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Approfondimenti. La definizione di un palinsesto di studi per il restauro
•Fig. 1.19
Santa Maria Novella, principali fasi costruttive di chiesa e convento, ibidem
Tale tematica è sviluppata sia a valere analisi del contesto dei monumenti sia per problematiche di restauro e riqualificazione urbana. Consta, in particolare, di elaborazioni grafiche relative a: documentazione di rilievo fotografico d’insieme di comparti urbani e di organismi architettonici complessi, con corredo di foto-indice orientativo; quadro d’unione delle unità di facciata ricadenti nell’isolato o dei singoli prospetti riconducibili alla planimetria di base adottata (SIT). Queste identificazioni sono eseguite perimetrando i fronti sulla base rappresentazioni in eidotipo/i assemblato/i dei vari fronti edilizi aggregati, quotati e recanti scala metrica a piè di tavola. Ogni tavola reca il riferimento bibliografico e didascalie esplicative ecc. La soluzione più frequentemente adottata è stata quella di inserire nella tavola una “linea del tempo” che segua senza soluzione di continuità l’evoluzione cronologica degli accrescimenti urbani accompagnata da estratti di carte e/o mappe tratte dal repertorio storico e archivistico, ecc. (Fig. 1.19) 2.Elaborati grafici illustrativi dei caratteri tipologici, cromatici, materici e del degrado del costruito storico esistente con individuazione degli aggregati edilizi facenti capo al caso studio predefinito.
La tematica si svilupperà attraverso grafici d’insieme riferiti ai fronti edilizi aggregati e di dettaglio in scala metrica proporzionata, riferiti al caso studio (prospetto grafico, fotopiano) con analisi del colore (misure in coordinate cromatiche), dello stato di conservazione (patologie) e dei principali indicatori presenti nella scheda ecc. 3.Progetto di restauro urbano (in scala metrica adattata alla tavola) con indicazione degli interventi di riqualificazione urbana da farsi nell’area assegnata (conservazione, manutenzione programmata e rifunzionalizzazione). La tematica si espliciterà seguendo gli indicatori emersi dall’analisi catalografica estesa al contesto urbano di riferimento o all’intero centro, alla dotazione di servizi, ecc. (Fig. 1.20). Indicatori privilegiati derivanti dall’analisi SWOT, ovvero con individuazione delle criticità e dei punti di forza dell’area urbana (Fig. 1.21), nonché dallo studio dei caratteri edilizi ricorrenti e dallo stato di conservazione (priorità, alterazione e vulnerabilità visiva ecc.)
I Musei di Firenze | Da Firenze Patrimonio Mondiale Il piano di gestione del centro storico di Firenze – Patrimonio Mondiale Unesco.
1. Galleria degli Uffizi 2. Palazzo Pitti 3. Galleria dell’Accademia 4. Museo Nazionale del Bargello 5. Museo di San Marco 6. Cenacolo di Ognissanti 7. Cenacolo di Andrea Del Sarto 8. Cenacolo di Fuglino 9. Cenacolo di Sant’apollonia 10.Museo Opificio delle Pietre Dure 11. Museo archeologico nazionale e
Museo egizio 12. Museo di Palazzo Vecchio 13. Museo di Santa Maria Novella 14. Basilica di Santo Spirito 15. Museo del Novecento 16. Cappella Brancacci 17. Museo di Stefano Bardini 18. Museo dell’Opera del Duomo 19. Museo del Bigallo 20. Casa Rodolfo Siviero 21. Museo Palazzo Medici Riccardi 22. Museo di Storia Naturale 23. Museo Horne 24. Museo Galileo 25. Casa Buonarroti 26. Museo Marino Marini 27. Museo ed Istituto Fiorentino di Preistoria
“Paolo Graziosi” 28. Complesso di San Firenze 29. Palazzo Gondi 30. Basilica di San Lorenzo 31. Loggia del mercato nuovo 32. Orsanmichele 33. Palagio di parte guelfa 34. Palazzo Strozzi 35. Palazzo Davanzati 36. Palazzo Pandolfini 37. Chiesa di Ognissanti 38. Fortezza Da Basso 39. Sinagoga 40. Palazzo Rucellai 41. Forte Belvedere 42. Chiesa di Santa Felicita 43. Chiesa di Santa Maria Del Carmine 44. Giardino dei Semplici 45. Giardino di Boboli 46. Giardino Torrigiani 47. Giardino Della Gherardesca 48. Orti Oricellari
L’evoluzione di Firenze
I-III sec. 1078-1173 XIII-XVIII sec. 1835 1864 1906
•Fig. 1.19
Santa Maria Novella, inquadramento urbano e dei servizi museali, ibidem
•Fig. 1.21
Santa Maria Novella, principali attrattori turistici, ibidem
Stazione di Santa Maria Novella
6000000 visitatori l’anno
Fortezza Da Basso
200000 visitatori l’anno
Museo Maggio Musicale Fiorentino
95000 visitatori l’anno
Mercato Di San Lorenzo
3000000 visitatori l’anno
Centro Storico
10000000 visitatori l’anno
Museo Del Novecento 50000 visitatori l’anno
Oltrarno
1300000 visitatori l’anno
Ville Medicee
800000 Visitatori L’anno
Elaborati alla scala architettonica
1.Rilievi dello stato di fatto redatti alla scala architettonica (1:100 1:50 e superiori) comprendenti i disegni quotati di piante prospetti e sezioni e restituzione in fotopiani dei fronti oggetto di analisi preprogettuale. 2.Rilievi dei materiali (costruttivi e di finitura) e del degrado (stato di conservazione, analisi cromatiche, ecc.) con mappatura eseguita sui fotopiani e/o sui disegni al tratto, generali e/o di dettaglio, alla scala architettonica (1:100, 1:50 e superiori) dei fronti oggetto di analisi pre-progettuale. (Fig. 1.22) 3.progetto conservativo architettonico (di massima) con indicazioni delle procedure e degli interventi finalizzati alla manutenzione e al restauro dell’organismo architettonico, da elaborare su fotopiani e disegni generali e/o di dettaglio prodotti alla scala architettonica (1:100, 1:50 e superiori). (Figg. 1.23, 1.24) 4.Concept di progetto e piano delle funzioni. Consta di uno o più elaborati nei quali lo studente dovrà inserire i riferimenti tecnici e concettuali posti alla base del progetto funzionale e di recupero e, con essi, le elaborazioni relative ai fenomeni ritenuti importanti per la stesura del progetto architettonico e del masterplan (inteso come piano strategico delle finzioni). (Fig. 1.25) 5.Progetto di consolidamento strutturale, di rafforzamento e miglioramento statico e dinamico ai fini sismici. Consta di uno o più elaborati descrittivi del progetto corredato da particolari costruttivi, ecc. 6.Progetto di restauro architettonico (con simulazione degli effetti producibili, fotoinserimenti, ecc.) e, per ambienti d’uso pubblico, munito di soluzioni di allestimento degli interni e corredato da rappresentazioni grafiche (rendering ecc.) o modelli plastici. Abbattimento delle barriere architettoniche, efficientamento energetico ecc. (Fig. 1.26)
Workshops
Una disciplina quale quella del restauro in continua evoluzione, sospesa tra retaggi culturali del passato e forti spinte verso l’innovazione, ha trovato una proficua ed utile sperimentazione nei workshop tematici condotti all’interno dei moduli didattici della Scuola di Architettura. Tutto ciò è avvenuto attraverso il confronto tra modelli di ricerca in evoluzione e risoluzioni applicative attentamente valutate nell’elaborazione di studi e progetti per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio 60 . D’altronde, con riferimento all’ambito universitario, chi scrive ha da tempo orientato la propria attività di ricerca nel campo della conservazione dei materiali dell’edilizia storica nell’approfondimento di metodologie di analisi e nella messa a punto degli strumenti dell’operare, dalla scala architettonica a
60 Per dar conto delle attività dei laboratori di restauro, nel 2018, si è svolta una mostra delle attività didattiche e di ricerca con esposizione di posters curati dai docenti e ricercatori della ‘Sezione Restauro’ del Dipartimento di Architettura, attraverso una “Rassegna di casi studio per la conservazione e il restauro”, dal titolo ReCoRD – Restauro Conservazione Ricerca e Didattica (Plesso didattico di Santa Teresa, 19 mar./ 20 apr. 2018). La rassegna, già pubblicata in digitale e in edizione cartacea (v. in Bibliografia) è reperibile in catalogo Didapress 2020.
