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Emanuele Personeni e Paolo Sceusa, di Lia Giudici, pag

EMANUELE PERSONENI e PAOLO SCEUSA

di Lia Giudici

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Fino a pochissimo tempo fa non avevo mai sentito parlare di queste due persone, ora invece sono note non solo a me, ma anche a moltissimi altri italiani e spero che la loro iniziativa, vista la sua importanza, necessità e urgenza, travalichi i confini nazionali.

In due differenti date, il 6 Gennaio per Paolo Sceusa e l’11 Febbraio per Emanuele Personeni, hanno intrapreso una marcia in nome delle libertà, avendo come faro predominante il Primo la Costituzione e il Secondo il Vangelo; questi infatti è un prete, da qui in poi lo chiamerò pertanto Don Emanuele, vicario della parrocchia di Mapello, diocesi di Bergamo.

Per tutti e due comunque sia la Costituzione che il Vangelo sono fondamentali, indicano la via da seguire, la legge civile e spirituale alla quale aderire e seguire integralmente.

Entrambi si oppongono alle ultime restrizioni, decise dal Governo per “motivi sanitari”, pur essendo trapelato che il CTS non sia stato assolutamente consultato, e che “de facto” suddividono i cittadini in due categorie, vaccinati e non, dove quella dei non vaccinati viene esclusa totalmente dalla vita sociale e dal 15 febbraio, se sopra ai cinquanta anni, anche dal lavoro, con sospensione pure dello stipendio. In qualche caso, quando il/la dipendente per la professionalità acquisita è difficilmente sostituibile dall’azienda, viene concessa la possibilità di lavorare a casa; altrimenti parte il ricatto: “O ti vaccini o ti sospendo!”

A questo ricatto, che non è in linea, e mi ripeto, né con la Costituzione né con il Vangelo, si oppongono Don Emanuele e Paolo Sceusa.

PAOLO SCEUSA si laurea nel 1981 in Giurisprudenza all’Università di Trieste, città natia, si abilita nel 1982 all’insegnamento di Materie Economiche e Giuridiche e con l’abilitazione in tasca approda alle Scuole Superiori, ma poi nel 1984 diventa Avvocato, Magistrato nel 1985, opera come Giudice Penale, Civile e del Lavoro c/o il Tribunale di Gorizia fino al 1992, in qualità di Pubblico Ministero a Trieste dal 1992 al 2002, dal 2003 al 2009 è Giudice alla Sezione Civile del Tribunale di Trieste. Dal luglio 2009 al luglio 2015 presiede il Tribunale per i minorenni del Friuli Venezia Giulia, dal 2008 diventa docente ECM. Ha anche fondato recentemente l’”Università Libera Umana”, riuscendo ad aggregare un numero sempre più crescente di professori universitari. Al momento le sedi fisiche, antichi palazzi e sontuose magioni, messe a disposizione da individui che hanno deciso di offrire le loro ricchezze alla Cultura, sono in totale tre, nel Veneto e nel Friuli Venezia Giulia, e la sede amministrativa è in Costarica, una scelta altamente simbolica: questa nazione infatti non ha forze armate e qui si trova l’Università della Pace.

Quale altro paese avrebbe potuto scegliere un generatore di sogni, che si concretizzano però, un utopista con i piedi ben radicati sul terreno che calpesta?

Paolo Sceusa è andato recentemente in pensione, anche per sentirsi libero di mettersi in marcia, svincolato da impegni lavorativi fissi.

La sua carriera lavorativa variegata sta a dimostrare come la sua vita sia sempre stata radicata nei principi costituzionalmente riconosciuti e che ora sente messi pesantemente in discussione.

In un video postato prima della partenza da Venezia il 6 di gennaio spiegava le motivazioni della sua scelta, che precisamente per lui è consistita nel voler diventare un testimone concreto dei valori nei quali ha sempre creduto; attraversando a piedi l’Italia ha preventivato molte occasioni per “contaminare” anche più coscienze, senza dubbio più numerose che se fosse rimasto a casa, perdendosi in chiacchere, magari anche sensate, ma pur

sempre parole con il quasi certo destino di rimanere fini a sé stesse.

