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Recensione

Il paese dei coppoloni

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di Vinicio Capossela

Un libro che effonde da tempo e costantemente le sue stille di storia, antropologia, verità antica. È “Il paese dei coppoloni”, edito da Feltrinelli, opera di Vinicio Capossela, grande interprete della musica d’autore, cantastorie del sud con un cuore radicato anche in Germania. Dalla famiglia originaria dell’Irpinia di Calitri, Capossela ha avuto infatti vita tedesca e poi, col ritorno dei suoi in Italia, emiliana. Leghiamo questo libro e questo autore al tema del cinema perché il racconto di un viaggio dentro una cultura e dentro un borgo ha poi avuto, in questo caso, anche un felice esito cinematografico. E così “Il paese dei coppoloni” è stato anche un film. Un documentario su tradizioni e antichi riti. Il paese è Cairano, da sempre detto “dei coppoloni”. Ma non solo Cairano. C’è molta Irpinia, in queste pagine e nel film (il lungometraggio è diretto da Stefano Obino). Ma perché “coppoloni”? Forse perché gli abitanti sono coperti e riparati dalle coppole o perché invasi dalle nuvole, intese come “cappe” presenti nel cielo? Chissà. Sta di fatto che questo romanzo e questo film valgono il viaggio a Cairano, paese minuto e affascinante. Un borgo che ti accoglie a braccia aperte e, fuor d’ogni retorica da culto del bozzetto, l’impressione che ti trasmette è di nutrito abbandono, abitata solitudine, vissuto distacco. Evidenti contrasti, si dirà. Sì, perché l’abbandono è qui nutrito da una storia comunitaria che ancora resiste nel ruolo di irrinunciabile collante identitario. La solitudine di chi pervicacemente resta è invece abitata, oltre che dalla storia stessa e dai suoi lasciti, anche dalla curiosità dei viandanti e dei viaggiatori. E poi c’è il distacco vissuto. Chi se n’è andato, qui prima o poi torna. Non solo in estate o in villeggiatura. Ma queste terre cantano anche, grazie sempre a Capossela. Ecco il suo album “Le canzoni della cupa”, lavoro che tanto deve all’Irpinia “magica” e ancestrale. Idem dicasi per questo libro, così legato a una terra che viene da lontano e che tanto ha ancora da dire e raccontare.

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