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Lettere, di Peter Russell, pag

PETER RUSSELL

(Bristol, 16.9.1921 - San Giovanni Valdarno, 22.1.2003)

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LETTERE

(6 gennaio 1995 - agosto 2002)

NOTA

Dopo aver letto con avidità l’interessante libro di Wilma Minotti Cerini, Sara Russell, Roberto Salbitani: Epistolari e memorie con Irwin Peter Russell (Venilia Editrice, 2021) e dopo averlo recensito (Pomezia-Notizie, novembre dello stesso anno), su consiglio di un caro amico, abbiamo deciso di pubblicare anche noi le tante lettere dal grande poeta ricevute negli anni, il più delle volte in accompagno al materiale che ci inviava per la pubblicazione; materiale pubblicato per la massima parte, il resto nemmeno più in nostro possesso, perché donato, su richiesta, come “materiale documentario” a biblioteche pubbliche. Questo non è un epistolario vero e proprio, perché mancante delle lettere da noi inviategli in risposta, non avendo noi conservato di esse che solo tre o quattro minute. Le abbiamo copiate fedelmente, senza correggere i tanti refusi, presenti in quelle dattiloscritte come in quelle scritte a mano, e il lettore intelligente non arriccerà il naso per questo; sa bene, il lettore intelligente, che son sempre lettere scritte da uno straniero, che conosceva tante lingue, ma pur sempre non di lingua madre e perché – come afferma Wilma Minotti Cerini –“l’epistolario ha questo di interessante: non ha alcuna parte accademica ma un franco colloquio di stima reciproca tra chi scrive e che nel tempo diviene affettiva fratellanza” (7 ottobre 2021), anche se – aveva affermato prima (3 novembre 2020) –“credo comunque che cambiare qualcosa in meglio non turbiamo il nostro amico Peter in quanto noi dobbiamo far capire il significato delle cose a eventuali lettori”. L’essenziale sarà, comunque - dice sempre lei (7 settembre 2021) -, che “Noi avremo fatto il possibile per il nostro caro amico Peter se riusciremo a dargli quella visibilità che merita e se entra nelle antologie scolastiche”. Non è stato agevole, più di una volta, inoltre, comprendere parole scritte di fretta e da un ipovedente, infine diventato del tutto non vedente; era la fretta, per esempio, che lo portava a storpiare persino nomi di persone da lui ben stimate, come “Cirio Di Maria” e non De Maria. Col grande poeta, abbiamo avuto negli anni qualche contrasto, derivato dal nostro carattere non incline ad essere accomodante neppure con gli amici più cari, ma anche dalla sua errata interpretazione di brani di nostre lettere. Quando, per esempio, gli accennavamo di non poter ospitare tutto il suo materiale, per la cattiva situazione economica del nostro mensile, non era perché da lui ci aspettassimo abbonamenti; lui, invece, questo in-

terpretava! Una volta, comunque, spontaneamente, ha versato 50 euro (non ricordiamo se li abbiamo, poi, riscossi), per l’acquisto di libri di nostri collaboratori da noi editi (tra cui uno di Rosaria Di Donato); lui era certo di essere generoso concedendoci i suoi lavori da pubblicare e pensava che con essi noi ci facessimo commercio; la realtà era sempre diversa, perché il mensile - per giunta letterario e, quindi, di nicchia, letto da un pubblico ristretto, specializzato - non ha mai avuto pubblicità e gli abbonamenti non hanno mai coperto interamente neppure le sole spese di stampa. Spesso abbiamo osato dargli consigli sui testi inviati; il più delle volte li ha accolti, altre no, com’è nella logica. A volte, ci sentivamo per telefono, ma raramente. Lui si lamentava sempre della sua salute malferma e delle sue condizioni economiche disastrate. Pubblicava la rivista Marginalia, in Inglese e in Italiano, ma a noi l’avrà fatta avere forse una sola volta. In essa, comunque, ospitava quasi esclusivamente materiale proprio. Molti amici l’hanno aiutato, chi con piccole somme di denaro, chi con assistenza d’ogni genere (copiare a machina i suoi lavori, tradurli, scrivere petizioni, articoli vari). Noi lontani da Piann di Scò e privi assolutamente di quattrini, con il conto corrente della rivista sempre in rosso, per la cui regolare uscita abbiamo sacrificato tempo e parte del nostro stipendio di docente - lo abbiamo abbondantemente sostenuto pubblicandogli lunghi saggi e poesie, rendendolo assai felice. Abbiamo utilizzato molto del nostro tempo a digitare al computer i suoi lavori; abbiamo, a nostre spese, inviato copie del mensile ai suoi amici, secondo sua richiesta; abbiamo contattato persone ogni volta che ce l’ha chiesto; sempre a nostre spese, abbiamo spedito suoi volumi a nostri collaboratori perché li recensissero, orgogliosi della sua amicizia, della sua stima e della sua particolare attestazione per Pomezia-Notizie. Insomma, Russell è stato sempre desideroso e ansioso di ricevere il mensile e noi lieti di servirlo pur entro le nostre limitate possibilità. Queste lettere danno la chiara immagine di un grande uomo e di un grande artista, vissuto interamente per la Poesia. Lui non ha mai scritto un rigo per le nostre cose, né noi abbiamo mai preteso, insistito, che lo facesse. In questo non c’è stato scambio. Quando riceveva in omaggio qualche nostro volumetto, si giustificava con il non aver tempo da dedicargli, ed era vero, dovendo pensare a tutto da solo, a come prepararsi i magri pasti, a come pulire vestiti e stoviglie!

Domenico Defelice

il 6 gennaio ‘951 Gentile Sig. de Felice, La ringrazio per i numeri di POMEZIA NOTIZIE e dei dieci libri. Ho molto poco tempo per leggere le poesie contemporanee ma cercherò di leggerli fra poco. Ho letto sì qualche Suo pezzo e li ho trovati molto piacevoli, ma devo dire che lo stile ‘aneddotico’ è un mezzo piuttosto limitato!

Prima di tutto: Lei legge l’Inglese? Ovviamente ho più roba in Inglese -- è raro per me di scrivere in Italiano, e non ho il tempo per tradurre le mie cose. Vero è che scrivo molte prose in Italiano, ma generalmente per qualche conferenza pubblica.

E’ molto gentile di Lei di inserire una Nota su MARGINALIA nel Suo numero di gennaio, ma spero che Lei mentioni2 il fatto che non pubblico, se non molto raramente poesie da altri. A quasi 74 non ho né il tempo né l’energia per selezionare centinaia di poesie da poeti che non conosco.