Lato Nord
Lato Sud
Lato Est
Lato Ovest
•Fig. 1.22
Santa Maria Novella, Studio delle lunette del Chiostro Grande, ibidem
Analisi del degrado
Ipotesi di intervento
L’affresco rappresenta una scena tipica dell’atmosfera religiosa, ovvero la cena sacra fra San Domenico ed i suoi confratelli. Come tutte le scene di cenacoli rappresentate dagli artisti di ogni tempo, per mezzo della pittura, la composizione della scena segue uno schema ben preciso: al centro la figura più importante, in questo caso San Domenico intento a benedire la cerimonia, alla sua destra e alla sua sinistra due figure di importanza minore, ma pur sempre rilevanti, e per finire una serie di figure di contorno che riempiono la scena e che forniscono le interpretazioni sulla storia (i frati domenicani seduti a tavola). Proprio le due figure ai lati di San Domenico forniscono una particolare interpretazione, seppure non sia stato possibile inquadrarli con maggiore precisione, dovevano essere due Santi o comunque due personaggi molto vicini alla vita di San Domenico, oltre per la posizione di vicinanza al santo, anche per il fatto che, allegoricamente, vengano posti proprio sotto le due colonne principali portanti la trabeazione.
quella urbana, come testimoniato nella pubblicazioni della collana Opus studiorum61 , edita dal 2007 al 2015, attraverso studi monografici espressioni di progetti di ricerca e tesi di laurea. In questo volume sono state selezionate tra le successive esperienze di conservazione e restauro quelle più recenti condotte all’interno dei laboratori didattici. Nello specifico, l’attenzione è stata rivolta alle esperienze riguardanti gli studi fiorentini, sviluppati e prodotti nell’ambito di progetti di ricerca sostenuti da protocolli d’intesa e convenzioni stipulate tra il 2015 e il 2019 in seno al Dipartimento di Architettura con il Comune di Firenze e l’Arcidiocesi di Firenze62. Queste ricerche hanno riguardato complessi monumentali facenti parte del patrimonio civile ed ecclesiastico, quali le mura, le Porte urbiche e il Forte di Belvedere, ed ancora per i luoghi di culto il Chiostro Grande e il Monastero Nuovo nel complesso di S. Maria Novella, il Seminario Maggiore Arcivescovile (Fig. 1.27), le chiese di S. Felicita in piazza e di San Giorgio alla Costa (Figg. 1.28-1.32). In stretta continuità con le esperienze sviluppate in ambito urbano, in primis con il più volte citato Progetto HECO (2014-2017)63, è stata attuata nell’ultimo biennio una più estesa e capillare catalogazione a copertura del costruito storico dell’Oltrarno (per un totale di n. 1863 facciate) per consentire la gestione informatica dei dati (data collection), a supporto del futuro piano di gestione dell’Ufficio UNESCO del Comune di Firenze64 .
61 Con il nome di “Studi per la conservazione e la valorizzazione dei beni architettonici, storico artistici e del paesaggio”, la collana Opus studiorum nasce nel 2007 prendendo in esame le problematiche delle indagini diagnostico-conoscitive preliminari al restauro e mettendo a fuoco gli strumenti e le metodiche di rilievo e di intervento per il recupero e la riqualificazione urbana nei comparti di interesse architettonico e paesaggistico, nonché studi per la conservazione dei beni storico artistici (v. in Bibliografia, a cura di G.A. Centauro, l’elenco dei titoli ad oggi pubblicati). 62 Si tratta, in particolare, dei Laboratori di Restauro (prof. G.A. Centauro), tenuti nei Corsi di Laurea Magistrali (LM-4 e LM-4 CU) della Scuola di Architettura, rispettivamente per gli A.A. 2015/2016, 2016/2017 e 2017/2018 (CdS B076 – Modulo Restauro B018875 (curriculum: Progettazione dell’Architettura) e per gli A.A. 2017/2018 (CdS B117 - Modulo Restauro I B015351) e 2018/2019 (CdS B117 - Modulo Restauro II B015351). 63 Cfr. Centauro, Francini C. (a cura di) 2017, op. cit. 64 Cfr. “Introduzione al Piano di Gestione 2021. Centro Storico di Firenze - Sito Patrimonio Mondiale n. 174” che – come i precedenti piani – «opera per la salvaguardia e la conservazione del tessuto urbano e per mantenere e incrementare le relazioni tra le tradizionali attività socioeconomiche e il patrimonio culturale della città (UNESCO World Heritage Centre, 2014)».
•Fig. 1.22
Santa Maria Novella, Studio delle lunette del Chiostro Grande, ibidem
•Fig. 1.23
Santa Maria Novella, Progetto conservativo dell’antico dormitorio, ibidem
Alterazioni e degradazioni
FRONTE DI RISALITA (fr)
RAPPEZZO INCONGRUO (ri)
BRUCIATURA DELLA TINTA A CALCE (br)
ALTERAZIONE E DEGRADAZIONE CROMATICA (ac) Descrizione morfologica -Definizione uni normal
Aloni, efflorescenze, distacco e perdita del materiale nella parte basamentale del fabbricato.
