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Animali selvatici e peste suina africana

Il problema è salito alla cronaca e ha rivelato la necessità di fare chiarezza e definire la diffusione di una comunicazione corretta verso il cittadino

A Cura Della Redazione

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Le recenti notizie di cronaca hanno posto l’attenzione del pubblico su un aspetto della gestione del territorio italiano che riveste grande importanza in tema di sicurezza.

L’aumento della popolazione selvatica ha generato situazioni che hanno allarmato l’opinione pubblica e il cittadino si interroga sulla sicurezza e igienicità anche della produzione alimentare nazionale. Sono frequenti le immagini di branchi di cinghiali che invadono le strade delle nostre città, rovistano nella spazzatura e, in qualche caso, impauriscono la popolazione. A queste si aggiungono le notizie di avvistamenti di orsi o lupi nelle immediate vicinanze dei centri abitati quando non giunge notizia addirittura di incidenti anche gravi.

Andiamo per ordine e cerchiamo di capire se questa situazione può avere ripercussioni sulla sicurezza alimentare e su quella delle persone.

CHE COS’È LA PESTE SUINA AFRICANA?

La Peste Suina Africana (PSA) è una malattia virale contagiosa a carattere emorragico di suidi domestici e selvatici, responsabile di importanti perdite economiche e nelle produzioni. Non è una zoonosi, colpisce suini domestici e selvatici ed è costituita da ceppi dotati di varia virulenza fino alla mortalità.

Il virus responsabile appartiene alla famiglia Asfarviridae, genere Asfivirus, per il quale non è disponibile ad oggi alcun vaccino, non esiste terapia.

La peste suina africana è molto meno contagiosa dell’afta epizootica o della peste suina classica, ma uccide più del 90% degli animali infetti.

È per questo che la malattia ha gravi conseguenze socio-economiche nei Paesi in cui è diffusa.

La Malattia Non

È TRASMISSIBILE ALL’UOMO

La PSA è una grave malattia dei suidi; ha un grosso impatto sulla suinicoltura; stravolge i mercati internazionali e compromette una importante fonte di proteine animali ma non è trasmissibile all’uomo che non corre rischi di contagio.

Il virus della PSA si ritrova nel sangue, nelle feci, nelle urine, nella saliva e nei tessuti (muscoli, organi) degli animali ammalati.

Maiali e cinghiali sani di solito vengono infettati tramite: contatto con animali infetti, compreso il contatto tra suini che pascolano all’aperto e cinghiali selvatici

• ingestione di carni o prodotti a base di carne di animali infetti: scarti di cucina, broda a base di rifiuti alimentari e carne di cinghiale infetta (comprese le frattaglie) contatto indiretto con qualsiasi oggetto contaminato dal virus, come abbigliamento, veicoli e altre attrezzature

• morsi di zecche infette (non presenti in Europa).

PERCHÉ LA PESTE SUINA

AFRICANA È COSÌ IMPORTANTE

Il settore suino è uno dei settori agricoli economicamente più rilevanti. Le linee guida a livello nazionale di prevenzione e sorveglianza considerano che, anche se non trasmissibile all’uomo, pur non rappresentando alcun pericolo per i cittadini, la PSA determina conseguenze gravi a livello economico e sociale. Infatti, incide sulla redditività degli allevamenti e blocca per almeno due anni dalla fine dell’epidemia le esportazioni verso paesi terzi.

La prevenzione deve essere mirata a evitare l’introduzione dell’infezione e rilevarla precocemente nel caso venga introdotta, per una rapida eradicazione.

I primi accorgimenti da adottare sono: non abbandonare rifiuti alimentari: il virus della PSA resiste negli alimenti

• rispettare i divieti nelle zone a rischio

• pulirsi le scarpe al rientro dalle passeggiate nelle zone a rischio

• non portare carni di suino o prodotti da aree dove è presente l’infezione.

IL CINGHIALE, FATTORE DI RISCHIO

Nell’attuale circolazione del virus in Europa il cinghiale sembra svolgere un ruolo chiave nella diffusione e persistenza dell’infezione. Le statistiche rivelano che il numero di cacciatori che svolgono attività venatoria è in costante diminuzione mentre l’incremento annuo delle popolazioni di cinghiali è pari al 90180%. Questo incremento è dovuto al fatto che le nuove specie sono molto più prolifiche di quelle di un tempo: numero di nati per femmina da 4 a 6

• parti l’anno 2

• le femmine si riproducono al raggiungimento del peso di 28-30 chilogrammi

• fattori determinanti: disponibilità alimentare, clima.