Ci allego delle mie cose (con indicazione di ‘inedito’ o già edito). Ho un grande plico con

1 Dattiloscritta su carta intestata MARGINALIA (with QUINTILIANA) Direttore: Prof. PETER RUSSELL “LA TURBINA” 52026 PIAN DI SCÒ Prov. Arezzo - Italia Tel. and Fax 055 – 960674. 2 Così nel testo.

300 poesie con traduzioni italiane, ma si tratta di qualche ora di lavoro per indicare cosa è già pubblicata o meno. Cercherò, fra poco… Ha visto le mie cose nella “Bottega di Poesia” (red. Gavioli, Milano)?

Le mando anche una dichiarazione sulla poesia dal Vescovo (!) di Pistoia, Simone Scatizzi. Non ho mai visto in alcuna lingua una dichiarazione si chiara e si saggia. Ogni parola esprime esattamente le mie idee sulla

poesia, ma molto meglio che non potrei io. Ma è una attitudine forse poco popolare (in ispecie sotto la dittatura dei ‘progressisti’, nuper3/stalinisti, in Toscana.)

Devo dire che ammiro la dichiarazione del Vescovo non perché è vescovo o perfino cristiano, ma perché capisce ciò che contribuisce alla4 scritture della poesia. Con distinti saluti, Peter Russell da Peter Russell, 52026 Pian di Scò, Arezzo5 il 5 aprile ‘95 Gentile Sig. Defelice, Grazie per la Sua lettera

del 24 marzo. Non ho ricevuto il Numero di POMEZIA di gennaio, con la nota su MARGINALIA. Le poste!

Sono lieto che Lei ospita in aprile il mio saggio sulla poesia nel Comune di Figline Valdarno.

Altri saggi in Italiano ne ho ma sono piuttosto lunghi.

Ma forse scriverò qualcosa fra poco. Intanto aspetto la Sua gentile scelta di poesie dalla mia collezione IL CUORE MIO SELVAGGIO.

Devo spiegare che quest’ultimo e solo una piccola parte del libro completo con quel titolo (200 poesie, bilingue) e che c’è anche la mia collezione LA CATENA D’ORO (50 poesie, bilingue) ma devo trovare il tempo per finalizzare i testi di tutti e due. Quando sono pronti manderò copie a POMEZIA.

Intanto mando i miei più cordiali salti, Peter Russell Oggi presento MARGINALIA ad un incontro alla Biblioteca Nazionale, Firenze6 . ***

il 28 sett. ‘957 Gentile Dott. Defelice, Sono appena dimesso dall’ospedale dopo cinque mesi di malattia dolorosissima e un intervento chirurgico in agosto. Sto piuttosto debole. Mi perdoni se non scrivo sempre come dovrei.

La pubblicazione del mio saggio LA POETICA DELLA VITA QUOTIDIANA mi ha dato grande piacere e incoraggiamento, e La ringrazio.

3 Così nel testo. 4 Così nel testo. 5 Dattiloscritta. 6 Aggiunta a penna. 7 Dattiloscritta su cara intestata MARGINALIA (with QUINTILIANA) Direttore: Prof. PETER RUSSELL “LA TURBINA” 52026 PIAN DI SCÒ Prov. Arezzo - Italia Tel. and Fax 055 – 960674.

Intanto, la recensione del mio libro TEORIE mi è pervenuto8 ieri. È ottima. Non voglio fare cambiare neanche una parola. Lei, come il geniale Franco Loi, capisce molto bene le cose. Dico questo dal cuore, non per lusingarLa.

Anche se debole fisicamente, adesso sono molto attivo. In questi 5 giorni ho scritto una ventina di nuovi sonetti, quattro nuove lunghe poesie di “Quintilius” e molte “saline”.

Circa il 15-17 novembre, passerò per Roma per andare a Reggio Calabria. Spero che possiamo incontrarci e fare una libagione a Bacco e la9 Muse.

Viviamo adesso in un mondo sconvol-

gente: quali valori ci rimangono? Le grandi riviste come Il Ponte e le produzioni dell’Establishment mancano del tutto ogni serietà. Il genuino poeta è in esilio, non esiste nella società di Berlusconi; Costanzo ecc. E i professori assoldati.

Pomezia Notizie mantiene i valori. La stimo molto. È effettiva, mentre le riviste Establishment sono assolutamente deficienti e vuote.

Con un abbraccio10 . Peter Russell

li 30 ott ‘9511 Gentile Sig de Felice, Potrebbe gentilmente mandarmi almeno una copia di P. N. con il mio Saggio LA POETICA DELLA VITA QUOTIDIANA.

Parecchie copie, anche 10 -15, mi servirebbero se ne ha ancora.

Ho perso (o forse regalato) l’unica copia.

È un po’ urgente perché faccio una Lettura pubblica fra poco e voglio mostrarlo o regalare copie.

Vuole ancora poesie? Grazie per tutto. In fretta. Peter Russell ***

Caro Defelice12 , Ecco la lista. Aggiungerò altri più

tardi.

Ero triste di non vederLa a Roma.

Sono tornato con una ernia brutta. Intervento fra molto poco. Molto dolore intanto.

La ringrazio per le copie di due numeri di PN. Molto utili.

Non trovo neanche ‘Poesia nel Comune’, Ha una copia? O potrebbe mandarmi foto copia ingrandita A4 con p. l per dettagli bibliografici. Le manderò altre cose frattanto Saluti!

Peter Russell

il 2 genn 9613 Caro Defelice, Spero che i nominativi che ho mandati siano arrivati.

Il testo del quale ho bisogno è

La Poesia nel Comune (Figline Valdarno) che apparve in P M nella primavera credo.

Se ha una copia stampata una foto copia della prima pagina del numero (per dettagli bibliogr.) e del testo completo, in formato

8 Così nel testo. 9 Così nel testo. 10 A penna. 11 Manoscritta su cara intestata MARGINALIA (with QUINTILIANA) Direttore: Prof. PETER RUSSELL “LA TURBINA” 52026 PIAN DI SCÒ Prov. Arezzo - Italia Tel. and Fax 055 – 960674. 12 Pezzo di carta manoscritto senza data, ricevuto il 4.12.’95. 13 Manoscritta su cara intestata MARGINALIA (with QUINTILIANA) Direttore: Prof. PETER RUSSELL “LA TURBINA” 52026 PIAN DI SCÒ Prov. Arezzo - Italia Tel. and Fax 055 – 960674.

A4, basterà. Devo fare copie per il mio archivio e per il 2° vol della mia Bibliografia.

Sembra che mio figlio in un raptus di nettezza avesse buttato tutte le pubblicazioni recente14 nel fuoco.