Interessante anche la data decisa per la partenza, il cui significato simbolico lo avvicina a Don Emanuele: i Re Magi, arrivati alla loro meta, gli consegnano il testimone e il cammino, intriso di Spiritualità, prosegue, non si ferma davanti alla culla di Bambin Gesù; il messaggio deve essere diffuso, non può essere interrotto, perché nubi molte scure si stanno stagliando all’orizzonte e non c’è tempo da perdere, bisogna mettersi in cammino e testimoniare.

E’ possibile seguire la sua “Marcia delle Libertà” sul canale Telegram; ogni giorno posta moltissime foto degli scenari naturali e urbani che attraversa, dei luoghi sacri che visita, con riflessioni, notizie storiche e altro. Molti marciatori si sono uniti a lui; alcuni lo emulano e hanno iniziato altrove altri cammini, sempre con il medesimo intento.

Grandissima ospitalità gli è sempre stata riservata, a lui e a chi si è aggregato; mai hanno avuto problemi per il vitto e l’alloggio, a riprova di quanta umanità serpeggi ancora nel corpo vivo della nostra società, offuscata molto spesso da notizie che ingigantiscono tutto ciò che tende al negativo.

Un altro aspetto interessante che contraddistingue Paolo Sceusa è che suona la chitarra e canta. Un pezzo scritto direttamente da lui, incentrato sulle libertà, ha visto come compositore della musica Tony Pagliuca, lo storico tastierista delle “Orme” che ha risposto, in solitaria, all’appello che Paolo Sceusa ha lanciato agli artisti. Quindi la musica allieta le serate conviviali che chiudono la giornata, di chi ha marciato, ma anche di chi offre l’ospitalità.

Roma era stata designata come la fine del viaggio, ma in corso di marcia è stata sostituita da Assisi, simbolicamente molto più indicata a rappresentare il senso di tutta questa esperienza.

DON EMANUELE ha annunciato la sua intenzione di intraprendere il cammino verso Roma con un video, spiegando che le ultime decisioni governative sono secondo lui assolutamente lontane dal Vangelo, oltre che dalla Costituzione. Si muoverà a piedi o in bicicletta, in solidarietà nei confronti di coloro che non possono prendere nemmeno un bus cittadino, perché ora per prendere i mezzi pubblici il tampone non è più sufficiente. E’ a conoscenza del fatto che già altre persone si sono messe in cammino per difendere i diritti umani fondamentali, marciatori delle libertà e resistenti, e si sente solidale con loro.

Prima di questa decisione aveva messo a punto una lunga lettera indirizzata al papa, sottoscritta poi da altri, con cui il Sommo Pontefice veniva esortato in un tono pieno di rispetto a rivedere la sua posizione nei confronti della vaccinazione come “Atto d’Amore”, anche a fronte degli ultimi aggiornamenti sugli effetti avversi dei vaccini che non erano ancora di pubblico dominio quando il Papa si era espresso in quel senso. La sua presa di posizione aveva portato scompiglio nell’animo di molti credenti, causato un lacerante dissidio interiore, contribuendo a creare un’atmosfera di divisione all’interno della parrocchia, tra chi aveva seguito l’indicazione e chi per ragioni di varia natura non aveva potuto/voluto farlo. I binomi “vaccinazione=amore”, “non vaccinazione=egoismo” hanno procurato sentimenti di colpa nei parrocchiani non “in linea” e la loro marginalizzazione risultante dal giudizio degli altri ha fatto male alla comune umanità.

Nella lettera viene ribadito il giudizio molto severo sui provvedimenti governativi: “I provvedimenti delle autorità civili hanno assunto da diverso tempo profili francamente persecutori e ricattatori del tutto incompatibili con la Costituzione e figuriamoci con il Vangelo”. E i regolamenti attuativi decisi dalle diocesi in ottemperanza ai provvedimenti governativi in parrocchia alimentano secondo Don Emanuele le divisioni, esacerbando i sentimenti che li accompagnano.

