e-borghi travel magazine: 07 Isole e borghi

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ISOLE

Rivista digitale di viaggi, borghi e turismo slow

Numero 07 2019 Edizione gratuita

PELAGIE,

ISOLA TIBERINA,

TREMITI,

CALABRIA,

elisir di Sicilia

mare da leggenda

BORROMEE,

monili d’acqua dolce

serenità capitale

nel segno del sole

OLTRECONFINE: sorprendenti Canarie

www.e-borghitravel.com






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Isole Tremiti vaklav /Shutterstock.com


® e-borghi travel 07 www.e-borghitravel.com Publisher Giusi Spina direzione@3scomunicazione.com Coordinamento editoriale Luciana Francesca Rebonato coordinamento@e-borghi.com Art director Ivan Pisoni grafica@e-borghi.com Segreteria di redazione Simona Poerio segreteria@e-borghi.com Hanno collaborato a questo numero Antonella Andretta, Alessandra Boiardi, Grazia Gioè, Cinzia Meoni, Marino Pagano, Luca Sartori, Nicoletta Toffano, Carola Traverso Saibante Traduzioni Beatrice Lavezzari Revisione Bozze Joni Scarpolini Promozione e Pubblicità 3S Comunicazione – Milano Cosimo Pareschi pareschi@e-borghi.com Redazione 3S Comunicazione Corso Buenos Aires, 92, 20124 Milano info@3scomunicazione.com tel. 0287071950 – fax 0287071968 L’uso del nostro sito o della nostra rivista digitale è soggetta ai seguenti termini: Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di www.e-borghitravel.com può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero o trasmessa, in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronica, meccanica, fotocopia, registrazione o altro, senza previa autorizzazione scritta da parte di 3S Comunicazione. Nonostante l’accurata verifica delle informazioni contenute in questo numero, la 3S Comunicazione non può accettare responsabilità per errori od omissioni. Le opinioni espresse dai contributori non sono necessariamente quelle di 3S Comunicazione. Salvo diversa indicazione, il copyright del contributo individuale è quello dei contributori. È stato fatto ogni sforzo per rintracciare i titolari di copyright delle immagini, laddove non scattate dai nostri fotografi. Ci scusiamo in anticipo per eventuali omissioni e saremo lieti di inserire l’eventuale specifica in ogni pubblicazione successiva. © 2019 e-borghi

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sole. Alcune indomite, sferzate dal vento, scandite da calette deserte, spiagge sabbiose o falesie granitiche, animate da una natura che talvolta non conosce mezze misure e accarezzate dal mare. Altre, invece, incastonate in specchi lacustri o nell’incedere di fiumi e torrenti. Luoghi reali e anche proiezioni di sogni, le isole, microcosmi incantati con un pentagramma di borghi sospesi tra storia e leggende, ritmati da arte e tradizioni arcane. Magnetiche, le isole, sempre un passo avanti nello stupire: se all’inizio appaga sentirle raccontare, dopo diventa urgente il bisogno di viverle. E proprio con questo spirito abbiamo realizzato il numero di e-borghi travel interamente dedicato alle isole. Iniziamo quindi il nostro viaggio alle Tremiti - in Puglia -, un’area marina protetta con un mosaico di acque trasparenti e fondali da esplorare, un dedalo di grotte e faraglioni frammisti a borghi e a coste incastonate nella macchia mediterranea. E poi le Pelagie, in Sicilia, sospese tra cielo e mare e con acque dalle nuance tropicali nelle quali scoprire borghi arruffati dal vento in un intreccio di culture e tradizioni dall’atmosfera inimitabile. Risaliamo lentamente la Penisola e arriviamo in Calabria per avventurarci nell’Isola di Cirella, tra boschi di euforbio e fragranze di limoni, quindi ecco la vicina Isola di Dino, monile nel Mar Tirreno con grotte millenarie e il mare color acquamarina. Ancora acqua, questa volta lacustre: è il lago Maggiore, che cinge le Isole Borromee, elisir di eleganza e armonia. Dalla monumentale Isola Bella alla preziosa Isola Madre passando per la pittoresca Isola dei Pescatori, con i vicoli pervasi da voci e di fragranze. E poi, nella capitale italiana, ecco la fluviale Isola Tiberina, collegata al cuore di Roma e a Trastevere dai ponti Fabricio e Cestio: qui la Città Eterna sembra fermarsi e riflettere, raccontare il suo animo più discreto. Due volti, quello scenografico e l’altro intimista, che le isole sanno ben custodire e preservare, come Fuerteventura e Lanzarote, oltreconfine e alle Canarie, oppure la val di Fiemme, isola verde nel cuore delle Dolomiti trentine, alter ego silvestre delle seduzioni salmastre. Scenari contrastanti, le isole, con echi di libertà e di apparente irrealtà. Perché aveva ragione Ernest Hemingway: nelle isole si può trovare «Un senso di compiuto e di definitivo». Luciana Francesca Rebonato coordinatore editoriale


Sommario Isole Pelagie

Isole Tremiti

Isole Borromee

Isola Tiberina

Isole di sapori


Calabria

Oltreconfine: Spagna

Vacanze fuori posto

Leggende

CuriositĂ

Recensione

Cofete coastline on Fuerteventura RossHelen/Shutterstock.com


In arrivo

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Isole Pelagie, perle siciliane in “alto mare�

Tubito/Shutterstock.com


Spiaggia dei Conigli VanSky/Shutterstock.com

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ampedusa, Linosa, Lampione, Isola dei Conigli e Scoglio del Sacramento: un arcipelago paradisiaco definito dal greco Erodoto “isole d’alto mare”. In queste isole sospese tra cielo e mare e caratterizzate da acque dalle trasparenze e nuance tropicali, si incontrano, letteralmente, Europa e Africa dando vita a un intreccio di culture e tradizioni che rende l’atmosfera inconfondibile. Lampedusa e Lampione appartengono infatti alla

piattaforma continentale africana, mentre Linosa, come dimostrano le specie vegetali e animali presenti sull’sola, a quella europea. Insieme all’Indonesia, le Isole Pelagie rappresentano un caso quasi unico di arcipelago transcontinentale. Anche per questo le Isole Pelagie meritano un viaggio, in qualsiasi stagione dell’anno, alla scoperta di un universo di frontiera, costellato da minuscoli borghi di pescatori legati a tradizioni millenarie.


Tabaccara bepsy/Shutterstock.com


Dal mare alla terraferma

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zzurro intenso e giallo ocra. Sono questi i colori dell’arcipelago delle Pelagie, caratterizzato da una terraferma spesso arida e pietrosa dal mare trasparente dove i colori passano dal turchese al verde smeraldo fino al profondo blu. In questo scenario è impossibile resistere alla tentazione di aggregarsi a un tour organizzato in barca o affittare uno skipper per immergersi in un universo dai colori abbaglianti. Basta andare al porto e poi prendere il largo. D’altro canto, come si possono esplorare le Pelagie se non in “alto mare”? Tanto

Linosa jackbolla/Shutterstock.com

più che molte delle conformazioni che più caratterizzano questo arcipelago si apprezzano maggiormente dall’acqua come l’imponente Scoglio del Sacramento, vicino alla Baia della Madonna di Lampedusa: attraversare via mare lo stretto passaggio che separa il faraglione dall’isola è particolarmente emozionante. Solo via barca, infine, si può raggiungere, sempre a Lampedusa, la Tabaccara, un’insenatura circondata da acque trasparenti, oppure i “Fili” - gruppo di scogli che racchiudono una piscina naturale - a Linosa.


Scoglio del Sacramento simona pavan/Shutterstock.com


Spiaggia dei Conigli Natursport/Shutterstock.com



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Balata Bianca Charming Rooms, a due passi dal blu

Antonella Andretta

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na delle spiagge piĂš belle d’Italia e non solo si trova proprio qui, a Lampedusa: è la Spiaggia dei Conigli, baia dalle incredibili acque trasparenti dove le tartarughe vanno a deporre le loro uova. E nel centro storico del borgo di Lampedusa, a breve distanza dal Porto Vecchio e dalla spiaggia di Cala Palme, si trova Balata Bianca Charming Rooms, una raffinata e accogliente struttura ricettiva di grande


fascino, dove soggiornare durante una vacanza in questi splendidi luoghi. Balata Bianca, recentemente inaugurata, mette a disposizione degli ospiti cinque camere di design. Le camere sono tutte diverse tra loro, arredate con uno stile ricercato e contemporaneo, reso ancora più unico dall’intervento di vari artisti che hanno ideato il motivo decorativo delle testate in rovere dei letti, dotati di guanciali e materassi Simmons extra comfort, un altro di quei

tocchi di classe che fa la differenza. Tra i punti di forza di questa struttura c’è proprio l’attenzione al particolare e al bello in tutte le sue forme. Le camere, infatti, oltre a essere perfettamente attrezzate, insonorizzate e coperte da Wi-Fi, vantano rivestimenti dei bagni firmati Patricia Urquiola, complementi d’arredo in rovere, docce dotate di cromoterapia, smart TV a 32 pollici. Due camere hanno un balconcino con vista sul Porto Vecchio.


Cannoli con vista mare

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no sguardo, infine, alle parti comuni e ai servizi: la colazione, con cannoli freschi e altre specialità siciliane, viene servita sulla terrazza, da cui si gode la vista sulla cittadina, sul porto e sull’orizzonte blu di Cala Maluk. Tutto è pensato affinché l’ospite possa rilassarsi fin dal suo arrivo, grazie anche ai vari servizi offerti, tra cui angolo coffee e tisane in terrazzo, transfer gratuito da e


per l’aeroporto, acqua sempre disponibile e fresca nel frigobar in camera, telo mare personalizzato. Per ogni necessità, la reception è sempre a disposizione, oltre che per l’accoglienza, anche

per dare assistenza, suggerimenti e consigli a chi sceglie di soggiornare in questa piacevole struttura a pochi passi dal blu del Mediterraneo più vero.