Ha bisogno di altre poesie? Auguri per ‘96 *** Gentile Sig. Defelice15 ,

Potrebbe usare queste due? Grazie per PN. Son a posto ora! La fretta, parto per Londra il 2 Febb - 6 conferenze da scrivere

Saluti Peter Russell ***

52026 Pian di Scò Arezzo

il 21 gen. 9616 Caro Defelice, Attacco 7 poesie - nessuna pubblicata finora in Italia.

L’unica cosa che manca adesso è la prima pagina di P. N d’aprile ’95 per titolo, data, indirizzo ecc. (Ho il testo) La gran fretta, per Londra. Parto il 2 febb, torno il 12 marzo. Cari Saluti. Peter Russell *** Ho ancora dieci prose in Italiano17 . Il suo articolo sarà stampato nel FESTSCHRIFT dell’Università di Salisburgo. ***

il 5 aprile18 Caro Defelice, Sono tornato da Londra. Nelle Sue poesie non ho capito frasca Non so se la traduzione di PGR19 è giusto20 . Intanto, dopo PN di dicembre, nulla mi è pervenuto. Molte stampe non arrivano.

In fretta il Suo

Peter Russell 52026 Pian di Scò, AR. ***

il 15 giugno ‘9621 Caro Dot. Defelice, Il grosso volume OMAGGIO A P. R. (600 pagine!)22 è uscito! Spero che il Dott. Hogg le abbia mandato una copia. Contiene il Suo articolo tradotto in Inglese, per il quale La ringrazio di nuovo.

Se Lei si mette in contatto con Luigi Attardi (Le ho dato l’indirizzo tempo fa), senz’altro La aiuterà coll’Inglese, e forse anche farebbe recensioni in Italiano di libri inglesi. E’ un Italo-americano, simpatico, amico dei Rosselli. Si interesserebbe anche a P-M23 .

Non ho ricevuto copie di P. M24 per Febb e Marzo, né maggio. C’erano delle mie cose? Le allego un interessante saggio su di me da Leonello Rabatti. A questa tappa, non stamparlo, perché l’ho offerto a POIESIS -- essendo più nello stile ‘intellettualistico’ adatto a loro. Finora, non ho notizie da Linguaglossa.

Mio figlio era un po’ triste di non ricevere almeno una mancia per le traduzioni. Ha impiegato una settimana intera!

Recentemente ho dato una lunga conferenza per il Provvedori25 agli studi di Arezzo. Un prof della filosofia e un26 psichiatra molto in gamba parlavano prima di me e ricevevano un applauso discreto dai 500 Presidi e Direttori di Studi; ero scoraggiato, MA quando esprimevo le mie idee feroci (!) contro tutte le istituzioni sociali di oggi, ricevetti una ovazione. Il pubblico interruppe quattro volte

14 Così nel testo 15Bigliettino giallo autoadesivo manoscritto, senza data, ricevuto il 20.1.96. 16 Pezzo di carta manoscritto. 17 Biglietto giallo autoadesivo manoscritto, senza data, ricevuto il 23.1.96. 18 Manoscritta. 19 Peter George Russell. 20 Così nel testo. 21 Dattiloscritta su cara intestata MARGINALIA (with QUINTILIANA) Direttore: Prof. PETER RUSSELL “LA TURBINA” 52026 PIAN DI SCÒ Prov. Arezzo - Italia Tel. and Fax 055 – 960674. 22 Aggiunta a penna. 23 Così nel testo. 24 Idem. 25 Così nel testo. 26 Idem.

con applauso tremendo e applaudirono per minuti dopo la relazione. Li toccai ai cuori!

Io aspettavo di essere arrestato dalla polizia (la DIGOS c’era!) o almeno di essere portato all’ospedale psichiatrico!!!!

La stessa cosa è accaduta alla TEMENOS ACADEMY in febbraio quando davo tre conferenze (si veda la lista dei titoli ci27 accluso). Quella di AREZZO si chiama “Una rivalorizzazione di tutti i valori”.

Adesso devo riscrivere questa quarta Conferenza in Inglese e l’Accademia le pubblicherà tutte e quattro come un libro.

Ho anche un frammento di Robert Browning che ho tradotto in Italiano e che voglio commentare per la bella lezione che ci dà. Posso mandarlo per un Suo numero futuro?

Sono molto stanco e non sto molto bene dopo questi due interventi. Salisburgo vuole cinque nuovi libri da me per l’autunno, ma non so se ho la forza di curare la scelta e i testi! C’è anche un grosso libro bilingue tedesco-inglese che è uscito da Karlsruhe tre giorni fa.

Le mando calorosi auguri, il Suo,

Peter Russell

Flli. Band. 6 0040 Roma28

il 2 luglio 199629 Caro Defelice, Spero che ormai c’è arrivato il FESTSCHRIFT da Salisburgo. In ogni caso arriverà prima o poi. La Prefazione alla mia silloge MY WILD HEART la manderò fra poco con un nuovo30 Selezione dallo stesso volume (che consta di 300 pagine e di più) -tutte le poesie nella prima selezione sono già pubblicate. MA si badi che ho già offerto il testo del Rabatti a Giorgio Linguaglossa (anche da 6 mesi fa) ma finora non ho risposta. L’ho mandato a Giorgio perché mi sembra un testo più in armonia con the31 idee di “Poiesis” che non con “Pomezia-Notizie”.

Mi dispiace che i numeri di P-N di febbmarzo sono andati persi. Lo leggo con grande interesse ogni mesi32, non solo le mie cose (!). Per leggerli devo fare ingrandire ad A4 ogni numero, perché i miei occhi non vanno bene.

Capisco troppo bene la mancanza di risorse di P-N. E’ lo stesso caso con me. Sto preparando proprio adesso due nuovi numeri in Inglese e due in Italiano di MARGINALIA. Ho poco speranza di ricevere quattro soldi da nessuno. Lei ha il salario principesco di un insegnante umile, io non ho NIENTE!!!! A 75 anni, non ho niente se non ciò che guadagno di giorno in giorno. Ma si vede che c’è qualcosa di autentico che spinge noi votati alla Poesia a fare tanto lavoro per nessun compenso. Mi dà fiducia. In ogni caso non posso altro, come Lei.

Il frammento di Robert Browning sta sul mio tavolo, in Inglese e in Italiano. Solo 5 righe. Fra poco scriverò una nota su di esso, che credo sia di utilità e anche ispirazione per i nostri soci poeta33. Sarà circa la differenza fra gli “ermetisti” del34 epoca di Paracelso e gli “ermetici” del nostro secolo. Ma ho bisogno di un po’ di tempo per riflettere e scrivere qualcosa attuale e efficace. C’è tempo, se il mondo finisce domani non importerà.

