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lo sapevate che...

La passione per il cinema italiano è nata ai tempi dei fratelli Lumière. Prima sotto forma di documentari (uno dei primi proprio commissionato dagli inventori del grande schermo), poi come veri e propri film, il cinema italiano nasce alla fine dell’Ottocento e vede come primo “lungometraggio” (ben 10 minuti) il film “La presa di Roma” (1905), realizzato da Filoteo Alberini. Nel 1912 l’industria cinematografica italiana era così fertile da aver sfornato oltre 1.100 film tra Torino, Roma e Milano.

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Fantozzi cambiò il modo di parlare italiano. Paolo Villaggio, con il suo più iconico personaggio Fantozzi, riuscì a plasmare la nostra lingua segnandola per sempre. Nato sulle pagine dell’Europeo, nella rubrica “La domenica di Fantozzi”, poi diventato una serie di libri e un’ancor più colorita serie di film, Fantozzi ha regalato alla nostra lingua l’espressione “fantozziano”, presente oggi in tutti i dizionari. Non solo. Pasolini lodò Villaggio per il suo neologismo e come questi avrebbe mutato la nostra lingua a partire dall’uso dell’aggettivo “pazzesco”… E chi di noi non si è lasciato trascinare da un amico in un evento in stile “organizzazione Filini”?

Le avventure di “Attila flagello di Dio” non furono girate a Segrate. Seppur nel film l’allegra compagnia di “sbabbari” venga definita “di Segrate” (località vicino a Milano), le location del film sono tutte laziali. A partire dal castello di Saturnia a Vulci (utilizzato anche da Monicelli ne “L’armata Brancaleone”), per proseguire con la torre Saracena a Ladispoli e il ponte del diavolo nella Tuscia (anche questo usato ne “L’armata Brancaleone”), per non parlare dell’indimenticabile risaia dove le donne barbare raccolgono il riso, nei pressi di Caldara di Manziana (Roma).

Sophia Loren era terrorizzata dai capezzoli di Jayne Mansfield. C’è una foto che ritrae la bella ciociara sbigottita davanti al “discreto” décolleté della diva americana, una foto che è stata nominata come “l’immagine dell’invidia per eccellenza”, ma non è così. La stessa Loren, in un’intervista, ha dichiarato «Sto fissando i suoi capezzoli perché ho paura che esplodano dal vestito e mi finiscano nel piatto. Nella mia espressione potete leggere la paura ». La foto si riferisce a un evento della Paramount del 1957.

Rimanendo in tema Fantozzi, lo sapevate che il temibile film “La corazzata Kotiomkin” non esiste? Il colossal che nel secondo film del ragioniere più amato dagli italiani ossessiona i dipendenti della mega ditta, si riferisce a una pellicola realmente esistita ma la produzione non ha mai ottenuto il permesso di usare il materiale o il nome originale, ovvero “La corazzata P otëmkin” (di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, 1925). La produzione di Fantozzi ha quindi dovuto girare tutte le scene del “finto-colossal” ex-novo... Dando origine - secondo lo stesso Fantozzi - alla famosa - lasciatemi la licenza! - “cagata pazzesca”.

Il sogno di Benigni era di diventare Papa. E il Papa lo chiamò. Fu dopo la messa in onda della prima puntata de “I dieci comandamenti” di Roberto Benigni che Papa Francesco lo chiamò, in forma privata. In quel momento il comico dormiva e chi rispose disse al Papa di riprovare e lui riprovò. Nel parlare con il Pontefice, la gioia del comico fu tale da rivelare al sommo che da piccolo voleva fare il Papa ma siccome tutti si mettevano a ridere ogni volta che lo raccontava, decise di fare il comico. Alla domanda del Papa sulla sua trasmissione «Ma tu lo sai il bene che fai?», Benigni rispose «Io? Ma lei fa il bene...».

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