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Piercarlo Rossi
Un maestro del canto: il fringuello
Il comportamento in natura, l’allevamento, le mutazioni
testo di PIERCARLOROSSI, foto M. CORBELLA, R. STEFANI, B. ZAMAGNIe V. VERGONI
Seconda parte
All’inizio di questa mia esperienza ero solito porre i fringuelli in voliere larghe 1m con un’altezza di 2m e profondità di uguale misura; con il passare degli anni e l’esperienza acquisita, ho notato che se gli animali venivano alimentati in maniera adeguata ed abituati alla presenza dell’allevatore si adattavano anche a sistemazioni più ridotte, come le volierette da 120cm dove, se ben schermate e con una adeguata gestione del maschio, la riproduzione può avvenire senza grossi problemi. Io penso che l’osservazione costante delle singole coppie sia alla base di ogni successo riproduttivo; con un attento esame dei componenti di ogni singolo soggetto si capisce quando è il momento di intervenire, variando l’alimentazione o la gestione della coppia e questa regola vale per ogni specie che si decide di allevare. Posso definire questa tecnica il vero successo del mio allevamento. Nel nuovo allevamento lascio svernare i soggetti nelle voliere esterne, dove il fondo è in cemento, e questo mi permette di gestirlo in maniera egregia per quanto riguarda la pulizia mensile o settimanale, in ogni periodo dell’anno. Quando si avvicina il periodo riproduttivo trasferisco i soggetti nelle volierette dove pongo sempre, sul fondo, la griglia, utilizzando i fogli di carta bulinata, che assolvono al meglio il compito di assorbire le feci. Come alimentazione utilizzo lo stesso misto che veniva utilizzato in Belgio dall’allevatore che negli anni mi ha ceduto alcuni soggetti e devo dire che esso viene molto apprezzato, visto che vengono consumati tutti i semi che lo compongono; questo mi fa pensare
Mutazione che in Belgio chiamano "grigio dominante"ed è un maschio. Probabilmente un doppio diluito, si precisa probabilmente ma di certo a base nero bruna perché ha le unghie scure
Pastello Isabella maschio Isabella Opale maschio
che sia ben equilibrato e gli animali sono in perfetta forma, calcolando soprattutto che in allevamento vi sono soggetti anche di sette anni. I fringuelli, se mantenuti in maniera ottimale, non hanno nessun problema né di deposizione né di fertilità, anzi ho notato che con il passare degli anni i maschi adulti si ammansiscono e non creano nessun problema in fase riproduttiva. Fornisco questa miscela come base del mio allevamento durante tutte le stagioni dell’anno; l’unica integrazione che aggiungo da metà dicembre fino alla fine di febbraio è composta da una formulazione di estrusi che mi permette di tenere in forma gli animali durante il periodo di riposo e preparazione cove, per poi passare ad un altro prodotto specifico sempre in ragione di una parte su cinque me sco lata alla comune miscela; ciò per prepararli all’allevamento dei novelli, fino al temine delle cove, per poi tornare alla miscela classica. In preparazione alla stagione riproduttiva, dall’inizio di febbraio fornisco un giorno alla settimana un pastone secco unito al 50% con un pastone morbido: ho notato che questo mix è ottimale anche nel periodo invernale, calcolando che i soggetti sono posti
Bruno Opale maschio Agata Opale femmina
in voliere esterne dove la temperatura scende anche a -5 o -7. Dalla metà di febbraio arricchisco questo pastoncino con l’uovo sodo a cui aggiungo tarme pinkiese buffalosurgelate e, visto che il tempo spesso scarseggia, ho deciso di sostituire i semi germogliati, utilizzati un tempo, con un preparato preconfezionato, poi aggiungo alcuni integratori sia per l’apporto di calcio, sia per stimolare la deposizione; inoltre, nell’acqua da bere aggiungo un complesso vitaminico. Con il passare delle settimane aumento la somministrazione di questo pastoncino, due volte la seconda settimana, tre volte la terza, dopo di che la somministrazione diventa giornaliera. Appena la femmina inizia la deposizione delle uova interrompo la somministrazione del pastoncino, che riprenderà alla nascita dei piccoli, questo per evitare una assunzione eccessiva di proteine che potrebbe portare ad uno scondizionamento della femmina o a una sovraeccitazione del maschio. Essendo il mio allevamento posto all’esterno ed a luce naturale, inizio alla fine di marzo a fornire il materiale per la costruzione del nido; alcuni anni, se l’inverno risulta essere particolarmente mite, mi è capitato di trovare un abbozzo di nido all’interno della mangiatoia. Sono solito porre due nidi sulla parte alta della volieretta, uno su un lato ed uno sull’altro; la femmina sceglierà quello maggiormente gradito ed utilizzerà il secondo per la covata successiva. Per la costruzione del nido (un cestino in vimini) fornisco un mix classico formato da sisal, juta, cocco e cotone, mentre per l’imbottitura interna ho notato che risulta molto gradito il pelo animale. Le femmine sono delle ottime covatrici ed i maschi dei padri premurosi, a cui tocca il compito di ultimare lo svezzamento della prole; infatti, appena i nuovi nati saranno impiumati la femmina si appresterà alla costruzione del secondo nido. Il numero delle uova deposte varia da 4 a 6 ed in passato mi è capitato di avere covate da 5 piccoli, cose che mi ripagano di tutti i sacrifici giornalieri. Nel caso di nidiate con un numero limitato di piccoli, 1 o 2, sono solito unirli a fratelli di altre covate con gli stessi giorni di vita. Ho visto in allevamenti di amici anche l’utilizzo di canarini come balia (cosa da me mai provata) ma la loro alimentazione fortemente insettivora, soprattutto nei primi giorni d’età, io penso