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L’analisi dei valori

L’analisi dei valori

Da qualche anno a questa parte, a passo con i tempi e con il grande uso dei social network da parte dei giovani studenti di architettura, il corso di restauro ha introdotto una novità per aiutarli nella fase progettuale e di valorizzazione: la redazione di moodboard6, una tavola delle emozioni, dei valori e

dei disvalori percepiti in un determinato contesto. L’elaborato è stato riproposto in modo originale dal Prof. Centauro nel percorso di studi orientativo del restauro per stimolare l’approccio conoscitivo proprio del restauro nel prendere coscienza dei valori da salvaguardare, per stimolare tutto questo da parte degli studenti (Tavv. 6.7-6.10). Nel campo del restauro la creazione di un moodboard come un concept di progetto significa riportare, una volta raccolti tutti i dati di rilievo, storici e documentari, un racconto ben strutturato per comunicare il proprio messaggio propositivo; una sorta di narrazione visiva volta a focalizzare il proprio processo creativo che porta al progetto di riabilitazione funzionale della fabbrica e di valorizzazione di parti o dell’intero complesso della fabbrica stessa. La rappresentazione visiva, fatta di immagini e di schizzi, è spesso molto più forte di mille parole o di un disegno geometrico leggibile solo da addetti ai lavori. Nel nostro caso specifico ci sono stati studenti che nel progetto di San Giorgio alla Costa hanno trovato ispirazione nelle grate del coretto o negli organi; nel progetto di Santa Felicita in Piazza, nella vita religiosa delle suore di clausura, nell’ascolto del silenzio che si ha all’interno del chiostro oppure nel percorso del Granduca lungo il Corridoio Vasariano (Tav. 6.11); nel progetto del Seminario Arcivescovile Maggiore alcuni moodboard si sono aperti più alla città e coinvolto la vita dei seminaristi con il quartiere di San Frediano, oppure hanno raccolto tutti i dettagli caratteristici di quel edificio per individuare un percorso conoscitivo di unione tra Lungarno e quartiere (Fig. 6.10); altri hanno individuato nel concetto di ospitalità la fonte di ispirazione del progetto. Per la Chiesa di San Francesco di Sales gli studenti hanno indicato il proprio moodboard nel percorso del silenzio; avere una chiesa che si trova all’interno di una corte accessibile solo da un ingresso e protetta dalle mura storiche di Firenze ha posto le basi per il loro progetto come luogo di preghiera, di rifugio e come sosta sulla via dei pellegrini. Il passo successivo è stato quello di trasferire le idee ed i concetti espressi nella tavola delle emozioni in un progetto condivisibile, che riportasse ‘vita’ laddove non era più presente o che individuasse una nuova funzione che fosse affine con la fabbrica stessa.

6 Dall’inglese mood “umore” e board “tavola”.

•Fig. 6.10

Seminario Arcivescovile Maggiore, al centro della vita del quartiere, schemi di progetto con analisi dei percorsi

•Fig. 6.11

Chiesa di Santa Felicita in Piazza – stato sovrapposto, indicazione delle demolizioni e costruzioni

I gruppi degli allievi hanno lavorato sviluppando diverse idee a seconda dei temi assegnati: • Nella Chiesa di San Francesco di Sales il progetto è stato tradotto in un recupero del cammino del pellegrino. (Tav. 6.12) • Nella Chiesa di Santa Felicita in Piazza il moodboard si è tradotto nella creazione di un progetto museale degli spazi minori della chiesa (Tav. 6.13), collegando il chiostro e la sala capitolare con il

Corridoio Vasariano (Tav. 6.14), riaprendo il percorso del Granduca fino a giungere all’interno della chiesa e della corte interna (Tav. 6.15); altri studenti hanno individuato dei percorsi diversi in base all’utilizzo: quello religioso con ingresso dalla Piazza; quello museale degli oggetti sacri con ingresso da via San Giorgio e quello museale della chiesa-museo di Santa Felicita con il percorso intramuros7

visita della chiesa stessa (Tav. 6.16), osservazione dell’estradosso della Cupola Brunelleschiana a copertura della cappella Barbadori- Capponi8 e collegamento con il palchetto Granducale (Tav. 6.17). Il Seminario Maggiore Fiorentino ha prodotto diversi progetti con alcune tematiche molto importanti; quasi tutti hanno indicato un’apertura del complesso monumentale alla città, per far in modo che ci fosse una correlazione continua tra l’attività seminariale, relegata ad una porzione dell’edificio e il resto della città, caratterizzata dalle botteghe artigiane di San Frediano. All’interno del complesso sono state ipotizzate diverse nuove funzioni, tutte affini con l’attività seminariale (Tavv. 6.18, 6.19); alcuni hanno previsto la riapertura al pubblico della splendida biblioteca collegandola con laboratori musicali (Fig. 6.1); altri hanno individuato il percorso dell’emergenza abitativa, in quanto

7 Dal latino intra “dentro” e muros “muro”. 8 La cappella Barbadori e poi Capponi (vedi cap. 5.3) si trova immediatamente a destra dell’ingresso principale, oltre a rappresentare un primo esempio dell’architettura di Filippo Brunelleschi, è famosa per conservare la Deposizione, una grande tavola considerata uno dei capolavori di Jacopo Carucci detto il Pontormo.

una porzione del corpo di fabbrica è stato progettato per garantire un alloggio di fortuna a persone bisognose o ospiti. • La Chiesa di San Giorgio alla Costa, fuori dal percorso turistico fiorentino, ha permesso agli studenti di intervenire per fare in modo che con i loro progetti questa potesse entrare in nuovi circuiti visitati dai turisti con il “percorso delle Coste” che da Piazza Santa Felicita porta fino al Forte Belvedere (Tav. 6.11). I progetti su menzionati non si sono occupati esclusivamente della singola fabbrica ma si sono estesi anche alla scala urbana, coinvolgendo l’immediato intorno e cercando sempre una relazione tra quello che è l’esterno e le funzioni interne all’immobile oggetto di studio. In conclusione vorremmo ribadire che il progetti architettonici elaborati dagli allievi durante i laboratori di Restauro non hanno adeguato il corpo di fabbrica alla funzione, ma hanno dimostrato che con piccole modifiche planimetriche (Fig. 6.11), con l’inserimento dei nuovi collegamenti verticali (ascensori), con la progettazione di elementi reversibili e/o rimovibili e nel rispetto del costruito esistente, si può operare all’interno di edifici con innumerevoli criticità funzionali e di accessibilità, la rappresentazione grafica migliore è quella degli esplosi assonometrici per avere una lettura generale dei vari livelli del corpo di fabbrica (Fig. 6.12).

•Fig. 6.12

Seminario Arcivescovile Maggiore – schemi assonometrico delle funzioni e dei percorsi

Tav. 6.1

Chiesa di Santa Felicita in Piazza, sezione della Sala Capitolare, analisi del degrado dell’affresco

Tav. 6.2

Chiesa di Santa Felicita in Piazza, analisi del degrado della Cappella Maggiore, fotopiani con simulazione del progetto di conservazione

Principali patologie rilevate

Efflorescenza

Erosione

Alterazione cromatica

Esfogliazione

Cavillatura

Lacuna

Distacco

Mancanza

Tav. 6.3

Chiesa di Santa Felicita in Piazza, analisi del degrado in porzione della pavimentazione e fotopiano con simulazione del progetto di conservazione

Tav. 6.4

Chiesa di Santa Felicita in Piazza, parete e cappelle a cornu epistulae, analisi dei materiali e fotopiano

Tav. 6.5

Chiesa di Santa Francesco di Sales, progetto conservativo delle pareti interne alla chiesa. Interventi finalizzati alla conservazione

Tav. 6.6

Chiesa di Santa Felicita in Piazza, simulazione per il progetto di rifunzionalizzazione degli spazi attigui alla chiesa

pagina a fronte

Tav. 6.7, 6.8

Seminario Arcivescovile Maggiore di Firenze, moodboard e concept di progetto

Tav. 6.9, 6.10

Seminario Arcivescovile Maggiore di Firenze, moodboard e concept di progetto

Tav. 6.11

Chiesa di Santa Felicita in piazza e Chiesa di San Giorgio alla Costa, piani delle funzioni

Tav. 6.12

Chiesa di San Francesco di Sales, riabilitazione funzionale e studio planimetrico dell’intorno con simulazione e fotoinserimento dell’arredo urbano

Legenda

Spazi polifunzionali Sala concerti Esposizione temporanea Esposizione permanente Spazi parrocchiali Spazi distributivi Biblioteca

Tav. 6.13

Chiesa di Santa Felicita in Piazza e chiesa di San Giorgio alla Costa, progetto correlato con nuove destinazioni e schema dei percorsi, piano delle funzioni

Tav. 6.14

Oltrarno fiorentino, progetto del percorso delle Coste, alternativo al Corridoio Vasariano per valorizzare le chiese ed i giardini fino a Boboli, piano degli itinerari proposti

Tav. 6.15

Chiesa di Santa Felicita in piazza, progetto di riabilitazione funzionale, con dei percorsi negli ambienti nascosti

Tav. 6.16

Chiesa di Santa Felicita in piazza, progetto di riabilitazione funzionale, con sottolineatura di alcuni elementi ‘sensibili’ del progetto Il progetto di rifunzionalizzazione del complesso di Santa Felicita prevede la separazione degli ambienti della canonica e del museo. Per distinguere i flussi dei diversi utenti sono previsti due accessi. Gli ambienti presenti in precedenza della canonica sono stati riorganizzati in diversi spazi: ufficio del parroco, oratorio e servizi igienici. Il percorso museale si sviluppa intorno al chiostro, negli ambienti superiori e all’interno della chiesa. Oltre al percorso museale sono stati previsti due ambienti, archivio e biblioteca rispettivamente al piano terra ed al piano primo. La parrocchia presenta attività rivolte a tutte le esigenze dei parrocchiani; il Catechismo, per giovani di ogni età, dal Battesimo alla Prima Comunione, alla Cresima, fino alle funzioni che si rendono necessarie a compimento della catechesi pastorale.

Tav. 6.17

Chiesa di Santa Felicita in piazza, progetto di riabilitazione funzionale, con dei percorsi negli ambienti nascosti

Tav. 6.18

Seminario Arcivescovile Maggiore di Firenze, progetto di valorizzazione del piano terra con rendering di studio del piazzale interno e degli spazi urbani limitrofi (piazza del Cestello)

Tav. 6.19

Seminario Arcivescovile Maggiore, progetto di riabilitazione funzionale del piano terra e rendering di studio delle corti interne ed esterne

Procedure e normative nel restauro

Luca Brandini

Abstract

Il progetto di restauro contiene vari aspetti e modalità che attraversano tutto il processo dialettico del restauro architettonico in chiave concettuale e intellettuale ma allo stesso tempo il suo contenuto e attuazione è costituito da procedure autorizzative, tutela e controllo del bene sottoposto a progetto e non in ultimo da aspetti organizzativi e comunicativi. Gli argomenti trattati hanno l’ambizione di costituire una guida per comprendere meglio tale tipologia di progetto per chi si approccia all’ambito del restauro architettonico e per chi intraprende un percorso didattico formativo costituendo un approfondimento delle conoscenze con una visione d’insieme. Il presente articolo raccoglie varie lezioni ed esperienze seminariali all’interno dello stesso corso di Restauro del Professore Giuseppe Alberto Centauro sviluppate e trattate per dare nozioni base agli studenti e stimolare riflessioni sul rapporto tra progetto architettonico come invenzione e risoluzione di obiettivi e quello di restauro al quale si aggiungono aspetti culturali, storici e di tutela.

The restoration project contain various aspects and modalities that cross the whole dialectical process of architectural restoration in a conceptual and intellectual key, but at the same time its content and implementation consist of authorization of procedures, protection and control of the property subjected to the project and not least from organizational and communication aspects. The topics dealt with have the ambition to constitute a guide to better understand this type of project for those approaching the field of architectural restoration and for those who undertake a training educational path, establishing a deepening of Knowledge with an overview. The present article contains various lectures and seminar experiences within the same course of restoration of professor Giuseppe Alberto Centauro developed and treated to give basic information to the students and stimulate reflections on the relationship between architectural project as invention and resolution of objectives and restoration to which are added cultural, historical and protection aspects.

Riferimenti normativi e aspetti culturali, storici del progetto

Per meglio comprendere il rapporto tra progetto architettonico, come invenzione e risposta di obiettivi prefissati, e progetto di restauro si possono estrapolare, all’interno delle seguenti frasi, alcuni concetti illustri che hanno guidato il ‘fare progetto’ nel tempo:

…tre cose in ciascuna fabbrica (come dice Vitruvio) devono considerarsi, senza le quali niuno edificio meriterà esser lodato; e queste sono l’utile, o comodità, la perpetuità, e la bellezza: perciocché non si potrebbe chiamare perfetta quell’opera, che utile fosse, ma per breve tempo. /…/ sarà bene evitare d’intraprendere una costruzione che, pur rispondendo ai requisiti di utilità, decoro, possibilità di esecuzione, ed essendovene opportunità in quel momento, pur tuttavia sia di tale natura che in breve tempo vada in rovina. /…/ … sarà compito degli esperti concepire e determinare in anticipo ogni cosa, per evitare che, quando l’opera fosse in costruzione o già terminata si abbia a dire: questo non andava fatto! o: sarebbe stato meglio in altro modo … (Cetica P.A. 2003).

pagina a fronte

Prato, cerchia del XIV sec., particolare

Le cortine murarie, liberate dagli addossati, prima del restauro delle superfici

Cos’è possibile trarre da tali assiomi? Come si può relazionare l’architetto restauratore con il panorama attuale del mondo del restauro? Provo a semplificare con questa sintesi:

l’artista in questo contesto sociale non deve essere un semplice artigiano, ma un intellettuale preparato in tutte le discipline ed in tutti i campi … (ibidem)

Regole e strategie del progetto

Ogni progetto rappresenta una programmazione per il raggiungimento e il soddisfacimento di obiettivi/bisogni. Pertanto, il processo della programmazione di un’opera segue un sistema biunivoco di verifiche e validazioni le quali semplificano il raggiungimento dell’obiettivo finale. A tale scopo, anche nel settore della conservazione e del riuso, l’architetto costruisce un sistema di controllo sulle varie fasi del progetto al fine di garantire non solo il raggiungimento degli scopi ma anche un livello qualitativo privo di errori formali e/o di produzione. Questo modo di procedere potrebbe sembrare molto automatizzato ma in realtà è stato verificato, anche in ambito didattico, che evita continui cicli di feedback faticosi con notevoli possibilità di errori. Si riportano di seguito alcune regole o strategie generali che sono di supporto al raggiungimento degli obiettivi e della qualità progettuale anche in ambito di restauro: • qualità del processo progettuale biunivoco con qualità dell’opera costruita; • Il progetto come risposta alle richieste della Committenza; • Il progetto come invenzione, come creazione del nuovo o riuso del ‘vecchio’; • Il progetto come consapevolezza della realtà che ci circonda; • Il progetto come individuazione delle specifiche prestazionali dell’opera che si intende realizzare; • Il progetto come attività coordinata di soluzione dei vari aspetti dell’esecuzione in modo da garantire la piena funzionalità, la qualità, la durabilità del manufatto; • Il progetto come risposta alle specifiche normative; • Il progetto come gestione economica dell’intero processo di realizzazione. (Figg. 7.1, 7.2)

Nelle procedure del restauro architettonico la diagnostica costituisce quell’insieme di prove ed indagini, nella maggior parte dei casi preliminari alle scelte di intervento e al cantiere, che consentono di approfondire la conoscenza della preesistenza e del suo stato di conservazione. Un corretto progetto della fase diagnostica può dunque condurre ad una definizione puntuale del più generale progetto di restauro evitando o limitando le varianti in corso d’opera e garantendo, al contempo, la conservazione dell’integrità materiale del manufatto. Nel progetto di restauro, la diagnostica assume una sua validità se rapportata agli altri ambiti di analisi (rilievo, ricerca storica, analisi dei meccanismi di degrado): solo in questo modo si può aumentare la soglia della conoscenza del manufatto su cui si interviene, ampliando i limiti dell’osservazione diretta, che resta comunque, una fase irrinunciabile. In tal modo è auspicabile

Degrado Vegetazione infestante

Muschio

Macchia + patina biologica

Patina biologica

Efflorescenza

Erosione

Esfoliazioni

Fessurazioni

Mancanza

Ipotesi di intervento Rimozione della vegetazione infestante radicata alla muratura. Consolidamento e protezione della superficie lapidea. Pulitura generale e lavaggio degli strati superficiali con acqua nebulizzata e spazzole di saggina. Trattamento disinfestante, trattamento idrorepellente. Pulitura generale e lavaggio degli strati superficiali con acqua nebulizzata e spazzole di saggina. Trattamento disinfestante, trattamento idrorepellente. Pulitura genera le e lavaggio degli strati superficiaIi con acqua nebulizzata e spazzole di saggina Trattamento disinfestante, trattamento idrorepellente. Pulitura generale degli starti superficiali. Eliminazione degli effetti indotti dalla presenza di acqua. Consolidamento. Ricostruzione della parte degradata. Protezione.

Pulitura (ove necessaria). Consolida mento e protezione della superficie lapidea. Eliminazione degli effetti indotti da lla presenza diacqua (per acqua di risalita capillare proveniente dal piano di campagna, per mezzo di barriere di deumidificazione che impediscono o inibiscono la risalita; per acqua di infiltrazione,rifacimento di mantelline dicopertura). Risarcitura lesioni.

Pulitura con spazzole di saggina. Consolidamento mediante stuccature minime con prodotti adesivi costituiti da resine sintetiche miscelati con ca lce idraulica additivata con pietra macinata.

•Figg. 7.1, 7.2

Mura della Città di Arezzo, Baluardo del Poggio del Sole. Laboratorio di Restauro A.A. 2010/2011 Prof. G.A. Centauro, Arch. L. Brandini (studenti: C. Garuti, A. Morandi, A. Mucci)

Il progetto del nuovo parco si configura come un elemento nuovo caratterizzato da pochi “movimenti” dal punto di vista architettonico. Uno degli obiettivi principali scaturiti in fase di concezione riguarda la connotazione degli accessi. Questi infatti, sia che si tratti dell’accesso da via Piero della Francesca o da via Frà Guittone devono avere come principale requisito quello di attrarre il visitatore e garantire allo stesso un accesso agevole. In particolare, provenendo da via Frà Guittone il visitatore avrà una percezione dello spazio dilatata rispetto all ‘attuale situazione, connotata da una scarpata che arriva fino all’altezza di 330 cm circa. L’obiettivo dunque, si rafforza nella proposta progettuale, ovvero ritagliare una porzione di superficie “utile” del parco per favorire la creazi one di una piccola piazza di ritrovo che ha la funzione di filtro, per colui che in maniera piuttosto libera voglia raggiungere il parco, il garage, oppure tornare al livello sottostante che si trova ad una quota di -6,50 mt. rispetto a via Frà Guittone

•Figg. 7.3, 7.4

Progetto di riqualificazione e riuso della fortezza Medicea e del sistema delle mura della città di Arezzo (arch. L. Brandini, 2005)

modulare le indagini in relazione agli obiettivi del progetto di restauro e alle specifiche caratteristiche della fabbrica su cui si interviene e alle esigenze normative ed amministrative. (Figg. 7.3, 7.4) L’architetto restauratore, con alla base un certo livello di preparazione frutto di un percorso formativo adeguato, è chiamato ad assumere un ruolo fondamentale nel rapporto con gli specialisti, essendo in grado di individuare la tipologia di indagine più adatta ai suoi obiettivi e di comprenderne i risultati, al fine di predisporre in maniera accurata il progetto degli interventi di restauro in modo coordinato. Pertanto, l’architetto deve avere potuto svolgere un percorso formativo adeguato nel campo della conservazione proprio perché la figura dell’architetto restauratore è chiamata ad assumere una veste di coordinatore del progetto e controllore della qualità, quindi esperto nelle tecniche e nella conoscenza della materia, preparato a gestire il complesso processo di tutela, che è insito nello stesso bene sottoposto ad interesse storico, artistico, culturale, etno-antropologico e paesaggistico.

Rapporti, relazioni e pareri nella compilazione del progetto

Nelle esperienze seminariali e a livello didattico si è posto l’accento sull’importanza dei rapporti-relazioni-pareri in modo da far comprendere il passaggio dalla progettazione pura alla realtà e come il progetto debba relazionare costantemente con queste tematiche. Infatti, nel progetto di restauro fondamentali sono i livelli di progettazione i quali per passare da uno all’altro necessitano di idonei pareri (autorizzazione Soprintendenze) e validazioni dei rispettivi organi competenti (Comune e Genio Civile territorialmente competenti). Se si entra nello specifico nel progetto di opera pubblica la stessa normativa, da più di trenta anni, definisce i livelli di progettazione nel dettaglio i quali diventano vincolanti sia in termini di validazione ma anche di procedure amministrative, pertanto il progetto passa attraverso i tre livelli (preliminare, definitivo ed esecutivo) con una serie

Fase I Attività preliminari

Fase II Raccolta documentazione e dati

Fase III Selezione obiettivi e valutazione scenari alternativi Fase IV Progettazione preliminare Fase V Progettazione definitiva Fase VI Progettazione esecutiva Appalto opere

Fase VII Direzione Lavori

Fase VIII * Coordinamento lavori Sicurezza (D.Lgs. 494/96 es.m.i) Fase IX Assistenza tecnico amministrativa

Fase X Qualità

Fase XI Informatizzazione

di feedback e controlli sia istituzionali che organizzativi fino a raggiungere i necessari approfondimenti esecutivi che trasformano il progetto in cantierabile ‘ingegnerizzato’. Nei rapporti del progetto di restauro sia pubblico che privato ci sono anche i necessari e obbligatori passaggi con la committenza la quale attraverso i suoi responsabili valida il lavoro svolto e autorizza il passaggio agli approfondimenti successivi. Questo sistema organizzativo rimarcato dalla normativa oggi, con l’implemento della condivisione del progetto in rete, potrebbe essere velocizzato e migliorato introducendo un concetto di controllo dinamico delle varie figure in gioco. (Fig. 7.5) Dal gennaio 2019 è stato introdotto il decreto BIM (Building Information Modeling) il quale prevede l’obbligo di depositare il progetto in estensione BIM (ifc) per opere da 100 milioni in su, poi gradualmente verranno comprese quelle di minore importo fino al 2025. Tale obbligo normativo deriva dalla necessità di condividere la complessità del progetto tra varie figure professionali che si occupano del processo evolutivo delle scelte (progetto). L’acronimo BIM che potremmo tradurre come Modellazione Informativa dell’Edificio, o più genericamente Modellazione Informativa Digitale, nella sua accezione più generale rappresenta una metodologia di lavoro per comunicare informazioni (Informations); semplificando BIM è un database informativo impostato su un modello digitale tridimensionale. Pertanto, da non confondere con uno specifico software, tantomeno in un semplice modello geometrico tridimensionale e neppure in un insieme di informazioni. Nello specifico Building Information Modeling è una metodologia di lavoro che, servendosi di strumenti tecnologici avanzati (software dedicati), attraverso modelli tridimensionali parametrici, permette di leggere, gestire, estrapolare condividere in qualsiasi momento, le informazioni assegnate ai vari elementi del modello. Anche nel progetto di restauro condividere in tempo utile le informazioni può essere un valido supporto per far interagire tutte le figure professionali (consulenti e progettisti di impianti e strutture, ecc.).

•Figg. 7.5

Schema per la definizione dei Rapporti con Committenza ed Enti

Rapporti alla committenza Pareri, autorizzazioni, approvazioni di Enti e Amministrazioni competenti

Non in ultimo la catalogazione in un sistema informatico interscambiabile potrebbe essere un valido supporto per la gestione della manutenzione del patrimonio immobiliare e non soggetto a tutela.

Tutela del patrimonio culturale tra adempimenti e opportunità

Il progetto di restauro fa riferimento ai beni culturali subordinati all’azione di tutela che si realizza attraverso l’emanazione di un decreto (vincolo), contenente la dichiarazione dell’interesse culturale di un bene immobile o mobile. I riferimenti o gerarchia delle azioni possono essere riassunti in tutela, conservazione e valorizzazione. Possiamo suddividere la tutela a secondo dei seguenti vincoli: • Vincolo Paesaggistico – prescrizioni di tutela indiretta. • Vincolo ope legis – tutela patrimonio culturale pubblico. • Vincolo per importante interesse culturale. • Vincolo sui Beni culturali oggetto di specifiche disposizioni di tutela.

La tutela la possiamo individuare in quella indiretta con la quale il ministero ha facoltà di prescrivere le distanze, le misure e le altre norme dirette ad evitare che sia messa in pericolo l’integrità dei beni culturali immobili, che non sia danneggiata la prospettiva o la luce e non siano alterate le condizioni di ambiente e di decoro (art. 45 del D. Lgs. 42/2004, ex art. 21 della L. 1089/1939). Il vincolo che fa riferimento a tale sistema di tutela è quello del vincolo paesaggistico che contiene la quasi totalità dei nostri centri storici e i territori aventi pregio ambientale. La finalità è quella di mitigare l’inserimento di opere edilizie e infrastrutture in questi spazi: non si preclude comunque del tutto la possibilità di costruire, ampliare ed edificare, ma tutto ciò va fatto secondo indicazioni e parametri tali che gli interventi non possano danneggiare il pregio paesaggistico e ambientale della zona, ma invece ne rispettino e ne preservino il valore. Per queste aree tutelate il Comune non è più l’unico ente preposto a decidere riguardo gli interventi edilizi: occorre l’autorizzazione paesaggistica rilasciata da enti gerarchicamente sovraordinati, come la Regione, su parere vincolante della Soprintendenza ai Beni paesaggistici e ambientali. Altro vincolo che determina tutela è il Vincolo ope legis. L’articolo 10, comma 1 del Codice degli appalti chiarisce che

sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico.

Sono compresi in tale segnalazione di tutela: • I musei, pinacoteche, gallerie ed altri luoghi espositivi dello Stato, delle regioni, degli enti ed istituti pubblici;

• Gli archivi e i singoli documenti dello Stato; • Le raccolte librarie delle biblioteche.

Il comma 5 dello stesso art. 10 specifica che «non sono soggette alla disciplina del presenti Titolo (Titolo 1 Parte II) le cose che siano opera di autore vivente o la cui esecuzione non risalga ad oltre 50 anni» (n.d.R. ora elevato a 70 anni a norma della L. 106/2011).Ciò determina che i beni appartenenti agli enti siano vincolati Ope Legis (ex art. 4 L. 1089 / 1939). Altre categorie dei Beni Culturali tutelati ai sensi dell’art. 13 sono rappresentate da beni mobili e immobili sui quali in relazione all’interesse e valore viene apposto con decreto il vincolo. Nello specifico si riportano i casi principali: • Le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico ed etno-antropologico particolarmente importante (comprese le ville, i parchi e i giardini, le pubbliche piazze, i siti minerari, le architetture rurali). • Gli archivi e i singoli documenti che rivestano interesse storico particolarmente importante. • Le raccolte librarie di eccezionale interesse culturale. • Le cose immobili e mobili che rivestono un interesse particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura dell’arte “della scienza, della tecnica, dell’industria” e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose. • Le collezioni o serie di oggetti che per rilevanza artistica, storica, archeologica, numismatica ed etnoantropologica rivestano come complesso un eccezionale interesse.

Infine, abbiamo i beni culturali oggetto di specifiche disposizioni di tutela di cui all’art. 11: • Gli affreschi, gli stemmi, i graffiti, le lapidi, le iscrizioni, i tabernacoli ed altri elementi decorativi, esposti o non alla pubblica vista, per i quali, ai sensi dell’art. 50 comma 1, è vietato il distacco senza l’autorizzazione della competente Soprintendenza. • Gli studi d’artista. • Le aree pubbliche. • Le opere d’arte e di architettura contemporanee. • Le vestigia della Prima guerra mondiale.

Per ognuno dei casi di tutela può essere valutata l’effettiva sussistenza del valore per il quale è stato apposto il vincolo. A tale riguardo la disciplina per i beni pubblici prevede con l’art. 12 la verifica dell’interesse culturale. Tale verifica diventa indispensabile per evitare che vengano mantenuti dei vincoli su beni realmente di scarso valore con aggravio di costi e di gestione. Infatti, per quanto riguarda le opere che siano di autore non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre 70 anni queste sono sottoposte

alla verifica dell’interesse culturale ai sensi dell’art. 12 altrimenti restano sottoposti alla tutela per effetto del vincolo ope legis. A tali disposizioni sono soggetti i beni anche qualora la loro proprietà abbia cambiato natura giuridica (privato, tipologia di società, ecc.). Nelle precedenti Leggi 364/1909 – 1089/1939 gli enti erano tenuti alla presentazione degli elenchi e l’atto di vincolo si esprimeva con una declaratoria. Provvedimento avente carattere dichiarativo: di estinzione del vincolo.

Cenni normativi sui “livelli di progettazione”

Per definire la progettazione e quindi anche la progettazione in ambito di restauro/tutela dovremmo affrontare e collegare ai basamenti normativi in vigore in relazione al concetto dei livelli di progettazione. Tali lineamenti e cenni normativi saranno basilari per introdurre il Progetto di Restauro, il quale, in ambito pubblico, non potrà non discernere da tali riferimenti La normativa nei vari anni, a partire dalla legge Merloni, ha identificato i livelli di progettazione ed elencato i suoi contenuti minimi. L’ampliamento dei concetti della sicurezza introdotti dai Decreti 626/1994 e 494/1996 hanno inserito il concetto di coordinamento della sicurezza il quale si interfaccia sia con la parte progettuale nei suoi vari livelli che con la parte esecutiva durante lo svolgimento dei lavori. Nel dettaglio di seguito si riportano alcuni cenni normativi sui livelli di progettazione ed esecuzione: I livelli di progettazione derivano dalla legge su Lavori Pubblici, la L. 109 /94 e ss.mm.II., abrogata da D.Lgs. 163 del 12 aprile 2006 (Codice contratti pubblici per lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17 CE – 2004/18 CE), le modalità di tali fondamenti normativi vennero normati dai regolamenti di attuazione DPR 554 /99 sostituito dal DPR 207 del 5 ottobre 2010. Con D.lgs. 50/2016 vennero revisionati e raggruppate le normative esistenti all’interno del Codice dei contratti pubblici, aggiornato con il D.lgs. 19 aprile 2017, n. 56, fino al D.lgs. 12 gennaio 2019, n. 14 sulla base della legge delega del 28 gennaio 2016, n. 11 tuttora in corso di discussione per ulteriori modifiche applicative e di affidamento lavori. In definitiva il concetto generale è rimasto invariato nelle basi fondanti della norma con il seguente schema esemplificativo (Fig. 7.6): • Progetto Preliminare • Progetto Definitivo • Progetto Esecutivo - Direzione Lavori - Coordinamento della sicurezza (D.lgs. 81/2008 ss.mm.ii.) Di seguito si riportano gli estratti dei contenuti minimi dei livelli di progettazione anche in relazione al progetto di restauro secondo la normativa di riferimento:

PROGETTAZIONE

0. studi di fattibilità 1. preliminare 2. definitiva 3. esecutiva QUALITY MANAGEMENT DIREZIONE LAVORI

• Direzione artistica • Coordinamento della direzione lavori • Verifica qualità

Coordinamento alla progettazione

Progetto architettonico

Progetto strutturale

Progetto impiantistico

Progetto sicurezza Direzione operativa opere edili e cordinamento

Direzione operativa delle strutture

Direzione operativa degli impianti

Coordinamento della sicurezza

Progetto preliminare (ex art. 17, DPR 207/2010)

Il progetto preliminare stabilisce i profili e le caratteristiche più significative degli elaborati dei successivi livelli di progettazione, in funzione delle dimensioni economiche e della tipologia dell’intervento compreso l’individuazione delle aree soggette ad esproprio ed è composto dai seguenti principali elaborati: a)relazione illustrativa; b)relazione tecnica; • studio di prefattibilità ambientale; • indagini geologiche, idrogeologiche e archeologiche preliminari; • planimetria generale e schemi grafici; • prime indicazioni e disposizioni per la stesura dei piani di sicurezza; • calcolo sommario della spesa.

D.lgs. 50/2016, Art. 25. Ai fini dell’applicazione dell’articolo 28, comma 4, del codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al D.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, per le opere sottoposte all’applicazione delle disposizioni del presente codice, Verifica preventiva dell’interesse archeologico in sede di progetto preliminare:

le stazioni appaltanti trasmettono al soprintendente territorialmente competente, prima dell’approvazione, copia del progetto preliminare dell’intervento o di uno stralcio di esso sufficiente ai fini archeologici, ivi compresi gli esiti delle indagini geologiche e archeologiche preliminari secondo quanto disposto dal regolamento, con particolare attenzione ai dati di archivio e bibliografici reperibili, all’esito delle ricognizioni volte all’osservazione dei terreni, alla lettura della geomorfologia del territorio, nonché, per le opere a rete, alle fotointerpretazioni…

•Figg. 7.6

Schemi dei Livelli di progettazione

Progetto definitivo (ex art. 24, DPR 207/2010)

Il progetto definitivo, redatto sulla base delle indicazioni del progetto preliminare approvato, contiene tutti gli elementi necessari ai fini del rilascio delle prescritte autorizzazioni e pareri necessari per l’accertamento della conformità normativa o di altro atto equivalente ed è composto dai seguenti elaborati: a. relazione descrittiva; b.relazioni geologica, geotecnica, idrologica, idraulica, sismica; c. relazioni tecniche specialistiche; d.rilievi plano-altimetrici e studio di inserimento urbanistico; e. elaborati grafici; f. studio di impatto ambientale, ove previsto dalle vigenti normative ovvero studio di fattibilità ambientale; g. calcoli preliminari delle strutture e degli impianti; h. schemi grafici di supporto a valutazioni specialistici del progetto; i. disciplinare descrittivo e prestazionale degli elementi tecnici (tale disciplinare precisa, sulla base delle specifiche tecniche, tutti i contenuti prestazionali tecnici degli elementi previsti nel progetto. Il disciplinare contiene, inoltre, la descrizione, anche sotto il profilo estetico, delle caratteristiche, della forma e delle principali dimensioni dell’intervento, dei materiali e di componenti previsti nel progetto; j. piano particellare di esproprio (viene redatto in base alle mappe catastali aggiornate, e comprende anche le espropriazioni e gli asservimenti necessari per gli attraversamenti e le deviazioni di strade e di corsi d’acqua e le altre interferenze che richiedono espropriazioni. Sono indicate le eventuali zone di rispetto o da sottoporre a vincolo in relazione a specifiche normative o ad esigenze connesse alla categoria dell’intervento. È corredato dall’elenco delle ditte che in catasto risultano proprietarie dell’immobile da espropriare o asservire ed è corredato dell’indicazione di tutti i dati catastali nonché delle superfici interessate. Per ogni ditta viene indicata l’indennità di espropriazione determinata in base alle leggi e normative vigenti, previo apposito sopralluogo); k. computo metrico estimativo. Il computo metrico estimativo viene redatto applicando alle quantità delle lavorazioni i prezzi unitari riportati nell’elaborato elenco dei prezzi unitari. Tali prezzi sono dedotti dai vigenti prezzari della stazione appaltante nel rispetto di quanto disposto dall’articolo 133, comma 8, del codice o, in mancanza della corrispondente voce nei prezzari, dai listini ufficiali vigenti nell’area interessata. Quando il progetto definitivo è posto a base di gara ai sensi dell’articolo 53, comma 2, lettera b), del codice, le quantità totali delle singole lavorazioni sono ricavate da computi di quantità parziali, con indicazione puntuale dei corrispondenti elaborati grafici; le singole lavorazioni, risultanti dall’aggregazione delle rispettive voci dedotte dal computo metrico estimativo, sono poi raggruppate, in sede di redazione dello schema di contratto e del bando di gara, ai fini della definizione dei gruppi di categorie ritenute omogenee di cui all’articolo 3, comma 1, lettera s). Tale

aggregazione avviene in forma tabellare con riferimento alle specifiche parti di opere cui le aliquote si riferiscono; l. quadro economico. Questo è il business plan dell’opera nel quale confluiscono tutti i costi di esecuzione compreso quelli per la progettazione, direzione lavori, collaudi, spese generali e tutte quei costi necessari alla realizzazione del progetto compreso le imposte e oneri.

Progetto esecutivo (ex art. 33, DPR 207/2010)

Il progetto esecutivo costituisce l’ingegnerizzazione di tutte le lavorazioni e, pertanto, definisce compiutamente ed in ogni particolare architettonico, strutturale ed impiantistico l’intervento da realizzare. Di seguito si elencano gli elaborati essenziali: a. relazione generale; b.relazioni specialistiche; c. elaborati grafici comprensivi anche di quelli delle strutture, degli impianti, di ripristino e miglioramento ambientale; d.calcoli esecutivi delle strutture e degli impianti; e. piani di manutenzione dell’opera e delle sue parti; f. piani di sicurezza e di coordinamento e fascicolo tecnico manutenzioni; g. computo metrico estimativo definitivo e quadro economico; h.cronoprogramma; i. elenco dei prezzi unitari e eventuali analisi; j. quadro dell’incidenza percentuale della quantità di manodopera per le diverse categorie di cui si compone l’opera o il lavoro; k. schema di contratto e capitolato speciale di appalto.

Il progetto di restauro in relazione agli aspetti normativi e qualitativi

In relazione alla progettazione di opera pubblica, come sopra analizzata, anche il Progetto di Restauro ripercorre le fasi e gli apprestamenti minimi che abbiamo analizzato per i livelli di progettazione. Tale ripartizione non costituisce un obbligo, se si tratta di progettazione di un’opera privata, ma è comunque prassi e un valido riferimento da seguire anche per le opere private oggetto di tutela. A conferma dell’interazione fra progetto e progetto di restauro, lo stesso Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) con Decreto ministeriale 22 agosto 2017, n. 154 ha adottato il Regolamento sugli appalti pubblici di lavori riguardanti i beni culturali tutelati ai sensi del D.Lgs. n. 42 del 2004. All’interno di tali disposizioni si trovano i collegamenti con il D.Lgs. n. 50 del 2016 costituente codice degli appalti pubblici. Attraverso un percorso di coordinamento dei codici degli appalti e dei beni culturali si tenta di definire la Qualificazione e le Idoneità come elementi di riferimento per operare nell’ambito dei lavori sui beni culturali.

Una particolare attenzione nel progetto di restauro va dedicata per comprendere il bene oggetto di intervento e a quale tipologia di tutela appartenga. Come abbiamo potuto esaminare nei capitoli precedenti la tipologia di intervento ma principalmente le procedure che determinano i pareri e le autorizzazioni necessarie per la realizzazione delle opere sono fortemente condizionate dalla tipologia di tutela, e quindi al valore, al quale il bene appartiene. Non vi è dubbio che l’approccio culturale e conoscitivo rimanga comunque la base per affrontare qualsiasi tipo di procedura in quanto ci potremmo trovare di fronte a beni sottoposti a vincolo ma di scarso valore o viceversa di fronte ad opere d’arte non ancora classificate come tali. Di fatto il progetto di restauro è il frutto degli aspetti culturali, storici, tutela, organizzativi e legislativi che coordinati e gestiti dal progettista, che ha la giusta formazione culturale, operativa e manageriale, generano un progetto di tutela e valorizzazione. Il progetto di restauro rientra nel progetto architettonico, evidenziando gli aspetti relativi agli interventi conservativi, preceduti da esaustiva anamnesi e indagini diagnostiche sullo stato di conservazione e sulla natura dei materiali e delle tecniche esecutive con particolare riferimento agli apparati decorativi e pittorici. Nel dettaglio gli elaborati grafici esecutivi contenuti nel progetto si devono intendere come un complesso di elaborati che descrivano con la massima completezza l’opera da realizzare in modo che siano esattamente definite le modalità esecutive in termini geometrici, ma anche che scendano nel dettaglio delle specifiche dei materiali, delle finiture, degli schemi di montaggio. La progettazione esecutiva architettonica rappresenta un punto importante della fase costruttiva, la cui elaborazione nella pratica corrente viene spesso omessa o poco considerata. Va ricordato come la mancanza di un progetto esecutivo fa scaturire contenzioso che vede il committente (pubblico o privato) da una parte ed i progettisti dall’altra. Inoltre, il legislatore da tempo sta ponendo l’accento per un incremento del grado di dettaglio degli elaborati progettuali, mediante l’obbligo di deposito prima dell’inizio dei lavori del progetto delle strutture, degli impianti, della relazione ‘acustica’. Il progetto esecutivo architettonico deve essere coerente e costante nel tempo e deve servire al controllo della qualità del prodotto (comprendendo risparmio di tempo, impiego efficiente di risorse e riduzione dei rischi professionali). A corredo della progettazione generale abbiamo il piano di manutenzione, questo è un documento complementare al progetto esecutivo, ancora più necessario nel progetto di restauro, in quanto gli immobili sono soggetti a continue verifiche di manutenzione per le quali è necessario conoscere anche l’evoluzione degli interventi successivi. Tale piano prevede, pianifica e programma, tenendo conto degli elaborati progettuali esecutivi effettivamente realizzati, l’attività di manutenzione dell’intervento al fine di mantenerne nel tempo la funzionalità, le caratteristiche di qualità, l’efficienza ed il valore economico e si compone dei seguenti documenti: a. il manuale d’uso; b.il manuale di manutenzione; c. il programma di manutenzione.

Il programma di manutenzione prevede un sistema di controlli e di interventi da eseguire, a cadenze temporalmente o altrimenti prefissate, al fine di una corretta gestione del bene e delle sue parti nel corso degli anni. Esso si articola secondo tre sottoprogrammi: a. il sottoprogramma delle prestazioni, che prende in considerazione, per classe di requisito, le prestazioni fornite dal bene e dalle sue parti nel corso del suo ciclo di vita; b.il sottoprogramma dei controlli, che definisce il programma delle verifiche e dei controlli al fine di rilevare il livello prestazionale (qualitativo e quantitativo) nei successivi momenti della vita del bene, individuando la dinamica della caduta delle prestazioni aventi come estremi il valore di collaudo e quello minimo di norma; c. il sottoprogramma degli interventi di manutenzione, che riporta in ordine temporale i differenti interventi di manutenzione, al fine di fornire le informazioni per una corretta conservazione del bene.

In conclusione, il progetto di restauro è un progetto architettonico nel quale confluiscono una serie di conoscenze e professionalità le quali interagiscono per giungere a un risultato prima di tutto di tutela del bene e poi di valorizzazione. La valorizzazione non è del tutto in secondo piano in quanto il bene non utilizzato rischia di non essere mantenuto nel tempo, divulgato e apprezzato con conseguenti scarse possibilità comunicative e istruttive oltre che conservative. Pertanto, il livello di invenzione e conoscenza che viene richiesto è alto ed è inevitabile che il project manager (progettista restauratore) non solo debba avere una formazione culturale idonea ma anche una grande capacità di coordinamento di tutti i partners che contribuiscono al processo produttivo ed evolutivo del progetto. (Figg. 7.7, 7.8)

•Figg. 7.7, 7.8

Sansepolcro (AR), Proposta progettuale per la sistemazione museale del Palazzo Pretorio e sue relazioni con il Museo Civico. (elab. di L. Brandini, nell'ambito di Borsa di Ricerca 2019, resp. prof. G.A. Centauro).

Epilogo

Giuseppe Alberto Centauro

A chiusura degli studi qui presentati, partendo dalle esperienze che sono state evidenziate nelle attività dei laboratori di restauro di questi ultimi anni e mantenendo lo sguardo proiettato al futuro della disciplina per cercare di capire come questa potrà declinarsi nei prossimi anni, si possono tracciare alcune considerazioni conclusive. Dalle esperienze più recenti emergono alcuni elementi che chiariscono aspetti fin poco analizzati. Ad es. nell’ambito della didattica frontale si osserva come le generazioni più giovani rifuggano da una dialettica troppo insistita sugli aspetti concettuali e ideologici. Durante le attività di laboratorio, in particolare, si prediligono le applicazioni pratiche per simulare in fase esercitativa la realtà nella prassi corrente. Per questo occorre trovare le occasioni giuste per interagire sul campo attraverso progetti di ricerca e convenzioni. Interessa analizzare in modo puntuale con il supporto degli strumenti che la scienza mette a disposizione le applicazioni utili per promuovere la conservazione dei monumenti e, più in generale, la riqualificazione del patrimonio architettonico diffuso che diviene il vero focus sul quale concentrare l’attenzione. “Salvare il contesto per salvare l’oggetto” pare essere il messaggio oggi più incisivo nell’ambito delle attività di laboratorio. La sostenibilità ambientale delle scelte legate al riuso del patrimonio edilizio esistente, piuttosto che generare un ulteriore consumo di suoli e risorse naturali, è da tempo un imperativo al quale non dovremo sottrarsi nell’attuazione delle ‘buone pratiche’ di manutenzione e rigenerazione urbana. Tuttavia, c’è ancora molto da fare per promuovere correttamente gli interventi di restauro in un mercato assai contraddittorio, da una parte l’auspicata prevenzione e la manutenzione di un patrimonio che vive con autenticità nella visione romantica di un ‘restauro timido’, appena accarezzato, che si caratterizza con il minimo impatto ambientale, dall’altra è forte la necessità di riabilitare strutture e adeguare pesantemente interi comparti e aggregati urbani non più in grado di rispondere alle accresciute esigenze di messa in sicurezza, nonché di modificare gli assetti preesistenti attraverso migliorie, spesso impattanti, prestazionali richieste dal mercato globale. Questa è la realtà con la quale si misura la disciplina del restauro architettonico. Gli apprendisti architetti sono alla ricerca di un’identità chiara, meno machiavellica, del loro operare nel campo della conservazione e del restauro. Abbiamo indagato sulle possibili cause di tutto questo senza tuttavia trovare risposte univoche. In tale senso – com’è stato sottolineato da alcuni decenni, in tempi non sospetti (Tafuri 1968, Conti 1991) – è fin troppo semplicistico individuare nell’ ‘rapporto con la storia’ (ostico negli architetti) la maggiore difficoltà generazionale

pagina a fronte

Firenze, Stadio “Artemio Franchi” (strutture in c.a. dell’ing. P.L. Nervi, 1932-1933 e impianto sportivo modificato nel 1990)

Vista delle scale elicoidali e delle gradinate della curva “lato Ferrovia”, così come quelle della curva “lato Fiesole”, per le quali si paventa la demolizione, in ragione dalle clausole derivanti dal recente emendamento ‘salva stadi’ per il rifacimento (o restyling) dello storico impianto sportivo le cui strutture restano, tuttavia, in regime di vincolo architettonico di tutela

che frappone il mantenimento dell’architettura del passato all’architettura contemporanea. D’altronde, una lettura della storia non pregiudiziale e scevra da condizionamenti sta alla base di ogni azione restaurativa. Ad ogni modo, il restauro delle città e del costruito storico dei borghi appare destinato a subire una mutazione ancor più radicale sotto il peso ineludibile dei cambiamenti climatici, dell’obsolescenza funzionale delle vecchie case, inadeguate a sopportare indenni il rischio sismico e i mille altri fattori antropici che stringono in una morsa i quartieri più antichi e densi delle nostre città. Il progressivo distacco della politica dal prendere i necessari provvedimenti per la tutela attiva dei beni architettonici, oltre alle eccellenze monumentali, si fa sentire nei territori. In questo scenario particolarmente colpita è anche la produzione intellettuale ed artistica del Novecento, quella a noi temporalmente più vicina che pure ha contrassegnato la cultura moderna nel restauro. Per citare ancora Manfredo Tafuri, il vedere naufragare «le ricerche dell’età neorealista agli esiti estremi dei viaggi della memoria di architetti come Scarpa, Rogers, Gabetti e Isola, Aldo Rossi o Franco Purini» (Tafuri 1988), ai quali potremmo aggiungere le esperienze dei compianti Gregotti o Dezzi Bardeschi e tanti altri, sta causando gravi perdite, inasprendo la già difficile convivenza tra vecchio e nuovo. La malattia endemica del cemento inibisce ancor più le possibilità di cura verso l’edilizia e le infrastrutture del Novecento e pone alcune serie riserve anche sulla possibile sopravvivenza di queste testimonianze. L’archeologia industriale ad es. vive una stagione di stagnazione che si scontra con la realtà di aree da bonificare, spesso fortemente inquinate che necessitano di una radicale sanificazione prima ancora del recupero funzionale dei manufatti. Il valore icastico delle strutture mal si concilia con un riuso dettato dalla salvaguardia del documento storico. A pesare sono soprattutto le condizioni di disagio oggettive dell’operare sull’esistente in chiave di rispetto filologico. Gli investimenti sono drammaticamente esposti ai limiti delle risorse economiche disponibili laddove si attenderebbe che fosse la mano pubblica a muovere le iniziative più incisive. Difficoltà ancora più tangibili in un mondo che sta perdendo la memoria del proprio passato e che si rivolge al futuro come una sorta di mantra del cambiamento. Il restauro come disciplina tecnica rischia di deflagrare anche in ambito ordinistico, non pare più in grado di sottrarsi ad una ineluttabile decostruzione, frammentandosi in mille pezzi il carattere identitario che pure ha animato la sua storia moderna, travolgendo anche etica e valori che parevano consolidati, fondati sulla conoscenza, sulla scienza e sull’avanzamento tecnologico. Tuttavia, è proprio su questi temi che il restauro può riprendere vigore per la rilevanza sociale della missione che lo contraddistingue. Da questo punto di vista l’Arte contemporanea può fornire una chiave di lettura interessante, azione esercitata ponendo allo specchio l’immanenza della testimonianza culturale da riconoscere e salvare nell’azione del suo artefice. Torna alla mente un noto postulato della critica d’arte:

Non esiste in realtà una cosa chiamata arte. Esistono solo gli artisti: uomini che un tempo con terra colorata tracciavano alla meglio le forme del bisonte sulla parete di una caverna e oggi comprano i colori e oggi disegnano gli affissi pubblicitari per le stazioni della metropolitana, e nel corso dei secoli fecero parecchie altre cose (Gombrich E. 1994).

Riscoprendo questi valori si può riabilitare concettualmente il restauro come azione di rispetto verso chi l’arte l’ha esercitata per farci da guida. Dalle esperienze dei laboratori di restauro che dalle espressioni del passato traggono la loro linfa vitale c’è molto da imparare per accrescere la consapevolezza su quale possa essere il ruolo degli architetti restauratori del futuro. I fenomeni e le criticità da contrastare per riparare ai danni del tempo e degli uomini saranno sempre più mutevoli e si manifesteranno sempre più senza preavviso alcuno: un terremoto, uno tsunami, un’alluvione, ancor più oggi nella drammatica evidenza odierna dell’imperversare a livello mondiale di un contagio pandemico al quale non sappiamo ancora dare un antidoto. In tutto questo inconsulto stravolgimento globale, quel che resta da proteggere insieme alla nostra fragile umanità, sono i valori culturali, in primis dei beni architettonici e del paesaggio da salvaguardare sopra ogni altra cosa, che continueranno a trovare nel restauro i propri paladini, quali professionisti esperti.

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UNI EN 1542:2000, Prodotti e sistemi per la protezione e la riparazione delle strutture di calcestruzzo - Metodi di prova - Misurazione dell’aderenza per trazione diretta. UNI EN 12504-4:2005, Prove sul calcestruzzo nelle strutture - Parte 4: Determinazione della velocità di propagazione degli impulsi ultrasonici. UNI EN 1015-11:2007, Metodi di prova per malte per opere murarie - Parte 11: Determinazione della resistenza a flessione e a compressione della malta indurita.

UNI EN 14630:2007, Prodotti e sistemi per la protezione e la riparazione delle strutture di calcestruzzo - Metodi di prova - Determinazione della profondità di carbonatazione di un calcestruzzo indurito con il metodo della fenolftaleina.

UNI EN 13477-2:2010, Prove non distruttive - Emissione acustica - Caratterizzazione dell’apparecchiatura - Parte 2: Verifica delle caratteristiche funzionali.

UNI EN 15758:2010, Conservazione dei Beni Culturali - Procedure e strumenti per misurare la temperatura dell’aria e quella della superficie degli oggetti. UNI EN 15801:2010, Conservazione dei beni culturali - Metodi di prova - Determinazione dell’assorbimento dell’acqua per capillarità. UNI EN 15803:2010, Conservazione dei beni culturali - Metodi di prova - Determinazione della permeabilità al vapore d’acqua. UNI EN 13554:2011, Prove non distruttive - Prova di emissione acustica - Principi generali. UNI EN 12504-2:2012, Prove sul calcestruzzo nelle strutture - Parte 2: Prove non distruttive - Determinazione dell’indice sclerometrico.

UNI EN 16085:2012, Conservazione dei beni culturali - Metodologia per il campionamento dei materiali costituenti i beni culturali - Regole generali. UNI EN 12668:2013, Prove non distruttive - Caratterizzazione e verifica delle apparecchiature per esame ad ultrasuoni - Parte 3: Apparecchiatura completa.

UNI EN 15317:2013, Prove non distruttive - Esame a ultrasuoni - Caratterizzazione e verifica dell’apparecchiatura per la misurazione dello spessore. UNI EN 16242:2013, Conservazione dei beni culturali - Procedure e strumenti per misurare l’umidità dell’aria e gli scambi di vapore tra l’aria e i beni culturali. UNI EN 1015-12:2016, Metodi di prova per malte per opere murarie - Parte 12: Determinazione dell’aderenza al supporto di malte da intonaco esterno ed interno. UNI EN 16714-3:2016, Prove non distruttive - Prove termografiche - Parte 3: Termini e definizioni. UNI EN 1330-9:2017, Prove non distruttive - Terminologia - Parte 9: Termini utilizzati nel controllo con emissione acustica.

UNI EN 12390-3:2019, Prove sul calcestruzzo indurito - Parte 3: Resistenza alla compressione dei provini. UNI ENV 1992-1-1:2015 (EC2), Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture di calcestruzzo - Parte 1-1: Regole generali e regole per gli edifici. UNI EN ISO 15548-3:2009, Prove non distruttive - Apparecchiatura per controllo mediante correnti indotte. UNI EN ISO 16810:2014, Prove non distruttive - Esame ad ultrasuoni - Principi generali. UNI EN ISO 4624:2016, Pitture e vernici - Test di trazione (pull-off test) per adesione.

Sitografia

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Se non direttamente indicato in didascalia, gli autori di foto ed elaborazioni grafiche sono:

Introduzione e premessa Fig. A = foto di G A. Centauro

Fig. B = foto di A. Bartolozzi

Conservazione e restauro: aspetti disciplinari

Fig. a pagina 35 = foto di A. Bartolozzi

Tav. 1.2 = foto di A. Bartolozzi

Figg. 1.1, 1.9, 1.10= foto di G.A. Centauro

Figg. 1.2, 1.13, 1.14, 1.15 = elab. di G.A. Centauro

Figg. 1.8a-1.8f = dis. di G.A. Centauro e O. Superchi

Figg. 1.11b, 1.12 = foto di pubblico dominio

Fig. 1.16 = elab. di V. Cicalese, D. De Carlo, C. Signorini

Fig. 1.17 = elab. di Cabanillas Diez, D. Fernàndez Manfredi, G. Fiorani

Fig. 1.17bis = elab. di Mariangela Carissimo, Riccardo Panerai

Fig. a pagina 88 = Adriano Bartolozzi

Figg. 1.18-1.26 = elab. M. Pelosi (Tesi di Laurea Magistrale, 2019)

Figg. 1.27-1.29 = foto di G A. Centauro

Fig. 1.30 = foto di A. Bartolozzi

Fig. 1.31 = foto di F. Masci

Fig. 1.32 = elab. di F. Berti, C. Boemi, V. Cherubini

Fig. 1.33 = elab. di D. Fastelli (Hurbana/Progetto HECO)

Figg. 1.34, 1.35 = elab. di F.S. Lisci, R. Massaro, C. Santoni, B. Zaniboni

Fig. 1.36 = elab. di M. Carissimo, R. Panerai.

Fig. a pagina 110 = foto di G.A. Centauro Tavv. 1.4, 1.5 = elab. di M. Castellini (Tesi di Laurea di Specializzazione, 2019)

Approccio al restauro strutturale Fig. a pagina 118 = foto di A. Bartolozzi

Fig. 2.1 = elab. di S. Van Riel

Fig. 2.2 = elab. studio Arch. N. Pivi.

Fig. 2.3 = elab. di S. Van Riel, I. Carlini, A. Ridolfi

Diagnostica architettonica e monitoraggio

Fig. a pagina 118 = foto di pubblico dominio

Figg. 3.1-3.4, 3.6 = foto del Laboratorio LAM – DST Unifi (Prof. C.A. Garzonio, Dott.ssa T. Salvatici).

Figg. 3.5, 3.7-3.11 = foto di I. Centauro (si ringrazia Dott.ssa E. Cantisani – ISPC CNR).

Figg. 3.12-3.14 = elab. di I. Centauro per il Laboratorio LAM – DST Unifi.

Gestione e analisi dati per il patrimonio architettonico

Fig. a pagina 152 = foto di pubblico dominio

Figg. 4.1, 4.2 = elab. di D. Fastelli (Hurbana/Progetto HECO)

Figg. 4.3-4.8. = elab. di D. Fastelli con strumenti della piattaforma Microsoft Office 365 (Hurbana/Progetto HECO)

Rilievo urbano e architettonico per il restauro Fig. a pagina 166 = dis. foto ed elaborazione di A. Bacci

Tav. 5.1 = elab. grafica di A. Bacci su base cartografica edifici vincolati da Progetto HECO (cartografia GIS: D. Fastelli).

Figg. 5.1, 5.2 = elab. di G. Brullo, S. Contino, L. Da Rold.

Fig. 5.3 = grafiche tratte da http://www.priski.it/ricordi-fuori-danilo-ela-sogno-4/occhio/ e http://www.leviedellarmonia.it/creativita-per-ilbenessere/disegno

Figg. 5.4, 5.5 = dis. di A. Bacci.

Tavv. 5.2, 5.3 = elab. di G. Giarelli, M. B. Fallani, A. Gualtieri, G. Soldi

Tav. 5.4 = elab. di M. Pelosi, A. Casarin, G. Giani, M. Partow, M. Koponen

Tavv. 5.5-5.7 = elab. di L. Bonaguidi, E. Casarossa, M. Ceccaroli

Tavv. 5.8, 5.9 = elab. di E. Santi (Tesi di Laurea Triennale, 2018)

Tav. 5.10 = elab. di L. Conoscenti, M. Bertelli, M. De Nuccio, S. J. Deiana

Tavv. 5.11-5.13 = elab. di A. Aurispa, C. Fogato, S. El Guerch, I. Grassi

Tavv. 5.14-5.17, Fig. 5.6 = elab. di I. Cicchino (Tesi di Laurea Triennale, 2017)

Figg. 5.7, 5.8 = screenshot dal report interattivo (Hurbana/Progetto HECO)

Tavv. 5.18-5.21 = elab. di G. Bianchini, C. Benvenuti, A. Caccialupi (Tesi di Laurea Magistrale, 2017)

Tav. 5.22 = elab. di L. De Angeli, I. Marchione

Fig. 5.9, Tav. 5.23 = elab. DI M. Giaracuni, M. Longo, L. Lippi, E. Petrilli

Tavv. 5.24, 5.25 = elab. di G. Brullo, S. Contino, L. De Rold

Figg. 5.10-5.12 = elab. estratti dalla tesi di G. Bianchini, C. Benvenuti, A. Caccialupi (Tesi di Laurea Magistrale, 2017)

Tavv. 5.26-5.28 = elab. di M. Pelosi, A. Casarin, G. Giani, M. Partow, M. Koponen

Tav. 5.29 = elab.di M. Bandinelli, V. Benelli, F. Contestabile Ciaccio

Tav. 5.30 = elab di A. Bacci su elaborati degli studenti del Corso di Restauro 2018-2019 e screenshot report interattivo (Hurbana)

Tav. 5.31 = elab. di N. Capua (Tesi di Laurea Magistrale c.u., 2020)

Dallo studio al progetto di restauro

Fig. a pagina 202 = foto G.A. Centauro

Fig. 6.1 = elab. di I. Bonacci, I. Ciliberti, A. Ciliacì, M. De Vitis

Figg. 6.2,6.10 = elab. di M. Giaracuni, M. Longo, L. Lippi, E. Petrilli

Figg. 6.3,6.4,6.8 = elab. di M. Bandinelli, V. Benelli, F. Contestabile Ciaccio Fig. 6.5 = elab. di F. Masci su grafica di M. Bandinelli, V. Benelli, F. Contestabile Ciaccio

Fig. 6.7 = elab. di F. di Bernes, B. Matteocci, G. Montiani, L. Pasqualotti

Fig. 6.9 = elab. di A. Casasanta, G. d’Ercole, M. Colapietro

Fig. 6.11 = elab. di M. Florio, I. Mazzella

Fig. 6.12 = elab. di A. di Giampietro, E. Farinelli, A. Karim, A. Vezzi

Tavv. 6.1, 6.4, 6.10 = elab. di M. Bandinelli, V. Benelli, F. Contestabile Ciaccio

Tav. 6.2 = elab. di S. Giagnoni Martini, E. Giorgetti, F. Martella

Tavv. 6.3, 6.9, 6.18 = elab. di A. Casasanta, G. d’Ercole, M. Colapietro

Tavv. 6.5-6.7 = elab. di M. Alessandrini, M. Cabiddu, S. De Carli

Tav. 6.8 = elab. di V. Arena, G. Avallone, M. Cecconi

Tav. 6.11 = elab. di C. Cacciuolo, C. Carbonari, V. Ciummei, E. Kopanou

Tav. 6.12 = elab. di F. Bernes, B. Matteocci, G. Montiani, L. Pasqualotti

Tav. 6.13 = elab. A. di Giampietro, E. Favinelli, A. Karim, A. Vezzi

Tav. 6.14 = elab. di D. Betti, M. M. Morelli, F. Pham, V. Vivona, N. C. Scampo, F. Cantale, G. Cicatiello, L. Riverieurx de Varhx

Tav. 6.15 = elab. di F. S. Lisci, R. Massaro, C. Santoni, B. Zamboni

Tav. 6.16 = elab. di A. Aragon Azarta, C. G. Navajas, S. Marradi, L. Soldati

Tav. 6.17 = elab. di F. Giugliano, D. Myridou, A. Novelli, G. Pagliaricci

Tavv. 6.18, 6.19 = elab. di D. Betti, M. M. Morelli, F. Pham, V. Vivona, N. C. Scampo, F. Cantale, G. Cicatiello, L. Riverieurx de Varhx

Procedure e normative nel restauro

Fig. a pagina 234 = foto di G.A. Centauro

Figg. 7.1, 7.2 = elab. di Luca Brandini su dis. di C. Garuti, A. Morandi, A, Mucci

Figg. 7.3, 7.4 = dis. di Luca Brandini

Figg. 7.6 = elab. di Luca Brandini

Figg. 7.7, 7.8 = dis. Luca Brandini, fotopiano da aerofotogrammetria con drone di D. Fastelli.

Epilogo

Fig. a pagina 252 = foto di A. Bartolozzi

Si ringraziano il Comune di Firenze, Servizio Belle Arti e Fabbrica di Palazzo Vecchio e Firenze Patrimonio Mondiale e rapporti con UNESCO, rispettivamente nelle persone dell’arch. Giorgio Caselli (Responsabile) e del dott. Carlo Francini (Responsabile), che hanno condiviso e sostenuto i progetti di ricerca e le attività dei laboratori didattici qui presentati. Le strutture e il personale tecnico amministrativo del Dipartimento di Architettura (DIDA) dell’Università degli Studi di Firenze (UNIFI). Si ringraziano tutti i docenti che hanno partecipato a vario titolo alle esperienze didattiche prodotte: per il modulo di Geomatica per la conservazione dei beni culturali (DICEA): prof.sa Grazia Tucci, prof.sa Valentina Bonora, prof. sa Lidia Fiorini; per il Modulo Statica e stabilità delle strutture murare: prof. Ugo Tonietti; per il restauro delle superfici dipinte: prof. Guido Botticelli; per la diagnostica: il Laboratorio Materiali Lapidei e Geologia applicata, dell’ambiente e del paesaggio (LAM - DST), prof. Carlo Alberto Garzonio (Responsabile Scientifico), dott.sa Teresa Salvatici (Tecnico); per la diagnostica: l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR di Sesto Fiorentino (ISPC CNR), dott.sa Emma Cantisani (Ricercatrice); il Laboratorio congiunto Heritage Research (HERE-DIDA) e il Progetto Heritage Colors (HECO); per il supporto riproduzioni grafiche, arch. Giancarlo Littera del Laboratorio Informatico di Architettura (LIA- DIDA), direttore prof. Giorgio Verdiani. Si ringrazia l’Archivio Fotografico di Restauro (DIDA-AFR) nella persona di Adriano Bartolozzi e l’Archivio fotografico ex Soprintendenza Beni Architettonici e Paesaggistici di Firenze, Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le provincie di Pistoia e Prato; l’Unità di Ricerca “Paesaggio Patrimonio culturale, Progetto (PPcP)” del DIDA-UNIFI nella persona dell’arch. Alberto Di Cintio (coordinatore fino al 2019). Un ringraziamento particolare alle collaboratrici: arch. Daniela Chiesi, dott.sa Cristina N. Grandin, arch. Erica Ventrella, ed ancora, arch. Federica Billotta, arch. Daniela Cinti, arch. Maria Teresa Cristofaro, arch. Demetrio Cutrupi, arch. Maria Bonelli, arch. Daniele Gualandi. Per gli studi sul patrimonio ecclesiastico dell’Oltrarno fiorentino si ringraziano: prof.sa Fauzia Farneti, dott. sa M. Cristina François, dott.sa Daniela Valentini, ed inoltre, prof. Massimo Coli, prof. Maurizio De Vita. Un ringraziamento particolare va all’Arcidiocesi di Firenze per aver intrapreso con il Dipartimento di Architettura un percorso per la conoscenza e la conservazione degli edifici di culto della Città di Firenze e, in particolare, all’Arcivescovo Cardinale Giuseppe Betori, all’incaricato diocesano per la Nuova Edilizia di Culto, sig. Massimiliano Bernardini ed all’economo dott. Stefano Ciappelli; alla Parrocchia di Santa Felicita in Piazza e San Giorgio alla Costa nelle persone del Parroco Don Gregorio Sierzputowski e del consulente arch. Vito Carriero; al Seminario Arcivescovile maggiore di Firenze, in particolare al rettore Don Gian Luca Bitossi, al vice rettore Don Alessandro Clemezia, alla bibliotecaria, dott.ssa Elena Gurrieri, all’economo Dott. Antonio Mazzone, al personale di segreteria e a tutti i Seminaristi che hanno contribuito con il loro entusiasmo ad abbattere il muro dei luoghi comuni.

ELENCO STUDENTI

Per le attività didattiche svolte nei laboratori di restauro dal 2016 al 2019, citati nel volume:

Seminario Forte Belvedere (CdL B076 2016-2017)

Amedeo Capone, Saverio Mogavero, Andrea Mirco Puccio, Jie Meng, Bing Xun Wang, Alessandra Loi, Valeria Chessa, Pietro Farris, Enrique Morillo, Liu Sinan, Simone Cardia, Enrico Loi, Filippo Castagni, Walter Salemme, Guiomar Garcia, Eloisa Fazi, Alice Casarin, Giulia Ciani, Margherita Pelosi, Mehrnaz Partow, Mimmi Koponen, Alessandro Mengana, Giovanni Mannelli, Enrico Panizzi, Maria Alessandra Venturoli, Ivan San Benito, He Hao Yu, Leonardo Fabbri, Gonzalo Manuel Suarez Silva, Laura Bonningue, Sandra Koenig, Huang Danqing, Felicien Le Barder, Sara Pallares, Baptiste Tauzin, Esther Bresco.

Seminario Santa Maria Novella e Monastero Nuovo (CdL B076 2017-2018)

Alessia Aufiero, Matteo Barni, Andrea Bogazzi, Narges Bolouriankashi, Anne Boulet-Gercourt, Ivan Branca, Giulia Brullo, Giacomo Buonavita, Mirco Castellani, Giulia Ceccarini, Sara Ciardi, Sra Contino, Laura D’Isita, Lisa Da Rold, Leitizia De Angelis, Aldo De Carlo, Deborah Fabbri, Caterina Ferraro, Saman Abdolrahimpoor Heravi, Shara Izadiesfahani, Salar Khalilnasab, Anastasiya Kuzniatsova, Novella Lecci, Kostantina Luouliou, Virginia Lombardi, Gilormini Lucie, Marco Magagnini,Ilaria Marchione, Lorenzo Massini, Seyedsobhan Mortazavi, Ioana Necumartiri, Lavinia Radi Crastan, Roberta Ricci, Federico Rocchi. Matteo Romani, Elia Romiti, Elena Rosati, Giovanni Ruggieri,Hamideh Sadat Saadat Hosseini, Marco Sabatino, Andrea Saturnino, Roberta Scaffidi, Giulio Solari, Beatrice Stefanini, Ana Stojilikoic, Giluia Vallorani, Ludovica Vanni, Elettra Vasarri, Salomè Vernau, Clementine Wavelet, Ken Yoshizawa, Marta Zerbini.

Seminario costruito storico dell’Oltrarno (CdL B008 2018-2019)

Lorenzo Conoscenti, Matteo Bertelli, Marco De Nuccio. Sandrino Ian Deiana, Tommaso Fontani. Vanessa Gualandi, Anna Grenci, Lucrezia Cerulo, Marianna Minio, Anna Lena Reier, Elisa Cileberti, Giulia Casolari, Alice Bovera, Lorenzo Bernardini, Giulia Comini, Gaia Gallorini, Seyedrohollah Anbari, Anahita Naeimi, Chiara Fogato, Antonio Aurispa, Ilaria Grassi, Safia El Guerch, Marta Ceccaroni, Lisa Bonaguidi, Elisa Casarosa, Bianca Del Duca, Rosaria Cangialosi, Monica Buti, Ivonne Craffonara, Sara Galeazzi, Ilaria Andriulo, Nadia Cammelli, Giulia Cardinale, Anthea Bonciani, Alessia Bianco, Margherita Agatoni, Kevin Canden, Gabriele Bucchioni, Margherita Sani, Niccolò Pelleri, Eugenio Caterina, Danilo Gallucci, Lorenzo Ciarfella, Lorenzo Ferretti, Lorenzo Foggi, Alessandro Barletta, Lapo Giuliani Gozzi, Fei Xue.

Seminario Arcivescovile e San Francesco di Sales (CdL B117 20182019)

Francesca Simonetta Lisci, Rosanna Massaro, Camilla Santoni, Benela, Daniela Nicolazzo, Costanza Ortuzar, Benedetta Pagni, Paolo Pier-

detta Zamboni,Federico Bernes, Beatrice Matteocci, Giacomo Montiani, Luca Pasqualotti, Ilaria Bonacci, Jlenia Ciliberti, Antonio Ciracì, Massimiliano De Vitis, Chiara Cacciuolo, Clarissa Carbonari, Valentina Ciummei, Efthymia Kopanou, Arianna di Gianpietro, Elisa Farinelli, Abdo Karim, Alessandra Vezzi, Marina Giaracuni, Michele Longo, Laura Lippi, Emanuele Petrilli, Francesca Giugliano, Despoina Myridou, Arianna Novelli, Giulia Pagliaricci, Ana Aragon Asarta, Carlos Guillem Navajas, Silvia Marradi, Laura Soldati, Diego Betti, Marco Maria Morelli, Flora Pham, Virginia Vivona, Natalia Calvos Campo, Francesca Cantale, Giacinto Cicatiello, Louis Riverieulx de Varhx.

Seminario Santa Felicita in Piazza e San Giorgio alla Costa (Cdl B117 2018-2019)

Marta Bandinelli, Vanessa Benelli, Francesca Contestabile Ciaccio, Alessia Casasanta, Giulia D’Ercole, Martina Colapietro, Viviana Arena, Gessica Avallone, Martina Cecconi, Maria Florio, Irene Mazzella, Monica Alessandrini, Michela Cabiddu, Sara De Carli, Sofia Giagnoni Martini, Elisa Giorgetti, Federica Martella, Mariangela Carissimo, Riccardo Panerai, Diego Bernabini, Sheyla Cosentino, Gianlorenzo Dellabartola, Sofia Giagnoni Martini, Martina Checconi, Erika Angelini, Chiara Grandi, Giulia Grassi, Alberto Ancillotti, Marianna Angelini, Giada D’Angeli, Federico Berti, Carlo Buemi, Virginia Cherubini, Daniel Alejandro Benitz Torres, Avigal Irena Brodetsky, Antonio Pilato, Maikol Bruno Fallani. Gabriele Giarelli, Arianna Gualtieri, Enrico Corrias, Adrianus Duquesnoy, Orges Hasamataj, Giulia Soldi.

Prof. Giuseppe Alberto Centauro

Professore Architetto. Dal 2004 è strutturato come Professore Associato di Restauro architettonico con docenza nei Laboratori di Restauro in tutti i corsi di studio del Dipartimento di Architettura e presso la Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio dell’Università degli studi di Firenze. È autore di oltre 250 pubblicazioni per lo più dedicate alle tematiche della conservazione e valorizzazione di beni culturali e del paesaggio. Responsabile scientifico di Ricerca nei progetti convenzionati illustrati nel presente volume.

Prof. Silvio Van Riel

Già professore associato di Restauro architettonico e Consolidamento degli edifici storici presso la Scuola di Architettura dell’Università di Firenze, attualmente insegna il modulo di Caratteri costruttivi dell’edilizia storica e consolidamento nei Laboratori di Restauro 1 e 2 presso la Scuola di Architettura ed il modulo di Progetto strutturale per il restauro presso la Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio dell’Università di Firenze.

Arch. Andrea Bacci

Architetto Ph.D. Laureato in Architettura nel 2004 consegue il Dottorato di ricerca in Disegno e Rappresentazione del Costruito e dell’ambiente nel 2007 presso il Dipartimento di Progettazione dell’Architettura di Firenze (settore disciplinare ICAR 17). Assegnista di Ricerca dal 2016 al a 2019, ha svolto le attività di tutoraggio nei laboratori didattici citati nel testo.

Arch. Luca Brandini

Architetto, libero professionista. Laureato in Architettura nel 1996, inizia la professione occupandosi di progettazione e riqualificazione urbana effettuando consulenze per vari Enti. Borsista di Ricerca e dal 2010 Cultore della Materia (SSD ICAR 19) svolgendo, presso il DIDA di Firenze, attività di collaborazione didattica nei laboratori di restauro.

Dott.sa Marta Castellini

Laureata in Architettura e specializzata presso la Scuola di Specializzazione in beni architettonici e del paesaggio dell’Università degli Studi di Firenze, già borsista di ricerca presso il Dipartimento di Architettura (settore disciplinare ICAR 09), è attualmente assegnista di ricerca presso l'Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR di Firenze (CNR-ISPC).

Dott.sa Irene Centauro

Esperta di diagnostica e di scienze e tecnologia applicate ai beni culturali – I Fascia (DM 244/2019). Consulente in ambito di diagnostica per i beni culturali, materiali per la conservazione e il restauro di manufatti e beni architettonici. Sviluppo di sistemi informatici per la gestione e analisi dati in ambito di beni culturali e laboratori diagnostici. Assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze della Terra.

Dott. David Fastelli

Dottore in Scienze Geologiche. Consulente tecnico IT in ambito di sviluppo e progettazione di sistemi di gestione dati con strumenti di Business Intelligence per la raccolta l’analisi e il monitoraggio degli interventi per i beni culturali, le architetture dei Centri Storici e la pianificazione urbanistica. Integrazione sistemi di BI con tecnologie GIS. Progettista del sistema Hurbana/Progetto HECO.

Arch. Francesco Masci

Architetto, libero professionista. Laureato nel 2003 alla Facoltà di Architettura, inizia subito la professione e ricopre oggi la carica di Direttore Tecnico presso lo Studio Tecnico Edilprogetti di Prato. Interagisce come Borsista di Ricerca nell’ambito disciplinare del restauro, dedicandosi agli aspetti progettuali e risanamento conservativo quale tramite tra la didattica universitaria e la professione dell’architetto.

Arch. Margherita Pelosi

Architetto, già Tirocinante presso l’Ufficio Belle Arti e Fabbrica di Palazzo Vecchio del Comune di Firenze approfondendo il suo progetto di tesi per il restauro di S.M. Novella (Cultrice della materia – settore disciplinare ICAR 09), attualmente frequenta la Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio presso l’Università degli Studi di Firenze.

Finito di stampare da Officine Grafiche Francesco Giannini & Figli s.p.a. | Napoli per conto di didapress Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze 2020

Le esperienze di conservazione e restauro e gli studi recenti, oggetto di questa pubblicazione, attengono a quanto è stato sviluppato attraverso le convenzioni stipulate con gli Uffici della Municipalità e la Curia Arcivescovile di Firenze. L’attività didattica svolta dai laboratori di restauro, dal 2016 al 2020, ha riguardato distinti approfondimenti tematici su progetti condivisi a livello pubblico sia nei suoi caratteri storico edilizi alla scala architettonica sia a quelli dedicati a comparti urbani in chiave di conservazione e riqualificazione, recupero e riuso. Gli studi sul Centro Storico di Firenze fanno parte di una lunga tradizione di ricerca che, in specie dopo l’alluvione del 1966, nei vari ambiti istituzionali e amministrativi si è andata consolidando per la salvaguardia e di corretta gestione delle risorse architettoniche ed ambientali della città.

The conservation and restoration experiences and the recent studies, object of this publication, concern what has been developed through agreements stipulated with Offices of the Municipality and the Archbishop’s Curia of Florence. The teaching activity carried out from 2016 to 2020 involved several thematic insights on projects both on an urban scale and dedicated to monumental sectors, civil and religious architecture in terms of conservation and requalification, recovery and reuse. The studies on the Historic Centre of Florence are part of a long research tradition which, after the flood of 1966, has consolidated in various institutional and administrative areas for the safeguard and correctly manage the city’s architectural and environmental resources.

Giuseppe Alberto Centauro. Professore di restauro, titolare di docenza nei Corsi di Studio di primo, secondo e terzo livello attivi presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze. È autore di più di 250 pubblicazioni, monografie e articoli a stampa nei campi della conservazione dei beni culturali e del restauro, (opere d’arte, monumenti, centri storici e paesaggio), dell’archeologia e della storia dell’architettura e della diagnostica architettonica. Responsabile Scientifico di Ricerca in oltre 30 progetti in ambito pubblico e privato. In oltre 40 anni di attività ha condotto numerosi interventi di restauro su edifici di interesse storico artistico, complessi monumentali, spazi urbani posti in compendi storicizzati.

Giuseppe Alberto Centauro. Professor of Restoration, holder of first, second and third level Courses of Study at the Architecture Department of University of Florence. He is the author of 250 publications and press notes in the fields of conservation of cultural heritage and restoration, (works of art, monuments, historical centres and landscapes), also archaeology and architectural history and architectural diagnostics. Scientific head of research of more than 30 projects in the public and private sectors. He has designed many restoration interventions on buildings of historical and artistic interest, monumental complexes and urban space located in historicized urban compendia in over 40 years of activity.

ISBN 978-88-3338-113-82

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