Editoriale
Rapportarsi con gli altri di G IOVANNI CANALI
H
o più volte espresso la valutazione secondo la quale ci dovremmo rapportare maggiormente verso l’esterno: quella che spesso viene chiamata “società civile”, con una definizione opinabile, ma recepita e alla moda. I vantaggi sono evidenti: una migliore conoscenza, il superamento di pregiudizi negativi, la reciprocità di scambi culturali con associazioni o enti e certo la possibilità di avere più adepti. Un tentativo è stato fatto con la FOI scuola, che ben ricordo, visto che anni or sono ero fra quanti illustravano il comportamento da tenere e gli argomenti a coloro che venivano selezionati per tale bisogna. Non saprei dire se il progetto abbia dato i frutti sperati, certo qualcosa si fece. Io stesso sono andato in una scuola elementare per esporre temi attinenti al nostro hobby, così ampio di motivazioni. Abituato a tenere corsi per allievi giudici, il mio primo punto di attenzione fu quello di adeguarmi ai giovanissimi interlocutori. Poi mi premurai di coinvolgere anche gli insegnanti. Sempre rimanendo a livelli elementari, più che altro per suggerire argomenti accattivanti e semplici da ribadire in futuro. Certo, in una scuola per periti agrari mi sarei trovato meglio, potendo affrontare temi più pregnanti culturalmente. Tuttavia, anche a livelli elementari una certa soddisfazione c’è, quando si riesce ad interessare gli ascoltatori. Un aspetto che mi stupì fu il comportamento dei bambini; infatti, c’era una foresta di manine alzate per chiedere di intervenire, al fine di domandare spiegazioni o anche per contestare. Ai miei lontanissimi tempi delle elementari c’era molta più timidezza e ben pochi, in casi del genere, si azzardavano ad alzare la mano. Non so se oggi sia tutto meglio, ma allora non si dava del tu al maestro chiamandolo per nome, ma si diceva “signor maestro”, e quando prendevo uno scapaccione mi guardavo bene dal dirlo alla mamma, altrimenti rischiavo che me ne arrivasse subito un altro e poi avrei dovuto dare spiegazioni e magari subirne così un terzo. Quindi, “zitto e mosca”, rimanevo nel primo danno. Oggi i maestri rischiano proteste, talora facili. Ho fatto questa digressione perché penso che oggi vi siano aspetti migliori, ma non tutti. Ognuno può valutare come meglio crede. Ovviamente, sono cosa del tutto diversa i veri maltrattamenti, che vanno condannati senza riserve e puniti adeguatamente.
Di certo, attualmente, i bambini hanno meno remore ed intervengono a tutto campo. Nel caso di cui sopra, alcuni intervenivano a sproposito, magari solo per dirmi che un certo loro zio aveva un canarino, altri con domande più mirate su come tenere gli uccellini, altri ancora contestavano, parlando di sottrazione al cielo degli uccellini. Non sono certo digiuno di dibattiti, tuttavia dico di averci dovuto mettere un certo impegno; non sempre era una passeggiata. Fu importante sottolineare che i nostri uccellini sono nati in gabbia, non sono di cattura e che con l’allevamento si possono fare tanti studi e proteggere i selvatici, rendendo sempre meno interessanti gli episodi di bracconaggio. Certo, ho citato come sempre l’esempio delle specie salvate dall’estinzione grazie all’allevamento, classico il caso dell’oca nene. Il modo di spiegare deve essere a livello degli ascoltatori, come dicevo; inoltre, bisogna cercare di colpire la fantasia ed attirare l’interesse. Esemplificando: quando un maestro, anzi per me un “signor maestro”, mandò una diapositiva attinente ad uno scheletro di uccello chiedendomi di dare spiegazioni, fra le altre cose non esitai ad agitare le braccia come ali, spiegando che le ali corrispondevano alle braccia e con un certo sforzo (sfidando il ridicolo, non sono certo Bolle), mi alzai anche sulle punte per far capire che se gli uomini sono plantigradi come gli orsi, cioè camminano sulle piante, gli uccelli sono digitigradi, cioè camminano sulle dita, come i cavalli. Le scuole a volte vengono da noi per visitare il museo ed anche qui devono avere spiegazioni adeguate e proporzionate al loro livello, possibilmente con aspetti divertenti. So che Guglielmo Petrantoni se la cava benissimo come illustratore a tutto campo, anche quando ci sono scuole elementari; infatti, i bambini sono entusiasti, ho letto temi in tal senso. Spero di essermela cavata bene pure io in altri casi, sia con istituti che gruppi e specialmente quando è venuta la televisione di Canale 5, spiegando esaurientemente il contenuto delle varie vetrine, nei tempi brevi indicati e, se richiesto, pure con un aneddoto. Il segreto è capire ciò che desiderano gli interlocutori, facile da dire, ma non sempre da realizzare. Praticamente impossibile se si tratta di un gruppo eterogeneo con persone aventi livelli diversi e quindi esigenze diverse. In questo caso non
GENNAIO 2020
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