L'Architettura degli animali | Matteo Zambelli

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animal builders | animali costruttori

anche noi abbiamo perso la fiducia nel ruolo salvifico dell’architettura. Tuttavia, Hansell ritiene che i cambiamenti nell’architettura possano essere accompagnati da altre mutazioni nello stile di vita degli animali. La stessa interdipendenza sembrerebbe applicarsi anche all’uomo. È essenziale che le nostre costruzioni siano studiate nel loro quadro antropologico, socioeconomico ed ecologico, oltre che nelle tradizionali sfere metafisiche ed estetiche del pensiero architettonico. La lezione dell’architettura animale Mi sento di suggerire che potremmo imparare qualcosa dallo studio del lento e graduale sviluppo e adattamento delle costruzioni degli animali nel corso di milioni di anni, perché noi, architetti umani dell’era elettronica, tendiamo al contrario a inventare un nuovo stile architettonico per ogni nuova stagione. Le formiche possono essere citate come esempio di animali da cui imparare: sono tra le creature più sociali, e il loro studio ha suggerito intuizioni sulle origini del comportamento altruista. Sembrerebbe che la razionalità ecologica e la funzionalità del nostro costruire siano compromesse, perché l’architettura per noi è anche un mezzo col quale tentare di comprendere e simbolizzare il mondo, e un tentativo di raggiungere l’immortalità. “La forma non è altro che un desiderio di vita eterna sulla terra” scriveva il giovane Alvar Aalto. Per noi l’architettura è soprattutto un mediatore mentale tra il mondo e noi stessi piuttosto che tra i modelli di vita dell’uomo e il contesto ecologico. La funzionalità nell’architettura dell’uomo viene sempre compromessa da fattori culturali, psicologici ed estetici. Di conseguenza, c’è un’intrinseca tendenza ad allontanarsi dall’equilibrio ecologico nelle nostre costruzioni. Gli esempi di architettura animale rappresentano un funzionalismo ecologico senza compromessi. Le termiti, per esempio, costruivano i loro termitai nel modo in cui li costruiscono oggi decine di milioni di anni prima che i nostri primi antenati primati camminassero sulla terra. E senza dubbio continueranno a edificare i loro grattacieli con l’aria condizionata automatica molto tempo dopo che l’Homo sapiens sarà scomparso dalla faccia della terra. Nel corso dei quattrocentocinquant’anni da Copernico a oggi abbiamo abbandonato la visione geocentrica dell’universo. Tuttavia, continuiamo a guardare la Natura e il regno animale in modo unilaterale, ossia dal punto di vista dell’uomo, il che viene esemplificato in modo innocente dalle favole per bambini che vestono gli animali con costumi umani e li fanno vivere in case che sembrano miniature della nostra stessa architettura. Di fronte all’urgente richiesta di forme di vita e di architetture ecologicamente più idonee, potremmo dover invertire l’immagine; dovremmo, probabilmente, iniziare a immaginare noi stessi come abitanti di case ispirate dai maestri costruttori animali.

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