Cala Pulcino bepsy/Shutterstock.com

L’universo sommerso

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e Isole Pelagie sono uno di quei posti dove è quasi d’obbligo armarsi di pinne e maschere per immergersi nell’universo sommerso che anima quest’angolo di Mediterraneo incastonato tra Italia, Malta e Tunisia e che è stato riconosciuto “riserva marina”. Già nuotando lungo le coste rocciose si possono scoprire donzelle pavonine, stelle marine, polpi, cetrioli di mare e spugne, mentre il fondale a tratti si veste con la posidonia, una pianta acquatica che rilascia ossigeno nell’acqua e dà vita a vere e proprie praterie sui fondali marini. Chi fa im-

mersioni, poi, può scoprire corali, pesci pappagallo e, nei pressi di Capo Grecale, perfino le aragoste. Tornati sulla terraferma, non c’è nulla di meglio che aspettare il tramonto a Lampedusa, il borgo che condivide il nome con l’isola più grande, in uno dei caffè che affollano via Roma. Se invece si hanno ancora forze sufficienti, arrampicarsi sui cento metri dell’Albero del Sole, “U Signuruzzu”, il punto più elevato di Lampedusa da cui si gode di una vista impressionante sulle falesie a strapiombo sul mare, in particolare sullo “Scoglio a Vela” e sull’arcipelago.


Scoglio a Vela bepsy/Shutterstock.com


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Alessandra Boiardi

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li abitanti di Lampedusa, quando si salutano in dialetto locale, hanno un modo speciale per farlo. Utilizzano la parola “O’ Scià”, che ha un significato che è tutta un’ispirazione e significa “mio respiro”. Un saluto, ma soprattutto un

approccio al loro modo di intendere la vita e le relazioni che conquista da subito anche chi sceglie quest’affascinante isola per una vacanza a contatto con il suo patrimonio culturale, la sua natura e, ovviamente, il suo meraviglioso mare.

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Puesta de Sol Residence Club


Lampedusa è tutta da scoprire e questa è anche la filosofia di accoglienza del Puesta de Sol Residence Club, un luogo ideale dove vivere una vacanza in pieno relax e con tutti i comfort. Situato a Cala Palme, il residence si trova a pochi passi

dal centro di Lampedusa ed è perfetto per andare alla scoperta delle spiagge più belle dell’isola, ma è anche comodissimo per chi desidera recarsi nella zona commerciale ed è facilmente raggiungibile sia dal porto sia dall’aeroporto. Di nuovissi-


ma costruzione, Puesta de Sol Residence Club vi immerge in una calda atmosfera familiare in perfetto stile lampedusano senza farvi rinunciare alla comoditĂ di una struttura moderna e alla privacy di appartamenti pensati per tutte le tipologie di turisti. I cinque monolocali sono perfetti per un soggiorno in coppia o per famiglie di 3 persone e si possono scegliere tra quelli vista mare - per svegliarvi la mattina con uno splendido affaccio sul porto vecchio di Lampedusa - oppure, a seconda delle vostre esigenze, optare per il bilocale o addirittura per il comfort offerto dal trilocale e dal quadrilocale con balcone vista mare, ideali per famiglie o gruppi piĂš numerosi. Tutti gli appartamenti sono arredati in stile classico, in per-


fetta armonia con il patrimonio culturale di Lampedusa e dotati di cassaforte. Per vivere al meglio il residence, è a disposizione di tutti gli ospiti la terrazza di 140 metri quadrati. Trascorrere una vacanza a Puesta de Sol Residence Club significa

soprattutto scegliere anche i suoi servizi, come la connessione Wi-Fi gratuita e il trasferimento, anch’esso gratuito, da e per l’aeroporto o il porto e, non per ultimo, una ricca colazione a buffet per incominciare al meglio il proprio soggiorno.


Cala Pisana EnricoAliberti/Shutterstock.com



Una spiaggia a Linosa SaraBabusci/Shutterstock.com

Spiaggia dei Conigli bepsy/Shutterstock.com


Spiagge nere e bianche

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e spiagge dell’arcipelago delle Pelagie sono un caleidoscopio di colori. A iniziare dall’iconica spiaggia all’Isola dei Conigli, un piccolo isolotto che sorge a pochi metri dalla costa sud-ovest di Lampedusa. È un angolo caraibico, nel 2013 eletto “spiaggia più bella del mondo” - secondo Tripadvisor Travelers Choice Beaches -, con una sabbia bianchissima che digrada in un mare trasparente dai toni che vanno dal turchese allo smeraldo. L’Isola dei Conigli e la baia che la circonda sono poi un paradiso per gli amanti del birdwatching e costituiscono, infat-

ti, un’importante stazione di sosta per gli uccelli migratori. Non solo. Ventuno miglia a nord di Lampedusa, lo scenario cambia completamente: ecco Linosa, un’isola disegnata da tre vulcani spenti, Monte Ponente, Monte Rosso e Monte Vulcano e dove il nero della sabbia e delle rocce contrasta con le acque cristalline a Pozzolana di Ponente. Qui si può visitare il centro di recupero delle tartarughe “Hydrosphera“ e proprio in queste spiagge (così come all’Isola dei Conigli) e in estate le tartarughe Caretta-Caretta vengono a deporre le uova.


Spiaggia dei Conigli Guido Nicora/Shutterstock.com



Lampedusa bepsy/Shutterstock.com

lorenzo_graph/Shutterstock.com


Lampedusa bepsy/Shutterstock.com

Un arcipelago in festa

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ale sempre la pena di prendere un traghetto da Porto Empedocle o un volo su Lampedusa dai maggiori aeroporti italiani per esplorare l’arcipelago. Ma a fine estate, forse, ancora di più: il mare caldo, le temperature più fresche rispetto al pieno della stagione estiva e il rallentamento del flusso dei turisti permettono di godersi appieno gli scenari naturali offerti dalle Isole Pelagie. Non solo. Il 24 agosto, per festeggiare San Bartolomeo, santo patrono di Lampedusa, nella zona del porto dell’isola si possono ammirare fuochi d’artificio

memorabili. Il 22 settembre si celebra invece la Festa della Madonna di Porto Salvo, protettrice dei pescatori e rappresentata da una piccola statua situata in fondo al mare nei pressi di Cala Galera. Occasioni d’oro per assaggiare i piatti tipici della cucina locale come il cous-cous ai calamari, il ragù di triglie, la paghiata di pisci (una paella rivisitata), gli spaghetti lavici al nero di seppia e le cernie alla lampedusana. E per finire in dolcezza, è ottima la minnulata, un tripudio di biscotti di mandorle da accompagnare con un moscato secco.



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Linosa VanSky/Shutterstock.com


Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT


Isole Tremiti,

paradisi solitari

Dmitrii Postnov /Shutterstock.com


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ono l’ultima frontiera dell’Adriatico. Cinque piccoli eden conosciuti in epoca romana con il nome di Diomedee, dal nome dell’eroe greco Diomede, il quale, secondo la leggenda, diede forma al Gargano e al Subappennino dalla pietra ricavata dalla rocca di Pergamo per poi creare, con i massi rimasti, le isole: lanciò i sassi nel mare blu e le cinque isole emersero poco a poco. Arcipelago ricco di calette che si affacciano su un mare mozzafiato e meraviglia per gli amanti delle

maudanros/Shutterstock.com

immersioni e della pesca subacquea, le Tremiti si dividono tra le principali San Domino e San Nicola, le due isole principali, entrambe abitate, e le tre isole minori, Capraia, Pianosa e Cretaccio, tutte e tre disabitate. Abitato già in antichità, l’arcipelago è oggi ambita meta turistica e ideale luogo di villeggiatura per coloro che cercano il grande spettacolo del mare e un turismo lontano dai grandi flussi turistici. Un paradiso a 22 chilometri dalle coste del Gargano e nella spettacolare Puglia.


iuri/Shutterstock.com


Santa Maria a Mare Buffy1982/Shutterstock.com

Arte sull’Adriatico

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uore storico, amministrativo e culturale dell’arcipelago, l’Isola di San Nicola è la più importante delle cinque. È dominata dall’abbazia fortificata di Santa Maria a Mare, che propone l’interno a tre navate con un bel pavimento a mosaico nella navata centrale, una particolare croce lignea di forme bizantine e una statua di Madonna con Bambino; un tempo era definita “la Montecassino in mezzo al mare”, costruita dai benedettini nel 1045. L’isola propone un ricco patrimonio culturale immerso in un contesto paesaggistico di grande impatto. All’abbazia si uni-

scono infatti altre emergenze architettoniche di pregio come la Torre dei Cavalieri del Crocifisso, la Torre del Pennello - un tempo torre di controllo sulla baia -, la Torre Angioina - detta anche Torre del Ponte -, sita nella zona dove un tempo sorgeva il ponte levatoio voluto e costruito da Carlo II d’Angiò, e il Torrione dei Cavalieri di San Nicolò. San Nicola è però anche natura a profusione, tutta da godere possibilmente a bordo di una barca o un gommone, circumnavigando l’isola tra calette e grotte tra cui quella del Ferraio e quella della Madonna.