“Limite di migrazione dell’acqua che si manifesta con la formazione di efflorescenze e/o perdita di materiale. È generalmente accompagnato da variazioni della saturazione del colore nella zona sottostante (UNI NorMal 11182:2006) Cause
- Umidità ascendente proveniente dal terreno per presenza di acqua di falda nel sottosuolo o per ristagno di acque meteoriche disperse nel terreno e non adeguatamente smaltite - Messa in opera di interventi sbagliati quali sistemi di impermeabilizzazione superficiale che non consentono al vapore interno di migrare verso l’esterno
Ricucitura o toppa eseguite con materiale incompatibile che risulta essere incongruo e difforme al contesto superficiale limitrofo. Per murature faccia a vista o superfici intonacatela denominazione è rappezzo con malta incompatibile/ incongrua, per superfici pittoriche la locuzione è rappezzo colorato con tinte incongrue o imbrattatura (sovrapposizione incongrua di più strati di vernice su graffi, scritte e macchie). - Azione dell’uomo - Intervento maldestro negligente o provvisorio
Alterazione della coloritura con affioramento in superficie di macchine biancastre e deterioramento della tinta - Applicazione della tinta in condizioni di temperatura troppo alte o troppo basse
- Pressione eccessiva nella stesura dell’intonaco fresco
Variazione cromatica di alcuni ossidi di minerali. Si tratta di modificazione che non implica necessariamente un peggioramento delle caratteristiche ai fini della conservazione, spesso determinata dalla patina naturale assunta nel tempo dal materiale “Variazione naturale, a carico dei componenti del materiale, dei parametri che definiscono il colore. È generalmente estesa a tutto il materiale interessato; nel caso l’alterazione si manifesti in modo localizzato è preferibile utilizzare il termine macchia” (UNI NorMal 11182:2006) - Forte umidità e scarsa ventilazione - Elevato contenuto di acqua nella muratura -Ossidazione di elementi metallici quali ferro, rame, ruggine o sali di rame Interventi di restauro
Obiettivo: Riduzione dell’umidità di risalita e ripristino dell’omogeneità cromatica
Modalità di Intervento: 1_Spazzolatura della superficie di interavento con spazzola morbida 2_Aspirazione delle polveri residuali 3_Rimozione meccanica dello strato di intonaco superficiale 4_Apposizione di nuovo intonaco macroporoso-traspirante 5_Restituzione di uniformità cromatica.
Obiettivo: Eliminazione del rappezzo e sostituzione con materiali compatibili
Modalità di Intervento: 1_Spazzolatura della superficie di intervento con spazzola morbida 2_Rimozione meccanica di precisione con microscalpelli pneumatici e bisturi 3_Integrazione di nuovo intonaco con bagnatura dell’interfaccia e stuccatura con spatola 4_Restituzione di uniformità cromatica.
Obiettivo: Ripristino dell’omogeneità cromatica
Modalità: 1_Spazzolatura della superficie di intervento con spazzola morbida 2_Aspirazione delle polveri residuali 3_Pulitura con vapore acqueo 4_Restituzione di uniformità cromatica.
Obiettivo: Ripristino dell’omogeneità cromatica
Modalità: 1_Spazzolatura della superficie di intervento con spazzola morbida 2_Aspirazione delle polveri residuali 3_Pulitura con vapore acqueo 4_Restituzione di uniformità cromatica.
Alterazioni e degradazioni
MACCHIA (ma)
EFFLORESCENZA (ef)
ABRASIONE (ab)
DEPOSITO SUPERFICIALE (ds)
COLATICCIO (co)
CAVILLATURA (ca)
DISTACCO (di)
RIGONFIAMENTO (rg)
CROSTA (cr)
EROSIONE (er)
LESIONE (le)
FESSURAZIONE (fs) Descrizione morfologica -Definizione uni normal
Pigmentazione accidentale e localizzata della superficie. “Variazione cromatica localizzata della superficie, correlata sia alla presenza di determinati componenti naturali del materiale sia alla presenza di materiali estranei” (UNI NorMal 11182:2006) Cause
- Idratazione: i pigmenti di alcuni minerali, a contatto con l’acqua, tenendo a trasformarsi in minerali di diversa colorazione - Deposito di polveri reattive con l’umidità - Assorbimento differenziato del supporto
Meccanismo di degrado conseguente alla pressione di cristallizzazione dei sali che migrano all’esterno. Formazione che imbianca la superficie cromatica determinando decoesione del legante e fori tensioni che portano alla rottura e successiva caduta del film pittorico. “”Formazione superficiale di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso, generalmente di colore biancastro” (UNI NorMal 11182:2006). Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può talvolta avvenire all’interno del materiale provocando spesso il distacco delle parti più superficiali: il fenomeno prende allora il nome di cripto-efflorescenza o sub-efflorescenza” (NorMal 1/88) Degrado materico che colpisce le superfici esposte e che si manifesta con perdita di materiale superficiale. È frequentw in particolar modo nelle pietre arenarie e negli intonaci. Si veda erosione nel NorMal 11/88: “Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione, per abrasione o erosione per corrosione” - Variazioni di temperatura - Umidità nella muratura e nell’ambiente - Presenza di sali provenienti dal terreno, dal materiale stesso di costruzione e dai materali impegnati in precedenti restauri
- Agenti abrasivi - Azioni meccaniche di particelle solide trasportate dal vento -Usura
Depositi estranei al supporto più o meno stratificati. Il fenomeno di deposito di particellato è più rilevante nelle zone protette da venti e piogge mentre quello di accumulo di guano si trova nelle parti superiori degli aggetti o nelle zone poco raggiungibili. “Accumulo di materiali estranei di varia natura, quali polvere, terriccio, guano, etc. Ha spessore variabile, generalmente scarsa coerenza e scarsa aderenza al materiale sottostante” (Uni NorMal 11182:2006) - Inquinanti atmosferici - Scabrosità, deformazione della superficie - Tipologia di prodotto verniciante - Esposizione -Sostanze organiche d’accumulo
Particolare manifestazione di deposito superficiale, patina grigia, prevalentemente ad andamento verticale, causata dal rusciellamento delle acque meteoriche. Il colaticcio è in genere localizzato sotto elementi architettonici sporgenti, marciapiedi, davanzali, cornicioni, sottogronda.
“traccia ad andamento verticale. Frequentemente se ne riscontrano numerose ad andamento parallelo” (UNI NorMal 11182:2006) - Inquinanti atmosferici - Esposizione, scabrosità, porosità della superficie - Orientamento della facciata
Fenomeno di degrado che interessa la parte superficiale dell’intonaco, la tinteggiatura o presunti film di protezione, che si manifesta come un reticolo irregolare filiforme - Ritiro della malta per problemi di applocazione dell’intonaco in condizioni di eccissivo irraggiamento solare, su supporto non adeguantamente preparato, con dosaggio errato di legante.