Tranquillizziamo I Consumatori Preoccupati

In questo scenario, è evidente che i consumatori, talvolta non in grado di discernere tra notizie veritiere e voci allarmistiche, manifestano preoccupazione per la salute e per la sicurezza dei prodotti di carne suina e salumeria che acquistano.

A questo proposito, Francesco Maiorano, titolare di macelleria a Battipaglia e presidente di URMAC

(Unione Nazionale Macellai Campani) interviene e afferma: “La semplice cottura della carne debella il virus perché le alte temperature lo uccidono e distruggono. Cuocere correttamente gli alimenti è il primo accorgimento da adottare. Questo già sarebbe sufficiente a tranquillizzare il consumatore. Se questo non bastasse, è opportuno ribadire che la filiera della carne e dei salumi in Italia è sottoposta a controllo molto accurato e intenso, dall’allevamento fino al banco della macelleria. Noi macellai dobbiamo ribadire questa realtà e affermarla decisamente affinché i nostri clienti si sentano rassicurati. Dobbiamo mantenere la nostra autorevolezza e farla sentire al cliente che si fida di noi. È una questione di comunicazione e fiducia che si instaura perché siamo noi l’ultimo gradino di un percorso definito da professionisti preparati: allevatori, veterinari, trasformatori e infine commercianti. Dobbiamo infondere sicurezza nel consumatore, non alimentare le paure perché non esistono nel concreto. La PSA non è pericolosa per l’uomo e in ogni caso è sotto controllo”.

Contenimento Della Fauna Selvatica E Difesa Della Biodiversit

Nessun pericolo di sicurezza alimentare, dunque; restano i rischi causati all’ordine pubblico dalla presenza di animali selvatici come i cinghiali. Un problema che le autorità cercano di affrontare con misure restrittive a seconda delle aree interessate. Rientra in questo percorso, e segue un iter affine, l’attuazione di strategie volte a salvaguardare la biodiversità del territorio, la cui perdita è una conseguenza diretta dell’attività umana come il cambiamento climatico, nel tentativo di migliorare pianificazioni e progettazioni regionali.

La varietà di individui, specie ed ecosistemi, e la complessità di relazioni tra di essi, è infatti alla base del benessere della società. La quantità e la varietà di materie prime rinnovabili, risorse fondamentali come acqua e suolo sono strettamente legate all’esistenza degli ecosistemi e alla loro ricchezza in specie.

Un esempio è il ritorno in Europa del lupo, specie protetta da diverse normative nazionali e internazionali che, a differenza del cinghiale reintrodotto in Italia negli anni ottanta, non è mai stato catturato per essere spostato e liberato a scopo di reintroduzione o ripopolamento. La sua espansione è frutto solo ed esclusivamente di dinamiche naturali di specie: è in grado di compiere grandi spostamenti in breve tempo. Diverso il caso dell’orso, tragicamente salito alla ribalta recentemente, presente sul nostro territorio fino alla metà del secolo scorso, poi quasi scomparso dopo la seconda guerra mondiale e reintrodotto tra il 1999 e il 2001.

La presenza di lupo e orso è da considerarsi positiva nel ricreare l’equilibrio nell’ecosistema naturale e come tale è auspicabile ma può essere motivo di conflitto con l’uomo: per l’agricoltura, per l’allevamento e la pastorizia. A titolo di esempio: in Lombardia negli ultimi 8 anni, le due specie hanno causato danneggiamenti per un totale di 91.000 euro.

La prevenzione dei danni al bestiame è cruciale per ridurre i conflitti tra umani e grandi carnivori e permettere una coesistenza sostenibile nel tempo. Per questo, il monitoraggio e la selezione della fauna selvatica, compito delle regioni e delle amministrazioni locali, è una pratica importante tanto quanto la corretta comunicazione e l’istruzione delle popolazioni che vivono a contatto.

Fonti: naturachevale.it - Regione Lombardia; lifewolfalps.eu; Settore Prevenzione Collettiva e Sanità Pubblica – Regione Emilia-Romagna; Istituto Zooprofilattico Lombardia e Emilia-Romagna

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