Castello di San Nicola Giovanni Di Lorenzo/Shutterstock.com


Isola di San Nicola Barelli Paolo/Shutterstock.com



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Alidaunia

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Luca Sartori

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a oltre trent’anni, l’arcipelago delle Tremiti è molto più vicino al continente. È infatti dal 1985 che, con assenso ministeriale e in collaborazione con l’Assessorato ai Trasporti della Regione Puglia, la Società di Navigazione Aerea Alidaunia garantisce il collegamento quotidiano tra Foggia e le belle isole del sud dell’Adriatico. Un servizio integrato dall’attività di elisoccorso, anche nell’arco

notturno, che viene svolta a favore della popolazione residente sulle Isole: le abitate San Domino e San Nicola, alle quali si uniscono Capraia, Pianosa e il Cretaccio. Alidaunia è un’autentica eccellenza della Puglia. Costituita a Foggia il primo marzo 1976, nel 1978 consegue la “Licenza di Lavoro Aereo” e inizia la sua attività con l’esecuzione di riprese televisive, fotografiche e cinematografiche per con-


to di enti pubblici, televisione di stato ed emittenti private. Nel 1984 ottiene la “Licenza di Trasporto Pubblico Passeggeri” (TPP) da parte del Ministero dei Trasporti-Direzione Generale Aviazione Civile e inizia così l’attività nel settore aerotaxi, iniziando a fornire, nel 1985, un servizio di utilità sociale da e per le Tremiti. Tra il 1992 e il 1993 effettua trasporto di linea sulla tratta Foggia-Milano Malpensa e tra il 1993 e il 1995 sulla tratta Foggia-Parma. Nel 1995 Alidaunia consegue il “Certificato di Idoneità Tecnica RAI” quale Esercente di attività di Trasporto Pubblico Passeggeri, Trasporto Pubblico Merci, Lavoro Aereo, Scuola, ed è inoltre già in possesso di un’approvazione RAI secondo il Regolamento JAR

145 (ora Part 145) quale Ditta di Manutenzione per l’esecuzione delle necessarie operazioni manutentive sui propri aeromobili e anche a terzi e nel 2002 diventa Centro di Servizio Agusta. Alidaunia è stato il primo Service Center non Leonardo a ottenere il certificato di eccellenza. Su 89 Service Center nel mondo, solo 3 sono certificati Excellent. Nel 2011 Alidaunia diventa Centro di Servizio Autorizzato per gli elicotteri Robinson R22 ed R44, nel 2012 Centro di Servizio Autorizzato Tronair, nel 2014 Rivenditore e Centro di Servizio Autorizzato Laversab e da sei mesi Premium Service Provider Pratt&Whitney Canada quale Maintenance Repair Team and Post Rental Inspection for engines PW200 a PT6 series.




Angelo Giampiccolo/Shutterstock.com

Simone Angelo Ferri/Shutterstock.com


Calette e pini d’Aleppo

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icoperta da una pineta di pini d’Aleppo che in più punti dell’isola giunge fino alle rocce a strapiombo sul mare, l’Isola di San Domino è la più grande dell’arcipelago e, per gli aspetti paesaggistici, è la più ricca. Eterogenea è anche la sua offerta turistica, la più vasta delle Tremiti, con numerosi villaggi turistici, residence e hotel. Imperdibile è percorrerne il periplo, possibilmente seguendo il perimetro dell’isola in senso orario, partendo dal porto di San Domino e proseguendo alla volta dell’unica spiaggia sabbiosa dal fondale basso dell’arcipelago, Cala delle Arene, per toccare poi numerosi bel-

Barelli Paolo/Shutterstock.com

lissimi punti come la punta più orientale dell’isola, Punta dello Spido, Cala Matana - alla quale Lucio Dalla dedicò l’album Luna Matana -, poi Punta dal Pigno, Cala dell’Elefante - che ne ricorda la forma -, poi la Grotta del Sale, la Grotta delle Viole, Cala dei Benedettini, Punta del Vuccolo, zona più occidentale dell’isola, Punta del Diamante e i Pagliai, quattro grandi scogli. Mare, calette, grotte, scogli ma anche una natura rigogliosa dove alla pineta di pini d’Aleppo si unisce un ricco sottobosco popolato dalle tipiche specie della macchia mediterranea come il mirto, il rosmarino, il ginepro e il lentisco.


Toni Bryan/Shutterstock.com



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Hotel Gabbiano Luca Sartori

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nel cuore dell’arcipelago delle Tremiti, nell’omonima riserva naturale, che sorge l’Hotel Gabbiano, che dagli anni ‘70 sull’isola di San Domino accoglie i suoi ospiti in una struttura ricettiva che ha fatto della conduzione familiare il fulcro della sua accoglienza. L’albergo della famiglia Napolitano è immerso in un’atmosfera tra sogno e realtà, dove i gusti e i sapori autentici del suo ristorante, il relax e il benessere della spa e il comfort e l’eleganza degli spazi si mescolano in uno scenario da cartolina. Una posizione invidiabile, con affaccio in prima fila sul panorama dell’isola di San Nicola - che ospita il centro storico dell’arcipelago - e insieme a Marco e


tartare, i troccoli gabbiano di mare, pasta tipica del foggiano, e gli spaghetti con i ricci di mare, passando per la zuppa di pesce, e il pescato giornaliero composto di saraghi, dentici, orate e scorfani. Nel 2013 l’Hotel Gabbiano si è poi arricchito di un angolo relax d’eccezione, la Coco Mama spa, centro benessere con piscina idromassaggio, sauna, bagno turco e cabine per i massaggi. In quest’autentica perla delle Tremiti, che vanta quasi mezzo secolo di storia, si respira da sempre entusiasmo, ciò che Marco e Luana hanno imparato dai loro genitori e che oggi trasmettono con passione ai figli e ai nipoti. Hotel al quale si è unito, nel 2010, il bed & breakfast “La casa di Gino”, la casa paterna ristrutturata da Marco e la sua famiglia, sull’Isola di San Nicola. Una struttura piccola ma confortevole, composta da sette camere curate nei minimi dettagli, con un’attenta ricerca dei materiali.

Luana lavorano anche Gennaro e i loro figli e nipoti, Oriana, Stefania e Guido. L’hotel dispone di 19 camere situate nel corpo centrale dell’albergo, e 18 nella dépendance, corpo secondario composto da una serie di villette che si affiancano alla struttura originaria, mentre il ristorante, autentico fiore all’occhiello dell’isola, propone solo piatti preparati con materie prime di alta qualità e pesce fresco, tra cui il crostino di mare con frutti di mare freschi, il tris di


Scogli d’alto mare

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ono piccoli paradisi disabitati, le tre isole minori delle Tremiti. Poco più di uno scoglio, il Cretaccio deve il suo nome alla creta giallastra che lo compone e che è costantemente erosa dalle acque del bellissimo mare che la circonda. È invece Capperaia l’altro nome dell’Isola di Capraia, per la presenza di estese zone coperte di piante di capperi; non vi è ammesso sbarcare ma gli escursionisti si avvicinano alle sue rive nei pressi delle quali si trova una statua sommersa di Padre Pio. Distante una venti-

na di chilometri dal cuore dell’arcipelago è invece Pianosa, distesa rocciosa con un’altezza massima di 15 metri che, in caso di mareggiata, viene quasi completamente sommersa. Inserita nella Riserva Marina Integrale, presenta i fondali più spettacolari per flora e fauna dell’intero arcipelago. Una meraviglia inaccessibile, persa nel cuore del mare Adriatico, inghiottita dal profondo blu delle sue acque, esplorabile solo da qualche privilegiato subacqueo accompagnato da guide autorizzate.

Cretaccio vaklav/Shutterstock.com


Capraia Barelli Paolo/Shutterstock.com

NitakPhoto/Shutterstock.com



Eyesonmilan/Shutterstock.com


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Luca Sartori

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nell’incantevole scenario delle Tremiti, immerso in un tripudio di colori e profumi, che sorge il Micro Hotel Rossana, piccola struttura alberghiera situata sulla splendida isola di San Domino. Sono Benito e Pasqualina, due giovani delle Tremiti, a dare vita all’albergo nel 1964, che a distanza di oltre mezzo secolo è rimasto una graziosa struttura a conduzione familiare, dove all’ospitalità e alla

cura nel gestire le esigenze dei clienti continuano a unirsi l’allegria e la cordialità tipiche dell’arcipelago immerso nel cuore dell’Adriatico. Nato originariamente come affittacamere, nel 1972 il Micro Hotel Rossana viene ingrandito e più volte ristrutturato e trasformato ancora, nell’arco degli anni, come tipologia di piccolo hotel. È al 2011 che risalgono gli ultimi lavori, portati avanti dal figlio Francesco,

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Micro Hotel Rossana

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proseguiti fino al 2015, che vedono l’albergo trasformarsi in una struttura ricettiva particolarmente confortevole dallo stile marinaro contemporaneo.

Sono pace e tranquillità a scandire il tempo dell’albergo, lontano dal fragore notturno del centro del paese, dalle discoteche e dai locali. Immerso nella

natura e situato a 50 metri dalla banchina di attracco delle navi e delle barche da diporto, è a due passi da uno degli angoli più suggestivi di San Domino, Cala delle Arene, unica spiaggia sabbiosa dell’isola. Tra le numerose camere dell’albergo c’è la “Favola di Venezia”, doppia con balcone con vista sulla verde pineta, l’ ”Appuntamento a Bahia”, tripla con vista sull’isola di San Nicola, la “Per colpa di un gabbiano”, doppia dalla quale si gode il blu del mare e la maestosità dell’abbazia situata su San Nicola,

la ”Laguna dei bei sogni”, doppia particolarmente riservata, e la “Sogno di un mattino di mezzo inverno”, doppia luminosa con angolo relax. Albergo che offre, nelle ore diurne, anche il servizio di ristobar, un piacevole punto di ristoro dove rilassarsi con la splendida vista sul mare e gustare qualche specialità locale, nello spettacolo dei colori dell’isola che vanno dal verde della natura al celeste del cielo e il blu del mare che unisce San Domino alla vicina isola di San Nicola.