Il distacco degli intonaci può assumere valori più o meno accentuati in relazione all’entità ed estensione dello stesso,generalmente si parla di “allentamento” nei casi meno manifesti. Il distacco può interessare la separazione dell’arriccio dal supporto, dell’intonaco all’arriccio, dell’intonachino dall’intonaco, oppure l’adesione tra intonaci diacronici stesi uno sopra all’altro in interventi diversi. “Soluzione di continuità tra strati di un intonaco, sia tra loro che rispetto al sub strato, che prelude, in genere, alla caduta degli strati stessi. Soluzione di continuità tra rivestimento ed impasto o tra due rivestimenti” UNI NorMal 11182:2006)
- Umidità
- Presenza di sali interni
- Dilatazioni differenziali tra materiali di supporto e finitura - Presenza di formazioni saline - Umidità ascendente - Soluzioni di continuità conseguenti alla presenza di fessurazioni e/o di lesioni - Dilatazioni differenziali tra materiali di supporto e finitura - Stress o vibrazioni meccaniche - Impiego di prodotti vernicianti pellicolanti su supporti tradizionali
- Umidità - Presenza di sali interni - Dilatazioni differenziali tra materiali di supporto e finitura
Incrostazioni compatte ed aderenti al supporto lapideo. Le croste più comuni sono le croste nere, aree con la stessa composizioni chimica delle croste nere ma con un degrado ridotto si definiscono croste grigie. “Modificazione dello strato superficiale del materiale lapideo. Di spessore variabile, generalmente dura, la crosta è distinguibile dalle parti sottostanti per le caratteristiche morfologiche e spesso per il colore. Può distaccarsi anche spontaneamente dal substrato che, in genere, si presenta disgregato e/o polverulento” (UNI NorMal 11182:2006)
Forma di degrado che colpisce le superfici esposte e si manifesta con la perdita di materiale dalla superficie. A seconda delle cause di degrado, possono essere utilizzatitermini come erosione per abrazione o erosione per corrosione, erosione e usura. “Asportazione di materiale della superficie che nella maggior parte dei casi si presenta compatta” (UNI NorMal 11182:2006)
Dissesto con perdita di continuità del materiale per spostamenti relativi delle parti. La lesione può essere passante, superficiale, diffusa, localizzata, recenteantica. - Inquinanti atmosferici - Scabrosità della superficie
- Azioni meccaniche di particelle solide trasportate dal vento - Agenti atmosferici - Cause antropiche
- Cedimenti differenziali delle fondazioni - Azioni sismiche - Sovraccarichi verticali o concentrazione di carichi
Rottura del materiale che si verifica quando la tensione a cui è sottoposto eccede la resistenza oltre il puntodi rottura. Nei casi più lievi che non comportano la frammentazione del manufatto si parla di fessurazione superficiale lineare o reticolare o di fessurazione da ritiro. “Soluzione di continuità del materiale che implica lo spostamento reciproco delle parti. Nel caso di fratturazione incompleta e senza frammentazione del manufatto si utilizza il termine cricca o nel rivestimento vtroso, il termine è cavillo” (UNI NorMal 11182:2006) - Sbalzi termici - Problematiche strutturali - Incompatibilità di tipo fisico-meccanico tra supporto e finitura - Corrosione di parti in ferro con aumento di volume - Dilatazioni termiche differenziate fra materiali di supporto e finitura Interventi di restauro
Obiettivo: Ripristino dell’omogeneità cromatica
Modalità: 1_Spazzolatura della superficie di intervento con spazzola morbida 2_Rimozione dello strato superficiale di tinta 3_Aspirazione delle polveri residuali 4_impacchi di polpa di cellulosa o carbonato d’ammonio con opportuni soluzioni 5_Pulitura con vapore acqueo 6_Restituzione di uniformità cromatica.
Obiettivo: Ripristino dell’omogeneità cormatica
Modalità: 1_spazzolatura della superficie di intervento con spazzola morbida 2_Aspirazione delle polveri residuali 3_Impacchi di polpa di cellulosa con acqua deiomizzata 4_Restituzione di uniformità cromatica.
Obiettivo: Reintegrazione delle parti abrasive
Modalità: 1_Spazzolatura della superficie di intervento con spazzola morbida 2_Eliminazione con scalpelli manuali e con carta abrasiva dei margini esterni della zona degradata 3_Integrazione della parte abrasa con stuccatura 4_Ritinteggiatura 5_Protezione superficiale con applicazione a spruzzo di prodotti protettivi organici
Obiettivo: Eliminazione degli accumuli e dei materiali estranei dalle superfici
Modalità: 1_Rimozione dei depositi superficiali con scopa di saggina 2_Pulitura con acqua nebulizzata 3_Ritinteggiatura 4_Protezione superficiale con applicazione a spruzzo di prodotti protettivi organici
Obiettivo: Ripristino dell’omogeneità cromatica
Modalità: 1_Spazzolatura della superficie di intervento con spazzola morbida 2_Aspirazione delle polveri residuali 3_Impacchi di polpa di cellulosa o carbonato d’ammonio con opportuni soluzioni 4_Restituzione di uniformità cromatica.
Obiettivo: Ripristino omogeneità della superficie
Modalità: 1_Spazzolatura della superficie di intervento con spazzola morbida 2_Rimozione dello strato superficiale di intonaco con microfrese 3_Aspirazione delle polveri residuali 4_Restituzione di uniformità cromatica.
Obiettivo: Ripristino integrità della superficie
Modalità: 1_Rimozione dello strato superficiale di intonaco con microfrese 2_Aspirazione delle polveri residuali 3_Consolidamento della superficie con applicazione a impacco di polpa di collulosa e idrossido di bario 4_Integrazione di parti mancanti con riapplicazione di materiale congruo 5_Consolidamento localizzato mediante siringhe o iniezioni di malta additiva 6_Restituzione di uniformità cromatica.
Obiettivo: Ripristino integrità della superficie
Modalità: 1_Rimozione dello strato superficiale di intonaco con microfrese 2_Aspirazione delle polveri residuali 3_Integrazione di parti mancanti con riapplicazione di materiali 4_Restituzione di uniformità cromatica.
Obiettivo: Rimozione delle croste superficiali
Modalità: 1_Rimozione delle incrostazioni superficiali con scopa di saggina 2_Pulitura a impacco con pasta di legno e carbonato di ammonio 3_Ritinteggiatura 4_Protezione superficiale con applicazione a spruzzo di prodotti protettivi organici
Obiettivo: Ricomposizione delle parti erose
Modalità: 1_Spazzolatura della superficie di intervento con spazzola morbida 2_Integrazione della parte erosa attraverso l’uso di impasto con matrici minerali e colori matrice 3_Protezione superficiale con applicazione a spruzzo di prodotti protettivi organici
Obiettivo: Ripristino integrità strutturale
Modalità: 1_Bagnatura della lesione in profondità 2_Stuccatura con apposite spatole pressando bene la malta in modo da colmare tutti i vuoti 3_Consolidamento strutturale 4_Restituzione di uniformità cromatica.
Obiettivo: Ripristino integrità strutturale
Modalità: 1_Bagnatura della lesione in profondità 2_consolidamento della superficie con impacco di polpa di cellulosa e di idrossido di bario 3_Stuccatura 4_Restituzione di uniformità cromatica.
