Italia Publishers 01/2021

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Copertina stampata con tecnologia HP Indigo 35K Digital Press

L*: 53 | a*: 63 | b*: 29

Italia Publishers - Anno XXXIII - n. 01/2021 - Prezzo euro 10,00 - Iscrizione al ROC n° 26062 del 23/11/2015 Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI



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sommario 01

EDITORIALE

5 | Il fatale connubio tra contenitore e contenuto

NEWS

6 | Novità dai player del mercato digitale

MEETING LEADERS 14 | Fedrigoni entra a pieno titolo tra i big globali

dell’autoadesivo e delle carte premium

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STRATEGIE 24 | La nobilitazione digitale secondo Cartes

è accessibile e ispirata alla serigrafia

TECNOLOGIE 32 | PackCentral accompagna i converter piccoli

e grandi nell’era del web-to-pack

SPECIALE 36 | HP Indigo 35K: prova sotto stress, tra grafiche

variabili, tinte piatte e colori speciali

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pag. 23 pag. 45 pag. 9 pag. 10 I romana II cop. pag. 43 III cop. pag. 27

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pag. 29 pag. 4 pag. 47 pag. 8 pag. 19 pag. 12 pag. 35 pag. 11 pag. 7

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Italia Publishers – Anno XXXIII – n° 01 2021 Registrazione: Tribunale di Milano n. 74 del 12/2/94 Iscrizione al ROC n° 26062 del 23/11/2015 Direttore editoriale Lorenzo Villa

Direttore responsabile Gabriele Lo Surdo

Copertina Sara Ciprandi

editoriale di Lorenzo Villa // lorenzo@densitymedia.com

Pubblicità marketing@densitymedia.com Stampa Grafiche Antiga

Postalizzazione ET System

Prezzo: € 10,00. Arretrati: € 20,00. Abbonamento a otto numeri: € 70,00 (Italia) / € 140,00 (estero). Ufficio abbonamenti: abbonamenti@densitymedia.com.

Italia Publishers è una rivista che rispetta l’ambiente. Per produrla, utilizziamo energia proveniente da fonti rinnovabili e carte certificate FSC®. Per spedirla, utilizziamo film in materiale compostabile.

Editore Denstiy srl, Via Thaon di Revel 21, 20159 Milano P.IVA 03454220124

EUROPEAN DIGITAL PRESS ASSOCIATION

drupa content contributor

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Member of IFABC International Federation of Audit Bureaux of Circulations

Testata sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione media, in conformità al regolamento CSST, per il periodo 01/01/2020 – 31/12/2020. Certificato 2020-3058

Tiratura 4.619 copie

Diffusione 4.496 copie

Il fatale connubio tra contenitore e contenuto Nelle scorse settimane ho intervistato Paolo Iabichino, creativo e scrittore pubblicitario, oltre che uno degli ideatori del progetto Nutella Unica, nel 2017. Chi di voi non si è imbattuto in qualcuno dei sette milioni di coloratissimi barattoli di Nutella variabilizzati, e non ne ha acquistato uno? Nella nostra chiacchierata, Iabichino ha testimoniato il ruolo abilitante della tecnologia di stampa digitale nel suo processo creativo, e la volontà di Ferrero di utilizzare stabilmente il packaging come suo media d’elezione. Proprio su questo il punto – il contenitore che diventa “media” – Iabichino ha stigmatizzato il deficit culturale di molte marche e della gran parte dei fornitori. E ha riferito la lunga sequenza di “non si può fare” collezionati nel suo rapporto con stampatori e converter. Riconoscere al packaging dignità mediatica e vedere ogni scatola come un “piccolo televisore” è il sogno di Iabichino e delle marche più lungimiranti; ma è anche un’opportunità per tutta la nostra industria. Realizzando la copertina di questo numero, di cui vi raccontiamo a pagina 36, abbiamo tentato nuovamente di ispirarvi, e di mostrarvi che contenitore e contenuto sono davvero inscindibili. Il packaging è sotto i riflettori, e fa notizia più di un libro, di un catalogo, di una campagna di comunicazione visiva. Eppure, la verità è che non esiste un solo segmento della stampa e della comunicazione, inclusa quella digitale, in cui contenitore e contenuto non siano strettamente correlati. Ad eccezione di quelli già agonizzanti o destinati ad esserlo a breve, s’intende. Questa condizione impone una presa di coscienza da parte di tutti i professionisti del nostro settore, e la consapevolezza che occuparsi del contenuto dei nostri prodotti è imprescindibile per essere competitivi, o anche solo per restare in partita. E la stampa digitale? È solo uno strumento imprescindibile per produrre, non certo la soluzione. Sebbene le nostre storie e le nostre proof of concept ruotino attorno alla tecnologia, ricordate che per attrarre un cliente, e far materializzare commesse, non vi basterà acquistare la migliore macchina da stampa digitale B2, la fustellatrice laser più moderna, e neppure il miglior applicativo software.


news Canon LabelStream 4000 è certificata PANTONE Capable

‖ Basata su tecnologia inkjet a base acqua, e in grado di stampare su carte offset patinate e naturali, Pro Z75 è la nuova digitale a foglio di Ricoh per le arti grafiche.

Canon muove un nuovo passo rilevante nella sua strategia di posizionamento nel mercato delle etichette autoadesive. Dopo aver ottenuto, nel 2020, la certificazione FOGRA ProcessStandard Digital, LabelStream 4000 è la prima macchina a bobina per etichette basata su tecnologia inkjet UV a ricevere la certificazione PANTONE Capable. Il certificato, rilasciato dal noto fornitore americano di tecnologie per la definizione del colore, conferma la capacità di LabelStream di riprodurre

1.740 dei 2.140 riferimenti PANTONE Solid Formula Guide (l'81,3%) con un DeltaE inferiore a 1,5, utilizzando una configurazione a 5 colori (CMYKO). Un risultato che sale al 96% innalzando il valore di DeltaE consentito a 2,0. LabelStream 4000 è basata su un motore di stampa inkjet UV a 6 colori (CMYKOW), ha una larghezza di stampa di 330 mm, una risoluzione massima di 1.080 dpi, e raggiunge una velocità lineare di 75 m/min. canon.it

Ricoh Pro Z75 entra in gara nella stampa a foglio in formato B2 Presentata a fine 2020 e ancora coperta da un alone di mistero, Pro Z75 è la nuova macchina da stampa digitale in formato B2 di Ricoh. Sebbene il costruttore abbia lasciato trapelare qualche prima informazione, di lei sappiamo ancora poco. Ciò che sappiamo è che il motore di stampa è basato su tecnologia inkjet proprietaria di casa Ricoh (uno dei principali costruttori di teste drop-on-demand al mondo) con dimensione variabile della goccia, e che impiega una chimica d’in-

chiostro a base acqua ad asciugatura rapida. Pro Z75 gestisce poi automaticamente il bianca e volta, può alimentare carte offset – sia patinate che naturali –, oltre che supporti pretrattati per la stampa inkjet, e promette di offrire una delle migliori combinazioni di produttività e costi operativi sul mercato. Anche l’architettura del DFE che la piloterà è inedita. Ricoh ha dichiarato che rilascerà più informazioni su Pro Z75 entro la prima parte dell’anno. ricoh.it

‖ LabelStream 4000 è la soluzione inkjet UV di Canon per la stampa di etichette. Il sistema è disponibile anche in versione ibrida, con stampa flexo UV in linea.

Nasce Digiboard, il cartone ondulato pensato per gli stampatori digitali

‖ Planari, rigidi, leggeri ed ecosostenibili. I fogli di ondulato Digiboard sono ottimizzati per la stampa inkjet e serigrafica, e la fustellatura con sistemi di taglio digitale.

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L’alimentazione di fogli di cartone ondulato su stampanti inkjet di grande formato, sia flatbed che ibride, resta per molti operatori un’operazione complessa. Per questo Redbox, noto operatore italiano della cartotecnica, ha messo a punto una gamma di fogli in cartone ondulato pensati per offrire le migliori prestazioni in abbinamento alla stampa inkjet (UV e base acqua) e serigrafica, e alla fustellatura con plotter da taglio digitali. Digiboard è realizzato al 100%

con carta certificata FSC ed è caratterizzato da rigidità e planarità elevate. Il nuovo materiale è adatto ad applicazioni nel campo pubblicitario, nonché alla realizzazione di espositori e materiali per il punto vendita. Digiboard è disponibile con quattro tipologie di onda (E, B, EE, EB) e viene fornito in pacchi (nei formati 70x100, 100x140 e 120x160 cm) o, su richiesta, su pallet (fino al formato massimo 150x200 cm). shop.redbox.it


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news Mark Andy e Domino collaborano per dare vita a una nuova serie ibrida Prosegue l’impegno di Mark Andy per sviluppare piattaforme di stampa ibride ad alte prestazioni. Il 2021 si apre infatti con l’annuncio di una partnership con Domino per la nuova Digital Series iQ. La sezione digitale del sistema, che ha una larghezza di bobina pari a 330 mm, sfrutta il motore di stampa inkjet a 7 colori (CMYKOVW) messo a punto da Domino, basato su teste di stampa Kyocera da 600 dpi e

in grado di sviluppare una velocità lineare di 70 m/min. A garanzia di qualità costante e massima affidabilità, il sistema sfrutta la tecnologia di ricircolo i-Tech ActiFlow, che evita la formazione di bolle d’aria nell’inchiostro, e i-Tech UltraMix, che previene la sedimentazione dell’inchiostro bianco. La tecnologia i-Tech CleanCap provvede invece alla pulizia automatica delle teste di stampa, eliminando le quotidiane opera-

zioni di pulizia manuale. Sul fronte dell’ibridazione, Digital Series iQ mette a disposizione dei converter una gamma molto ampia di moduli di pretrattamento, stampa, nobilitazione e finitura analogici. Tra questi annoveriamo trattamento corona, cold foil, embossing, laminazione, stampa flexo, verniciatura, fustellatura semi-rotativa e sfridatura. Anche sul fronte del software,

Mark Andy ha selezionato le soluzioni di due leader di mercato: Esko e Global Graphics. Digital Series iQ, che è basata sulla nota serie Evolution, può alimentare diverse tipologie di materiali autoadesivi, film, carta e cartone. markandy.com ‖ Basata sul motore di stampa inkjet di Domino, Mark Andy Digital Series iQ è personalizzabile in base alle esigenze di stampa, nobilitazione e finitura.