debba essere supportata con imbeccate supplementari e la somministrazione di prede vive da parte dell’allevatore, fino all’inanellamento. Negli anni ho creato un ceppo di canarini molto resistenti che utilizzo esclusivamente per l’allevamento dei cardellini major. Come già dichiarato in precedenza, con un’attenta osservazione della coppia devo ammettere che non ho mai avuto problemi di eccessiva aggressività da parte del maschio, anzi in passato ho cercato, con fortune alterne, di utilizzare un maschio al salto con due femmine, anche se ritengo il fringuello una specie monogama. Alcune volte ho tentato anche con il ciuffolotto la tecnica del maschio al salto lasciando la femmina da sola ed unendo quest’ultimo soltanto quando il nido era stato completamente costruito, ma in questa specie ho notato che per avere un numero importante di uova feconde il maschio deve essere inserito più volte con la sua compagna. Soggetto pezzato di R.Stefani
Ibrido di Fringuello x Peppola, allevatore Angelo Sasselli, foto: Bruno Zamagni
Opale nero/bruno
Dalle mie osservazioni ho notato che una buona infrascatura esterna del nido sia uno dei segreti per la riuscita del suo allevamento; questo permetterà alla femmina di rimanere più tranquilla sia durante la cova sia nella fase dell’allevamento dei piccoli; in caso contrario, la femmina tenderà ad alzarsi ad ogni minimo rumore, causando danni al nido o alle uova. Alla nascita dei novelli, oltre al pastoncino sopra indicato a cui aggiungo piselli e mais come apporto vegetale,
Soggetto albino, foto e all.: Vittorio Vergoni fornisco un’alimentazione viva posta in una ciotola separata, dove pongo delle larve tenere di tarme della farina bianche senza cuticola con l’aggiunta di un altro tipo di tarme sempre di dimensioni ridotte ma di colore marrone scuro. Questo alimento rimane a loro disposizione fino all’inanellamento dei piccoli, dopo di che tendo a diminuire la somministrazione dell’alimento vivo, lasciando sempre a disposizione le tarme buffaloed i pinkies surgelati, oltre alle tarme della farina. Se bene alimentati, anello solitamente i piccoli al quinto/sesto giorno di vita monitorandoli per qualche tempo; quando bene impiumati, la femmina inizia la seconda deposizione e il maschio porta di solito in maniera esemplare a termine lo svezzamento dei novelli anche con la femmina già in cova. Non ho mai avuto problemi con il maschio, con il pericolo che potesse avventarsi sui piccoli, anche perché tengo sotto controllo l’alimentazione e se vi sono segni di un estro eccessivo abbasso immediatamente il valore proteico. All’inizio della stagione riproduttiva ed una volta svezzati tutti i novelli, effettuo un trattamento contro gli acari con un prodotto del commercio che metto direttamente nell’acqua da bere”. Dopo questa parte, molto interessante, legata all’allevamento passiamo ora a parlare di mutazioni. “La passione per questa specie da parte dei belgi ha fatto sì che diverse, ad oggi, siano le mutazioni stabilmente fissate. Alla base vi sono le mutazioni Bruno ed Agata e la loro combinazione, l’Isabella, tutte e tre con trasmissione ereditaria del tipo sessolegata; segue la mutazione Pastello, che si comporta come le precedenti. Vi è come nel lucherino e nel verdone una forma di pastello dominante, che noi chiamiamo diluito, che dà vita a soggetti a singolo e a doppio fattore. L’opale è la mia preferita, con trasmissione ereditaria di tipo autosomica-recessiva; vi sono poi le ultime apparse, come la whitegreycon trasmissione ereditaria di tipo autosomica dominante, ma la vera novità sono i pezzati, con trasmissione ereditaria autoso-
mica-recessiva. Io penso che l’errore che è stato compiuto negli ultimi anni sia stato quello di sovrapporre le varie mutazioni in maniera ossessiva e questo ha fatto sì che si realizzasse un numero importante di soggetti, sicuramente con un prezzo elevato ma difficili da identificare. Nel mio allevamento è presente almeno una coppia per ogni mutazione ed alcune in sovrapposizione; inoltre, ho selezionato da tempo due coppie di ancestrali puri al 100%, che mi servono per creare i portatori da utilizzare nelle varie mutazioni. Allestisco ogni anno due coppie della mutazione Bruno e le utilizzo per la selezione delle mutazioni Isabella ed opale Bruno, che necessitano come colore e disegno e struttura di questa mutazione. Su base opale seleziono alcune coppie in purezza e la sovrappongo alle mutazioni Bruno/Agata e Isabella. Anche per quanto riguarda la mutazione pastello dominante (diluito) creo una coppia per ogni tipo base; la coppia è solitamente formata da un doppio e da un singolo fattore, così da avere entrambi i fenotipi all’interno della nidiata. Per quanto riguarda la mutazione whitegrey, per il momento sto cercando di studiarla attentamente, ed ho iniziato ad inserirla sui tipi base. In Belgio e in Olanda ho visto che viene data molta importanza al canto, pertanto gli ottimi cantori vengono utilizzati in allevamento anche se non perfetti come struttura, colori e disegni, mentre per quanto mi riguarda do poca importanza a questo particolare, anche se da me apprezzato, cercando di selezionare soggetti strutturalmente e cromaticamente al top. Negli ultimi anni ho partecipato solamente ai campionati italiani (sebbene le categorie dedicate alle mutazioni del fringuello siano veramente poche) o al campionato del mondo, anche perché il tempo a mia disposizione è sempre poco; cerco di partecipare alla mostra della mia Associazione come segno di appartenenza e amo inoltre le mostre specialistiche”. Non ci resta che ringraziare il buon Ralf per averci condotto, passo dopo passo, nello splendido mondo del fringuello.