tono ai bambini di portare a casa la frutta o alimenti non deperibili, evitando così di lasciarli a scuola, sprecandoli. Inoltre abbiamo attivato in diversi Comuni progetti di educazione alimentare che vanno nella direzione di sensibilizzare i nostri giovani consumatori al rispetto del cibo e all’importanza del suo valore nella nostra società”. Anche CIRFOOD promuove diversi progetti che mirano a sensibilizzare gli studenti sugli sprechi alimentari: in varie scuole i bambini possono portare a casa il pane e, anche in questo caso, la frutta non consumati grazie ad apposite bag anti-spreco e grazie alla collaborazione con enti e associazioni come Caritas, Banco Alimentare e la già citata Last Minute Market, l’azienda emiliana si impegna nel redistribuire alle fasce più deboli della popolazione le eccedenze alimentari che si generano in fase di approvvigionamento. “Inoltre”, prosegue Brambilla, “progettiamo percorsi di educazione alimentare dedicati ai bambini, ai genitori e al personale scolastico, allo scopo di rendere facilmente assimilabili modelli alimentari più sani ed equilibrati e far scoprire il valore del cibo in tutti i suoi aspetti. Abbiamo quindi scelto di concretizzare questa visione in un percorso multidisciplinare, che consente un approccio più consapevole per creare una conoscenza e una coscienza del valore del cibo da parte dei bambini, perché, come ripetiamo spesso, sono gli adulti di domani. CIRFOOD Education è un progetto integrato di laboratori, visite didattiche, iniziative speciali e materiali ludico-informativi che, attraverso cinque aree tematiche, prevedono la partecipazione attiva di tutti gli attori che circondano il bambino”.
Favorire una sensibilizzazione ed educazione alla lotta allo spreco alimentare è una mission fondamentale anche per Elior soprattutto in un contesto come quello scolastico. “Su questo fronte ci impegnamo per sensibilizzare gli studenti ad una maggiore responsabilità”, dice Narassi di Elior, “sia attraverso percorsi educativi dedicati a questo tema, che con l’adozione di best practice nella gestione delle nostre cucine. Molte delle iniziative sono decisamente concrete: in alcuni Comuni, ad esempio collaboriamo con la Fondazione Banco Alimentare su progetti di misurazione degli sprechi e su campagne di sensibilizzazione dei ragazzi su tema della lotta al food waste”. “Come Gruppo Sodexo - interviene Bruschi, abbiamo
implementato a livello globale il progetto WasteWatch che, attraverso l’utilizzo di un software e processi oramai collaudati, ci aiuta nella riduzione dei rifiuti di lavorazione e nel monitoraggio delle eccedenze di produzione. Questa attività, unitamente al nostro sistema per la progettazione dei menu e della pianificazione degli ordini, è in grado di aiutarci ad incidere in maniera significativa sul tema degli sprechi alimentari. Naturalmente a ciò si affiancano le iniziative e collaborazione con enti locali e nazionali, tra cui il già 10.2021 Ristorando
citato Banco Alimentare e Siticibo”.
Un momento di formazione e responsabilità sociale Per aiutarci a misurare ancora un volta l’importanza della ristorazione scolastica oggi ci viene incontro un interessante indagine condotta
da IPSOS per l’Osservatorio CIRFOOD DISTRICT, dal titolo “La ristorazione a scuola: aspettative delle famiglie nel post-Covid e la desiderabilità/essenzialità del servizio”. Lasciando per un attimo da parte gli aspetti puramente nutrizionali su cui ci siao confrontati poc’anzi, colpisce come l’assenza del servizio, come conseguenza del lockdown vissuto nella primavera del 2020 abbia impattato sulle famiglie. Le 1080 interviste raccolte da IPSOS, che sottendono un campione di papà e mamme con figli di età compresa tra 33
i 6 e i 10 anni, residenti in comuni italiani d’Italia con e senza il servizio di mensa scolastica, tracciano un quadro che fa pensare. In estrema sintesi, nelle famiglie intervistate, il lockdown ha evidenziato una serie di carenze che hanno inciso sulla diffusione di un modello alimentare bilanciato: poca frutta, verdura, ma anche legumi e pesce – che compongono una dieta salutare. L’indagine IPSOS pone l’accento su come, lontani da scuola, l’alimentazione dei più piccoli sia stata irregolare, meno completa e articolata. Una situazione che, per 1 bambino su 3, ha portato a un aumentato di peso. L’inaccessibilità delle mense scolastiche ha avuto conseguenze anche sull’organizzazione familiare. Il 40% del panel ha dovuto modificare la propria presenza al lavoro spesso utilizzando dei permessi per dar da mangiare ai bambini un terso dei quali è stato costretto a pranzare da solo. La chiusura delle scuole per l’emergenza sanitaria non ha avuto solo conseguenze in termini di socialità e condivisione dei pasti ma ha anche interrotto un percorso formativo in termini si alimentazione sana e bilanciata che, a scuola, viene proposto proprio durante il momento del pasto.