Barelli Paolo/Shutterstock.com

Nathan B Dappen/Shutterstock.com


Alexandra Nicolau/Shutterstock.com

Fondali incantati

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efali, orate, astici, dentici, polpi, cernie e seppie. Sono solo una parte delle specie che popolano la Riserva Marina dell’arcipelago delle Tremiti, nata il 14 luglio del 1989. Tra gli habitat naturali più belli del bacino del Mar Mediterraneo, la riserva naturale include le aree costiere delle isole ricche di alghe quali l’Acetabularia Mediterranea e la Corallina Mediterranea. La ricca fauna ittica e le numerose specie vegetali unite alla particolare conformazione dei fondali

rendono il panorama sottomarino una delle imperdibili meraviglie di quest’angolo di Adriatico, area ideale per immersioni subacquee. La berta maggiore, che raggiunge le scogliere dell’arcipelago in primavera per nidificare, e il gabbiano reale sono due uccelli marini che popolano l’arcipelago, ai quali si uniscono i rettili come la lucertola campestre, il biacco e il geco verrucoso, mentre tra i mammiferi vi sono il topolino domestico e il ratto nero.



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Isola di San Dominio sbellott/Shutterstock.com


Isole Borromee, colori sull’acqua


Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT

Lamax/Shutterstock.com


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in dal ‘700 era la meta preferita per la villeggiatura delle grandi famiglie della nobiltà lombarda, tra cui i Borromeo, prestigioso casato di origini fiorentine, e i Visconti. Tra i più apprezzati laghi italiani, il lago Maggiore ha incantato artisti italiani e stranieri che spesso l’hanno scelto per i loro soggiorni. Diviso tra Piemonte, Lombardia e Svizzera, è circondato e riparato dai freddi venti del nord da colline e monti. E cuore del lago è l’arcipelago delle Isole Borromee, piccolo paradiso

di arte e natura, profondamente amato da Ernest Hemingway e dai reali d’Inghilterra, oggi meta di imponenti flussi turistici soprattutto provenienti dal centro Europa. Alla monumentale Isola Bella, che ospita il sontuoso Palazzo Borromeo e i suoi scenografici giardini, si uniscono l’Isola Madre, impreziosita da un giardino botanico ricco di piante rare, la pittoresca Isola dei Pescatori, l’Isolino di San Giovanni, situato a un passo dall’abitato di Pallanza, e lo Scoglio della Marghera.


elesi/Shutterstock.com

Stresa Andrew Mayovskyy/Shutterstock.com


elitravo/Shutterstock.com

Eleganza esotica

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a Stresa pare di toccarla con mano. Trasformata da Carlo III Borromeo dal 1630, nel giro di quarant’anni quella che un tempo era una semplice scogliera abitata da pescatori divenne un gioiello dai grandi contenuti scenografici. Oggi l’Isola Bella è la straordinaria unione del minuscolo borgo, dei giardini e del palazzo barocco che caratterizza la sua parte più settentrionale. Un fazzoletto di terra nel cuore del lago Maggiore caratterizzato da vicoli, scale, porticati, botteghe

e chioschetti con affacci sul lago e profumi dei ristoranti. Domina sull’isola l’imponente sagoma di Palazzo Borromeo, scrigno d’arte barocca con sale impreziosite da marmi, stucchi, decorazioni, armature, arazzi, lampadari di cristallo, quadri e arredi di valore. Obelischi, siepi, balaustre e statue contraddistinguono invece le dieci terrazze che compongono il giardino all’italiana, tra piante esotiche e migliaia di fiori, in un tripudio di colori e profumi.


Palazzo Borromeo Cezary Wojtkowski/Shutterstock.com

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Isola Bella elesi/Shutterstock.com



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Hotel Belvedere

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Luca Sartori

Belvedere, da godere in una delle sue 19 camere, tutte arredate con uno stile raffinato dove la tradizione incontra la contemporaneità. Tra i numerosi comfort di ogni camera si può scegliere la vista sui caratteristici vicoli del borgo oppure quella sul lago, per ritagliarsi qualche attimo di relax sul balcone della propria stanza. Autentica perla tra le camere del Belvedere, di proprietà della famiglia Lamber-

È

nel cuore del lago Maggiore, nell’incantevole scenario dell’isola dei Pescatori, che sorge l’Hotel Belvedere. Un angolo di paradiso nel pittoresco borgo appoggiato sull’acqua, dove al giorno, illuminato dai colori delle acque e dei panorami, si alternano la sera e la notte, quando il via vai dei battelli s’interrompe e, come per incanto, cala il silenzio. È un’atmosfera magica quella dell’hotel


ti da 5 generazioni, è la Suite Executive, realizzata dall’architetto verbanese Mauro Bissantini, dove il soggiorno diventa un sogno. Tra arredi moderni e colori tenui, eleganza e design, l’esclusiva suite regala una vista unica sui monti, i caratteristici tetti e il panorama sulle acque del lago, pure emozioni per chi si conceda un soggiorno. Un tripudio di comfort e bellezza dov’è possibile anche farsi servire la cena, rilassandosi poi sul magnifico terrazzo vista lago della camera da letto matrimoniale. Alla Suite Executive si uniscono la Junior suite, perfetta per ospitare una famiglia e per chi necessiti di ampi spazi, la romantica Doppia con terrazzo, poi le Camere deluxe vista lago o vista vicoli interni e le

Camere standard, con l’arredo che ricorda le atmosfere tipiche delle zone di lago. L’Hotel Belvedere dell’isola dei Pescatori è relax, comfort e atmosfere da favola ma anche buona cucina. I piatti serviti nel ristorante sono principalmente a base di pesce, preparati secondo la più genuina tradizione casalinga dove i sapori delle acque del lago Maggiore si combinano con i deliziosi prodotti delle valli circostanti. Un soggiorno all’Hotel Belvedere è sicuramente un’esperienza indimenticabile. In quest’angolo del lago Maggiore, tra le magiche atmosfere del borgo dei pescatori, c’è solo spazio per sogni e poesia.




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Riflessi barocchi

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ra le perle architettoniche del lago Maggiore, Palazzo Borromeo, sull’Isola Bella, unisce eleganza e armonia, con sale dai ricchi allestimenti e dai lussuosi saloni. Da vedere la Galleria degli Arazzi, con sei preziosi arazzi di manifattura fiamminga, la Sala della Musica, così chiamata per l’esposizione dei preziosi strumenti musicali, la Sala delle Medaglie, dove dieci medaglie in legno dorato rappresentano i principali avvenimenti della vita di San Carlo Borromeo, e la Sala del Trono, piccolo museo del barocco lombardo. Una scala elicoidale secentesca porta alle grotte, sei stanze dai decori

che rievocano scenari marini, per concedere frescura agli ospiti, rivestite di sassi bianchi e neri. A fare da cornice allo splendido palazzo barocco è il giardino all’italiana, disposto su dieci terrazze per un’altezza totale di 37 metri. Disseminato di fiori e rare piante esotiche, il parco è contraddistinto da una continua ricerca scenografica che culmina nel Teatro Massimo, dove domina la statua del Liocorno, insegna araldica dei Borromeo, con ai lati le statue della natura e dell’arte in un trionfo di obelischi, nicchie, statue, fontane e prati attraversati da pavoni bianchi.

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asta una manciata di minuti di battello dall’Isola Bella per giungere al pittoresco borgo sull’acqua dell’Isola dei Pescatori. Durante il breve tragitto che collega le due isole si sfiora l’isolotto della Malghera, dalla minuscola spiaggetta dove si rifugiano i gabbiani, lontano dal trafficato andirivieni di aliscafi e battelli. L’Isola dei Pescatori, detta anche Superiore, è interamente occupata dal borgo, circondato dalle acque dove sostano barche e battelli che regalano alle rive scenari carichi di

Vicoli e barche poesia e profonda suggestione. Per secoli abitata da una comunità di pescatori, è oggi un reticolo di vicoli colmi di botteghe, negozietti e ristoranti dove dominano profumi di pesce fritto e caratteristici scorci sull’acqua. È il campanile della Chiesa di San Vittore a dominare l’abitato: monumento nazionale, presenta l’abside dell’XI secolo e custodisce preziose tele del ‘600, i busti di legno dei santi patroni dei pescatori Andrea e Pietro e un affresco cinquecentesco relativo a Sant’Agata.


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Cedri e fagiani

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a più grande delle Borromee, l’Isola Madre, è la più vicina a Verbania. È qui che si ammira uno degli affreschi naturali più belli e affascinanti del lago Maggiore. Un tempo frutteto, divenuto uliveto e poi agrumeto, il giardino botanico è famoso per la scenografica fioritura di camelie, azalee e rododendri, ma anche per i limoni, i cedri e i ginkgo biloba. Tra fiori esotici, viali ombreggiati e piante rare, fagiani, pappagalli e pavoni che sull’isola vivono in libertà perché qui si respira l’aria di una natura lon-

tana, insolita, unica. Allo straordinario patrimonio naturale si unisce il Palazzo Borromeo, allestito con arredi provenienti dalle dimore storiche del nobile casato. Il Salotto Veneziano e la sezione dedicata ai teatrini delle marionette di casa Borromeo sono alcuni degli angoli più belli della dimora nobiliare dove si respira il lusso dell’epoca borromea tra letti a baldacchino, broccati, arazzi, mobili, quadri e collezioni di porcellane e bambole. Da non perdere la cappella sepolcrale neogotica.


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Luca Sartori

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Isola Tiberina, serenitĂ capitale

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un angolo di pace nel cuore di Roma. È sull’arteria d’acqua che ne bagna le sponde, nel tratto che lambisce l’estremo sud del centro e il nord di Trastevere, che vive la leggenda di un’isola che si sarebbe formata nel 510 a.C. dai fasci di spighe, detti covoni, del grano mietuto a Campo Marzio. Collegata al cuore di Roma e al pittoresco quartiere di Trastevere, rispettivamente con i ponti Fabricio e Cestio, l’Isola Tiberina è da sempre una delle aree della città più pittoresche. Qui Roma sembra fermarsi e

riflettere, raccontare la sua parte più discreta e ricordare. Le caotiche e trafficate piazze della capitale sembrano lontane in questo angolo di Tevere intriso di fascino e storia. La Tiberina è una deliziosa pausa tra la trafficata vivacità delle piazze e dei corsi del centro, i colori pastello dei vicoli e le vivaci piazzette di Trastevere. Sulla Tiberina si giunge e ci si ferma anche solo per godersi la sua pace, ascoltando la città da lontano, appoggiando lo sguardo sul Tevere e magari pranzando in uno dei suoi locali.