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Following its continuous R&D soul, Barberán introduces a new device to improve the quality of printing of the Jetmaster Series machines

Jetmaster Inspection Camera has been developed in cooperation with AVT Inspection Systems

NEW INSPECTION CAMERA for Jetmaster printers Automatic adjustment of alignment, tonality and missing compensation The system identifies all types of printing and production faults: • Marks and classifies the detected defects • Alerts the operator immediately • Sends a signal to the ejection system Ready to be installed in your Barberán Jetmaster Printer JETMASTER 1890

jetmasterseries.com • barberan.com


news EFI riceve tre EDP Awards per il software e la stampa di grande formato La quattordicesima edizione degli EDP Awards, gli annuali premi assegnati dalla European Digital Press Association (di cui Italia Publishers è membro fondatore) è valsa a EFI ben tre trofei. Il primo è quello conquistato da EFI Fiery FreeForm nella categoria Best Application Software. L’applicativo, installato sui controller EFI Fiery, consente agli utilizzatori di variabilizzare in modo intuitivo ed economico i loro

stampati, inserendo campi variabili (testi, immagini, barcode). Il secondo premio è andato a EFI VUTEk 32h LED, come Best Hybrid/Flatbed Printer nella categoria fino a 250 m²/h. La stampante LED UV, dotata di un motore di stampa a 8 colori e una risoluzione di 1.000 dpi, può stampare su materiali rigidi e flessibili, ed è contraddistinta da una grande versatilità operativa. Il terzo riconoscimento ha visto

EFI VUTEk D Series premiata come Best Roll-to-Roll Printer, nella categoria sopra i 3,2 m. La serie è composta dai modelli D3r e D5r, rispettivamente con larghezze di stampa di 3,5 e 5,2 m. Entrambe le stampanti hanno una risoluzione di stampa di 1.200 dpi, inchiostro bianco e clear, e opzioni di finitura in linea. «Questi premi riflettono il nostro impegno nello sviluppo di tecnologie intelligenti ed evolutive, e

premiano il nostro duro lavoro, rivolto a supportare meglio i nostri clienti nei diversi segmenti del mercato», ha affermato Paul Cripps, Regional Vice President of Sales di EFI. efi.com ‖ In basso a sinistra, EFI Fiery FreeForm è l’applicativo nativo di EFI Fiery per la variabilizzazione degli stampati. A destra, EFI VUTEk D Series include modelli roll-to-roll ad alte prestazioni da 3,5 e 5,2 m.

PRODUZIONE DI ETICHETTE DIGITALI IN EVOLUZIONE

Potenza assicurata grazie a piccole tirature personalizzate di etichette di alta qualità (CMYK più bianco fino a 720 x 1080 dpi) con stampanti inkjet UV di livello industriale e velocità fino a 75 m/min (1845 m²/ora). Il progetto modulare consente di adattare perfettamente la serie LabelStream 4000 alle esigenze dell’azienda. È possibile scegliere una stampante di etichette digitale stand-alone con larghezza di stampa di 330 mm o 410 mm, oppure una configurazione ibrida che associa la stampa digitale e la flessografia, con opzioni di finitura in linea. Per ottenere il massimo dell’output, è a disposizione il nostro supporto di assistenza clienti a livello mondiale.

Serie LabelStream 4000 Per ulteriori informazioni, visitare www.canon-europe.com

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La perfezione risiede nei dettagli. Ecco perché la scelta della carta giusta dovrebbe essere il cuore di ogni progetto di stampa creativo. PERGRAPHICA® ha collaborato con Adobe Stock per mostrare come fotografie ed illustrazioni già straordinarie possano emergere con ancor più precisione e perfezione su una carta da design premium non patinata. Con i collaboratori di Adobe Stock Premium Collection, Catching Feels ci porta in un viaggio sensoriale, dove le immagini emotive vengono rafforzate attraverso diverse tecniche di stampa e finiture su carte di varie tonalità, aggiungendo profondità alla visione creativa. Ti senti ispirato? Per saperne di più su Catching Feels, PERGRAPHICA® o semplicemente per richiedere i tuoi campioni contattaci o seguici su Instagram. @PERGRAPHICA_IT catchingfeels.pergraphica.com


news Barberán offre il dato variabile “as a service” agli utenti di Jetmaster Con la sua serie di macchine inkjet single-pass Jetmaster, Barberán può a buona ragione affermare di essere stato l’apripista della stampa digitale nell’industria del cartone ondulato, e di detenere una delle basi installate più rilevanti a livello globale. Già nel 2018, il costruttore spagnolo ha posto l’accento sul software, introducendo un pacchetto ricco di funzionalità per il posizionamento dell’immagine, la calibra-

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zione, la condivisione dei dati di produzione in cloud, e la stampa di dati variabili. Nel 2019, l’azienda ha anche stretto un accordo con Esko per automatizzare il flusso di prestampa di Jetmaster. Oggi Barberán muove un nuovo passo nella direzione dell’automazione della produzione, e mette a disposizione degli utilizzatori di Jetmaster un servizio di creazione ed elaborazione di file con dati variabili, proposto con la formu-

la del pay-per-use. Utilizzando il servizio VdaaS (Variable data as a Service) di Barberán, il converter può aggiungere agli imballaggi testi e immagini variabili, e ancora QR code e barcode univoci, senza dover acquistare potenti workstation o licenze software aggiuntive. Il servizio include la consulenza preliminare per ottimizzare i dati e ottenere la qualità attesa, la creazione di un file prototipale di 50 immagini variabilizzate

(su cui effettuare la validazione), e la consegna del quantitativo di file necessario per la produzione. VdaaS è disponibile per quei clienti Barberán che già impiegano il software di controllo G5. barberan.com ‖ In basso, a sinistra un esempio di packaging steso personalizzato con QR code variabili utilizzando VdaaS. A destra, l’interfaccia utente del software di controllo G5, disponibile per gli utenti di Barberán Jetmaster.



meeting leaders

Fedrigoni entra a pieno titolo tra i big globali dell'autoadesivo e delle carte premium di Lorenzo Villa

Con l’integrazione di Arconvert, Ritrama e Papelera Venus, il gruppo cartario italiano conquista una posizione di leadership nei materiali autoadesivi ad elevata marginalità

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arta, stampa e packaging sono industrie sempre più globali, in cui l’Italia è da tempo un grande assente. Se quasi sempre si rivelano ingranaggi di valore di organizzazioni globali, le PMI e le “multinazionali tascabili” di casa nostra si sono infatti dimostrate incapaci di giocare un ruolo trainante sui mercati. In questo scenario, la recente concentrazione di attività di produzione e trasformazione di carta

e supporti autoadesivi, sotto l’egida di Fedrigoni, risulta ancor più rilevante. L’operazione, avviata a fine 2017 con l’acquisizione della stessa Fedrigoni da parte del fondo Bain Capital, è proseguita nel 2018 con l’acquisizione di Gruppo Cordenons, quindi con l’integrazione di Ritrama e l’acquisizione della messicana Papelera Venus, completate nel 2020. A garantire continuità e tradizione è la partecipazione al 10% della famiglia Fedrigoni, rappresentata nel board da Chiara


Medioli, esponente della quinta generazione della dinastia cartaria veronese. Il gruppo conta oggi 4.000 dipendenti, 21 siti produttivi e un fatturato aggregato di 1,3 miliardi di euro (stima 2020), che ne fa un player di prim’ordine nel campo delle carte d’alta gamma e dei supporti autoadesivi per applicazioni specialistiche. Quest’ultimo segmento vede il gruppo italiano posizionato tra i primi tre al mondo, e rappresenta un’area di sviluppo strategica. Per parlarne, abbiamo incontrato

alcuni dei protagonisti del processo di aggregazione e della strategia di sviluppo del gruppo. Verso le nuove sfide globali Ad accoglierci tra le mura della “nuova” Fedrigoni è Chiara Medioli Fedrigoni, Chief Sustainability and Communication Officer. È sua la responsabilità di garantire coerenza e continuità al prestigioso brand cartario, assecondando al tempo stesso il profondo processo di trasfor-

mazione in atto. «Già da tempo ci muoviamo su due fronti. Da un lato sviluppiamo carte e materiali specialistici, rifuggendo la tentazione delle commodity. Dall’altro cresciamo per acquisizioni, specializzandoci in prodotti e mercati contigui», afferma Medioli. «L’acquisto di Manter, nel 1993, delle cartiere Miliani Fabriano, nel 2002, e l’investimento in Ritrama, sono emblematici. Fabriano è un marchio storico e di nicchia, che evoca tradizione, ma in realtà tratta

carte molto tecnologiche e sfidanti. Ritrama è più giovane, e focalizzata sulla fornitura globale di adesivi nei settori manifatturiero, farmaceutico, sanitario e grafico. Per questo è l’ideale complemento della nostra Arconvert, leader nel comparto vinicolo». All’insegna della complementarità è anche l’acquisizione di Gruppo Cordenons, che ha porta‖ Sullo sfondo, la macchina continua installata presso la cartiera Fedrigoni di Arco (TN) negli anni Sessanta.

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meeting leaders  1

Chiara Medioli Fedrigoni Chief Sustainability and Communication Officer di Fedrigoni

“Le grandi aziende come Fedrigoni sono come le foreste: tanti alberi diversi che crescono insieme.” to in dote a Fedrigoni nuove unità produttive, e nuove competenze, come quelle relative alle carte per il contatto con gli alimenti. L’acquisizione di Papelera Venus, ultima in ordine di tempo, supporterà invece lo sviluppo geografico del gruppo nel Centro-Sud America. Mosse diverse, che testimoniano la volontà e capacità di Fedrigoni di valorizzare i marchi acquisiti, ampliare i vantaggi per i propri clienti, ed efficientare la supply chain, a partire dall’acquisto di materie prime. «Vogliamo costruire valore attorno ai clienti, che chiedono sempre più specializzazione e prossimità geografica», spiega Medioli. «I converter esigono forniture certe e ripetibili, che possiamo garantire solo attraverso una rete capillare di trasformazione e logistica, e un team globale di sviluppo e supporto che oggi parla inglese, italiano, spagnolo, cinese e portoghese». La sfida più grande, che culminerà in un ambizioso rebranding nella primavera del 2021, riguarda l’armonizzazione dei marchi del gruppo, a partire da Fedrigoni, Arconvert e Ritrama, ciascuno forte di una storia pluridecennale, e di una propria rete internazionale di partner e clienti finali. «Il percorso di governance avviato è il migliore possibile per continuare a crescere, garantire posti di lavoro e prevenire turbolenze

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nell’azionariato», sostiene Medioli. «Per l’imprenditore italiano, è traumatico perdere la maggioranza azionaria. Le grandi aziende come Fedrigoni sono come le foreste: tanti alberi diversi che crescono insieme». Eco-sostenibilità, estetica, funzionalità e sicurezza, fattori trainanti di un processo di R&D olistico e distribuito L’integrazione di Gruppo Cordenons e le ultime acquisizioni conferiscono a Fedrigoni la fisionomia di produttore globale integrato, in grado di fabbricare e veicolare una vasta gamma di carte speciali, frontali e supporti autoadesivi premium. Oltre

ai settori del vino e dei beni di lusso – da sempre mercati chiave di Fedrigoni e Arconvert – ora il gruppo può puntare con più decisione sugli innumerevoli settori merceologici che, nel prossimo futuro, richiederanno etichette a più elevato impatto visivo ed emozionale. «Sfruttare la potenza di fuoco delle nostre cartiere per creare materiali trasformati d’alta gamma, ci ha permesso di acquisire massa critica e conferire al prodotto una fisionomia unica», rimarca Medioli. Inoltre, i nostri brand dell’autoadesivo non sono più costretti a rivolgersi a terze parti per i loro acquisti di carta». La crescente rilevanza del packaging nelle strategie dei marchi

‖ 1) La macchina continua F3, installata presso il sito produttivo Fedrigoni di Fabriano. 2) Il magazzino automatizzato per lo stoccaggio degli autoadesivi in bobina presso il sito Arconvert di Girona (Spagna). 3 e 4) Linee di accoppiatura e siliconatura dei materiali autoadesivi e linee di taglio e allestimento in bobina presso il sito Arconvert di Girona.

comprova e rafforza la strategia di Fedrigoni. Il gruppo, oggi, può supportare efficacemente progetti di imballaggio monomateriale, primario e secondario, migliorandone la riciclabilità e garantendo piena coerenza tra scatola ed etichetta autoadesiva. «È elettrizzante osservare come le nostre carte trovino utilizzi inediti», racconta Medioli. «È il caso


meeting leaders In uno scenario geopolitico incerto, capillarità geografica e diversità si sono trasformate per Fedrigoni in un vantaggio competitivo. Le unità produttive e di R&D nel Regno Unito, in Brasile e in Nord America, ad esempio, hanno permesso di intercettare rapidamente nuovi bisogni determinati dall’emergenza COVID-19 e dalla Brexit, ed elaborare soluzioni tecniche, produttive e logistiche efficaci. «Non abbiamo mai interrotto le forniture, e abbiamo supportato la supply chain, giocando il nostro ruolo nella catena del valore», conclude Medioli. «È stata un’operazione di logistica militare, di cui siamo orgogliosi».