Quanto al problema di pagarmi per i miei contributi a P-N, non è caso di pensarci. Io Le offrò35 le mie cose gratis, con la sola condizione che il Copyright rimane con me e il mio erede.

Mi sento molto in imbarazzo per la faccenda delle traduzioni fatte da mio figlio. La colpa è interamente mia. Lui ha fatto il lavoro gratis e lo ha detto chiaramente. Sono io da sbagliare.

Mio figlio si arrabbia fortissimamente con

27 Idem. 28 In alto, a destra, a penna. 29 Dattiloscritta su cara intestata MARGINALIA (with QUINTILIANA) Direttore: Prof. PETER RUSSELL “LA TURBINA” 52026 PIAN DI SCÒ Prov. Arezzo - Italia Tel. and Fax 055 – 960674. 30 Così nel testo. 31 Idem. 32 Idem. 33 Idem. 34 Idem. 35 Idem.

me. Le chiedo scusa. Io credevo che Lei non avesse neanche riconosciuto la ricevuta delle traduzioni (e per questo ero seccato!) ma sembra che sbagliavo io completamente.

Mio figlio è molto grato a Lei per l’assegno. È dovuto essere un sacrificio da parte Sua. Ho detto amio figlio che è molto importante per il futuro, quando si fa un lavoro per altra gente, di stipulare chiaramente le condizioni.

Lei è assolutamente libero di pubblicare le traduzioni fatte da mio fi36 figlio dove vuole, senza nessun problema di “diritti di autore”. Adesso mio figlio ha un computer ed è sempre in grado di preparare i testi sia in Inglese che in Italiano, ossia di tradurre reciprocamente le due lingue (e anche altre lingue). Se possiamo aiutare sarà il nostro piacere. Noi potremmo preparare un libretto bilingue delle Sue cose ad un costo bassissimo, ma il problema di distribuzione e vendere sarebbe completamente il Suo. Cioè, noi potremmo preparare un MASTER da fotocopiare, o un disco. Io non posso vedere neanche le mie cose, a non parlare delle cose degli altri!

Intanto, naturalmente, spero che Lei possa fra qualche mese, continuare la pubblicazione delle mie prose. Lei ha qualche pezzo in mano? Si può sempre tagliare il testo quando sembra ridondante.

Le allego un pezzo recente, per il Provveditore agli Studi di Arezzo.

Adesso sono occupatissimo col preparare anche cinque nuovi libri grossi per Salisburgo, e altrettanto nuovi saggi per le riviste. Niente compenso in vista.

Ammiro molto i Suoi lavori per la poesia che sono su alto livello; dobbiamo aiutarci reciprocamente intanto.

Sto scrivendo molte nuove cose; ma, non ho potuto finora copiare le cose del 1994, a non dire del 1995. Sono ancora tutte in MS.

Le mando i miei auguri più fausti per P-N, Il Suo, Peter Russell

(1 – Continua)

IN UN LAGO RAPPRESO

Rondini basse sull’asfalto albino di via Aschenez. Palazzi dagli occhi sbudellati; giocano al morto i bambini per terra.

Ramallah, Haifa, sassi per sfida contro i fucili, come un nuovo gioco: non oltraggia i ragazzi di paura - ma solo i vecchi –benché gli sfiati addosso, la morte, di giorno.

Sirene d’allarme avanti l’alba: ali rigide e alte, alluminate dai pennelli-spray dei riflettori, gambe di bambini irrigidite; riverbera l’asfalto di via Aschenez. Rondini basse sull’asfalto oscuro. Visi spauriti non voltatevi indietro. In un lago sommerso si dibatte la nostra adolescenza trafugata.

Si legge sul dorso, non sul palmo, delle mani dei vecchi la ventura: soffrego come decalcomanie le placche brune che marcano il passo.

Si dibatte in un lago rappresa - acerba – la voglia d’amare.

Corrado Calabrò

Da: Quinta dimensione, Mondadori, 2018.

AALLELUIA! AALLELUIA! ALLELUUIAAA!

20/2/2022 La regina Elisabetta positiva al Covid, anche se in forma lieve, per fortuna. Si dice, contagiata da Carlo. Alleluia! Alleluia! Per diventare re, sussurrano i maligni, Carlo che la sta mettendo tutta!

Domenico Defelice

Recensioni

ANTONIO CRECCHIA

IN ZONA ROSSA E OLTRE

Introduzione di Daniela Marra; Ediemme – Cronache Italiane, 2021, pagg. 108, € 18,00

Daniela Marra dà un quadro preciso e circostanziato del contenuto di In zona rossa e oltre: “Questa nuova silloge di Antonio Crecchia, arguto Scrittore e Pensatore, Studioso infaticabile, Poeta colto e raffinato – leggiamo in quarta di copertina -, raccoglie sue poesie scritte nell’arco di venti mesi, dal primo gennaio del 2020 alla fine di agosto del 2021: un tempo dominato dai colori della pandemia da Covid-19. Il lettore vi troverà la descrizione di questa drammatica esperienza, resa “visibile” attraverso la forza e la profondità della parola poetica, tra l’inquietudine del vivere e il desiderio di affrontare e sradicare le paure, le insicurezze e i molteplici dubbi che hanno reso incerta e tormentata la vita. Tutta la silloge, sin dalle sue prime pagine, è impregnata dell’anima sensibile e attenta dell’Autore, sparsa ovunque tra questi versi che con la forza della sua inconfondibile voce poetica si sollevano dalla pagina per testimoniare fasi alterne di quiete e di tempesta, di ansiose disponibilità a caute aperture, stati d’animo e sentimenti sempre vissuti con intensità e passione”. Per questi aspetti, meglio non si poteva dire.

Soffermiamoci, allora, su altro. Crecchia è autore attento al sociale, agli usi e ai costumi e non può fare a meno di evidenziare come, anche nei drammi e nelle epidemie, noi italiani non perdiamo il vezzo deprecabile di scimmiottare gli altri; ci dimentichiamo, insomma, che l’Italiano sia stato e rimanga un idioma invidiabile e così, da stupidi pappagalli, invece di “isolamento”, per esempio, usiamo “una brutta parola inglese, come se l’Italia fosse un’isola della Gran Bretagna e non uno Stato con una sua bella, ricca, armoniosa e codificata lingua” .

Tra zona rossa e oltre si compone di 73 brani, parecchi oltre la singola pagina, a dimostrazione che Crecchia non è poeta stitico e che sa sempre allargare l’orizzonte del singolo fatto allo stato d’animo del momento. Così, anche in tempo e clima da pericolosa, temibile e tragica pandemia, i suoi versi son sempre fermentati dalla Natura, la quale gli fornisce immagini di solare e riposante armonia, come quella nevicata paragonata ai “petali del melo/strappati dal vento”, che “Cadono rari e lenti” .