Nave fluviale

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empre poco coinvolta nelle vicissitudini della città, l’Isola Tiberina ospitò, proprio per questa ragione, il tempio di Esculapio, dio della medicina, il culto del quale fu introdotto nel 292 a.C. in seguito a una pestilenza. Isola che fu poi monumentalizzata nel periodo di costruzione dei ponti Cestio e Fabricio, detto anche “ponte dei quattro capi” perché munito, in passato, di una serie di erme quadrifronti in marmo che richiamavano il dio Giano, protettore delle porte e dei passaggi, antica decorazione della

Ponte Fabricio Elena Odareeva/Shutterstock.com

quale oggi rimangono visibili solo due pilastrini, e del Vicus Censorius che, al suo interno, li collegava. La sua forma riprende, ancora oggi, quella di una nave di cui è ancora ben visibile la parte che ne rappresenta la prua, tra blocchi di travertino e decorazioni raffiguranti Esculapio, il suo serpente e una testa di toro. In epoca romana, oltre al tempio di Esculapio, sull’isola vi erano anche il tempio dedicato a Giove dei Giuramenti, in parte ancora visibile nei sotterranei dell’Ospedale Fatebenefratelli.


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Memorie cristiane

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asi di pace e storia, l’Isola Tiberina è da sempre un’area legata alla salute e l’antico santuario d’epoca romana, che sorgeva dove oggi c’è la chiesa di San Bartolomeo, palesa questa singolare vocazione dell’isola. Santuario che era un vero e proprio ospedale, presenza del quale sono testimonianza diverse iscrizioni che raccontano di guarigioni miracolose, voti e dediche. Importante luogo di culto del capoluogo laziale, la basilica di San Bartolomeo all’Isola fu costruita

dall’imperatore Ottone III di Sassonia, e rappresentò un’importante trasformazione del tessuto dell’isola, espressione del profondo cambiamento della stessa città in seguito alla diffusione del Cristianesimo. Croci e memorie cristiane arricchiscono le sei cappelle laterali di quello che è un importante monumento alla storia romana, situato nella pace dell’Isola Tiberina, a metà strada tra Trastevere, il rione della prima predicazione cristiana, e l’antico quartiere ebraico.

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Lungotevere con vista

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al Lungotevere par di toccarla con mano. Quando da Via del Tempio si giunge al cospetto della Sinagoga di Roma - tra le più grandi d’Europa, costruita tra il 1901 e il 1904 su una delle aree più fatiscenti del Ghetto ebraico -, compare, tra gli alberi, il profilo della Tiberina. Passeggiando sul Lungotevere de’ Cenci in direzione del Ponte Garibaldi la vista spazia sul Ponte Fabricio, sul Castello Caetani, la torre che domina l’ingresso all’isola dal lato che guarda verso nord, e sulla ma-

stodontica sagoma dell’Ospedale Fatebenefratelli. Percorso il Ponte Garibaldi si giunge a Trastevere, sponda meridionale del fiume, da dove si gode della vista di Ponte Cestio e del cuore della Tiberina, Piazza San Bartolomeo all’Isola, sulla quale s’affaccia l’omonima basilica, e la colonna di Pio IX al centro. Percorsi Lungotevere degli Anguillara e Lungotevere degli Alberteschi, si giunge a Ponte Palatino che ci riporta sull’altra sponda a due passi dal Circo Massimo.


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Ponte Rotto mirtya/Shutterstock.com


Zampa e Monicelli

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l grande cinema è passato di qui e continua a passarvi. Tanti grandi film del cinema italiano, ambientati e girati nella capitale, spesso hanno avuto come sfondo l’Isola Tiberina, i suoi scorci più caratteristici, i suoi edifici storici, i suoi affacci sul fiume. Angolo singolare e appartato di Roma, l’isola è un fazzoletto di terra spesso teatro di grandi pellicole con, tra i protagonisti, il meglio del cinema del ‘900. Da Nettezza urbana di Michelangelo Antonioni a L’onorevole Angelina di Luigi Zampa con la grande Anna Magnani,

passando per Racconti romani di Gianni Franciolini con Franco Fabrizi, Donatella di Mario Monicelli con Elsa Martinelli, Arrivederci Roma di Roy Rowland con Mario Lanza e Raffaella Marini, L’avventura di Antonioni con Lea Massari e Monica Vitti e, infine, Tassisti di notte, di Jim Jarmush, pellicola del 1991 a episodi uno dei quali ambientato nella capitale con protagonista Roberto Benigni. Non c’è che dire: la Tiberina è fra le zone di Roma più cinematograficamente apprezzate e raccontate.



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Carola Traverso Saibante

Isole di sapori

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Isole di sapori

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a manna esiste, e guarda a caso sgorga da un’isola. Isole provvidenziali, isole dell’abbondanza, a partire dai loro profumi e sapori. Piccoli nei di bellezza della terraferma o grandi corpi che la lambiscono dal mare, hanno da offrire una cucina e prodotti unici. Sicilia, microclima delle Madonie, linfa dei frassini autoctoni: la manna. Ma di cosa sa? «Lì è il problema: che non si può descrivere!», racconta Maestro Nicola, chef pasticcere della famiglia e della azienda Fiasconaro che da sessant’an-

Castelbuono fotomanza/Shutterstock.com

ni crea delizie dolci a Castelbuono, borgo epicentro della produzione. «Un po’ stalattite, un po’ miele, un po’ zucchero, ha un gusto unico: se non la si assaggia non la si può interpretare. Non cade dal cielo ma è davvero un dono del cielo! Una volta, qui, era una grande ricchezza economica, oggi pochi contadini si cimentano a incidere gli alberi nella calura estiva. Noi provochiamo i giovani a rivalutare questa tecnica antica». Si mangia “pura” o lavorata in golose creme, farciture e gelati.


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Isole di sapori


Isole di sapori Ventotene Stefano Batistini/Shutterstock.com

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Una scorta per la cambusa A

miele e frutta secca che nell’’800 fu “imbriacata” con il vino aleatico e l’alchermes. Facciamo ora rotta verso il Lazio e sbarchiamo a Ventotene. Nel suo fertile terreno vulcanico cresce una lenticchia di piccole dimensioni, marrone chiaro con leggere venature rosate: la lenticchia di Ventotene. Si mangiano nella tipica zuppa, oppure con polpetti affogati e scarola o ancora in vellutata con le cozze. Andate a cercare Mattia, il giovane contadino che produce quelle bio… D’accordo, ma visto che di isole stiamo parlando, dove è il pescato?

Isole di sapori

proposito di dolci. Andiamo ad assaggiare anche la Schiaccia Briaca dell’Elba, il dolce più famoso dell’isola nonché Prodotto Agroalimentare Tradizionale. Si offriva in dono a chi andava per mare, poiché la sua pasta quasi secca costituiva una fonte di energia immediata e gustosa, adatta a essere conservata a lungo nelle cambuse. Una focaccia di farina, olio d’oliva,


Isole di sapori tianalima/Shutterstock.com


Non solo pesce vien dal mare L

a pescosa Laguna di Venezia pullula di isole e sono diversi i prodotti ittici che rappresentano i suoi fiori all’occhiello. C’è la “schia”, piccolissimo gamberetto protetto da Slow Food che da prodotto povero è rimbalzato nell’alta gastronomia, sfiziosamente fritto e accompagnato da polenta. Così come gourmet è il branzino delle Valli da pesca, Prodotto Agroalimentare Tradizionale che vi consigliamo di provare in carpaccio. E poi, tipica di Chioggia, borgo il cui centro storico è fatto a lisca di pesce,

è la seppia bianca, frutto della pesca locale, che viene lavata e lavorata con l’acqua salmastra di laguna depurata. Rimaniamo in Adriatico e puntiamo la prua a sud, verso le misteriose Isole Tremiti, che non finiscono mai di stupire con la loro cucina genuina e sfacciata. Già, perché solo qui si possono gustare nientemeno che le polpette di meduse. Sono grandi meduse dalle carni molto delicate, buone bollite ma che la gastronomia locale predilige in tempura con capperi, olio e pomodorini.

Isole di sapori

Isole Tremiti Barelli Paolo/Shutterstock.com


Isole di sapori Coniglio di Ischia robypangy/Shutterstock.com

Confini di mare, cucina di terra S

i sa, la cucina tradizionale delle nostre isole è comunque spesso prevalentemente di terra. La Sardegna ne è esempio per eccellenza. Non per niente, all’isola, più che “cozze e branzini”, sovente si associano le pecore: da non perdere il prosciutto preparato con la coscia di questi ovini, il “presuttu ‘e brebei”, che ricorda nel sapore il formaggio pecorino ed è dolce e saporito allo stesso tempo. Sull’Isola d’Ischia, in Campania, c’è il coniglio di fossa, che abita in profondi cunicoli scavati nella terra invece

che in gabbiette-prigione. Una tradizione quasi perduta. Quasi. «Sono cunicoli profondi anche 200 metri, loro scavano e crescono mangiando finocchietto, rosmarino, olmo, piante di salice - spiega Filippone Florio, che li alleva - Quando si fa catturare, è quasi lotta! Sicuramente non sono stressati…». La ricetta? Quella della nonna, nel coccio su forno a legna, cottura molto lenta, strutto o lardo leggermente pressato, rosolato con aglio, vino, concentrato di pomodoro, peperoncino ed erbe aromatiche.