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di Imitlin, un supporto cartaceo colorato inventato da mio nonno negli anni Cinquanta. Testandolo, abbiamo scoperto che, anche senza laminazione, il suo pigmento resiste alle soluzioni alcoliche e ai graffi, e ha una naturale repellenza ai grassi». In campo ambientale, Fedrigoni ha promosso un confronto serrato con i propri fornitori e con gli altri protagonisti della filiera. Tra le priorità, il lavoro con i clienti per progettare imballaggi monomateriale e, laddove possibile, sostituire progressivamente la plastica con la carta, a partire dai settori cosmetico e alimentare. Inoltre, il gruppo è impegnato in progetti di smaltimento sostenibile del liner e nella progressi-

La centralità dei materiali autoadesivi

va eliminazione dei materiali di scarto non riciclabili. «Abbiamo proposto a tutti di lavorare insieme a soluzioni tecniche e di processo atte a ridurre l’impatto ambientale dell’etichetta», racconta Medioli. «Fare squadra, se necessario anche con un concorrente, è l’unico modo per riuscirci». La sicurezza degli imballaggi è un tema urgente, specie per i grandi brand consumer, che devono proteggere la loro reputazione, offrire garanzie ai consumatori e contrastare la contraffazione. In questo campo, Arconvert e Ritrama hanno messo a punto soluzioni autoadesive antimanomissione e anticontraffazione, che sfruttano film

olografici e delaminanti, e integrano chip RFID. «Nel 2020 molti stampati tradizionali hanno sofferto, a partire dai cataloghi. Sono però emersi nuovi bisogni, correlati anche alla sicurezza», spiega Medioli «Secondo un sondaggio di US Foods, ad esempio, un terzo dei pasti recapitati a domicilio viene aperto durante il transito. Questo è motivo di ansia per retailer e consumatori, ed è un’opportunità enorme per i sigilli autoadesivi tamper-evident». L’interazione tra i gruppi di R&D di Fedrigoni, Arconvert e Ritrama, ha favorito il dialogo e la contaminazione reciproca, e l’elaborazione di risposte alle istanze sempre più specifiche dei clienti.

Forte di una laurea in Ingegneria Chimica e di una carriera ultradecennale nel campo delle carte speciali e dei liner, Fulvio Capussotti si è unito al team di Fedrigoni a metà del 2019 nel ruolo di Executive Vice President della divisione Self-Adhesives. «L’ambizione di Fedrigoni è crescere in modo sostanziale nell’autoadesivo, infrangendo un duopolio che dura da molti anni», spiega il manager. «Un obiettivo possibile solo attraverso una crescita organica sopra la media, e tramite acquisizioni strategiche». L’integrazione di Arconvert e Ritrama ha imposto l’armonizzazione di modelli di business e reti commerciali preesistenti. Una missione che il team di Capussotti ha completato con successo già a fine 2020, scommettendo sulla comunione di competenze, valori e culture aziendali delle due aziende. Sul fronte dei prodotti, le singolarità superavano infatti le sovrapposizioni, e la proposizione di valore dei due marchi era peculiare, al punto da giustificarne la coesistenza. Anche sul fronte degli stabilimenti, il gruppo ha beneficiato della specializzazione di Arconvert sui frontali cartacei, e della forza di Ritrama nella trasformazione dei film. La sfida, anch’essa vinta, era

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meeting leaders ‖ 5) Una fase della produzione presso il sito Ritrama di Basiano (MI). 6) Prelevamento delle bobine semilavorate nel magazzino di transito del sito Arconvert di Girona.

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Fulvio Capussotti Executive Vice President Self-Adhesives Division di Fedrigoni

“L’ambizione di Fedrigoni è crescere in modo sostanziale nell’autoadesivo, rompendo il duopolio che c’è stato per anni in questo settore.”

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piuttosto quella di ottimizzare la produzione nei vari siti, in base agli ordinativi. Contrariamente a quanto avviene in occasione di fusioni e acquisizioni, la razionalizzazione della produzione non ha portato alla chiusura di alcuno stabilimento. « P r i m a d e l l ’i n te g ra z i o n e , Arconvert e Ritrama dovevano produrre un po’ di tutto nei loro impianti, talvolta generando inefficienze», spiega Capussotti. «Oggi abbiamo specializzato le linee su produzioni specifiche, senza tuttavia pregiudicare agilità e flessibilità». Per garantire continuità della fornitura, e una gestione efficiente delle scorte, il gruppo è in grado di realizzare la quasi totalità dei

prodotti presso il sito più idoneo, mantenendo piena ridondanza su tutti gli altri stabilimenti. «Nel 2020 abbiamo dovuto fronteggiare l’improvvisa chiusura di frontiere nazionali, passi alpini, reti di trasporto. Questo ci ha costretti a prendere decisioni rapide per garantire le forniture», spiega il manager. «Per farlo, abbiamo riorganizzato l’intera supply chain globale, slegandola dallo stabilimento, e lavorando a livello di business unit». Cinque imperativi strategici per servire il mercato globale A fine 2020, il settore etichette costituiva circa il 50% del fatturato di gruppo, per un controvalore

di oltre 700 milioni di euro. Una quota destinata a crescere nei prossimi anni, grazie all’ulteriore sviluppo della gamma di prodotti, al potenziamento delle infrastrutture logistiche e commerciali, e ad ulteriori acquisizioni. «Nell’autoadesivo siamo il numero tre, a distanza dai due leader storici. Ma vogliamo crescere di taglia», afferma Capussotti. «Per farlo ci siamo posti cinque imperativi strategici, di eguale importanza, che riguardano la trasformazione della società dall’interno». Il primo pilastro sono le persone, e la loro crescita umana e professionale. A tal fine, Fedrigoni ha attivato percorsi formativi per il personale e promosso una cultura aziendale basata sulla prestazione. Inoltre, il gruppo ha avviato un programma di reclutamento, mirato ad attrarre i migliori talenti sul mercato. La seconda priorità è l’efficientamento produttivo, che negli ultimi due anni ha riguardato gli stabilimenti Arconvert. A livello di gruppo, una produzione snella e l’ottimizzazione dei costi sono prerequisiti per acquisire competitività, e trasformarla in fattore distintivo. Il terzo punto della strategia è l’ampliamento del perimetro aziendale. Le risorse e le competenze di Bain Capital consentiranno a Fedrigoni di rafforzarsi come aggregatore specialistico, accelerando la crescita inorganica. La quarta area di intervento riguarda la customer experience. In quest’ambito, la priorità è consolidare una relazione intima col cliente, rendendo sempre più facile e appagante l’interazione col prodotto. In questo campo, il gruppo punta su risorse umane, piattaforme IT, programmi di assistenza tecnica, ricerca e sviluppo. Infine, Fedrigoni punta ad alzare l’asticella nella costruzione di un portfolio materiali autoadesivi sempre più distintivo.


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meeting leaders ‖ 7 e 8) La linea produttiva del sito Ritrama di Basiano (MI).

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tegrazione di Ritrama si rivela così più rapida e indolore di quanto previsto. «Avevamo identificato nelle differenti culture aziendali il principale ostacolo all’integrazione, ma il team ha dimostrato una coesione spontanea straordinaria», racconta Linardi. «Questo ci ha permesso di concentrarci su una sfida urgente: quella di essere più digitali nell’interazione col cliente e in ogni fase del processo, anche alla luce della pandemia globale». Nel corso del 2020, l’azienda ha iniziato a lavorare al nuovo sito web di gruppo, al nuovo portale e all’integrazione delle infrastrutture IT.

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Qualità e specializzazione, fattori decisivi per uno sviluppo sostenibile

Co-design e prodotti unici Fedrigoni conduce studi approfonditi per identificare i mercati verticali a più alta potenzialità, sia per le proprie carte che per i supporti adesivi. Tra questi ci sono il comparto vinicolo e l’industria alimentare, specie nel segmento dei cibi gourmet, dove è più sentita l’esigenza di personalizzare e nobilitare i contenitori. In questo, e in altri ambiti, il gruppo italiano punta da sempre sul coinvolgimento e sulla collaborazione tra marchi, creativi e converter. «Dove è richiesta una progettazione partecipativa, crediamo di avere una proposizione di valore unica», afferma Capussotti. «Non

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adottiamo un approccio preconfezionato, ma sappiamo che per fare progressi è necessario coinvolgere l’intera catena del valore». Per supportare i progetti più ambiziosi e tecnicamente complessi, Fedrigoni dispiega gruppi di lavoro multidisciplinari, composti da esperti di carta e specialisti di autoadesivo, a partire dai segmenti premium in cui è leader. Nel medio termine, il gruppo punta ad estendere questo approccio all’intero portfolio prodotti. Trasformazione come valore e asset strategico Per accelerare il processo di integrazione, a gennaio dello scorso

anno Fedrigoni ha nominato Antonio Linardi (studi ingegneristici ed economici, e una carriera da consulente manageriale) quale Chief Transformation Officer. «Ciò che mi ha attratto era la concretezza del progetto industriale, e l’ambizione di creare un leader globale con radici italiane», racconta il manager. «La priorità per il 2020 era l’integrazione di Ritrama, unita a un piano di sfide, obiettivi annuali da raggiungere al 2023, e asset strategici su cui lavorare». Nel primo anno di attività, Linardi affianca i responsabili delle unità di business, definisce indirizzi strategici e valorizza interdipendenze e sinergie. L’in-

Fedrigoni ha saputo distinguersi, e conquistarsi una reputazione globale, puntando su una gamma di prodotti premium. Una peculiarità che guida gli investimenti del gruppo in ricerca, sviluppo, design e marketing. «Abbiamo un portfolio ampio, già ricco di unicità ed eccellenze. Ora l’obiettivo è rendere unico e distintivo ogni singolo prodotto», afferma Linardi. Nel campo dei materiali autoadesivi, Fedrigoni ha separato la ricerca e sviluppo dalle attività di controllo qualità, che sono affidate al team di Customer Success. Sebbene le funzioni siano correlate, e condividano i laboratori, esse possiedono organigrammi separati, e perseguono obiettivi specifici. «Fino al 2019, tecnici e ingegneri erano generalisti, e operavano a livello di singolo stabilimento. Questo creava inefficienze nell’allocazione delle risorse, e disomogeneità nelle pratiche e nei processi», sottolinea Linardi. «Oggi lavoriamo per categorie di prodotto, con team verticalizzati su carte, film per la stampa, materiali per la grafica, prodotti