Nel corso delle attività sopra menzionate l’ambiente urbano è stato esaminato in maniera sistematica, privilegiando l’osservazione dei fronti edilizi, dei vuoti e del verde urbano, partendo da punti di vista ricadenti nello spazio pubblico di strade, piazze, slarghi ecc., valutando al contempo in modo distinto, area per area, edificio per edificio, oltre allo stato di conservazione e di alterazione del costruito storico, l’impatto percepibile a livello paesaggistico distinto per fronti panoramici, piazze, strade principali, secondarie e vicoli. Sull’importanza ai fini del restauro e della riqualificazione urbana di contestualizzare i dati relativi alle singole architetture agli ambiti urbani di appartenenza, anch’essi posti al centro dell’analisi documentaria e analitica, è stato già posto l’accento in premessa; tuttavia occorre ribadire come dall’analisi dei dati più recentemente raccolti per lo studio dell’Oltrarno condotto in seno ai laboratori di restauro si siano manifestate forme di impropria trasformazione dell’edificato urbano a conferma delle tendenze già rilevate nell’ambito dell’intero Centro Storico, ovvero all’interno della ‘core zone’ perimetrata nel 1982. Queste rilevazioni hanno messo in evidenza la stretta correlazione esistente tra i fenomeni denunciati dall’osservatorio urbanistico del Comune di Firenze65 che sono per lo più focalizzati alle criticità di tipo sociale legati al fenomeno turistico, con le principali patologie del degrado delle superfici del costruito storico (Fig. 1.33) o con la perdita dell’immagine identitaria stessa del paesaggio urbano oggi osservabile sotto forma di sgrammaticature compositive, materiche e cromatiche che alterano il lessico compositivo tradizionale delle facciate. L’analisi alla scala urbana condotta sull’Oltrarno ha permesso di valutare il reale stato di conservazione dei fabbricati, l’alterazione sopportata dalle cortine edilizie mappando le superfici del costruito storico, nonché di offrire l’opportunità di un confronto dialettico tra conservazione e rinnovamento nella valutazione delle criticità che interessano le facciate delle singole unità architettoniche, fornendo al tempo stesso un preciso quadro orientativo al fine di definire le più opportune azioni di manutenzione programmata e di restauro perseguibili alle diverse scale, laddove - come noto - il restauro del singolo edificio non può essere dissociato dal trattamento del contesto. La classificazione delle unità architettoniche operata in seno ai programmi di ricerca ha riguardato l’intero patrimonio edilizio, laddove ogni organismo architettonico è stato classificato per categorie funzionali di appartenenza e tipologie. Nelle attività seminariali, una tale analisi preventiva del costruito storico ha suscitato tra gli allievi, a livello individuale e di gruppo, una riflessione critica sia sul piano ambientale che socio-culturale che ha messo in luce quali siano i valori da salvaguardare e i disvalori da contrastare. La conoscenza delle dinamiche storico evolutive e la sintesi descrittiva prodotta sui comparti urbani
65 Si vedano, in particolare, gli effetti prodotti dal proliferare dei fenomeni ‘percepiti come negativi’ connessi con l’incremento abnorme dei flussi turistici e il contemporaneo decremento della popolazione residente a tutto vantaggio dell’accoglienza dei visitatori occasionali, cfr. il report redatto dal Gruppo di lavoro dell’Amministrazione comunale nel dicembre 2019 relativo all’Avvio del procedimento, Piano Operativo e Variante Piano Strutturale (All. A), p. 30 e sgg.
oggetto di studio ha portato gli studenti a valutare con maggiore chiarezza e incisività in chiave di restauro i fenomeni osservati. Lo studio così prodotto, grazie anche all’apporto a carattere multidisciplinare assicurato da contributi esterni, ha assunto una precipua rilevanza sull’impostazione metodologica delle ricerche. La lettura disaggregata su base storica dei tipi e dei caratteri architettonici è servita ad esempio come strumento identificativo delle trasformazioni osservate sul piano architettonico e compositivo. Nell’accezione che è stata data ai fini del ‘restauro urbano’, la tipologia architettonica ha inoltre permesso di identificare meglio l’impianto dell’edifici, precisato attraverso la datazione dell’assetto fondiario originario e delle successive trasformazioni (frazionamenti, fusioni, sopraelevazioni ecc.) e, ai fini dell’analisi dei caratteri architettonici, un riferimento essenziale per evidenziare allo stato attuale la cronologia delle fasi evolutive e/o di trasformazione osservate, la valutazione dei restauri pregressi e delle modifiche subite dagli organismi edilizi generando distinte modalità di riconoscimento dei modelli architettonici, costruttivi, materici e cromatici perseguiti nel tempo da valutare attentamente ai fini del restauro stesso. La disanima critica condotta sulle superfici dei fronti edilizi esaminati sotto il profilo materico e cromatico ha inoltre permesso di ricomporre in mancanza di documenti, la progressione stratigrafica degli interventi prodotti negli anni recenti, evidenziando inoltre sgrammaticature e discrasie lessicali nella distribuzione delle tinte e nel trattamento dei rivestimenti sia negli intonaci che nel facciavista. Questa particolare tematica del restauro architettonico assume una rilevanza particolare per il monitoraggio e la corretta gestione delle problematiche conservative, innanzi tutto perché per il restauro delle superfici, la cura della materia non può essere scissa dalla valutazione della corretta sintassi compositiva che negli apparati pittorici e decorativi è data dal rapporto fra gli elementi architettonici, la loro autenticità e integrità. Per queste ragioni il trattamento delle lacune e il riordino cromatico delle facciate hanno avuto un posto di rilievo nelle esercitazioni di restauro. Nel caso del Centro Storico di Firenze, sulla scorta degli studi condotti prima, durante e dopo il Progetto HECO, cit. una distinta valutazione è stata ancora una volta data in chiave storica ai materiali e alle tecnologie di trattamento delle superfici, laddove gli ambiti temporali ai quali riferirsi nel rilevamento condotto alla scala urbana sono stati distinti per principali fasi storico evolutive moderne, otto/ novecentesche (pre e postunitarie, pre e post belliche, ecc.) al fine di valutare in categorie tra loro omogenee i caratteri materici dell’edificato storico da salvaguardare e per indicare in modo congruo il ripristino di tinteggi e pitturazioni nel rispetto delle matrici cromatiche originali. In questa direzione i risultati ottenuti sono stati incoraggianti. Infine, partendo da una dettagliata configurazione ambientale delle fenomenologie di alterazione e degrado con l’oggettività dei dati forniti dai rilievi e dalle documentazioni prodotte, sono state precisate le priorità degli interventi da proporre in un processo armonico di riqualificazione e valorizzazione del costruito esistente. Attraverso questo tipo di approccio conoscitivo, si è data la giusta prospettiva
•Fig. 1.24
Santa Maria Novella, Progetto conservativo del prospetto nord, ibidem
Alterazioni e degradazioni
RAPPEZZO INCONGRUO (ri)
EROSIONE (er)
ABRASIONE (ab) Descrizione morfologica -Definizione uni normal
Ricucitura o toppa eseguite con materiale incompatibile che risulta essere incongruo e difforme al contesto superficiale limitrofo. Per murature faccia a vista o superfici intonacate la denominazione è rappezzo con malta incompatibile/incongrua, per superfici pittoriche la locuzione è rappezzo colorato con tinte incongrue o imbrattatura (sovrapposizione incongrua di più strati di vernice su graffi, scritte e macchie). Cause