Siamo in presenza di una cronaca emotiva, a partire dall’alba del 2 gennaio 2020 fino all’ottobre del 2021. Un lavoro unitario, pur composto di frammenti, che può essere letto come un poema. Abbiamo “Un’alba di pace (che) s’annuncia/lungo i sentieri ove la Natura/si crogiola alla luce bianca/del sole nascente e respira/ del mattino gli umidi vapori/che salgono dalle quiete valli/distese ai piedi di giogaie innevate,/fredde e silenti deità corrucciate”; il “rivolo d’acqua chiara/(che) placido scende dalla collina”; il rosso corniolo che risalta sul biancore della nevicata; “il giallo/delle mimose (che) apre il cuore/a un sorriso per il domani”. Tutte belle pennellate che stimolano alla speranza, mentre si enumerano le ristrettezze alle quali siamo costretti, e non solo economiche, psicologiche, come il non poter incontrare un amico, stringere al petto una persona cara, passeggiare liberamente, assistere a una funzione religiosa.

Crecchia adombra la possibilità, avanzata anche da altri, che il virus possa essere sfuggito da alchimie di “caporalesche mani” nell’ormai famosissimo laboratorio cinese.

Accennavamo a Crecchia poeta aperto al sociale. Il Molise, “con il crudo espandersi della pandemia”, in lui si allarga prima alle bellezze naturali e poi alle tante miserie sofferte di continuo dalla sua gente, costretta, in parte anche oggi, all’emigrazione; ricorda parenti, amici, scrittori e poeti, uomini d’ingegno, figure di ieri come di oggi, tutte ricche di umanità: Francesco Jovine, Rita Notte (che distilla “pensieri e manifestazioni d’arte”), Raffaele Orlando. Il virus, costringendo all’isolamento, paradossalmente costringe anche a un maggiore consumo e non solo di cibi, ma di energia; così, si inquina di più e le città deperiscono avvolte “di oscuri vapori”, dove anche i morti soffrono di

solitudine, con quelle “Poche anime a seguire/l’andata verso la chiesa/per il funerale” , spesso neppure possibile, se ricordiamo quando a Bergamo, per esempio, tanti camion dell’esercito, nottetempo, quasi furtivi, portavano via centinaia e centinaia di bare, nell’aria ghiaccia, senza seguito, neppure di un cane.

Domenico Defelice

ALDO SISTO

DIO ASSOLUTO E DIO PERSONA

Presentazione di Sandro Gros-Pietro; Prefazione di Alessandra Damiani; in copertina, a colori, “Creazione di Adamo”, di Michelangelo (1511); Genesi Editrice, 2021, pagg. 238, € 16,00. Un saggio filosofico, straordinario per chiarezza di concetti e linearità, che sorprende e meraviglia per la fluidità del dettato e, nel contempo, la profondità di contenuto; veramente una eccezione, se si pensa a come sono barbosi, noiosissimi, spesso, i lavori inerenti filosofia e teologia.

Il Dio presente in tutte le religioni è un Dio persona o un Dio assoluto? Risposta: è un Dio persona.

Se l’uomo si rivolgesse a un Dio assoluto, tutto sarebbe a questo mondo meno ingarbugliato e traumatico, con meno odi e meno drammi. Non ci sarebbero, intanto, guerre in suo nome e, forse, neppure quelle d’altro genere che, nei secoli e nei millenni, hanno insanguinato la terra, generato distinguo e dottrine spesso astratte prive di base pratica, destra-sinistra “con centinaia di milioni di vittime innocenti immolate per fare vincere l’una o l’altra corrente ideologica”, come scrive Sandro GrosPietro nella Presentazione. Vero, prosegue il critico editore: “ancora di più gli uomini hanno ucciso per sete di potere, per vanto di gloria, per ambizioni territoriali o addirittura, per disputarsi l’amore di una donna”, ma se si osserva bene, il tutto è sempre impastato a fermenti religiosi, poche volte veramente sentiti, il più semplicemente da paravento, ipocriti.

Le contrapposizioni avvengono perché l’uomo s’è creato un Dio persona, da sempre. Quello della Bibbia crea l’uomo a sua immagine e somiglianza; scaccia l’uomo dal Paradiso terrestre; si vendica con il diluvio; si manifesta come roveto ardente a Mosè con tutto quel che segue; partecipa alle guerre schierato negli eserciti, contribuendo alle vittorie e alle sconfitte; cagiona stermini su invocazione degli uomini. Un Dio assoluto non avrebbe mai fatto cose del genere.

Anche Nel Nuovo Testamento - anzi, più che nel Vecchio - siamo in presenza sempre e solo di un Dio persona, che s’incarna, nascendo e morendo, cioè, come una qualunque creatura; che soffre fame e sete; che subisce tentazioni e partecipa alle vicende umane piangendo e commuovendosi; vaga per campagne paesi sanando infermità del corpo e dello spirito; si adira (scacciando i mercanti dal Tempio), comanda agli spiriti e qualche volta li asseconda (“i demoni pregarono Gesù che comandasse loro di entrare in quei porci. Ed egli comandò”, Luca VIII, 33). Si potrebbe continuare a lungo con gli esempi. Son sempre e solo atteggiamenti, comportamenti, funzioni umane, legati alla persona. Un Dio più simile e vicino all’uomo non si può.

La Chiesa cattolica, poi, ha accentuato l’aspetto persona della divinità, anche con la schiera dei Santi, spesso assegnati a protezione, a patrono (d’Italia: San Francesco e Santa Caterina; d’Europa: San Benedetto da Norcia; di Napoli: San Gennaro – ne hanno uno o più di uno tutte le città e i paesi; dei medici: Santi Cosma e Damiano; dei Carabinieri: Santa Maria “Virgo Fidelis” - ma tutte le forze armate, corpi e specialità hanno i loro protettori; degli appestati, contagiati, ammalati in genere, viandanti eccetera: San Rocco; della vista: Santa Lucia. Anche qui potremmo continuare a lungo nelle citazioni; in pratica, sembra aver superato le divinità pagane greche e romane, che assegnavano un dio ouna dea a tutto: Marte alla guerra; Venere all’amore; Diana alla caccia…) Dio e divinità tutti persona, superiori a ogni altra per capacità straordinarie o per comportamento morale, ma sempre umani, sempre a nostra immagine e somiglianza.

