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Il Canto Glarus di Marcello Falletti di Villafalletto, di Manuela Mazzola, pag
by Domenico
MARCELLO FALLETTI DI VILLAFALLETTO CANTON GLARUS
di Manuela Mazzola
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Èdall’inizio dei tempi che grandi masse di uomini emigrano, anche la Bibbia lo testimonia, per trovare nuovi posti dove stabilirsi, crescere i propri figli; luoghi che offrano migliori condizioni climatiche ed economiche. Viaggi illuminati da fiduciose aspettative, in cui hanno avuto un ruolo fondamentale i sacerdoti e le religiose e l’intera organizzazione missionaria, composta da uomini e donne semplici, ma colmi di fede e speranza.
Nel saggio Canton Glarus del Conte Marcello Falletti di Villafalletto si parla proprio di questo argomento: la missione cattolica italiana di Canton Glarus, del suo ruolo fondamentale e dell’emigrazione, con le sue cause e conseguenze.
Per l’attività missionaria della Chiesa, tutti i missionari, sacerdoti, religiosi, suore e laici, furono formati per non perdere di vista l’universalità della Chiesa e la diversità dei popoli, poiché conoscere il paese in cui si va, dunque, la storia, la lingua e la cultura è sia necessario sia doveroso.
La prima missione, nel 1912, fu guidata da Don Gabriele Della Bella, poi Don Giuseppe Rampo, Don Savino Conte, Don Felice Bonaccina, Don Ernesto Grignani, Don Alberto Ferrara, Don Paolo Gallo, P. Jiovani Barreto, Don Roberto Maciejewski, Don Valerio Casula, Don Giancarlo Rossi e per ultimo il Reverendo Padre Pierpaolo Lamera.
Quest’ultimo nella prefazione mette in risalto l’importanza della memoria: “Tanto meno dimenticare l’Autore che ha saputo cogliere, indipendentemente dagli aspetti storico-sociali a lui congeniali, quel desiderio di fare memoria, che deve essere testimonianza ed esortazione per tutti coloro che avranno desiderio di sapere e conoscere, in modo radicale, le tappe salienti di questo faticoso cammino”.
E in questo cammino, faticoso e allo stesso tempo edificante, un posto d’onore l’ebbero le suore che nei loro convitti si occuparono delle giovani ragazze impiegate negli opifici tessili. Le religiose avevano il compito, oltre che ospitarle, anche di assisterle e sostenerle nei momenti difficili dovuti alla lontananza da casa.
Sorsero anche molte associazioni e comitati che furono di grande aiuto alle religiose e ai sacerdoti che si alternarono in quel territorio.
Anche perché, tra fine Ottocento e inizio Novecento, nel territorio elvetico, alcune volte, furono violati i diritti umani fondamentali e gli esuli italiani divennero vittime di vere e proprie manifestazioni razziste. Purtroppo, episodi di questo genere accaddero e continuano ad accadere in tutto il mondo. Le numerose attività sociali e culturali, però, furono in grado di aiutare e sostenere gli immigrati e fu anche per questo che la missione divenne un grande esempio di comunità cristiana, giacché seppe essere un valido aiuto.
Infatti, riporta l’autore: “Per avere il permesso di espatrio necessitava conoscere un mestiere, saper leggere e scrivere, magari conoscere alcune nozioni sulla lingua, su gli usi e costumi del paese di immigrazione. Anche agli inizi della nostra vicenda migratoria, così come si verifica ancora ai nostri giorni per gli emigranti extracomunitari, si dovette assistere a vere compra-vendite di bambini da impiegare in lavori pesanti e squallidi, alla tratta di ragazze, attirate con l’inganno e la finta promessa di un onesto lavoro per essere avviate alla prostituzione. Intermediari senza scrupoli che lucravano sulle miserie e le necessità altrui”.
Il 26 gennaio 2003 si organizzò una grande festa per celebrare i 90 anni della Missione Cattolica Italiana di Glarus, ad opera del missionario P. Jiovani Barreto. Fu un evento importante per commemorare le attività quotidiane svolte dalla comunità, la quale ha saputo lasciare un ricordo positivo nel Canton Glarus.
Il prof. Falletti, chiudendo il volume, ribadisce: “Ecco perché abbiamo voluto scrivere, ricordando il contributo eccezionale della Missione Cattolica, nello specifico quella del Canton Glarus, fra le montagne svizzere, dove la generosità e disponibilità di uomini, con la loro essenza, hanno portato, assistito e costruito una reale comunità; non solamente a livello spirituale, tanto necessaria, ma anche umanitaria e sociale, per la quale essere ancora orgogliosi e degni di menzione” .
Manuela Mazzola
MARCELLO FALLETTI DI VILLAFALLETTO Canton Glaurs Cento anni della missione cattolica italiana (1912-2012) - Anscarichae Domus, 2013, Pagg 151
IL VOLTO DI LEI DURANTE
Il volto di lei durante l’amore, un amore grande, unico, irripetibile, indispensabile, lontano dalla volgarità imperante, estatico, meraviglioso, in un abbandono totale, assoluto, cosa dell’altro mondo, che può accadere a qualsiasi età, sogno, utopia, miraggio, appartenente a privilegi di altre vite ed altre epoche… L’orologio, impassibile, segna il tempo della passione, della felicità, senza obiettivo e senza orizzonte, con lo stesso distacco del ritorno alla solitudine, allo scoramento, alla nostalgia.
Luigi De Rosa LA MIA CHIESA
Datemi cieli aperti, e la mia accesa anima imparerà come pregare, datemi un monte e ne farò un altare al di sopra dell’odio e dell’offesa. Forse la voce mia, nella sua ascesa, quando si fa preghiera può arrivare più facilmente a Dio, senza incontrare il soffitto affrescato d’una chiesa.
Chiesa è pure la casa ove si nasce e si ama e si muore, e il campo dove d’amaro pane il povero si pasce. Per me, se da una chiesa appena uscito, guardo le stelle sempre antiche e nuove, più chiesa d’ogni chiesa è l’Infinito.
Nino Ferrù
Da Orme di viandante, Edizioni G. B. M, 1985
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Nella foto, cerimonia della presentazione, il 9 maggio 2021 a Galati Mamertino, del libro su Nino Ferraù di Francesco Spadaro: Il Poeta e la bambina, Armando Siciliano Editore.