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FLOWER BURGER, ESPERIENZA OK DENTRO IL CENTRO COMMERCIALE
from retail&food 03 2023
by Edifis
Cibo buono, servizio rapido, niente plastica e app che funziona. Test superato per la catena di fast food vegana
Spesso, specialmente nei centri commerciali, la qualità della location aiuta il brand ad avere successo. Una regola che abbiamo toccato con mano, andando a provare in incognito un ristorante Flower Burger, la catena ispirata a un fast food salutare, fondata da Matteo Toto, che vuole crescere sia in Italia sia all’estero. Il punto vendita prescelto per la prova è quello all’interno del Bicocca Village di viale Sarca, a Milano. Un centro inaugurato nel 2005, che per molto tempo ha funzionato in prevalenza come “contenitore” del grande cinema multisala Uci, dove il piano terra soffriva cronicamente di pochi passaggi, poca offerta, e con un’area esterna non sfruttata. Molto è cambiato dopo il restyling del 2017. Oggi, infatti, nel centro sono sorte due aree food, una interna e una fuori, con tantissima scelta e un’affluenza sostenuta.
La nostra “prova” si svolge in un giorno feriale, nella pausa pranzo del 14 febbraio. Flower Burger si trova all’interno, in una zona ben illuminata e molto frequentata, tra visitatori del centro, studenti della vicina università milanese Biccoca e lavoratori degli uffici, tutti in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Il punto ristorazione è di piccole dimensioni, attorniato da altri brand come I Love Poke, Bun Burger, Fra Diavolo, Io e Te (un format dedicato al bubble tea). Prima di avvicinarci, scarichiamo la app sul cellulare. E dopo una rapida registrazione, siamo dentro. Si ordina in cassa, si paga e si riceve il dispositivo acustico, che suona quando l’ordine è pronto. Niente servizio al tavolo, si ritira il proprio vassoio. E niente menù cartacei, solo Qr Code o il tabellone ben visibile in alto, stile fast food. Lo staff è ridotto all’essenziale, come avviene quasi sempre in questi formati di piccole dimensioni, dediti a un consumo rapido: una persona prepara il cibo, l’altra si occupa della cassa e confeziona gli ordini per il delivery. C’è una discreta affluenza, ma non proprio un pienone. Quindi il mini-team è sufficiente per gestire la clientela. eccessivo peso nello stomaco. I burger, anche se vegetali, sono saporiti. Anche il fritto è approvato, perché sia le patate sia le melanzane non sono unte, restano croccanti e sono accompagnate da salse fatte bene. Alla fine, il pranzo scorre rapido, proprio come questo format promette. Il conto è di 26 euro per due persone. Quindi un po’ alto, considerando la generica categoria “fast food”, ma tutto sommato in linea con la città e la proposta degli ingredienti se si guarda al tipo di catena nel suo specifico.
Particolari in linea con il mercato di oggi
Ordiniamo intorno alle 13.15. Il menù è vario, ma non ridondante. Caratteristica positiva. Tutto è racchiuso in quattro grandi categorie: gli appetizer, i burger (sei tipi), i contorni e qualche dessert, tra cui il milk shake e un tortino al cioccolato. Ovviamente, non c’è traccia di proteine animali. Anche il cheddar è vegetale. I “burger”, cuore del panino, sono per lo più a base di legumi. Non c’è quindi l’intenzione di richiamare il gusto della carne. Optiamo per un menù “funky cecio”, con burger di ceci e pane giallo (grazie alla curcuma) con contorno di melanzane fritte. E un menù “flower burger”, con burger di fagioli e pane viola (grazie all’estratto di carota nera), più il contorno di patate fritte. Da bere, acqua naturale, che è compresa e si prende in autonomia dal dispenser, che serve acqua fredda o a temperatura ambiente. Ci sediamo nella postazione con le sedute “ad altalena”, divertenti, magari non comodissime per addentare, ma ben tenute. E non cigolano. L’ordine arriva presto, non sono passati neanche 15 minuti. Il cibo, da subito, ha l’aria di essere invitante e con una porzione adeguata.Il pane è morbidissimo, il contenuto permette un bel morso soddisfacente, ma comunque senza sensazione di finale di
Come giudizio generale, Flower Burger è approvato perché sembra rispondere a tante delle caratteristiche richieste dalla ristorazione di oggi. Il locale, seppur piccolo, non è banale ed è gradevole e pulito. La preparazione dei panini avviene praticamente a vista e questo è un aspetto importante, che in sostanza obbliga all’attenzione e alla pulizia. Il ritiro del delivery avviene da un lato apposito del “quadrato”, privo di sedute, così da non intralciare le persone al tavolo. La tecnologia fa la sua parte, grazie al menù digitale e a una app che funziona subito bene, caricando correttamente i punti dopo il pagamento. Si nota attenzione alla sostenibilità, infatti non c’è traccia di plastica. Il vassoio che regge il cibo è di legno, i bicchieri sono di carta, l’acqua viene servita sfusa. E ci sono alcune piccole accortezze gradite, come ad esempio alcune prese per la ricarica del cellulare. In più, il personale alla cassa, giovane, è cortese e sorridente. Caratteristica non scontata. Per l’occasione, visto che è San Valentino, viene offerto un mini sconto per una visita successiva, semplicemente compilando un post-it a forma di cuore, da appiccicare vicino alle casse. In sostanza, ci si alza sazi e con la sensazione che l’esperienza abbia risposto all’aspettativa, ossia una pausa pranzo veloce, ma non banale. A un prezzo non eccessivo, ossia lontano dal classico ristorante, ma posizionato su una fascia più elevata rispetto al trancio di pizza o al normale hamburger base di carne.