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Antonio Linardi Chief Transformation Officer di Fedrigoni

“Abbiamo un portfolio ricco di eccellenze. Ora l’obiettivo è rendere unico e distintivo ogni singolo prodotto.” ‖ 9) Il nuovo quartier generale di Fedrigoni a Verona, inaugurato a luglio 2020. 10) Da sinistra, Marco Nespolo e Chiara Medioli , rispettivamente CEO e Chief Sustainability and Communication Officer di Fedrigoni, durante l’inaugurazione del Bosco Fedrigoni a Caponago (MI).

di sovralaminazione». Il gruppo si è anche dotato di centri di eccellenza globali, come quello dedicato ai materiali per la comunicazione visiva, basato presso lo stabilimento Ritrama, alle porte di Milano. Qui opera un team interfunzionale, con competenze di R&D, project manager, marketing e acquisti per supportare lo sviluppo dei prodotti. La responsabilità del team è sviluppare soluzioni che combinino esigenze dei clienti, fattibilità tecnica, sostenibilità ambientale ed economica, e reperibilità delle materie prime. Su quest’ultimo fronte, Fedrigoni ha costituito la figura del Commodity Manager, un professionista esperto nel mercato verticale, che ne conosce dinamiche produttive e di utilizzo, fornitori, regolamentazioni e materiali. Leadership, focus sul cliente e sostenibilità: valori fondanti della Fedrigoni di domani Per preparare l’intera organizzazione alle sfide del prossimo futuro, Fedrigoni ha avviato un programma formativo a favore

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del management, destinato ad accrescere le doti di leadership e gestione del team, oltre a incrementare i livelli di interazione ed empatia con tutte le controparti. Parallelamente, il gruppo sta ridisegnando le sue infrastrutture IT, con l’obiettivo di conseguire la piena integrazione di tutte le consociate entro il 2021. Insieme alle iniziative su persone, processi e prodotti, anche questo programma contribuirà a rendere unica l’esperienza del cliente. «La nostra stella polare è la centralità del cliente, che si declina in comprensione profonda delle esigenze, tempi di consegna ridotti, costante disponibilità dei prodotti a stock, servizi post vendita di valore, e attenzione all’ambiente»,

conclude Linardi. Il 2021 di Fedrigoni inizia all’insegna dell’ulteriore ammodernamento e ottimizzazione delle infrastrutture produttive, che includono le cartiere e gli impianti di spalmatura e converting dei materiali autoadesivi. Al tempo stesso, il gruppo aumenterà ulteriormente i suoi sforzi e investimenti nel campo della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale. Nella sola produzione di autoadesivi, tra il 2013 e il 2019 Fedrigoni ha ridotto il consumo di acqua del 46%, ridotto l’impiego di energia elettrica del 12%, tagliato le emissioni di CO₂ del 20%, e prodotto il 14% di rifiuti in meno. Sul fronte della sicurezza sul lavoro,

nel 2019 il gruppo ha poi ridotto del 37% l’indice di frequenza degli infortuni sul lavoro, e del 42% l’indice di gravità degli stessi. Lo scorso novembre, su un terreno adiacente al sito produttivo Ritrama, i membri del board di Fedrigoni hanno piantato personalmente le prime piante autoctone, che costituiranno un nuovo bosco urbano di 1.530 alberi, su un terreno incolto di 15.000 m² di superficie. Il Bosco Fedrigoni è un progetto pratico e pragmatico, che rispecchia la cultura aziendale che permea tutte le società del gruppo. Al tempo stesso, rappresenta un gesto dal grande valore simbolico, che suggella l’inizio di una nuova, avvincente, avventura industriale italiana.


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strategie Il costruttore italiano introduce un sistema inkjet multi-pass per la nobilitazione di supporti in bobina, Jet D-Screen, ed è già al lavoro sulla versione single-pass

La nobilitazione digitale secondo Cartes è accessibile e ispirata alla serigrafia di Lorenzo Villa

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ella produzione di etichette, la nobilitazione è un ingrediente pressoché imprescindibile. Anzitutto nei settori delle bevande alcoliche e dei beni di lusso, dove l’etichetta è da sempre impreziosita con verniciature selettive e lamine metalliche. Complice l’accresciuta rilevanza del packaging come “media” per coinvolgere e influenzare il consumatore, anche i marchi di largo consumo com-

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missionano oggi imballaggi rigidi e flessibili sempre più ricchi. Infatti, dorature ed effetti speciali sono sempre più spesso presenti anche sulle confezioni di alimenti, dolciumi, cosmetici e prodotti per l’igiene personale. E i piccoli quantitativi rappresentano, al tempo stesso, una sfida produttiva e un’opportunità da cavalcare. Di pari passo, da parte dei converter, cresce la domanda di tecnologie digitali per efficientare, o introdurre da zero, lavorazioni di

stampa, nobilitazione e fustellatura di etichette e imballaggi. Da oltre cinquant’anni, questo è il territorio di sviluppo di Cartes, apripista della fustellatura laser nel campo dell’etichetta, fondata dall’imprenditore Mario Lodi nel 1970. L’azienda, tuttora posseduta e guidata dalla famiglia Lodi, vanta oltre 4.000 linee narrow web installate in 99 Paesi del mondo, e persegue la mission di supportare le esigenze più spinte di stampa e nobilitazione di eti-

chette e imballaggi flessibili con tecnologia serigrafica. Nel 2019, il costruttore italiano ha avviato un progetto di ricerca e sviluppo nell’ambito della nobilitazione inkjet, che a dicembre 2020 si è concretizzato nel lancio ufficiale della piattaforma Jet D-Screen. ‖ In alto, a sinistra un’etichetta nobilitata con Jet D-Screen con effetto oro colato. A destra, etichette vinicole in bobina in uscita dall’unità digitale di Cartes.


strategie  1

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‖ 1) L’interfaccia utente di Jet D-Screen. 2) Jet D-Screen installata su una linea GT di Cartes. 3) Dettaglio del carrello di stampa inkjet e delle lampade di pinning LED UV di Jet D-Screen.

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Un progetto digitale, fondato su solide basi analogiche «A ottobre 2019, rientrati da Labelexpo, ci siamo soffermati a commentare i progressi della tecnologia digitale nel campo della nobilitazione, in linea e fuori linea», racconta Mario Lodi, CEO di Cartes. «Ciò che vedevamo ci affascinava, ma ne intuivamo i limiti, a partire dai costi proibitivi per accedere alla tecnologia. Così, abbiamo deciso di sviluppare una nostra soluzione». Il team di R&D di Cartes, guidato da Carlo Stefano Lodi, inizia così ad esplorare le tecnologie inkjet compatibili con l’applicazione richiesta, dialogando con i principali produttori di teste e con inte-

gratori specializzati. La vicinanza geografica al distretto ceramico di Fiorano Modenese si rivela infine determinante. «Nell’industria ceramica, è necessario gettare alti spessori di smalto per riprodurre le venature del legno, e la superficie della pietra», spiega Carlo Stefano Lodi. «Allo stesso modo, nella nobilitazione delle etichette sono richiesti effetti ottici e tattili di spessore tale da riprodurre gli effetti dell’embossing e del braille». Gli ingegneri di Cartes effettuano i primi test con un integratore specializzato nella decorazione digitale ceramica, utilizzando teste di stampa progettate per gettare fluidi ad alta viscosità. L’opportunità che si prospetta è quella di

acquistare una soluzione chiavi in mano – che include teste inkjet, elettronica, software e circuitazione inchiostri – e presentare rapidamente il prodotto. Seppur attraente, un simile pacchetto si rivela incompatibile con la filosofia costruttiva di Cartes. «Esigiamo di governare la nostra ricerca e sviluppo, e avere il controllo di ciò che portiamo sul mercato», continua Carlo Stefano Lodi. «Solo così possiamo essere certi di superare qualsiasi lacuna, rispondere ai bisogni dei clienti di oggi, e predisporre la tecnologia per le loro esigenze di domani». Cartes si concentra così sullo sviluppo di un’elettronica proprietaria, e inizia a testare pompe e sistemi di alimentazione e ricirco-

lo dell’inchiostro. Anche sul fronte del software, Cartes si avvale del suo team di specialisti. L’azienda avvia poi una collaborazione con un produttore di teste di stampa inkjet di fama internazionale. «È stata un’avventura entusiasmante. Pur scrivendo da sempre il software per le nostre macchine, non avevamo mai affrontato forme d’onda e preset di stampa per un output completamente digitale», afferma Matteo Marastoni, Project Manager Jet D-Screen di Cartes. La sfida successiva riguarda la formulazione di una vernice adatta all’applicazione, in grado di garantire piena compatibilità con le teste di stampa inkjet, elevata adesione e resistenza, e la possibilità di raggiungere gli alti spessori richiesti dalle lavorazioni di nobilitazione. Impiegando una macchina da laboratorio, progettata e costruita in azienda, Cartes testa numerose vernici preformulate, e infine mette a punto una chimica dedicata, in collaborazione con uno dei leader mondiali nella produzione di inchiostri inkjet. «Abbiamo lavorato giorno e notte per ottimizzare densità, frequenze di getto, temperature a livello di teste e serbatoi, e mettere a

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strategie  4

‖ 4) Dettaglio di un’etichetta verniciata ad alto spessore con Jet D-Screen. 5) Accoppiatura del foil per creare l’effetto oro colato digitale. 6) L’unità di ispezione della bobina BST Eltromat.

punto un sistema di pulizia automatica delle teste che prevenisse problemi di gelificazione e occlusione degli ugelli», racconta Carlo Stefano Lodi. La tecnologia inkjet che riproduce la serigrafia

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Terminati con successo i test in scala, per il team di Cartes giunge il tempo di conferire al prodotto la sua fisionomia definitiva, e battezzarlo. Fedele alla mission di creare soluzioni originali, per il nuovo modulo inkjet l’azienda si ispira alla tecnica serigrafica. Anziché posizionare una o più barre di teste single-pass per stampare longitudinalmente alla bobina, Cartes scommette inizialmente sulla tecnologia multi-pass. Il carrello di stampa, su cui sono montate le teste inkjet sfalsate (per un’ampiezza di 320 mm) e le lampade di pinning LED UV, è concepito per muoversi e stampare trasversalmente alla direzione del materiale, effettuando una o più passate (in modalità bidirezionale) per aumentare progressivamente lo spessore. Analogamente alle unità serigrafiche a quadri, che depositano l’inchiostro sul materiale statico, l’avanzamento della bobina avviene a intervalli. Il materiale nobilitato passa quindi nell’unità di asciugatura, che applica pressione e calore e completa la polimerizzazione. Abbinata al modulo di applicazione del foil, l’unità consente altresì di realizzare l’effetto oro colato. Grazie all’impiego di teste ad elevato deposito, capaci di produrre gocce di dimensioni comprese tra 25 e 150 pl, Jet D-Screen consente di produrre uno spessore di verniciatura di 180 μm in un’unica passata, incrementabile fino a 650 μm in quattro passate. Il risultato finale, e il numero di passate necessario ad ottenerlo, può variare in funzione del grado di assorbenza dei supporti utilizzati,


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strategie ‖ 7) Ingegneri al lavoro nell’ufficio tecnico di Cartes. 8) Carlo Stefano Lodi, al centro tra Matteo Marastoni (a sinistra) e Andrea Pivetti (a destra).