Da qui scaturisce la preghiera rivolta al papa, l’esortazione estremamente intensa e profonda, di dire una parola di conforto rispetto a questa situazione, ormai insostenibile per la sua Comunità, di illuminarla.

La marcia è iniziata per Don Emanuele,

come ho già menzionato sopra, l’11 febbraio: perché è il giorno dedicato alla Madonna di Lourdes, la Giornata Mondiale del Malato e della firma dei Patti Lateranensi.

Sua intenzione era di fermarsi nelle parrocchie, purtroppo non sapeva ancora quando ha postato il video che il Vescovo di Bergamo lo avrebbe sospeso prima ancora che partisse e che avrebbe comunicato alle parrocchie di non accoglierlo.

Per fortuna non sembra ci siano stati problemi alla fine di ogni tappa, l’accoglienza c’è sempre stata da parte di qualcuno; anche in questo caso molte persone lo accompagnano, in presenza, marciando con lui o a distanza, inviando messaggi di sostegno alla chat “donemanuele_incammino” sul canale “Instagram” dove Don Emanuele posta ogni giorno prima di iniziare il cammino un brano del Vangelo, con un suo commento, e poi qualche foto dei luoghi che attraversa.

Personalmente provo grande ammirazione per questi due uomini e per tutti coloro che hanno deciso di aggregarsi. Al momento mi è impossibile fare lo stesso, ma sono presente comunque, con il Cuore, l’Anima e lo Spirito.

Vivo nella speranza che sempre più persone si mettano in marcia con loro, che i sostenitori aumentino, si facciano sentire, anche per contrastare sempre di più messaggi come quello letto su “Bergamonews” in data 8 gennaio, che mi ha molto rattristata.

Il lettore del giornale bergamasco si rivolge direttamente a Don Emanuele, identificandosi come un suo “non parrocchiano”, e questo rispecchia la realtà, ma anche come un suo “non confratello”.

Semplicemente perché Don Emanuele ha preso la decisione di partire testimoniando la sua contrarietà a quanto sta avvenendo?

Il giudizio del “non confratello” è severissimo: “Come puoi voler suscitare un dibattito nelle parrocchie, nelle scuole e nei luoghi di lavoro quando di fatto lo hai già chiuso con la tua irresponsabilità?”. Ironico anche il finale: “Non mi resta altro che augurarti buon...girotondo!”.

Personalmente credo che ogni individuo abbia il diritto di “staccare”, soprattutto quando sente che il suo limite è stato superato. L’unica responsabilità che Don Emanuele aveva era quella di comunicare il suo intento al Parroco suo collega e presumo che questo sia stato fatto, anche se per ora però rimane questo mio pensiero solo una supposizione; averne conferma non è possibile, perché quando in rete si cerca qualcosa su Don Emanuele, ci si imbatte in articoli del tipo “Prete No-Vax…”, vocabolo che è già uno stigma in sé, assolutamente riduttivo e fuorviante, e che non aiuta a comprendere la problematica in corso e le ragioni di chi è altro da te.

Sospendo comunque per ora ogni altro tipo di considerazione e lascio la parola a chi mi sta leggendo.

Lia Giudici

*** Pomezia-Notizie ribadisce ancora con forza, per evitare equivoci, di essere per il vaccino anticovid e per il Green Pass, mezzi e strumenti che sembrano, allo stato attuale, i più efficaci per arginare la pandemia che anche noi ha colpito duramente (basta ricordare la morte per virus di Mario De Felice, realtà drammatica, non generiche supposizioni). Non è chiusa, però, al dibattito ed è per questo che ha accolto il nuovo intervento di Lia Giudici, nella speranza che si contribuisca a rasserenare gli animi e si ponga fine a contrapposizioni che hanno avvelenato e continuano ad avvelenare la convivenza civile. Discutere, confrontarsi, sì, ma nel rispetto di tutti e senza minacciare o mettere in atto violenze. Chi non è per il vaccino, invece, spesso minaccia, ha lingua e cuore avvelenato, fa confronti e paragoni assurdi, per non dire blasfemi (gli ebrei avviati alle camere a gas), straparla di Costituzione, Libertà, Democrazia violate. Costituzione, Libertà, Democrazia non solo anarchia. In una comunità – famiglia, città, nazione – la Libertà individuale finisce dove inizia la libertà degli altri, non tentando di prevaricarla. La libertà individuale può essere assoluta se si sta del tutto soli, non insieme agli altri; si può dire che non è mai esistita,