- Azione dell’uomo - Intervento maldestro negligente o provvisorio
Forma di degrado che colpisce le superfici esposte e si manifesta con la perdita di materiale dalla superficie. A seconda delle cause di degrado, possono essere utilizzati termini come erosione per abrazione o erosione per corrosione, erosione e usura. “Asportazione di materiale della superficie che nella maggior parte dei casi si presenta compatta” (UNI NorMal 11182:2006) - Azioni meccaniche di particelle solide trasportate dal vento - Agenti atmosferici - Cause antropiche
Degrado materico che colpisce le superfici esposte e che si manifesta con perdita di materiale superficiale. È frequente in particolar modo nelle pietre arenarie e negli intonaci. Si veda erosione nel NorMal 11/88: “Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversa. Quando sono note le cause di degrado, possono essere utilizzati anche termini come erosione, per abrasione o erosione per corrosione” - Agenti abrasivi - Azioni meccaniche di particelle solide trasportate dal vento -Usura
DEPOSITO SUPERFICIALE (ds)
MANCANZA (mn) Depositi estranei al supporto più o meno stratificati. Il fenomeno di deposito di particellato èpiù rilevante nelle zone protette da venti e piogge mentre quello di accumulo di guano si trova nelle parti superiori degli aggetti o nelle zone poco raggiungibili. “Accumulo di materiali estranei di varia natura, quali polvere, terriccio, guano, etc. Ha spessore variabile, generalmente scarsa coerenza e scarsa aderenza al materiale sottostante” (Uni NorMal 11182:2006)
Caduta e perdita di parti. Termine generico che prevede una interruzione improvvisa della leggibilità pittorica, nel caso di intonaci dipinti si utilizza la voce lacuna. “Perdita di elementi tridimensionali ( braccio di una statua, ansa di un’anfora etc).” (UNI NorMal 11182:2006) - Inquinanti atmosferici - Scabrosità, deformazione della superficie - Tipologia di prodotto verniciante - Esposizione -Sostanze organiche d’accumulo
- Azione dell’uomo
- Soluzione di continuità conseguenti alla presenza di fessurazioni e/o di lesioni
SCAGLIATURA (sc) Degradazione fisica che si manifesta con il distacco totale o parziale di scaglie o frammenti spesso in corrispondenza di soluzioni di continuità del materiale originario. “Presenza di parti di forma irregolare, spessore consistente e non uniforme, dette scaglie,generalmente in corrispondenza di soluzioni di continuità del marteriale originario” ( UNI NorMal 11182:2006) - Sbalzi termici - Gelo e disgelo - Presenza di sali solubili e acqua che cristallizzando aumentano di volume ed esercitano pressioni molto elevate all’interno di rocce porose
Interventi di restauro
Obiettivo: Eliminazione del rappezzo e sostituzione con materiali compatibili Modalità di Intervento: 1_Spazzolatura della superficie di intervento con spazzola morbida 2_Rimozione meccanica di precisione con microscalpelli pneumatici e bisturi 3_Integrazione di nuovo intonaco con bagnatura dell’interfaccia e stuccatura con spatola 4_Restituzione di uniformità cormatica
Obiettivo: Ricomposizione delle parti erose
Modalità: 1_Spazzolatura della superficie di intervento con spazzola morbida 2_Integrazione della parte erosa attraverso l’uso di impasto con matrici minerali e colori matrice 3_Protezione superficiale con applicazione a spruzzo di prodotti protettivi organici
Obiettivo: Reintegrazione delle parti abrasive
Modalità: 1_Spazzolatura della superficie di intervento con spazzola morbida 2_Eliminazione con scalpelli manuali e con carta abrasiva dei margini esterni della zona degradata 3_Integrazione della parte abrasa con stuccatura 4_Ritinteggiatura 5_Protezione superficiale con applicazione a spruzzo di prodotti protettivi organici
Obiettivo: Eliminazione degli accumuli e dei materiali estranei dalle superfici
Modalità: 1_Rimozione dei depositi superficiali con scopa di saggina 2_Pulitura con acqua nebulizzata 3_Ritinteggiatura 4_Protezione superficiale con applicazione a spruzzo di prodotti protettivi organici
Obiettivo: Reintegrazione della parte mancante
Modalità: 1_Spazzolatura della superficie di intervento con spazzola morbida 2_Integrazione della parte erosa attraverso l’uso di impasto con matrici minerali e colori matrice 3_Ritinteggiatura 4_Protezione superficiale con applicazione a spruzzo di prodotti protettivi organici
Obiettivo: Consolidamento della superficie, protezione dagli agenti atmosferici
Modalità: 1_Consolidamento con applicazione a pennello di idrossido di calcio, iniezioni e microiniezioni di materiali da valutare a seguito di indagini. 2_Protezione superficiale con applicazione a spruzzo di prodotti protettivi organici
Legenda delle funzioni e dei percorsi di visita
Spazi espositivi Infopoin – spazi esposizioni temporanee Bookshop Servizi igienici Ambienti di servizio Caffetteria
Laboratori Aula magna- conferenze Chiesa Percorso completo – a Percorso artistico – b Percorso religioso - c
metodologica per analizzare con maggior dettaglio anche i singoli fabbricati e i complessi monumentali che compongono la scena urbana. (Figg. 1.34, 1.35) Seguendo questo modo di procedere, risulteranno più proficui e meno aleatori i criteri di studio da applicare ai singoli edifici al fine di dar corso ad un più esaustivo percorso conoscitivo relativo alle caratteristiche generali dell’organismo architettonico, strutturale e non, cui è affidata la stabilità muraria e la prevenzione ai fini antisismici. Un tale orientamento di ricerca può considerarsi propedeutico alla definizione del progetto diagnostico per il restauro conservativo, di consolidamento/ rafforzamento e di monitoraggio di controllo. D’altronde, come avviene per le cause ambientali, naturali ed antropiche che interessano la conservazione delle superfici architettoniche, molte cause del rischio sismico, del danno o del dissesto murario rilevato hanno origine per fattori intrinsechi al sistema murario caratterizzante la ‘scatola strutturale’ dell’edificio abitativo (o del fabbricato) o dei singoli corpi di fabbrica che lo compongono.66
66 Si vedano le definizioni date dalla Circolare Min. LL.PP. n.1820/1960: “Per fabbricato o edificio si intende qualsiasi costruzione coperta, isolata da vie o da spazi vuoti, oppure separata da altre costruzioni mediante muri che si elevano, senza soluzione di continuità, dalle fondamenta al tetto; che disponga di uno o più liberi accessi sulla via, e possa avere una o più scale autonome. Per fabbricato o edificio residenziale s’intende quel fabbricato urbano o rurale, destinato per la maggior parte (cioè il più della cubatura) ad uso di abitazione.
•Fig. 1.25
Santa Maria Novella, piano delle funzioni e percorsi museali di progetto, ibidem
I percorsi di visita del complesso museale di Santa Maria Novella consentono una fruizione, in base all’ambito di interesse. Questi infatti includono sia gli ambienti comunali del Museo di Santa Maria Novella (Chiostro dei Morti, Chiostro Verde, Cappellone degli Spagnoli, degli Ubriachi ed il refettorio), sia quelli gestiti dall’Opera per Santa Maria Novella (la Basilica, e il cimitero degli Avelli), nonché il Chiostro Grande, il dormitorio settentrionale e la Cappella del Papa. Il percorso di visita prevede tre grandi temi culturali di interesse per i visitatori: il tema religioso, il tema artistico e in fine il tema degli eventi straordinari e delle mostre interattive. I tempi di percorrenza del museo sono di circa 60 / 75 minuti, con la possibilità di prenotare le aule dei laboratori a fine visita per le scolaresche, una occasione in più per avvicinare i cittadini fiorentini agli spazi comunali fin da piccoli.