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per nuove linee è interessata a Jet D-Screen come ultima stazione, immediatamente prima dell’unità di foiling», sottolinea Ivan Spina, Sales Manager di Cartes. «Questa configurazione offre loro flessibilità operativa e garantisce risultati impeccabili in fustellatura, anche con spessori di vernice molto alti». Tra le varie opzioni, Cartes propone Jet D-Screen anche come sistema di nobilitazione stand-alone. In questa configurazione, l’unità digitale è abbinata a svolgitore, unità di asciugatura, modulo di applicazione del foil e riavvolgitore.

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Un sistema integrato, pronto per l’Industria 4.0

e raggiunge alte coprenze anche su carte naturali non trattate. Le prime tre unità beta iniziano a lavorare in produzione a luglio 2020, grazie alla collaborazione con due importanti etichettifici italiani. A fine 2020, dopo averne certificato prestazioni e affidabilità su lunghe tirature e lavorazioni frammentate, Cartes conclude il programma beta, e avvia un ciclo di demo a porte chiuse per etichettifici e stampatori online, alcuni già avvezzi alla nobilitazione digitale. Modularità e produttività In prima battuta, Cartes propone Jet D-Screen come modulo

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opzionale per le macchine della sua serie di punta, denominata GT360. L’impiego ormai consolidato dell’architettura PLC, e della tecnologia di controllo assi Siemens SIMOTION, consente al costruttore di offrire il modulo digitale come aggiornamento su tutte le sue linee GT360 prodotte dal 2015 in avanti. Jet D-Screen è concepita all’insegna della piena modularità e scalabilità. Sulla linea è quindi possibile inserire più moduli digitali, prima e dopo qualsiasi unità di stampa e converting analogica. La produttività di Jet D-Screen è variabile in funzione dello spessore di verniciatura desiderato, e della larghezza della bobina ali-

mentata. Effettuando una sola passata, in modalità bidirezionale, il sistema è in grado di depositare uno spessore di vernice di 230 μm. L’applicazione del foil, se richiesta, è eseguita con l’unità di foiling già presente sulla linea di converting del cliente. La verniciatura digitale ad alto spessore, abbinata al foil, consente poi di produrre il classico effetto oro colato, normalmente eseguito avvalendosi della verniciatura serigrafica spessorata. Disattivando le unità di stampa analogiche della linea, Jet D-Screen può anche essere utilizzata per la sola nobilitazione di stampe eseguite su altre attrezzature, tradizionali o digitali. «La maggior parte dei prospect

Nell’industria del packaging, il settore dell’etichetta è stato il primo ad abbracciare la tecnologia di stampa digitale, e ad implementare piattaforme di stampa ibride. Nonostante la varietà di processi impiegati nella creazione di polimeri, cliché e telai, che impone innumerevoli interventi manuali, non esiste etichettificio evoluto che non abbia parzialmente digitalizzato i suoi flussi di lavoro. A tal fine, Cartes ha dotato Jet D-Screen di un applicativo proprietario basato sul formato PDF, e di un’interfaccia utente intuitiva. Tramite il pannello touch installato a bordo macchina, l’operatore può caricare i preset del materiale da nobilitare e il file PDF di nobilitazione, associando i nomi dei colori ai diversi spessori di verniciatura. In alternativa, può attribuire al colore il nome dell’effetto desiderato, come ad esempio “braille” o “oro colato”. Jet D-Screen può gestire simultaneamente fino a tre spessori di verniciatura all’interno di uno stesso file. Per ottenere gradienti più morbidi e controllabili, il sistema è anche in grado di interpretare riempimenti sfumati dal bianco al nero. Automaticamente, il software associa


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strategie ‖ 9) Da sinistra Carlo Stefano Lodi, Enrica Lodi e Mario Lodi. 10) L’area di assemblaggio delle linee Cartes GT360.

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zione, che consente di stimare con precisione il costo della nobilitazione. In base alle impostazioni selezionate, esso mostra inoltre il tempo necessario alla lavorazione. I test realizzati da Cartes hanno evidenziato la piena compatibilità di Jet D-Screen con le più diffuse tipologie e marche di foil in commercio. A riprova della solidità del sistema, Cartes non impone ai clienti Jet D-Screen la sottoscrizione di un contratto di assistenza, e offre un anno di garanzia sulle teste di stampa. La manutenzione ordinaria si limita al rimpiazzo periodico di filtri e membrane. «Siamo abituati a fornire tecnologie solide e durature e, progettando Jet D-Screen, ci siamo ispirati a un’unità serigrafica», conclude Enrica Lodi, Marketing Manager di Cartes. «Abbiamo eliminato tutto il superfluo, abilitato l’assistenza remota, e definito un piano di manutenzione programmata molto semplice, a cura del cliente».

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Verso il single-pass

al nero lo spessore massimo, digradando verso il bianco, che corrisponde allo spessore più basso. Un registro accurato tra stampa e nobilitazione è garantito dalla tecnologia MHPS (Multi Head Positioning System), che corregge automaticamente le variazioni di passo utilizzando i dati rilevati da una fotocellula. In caso di variazioni dimensionali della stampa, avvalendosi del pannello touch l’ope­ratore può adattare facilmente il tracciato di nobilitazione sugli assi X e Y. Per eseguire una verifica qualitativa approfondita, ed effettuare cambi lavoro in tempo reale, mediante la rilevazione di barcode e QR code, è disponibile il modulo

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di ispezione BST Eltromat. Il software in dotazione con Jet D-Screen consente di creare hot folder, utilizzabili dal reparto di prestampa per ottimizzare le code di lavorazione. Per ridurre i tempi di setup, Cartes ha anche precaricato nel software un database di materiali standard e i relativi preset, personalizzabili dall’utente. L’unità è concepita per integrarsi nei più comuni ecosistemi software, come quelli di Esko, EFI, HP e Xeikon, ma può operare in modo completamente autonomo. Jet D-Screen può altresì scambiare dati di produzione in formato XML con qualsiasi gestionale, ed è compatibile con le linee guida dell’Industria 4.0.

Solida, abbordabile e con un ROI vantaggioso Per abbattere i costi di gestione di Jet D-Screen, e incoraggiarne un impiego intensivo, Cartes ha definito un prezzo molto aggressivo del consumabile. Al superamento di precise soglie di consumo, i clienti ottengono sconti crescenti. «Il prezzo della nostra vernice inkjet è paragonabile a quello di un consumabile serigrafico», afferma Ivan Spina, Sales Manager di Cartes. «Con gli ulteriori vantaggi di azzerare gli scarti, avere un consumo prevedibile al grammo e non dover realizzare telai». Il software di Jet D-Screen include uno strumento di preventiva-

Completato il lancio di Jet D-Screen, e l’integrazione su GT360, Cartes è già al lavoro per estendere la nobilitazione digitale ai sistemi della serie Gemini, in abbinamento alla fustellatura laser. L’obiettivo del costruttore è abilitare rapidamente i propri clienti alla nobilitazione digitale, a partire dai converter che già operano nel campo delle bevande alcoliche, nell’industria automobilistica e nell’etichettatura in-mold di prodotti premium. Negli ultimi due anni, Cartes ha introdotto tre nuovi ingegneri nel suo reparto di R&D, cui presto si uniranno nuove risorse dedicate a progettazione, testing e validazione. A Labelexpo 2021, l’azienda punta a presentare la versione single-pass del suo sistema di nobilitazione, progettata per raggiungere velocità lineari elevate, anche grazie all’opzione di due barre di teste inkjet in linea.


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stabilisce un nuovo record di velocità nella stampa a colori inkjet a foglio Il pragmatismo che premia La storia ci racconta di un grado di soddisfazione altissimo tra i nostri clienti, non fatto di like, ma dai tangibili vantaggi riscontrati sul campo, quel campo che richiede: Risparmio sui costi operativi; grazie alla tecnologia proprietaria FORCEJETTM Altissime prestazioni; fino a 19.200 immagini A4/ora Affidabilità; minor fermo macchina possibile Alta capacità ingresso; doppio vassoio di alimentazione con sistema di separazione ad aria Alta capacità in raccolta; doppio sistema di impilazione indipendente On the fly; carico e scarico della carta senza interruzione processo Adobe PDF Print Engine IPDS connection over TCP/IP, AFP, PDF, PostScript (EPS,PS) level 3 R

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tecnologie L’applicativo, parte della suite EFI MarketDirect, consente di costruire facilmente portali dedicati alla progettazione, acquisto e riordino di packaging ed etichette

PackCentral accompagna i converter piccoli e grandi nell’era del web-to-pack di Lorenzo Villa

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a possibilità di digitalizzare progettazione, stampa, fustellatura e nobilitazione di imballaggi ed etichette, e la prospettiva di alte marginalità, induce sempre più operatori della stampa ad avvicinarsi a questi settori. Al tempo stesso, le cartotecniche e i converter più avveduti investono per efficientare le proprie produzioni di materiali per il punto vendita, scatole, astucci ed etichette. La

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sfida che li accomuna è garantire tempi di produzione più rapidi, quantitativi ridotti, imballaggi personalizzati. Ma, nel packaging, sono in pochi quelli che hanno approcciato la vendita online. Eppure, la locuzione web-to-pack è ormai popolare, e assimilata al più affermato web-to-print. Nel campo dell’etichetta, la maggior parte dei converter ha già abbracciato il digitale, investendo in linee narrow web dotate di gruppi di stampa inkjet, toner

ed ElectroInk. Anche nell’ondulato, con l’impiego di sistemi inkjet multi-pass e single-pass, la digitalizzazione è un fenomeno evidente. Sebbene l’hardware resti in cima alle priorità dei converter, un pugno di sviluppatori di software ha investito nella creazione di applicativi, o intere suite, in grado di supportare la produzione e il business. Tra questi, l’americana EFI resta un punto di riferimento per gli stampatori di tutto il mondo.

EFI MarketDirect PackCentral EFI MarketDirect è la suite di applicativi pensati per ottimizzare produzione, vendita e logistica nelle aziende di stampa e packaging. Tra essi c’è PackCentral, che consente ai trasformatori di imballaggi di implementare la ‖ In alto, un esempio di portale generato da EFI PackCentral. L’interfaccia e l’elenco prodotti sono personalizzabili per ogni singolo cliente del converter.


tecnologie ‖ 1) e 2) Il modulo SmartBox Designer, integrato in EFI PackCentral, consente al cliente finale o al designer di visualizzare un’anteprima del foglio steso e il rendering 3D del prodotto.