Forse abbiamo debordato, spinti dagli stimoli, da ciò che il libro di Sisto suggerisce; un libro che scioglie interrogativi e ne rinverdisce altri, specie quelli ai quali mai nessuno ha potuto dare una vera risposta, come chi è stato a porre il primo seme da cui è scaturito l’Universo, il quale, essendo materia, ha dovuto avere un principio e dovrà avere una fine. Un Dio persona che fatica per creare questo Universo. Un Dio assoluto prima? E cosa faceva questo Dio assoluto prima di questo Principio? Anche qui le domande verrebbero a cascate incatenate e neanche Aldo Sisto può convincere, giacché tutto è assai lontano dalle nostre facoltà comprensive.

Dio assoluto e Dio persona si compone di una Premessa, tredici densi capitoli, le Conclusioni, la Biografia, l’Indice dei nomi. Ogni capitolo apre campi sterminati, difficilmente sintetizzabili in una recensione quale vuole essere la nostra. Politeismo. Monoteismo. Prove dell’esistenza di Dio (“Per gli

uomini vissuti anteriormente al 1492 – scrive Sisto – il continente americano non esisteva e tanto meno poteva essere pensato. Questa assenza nel nostro pensiero, dovuta a una mancanza di conoscenza, non significa che una certa cosa (l’America, nel nostro esempio) non esiste”; Siamo in presenza di un “Dio che si compiace e quindi, prima di compiacersi, pensa”; “Un dio quindi che si comporta come un uomo, sia pure nella sua sfera di onnipotenza”). Dio e l’universo (Prima del Big Bang c’era il vuoto, ma “il vuoto non è il nulla; è anch’esso qualcosa, che ha una sua dimensione, sia pure al di fuori del contesto-universo”; Siamo in presenza di “un Dio-persona per il semplice motivo che un Dio siffatto avrebbe una natura limitata, che contrasterebbe con l’eternità e l’infinità del suo essere”; “Per l’Islam Allah, diversamente dal Dio ebraico e cristiano, che dopo la creazione si riposò, continua ininterrottamente a creare”). Dio-assoluto e Dio-persona (“Se quindi la nostra vita si proietta verso l’eterno e la felicità eterna dipende da come abbiamo vissuto in terra, la naturale conseguenza è che saremo sottoposti a un giudizio e il giudice non potrà essere che Dio. Ecco il Dio-persona! Il giudicare è attività pensante, comporta un ragionamento e una valutazione”; “Anche il male che è nel mondo è funzionale ai disegni divini”). La Trinità (“Direi quasi che l’autentico Dio è proprio quello dello Spirito Santo” e non dobbiamo dimenticare che lo stesso Cristo ha affermato che tutti i peccati possono essere perdonati, meno quelli contro lo Spirito Santo). Il dio delle tre religioni monoteiste (in questo capitolo, secondo noi, parte centrale è quella che Sisto dedica al “Padre nostro”, la preghiera per eccellenza. Dovremmo citarlo tutto, non possiamo. ”Una persona può essere fatta santa, non certamente Dio. E così si arriva all’assurdo che un uomo si rivolga a Dio per chiedere a lui stesso che sia reso santo il suo nome ”; “Sempre nel Padre nostro si dice “sia fatta la tua volontà”. È un pleonasmo perché è assolutamente ovvio che Dio fa sempre e comunque la sua volontà… la locuzione potrebbe essere così cambiata: “accettiamo la tua volontà.” C’è di certo, a nostro avviso, una sfumatura, ma le due dizioni hanno lo stesso significato, e cioè: è sempre Dio che decide, non l’uomo. Scrive Sisto: “l’idea di Dio-persona non si confà a Dio. Bisogna riflettere su un fatto: che in qualsiasi modo si parli di Dio, sia che lo facciano le Sacre Scritture sia che lo faccia la traditio verbale dei profeti sia che la facciano gli uomini con il loro libero pensiero, in definitiva è sempre l’uomo a descrivere Dio, a darne il concetto, e siccome l’uomo non può descrivere Dio perché non ne ha la conoscenza per farlo, ecco che lo immagina e lo concepisce nel solo modo a lui possibile, cioè sub specie humanitatis”). Ateismo e Panteismo. Ancora sull’Escatologia. Aspetti specifici del Dio-Assoluto e del DioPersona (“Quella del Dio-assoluto è l’unica soluzione coerente per il problema di come concepire e definire Dio”; Un Do assoluto “è molto più semplice e comprensibile di un Dio-persona ”). Conseguenze pratiche dell’idea di Dio-Persona, che si amplia nella Contrapposizione spirito-materia e il problema del male (“quello che per il giudizio umano è male non lo è per Dio”; “Ma questa che riguarda il male è una soluzione solo apparente poiché non spiega perché Dio nella sua onnipotenza non sia riuscito a impedire che il Demonio compisse il suo male nei confronti di Adamo ed Eva e nei confronti di tutta la successiva umanità”; insomma, Dio, conoscendo tutto, presente passato futuro, creando l’uomo, doveva sapere pure che lo avrebbe tradito, che avrebbe compiuto il male! Inoltre, “il bene non ci sarebbe se non ci fosse il male e viceversa”). La metafisica e il peccato, Disparità ideologica e storica tra maschile e femminile, Il Dio-persona come causa di lotte religiose e politiche, Dalla vita come dono e atto d’amore di Dio al problema della sofferenza e del fine vita; L’idea di Dio come interpretazione; L’idea di Dio e le religioni orientali.

Scrive, infine, Aldo Sisto: “Io credo che la stragrande maggioranza di cristiani, di ebrei e di musulmani, anche se da un punto di vista razionale si dovessero trovare d’accordo con le conclusioni raggiunte in questo studio, rimarrebbero legati, per motivi di fede professata, all’idea di Dio-persona ”. L’aspirazione sarebbe il Dio-assoluto, ma non importa, perché “Amare Dio significa amare il tutto in cui esso consiste e allora l’amore diventa totale”. “L’importante – conclude – è avere di Dio una visione univoca, che è quella che coincide con l’affermazione di Dio riportata nella Bibbia: “Io sono quel che sono””.

Opera eccellente, questa di Aldo Sisto, che consigliamo a tutti, anche a chi non crede, per l’onestà di pensiero, per la brillantezza del narrato, per l’assoluta assenza di faziosità. Pomezia, 16 febbraio 2022.

LORENZO SPURIO

ERA D’AGOSTO – ERA ÎN AUGUST

CRONEDIT, 2021, Pagg 81

Se la notte è piombata allora cerca di zittire le piante che oltre la finestra presiedono: la terra ha bisogno di pace, questo è ciò che spera Lorenzo Spurio, autore del florilegio, Era d’agosto, composto da ventiquattro liriche in italiano con traduzione a fronte in rumeno di Ştefan Damian, Geo Vasile e Alexandra Firita.