I particolari del progetto architettonico
1. elemento scatolare modulare in acciaio 2. faretto piatto di illuminazione per oggetti museali 3. meccanismo di smontaggio ad incastro dei moduli 4. scatola elettrica protetta 5. peduccio del modulo 6. telaio metallico di collegamento 7. supporti regolabili in metallo (acciaio inox) 8. piedistallo (dado) 9. collarino inferiore 10. cavetto 11. plinto 12. faretto di illuminazione a terra 13. condotto elettrico e telematico 14. rivestimento in gres simil marmo verde “NERO GRECO” (LAMINAM) 15. strato adesivo a presa normale 16. chiusura metallica 17. tubazione con barriera ad ossigeno 18. tubazione principale collegata alla caldaia 19. tubazione di collegamento fra più moduli 20. bacinella di contenimento 21. disp. illuminante “CAPITELLO” (VIABIZZUNO) 22. rivestimento intonaco 23. ghiera volta crociera 24. riempimento in malta bastarda e cocci 25. strato di allettamento 26. cemento spatolato
•Fig. 1.26
Santa Maria Novella, Progetto architettonico e allestimento interno, ibidem
Abaco delle opere
1) Agnolo Gaddi (Firenze, documentato dal 1369 – morto nel 1396), Madonna col Bambino in trono tra angeli e i santi Domenico, Giovanni Battista, Pietro martire, Paolo, Lorenzo, Tommaso d’Aquino e monaca in preghiera, 1375, Tempera e oro su tavola, cm 159 x 198 Parma, Galleria Nazionale, inv. n. 435 Dal convento domenicano di Santa Maria Novella di Firenze, fu acquistata dal marchese Taccoli Canacci, che la vendette a un tal Filippo Lucchi, il quale la esitò alla chiesa di Pannocchia, dalla quale l’acquistò nel 1855 la Galleria Nazionale
2) Maestro delle Effigi Domenicane Cappella del Convento Forse dalla Cappella d’Ognissanti alla base del campanile
3) Duccio di Buoninsegna, Maestà e angeli, 1285, Tempera e oro su tavola, 450×290 cm Firenze, Uffizi, prima sala dei primitivi Dalla Cappella dei Laudesi, poi dal tramezzo della chiesa, infine dalla Cappella Rucellai
4) Pacino di Bonaguida, San Silvestro Papa, 1325 ca, tempera e oro su tavola Cappella del Convento Forse da connettere alla Madonna col Bambino della Yale University Art Gallery (New Haven, Conn.) per l’uso degli stessi punzoni.
5) Pacino di Bonaguida, San Tommaso Becket, San Bartolomeo, San Giovanni Battista, San Zanobi, 1308, tempera e oro su tavola Firenze, Fondazione Cassa di Risparmio Dall’altare di San Tommaso Becket dei Minerbetti sotto il tramezzo
6) Bernardo Daddi, Apparizione di san Pietro e san Paolo a san Domenico, 1338, tempera su tavola New Haven (Conn), Yale University Art Gallery Da una smembrata pala che era posta all’esterno del coro
7) Bernardo Daddi, Ricompensa di san Tommaso d’Aquino per aver resistito alle tentazioni, 1338 Berlino, Staatliche Museen, Gemäldegalerie Da una smembrata pala che era posta all’esterno del coro
8) Bernardo Daddi, Incoronazione della Vergine, 1340 ca, tempera e oro su tavola Firenze, Galleria dell’Accademia Dalla chiesa, forse dall’altare di san Pietro Martire nel ponte
9) Jacopo di Cambio, Incoronazione della Vergine e storie della vita della Vergine, 1336, paliotto in seta ricamata, cm 106x440 ca Firenze, Galleria dell’Accademia Dalla chiesa
10) Pittore fiorentino, Madonna col Bambino e i santi Antonio e Giovanni Battista, detta Madonna della Peste o Madonna della Febbre, XV sec., tempera su tavola Firenze, convento di Santa Maria Novella, presso l’appartamento del Provinciale Era ricordata sotto l’organo della chiesa, successivamente fu collocata nella Cappella di san Girolamo di rimpetto alla sagrestia
11) Plautilla Nelli, Ultima Cena, XVI sec., olio su tela In corso di restauro fino all’autunno 2018 (studio della restauratrice Rossella Lari) Originariamente nel convento di san Marco, dall’Ottocento venne trasferito nel Cappellone degli Spagnoli, dov’è menzionato dall’inventario del 1870 (n. 2706). Nel ‘900 è stato trasferito prima nel Refettorio del Museo di Santa Maria Novella, poi (dal 1983) nel refettorio del convento
12) Sandro Botticelli, Adorazione dei Magi, 1475 ca., tempera su tavola, cm 111 x 134 Firenze, Uffizi Commissionato da Gaspare di Zanobi del Lama, cortigiano della famiglia dei Medici, per la sua cappella funebre in Santa Maria Novella. Il patronato della cappella nel 1556 passò ai Fedini e poi verso il 1570 a Flavio Mondragone, istruttore di Francesco I de’ Medici. Il Mondragone fece trasportare il dipinto nel proprio palazzo. L’esilio di Flavio, accusato di tradimento dallo stesso Francesco, comportò una confisca dei suoi beni, tra cui doveva trovarsi anche il dipinto botticelliano che finì nelle raccolte granducali.