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Isole di sapori

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Grazia Gioè

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Calabria,

la “terza isola italiana�

Isola di Dino Naeblys/Shutterstock.com


Isola di Citrella Alfred V/Shutterstock.com


Le Castella leoks/Shutterstock.com

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a “terza isola italiana”. È così che veniva chiamata la Calabria prima della costruzione dell’Autostrada del Sole che l’ha collegata prima con Salerno e, successivamente, con il resto del Paese. A noi, però, piace pensare che tale definizione fosse dovuta perché saldamente attaccata al resto d’Italia e d’Europa solo dal sottile istmo di terra all’altezza del Pollino. In realtà, in Calabria le isole cir-

condate completamente dal mare sono solo due: l’Isola di Cirella e l’Isola di Dino; ma anche la splendida “Le Castella” è praticamente considerata un’isola, visto l’invisibile “filo” di terra che la unisce alla terraferma proprio nel bel mezzo della Riserva Marina di Isola Capo Rizzuto. Numerosi, infine, sono gli scogli e gli isolotti che con forme spesso insolite e caratteristiche abbelliscono le coste della Calabria.


L’isola di Cirella, fra boschetti di euforbio e limoni

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ulla costa nord-occidentale tirrenica, di fronte all’antico borgo medievale di Cirella (frazione di Diamante) e ai resti dell’antica “Cerillae”, si erge per 40 metri sopra il mare l’Isola di Cirella, con la flora caratteristica della macchia mediterranea. I fondali dell’isola sono ricchissimi di vegetazione marina (Posidonia Oceanica) nonché di rari esemplari di Pinna Nobilis, il più grande bivalve del Mediterraneo. La superficie dell’isola, di soli 0,12 chilometri quadrati, ospita anche i ruderi di

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un antico forte militare, detto Torre dell’Isola, costruito già nel 1562, proprio per prevenire l’assalto dei pirati turchi all’abitato. Il borgo di Cirella, inoltre, custodisce ancora i ruderi della vecchia città medievale - successivamente ricostruita dai Normanni - dove, nel vicino anfiteatro, si tiene annualmente il “Cirella Antica Festival”: una kermesse che unitamente alla cucina tipica locale, tutta a base di pesce e dei veri fusilli calabresi, attrae puntualmente migliaia di turisti.


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L’isola di Dino, un gioiello nel Mar Tirreno

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i fronte all’antica Plaga Sclavorum, oggi Praia a Mare, c’è un’isola molto selvaggia. Un’aspra montagna di roccia alta 100 metri con numerose grotte di raro e suggestivo fascino e un itinerario turistico veramente emozionante. Il nome dell’isola deriva dal greco “dina”, che significa tempesta, ma c’è anche chi pensa che l’origine del suo nome sia invece dovuto alla presenza di un tempio greco (aedina), costruito sull’isola in onore di Venere. L’Isola di Dino è stata teatro di numerose

e antiche battaglie in quanto, come dimostra la torre normanna che domina il suo frontone, da lì si potevano avvistare le navi dei pirati turchi. In tempi più recenti, però, è stata anche oggetto di un sogno di lusso. La famiglia Agnelli, infatti, per soli 50 milioni di vecchie lire, tentò il suo acquisto per farne un lussuoso resort del quale, però, oggi restano in piedi solo alcuni trulli, un ristorante e una strada di 1.700 metri, fra il pontile e la parte alta dell’isola.


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Le magiche grotte dell’isola di Dino

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50 ettari di vegetazione, le scogliere, le numerose grotte millenarie e le falesie sono le maggiori attrazioni naturalistiche dell’Isola di Dino, ma anche il cuore delle “passeggiate orientate”, organizzate dal comune di Praia a Mare per far conoscere il ricco patrimonio naturale e paesaggistico dell’isola: dalla torre alla stele - dedicata alla Madonna della grotta -, dal belvedere alle grotte marine. Tutte visitabili in barca sono: la Grotta Azzurra, che prende il nome proprio dal colore dell’acqua al suo interno;

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la Grotta delle Cascate, piena di stalattiti, stalagmiti e rocce rosa; la Grotta del Monaco con le sue pareti verde smeraldo; la Grotta delle Sardine, per via dei tanti banchi di pesci che l’affollano; la Grotta del Frontone e quella del Leone. Quest’ultima viene così chiamata proprio per la sua forma che somiglia a un leone sdraiato. Infine, a ben 18 metri sotto il mare, c’è la grotta più misteriosa dell’isola, quella del Gargiulo, accessibile solo agli esperti in immersioni sottomarine.


Paul Klee, Ritratto di Frau P. nel Sud (Bildnis der Frau P. im Süden), 1924. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

ispirazióne [sostantivo femminile] Stato di entusiasmo, di eccitazione fantastica che spinge ad agire l’artista secondo estro creativo e potenza immaginativa.

Immergiti nell’atmosfera della Collezione Peggy Guggenheim. Scopri l’energia e la bellezza delle avanguardie con Pablo Picasso, Salvador Dalí, René Magritte, Giorgio de Chirico, Alberto Giacometti, Jackson Pollock e molti altri che hanno fatto la storia dell’arte del ’900.

Dorsoduro 701, Venezia guggenheim-venice.it


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Nicoletta Toffano

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Corralejo Beach, Fuerteventura Juergen_Wallstabe/Shutterstock.com


Oltreconfine: Oltreconfine: Spagna, Isole Canarie Francia

Fuerteventura e Lanzarote:

cosĂŹ belle, cosĂŹ diverse


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essuna isola nell’immaginario è più affascinante di Atlantide, collocata oltre le Colonne d’Ercole e sprofondata nell’oceano. Secondo la leggenda, sarebbero proprio le Canarie, così sparse tra Africa e Spagna, i frammenti emersi del mitico regno: sette isole baciate da un clima mite tutto l’anno, con paesaggi che cambiano moltissimo dall’una all’altra. Il nostro viaggio si svolge tra due punti estremi delle isole più orientali dell’arcipelago, dal faro di Punta de Janda di Fuerteventura, isola selvaggia e desertica, al Mirador del Rio di Lanzarote, isola dal paesaggio lunare. È

un itinerario da percorrere in macchina, con una raccomandazione: per le auto a noleggio è meglio provvedere all’estensione assicurativa per le strade sterrate, poiché conducono ai luoghi più incredibili delle due isole. Uno di questi è, nella parte più meridionale di Fuerteventura, la penisola di Jandia, famosa per le spiagge di sabbia bianchissima e per i percorsi che si snodano, tra dune e pianure brulle, fino al faro solitario. Per arrivarci si passa da Puerto de la Cruz, minuscolo insediamento dove fermarsi per un pranzo di pesce freschissimo servito nei chirringuitos sulla spiaggia.


Oltreconfine: Spagna, Isole Canarie

Spiaggia di Jandia, Fuerteventura lunamarina/Shutterstock.com

Mirador del Rio, Lanzarote leoks/Shutterstock.com


Storie di pirati a Betancuria

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a sud verso nord, il percorso lungo la costa occidentale di Fuerteventura è caratterizzato da spettacolari scogliere rocciose dove si infrangono le potenti onde dell’Atlantico, inframmezzate da piccole spiagge di ciottoli neri e da villaggi di pescatori in cui il tempo sembra essersi fermato, come Ajuy e Puerto de la Peña. Si punta quindi verso l’interno, uno dei territori più variegati che si possano trovare su quest’isola desertica: le imponenti montagne centrali sono interrotte a sud da un’oasi punteggiata di palme, il Vega del Rio de Pal-

Ajuy, Fuerteventura csh3d/Shutterstock.com

mas. Poco distante, nascosta nelle pieghe delle colline basaltiche, si trova Betancuria: fondata nel XV secolo, fu nella storia facile preda di pirati che più volte la saccheggiarono. Capitale dell’isola fino al 1834, oggi è un mosaico di muretti a secco, palme, bouganvillee fioritissime e semplici case rurali, dominata dalla magnifica Iglesia de Santa Maria del XVII secolo con un suggestivo chiostro. L’indirizzo dei buongustai qui è il ristorante Valtarajal dove provare i piatti a base di capra, la torta alle ciliege e il tipico chupito di rhum al miele.


Oltreconfine: Spagna, Isole Canarie

Fuerteventura Elena Krivorotova/Shutterstock.com

Betacuria, Fuerteventura RossHelen/Shutterstock.com


Betacuria, Fuerteventura DiegoMariottini/Shutterstock.com


Oltreconfine: Spagna, Isole Canarie


El Cotillo, Fuerteventura natalishvets/Shutterstock.com

Spiaggia di Corralejo, Fuerteventura Juergen_Wallstabe/Shutterstock.com


Oltreconfine: Spagna, Isole Canarie

I deserti di Corralejo

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all’entroterra si punta verso la costa nord occidentale per giungere al El Cotillo all’ora del tramonto, da godersi dalla terrazza del ristorante la Marisma, sorseggiando un calice di vino accompagnato dalle immancabili papas arrugadas con salsa mojo verde e picón. È questo un borgo pieno di fascino, soprattutto alla sera, quando si radunano tra la spiaggia e i numerosi “bar a tapas” artisti, scrittori, cantanti jazz. Residuo della sua storia travagliata è il tozzo Castillo del Tostón, dove assistere a uno spettacoli di luci e suoni. Incredibili gli scenari tra

Corralejo vecchia, Fuerteventura Traveller70/Shutterstock.com

litorali selvaggi, onde immense e pezzi di land art che si godono lungo la strada sterrata che unisce il borgo a Corralejo, il maggiore centro del nord dell’isola, da cui partono i traghetti per la selvaggia Isla de Lobos e per Lanzarote. La zona più bella è quella vicino al vecchio porto con i tavoli dei tanti locali posizionati direttamente sulla sabbia tra musica e istallazioni d’arte. Ma la cosa imperdibile è il suo parco naturale costituito da chilometri di immense dune di sabbia dorata: un pezzo di deserto africano portato qui dal vento!