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vendita online dei loro prodotti, a partire dai clienti già acquisiti. Per scoprirne le funzioni, abbiamo coinvolto Aaron Tavakoli, Product Marketing Technologist eCommerce di EFI. «I converter si trovano a gestire commesse sempre più piccole, con molteplici varianti. Per essere attraenti e redditizi, oggi devono implementare modelli di servizio e di acquisizione degli ordini più semplici e meno onerosi da gestire», spiega Tavakoli. «Il nostro

obiettivo è aiutarli a raccogliere l’ordine e avviarne la produzione, senza che nessuno debba svolgere operazioni manuali». Introdotto nel 2019, PackCentral è disponibile sia in versione Cloud – che beneficia dei servizi di hosting, supporto, manutenzione e backup di EFI – sia in versione Self-Hosted, integrabile nell’infrastruttura IT del cliente. PackCentral è progettato all’insegna della modularità e scalabilità, e può gestire efficacemente

volumi che vanno da poche decine fino a milioni di ordini all’anno. Allo stesso modo, è in grado di supportare sia i piccoli converter locali, che le grandi organizzazioni con molteplici siti produttivi. Come funziona? I modelli e gli strumenti di webto-print, già abbracciati da migliaia di stampatori e milioni di utenti finali nel mondo, sono tutt’altro che scontati nel campo

degli imballaggi. I principali ostacoli sono la maggior complessità delle lavorazioni e la ritrosia al cambiamento imperante tra i brand owner di ogni dimensione, a partire dalla consuetudine di effettuare l’approvazione su un prototipo fisico. PackCentral dà vita a un flusso di lavoro interamente online, che accompagna il cliente verso la finalizzazione dell’ordine, offrendogli un tracking puntuale dell’avanzamento della sua commessa. «Non basta acquistare macchinari digitali per produrre efficacemente packaging in piccole quantità», rimarca Tavakoli. «È imprescindibile creare un ecosistema online, che consenta al cliente di scegliere, personalizzare e seguire il suo ordine, e al converter di pianificare i suoi processi e garantire sempre tempi di consegna certi». PackCentral non solo abilita allo sviluppo di nuovi business, ma consente di offrire nuovi servizi ai clienti esistenti. Per esempio, è possibile costruire un portale dedicato per ogni cliente, precaricando il suo portfolio di referenze, e dandogli la possibilità di riordinare i quantitativi necessari in pochi click, 24/7. Se applicato alla maggior parte dei clienti, un simile setup si traduce, per il converter, in processi disintermediati e più economici. Inserendo in PackCentral la posizione esatta del semilavorato, ad esempio, qualsiasi operatore di logistica è in grado di preparare rapidamente l’ordine per la spedizione. Il software consente anche di impostare processi di riordino automatici, che si attivano all’abbassarsi delle scorte di magazzino. PackCentral è progettato per integrarsi nativamente con gli applicativi MIS e ERP di EFI, PrintSmith e Radius, e con i digital front-end della famiglia Fiery. Il software è però compatibile con qualsiasi gestionale e CRM di terze parti. Tra gli strumenti più potenti di

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tecnologie ‖ 3) e 4) L’interfaccia di SmartBox Designer, il modulo di PackCentral dedicato alla personalizzazione di materiali cartotecnici.

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EFI PackCentral conta già più di 50 installazioni, e sta riscuotendo un crescente successo. A poter trarre vantaggio da questa soluzione sono i possessori di tecnologie di stampa digitale per il packaging, come le single-pass per l’ondulato (tra cui EFI Nozomi), e le macchine a foglio per il cartone teso, come Landa S10, HP Indigo 35K e Konica Minolta KM-1. Inoltre, EFI punta ad estendere i benefici di PackCentral alle decine di migliaia di utenti di MarketDirect StoreFront. PackCentral, come gli altri moduli di EFI MarketDirect, è disponibile attraverso le reti commerciali Ricoh, Canon, Konica Minolta e Xerox.  4

PackCentral c’è SmartStore Builder, un modulo basato su template che, in pochi minuti, consente al converter di costruire un portale dedicato per ciascun cliente, personalizzato con il suo logo e i suoi elementi grafici distintivi. Tra i moduli opzionali c’è anche SmartBox Designer, un applicativo che mette a disposizione di marchi e designer strumenti di progettazione e visualizzazione dei propri imballaggi in cartone ondulato e teso. Il software

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Quanto costa, e come si integra PackCentral?

consente di selezionare un template precaricato e modificarne dimensioni, materiale e opzioni di finitura. Terminata la progettazione, il cliente può visualizzare sia un’anteprima del foglio steso, che un rendering tridimensionale realistico del packaging finito. L’ultimo step è l’inserimento del prodotto nel carrello, e la finalizzazione dell’ordine. SmartBox Designer include inoltre una libreria di oltre 600 modelli pronti all’uso.

Chi è l’utente di PackCentral? PackCentral si rivolge a due tipi di utenza. Da un lato, i piccoli converter che ancora non possiedono portali web-to-pack, né processi efficaci di riordino, e desiderano offrire un servizio migliore ai propri clienti. Dall’altro, le realtà che gestiscono già ordini complessi di imballaggi, magari destinati a differenti location geografiche, in diverse lingue, con più varianti e con campagne stagionali.

L’investimento base si aggira sui 25.000 USD, e può crescere fino a 75.000 USD. Il costo varia in funzione della complessità del progetto, del numero di portali per i clienti e di prodotti precaricati sui portali, oltre che delle funzionalità opzionali richieste. Tra queste ultimo troviamo: SmartBox Designer, il modulo di pagamento con carte di credito, e l’integrazione con i sistemi informatici dei principali corrieri. L’avvio di una configurazione base richiede circa cinque giornate tra integrazione, setup e formazione. «Il licensing di PackCentral è flessibile e modulare, e si adatta in funzione delle singole esigenze», spiega Tavakoli. «È questo il fattore scatenante che sta portando decine di converter a richiedere informazioni e demo». Sinora, la maggior parte degli utenti di PackCentral ha scelto di utilizzare l’opzione Cloud, sfruttando le infrastrutture IT di EFI. Nei prossimi mesi, l’impegno dell’azienda a localizzare l’applicativo in 18 lingue (tra cui l’italiano) incoraggerà un numero crescente di operatori a testare il potenziale di questa soluzione.


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speciale Attesa a drupa 2020, la nuova B2+ è un concentrato di tecnologia per rispondere alle sfide digitali del packaging. Per questo, l’abbiamo sfidata in una “proof of concept”

HP Indigo 35K: prova sotto stress, tra grafiche variabili, tinte piatte e colori speciali di Lorenzo Villa

D

efinire il reale valore di una tecnologia è un compito arduo. Specialmente per quanto riguarda le tecnologie destinate ai settori a più elevata marginalità e con un maggiore potenziale di crescita, i fornitori rivendicano primati tecnologici, e gareggiano per affermarsi agli occhi di acquirenti e influenzatori. Come ben evidenziano indagini di

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mercato e report, quello della produzione di imballaggi è uno dei settori in cui la penetrazione della stampa digitale è tra le più basse. Questo è dovuto sia agli elevati volumi di stampa, sia agli standard qualitativi stringenti, che caratterizzano questo settore e rendono la sfida più complessa. Per sondare i livelli di maturazione delle tecnologie di ultima generazione per la produzione di imballaggi, da qualche anno analiz-

ziamo le piattaforme di prestampa, stampa, nobilitazione e finitura digitale più promettenti. E talvolta lanciamo delle sfide a questa o quella tecnologia, cercando di metterne in luce pregi e difetti. Una sfida tra addetti ai lavori

dalla sua prima apparizione, questa tecnologia resta a tutt’oggi incredibilmente attuale, tanto da essere in grado di tenere testa alle più moderne macchine inkjet. L’ultima generazione di sistemi HP Indigo per la stampa commerciale e per il packaging è stata

Per molti, le macchine HP Indigo sono sinonimo di digitalizzazione della stampa a foglio. E, nonostante siano passati circa trent’anni

‖ In alto, HP Indigo 35K configurata con ingresso alta pila, doppio casetto, unità di primerizzazione, verniciatore in linea TRESU iCoat II e uscita alta pila.


speciale  1

Sara Ciprandi Illustratrice

“Scoprire che un’intelligenza artificiale può ruotare oggetti, modificare forme o creare accostamenti è quasi scioccante.” ‖ 1 e 2) Partendo dagli schizzi preparatori, eseguiti manualmente, Sara Ciprandi ha costruito tutti gli elementi vettoriali necessari alla variabilizzazione della copertina.

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presentata lo scorso maggio, durante l’evento online HP Indigo Live. Le nuove attrezzature sono caratterizzate da accresciute prestazioni, maggiore affidabilità e nuove funzionalità. Nei mesi scorsi, vi abbiamo raccontato del progetto HP Indigo 90K, il sistema a bobina per il cartone teso, e ve ne abbiamo mostrato le potenzialità insieme al suo beta tester italiano, Packly. Poi ci siamo concentrati su HP Indigo 100K, la nuova B2+ ad alte prestazioni per la stampa commerciale. Oggi, per il nostro speciale sul packaging, abbiamo scelto di sfidare HP Indigo 35K in una “proof of concept”. La ragione di questa scelta è chiara: l’erede di HP Indigo 30000 punta ad affermarsi come il game

changer nella stampa digitale del cartone teso. Così, per darvi modo di toccare con mano le sue qualità, l’abbiamo utilizzata per realizzare la copertina di questo numero, e abbiamo testato alcune delle sue peculiarità pensate specificamente per rispondere alle esigenze dei produttori di imballaggi in cartone teso. In attesa delle prime installazioni, per mettere alla prova HP Indigo 35K, abbiamo coinvolto il team di ricerca e sviluppo HP Indigo, che opera presso il quartier generale di Ness Ziona, in Israele. Mentre, per testare i software della suite HP SmartStream Designer, abbiamo coinvolto il team di supporto HP Indigo EMEA, che opera presso la sede europea di Sant Cugat del

Vallès, alle porte di Barcellona. Infine, per fugare ogni dubbio sulle strategie di posizionamento della macchina, abbiamo dialogato con il team italiano di business development di HP Indigo. Last but not least, ci siamo avvalsi ancora una volta della collaborazione di Sara Ciprandi, la designer che da anni arricchisce con il suo talento illustrativo le nostre prove sul campo. Dolciumi, dettagli fashion e personaggi misteriosi, per testare cromie, effetti speciali e sistemi anticontraffazione Difficile immergersi nel packaging di fascia alta, senza evocare almeno uno dei suoi campi di utilizzo. Tra i più promettenti c’è

quello dolciario, trainato dalle migliaia di marchi, piccoli e grandi, locali e internazionali, che utilizzano imballaggi sempre più complessi e raffinati per conquistare le preferenze dei consumatori. Per realizzare il progetto, abbiamo incaricato Sara Ciprandi di progettare 4.600 copertine uniche sul tema della dolcezza, della raffinatezza, e naturalmente del packaging. Partendo dal suo progetto illustrativo, schizzato a mano e poi digitalizzato e colorato con l’ausilio di tavoletta grafica e applicativi Adobe, abbiamo utilizzato HP SmartStream Designer per la variabilizzazione. Nello specifico, abbiamo testato le funzionalità di HP Collage, il plug-in per Illustrator e InDesign pensato per creare composizioni grafiche variabilizzate partendo da elementi grafici multipli. Miscelando vari “ingredienti”, secondo criteri definiti dal designer, HP Collage è in grado generare infinite varianti di file per la stampa di copertine, etichette, imballaggi, cartoline, etc. «La protagonista è una figura femminile, ispirata alle copertine Art Deco. Per lei, ho disegnato un guardaroba ispirato agli anni Trenta, Settanta e Novanta», spiega Ciprandi. «In ogni variante,

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speciale ‖ 3) Fase di studio degli accostamenti cromatici presso lo studio di Sara Ciprandi. 4) La provinatura eseguita dalla designer per il progetto.

