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Craco, rocca viva

Su questo sperone roccioso della Lucania l'orizzonte è un frastagliato susseguirsi di colli, vallate e poggi. La torre normanna domina la cascata di case di pietra aggrappate alla roccia, mentre il continuo sussurrare del vento ne modella i silenzi. Craco è un paese fantasma, affascinante meta delle terre di Matera dove il tempo profuma di passato e dove pare di essere sul set di un film western. Insediamento di monaci nel X secolo, durante il regno di Federico II diventa un’importante zona strategico-militare. Nel 1276 il centro di Craco è anche sede universitaria, per essere poi investita dal fenomeno del brigantaggio che, nel periodo napoleonico, la vede vittima di saccheggi e tragicamente investita da fatti di sangue. A segnare profondamente la storia del borgo è la rovinosa frana del 1963 che costringe la popolazione ad abbandonarlo per trasferirsi a valle. È l'inizio di una nuova fase storica per uno dei più singolari centri della Basilicata, che appare a chi se ne trovi per la prima volta al cospetto come una scultura di origini medievali circondata da burroni e calanchi.

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Suggestivi ciak

Straordinariamente adatto all’ambientazione di film western, con le brulle valli e gli assolati valloni che gli fanno da cornice, Craco ha sempre attirato e affascinato i grandi del cinema. Quest’angolo di Basilicata, dalle rocce dal grande impatto scenografico, fin dalla fine degli Anni 70 del secolo scorso è stato sede di numerosi ciak. A cogliere l’autenticità del luogo sono stati registi di fama nazionale e internazionale e qui è stata girata la scena dell’impiccagione di Giuda del film del 2004 di Mel Gibson “The Passion”, toccante ricostruzione della Passione di Cristo, girata anche nella vicina Matera.

Tra le altre più famose pellicole girate a Craco vi sono “Cristo si è fermato a Eboli” di Francesco Rosi, film del 1978 ispirato al romanzo autobiografico dello scrittore, pittore, politico e antifascista italiano Carlo Levi, “King David” di Bruce Beresford, girato nel 1985, “Il sole di Notte” dei fratelli Taviani del 1990, “Ninfa Plebea” di Lina Wertmuller del 1996, “La Lupa” di Gabriele Lavia del 1996 e “Terra Bruciata” di Fabio Segatori del 1999.

Palazzi perduti

C’è un enorme cancello a protezione del paese. Un viale in pietra conduce chi decida di esplorare il borgo. Oggi Craco si visita seguendo un percorso messo in sicurezza e dotati di caschetto, perché il paese è in continuo movimento, soggetto a continui cedimenti. Di quella che era la Craco di un tempo, quella che nel XV secolo si espandeva intorno ai tanti palazzi nobiliari, restano, tra gli altri, palazzo Grossi, con i suoi affreschi a motivi floreali, situato nei pressi della chiesa madre, e palazzo Carbone, edificio della fine del Quattrocento, dal bell’ingresso monumentale, rinnovato e ampliato nel Settecento. Vicino a quello che un tempo era palazzo Maronna sorge il duecentesco torrione che domina il borgo e che la gente del posto chiama “castello”, dall’originale portale d’ingresso e la torre dalle belle finestre dalle quali si gode di splendide viste su praterie e calanchi che fanno da cornice al centro. Proprio la particolarità del suo territorio, contraddistinto dall’antico abitato circondato da solchi vallivi e rocce, e la particolare collocazione ambientale, hanno fatto sì che Craco entrasse a far parte della lista del World Monuments Fund.

Campi e calanchi

Sono numerosi, i modi di vivere e apprezzare naturali unici e paesaggi talvolta lunari, Craco è sempre un’indimenticabile emozione. Ai percorsi tra la fitta vegetazione e i calanchi, tra campi e panorami ai margini di quello che è l’affascinante abitato di Craco, si unisce una serie di mete storiche e religiose come la secentesca chiesa della Madonna della Stella, situata a nord dell’abitato, i resti della chiesetta di Sant’Eligio, in direzione di Stigliano, e il convento francescano con la chiesa di San Pietro Principe degli Apostoli.

Affreschi urbani

Ci sono due borghi straordinari a pochi chilometri da Craco. Due mete imperdibili per chi decida di esplorare questa zona del materano. Ferrandina e Pisticci, autentici tesori della Basilicata, sono borghi-museo che regalano emozionanti affreschi urbani. Tra le piazze, gli edifici religiosi, i palazzi nobiliari e le caratteristiche casette bianche di Ferrandina, l’attore e regista Michele Placido decise di girare il film “Del perduto amore”, del 1998. In posizione dominante sulla vallata del fiume Basento, è un’alternanza di scale e chiese, casette bianche ed edifici patrizi contraddistinti da portali e stemmi. Con il bianco dei suoi vicoli e il rosso delle tegole, Pisticci è un borgo d’arte che propone un interessante percorso storico. Cuore dell’abitato è piazza Umberto I, mentre la romanica chiesa Madre dei Santi Pietro e Paolo, la chiesetta dell’Annunziata, il Castello di San Basilio, il rinascimentale Palazzo De Franchi e il Palazzocchio, sono solo alcuni dei gioielli storici dell’antico borgo.

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