Si deve a Joško Gravner, il maestro dei vini in anfora, uno dei migliori vignaioli d'Italia, l’introduzione degli orange o skin contact, o macerated wines fra le produzioni di casa nostra. Partito da Oslavia in provincia di Gorizia alla ricerca delle anfore in cui vinificare la sua adorata ribolla gialla, grande vitigno autoctono friulano a bacca bianca, compì un viaggio epico, degno del Fitzcarraldo di Herdzog, per dare vita, una volta ritornato, ai primi vini italiani alla georgiana. Il resto, come si dice, è storia. Ora non c’è wine bar, o ristorante à la page, da Tokyo a Berlino, che non si fregi, nella sua lista, di queste strane creature enoiche, a cui la fermentazione del mosto a contatto con le bucce degli acini, dona questa anomala colorazione ambrata, arancione, una complessità all’olfatto sorprendente, un corpo e una struttura nella bocca che non assomiglia per nulla a quella dei bianchi accademici.

Orange Wines: due vini in uno Chi ama gli orange wines è un consumatore che non si accontenta dei soliti bianchi senza spigoli acuti, senza personalità. Sono vini difficili, rischiosi, estremi nel loro oscillare sempre, tra il capolavoro e l’incomprensibilità, vini che vengono dal passato, offrono profumi da passito o da vino dolce, e rivelano un gusto secco in bocca. Negli anni ’50 e ’60 c’erano già gli orange wines, non per moda, ma perché vinificare il mosto con le bucce era l’unico modo conosciuto nelle campagne per fare il vino. Gli Orange Wines sono molto spesso esperienze, prima di essere vini, esperienze di complessità, un antidoto all’appiattimento generale, che morbosamente sterilizza, anche nel vino, le differenze, gli scarti, le particolarità. Vini per sognare, per viaggiare, e anche dissetare, non omologati o omologanti, vini che sanno di resilienti attese, vini che nell’anima tendono al jazz, e nel bicchiere all’ambra, con un rapporto tutto loro con il tempo, e con la vita.

Gli abbinamenti Zuppa e brodetti di pesce, aringhe e pesci affumicati, cucina fusion e orientale, formaggi erborinati e foie gras.

Stefano Bagnacani Nato a Reggio Emilia, laureato in filosofia, lavora come sommelier presso Buatta, a Palermo, e scrive di vini naturali nel blog www.winevibes.it

NOTIZIE FLASH La redazione in questo numero vi segnala… PILLOLE DALLE AZIENDE

Dedicata ai veri intenditori di birre artigianali è prodotta da Theresianer solamente nel periodo invernale e questo la rende davvero esclusiva. La Winter Beer è adatta a questa stagione perché il suo sapore è particolarmente intenso e avvolgente: leggermente speziata, dal profumo di frutta secca e con delicate note di tostato. Si degusta da sola come birra da meditazione, oppure si abbina a formaggi stagionati o al cioccolato fondente. L’elegante bottiglia e l’astuccio prezioso sono stati creati per valorizzare al meglio la preziosità della birra. LA WINTER BEER BY THERESIANER

MUSITA VINI CON AMORE

ASalemi, in provincia di Trapani, due sorelle, Giuseppina e Maria, e due fratelli, Gaetano e Domenico, scrivono una storia che appassiona figli e nipoti, nel mettere in pratica gli insegnamenti del nonno Giuseppe, per il quale rispettare la natura e i suoi tempi significa preservare le tradizioni e la genuinità dei veri valori della vita. La cantina, da sempre all’avanguardia nel rispetto della natura e dell’ambiente, opera una viticoltura ecosostenibile valorizzando la biodiversità dei vitigni storici.

L'AZIENDA RIGONI D'ASSAGO

L’ azienda porta lo stesso nome della cittadina veneta di Asiago, un gioiellino inserito nell’Altopiano che, con le sue montagne è rimasto intatto nel corso degli anni. E’ stata tra le prime case produttrici in Europa a scegliere l’agricoltura biologica, proprio per produrre in sintonia e senza intaccare quella natura che è l’unica fonte delle materie prime utilizzate per i succhi, le marmellate, le creme e tutti i prodotti del brand. Il payoff “La natura nel cuore” identifica i valori in cui tutta la famiglia ha sempre creduto. www.rigonidiasiago.com

This article is from: