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Le metodologie

Range di rilievo diretto

Misure ricavate da fotopiano

focalizzando l’osservazione sui complessi di San Giorgio alla Costa e Santa Felicita in Piazza, estendendosi al Forte Belvedere e alle Mura della cinta arnolfiana con lo studio sistematico delle cortine e delle torri rimaste3 e, per il quartiere di San Frediano, al seminario Arcivescovile Maggiore e al Conventino (chiesa di San Francesco di Sales). Di qua d’Arno invece è stato studiato il complesso di Santa Maria Novella e Monastero Nuovo. A questi studi si aggiungono precedenti esperienze riguardanti l’intero ambito urbano del Centro Storico di Firenze, con particolare riferimento ai Lungarni Soderini e Vespucci e al Ponte Vecchio, divenuti oggetti di approfondimento con altrettante tesi di laurea4 .

Le metodologie La lettura stratigrafica e lo studio delle fonti

L’indagine di un edifico monumentale parte dalla conoscenza storica delle sue fonti: se il progetto di restauro risulta il momento nel quale si riapre un dialogo con il contesto e con le funzioni insite nel territorio è altresì vero che questo ‘dialogo’ nasce e può prendere vita dal ‘racconto’ che le vicende storiche del manufatto permettono di scrivere. Le informazioni storiche, reperibili in letteratura e in archivi sia cartacei che digitali5 vengono fissate in planimetrie, ricostruzioni assonometriche e prospetti stradali in scala tra il 1:500 e il 1:200 e mettono in evidenza le trasformazioni degli elementi costruiti attingendo alle informazioni di letteratura e alle analisi comparative degli eventi architettonici e costruttivi riconoscibili per stile ed epoca.

3 Cfr. Le mura ai confini di Firenze, Tesi Magistrale in Progettazione dell’Architettura, di Chiara Benvenuti, Gaia Bianchini, Alessandra Caccialupi (rel. Prof. G.A. Centauro, corr. Prof.ssa G. Tucci, Arch. A. Bacci, Arch. G. Caselli, A.A. 2015/2016). 4 Le tesi citate in questo testo sono: • Le Mura ai confini di Firenze. Laureande: Benvenuti Chiara, Bianchini Gaia, Caccialupi Alessandra, relatore Prof. G.A. Centauro, correlatore Arch. Ph.D. A. Bacci, Prof.ssa G. Tucci, Arch. G. Caselli, A.A. 2015/2016; • Ponte Vecchio. Lo studio e il rilievo per la sua Conservazione. Laureanda: Irene Cicchino, relatore Prof. G.A. Centauro, correlatore Arch. Ph.D. A. Bacci, A.A. 2016/2017; • Lungarno Soderini e Vespucci. La città allo Specchio. Analisi della vulnerabilità visiva per il recupero dell’identità urbana. Laureanda: Eleonora Santi, relatore Prof. G.A. Centauro, correlatore Arch. Ph.D. A. Bacci. A.A 2017/2018; • Il Chiostro Grande di Santa Maria Novella. Tre secoli di Trasformazioni per la conservazione e la valorizzazione del complesso,

Laureando: Niccolò Capua, relatore Prof. G.A. Centauro, correlatore Arch. Ph.D. A. Bacci - A.A 2018/2019. 5 Si citano i principali archivi digitali utilizzati per lo studio di Firenze: • Paolini C. (agg.2018), Repertorio delle architetture civili di Firenze, cfr. <http://www.palazzospinelli.org/architetture/> • Cartoteca GeoScopio della Regione Toscana, cfr. <http://www502.regione.toscana.it/geoscopio/catastourbanizzazione.html> (2/2019); • Vincoli in rete, cfr. <http://vincoliinrete.beniculturali.it/VincoliInRete/vir/utente/login> (2/2019).

•Figg. 5.4, 5.5

Rilievo semplificato di una facciata su eidotipo. In evidenza i limiti e i riferimenti per la lettura e la collocazione degli elementi costruttivi e tipologici della facciata

Fonti imprescindibili sono le cartografie storiche, come le carte catastali a partire per Firenze dal Catasto Granducale per lo sviluppo degli areali e delle dinamiche di trasformazione fondiaria o le fonti iconografiche per le analisi dei fronti. Il caso di Firenze, infatti, non può essere analizzato senza il supporto delle rappresentazioni cittadine le quali, a partire dalla “veduta della Catena” e proseguendo con la rappresentazione del Buonsignori, e nelle quali risultano riconoscibili (specialmente per la seconda) sia i complessi costruiti che l’edilizia minore, ‘fotografano’ e datano alla fine dei secoli XV e XVI l’effettiva consistenza della città. Le elaborazioni storiche dunque costituiscono l’incipit del percorso di conoscenza e trovano posto nelle prime tavole degli elaborati richiesti per le attività seminariali. L’obiettivo di queste elaborazioni è di ‘congelare’ attraverso un processo di sintesi, e in una rappresentazione più grafica possibile, le fasi di anamnesi storica e recente. Si producono così sintesi cartografiche e grafiche nelle quali, alla stregua di un procedimento ‘archeologico’, emergono le fasi di trasformazione e di accrescimento mentre la lettura stratigrafica delle ‘archeometrie’ in elevato completano la visione delle soprelevazioni e modifiche prospettiche dovute anche ad interventi minori spesso legati agli usi o alle modifiche dei caratteri stilistici (e sulle quali si leggono in particolare modo la collocazione e l’evoluzione degli elementi e dei caratteri costruttivi). Si viene a creare così un racconto che, sintetizzato talvolta in una ‘linea del tempo’, serve agli studenti per fissare sulla carta le complesse storie legate ai manufatti specialmente nei complessi maggiori: senza questo approccio sarebbe stato difficile condensare la vasta storiografia e iconografia che circonda un complesso come il Monastero Nuovo di Santa Maria Novella o in maniera ancora più dinamica San Giorgio alla Costa. (Tavv. 5.2, 5.3). Nel seminario dedicato al Forte Belvedere (Tav. 5.4) invece gli studenti, divisi in gruppi, hanno gestito gli ambiti di indagine per confluire nella gestione territoriale e urbana per il progetto di restauro del Forte in relazione alle mura arnolfiane rimaste e ai quartieri che intorno ad esse si sono formati. È stato possibile così evidenziare i muri graffiati della Via San Leonardo o il quartiere artigiano novecentesco nei pressi di Porta Romana, riuscendo nei progetti ad avanzare considerazioni critiche e proposte di riqualificazione e ricollegamento tra il ‘dentro’ e il ‘fuori’ della città della quale il Forte stesso si erge a emblematico e monumentale confine. È iniziato allora un ragionamento critico sulla Costa San Giorgio che dalla Porta, omonima porta, sia all’Arno che a Via dei Bardi attraverso le tre Coste, l’omonima Costa San Giorgio, Costa Scarpuccia e Costa dei Magnoli. Dalle riflessioni avanzate sui percorsi e sullo stato delle facciate è nato il seminario urbano svolto dai Laboratori di Restauro del 2019 che hanno preso in esame l’intero ambito dell’Oltrarno, a partire dalle aree interessate dal Piano di Ricostruzione post-bellica intorno a via Guicciardini (area del Ponte Vecchio) (Tavv. 5.5-5.7).

Si delinea quindi una metodologia di lettura che dalle fonti storico archivistiche necessariamente si approccia all’osservazione delle stratigrafie specialmente in elevato e nelle quali gli elementi architettonici, i caratteri costruttivi e i fenomeni hanno la loro collocazione e giustificazione. Diventa dunque imprescindibile leggere il manufatto in quanto l’edificio o il monumento stesso diventa la nostra nuova fonte storica ed è da questa e solo da questa che è possibile comprendere e salvaguardare i valori da conservare e restaurare. Un rilievo eseguito su questa linea di indagine è l’unico strumento in grado di garantire questa lettura. A questa prima fase, che viene insegnata già nel laboratorio della triennale come nel primo corso di restauro nel ciclo unico magistrale, segue la progettazione del restauro che richiede un approccio più ampio delle conoscenze tecniche e costruttive nelle quali si esercita una progettazione estesa agli intorni e che attraverso i materiali forniti ed elaborati nella fase di conoscenza si pone come obiettivo il progetto di restauro degli edifici oggetto di vincolo ma con una progettazione estesa all’intorno dell’edificio. Risulta dunque fondamentale il processo conoscitivo perché è da questo che dipende non solo la comprensione dell’oggetto ma soprattutto il risultato del progetto la cui buona riuscita spesso nasce già in sede di rilievo. Gli approcci, sostanzialmente di natura grafica, fotografica e urbanistica sono volti a fissare sulla tavola le relazioni che le architetture hanno (o che hanno smesso di avere) con i loro contesti sia urbani che territoriali in senso fisico attuale sia in senso stratigrafico storico (Tavv. 5.7). Il giusto avvicinamento che questo approccio richiede si articola nelle seguenti fasi: conoscenza della storia dei manufatti, conoscenza dei fenomeni e degli aspetti di relazione con l’intorno, conoscenza degli elementi costruttivi, conoscenza del manufatto attraverso il rilievo degli elementi fondamentali alla comprensione del disegno e dei fenomeni che riguardano l’edificio. Il manufatto è il punto di arrivo infatti del procedimento in quanto prima di eseguire il rilievo occorre avere già gestito tutti agli aspetti che stanno intorno e a monte dell’edificio stesso e che su di esso devono essere letti. Il risultato del rilievo poi è costituito da una serie di elaborati (planimetrie, piante, prospetti, sezioni, fotopiani, mappe cromatiche, materiche e del degrado) che devono servire da ‘mappe di lavoro’ per le operazioni di conservazione, manutenzione e restauro. Per queste ragioni nei seminari svolti durante i laboratori si è dovuto compattare una certa quantità di dati e relazioni tra le diverse informazioni in elementi sintetici i quali, attraverso il disegno e il rilievo diventano sintesi per discretizzazione dei fenomeni complessi. Tale processo, preso in prestito dalla metodologia di rilievo per la conoscenza e utilizzato in ambiti di ricerca architettonica compositiva6, risulta fondamentale nella disciplina di restauro.

6Cfr. Bacci A., Bini M., C.M.R. Luschi 2004, p. 51.

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