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Il rilievo del manufatto architettonico

Livello di degrado

Alto

Basso Medio Molto Alto

Trascurabile assente

in alzato e la loro relazione in contesto urbano oltre ad avere permesso la creazione di mappe di sintesi e quantificazione dei fenomeni per interpolazione diretta dei dati. Il rilievo dei complessi architettonici più grandi ha richiesto invece un approccio più strumentale e di rilievo integrato in quanto la complessità degli spazi (nonostante avessimo a supporto la documentazione tecnica e di rilievo fornita dall’Amministrazione comunale, segnatamente dell’Ufficio “Belle Arti e Fabbrica di Palazzo Vecchio”) necessitava un controllo di ricollimazione dei vari corpi di fabbrica oltre che delle nuvole di punti che agli studenti venivano fornite con i rilievi a tempo di volo dai Laser Scan in dotazioni agli altri moduli del laboratorio di restauro del corso magistrale. In supporto alle operazioni di ricollimazione del modulo di restauro si sono utilizzati strumenti di rilievo indiretto più canonici e comuni quali una stazione topografica con specchio e palina o un Disto laser con base dotata di cavalletto per stazione di rilievo capace di realizzare piccole nuvole di punti esportabili in dxf. Da queste operazioni si sono ricavati i punti fissi (necessari anche per rilevazioni a tempo di volo con LaserScan o Droni) per la ricollimazione dei rilievi eseguiti dagli studenti del complesso di Santa Felicita o nella ricerca dello spessore della volta Brunelleschiana della Cappella Capponi ivi posta descritto dalla dott.ssa Marta Castellini nel presente volume, così da avere il controllo dei punti “discretizzati” ovvero scelti in base alla ricerca delle dimensioni, dei rapporti fra gli ambienti, e delle geometrie. Tale metodo è risultato efficace anche nella lettura della deformazione della volta unghiata non strutturale presente nella biblioteca del Seminario Arcivescovile Maggiore: in questo caso la lettura della deformazione ha permesso la stima della freccia oltre che delle condizioni del supporto in cannicciato che costituisce la volta stessa. Lo strumento principe delle operazioni di restauro risulta comunque essere l’indagine diretta sul posto del manufatto dalla quale devono nascere gli elaborati necessari alle fasi analitiche e progettuali.

•Fig. 5.7

Stato di Conservazione dell’Area Urbana Omogenea (AUO) ‘Pitti’

Fig. 5.8

Indice di Alterazione Visiva dell’Area Urbana Omogena (AUO) ‘Pitti’

Nei moduli di restauro si dedica molto tempo alla rilevazione diretta ridistribuendo agli studenti parti dei manufatti da rilevare di dimensioni tali da potere essere affrontati per trilaterazioni, coltellazioni e rilevi fotogrammetrici in maniera completa ed esaustiva. Il rilievo dei fronti, degli areali e di parti di edifici produce elaborato alla scala di dettaglio necessario alla completa rappresentazione dell’architettura, dei materiali, dei fenomeni di degrado e del colore. Gli esempi citati e illustrati nelle tavole illustrano il lavoro eseguito dagli studenti dei laboratori. In particolare per Santa Maria Novella è stato utilizzato la divisioni in gruppi e poi una collimazione topografica al rilievo che nel 2005 fu prodotto per l’amministrazione comunale dal Dipartimento di Progettazione dell’Architettura dell’Università di Firenze (oggi Dida), Sezione Disegno e Rilievo, potendo fornire al Comune, all’interno dell’Accordo di collaborazione, una conoscenza totale del bene partendo dalla articolazione degli spazi, degli impianti, delle patologie rilevate nel autunno 2017 oltre alla completa rappresentazione delle superfici di pregio tra le quali i 55 affreschi del Chiostro Grande. Tali elementi di alto pregio, analizzati sotto la guida del restauratore Guido Botticelli, hanno portato la scala di rappresentazione fino a 1:1 con analisi a luce radente e alla ricerca delle giornate di lavoro o dei segni lasciati dalla tecnica dei cartoni. Le osservazioni e le indagini che sono emerse dall’analisi dei fotopiani così restituiti hanno fornito le indicazioni per gestire le opere d’arte all’interno di un progetto di restauro al fine di restituire agli architetti che si affacciano adesso al mondo del lavoro la competenza dell’architetto restauratore.

