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FINTECH | Scenari
from retail&food 09 2022
by Edifis
GORILLAS CHIUDE, L’UNICORNO SALUTA DOPO APPENA UN ANNO
La start up del quick commerce abbandona l’Italia. Coinvolti 540 lavoratori. Tra congiuntura e margini risicati, il settore mostra la sua fragilità. Ma non è la morte del delivery. E dietro, c’è una precisa scelta dell’azionista
A.L.
E così, Gorillas ha chiuso. Arrivata in Italia nella primavera del 2021, la startup delle consegne ultra rapide ha abbandonato il nostro mercato (e non solo) per concentrarsi sui mercati considerati profittevoli (Germania, Francia, Paesi Bassi, Gran Bretagna e New York City). Tra rider, personale dei magazzini e degli uffici, sono coinvolte 540 persone. Un bel numero, considerando che il servizio aveva già raggiunto cinque città: Milano, Roma, Torino, Bergamo e Firenze. Fa un certo effetto vedere il brand, guidato in Italia da Alessandro Colella, lasciare il nostro Paese dopo essersi presentato aggressivo e baldanzoso, forte del suo status di “unicorno” (quelle startup che raggiungono la valutazione di almeno un miliardo di euro). In Belgio le attività sono state cedute alla piattaforma Efarmz. In Francia la società ha seguito una strada diversa, perché ha acquisito anche un brand che già esisteva, Frichti, e il business va avanti a colpi di collaborazioni con grandi soggetti, come Casino e Monoprix. In Italia, non sembra ci siano possibilità di appaltare anche solo una parte dei lavoratori all’altro concorrente che, almeno per ora, sembra resistere: Getir. L’azienda, ormai internazionale ma nata in Turchia, in Italia impiega quasi 800 persone, fra Milano, Roma e Torino, di cui (secondo una nota dei sindacati), l’87% lavora “sul campo” (rider e nei magazzini). Un operatore, anch’esso, che ha esagerato nella rapidità della crescita e delle assunzioni, per assicurarsi subito una base di clienti. E in estate ha dovuto lasciare a casa, a livello mondiale, circa il 15% della forza lavoro.
È davvero una bolla che scoppia?
Nelle ore dell’annuncio, in tanti hanno gridato alla “bolla” che scoppia. Qualcuno ha addirittura fatto ironia, chiedendosi come fossimo arrivati a essere così pretenziosi, da pretendere la spesa a casa in dieci minuti. Sono letture del fenomeno generiche, che servono a poco. Anche il food delivery tradizionale, ha sempre faticato a fare utili. E non ci sono dubbi che questo business si regga su una rete di rider spesso mal pagati e alcune volte sfruttati. Eppure, è innegabile che tutti, e i giovani sempre di più, vivono con lo smartphone in mano. Il desiderio di acquistare cose, o accedere a servizi, a distanza e in breve tempo, non sta certo scemando. Si tratta di modelli di business. E sul tappeto ci sono tanti elementi. La congiuntura sta facendo male a tutti e non poteva lasciare indenni questi operatori. Le materie prime costano di più, l’inflazione frena i consumi, nessun settore può rimanerne indenne. A livello di finanza mondiale, ci sarebbe da chiedersi perché, forse con troppa disinvoltura, i fondi si sono buttati a capofitto a sostenere tanti operatori del fintech, che sicuramente attirano consumatori ma non fanno margini. C’è così tanta liquidità in giro, che verrebbe da chiedersi quale sia la provenienza, visto che può anche essere “bruciata” così.
La mossa di Delivery Hero
Ma tornando a questioni più pratiche, dietro la scelta di Gorillas ci sono anche precise decisioni aziendali. In Italia e in Spagna, uno degli operatori di delivery più affermato è Glovo, che ormai porta a casa anche la spesa, non solo pizza e hamburger. E proprio prima dell’estate, il colosso tedesco Delivery Hero è salito nel capitale di Glovo fino ad assumerne il controllo completo. Dunque, buttando giù dalla torre Gorillas, non ha fatto altro che togliere un concorrente, lasciando sul mercato il brand più forte. Infine, per quanto riguarda la forza lavoro, non c’è dubbio che i rider continuino a rappresentare un anello debole. Ma è anche vero che, prendiamo il caso dell’Italia, inquadrare quel profilo dentro gli schemi del contratto nazionale dei Trasporti delle sigle confederali non è agevole. E forse ci vorrebbero formule che, pura salvaguardando paghe e diritti, permettano anche dal punti di vista contrattuale di disegnare uno schema adatto ai tempi.