Corralejo, Fuerteventura simone tognon/Shutterstock.com


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Parco Nazionale di Timanfaya, Lanzarote Pavel Szabo/Shutterstock.com

Lanzarote, isola d’arte

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cenografica” è la prima parola che viene in mente visitando Lanzarote, una caratteristica regalatale da due “fortunati” eventi. Il primo sono le eruzioni vulcaniche che si sono alternate tra il XVIII e il XIX secolo e che hanno dato luogo al Parco Nazionale de Timanfaya: una distesa di coni vulcanici in mezzo a un deserto lavico dove il magma ha imprigionato conchiglie e fossili, disegnando colline e creato valli. Il secondo evento è la nascita nell’isola dell’architetto César Manrique (1919-1992), che a Lanza-

rote, oggi protetta dall’Unesco come Riserva della Biosfera, ha lasciato molte delle sue creazioni integrate con il paesaggio: dal giardino scolpito di cactus di Guatiza, all’auditorium creato nella laguna sotterranea di Jameo del Agua, dalla sua casa-museo di Harìa, alla sede della fondazione a lui dedicata nel piccolo paese di Tahíche e poi case, cantine vinicole, giardini, ristoranti, mirador, monumenti e musei. L’artista ha in pratica impresso la propria personalità in tanti piccoli borghi della sua amata isola.


Oltreconfine: Spagna, Isole Canarie

Jameos del Agua, Lanzarote NICOLA MESSANA PHOTOS/Shutterstock.com

Tahiche, Lanzarote travelview/Shutterstock.com


Giardino dei Cactus, Lanzarote leoks/Shutterstock.com


Oltreconfine: Spagna, Isole Canarie


Vigneti a La Geria, Lanzarote underworld/Shutterstock.com

Mirador del Rio, Lanzarote Marc Lechanteur/Shutterstock.com


Oltreconfine: Spagna, Isole Canarie

Yaiza, Lanzarote Sergio Monti Photography/Shutterstock.com

La Geria, regione dei vini

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e più belle spiagge di Lanzarote si trovano nella parte sud-est, ma un’ottima alternativa alla sabbia bianca e al mare turchese è un’escursione nel cuore dell’isola, nella regione della Geria. Il percorso tocca la graziosa Yaiza dalle case imbiancate di calce e si addentra tra misteriose costruzioni circolari realizzate in pietra lavica: le celebri vigne di Lanzarote. La malvasia qui prodotta è ottima e lungo la strada si trovano diverse bodegas tra cui quella del El Grifo, con annesso un museo dove si possono vedere antiche attrezzature per la produzione vinicola e degustare

una selezione di vini accompagnati dal tipico formaggio di capra canarino. Proseguendo nell’entroterra si arriva a Teguise, l’antica capitale dalla particolare atmosfera a metà strada tra il pueblo spagnolo e un villaggio nord-africano, dove ci si ferma per lo shopping al mercato della domenica mattina e per pranzare da Acatife, ristorante tradizionale nell’aspetto e nei piatti. Da qui la strada prosegue verso l’estremo nord, fino al Mirador del Rio, un’altra sorprendente opera di Manrique, dove si gode una vista mozzafiato sulla cascata di lava consolidata che precipita verso l’oceano.


Teguise, Lanzarote Mor65_Mauro Piccardi/Shutterstock.com


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Oltreconfine: Spagna, Isole Canarie



Antonella Andretta

facebook.com/antonella.andretta

E Z N A VAC

o t s o P i Fuor

Penisole del cuore

«O

Sirmione, gemma delle penisole e delle isole, tutte quelle che sostiene il duplice Nettuno, quanto volentieri e quanto felice ti scorgo!». Un tour tra le penisole e i promontori più belli d’Italia non poteva che iniziare con i versi di Catullo, che aveva eletto Sirmione come suo luogo del cuore.

Sirmione Daniel Jedzura/Shutterstock.com


VACANZE FUORI POSTO

Penisole del cuore

Grotte di Catullo Andrea Berg/Shutterstock.com


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é isole, né terraferma, questi lembi di terra sospesi tra la terra e l’acqua, hanno davvero un che di magico e seducente: visitiamone allora alcuni insieme, partendo proprio da Sirmione (Brescia), uno dei borghi più celebri d’Italia. Per accedervi si deve varcare una porta del XIV secolo e un ponte levatoio che conducono all’imponente Rocca Scaligera. La rocca, risalente al Duecento, è visitabile e dall’alto della torre principale si gode di una vista spettacolare. Terminata la visita, è bello gironzolare per le stradine affollate di turisti, tra bar e ne-

gozietti, prima di dirigersi all’attrazione principale: le Grotte di Catullo. Si tratta di una zona archeologica con i resti di una grande villa romana situata sulla punta della penisola: il contesto è splendido e merita una visita anche se non siete appassionati di scavi. Detto per inciso: la villa non apparteneva al poeta ma a ricche famiglie di età imperiale e il riferimento alle grotte indica i vani crollati e coperti dalla vegetazione, entro i quali si poteva entrare come in cavità naturali. Spostiamoci ora in Liguria dove, sulla punta di una stretta lingua di terra che si

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Sirmione Rene Hartmann/Shutterstock.com


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incunea nel mare, si trova il faro di Portofino (Genova). Il luogo ha fascino da vendere: per arrivarci bisogna lasciarsi alle spalle la modaiola piazzetta del celebre borgo, seguire le indicazioni per il castello Brown (risalente al XVI secolo e visitabile), oltrepassarlo e proseguire la passeggiata lungo un sentiero per una decina di minuti. All’arrivo, niente di meglio di una sosta-ristoro presso il bar che occupa la terrazza del faro (non più funzionante), per godere di un ampio panorama che spazia dal Golfo del Tigullio fino a Genova e oltre. I più fortunati potranno assistere anche al passaggio dei delfini: uno spettacolo nello spettacolo.

Dirigiamoci ora in Toscana: qui ci aspetta l’Argentario, nell’antichità un’isola, unitasi nel tempo alla terraferma grazie a lunghi cordoni di sabbia chiamati tomboli i quali, a loro volta, racchiudono le lagune di Orbetello. Tutto il promontorio merita di essere esplorato con sentieri che conducono a baie e riserve naturali come la duna di Feniglia di quasi sette chilometri. Lungo il sentiero tra i pini che corre parallelo alla spiaggia, troverete la stele in memoria di Caravaggio che, in fuga da Malta, fu trovato ferito su questo e che morì nell’ospedale di Porto Ercole, antico borgo marinaro e ora località turistica. Proseguendo verso


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Portofino Alexander Chaikin/Shutterstock.com

Laguna di Orbetello Cristina Annibali/Shutterstock.com


Porto Ercole Vladimir Sazonov/Shutterstock.com

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Porto Santo Stefano poludziber/Shutterstock.com

Sorrento e il golfo di Napoli IgorZh/Shutterstock.com


Porto Santo Stefano, suggeriamo una deviazione verso la baia del Mar Morto, molto suggestiva: attenzione, però, perché la strada per arrivarci presenta alcuni tratti di sterrato. Continuando il periplo si arriva infine a Porto Santo Stefano, ulteriore “ex borgo” di pescatori e ora rinomata località turistica: godetevi il panorama da una delle terrazze della Fortezza spagnola del XVIII secolo e visitate l’interessante museo annesso dedicato alla cultura marinara. La prossima tappa è più a sud, tra le province di Napoli e Salerno, dove si trova la Penisola sorrentina: sono talmente celebri in tutto il mondo le bellezze di questi luoghi che pare quasi superfluo parlane. Sorrento è la più famosa tra le località della costie-

ra sorrentina mentre Positano, Amalfi, Ravello e Vietri si trovano sulla costiera amalfitana: borghi e luoghi di natura così spettacolari da essere stati dichiarati Patrimonio dell’Unesco. Ma le ultime righe di questa carrellata le vogliamo dedicare invece a un luogo meno noto: la penisola della Maddalena a Siracusa. È la zona intorno al faro di Capo Murro di Porco, dichiarata area marina protetta nel 2004: si tratta di un’area ricoperta di vegetazione mediterranea, bordata di scogliere scure e frastagliate che accolgono gabbiani e danno riparo a molte varietà ittiche. Un luogo perfetto per godere di un po’ di silenzio e per ascoltare il rumore del vento e del mare in tutta la sua struggente malia.

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Positano ronnybas frimages/Shutterstock.com


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Capo Murro di Porco mikefai/Shutterstock.com


Mind’s Eye predazzoblog-076

Val di Fiemme, isola delle Dolomiti trentine Luca Sartori

L

a val di Fiemme è come un’isola nel cuore delle Dolomiti trentine. Una porzione di Alpi tra cime, valli, boschi e pascoli, elementi di una natura incontaminata che si intrecciano a un’offerta culturale unica. Ed espressione di questa unicità è RespirArt, uno dei più alti parchi d’arte al mondo, che si snoda oltre i 2mila metri di Pampeago di Tesero. Nato nel 2011 da un progetto dell’artista Marco Nones (premio d’arte Expo 2015 Fondazione Triulza) e della giornalista

Simulacro di Federico Seppi Eugenio Del Pero


Beatrice Calamari, il parco accompagna i visitatori alla scoperta di installazioni artistiche che dialogano con i pascoli e le cime dolomitiche del Latemar, un territorio di incomparabile bellezza dichiarato dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Nel giro ad anello di 3 chilometri, fra il Rifugio Monte Agnello e lo Chalet Caserina, si affacciano opere d’arte ambientale create da artisti di fama internazionale, fra cui “Il giardino di Danae” del performer giapponese Hidetoshi Nagasawa. “Mind’s eye” di Olga Ziemska dell’Ohio rivela che l’uomo stesso è natura, mentre “Siamo tutti connessi” di Gordon Dick, artista di una riserva indiana del Canada, invita a non depredare le risorse del pianeta. Durante i mesi di agosto e settembre 2019, i visitatori potranno camminare fra 27 installazioni. Il Parco è in continua evoluzione. Ogni anno, nuove installazioni vengono ad aggiungersi, mentre quelle più vecchie si lasciano modellare dagli agenti atmosferici oppure vengono travolte delle abbondanti nevicate. Alcune installazioni sono visibili anche d’inver-

Mediterraneo Elio Vanzo, foto di Pietro Delladio.

no dalla pista da sci Agnello dello Ski Center Latemar. Pampeago si apre a un’area naturalistica di pregio con sentieri tematici ispirati alle Dolomiti: il Latemarium. RespirArt si trova nell’area Latemar.Art e si raggiunge da Pampeago, con la seggiovia Agnello, ma anche da Predazzo e Obereggen. Nel parco RespirArt prendono vita concerti, spettacoli ed escursioni teatrali, come il racconto intitolato “Non chiamatemi… El Krampus”, in scena ogni martedì mattina, o “Cuccioli d’Om Selvadec crescono al Rifugio dai venti”, ogni venerdì mattina. I bambini si divertono con giochi di legno ispirati alle installazioni d’arte dove ad attenderli c’è anche il laboratorio di meteorologia del mercoledì mattina lungo il sentiero Meteo.Lab.