La poesia eponima parla di un grave fatto accaduto in Romania alla giovane Alexandra Macesanu rapita e sequestrata da un pedofilo. Nonostante la ragazza fosse riuscita a chiamare la polizia, non arrivò mai in tempo per salvarla. Un fatto che scosse anche altre nazioni come l’Italia e portò il ministro dell’Interno Nicolae Moga alle dimissioni.

Queste di Spurio sono poesie che gridano sommessamente alle ingiustizie, al dramma privato e a quello di città come Chernobyl, ai terremotati del Centro Italia, ma anche a omaggiare alcuni artisti come Alda Merini e Federico Garcia Lorca.

È un dolore, uno sbigottimento intimo che lo scrittore ha voluto condividere esprimendolo in versi. “Dov’è il sangue dei morti?/ La Terra l’ha risucchiato a sé/ nei vaghi involti dei suoi intestini.”

Il poeta ricorda il giovane magistrato Rosario Livatino ucciso dalla mafia: “tra gialli caporali di melma/ e baroni gessati adocchio/ il sangue che desti, fluido/ e nero, lombrichi di domande/ intrecciati e compatti/ creano coaguli insolubili”.

La giovane poetessa Antonia Pozzi che si è tolta la vita con i barbiturici: “Il nulla odora di grigio/ ma illumina aneliti di fuga/ quando, severa, compi/ la scelta della terra”.

Incisive le parole che l’autore sente su di sé e trascrive sui fogli in cerca di speranza e di pace.

“Gli ultimi chiodi della cassa li avete/ piantati voi, con mani guantate./ Rivedo il tempo della corsa al fiume,/ le libellule che s’infilzano tra i giunchi.”.

Non vi è odio né rancore, ma verità alquanto sconcertanti, che mettono all’angolo tutte quelle vittime abbandonate alla solitudine e a un triste destino.

Così come si poteva evitare la tragica morte di Alexandra, anche altri fatti cruenti si sarebbero potuti evitare, eppure quello che è successo è nelle cose fatte. Non ci sono se, non ci sono ma, è accaduto e non può cancellarsi. La riflessione di Spurio, attraverso un suo logico concatenarsi, arriva a parlare di colui il quale si fa portavoce e mezzo del dolore altrui, ossia del poeta: “In lui domina un senso non consapevole/ che squarcia con lame inarrestabili/ malli di creazione e magmi interiori”.

Spurio è poeta, scrittore e critico letterario; ha pubblicato tantissimi volumi di poesia, di prosa, di critica e teoria letteraria. Alcune sue poesie sono state tradotte in albanese, rumeno, croato, spagnolo e portoghese. Ha fondato la rivista letteraria “Euterpe” ed è presidente del Premio Nazionale di Poesia “L’Arte in versi”.

Manuela Mazzola

GIORGIO MATTEI

IO CORPOREO

Edizioni Artestampa 2017, Pagg 31

In una delle sue ultime interviste Alda Merini disse che l’uomo è finito, vuole le prove del proprio dolore, lo vuole capire, comprendere. L’uomo non è nato per il dolore, ma per la gioia. Dunque, la poesia diventa un’indagine sia del nostro io profondo sia del mondo esterno.

Ed è in questa ottica che si può interpretare la silloge Io corporeo di Giorgio Mattei. Un percorso di costruzione del proprio sé e del suo involucro, appunto il corpo.

La raccolta è composta da tredici brevi liriche dal verso sciolto, senza alcuna punteggiatura.

Nell’estrema libertà il poeta compone e scompone pensieri, riflessioni scrivendo versi quasi frattali; il termine deriva dal latino fractus, participio passato di frangĕre ossia spezzare, rompere. In matematica il frattale descrive alcuni comportamenti che sembrano essere caotici nello studio di sistemi dinamici ed è un oggetto geometrico che si ripete nella sua forma allo stesso modo e su scale diverse. Quasi un labirinto mentale, nel quale il Mattei, spezzando e ricreando, ritrova il suo corpo amatoodiato, un corpo senza più confini, nel quale trova il senso di libertà e nel quale si sente essenza della vita stessa come quando ascolta il sussurro dell’aria e avverte nel silenzio lo spazio intorno a sé. Nello sguardo antropologico il corpo è una modalità di comunicazione poiché è vista come una realtà costruita, mediante i molti sistemi simbolici o razionali e diviene uno strumento che incorpora la cultura e la trasmette; è un mezzo che simbolizza il mondo, veicola conoscenze, tradizioni, saperi e pensiero. La conoscenza della realtà e la comunicazione con il mondo avvengono attraverso i sensi: vista, udito, tatto, gusto e olfatto. I sensi aiutano a percepire la realtà passando attraverso le sensazioni e le emozioni.

In questo personale e faticoso percorso (dal 2011

al 2017) lo scrittore ritrova il suo io corporeo: il viaggio interrotto già ricomincia non più solo l’anima ora anche corpo mia presenza nel mondo che acquista nuovo senso e coglie nuovi significati

così comincia un nuovo giorno

“Oggi mi guardo allo specchio e sono soddisfatto dell’immagine che mi rimanda: non ho più paura degli stimoli, delle sensazioni che nascono in questo corpo e che un tempo disapprovavo. […] Per questo io corporeo: è come se fossi tornato a casa”.

Finalmente il poeta, dopo aver affrontato un percorso di vita e formazione in psichiatria, ha potuto gustare lo spazio intorno a sé ed è riuscito ad abitare il proprio corpo.

Manuela Mazzola

MARCELLO FALLETTI DI VILLAFALLETTO

I SAVOIA - ACAIA Signori del Piemonte, Principi d’Acaia e di Morea

Anscarichae Domus Accademia de’ Nobili Editore, 2022, Pagg 162, € 20,00

“Un chiaro esame dei fatti documentati si assomma alle vite dei personaggi del testo. Essi sono i veri protagonisti del libro. Nel bene come nel male ed anche oltre! Ci si aspetta di trovare tanta leggenda e poca realtà, vista la distanza di tempo che ci separa dal periodo storico, in cui vissero e operarono: ma non è proprio così. L’Autore ci presenta i protagonisti sabaudi nella loro realtà, nella loro casa, con la propria famiglia e invitandoci a toccare con mano la quotidianità”, così scrive il prefatore Claudio, fratello dell’autore Marcello Falletti di Villafalletto.

