MAURIZIO PANSERI
SCIALPINISMO sulle
OROBIE
ATTRAVERSARE - Itinerari e Storie 6 traversate e 66 itinerari ad anello tra Bergamo, Lecco, Sondrio e Brescia
EDIZIONI VERSANTE SUD | COLLANA LUOGHI VERTICALI | SKI
Prima edizione Ottobre 2021 ISBN 978 88 85475 892 Copyright © 2021 VERSANTE SUD – Milano, via Rosso di San Secondo, 1. Tel. +39 02 7490163 www.versantesud.it I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Copertina
Sulle pendici del Pizzo Arera, Daniele Natali e Giovanni Nodari sono pronti per iniziare la discesa su Valcanale. Sullo sfondo la Cima di Valmora e la Cima del Fop.
Testi
Maurizio Panseri
Fotografie
di Maurizio Panseri, salvo dove diversamente indicato (Marco Cardullo, Cristian “Cinghio” Candiotto, Matteo Zanga)
Cartine
Tommaso Bacciocchi. © Mapbox, © Open Street Map
Simbologia
Tommaso Bacciocchi
Impaginazione
Davide Vagheggi
Stampa
Press Grafica s.r.l. – Gravellona Toce (VB)
Km ZERO
da autori Guida faottae sviluppano che vivoni su territorio lo sc l
È una guida a KM ZERO!
Cosa significa? Che è più sana e ha più sapore, perché fatta da sciatori locali. Come i pomodori a Km 0? Certo! E la genuinità non è un’opinione. Gli autori locali fanno bene a chi scia: – hanno le notizie più fresche e più aggiornate; – non rifilano solo i tour più commerciali; – reinvestono il ricavato in nuovi itinerari. Gli autori locali fanno bene al territorio: – pubblicano col buonsenso di chi ama il proprio territorio; – sono attenti a promuovere tutte le località; – sono in rete con la realtà locale. E infine la cosa più importante:
sui loro itinerari, c’è un pezzetto del loro cuore
Nota
Lo scialpinismo è un’attività potenzialmente pericolosa, chi la pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi escursione.
Km ZERO Guida fatta da autori che vivono e sviluppano lo sci sul territorio
MAURIZIO PANSERI
SCIALPINISMO SULLE OROBIE ATTRAVERSARE - Itinerari e Storie 6 traversate e 66 itinerari ad anello tra Bergamo, Lecco, Sondrio e Brescia
EDIZIONI VERSANTE SUD
Quanto è caldo il tuo abbraccio in questo gelido tramonto di fuoco. A mio padre
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SCIALPINISMO NELLE OROBIE ATTRAVERSARE - Itinerari e Storie Sei traversate, sessantasei itinerari ad anello tra Bergamo, Lecco, Sondrio e Brescia “È sommamente utile, prima di intraprendere una traversata, farsene un’idea il più possibile precisa, onde gustarla interamente ed effettuarla con maggior sicurezza” L.B Sugliani – da “Guida Sciistica delle Orobie” I Edizione 1939 – II Edizione 1971 PREFAZIONE Il filo conduttore di questa pubblicazione è lo sci di traversata, dall’escursione in giornata ai grandi raid. La guida offre una proposta articolata e varia che non conosce confini geografici ed amministrativi. L’obbiettivo dichiarato è quello di stimolare la frequentazione e l’esplorazione delle Orobie nella stagione invernale, con particolare attenzione alle cime, ai versanti e alle vallate più selvagge, immergendosi per più giorni nella wilderness orobica, seguendo i ritmi della natura e godendo a fondo dell’inaspettata bellezza che ci può offrire una giornata tra i monti innevati. Le Orobie bergamasche e quelle valtellinesi fanno la parte del leone senza dimenticare la porzione bresciana e quella lecchese. Vi accompagnerò alla scoperta delle Alpi Orobie propriamente dette, sino alle vette più alte che sfiorano e superano quota 3000 con i 3050 metri del Pizzo Coca, e pure delle Prealpi Bergamasche tra cui svettano i massici dolomitici delle Grigne, dell’Arera, sino alla Presolana. Sarà un viaggio avventuroso in una geografia articolata e complessa, incastonata tra la Valtellina e la pianura Padana, tra il lago di Como e la Val Camonica. La guida non vuole essere esaustiva come la storica “GUIDA SCIISTICA DELLE ALPI OROBIE” del bergamasco Luigi Beniamino Sugliani, ma come questa pietra miliare, vuole invitare all’esplorazione con gli sci, alla scoperta di un gruppo montuoso poco conosciuto, al di fuori degli ambienti locali, e che vi sorprenderà. La storia dello scialpinismo sulle Orobie è antica più di un secolo e non lo testimonia solo la guida del 1939 di Sugliani, ma anche la presenza di una delle più longeve competizioni scialpinistiche: il “Trofeo Parravicini”, che dal 1936 si disputa ancora oggi nella conca del Rifugio Calvi in alta Val Brembana. Ricordiamo anche la più antica “Gara del Gleno” che, dal 1924 al 1951, portò campioni mitici del calibro di Zeno Colò, a competere nella conca del Barbellino, oltre il Rifugio Curò, in alta Valle Seriana. La dorsale orobica si sviluppa lungo un asse est-ovest per oltre 70 km e si presta meravigliosamente allo sci di traversata. In funzione dell’innevamento si può scegliere se partire dalla Valsassina e dirigersi verso la Val Camonica o fare il percorso inverso e decidere, in relazione della qualità della neve e della sicurezza, se privilegiare i versanti meridionali delle valli bergamasche o quelli valtellinesi, che a settentrione scendono verso il solco dell’Adda. Su quest’asse principale si innestano le
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La Presolana in veste patagonica