Gli elaborati prodotti

L’obiettivo delle operazioni di conoscenza è di fornire le basi necessarie alla lettura dei fenomeni di degrado, delle componenti materiche, delle superfici cromatiche; tali operazioni devono soprattutto fornire le mappe sulle quali collocare i fenomeni e gli elementi costruttivi e sulle quali si possano quantificare e programmare le operazioni diagnostiche, di conservazione e restauro. Per fare ciò la restituzione dei rilievi deve essere adeguata alla scala di intervento e gli elaborati scelti in base alla finalizzazione delle operazioni di analisi e progetto conservativo. Gli elaborati di restituzione sono costituiti preferibilmente da disegni al tratto e fotopiani sui quali son riportate le misure, i colori, i materiali. Le elaborazioni di progetto partono da questi elaborati e su di essi devono potere essere quantificate le patologie e dimensionati gli interventi. Le elaborazioni di grafica e di rappresentazione in tre dimensioni sono riservate alle componenti costruttive e alle elaborazioni di renderizzazione di progetto. Le scale di rappresentazione del rilievo sono calibrate alle distinte categorie di indagine. La scala fino al 1:200 è utilizzata allora per le operazioni di rilievo urbano e restituzione dei fronti delle cortine stradali. A questa scala si realizzano infatti piccoli disegni di prospetto con la qualità di eidotipo l’obiettivo dei quali risulta essere la rappresentazione dettagliata delle facciate e la distribuzione dei caratteri, dei fenomeni, dei materiali e dei colori sulle quinte stradali urbane.

•Fig. 5.9

Seminario Arcivescovile Maggiore. Restituzione del rilievo fotogrammetrico della statua di San Bernardo

Ad una scala più architettonica (1:00 e 1:50) si analizzano gli edifici vincolati o comunque oggetto di analisi tematica (Fig. 5.9, Tavv. 5.23-5.25). A queste scale (ma sempre con una definizione del tratto e delle gerarchie del segno adeguate al 1:50) e a questa definizione vengono redatti i fotopiani. Durante i laboratori di restauro, l’utilizzo dei fotopiani risulta fondamentale perché questi illustrano lo stato di salute dell’edificio e permettono la localizzazione esatta dei fenomeni di degrado oltre a costituire la base per le analisi conservative e cromatiche. I fotopiani che vengono richiesti agli studenti sono realizzati attraverso il rilievo e la mosaicatura fotografica sul prospetto rilevato. È molto importante sottolineare che ai fini del restauro (sia didattico che metodologico) il fotopiano è condotto per fotoraddrizzamento omologico e per collimazione in quanto è una vestizione del prospetto con il documento fotografico (Figg. 5.10-5.12, Tavv. 5.26, 5.27). Questa procedura infatti è finalizzata alla realizzazione di un supporto utile per le letture, le analisi e per il progetto ed è equiparabile, operativamente e didatticamente, agli ortofotopiani prodotti, ove possibile, dalle nuvole di punti strumentali ottenute da mezzi quali Laser Scanner a tempo di volo o da mesh fotografiche generate dalla collimazione delle riprese aeree di Droni (Tavv. 5.28-5.30). Sopra i fotopiani e sugli eidotipi prendono posto anche le rilevazioni cromatiche la cui composizione e andamento all’interno del contesto urbano sono oggetto di analisi conservativa e di vulnerabilità. Le scale di maggior dettaglio sono riservate alla descrizione di elementi di pregio (capitelli, colonne, affreschi, motivi decorativi e geometrici, modanature, ecc.). L’insieme delle elaborazioni sono calibrate per creare i dati metrici e qualitativi che devono costituire un terreno comune di intersezione tra l’analisi e la progettualità11 che da questi si esprimono e si articolano le complesse operazioni che dalla diagnostica in avanti portano per gradi al progetto architettonico di restauro.

11 Cfr., ultra, gli approfondimenti di F. Masci e L. Brandini.

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