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101CAFFÈ PRONTO A ESPORTARE IL NUOVO FORMATO FAST GOURMET

Nel 2023 prosegue lo sviluppo secondo tante direttrici: shop-in-shop, angolo bar, eCommerce di prossimità.

“Obiettivo ambizioso: 500 negozi” secondo il fondatore Umberto Gonnella. Ed

L’Italia è tra i maggiori esportatori di caffè nel mondo. Non solo del chicco, ma della cultura dell’espresso a 360 gradi. L’appeal del made in Italy funziona bene anche quando la catena in questione nasce per esportare un prodotto specifico, relativamente moderno: la capsula. Fondata nel 2011, 101Caffè non ha mai smesso di crescere grazie a un’estesa rete in franchising. Nel 2021 è arrivata a generare circa 16 milioni di euro di vendite. Nel corso del 2023, è previsto un deciso balzo dei ricavi, grazie anche a un’imminente acquisizione. I negozi corrono all’estero anche nei Paesi più impensati, le capsule sono ecologiche e da poco è stata rilasciata l’app proprietaria. Intanto è partito il progetto delle caffetterie: “Siamo ambiziosi. L’obiettivo per il futuro è andare oltre il raddoppio dei negozi attuali” racconta Umberto Gonnella, Ceo e fondatore, in quest’intervista a retail&food

Partiamo dai numeri. Quanti sono i negozi, oggi? E qual è l’obiettivo?

Oggi contiamo oltre 200 negozi, di cui una ventina all’estero, dove per ora siamo posizionati in 12 Paesi. Il nostro modello si basa sull’affiliazione. Cerchiamo di appoggiarci a partner affidabili, meglio ancora se forti su un determinato territorio e già pratici di retail. In futuro, credo che una dimensione ottimale sia attorno almeno ai 500 negozi, così da raggiungere uno stock importante di consumatori e sostenere il piano di investimenti.

Quali sono state le aperture recenti più significative?

In alcune zone, come la Lombardia, siamo già molto forti. E cresciamo rapidamente. Abbiamo aperto a Bari, a Imperia, a Chieti al centro commerciale Centauro. Per quanto riguarda l’Italia, sono interessanti alcune esperienze di shop-inshop, in collaborazione con altri marchi. Su questo filone, abbiamo inaugurato alcuni corner all’interno di negozi Kasanova

E all’estero?

La Francia è il Paese per ora più importante, dove abbiamo sei negozi e già pianifichiamo altre aperture. Ma arriviamo anche in Egitto, Armenia, persino in Iraq, a Baghdad. Presto arriverà il Marocco. Non siamo certo un produttore come Illy, ma ugualmente, per il consumatore straniero, una proposta legata al cibo e al caffè che proviene dall’Italia conserva sempre un grande valore.

Come proseguirà lo sviluppo?

Con quali numeri e in quali canali?

Nel corso del 2023 prevediamo almeno una trentina di nuovi negozi. Non abbiamo preclusioni e guardiamo a tutti i canali di vendita, ma senz’altro ce ne sono alcuni più indicati e altri più difficili. Vendere il caffè monoporzione è più semplice nei centri commerciali, dove le famiglie si muovono dotati di carrello per la spesa, e funzioniamo altrettanto bene nei piccoli centri, come negozio di prossimità. Il travel è più complicato. In pandemia avevamo condotto un esperimento, con due punti in stazione a Milano e Roma, ma poi li abbiamo chiusi. Non era il posto ideale. Questo aspetto potrebbe cambiare con il nostro nuovo format che associa la vendita di capsule alla zona bar-caffetteria.

Allora parliamone. A Milano, sui Navigli, è arrivato il primo negozio con annessa caffetteria. Ha successo?

Enorme ed è proprio il format su cui puntare per il futuro, specialmente all’estero, e che vogliamo presentare ai master franchisee interessati a diventare partner. È un’idea che avevo in testa da tempo. La zona milanese dei Navigli è strategica, caratterizzata da un flusso di traffico denso ed eterogeneo, dove si mescolano turisti internazionali, giovani, residenti. Ecco perché riusciamo a coprire tutte le fasce orarie: dalla colazione del mattino, con prodotti tradizionali o più moderni tipo i pancake, fino all’aperitivo serale. E abbiamo introdotto anche il gelato, fra i prodotti top legati all’offerta italiana. Anche lo store di Imperia ha l’angolo bar, con in più una parte di market. Un’altra apertura di questo format avverrà a Torino, nella centralissima Via Po, questa volta in versione bakery, ma senza gelato. Cerchiamo infatti di adattare il negozio alle necessità e caratteristiche del luogo. E due punti vendita con caffetteria apriranno in Francia a breve.

Tutto questo come si riflette a livello di bilancio?

Il bilancio 2022 dovrebbe registrare un +3% dei ricavi. Nel corso del 2023, invece, prevediamo un balzo del 30%, grazie a una prossima acquisizione che stiamo per chiudere. Un’operazione del tutto amichevole, concordata con un concorrente che ci permetterà di coprire un territorio in cui siamo deboli.

La congiuntura non rischia di impattare sui piani di crescita?

Il costo dell’energia è senz’altro aumentato, un po’ anche per colpa della speculazione, e noi abbiamo risposto cercando di non scaricare tutto il peso sugli affiliati. Sul fronte dei clienti, abbiamo notato una minima diminuzione dello scontrino medio, che resta intorno ai 22 euro. I consumatori fanno più attenzione, ma il caffè è una commodity a cui non si rinuncia.

Parliamo dell’ambito digitale. Quale ruolo riveste l’eCommerce per 101Caffè?

Certamente lo sfruttiamo come canale di vendita. Ma come casa madre siamo molto attenti a vendere il prodotto a un prezzo di listino, che non faccia concorrenza a quello in negozio. Sarebbe un controsenso a svantaggio degli affiliati. E poi, spingiamo per promuovere un eCommerce di prossimità. Questo significa che ogni partner della rete ha a disposizione una app in cui può portare il proprio catalogo digitale, ricevere l’ordine direttamente in cassa e con questo gestire la vendita in autonomia, magari recapitando a casa il prodotto grazie a un servizio di delivery, o con il ritiro in negozio da parte dell’utente.

Qual è invece l’impegno di 101Caffè sul tema della sostenibilità?

In primo luogo, le nostre capsule della linea Premium Caffè fanno parte del sistema Ethicap®, in sostanza sono capsule etiche, perché al 100% compostabili e certificate TUV. Mentre le capsule delle altre bevande solubili sono al 100% riciclabili nella plastica. Ovviamente, non possiamo rispondere di quanto avviene per le capsule di produttori terzi che vendiamo in negozio. Produrre capsule ecologiche costa anche il 10-15% in più, ma è un costo che nel corso del tempo andrà diminuendo. Oltre a questo, siamo un’azienda certificata BIO, abbiamo una linea certificata Rainforest Alliance e siamo anche attivi a livello di ESG. Sul territorio milanese supportiamo entità come i City Angels e l’Opera Cardinal Ferrari.

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