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perta delle funzioni e dei settaggi del software, offrendoci più di una fonte di ispirazione. «Diamo per scontato che tutto ciò che creiamo esca dalla nostra testa, ed esigiamo che ogni oggetto abbia un dritto e un rovescio. Scoprire che un’intelligenza artificiale può ruotare oggetti, modificare forme o creare accostamenti, al di là della nostra immaginazione, è quasi scioccante», continua Ciprandi. «All’inizio ti sforzi di prevedere l’imprevedibile, ma poi lasci fare al software, e scopri che funziona. È come affidare il lavoro a un collaboratore: magari non ti rispecchia pienamente, ma può scaturirne un risultato interessante».

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Variabilizzare il layout con HP SmartStream Designer

interagisce con biscotti, cupcake, macaron, cioccolatini e lecca-lecca di ogni foggia e colore. Ed è circondata da una varietà di confezioni lussuose. Per colorare i diversi oggetti e gli sfondi, ho creato svariate palette cromatiche. Infine, ho inserito un personaggio misterioso da svelare». Progettata per il packaging, HP Indigo 35K è dotata di un motore di stampa a 7 canali, che consente di utilizzare colori speciali e inchiostri di sicurezza. Per il nostro progetto, abbiamo lavorato con quadricromia più Orange, Fluorescent Pink e Invisible Yellow (un ElectroInk trasparente che si rivela sotto la luce UV). «Ho reso variabile ogni elemento, avendo cura che si combinasse

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agli altri senza creare interazioni sbilanciate», spiega Ciprandi. «Perché tutto avesse un aspetto pulito, ho scelto uno sfondo uniforme, e ottimizzato le palette per ottenere immagini tono su tono. È entusiasmante avere in mano una tecnologia potente come HP Collage, ma è anche essenziale familiarizzare con il suo funzionamento, così da poter tenere i suoi algoritmi sotto controllo». Per la maggior parte dei creativi, approcciare la tecnologia significa affrontare nuove sfide e vincere naturali ritrosie. Anzitutto quella di apprendere l’uso di nuovi strumenti, accettando l’idea di adeguare ad essi la propria creatività. «Essendo abituata a curare i miei progetti nei minimi dettagli, ho

faticato ad accettare che un software come HP Collage potesse intervenire in modo casuale su un mio disegno», continua Ciprandi. «Ma è uno scoglio mentale, che ho superato pianificando con cura il progetto insieme al team di Density e ad HP, verificando i risultati e ottimizzandoli strada facendo». Per supportare questo processo, HP mette a disposizione di creativi e committenti un team di analisti e product manager. Eccezionalmente, per lavorare allo sviluppo della nostra copertina, abbiamo ottenuto una licenza temporanea di HP SmartStream Designer da utilizzare su una workstation della nostra redazione. In ogni fase del progetto, i tecnici HP ci hanno affiancati nella sco-

Introdotto nel 2018, HP Collage è un modulo di HP SmartStream Designer, la suite di variabilizzazione che include anche il noto HP Mosaic. HP offre gratuitamente ai designer la versione D4D (Designer for Designers), che tuttavia prevede limitazioni al numero massimo di varianti generate. La versione completa è disponibile su licenza, esclusivamente per i clienti HP Indigo. L’ultima versione, che abbiamo testato, è ancora più semplice da utilizzare, e include il nuovo plug-in HP Frames, che permette di generare varianti basate sui fotogrammi di un video. A guidarci nell’uso delle funzionalità di HP Collage sono Guy Bibi, R&D Workflow Solutions Expert, e Tiziano Albanese, Presales Technical Consultant di HP. La prima funzione che abbiamo sfruttato è quella di sostituzione casuale dei colori. Partendo da un elemento grafico vettoriale, HP Collage consente di creare un numero illimitato di varianti cromatiche, mescolando tra loro i colori già presenti nel file o utilizzando dei set di colori alternativi creati dal designer. Variando posizione, rotazione,


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speciale ‖ 5) Uno schizzo preparatorio delle aree di composizione variabilizzata, che sono state poi replicate in HP Collage.

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Eyal Hartzstein Senior Products Manager and Business Lead di HP Indigo

“Introducendo HP Indigo 35K abbiamo messo a frutto l’esperienza maturata con oltre cento utilizzatori di HP Indigo 30000.”

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numero e dimensione dei vari oggetti presenti nel progetto, HP Collage genera inoltre infinite composizioni grafiche uniche. Per eseguire questo processo, HP Collage carica gli elementi da varie cartelle e li posiziona all’interno di aree definite dal designer, applicando le variabilizzazioni entro limiti completamente personalizzabili. In un singolo file grafico possono convivere più “canali” di variabilizzazione (v. fig. 5), ciascuno circoscritto ad un’area specifica, e con impostazioni indipendenti da quelle dagli altri. In un file di Adobe Illustrator o Adobe InDesign, un’area di composizione variabilizzata (canale) corrisponde a un contorno di forma rettangolare, ellittica o irregolare. Il progetto della nostra

copertina, per esempio, include un canale di variabilizzazione per lo sfondo (a piena pagina), alcuni canali collocati attorno alla figura femminile (cioccolatini, biscotti e confezioni), oltre che due canali collocati sopra la figura femminile (il lecca-lecca e la cupcake). A ciascun canale sono associati una moltitudine di file grafici, ciascuno colorato con una differente palette cromatica. L’unico elemento del file non variabilizzato automaticamente è la figura femminile, di cui Ciprandi ha creato manualmente 24 varianti uniche. Un workflow efficiente La crescente integrazione tra i software creativi e i plug-in proprietari

di terze parti, rende il percorso dei creativi meno accidentato. Tuttavia, per ottenere risultati di qualità da HP Collage e HP Mosaic, è necessario che il progettista, o il grafico esecutivista, intraprenda un percorso di apprendimento. Per creare la nostra copertina abbiamo utilizzato Adobe Illustrator, cui HP Collage aggiunge funzionalità e menu specifici. Solo grazie al plug-in è possibile trasformare gli spazi in canali, e popolare questi ultimi di elementi variabili. La creazione dei PDF variabilizzati può essere effettuata direttamente tramite il plug-in o tramite un ulteriore software messo a disposizione da HP. Infatti, l’esportazione effettuata mediante il plug-in richiede molto tempo ed è efficace solo per un numero limitato di varianti. Per generare centinaia o migliaia di varianti la raccomandazione è di avvalersi di HP PrintOS Composer: un software che può girare sia in locale sia in cloud – tanto che HP mette a disposizione dei suoi clienti (a pagamento) i propri server in cloud per elaborare progetti particolarmente complessi, che altrimenti richiederebbero ore o addirittura giorni di elaborazione. Ottenuti i PDF per la stampa, li abbiamo sottoposti a preflight. Dovendo verificare migliaia di pagine con contenuti vettoriali molto complessi, abbiamo utilizzato Enfocus PitStop Server, creando un profilo di preflight ad-hoc. Per esempio, avevamo l’esigenza di accertare che il colore Invisible Yellow fosse sempre in sovrastampa e che le tinte piatte introdotte dalla variabilizzazione non superassero mai il numero massimo consentito dal formato PDF. Al termine dell’operazione, abbiamo generato l’imposition, e inviato il lavoro in stampa. Alta definizione e cromie affidabili, le armi di HP Indigo 35K per vincere nel packaging La nostra proof of concept si è con-


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speciale Un layer “invisibile” da scoprire, e un webinar per saperne di più

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centrata sulle caratteristiche che descrivono HP Indigo 35K come strumento produttivo adatto al packaging. Per marche e converter, una delle sfide chiave è la riproduzione di accurata di tinte piatte e riferimenti PANTONE, ben oltre il gamut coperto dalla quadricromia. Per testare le performance cromatiche di HP Indigo 35K, abbiamo lavorato con il colore speciale Orange, che ci hanno permesso di creare cromie più sature nell’area degli arancioni. Inoltre, abbiamo testato il Fluorescent Pink, un colore speciale che può essere sfruttato per creare imballaggi di grande impatto visivo. Altro tema rilevante è quello della sicurezza, che vede i marchi impegnati nello sviluppo di imballaggi tracciabili e difficili da contraffare, specie nel settore farmaceutico, nella cosmesi, nelle bevande alcoliche e nei beni di lusso. In questo campo, HP Indigo 35K mette a disposizione dei converter più di una soluzione. La prima è offerta dall’Invisible Yellow, un ElectroInk che risulta completamente trasparente sulla stampa, ed è visibile solo se illuminato con una lampada UV. La seconda opzione è il microtesto (corpo minimo 0,7 punti), che può essere impiegato per inserire nella grafica codici di tracciabilità, numerazioni e pattern grafici invisibili a occhio nudo. A queste opzioni si aggiungono i Taggant Inks, ElectroInk personalizzati per ogni singolo cliente con speciali componenti chimiche, rilevabili solo attraverso uno dispositivo di lettura proprietario. Impiegando la quadricromia, abbi-

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nata ai colori Orange, Violet e Green, HP afferma che HP Indigo 35K possa riprodurre il 97% dei colori PANTONE. Automazione del colore: un obiettivo possibile Spot Master è la nuova tecnologia di gestione del colore automatica, progettata per garantire la consistenza cromatica lungo la tiratura ed equalizzare il colore su differenti motori di stampa della stessa serie. Sviluppata in collaborazione con X-Rite (parte di Danaher Corporation, insieme a PANTONE) Spot Master aggira la necessità di effettuare una lettura manuale delle scale di controllo. Al tempo stesso, supera i limiti di molti sistemi di ispezione, che rilevano il colore solo sul bordo del foglio. Spot Master prevede la definizione delle tinte piatte utilizza 7

Per la nostra copertina abbiamo testato alcune delle opzioni che consentono di sfruttare i 7 canali colore di HP Indigo 35K. Tra queste c’è Invisibile Yellow, un ElectroInk anticontraffazione che la designer Sara Ciprandi ha utilizzato per creare un set variabilizzato di misteriose creature. Per svelarne la presenza, tuttavia,

è necessario illuminare la copertina con luce UV. Effettuando la scansione del QR code qui accanto, potrete accedere a una landing page dove richiedere gratuitamente una lampada UV tascabile e un kit di campioni, e iscrivervi a un webinar in cui (insieme ad HP) vi racconteremo il nostro progetto nei minimi dettagli.

te nella commessa, l’acquisizione delle relative coordinate L*a*b*, la loro “mappatura” nel layout grafico e la creazione automatica di un file test. Per velocizzarne la lettura, quest’ultimo include (in una mappa composta da riquadri di 2x2 cm) le sole tinte piatte impiegate nelle varie zone. Il file test può essere stampato durante l’avviamento, o a cadenza regolare lungo la tiratura, ad esempio ogni 500-1.000 fogli. Anziché all’impilatore, il foglio di test viene inviato automaticamente al vassoio superiore, cui è applicato il dispositivo denominato Parallel Color Station, che contiene lo spettrofotometro X-Rite. L’unità effettua la lettura, calcola l’eventuale scostamento del colore e ricalibra il motore di stampa. Grazie a Spot Master, il colore è controllato e corretto per l’intera durata della tiratura, senza che l’operatore debba intervenire.