neppure al tempo dell’uomo delle caverne. La Democrazia è il governo della maggioranza, non delle minoranze; le minoranze hanno il diritto di dire come la pensano, di confrontarsi, cercare di ottenere il possibile, ma non di sabotare il volere della maggioranza, perché, s ’è dittatura il volere della maggioranza, non comprendiamo perché non debba esserla anche quello delle minoranze. La pandemia è problema di tutta la comunità, non solo delle minoranze e la maggioranza della comunità ha il diritto di decidere interventi e mezzi per arginarla ed è assurdo accusarla di dittatura. Dire che la pandemia non esiste; affermare che il vaccino è lo strumento della dittatura per inocularci non so che e renderci schiavi, alla luce della situazione e dei fatti, è un ’assoluta eresia. Andando, come stiamo facendo, oltre il contenuto dell’artico della nostra cara amica Lia Giudici: sentire minoranze affermare realtà da cartoni animati - microchip fatti arrivare nelle nostre vene; non veri, numerati ad arte, i tanti morti da Covid; la terra piatta, persino! – e permettere loro di pontificare nei salotti e in tv, dà l’idea di un generale, inarrestabile calamento di brache. Ormai, per certe minoranze, non si può più affermare d’esser figli di padre e madre; è sconcio il sesso tra uomo e donna, non quello tra uomo e uomo e donna e donna; non si può augurare Buon Natale perché si offendono i non credenti e quelli di altre religioni; non si può dire cieco, ma non vedente; non sordo, ma non udente; non minorato, disabile, ma diversamente abile (come se, cambiando termine, si sanasse tutto il resto!); non si può trivellare; non si possono scavare gallerie; non si possono costruire gasdotti e strade e porti; non si possono realizzare termovalorizzatori o altro per bruciare o diversamente smaltire l’immondizia che ci sta sotterrando; non vaccini… eccetera, eccetera, eccetera. Non, non, non, non. Con queste minoranze aggressive del non, non siamo alla proposta, al progetto alternativo, al confronto, alla felice argomentazione. Siamo solo alla pura follia.

IN UNA NOTTE DI GENNAIO

Tu dormi sulle mie parole: non te lo dico, te lo canto.

Gianni Rescigno

Da: Il vecchio e le nuvole, BastogiLibri, 2019

7 febbraio 2022

L’oro della mimosa spande intorno a sé un profumo di primavera che non c’è ancora. Superba dea della natura, risvegliata da insolito tepore, sfida i geli delle notti invernali, venti di bora e tramontana, mostra l’orgogliosa bellezza a un muro di canne rinsecchite, che dondolano pigramente il capo e mormorano nenie di solitudine alle acque chete del ruscello, in pigro viaggio verso il mare. Il gaudio dei miei occhi riverbera moti d’animo, comuni alla tenerezza degli uccelli, al colmo delle promesse primaverili di cielo e terra.

Antonio Crecchia

Termoli

AALLELUIA! AALLELUIA! ALLELUUIAAA!

20/2/2022 Preoccupano le bande minorili, sempre più violente e aggressive, specie nelle nostre grandi città. Non è solo disaggio causato dalla pandemia; è emulazione a ciò che a loro propiniamo, ai modelli che loro diamo. Alleluia! Alleluia! Quando, per esempio, si osannano cantanti che predicano odio e trasgressione, quando si dà l’impressione che è bello bere, sballarsi, violentare, i frutti che ci dobbiamo attendere son questi.

Domenico Defelice

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