Info www.latemar.it - www.respirart.com Tel. 0462 813265

Symbiosis Licheni di Hannah Streefkerk



Ivan Pisoni

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Leggende di isole, miti e amori

Faraglioni a Capri ReidlShutterstock.com


Leggende di isole, miti e amori Isola di San Nicola, Tremiti vololibero/Shutterstock.com

La leggenda dei gabbiani dell’isola di San Nicola Q

uando Troia fu conquistata, l’eroe Diomede si mise in viaggio per tornare nella sua terra ma Afrodite, iraconda per l’offesa subita durante la guerra, scagliò una maledizione sulla famiglia e sul popolo di quella città. Nessuno si ricordò del prode. Una volta arrivato, Diomede si rese conto di essere un estraneo per tutti e decise di lasciare quel luogo e di navigare verso l’Italia.

Approdato alle Isole Tremiti, Diomede incontrò la morte sull’Isola di San Nicola. Afrodite, impietosita dalla morte di Diomede, trasformò i suoi compagni di viaggio in gabbiani affinché vegliassero sulla sua tomba. Questi gabbiani, chiamati Diomedee, spesso difesero il luogo contro gli attacchi dei barbari e si mostravano accoglienti nei riguardi dei naviganti greci.


La leggenda dell’amore tra Aci e Galatea G

alatea, una tra le più belle figlie di Nettuno, era perdutamente innamorata di un pastorello, Aci. Pur essendo una Nereide - le cinquanta ninfe che proteggevano i marinai -, Galatea passava le giornate amoreggiando con Aci lungo la spiaggia. Polifemo, che viveva in quel luogo e innamorato della splendida ninfa, non poté più sopportare di vedere la coppia e un giorno, accecato dalla rabbia, lanciò un

Leggende di isole, miti e amori

Aci Trezza Edler von Rabenstein/Shutterstock.com

enorme masso contro Aci, uccidendolo. Il masso proseguì la sua corsa verso il mare e si fermò dando origine a quella che oggi conosciamo come l’isola di Lachea. Disperata per la perdita dell’amato, Galatea pianse fino a richiamare l’attenzione degli dei che trasformarono Aci in un fiume e la bella in schiuma del mare, in modo che i due innamorati potessero stare insieme per l’eternità.


Leggende di isole, miti e amori Ponza Peck Photography/Shutterstock.com

La leggenda dei faraglioni di Lucia Rosa S

iamo a Ponza, teatro di una storia d’amore impossibile tra la bella Lucia Rosa e un povero ragazzo del luogo. Lei sognava un amore puro, incondizionato, e, durante una primavera, quando l’isola si arricchisce di magici colori e profumi, il fato fece incontrare i due che si innamorarono a prima vista. Ma era un amore impossibile. Il padre di lei era un nobile e il ragazzo un povero

sempliciotto. A Lucia fu negato di vedere il ragazzo e, per disperazione, la bella si buttò giù dalla cima della scogliera. Incessante fu la ricerca del corpo della ragazza da parte dei familiari e del ragazzo di lei innamorato. La trovarono in un luogo quasi impossibile da raggiungere, se non per mare: un luogo che ancora oggi è noto come “i faraglioni di Lucia Rosa”.


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Leggende di isole, miti e amori

Faraglioni a Ponza Girodiboa/Shutterstock.com



Ivan Pisoni

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lo sapevate che...

alexandro900/Shutterstock.com


lo sapevate che... Nelle isole...

C

i sono due isole di Capraia e di Pianosa. Le due note isole dell’arcipelago toscano, infatti, hanno due omonime, molto più piccole e meno note, di un altro arcipelago: quello delle Tremiti, in Puglia.

Isola di Pianosa Elflaco1983/Shutterstock.com

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ttila non si sedette mai sul trono nell’Isola di Torcello. Nell’isola della Laguna di Venezia c’è un trono di pietra risalente al quinto secolo, un trono chiamato il trono di Attila, ma, sebbene gli Unni e il loro temibile reggente passarono dal Veneto nello stesso periodo, non approdarono mai su quest’isola.

Trono di Attila keko64/Shutterstock.com

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imanendo tra le isole lagunari della Serenissima, qui c’è un’isola che farebbe rizzare i capelli al più coraggioso. Sto parlando di Poveglia, l’Isola del terrore. La cupa storia della temibile isola inizia ai tempi della peste, quando vi furono seppelliti oltre 150mila malati trasformandola in un lazzaretto. Negli anni 20 vi si costruì una casa per anziani dove questi diventavano pazzi dicendo di sognare fantasmi urlanti, morti di peste. Per finire, recentemente, una famiglia benestante ha comprato un edificio sull’isola ma l’ha abbandonata in fretta, dopo che un misterioso oggetto contundente e volante ha “attaccato” la figlia, lasciandola sfigurata.

Casa per anziani abbandonata James Kerwin/Shutterstock.com


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L

’Isola di Ischia rappresenta il più grande centro termale d’Europa. Grazie alla sua natura vulcanica, con 29 bacini e centinaia di sorgenti naturali, già apprezzata dagli antichi greci e romani, Ischia può proprio essere definita un luogo di puro relax.

esherez/Shutterstock.com

C

apri è anche nota come l’isola delle sirene. Sembra che la famosa isola sia associata al mito delle sirene, non solo per l’omonimo scoglio, ma anche a causa di alcune leggende tra cui un commento di Servio al canto V dell’Eneide, in cui si narra di creature metà uccello e metà donna che ammaliavano i naviganti con i loro canti, mandandoli contro le rocce.

Sergio Monti Photography/Shutterstock.com

gallimaufri/Shutterstock.com

lo sapevate che... Nelle isole...

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ivere su un’isola è “di tutto rispetto”. Chi vive in “continente” non può capire le difficoltà degli abitanti delle isole, specialmente quelle piccole con poche risorse. Il solo spostamento per mare costituisce, talvolta, una difficoltà per le persone e anche per le risorse. Poi la lontananza da servizi che possono essere necessari - centri specializzati, eccetera -. Nutro quindi un grande rispetto per quegli isolani che, nonostante le difficoltà, con la loro forza d’animo, vivono serenamente la loro vita davvero slow.


Recensione L’isola che brucia di Emma Piazza

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a Corsica, questa meraviglia di isola storicamente contesa tra più nazioni, geograficamente “italica”, fa da sfondo nel romanzo L’isola che brucia, di Emma Piazza, autrice classe 1988, brillante e penna coinvolgente. È Thérèse la protagonista in carne ed ossa della storia, personaggio che arriva persino a “maledire” l’isola per le tante storie, anche prettamente familiari, che lì s’intrecciano inestricabili. Accadimenti in cui ci si sente presto pedine e dunque vittime, strani intrecci; assenze, specie paterne, non meno inquietanti e che fanno ancora paura. Un richiamo, un ritorno all’isola che, in nome delle

leggi del sangue, si è fatto incessante, con tutto il suo aspro carico di dolore. Un’isola, in un certo senso, dove andare e da cui però presto fuggire, per sopravvivere. Il libro, edito da Rizzoli nel 2018, è un thriller che si sofferma sul valore delle origini, sui legami, sui ritorni. Accanto al tema di ciò che oggi crea maggiori ansie, in particolar modo ai giovani: quello del precariato, dell’instabilità della vita, dell’assenza di punti fermi, non solo economici. Perché in Corsica la protagonista torna quando pensava di aver trovato qualche certezza. E da qui: dubbi, tormenti, sospiri, ma anche tanta bellezza. Quella di un’isola con scenari mozzafiato. È il paesaggio di Cap Corse, perfettamente capace di creare simbiosi tra bellezza e mistero. Un’osmosi in realtà pensata e perfettamente resa dalla prosa della Piazza, personalmente a sua volta legata alla Corsica grazie alla sua famiglia (l’autrice vive ora a Barcellona come talent scout letterario). Ma non manca anche


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Marino Pagano

facebook.com/marino.pagano.3

la psicologia: molto intensi ed evocativi i momenti in cui la valente autrice fa parlare Thérèse, coi suoi dubbi e con le sue emozioni. Decisamente indicativo questo passo: «Queste notti sono state rivelatrici. Mi hanno mostrato un mondo che esiste dietro al mondo, mi hanno insegnato come farne parte senza averne paura. Esiste sempre qualcosa che non conosciamo, verità che qualcuno ha celato dietro muri spessi di bu-

gie, un universo parallelo dove vivono fantasmi e verità diverse, storie che noi ignoriamo. Loro continuano la propria esistenza trasparente, noi la nostra. Ma a volte capita di incrociarsi, e bisogna essere pronti a inoltrarsi in un nuovo mondo dove anche noi occupiamo un posto diverso. Dobbiamo essere in grado di occupare quel posto. Accettare di essere sempre stati qualcosa che non sapevano di essere».

Recensione

Nonza, Cap Corse, Corsica l i g h t p o e t/Shutterstock.com



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