13) Domenico Ghirlandaio, Pala Tornabuoni, 1490-98, tempera su tavola, h 221 cm L’opera è smembrata in varie sedi: Madonna in gloria tra santi (fronte), 221x198 cm, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera Resurrezione (retro), 221x199 cm, Gemäldegalerie, Berlino Santa Caterina da Siena, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera San Lorenzo, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera Santo Stefano, 191x56 cm, Szépmu˝vészeti Múzeum, Budapest San Pietro Martire, Fondazione Magnani Rocca, Traversetolo (provincia di Parma) San Vincenzo Ferrer, già nel Kaiser-Friedrich-Museum, Berlino, andato distrutto nel’incendio della Flakturm Friedrichshain di Berlino nel maggio 1945 Sant’Antonino Pierozzi, già nel Kaiser-Friedrich-Museum, Berlino, andato distrutto nel’incendio della Flakturm Friedrichshain di Berlino nel maggio 1945 L’opera nasce per l’altare della cappella maggiore. Con le risistemazioni del 1804 la pala venne smembrata e dispersa (1816) immettendola nel mercato antiquario. Oggi è in parte perduta e in parte divisa in vari musei
•Fig. 1.27
Seminario Maggiore Arcivescovile, la biblioteca
Fig. 1.28
Forte di Belvedere, vista panoramica
Fig. 1.29
Chiostro Grande di S. Maria Novella, particolare
Fig. 1.30
Seminario Maggiore Arcivescovile, Chiostro di S. Bernardo, particolare Occorre ancora ricordare che nel postulato degli studi per il restauro, l’edificio (o fabbricato, che dir si voglia) rappresenta e identifica nei suoi molteplici aspetti formali e tipologici il risultato del percorso storico evolutivo che lo ha generato, adattato o modificato in relazione alla sua composizione, spazialità e funzionalità. In relazione a questo riconoscimento il bene architettonico può essere analizzato, da un punto di vista costruttivo o materico-stratigrafico come un compendio assoluto di storia della cultura tecnica ed artistica. Ciò vale anche per il singolo elemento, quel ‘corpo di fabbrica’ che identifica l’insieme di vari ambienti dell’edificio, raggruppati in modo da formare un organismo costruttivo a sé. Infatti, se l’intero edificio consta di più corpi di fabbrica, questi sono a loro volta raggruppati o collegati variamente fra loro, ma sempre in maniera tale che ciascuno di essi risulti limitato dai muri esterni su almeno due lati del proprio perimetro per appartenere in modo inequivocabile all’edificio principale. Mutuando il concetto, un’analoga considerazione può essere estesa al contesto urbano proprio del comparto edificatorio, composto da più parti tutte intimamente connesse tra loro per giustapposizione, ecc. Dunque, in un certo modo, le procedure seguite per lo studio dell’assetto storico urbano corrispondono, al variare di scala, a quelle condotte nel dettaglio sugli apparati costruttivi e decorativi dell’edificio, o di parti di esso. La produzione di una gran massa di dati ha determinato l’esigenza di migliorare la nostra capacità di elaborazione, passando dalle prime schede di catalogo realizzate su base cartacea all’utilizzo di sistemi di acquisizione e gestione informatica dei dati (cfr. quanto descritto nel cap. 4) e dalla loro esatta dislocazione geografica e nello spazio topografico, passando dalla grafica vettoriale a quella digitale, dal rilievo tradizionale in carta al rilievo digitale per immagini, attraverso la georeferenziazione di mappe e carte geografiche raster.67
Negli studi che sono stati condotti per la schedatura del patrimonio edilizio esistente è stata adottata la classificazione ID comunale in uso nei sistemi informativi territoriali, assumendo l’unità particellare catastale quale ‘contenitore’ dei dati aggregati, eventualmente frazionabile in due o più parti qualora lo richiedesse la diversa caratterizzazione compositiva o la posizione rispetto al fronte strada delle singole ‘unità di facciata’. La particella catastale, il profilo di facciata (fronte di cortina) e, conseguentemente, il fabbricato vengono dunque associati ad un unico campo di studio (genericamente ad una ‘griglia’) con le informazioni che, in virtù del sistema di gestione adottato68, sono diversamente tracciabili e direttamente utilizzabili per il progetto con la possibilità di interrogare il sistema, attraverso l’elaborazione di studiati algoritmi, al fine di produrre nuovi quadri informativi. Infine, l’aver condotto nell’ambito dei laboratori didattici questo duplice e congiunto percorso di lettura, alla scala urbana e architettonica, interessando senza gerarchie il costruito storico e monumentale della città, ha dato risultati molto interessanti sia in un’ottica di formazione per gli studenti
67 Ci si riferisce al processo mediante il quale si assegnano delle coordinate del mondo reale a ciascun pixel del raster. 68 Centauro G.A, Fastelli D. 2017, p. 97-114.
(accelerando processi di lettura critica) sia in quella, non affatto scontata, della messa a punto di metodologie d’indagine più efficaci in chiave di gestione futura dei dati e, quindi, di definizione del progetto di conservazione/valorizzazione. Queste peculiarità metodologiche, affidate alla ricerca sul campo, ci hanno convinto, dopo quasi un lustro di sperimentazioni, alla luce dell’amplissima campionatura di indagini, rilievi e valutazioni eseguite nei comparti del centro storico di Firenze e non solo, a pubblicare coi risultati acquisiti anche gli strumenti messi a punto e utilizzati nel corso delle esperienze svolte. L’obiettivo ultimo rimane tuttavia quello di tracciare una strada percorribile nel futuro, adottabile oltre l’area geografica o la situazione urbana indagata in un ambito di ‘caso-studio’, relativa più in generale alla ‘conservazione integrata’ dei centri storici al fine di promuovere ricerche dinamiche sul campo a sostegno di un modo nuovo di procedere negli studi per il restauro, come una ‘scienza applicata’ al territorio diffuso dei beni architettonici e del paesaggio, cioè in grado di alimentare un più proficuo utilizzo delle risorse umane e degli strumenti innovativi messi a disposizione dalle nuove tecnologie, sempre nel rispetto dei lineamenti disciplinari storicamente consolidati. In conclusione, si è trattato di elaborare proposte fattibili per la gestione della conservazione e la valorizzazione del patrimonio diffuso e dei singoli beni architettonici e, di conseguenza, assolvere in modo coordinato e correlato tra le varie discipline che concorrono al progetto di restauro.
•Fig. 1.31
Chiesa di S. Felicita, interno settecentesco
Fig. 1.32
Chiesa di S. Giorgio alla Costa, rilievo fotografico del soffitto ligneo del 1705
Analisi dati colore e conservazione del lotto
Il lotto oggetto di studio si trova inserito all’interno del Quartiere di San Frediano che si caratterizza da un punto di vista ambientale per la presenza di varie piazze e complessi di interesse. L’analisi dal punto di vista urbano del lotto qui esemplificato ha previsto uno studio sia sui livelli di degrado che caratterizzano le superfici degli edifici nei diversi fronti strada sia sulle cromie di rivestimento (le misure colore sono codificate con il sistema ACC 4041). Le informazioni relative a queste due categorie (degrado e colore) sono state ricavate dal sito HURBANA-HERITAGE ANALYSIS, che ha permesso di ricavare ino studio su ogni singolo edificio ma anche un confronto tra il lotto ed il Quartiere di San Frediano. Sono state ricavate dai fronti di facciata quattro matrici colore (rispettivamente: fondo, basamento, zoccolo e cornici), evidenziando nel lotto oggetto di studio le cromie caratterizzanti. Per quanto concerne lo studio del degrado sono stati ricavati dei grafici relativi ai singoli fronti strada riguardanti la distribuzione del degrado, le patologie, le sgrammaticature e la conformità materica. Sono stati inoltre evidenziati: l’indice del degrado e le priorità di intervento per ciascun edificio, ponendo l’attenzione sulle cortine edilizie che presentano una priorità medio/alta.
Matrici colore Borgo San Frediano - Relazione con i colori dell’isolato gruppo 9
•Fig. 1.33
Progetto Oltrarno, estratto da report interattivo con mappa dei livelli di degrado delle facciate e delle patologie più diffuse, valori in percentuale.
Matrici colore del fondo - isolato gruppo 9
•Fig. 1.34
Tavola di studio con analisi dei dati colori rilevati nel comparto urbano (Piazza Tasso - Via di Camaldoli - Via dell’Orto - Via del Leone) nell’AUO San Frediano
•Fig. 1.35
Distribuzione delle patologie per tipi ed entità di degrado descritte con grafici di sintesi e rappresentazioni su eidotipi di rilievo