Si tratta di una seconda edizione, la prima è stata editata nel 1990. Il saggio narra le vicende del ramo Acaia dei Savoia, da Filippo, Signore del Piemonte e Principe d’Acaia, a Pietro Arcivescovo di Lione, ad Amedeo Arcidiacono di Reims, a Tommaso Canonico di Amiens e Vescovo Eletto di Torino, a Guglielmo, Abate di San Michele della Chiusa, a Giacomo, a Tommaso, Vescovo di Torino e d’Aosta, a Filippo II, ad Amedeo, a Margherita “La Beata”, Marchesa di Monferrato e infine a Ludovico. Un arco di tempo che va all’incirca dal 1268 al 1418. 150 anni durante i quali la loro breve dominazione si distinse per le qualità, i valori e i nobili scopi a cui si ispirarono.

Il volume, inoltre, è ricco di immagini, di antichi ritratti e della tavola genealogica del ramo Acaia. In particolare, le vicende di Margherita Marchesa di Monferrato e poi Priora del monastero di Alba, la quale fu definita “paciera con il velo” e beatificata da papa Clemente X nel 1670. Considerata donna straordinaria dai suoi contemporanei, diplomatica e mediatrice di fatti e vicende molto delicate sia piemontesi ed europee sia della stessa Chiesa Cattolica. Il marito in punto di morte le disse: “Tu sei stata la margherita del sogno di Alba; continua ad esserlo ancora per i miei figli finché ne avranno bisogno”.

Ed è proprio per questo che il lavoro del Preside Marcello risulta essere sempre prezioso, poiché riporta alla luce la storia di alcuni personaggi che hanno dato lustro all’intera comunità italiana. Nato da un attento studio di diversi testi e fonti antiche, è ricco di informazioni. Il termine deriva dal latino informo, che indicava l’azione di dare forma e foggia, ma anche educare, istruire e permettere ai lettori o agli uditori di farsi un’idea.

Dunque, questo è il risultato raggiunto dall’autore, il quale con molta umiltà, grazie anche a un linguaggio scelto e mirato, riesce a coinvolgere il lettore nel suo amore per la storia e per la letteratura.

“Con questo semplice spirito, ma con fiduciosa speranza, mi accingo a riordinare quello che ho potuto recepire, anche attraverso diverse ma utili

fonti, affinché il lettore possa trovare piacevole diletto nel ripercorrere e incontrare: avvenimenti e personaggi vissuti lontano nel tempo; senza però essere dimenticati o affidati all’obblio, poco glorioso, della modernità”.

Il libro termina con il motto dei benedettini, quale prezioso sigillo, Ut in omnibus glorificetur Deus. È un'esortazione che sta a significare che il lavoro di ogni monaco dovrebbe essere intrapreso in obbedienza, fede, penitenza e preghiera in modo che Dio possa essere glorificato in tutte le cose secondo, appunto, il motto dell'ordine ed è lo stesso modo in cui lo scrittore ha affrontato, non solo quest’ultima fatica, ma tutti i suoi lavori.

Manuela Mazzola

MANUELA MAZZOLA

PAROLE SOSPESE

Il Convivio editore, Castiglione di Sicilia 2021, Euro 8.

È una bella raccolta questa Parole sospese di Manuela Mazzola, scrittrice romana, già autrice, sempre per il Convivio editore, dei Frammenti di vita (2020). L’opera si avvale di un’introduzione di Piergiorgio Mori che lucidamente offre l’accessus al libello.

Un libello connotato da intensa comunicatività e che ha il pregio di un dettato limpido, di schietta eleganza. I testi costruiscono, in sintesi fulminea, uno struggente ritratto di donna, filtrato attraverso lo sguardo filiale. Ciò che emerge è il senso del non detto, quella reticenza che crea spazi ellittici nella ricostruzione della vita della protagonista, consegnata a un’‘orfanità’ declinata come condizione ontologica.

La raccolta si apre, infatti, con l’infanzia di tale figura femminile, nell’insistenza ossessiva sul motivo della perdita del padre a causa della guerra. Il primo concetto che si affaccia è quello dell’“ombra”: il genitore assente è come un lare protettivo, ma al contempo la sua morte equivale alla privazione dell’età dell’oro. La solitudine diviene una sorta di marchio quasimodiano, che imprime un andamento tentennante e perplesso al cammino (e quello dell’homo viator è uno degli elementi ricorrenti nella raccolta). Così, al suono, che impaurisce, delle sirene legate ai bombardamenti, alle macerie reali e metaforiche, all’incombere di un destino già segnato per quella bambina che ha fame di levità e insegue farfalle, emblemi di leggerezza, subentrano poi la maturità (cui sono dedicati pochi componimenti, quasi essa fosse una stagione troppo breve, in confronto al declino) e la vecchiaia. E qui lo spettro della morte per causa dell’infuriare della pandemia sembra tornare a ‘ingoiare ogni cosa’, tranciando la quotidianità della condivisione di attimi di vita con gli affetti più cari.

Un ritratto di donna che è immagine di una generazione votata al sacrificio e alla rinuncia, orfana dei padri come dei figli, sacrificata sull’altare di un destino che impone la struggle for life e la sopravvivenza del più forte. V’è una muta eloquenza nel silenzio di questa donna, che torreggia con grande dignità sulle rovine della storia e della vita (“Eri una torre muta / su cui s’infrangono le onde” o ancora “Sembravi un monolite / nel deserto”).

Sono molti i fattori che hanno attirato la nostra attenzione, a livello interpretativo. Il ricorrere del motivo del peso, un’idea dell’esistere come fardello che si trascina stancamente. Ancora colpisce l’insistenza sulla stasi e sull’attesa vana di un illusorio miracolo, di una felicità negata: “seduta sui gradini, / attendevi il futuro”; “A gambe incrociate / sedevi sulla poltrona”; “Mi guardavi / andare via / dietro recinzioni / di filo spinato”; “Resti in silenzio, / adagiata sulla grande sedia”; “Seduta / con le mani conserte, / guardi nel vuoto”. La madre è quindi rappresentata o in cammino o – più spesso – seduta, ma, anche nell’apparente movimento, il suo ci sembra, montalianamente, un “immoto andare”, connotato com’è dall’impossibilità di superare il limes invisibile che separa dalla pienezza del vivere, impedendola. La stasi reca con sé il concetto dominante della sospensione, la quale afferisce, nel titolo, ai verba, al non detto che erige steccati, ma anche alle “parole inascoltate”, vaganti in una sorta di limbo in attesa che qualcuno le raccolga e ne colga il senso, per mutarne il peso soffocante in leggerezza. Eppure Parole sospese non è affatto un’opera disperata. La scrittura riscatta i silenzi metafisici, perpetua la memoria di ciò che si perde nei valloni della storia, si traduce in forza creativa quando “le gambe sono pesanti”. Recupera con delicatezza le parole sospese e le offre all’ascolto, con una fiducia nuova. La speranza che “Prima o poi arriverà una risposta”.

Gianni Antonio Palumbo

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