‖ 6) Osservando con attenzione la copertina si intravede un dettaglio stampato con l’ElectroInk Invisible Yellow. 7) Lo schema di funzionamento della tecnologia Spot Master.

Nel cuore di HP Indigo 35K Nel 2012, HP ha presentato la sua quarta serie di macchine da stampa HP Indigo, che include i modelli 10000 e 12000. Da allora, centinaia di stampatori nel mondo sfruttano il formato B2+ (750x530 mm) per realizzare progetti commerciali e cartotecnici. Ai modelli per stampa commerciale, nel 2014 si è affiancata HP Indigo 30000, che, nel 2020, è stata rimpiazzata da HP Indigo 35K. Ad accompagnarci alla scoperta della nuova nata, è Eyal Hartzstein, Senior Products Manager and Business Lead di HP Indigo. «Introducendo HP Indigo 35K,


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speciale  8

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‖ 8, 9 e 10) Operazioni di calibrazione colore e caricamento carta, in preparazione alla stampa della copertina speciale di Italia Publishers.

abbiamo messo a frutto l’esperienza maturata insieme a oltre cento utilizzatori di HP Indigo 30000», spiega Hartzstein. «Il nostro obiettivo era soddisfare le esigenze tecniche, qualitative ed economiche più estreme dei professionisti del packaging». Lunga 11,5 metri, che diventano 18 con il verniciatore, HP Indigo 35K si presenta come una linea di produzione integrata. A monte del motore di stampa ci sono le unità per l’ingresso carta, ovvero un mettifoglio alta pila e due cassetti. A valle del motore di stampa, i fogli possono essere raccolti nell’uscita alta pila o nel vassoio superiore. Uno dei vantaggi di una configurazione multi-ingresso e multi-uscita è la possibilità di eseguire stampe di prova o campionature anche mentre la macchina è impegnata in una lunga tiratura. «Abbiamo aumentato il numero di cassetti, modificato il mettifoglio, e ridisegnato il percorso carta», spiega Hartzstein. «Questo si traduce nella possibilità di utilizzare più supporti nella stessa commessa, alimentando cartone teso da 150 a 600 μm, supporti metallizzati e materiali sintetici senza interruzioni per il cambio lavoro». Prima di entrare in macchina, il foglio passa nell’unità di stesura del primer, necessario per garantire un perfetto ancoraggio dell’ElectroInk anche su supporti non pretrattati. Gli utenti possono scegliere tra i primer ACTDigi di Actega e DigiPrime di Michelman, sviluppati appositamente per HP Indigo. Con il kit opzionale per la stampa su supporti sintetici, che include l’unità di trattamento corona, è anche possibile stampare su fogli di PVC e polipropilene (fino a 630 μm), e di PET (fino a 400 μm). L’engine di stampa a 7 colori di HP Indigo 35K è assistito da nuovi servo motori, che ne migliorano l’affidabilità e riducono la rumorosità. La produttività massima è pari a 4.600 fogli/h in modalità EPM (CMY), o 3.450 fogli/h



speciale ‖ 11 e 12) Vista d’insieme e dettaglio dei moduli di alimentazione e verniciatura flexo del sistema TRESU iCoat II.

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HP Indigo 35K è pronta a digitalizzare il cartone teso?

in quadricromia; utilizzando sei canali il valore si attesta a 2.380 fogli/h, e a 1.970 fogli/h impiegando tutti i sette colori. I tre canali aggiuntivi consentono di gestire esacromia ed eptacromia, abbinando CMYK con Orange, Violet e Green. HP ha inoltre formulato ElectroInk speciali, tra cui Reflex Blue, Rhodamine Red e Bright Yellow. Sono poi disponibili gli ElectroInk Fluorescent Pink, Invisible Yellow e Taggant, oltre a trasparente e bianco. Quest’ultimo è disponibile anche in versione Premium White, due volte più opaco del bianco standard, che permette ai converter di riprodurre testi, pattern e fondi pieni ad alta coprenza su supporti scuri. La risoluzione di stampa è pari a 812 dpi, che salgono a 1.625 dpi con l’opzione HD. Quest’ultima abilita alla produzione di microtesti e dettagli ultrafini, ed è impiegata in prevalenza negli imballaggi farmaceutici e cosmetici. Terminata la stampa, i fogli possono essere verniciati con l’unità dedicata TRESU iCoat II. L’importanza della finitura L’unità opzionale TRESU iCoat II si connette alla macchina da stampa tramite un dispositivo di sincronizzazione. Quest’ultimo consta di un modulo di allineamento della carta, e di un sistema di controllo del registro dotato di scanner per

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la lettura del bordo dell’immagine, che garantisce tolleranze di ±200 μm. Per ottimizzare il flusso di lavoro, la macchina da stampa e il verniciatore condividono l’infrastruttura software. Per migliorare il registro, iCoat II si avvale altresì delle immagini registrate dalla camera di ispezione presente all’interno del motore di stampa HP. «HP Indigo 35K è concepita per operare in simbiosi con il verniciatore», sottolinea Hartzstein. «Per ottenere questo risultato, abbiamo costituito un team di ricerca e sviluppo congiunto con TRESU». iCoat II è dotato di un gruppo di verniciatura flexo e di un modulo di asciugatura ad aria calda, impiegato per le vernici a base acqua. Per le vernici UV-curable, è presente  12

un’unità di asciugatura UV. Rispetto alla versione precedente, iCoat II vanta dispositivi di asciugatura più efficienti, e un’aspirazione potenziata. Anche il cambio della lastra di verniciatura, il cui montaggio avviene fuori linea (su sleeve) richiede pochi secondi. I processi di pulizia e manutenzione, a loro volta, sono semplificati e in parte automatizzati. Quando è collegata ad HP Indigo 35K, l’unità può verniciare fino a 4.600 fogli B2/h, che salgono a 6.000 se utilizzata offline (con mettifoglio opzionale). Per combinare verniciatura a base acqua e UV, a scopo protettivo e di nobilitazione, è possibile ordinare iCoat II con un secondo gruppo flexo in linea, disponibile come opzione.

HP Indigo 35K è una delle poche soluzioni digitali progettate specificamente per la stampa di packaging d’alta gamma in cartone teso. I suoi veri “antagonisti” sono l’offset e la diffidenza dei converter nei confronti del digitale. Fondate oppure no, le contestazioni a questo tipo di tecnologia riguardano livelli di investimento, costi di gestione, qualità, produttività, affidabilità, formati carta, utilità e vendibilità delle opzioni di dato variabile. La frammentazione delle commesse e la maturazione della tecnologia digitale stanno tuttavia ammorbidendo le posizioni. Per capire il posizionamento di HP Indigo 35K e le ragioni che dovrebbero spingere un converter ad abbracciare il digitale, abbiamo coinvolto Roberto Sofia, Sales Manager Industrial Presses per l’Italia di HP Indigo. «Le macchine offset di ultima generazione sono efficienti, facili da usare, e fanno cambi lastra in pochi minuti. Ma vacillano di fronte ai progetti più complessi», afferma Sofia. «Quando si tratta di produrre una o più tinte piatte, gli avviamenti in offset diventano significativamente più impegnativi, e la tenuta del colore incerta.


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speciale ‖ 13 e 14) Lettura dei valori cromatici e densitometrici durante i test di stampa eseguiti prima della lavorazione.

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Roberto Sofia Sales Manager Industrial Presses di HP Indigo

“Le macchine offset di ultima generazione sono efficienti e facili da usare. Ma vacillano di fronte ai progetti più complessi.”

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In digitale, al contrario, il colore si ottiene rapidamente ed è garantito dal primo all’ultimo foglio, senza interventi manuali». Anche a fronte di vantaggi operativi e qualitativi rilevanti, l’ostacolo psicologico più alto resta quello economico. Per molti stampatori, confrontare il costo del foglio stampato in offset con uno prodotto in digitale, è una tentazione irresistibile. E la ricerca del leggendario break-even point una specie di dovere morale. Eppure, una valutazione economica oggettiva dovrebbe andare oltre il confronto “a peso” di due fogli inchiostrati. «Oggi i converter governano un mix di lavori sempre più ampio. Tra questi ce ne sono alcuni che, per tiratura, andrebbero istintiva-

mente prodotti in offset, ma che per complessità cromatica conviene in realtà stampare in digitale. E viceversa», rimarca Sofia. È proprio nell’eterogeneità delle commesse, nei piccoli lotti e nelle ristampe frequenti, che la stampa digitale giustifica la sua esistenza. Eppure, la barriera economica di accesso alla tecnologia e il costo della stampa restano dirimenti. Per assecondare i cultori del listino, è doveroso premettere che il prezzo di una HP Indigo 35K è comparabile a quello di una buona macchina offset pluricolore in formato B1. Un dato di per sé irrilevante, come lo è il costo della sola stampa eseguita con un colorante inkjet o un ElectroInk, inesorabilmente più costosi di un buon

inchiostro offset, ossidativo o UV. Consapevole di questa eterna diatriba, HP ha deciso di offrire ai converter piena trasparenza e confrontabilità, e un approccio “aperto” al modello di gestione dell’attrezzatura. «Da un lato, proponiamo un costo a click, che prescinde dalla copertura di colore, include tutti i consumabili dell’unità di scrittura, e garantisce così la piena prevedibilità del conto economico», spiega Sofia. «Dall’altro, se lo desidera, il cliente può acquistare gli ElectroInk “à la carte”, variabilizzando il suo costo di produzione». Al pari degli inchiostri inkjet che accompagnano molte piattaforme in commercio, il prezzo dell’ElectroInk di HP Indigo 35K varia in base ai consumi. Discorso a parte meritano gli inchiostri speciali e funzionali, il cui prezzo è più elevato, in virtù dei ridotti consumi. TRESU iCoat II può invece alimentare qualsiasi vernice già in uso presso il converter. A prescindere dall’opzione scelta, l’attrezzatura è coperta da contratto di manutenzione, che include i ricambi e un kit che consente di effettuare un ripristino rapido, in autonomia o avvalendosi dell’assistenza remota di HP. Quest’ultima operazione è possibile grazie all’affidabilità della componentistica utilizzata, che garantisce il massimo uptime della macchina. Infine c’è il tema della compatibilità tra stampa e processi di nobilitazione e converting. Durante la messa a punto di HP Indigo 35K, HP ha collaborato con i principali produttori di tecnologie di fustellatura e cordonatura, tradizionale e laser, e con i fornitori di soluzioni di nobilitazione analogica e digitale. Il risultato è un’attrezzatura stabile e straordinariamente ricca di opzioni, che consente ai converter di gestire efficacemente i piccoli lotti, ampliare i propri servizi, e affrontare con le armi giuste qualsiasi progetto speciale ad alta marginalità.


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