dorsali minori delle Prealpi calcaree che, con andamento sud-nord dividono le vallate ed i fiumi che serpeggiano verso la pianura Padana. Nonostante la presenza di questo terreno ideale, le traversate integrali, declinate lungo tracciati diversi, dal 1971 al 2019 sono state solamente sei. Intere aree sono ancora oggi poco frequentate dagli scialpinisti, la cui numerosa frequenza si concentra sui percorsi classici e con uscite in giornata. Così nasce l’idea di questo volume, dalla passione per le montagne di casa e dal desiderio di condividere tanta bellezza, stimolando ed invitando lo scialpinista a non limitarsi alla toccata e fuga, ma ad immergersi ed attraversare luoghi e geografie selvagge, dove la solitudine è sovrana ed i ritmi essenziali del vivere scandiranno le giornate delle vostre future traversate alla ricerca della neve più bella. Nella guida, supportato dalle intramontabili cartografie di Beniamino Sugliani e sulle tracce di Franco Maestrini e Angelo Gherardi, artefici nel 1971, 1974, 1980 delle prime tre traversate integrali, ho tirato delle linee rosse che collegano rifugi, colli e vette per una grande traversata di 15 giorni, divisa in due blocchi, e poi altre quattro traversate di 3/5 giorni. Quindi ho raccolto una manciata di gite di soli due giorni ed alcune decine di gite da fare in giornata, seguendo sempre il principio dello sci di traversata, quindi rigorosamente ad anello. E tra le pagine che andrete a sfogliare troverete frammenti di storie, appunti presi al volo, frutto di attimi sospesi tra il candore dei monti. Scritture e riflessioni senza alcuna pretesa letteraria, semplici tentativi di fermare su di un foglio lo stupore e la felicità che sa donare un fiocco di neve. Buone traversate. Olera (Alzano Lombardo – Bergamo), gennaio 2021 Maurizio Panseri
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#ATTRAVERSARE - Storie di neve, di sci e di uomini
attraversare /at·tra·ver·sà·re/ transitivo 1. Percorrere da un lato a quello opposto, da un capo all’altro: a. una strada, una piazza; a. il fiume, l’oceano; la ferrovia attraversava la pianura; anche assol., con riferimento a una strada: non a. con il (semaforo) rosso. traversare /tra·ver·sà·re/ transitivo 1. Passare attraverso, percorrere da parte a parte, attraversare. 2. FIG. • NON COM. Riferito a un periodo di tempo, trascorrere.
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#ATTRAVERSARE - Storie di neve, di sci e di uomini traversata /tra·ver·sà·ta/ sostantivo femminile 1. Passaggio attraverso un ambito spaziale di notevole estensione: la t. dell’Atlantico; part., viaggio, per lo più senza scali intermedi, compiuto con mezzi marittimi o aerei. 2. Competizione podistica attraverso le vie di una città, oppure natatoria tra due località separate da un braccio di mare. 3. In alpinismo, spostamento laterale lungo una parete o un ripido pendio innevato o ghiacciato, quando la progressione in linea diretta diventa impossibile. Anche, percorso, compiuto a piedi o con gli sci, che collega due versanti opposti di una montagna oppure, su cresta, che collega più punti di uno stesso gruppo montuoso.
archivio Angelo Gherardi
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SOMMARIO Scialpinismo nelle Orobie. Attraversare - Itinerari e Storie . . . . . . . . . . 6
#NEVE Neve . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 #NEVE L’ora blu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14 Attraversare. 26 aprile 2018 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16 #NEVE L’inizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
Traversata scialpinistica delle Orobie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 Sulle orme di Angelo e Franco.
#NEVE Siamo partiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22 2018 - La Traversata scialpinistica delle Orobie . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24 Le traversate orobiche. La Storia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 Le traversate. Nomi, luoghi e numeri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34 #NEVE Forse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36 Le traversiadi. Cinque viaggi (più uno) con gli sci al limite delle Orobie. . 38 #NEVE Fare la traccia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40 “Orobie 74”. Frammenti dal diario di Jean Paul Zuanon . . . . . . . . . . . 42
Istruzioni per l’uso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46 Ringraziamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .48 Scale difficoltà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50 Simbologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52 La traversata delle Orobie dalle Grigne alla Valle Camonica . . . . . 54
ATTRAVERSARE 1
Orobie Occidentali Lecco/Sondrio/Bergamo – Tappe e itinerari ad anello . . . . . 59 1.1 GIORNO 1. Di qua e di là della Grigna . . . . . . . . . . . . . . . . 64
It. 3 Pizzo Paradiso (2493m) e Cima di Valpianella (2349m) da Ornica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 120 It. 4 Cima di Valpianella (2349m) da Pescegallo . . . . . . . . . . . 122 It. 5 Mut de Sura (2269m) e Monte Ponteranica Centrale (2372m) da Pescegallo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 124 It. 6 Mut de Sura (2269m) e Cima di Valpianella (2349m) da Cusio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126 It. 7 Monte Ponteranica Centrale (2372m) e Mut de Sura (2269m) dai Piani dell’Avaro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 128
#NEVE Panorami . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 130
It. 8 Monte Ponteranica Orientale (2378m) da Mezzoldo . . . . . 132 It. 9 Monte Fioraro (2431m) e Pizzo Delle Segade (2173m) da Mezzoldo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 134 #NEVE L’esatta parola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 136
It. 10 Monte Tartano (2292m) e Cima di Lemma Occidentale (2266m) da Mezzoldo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 138
#NEVE Primavera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 140
It. 11 Cima dei Siltri (2175m) da Mezzoldo . . . . . . . . . . . . . . . . 142 It. 12 Monte Tartano (2292m) da Tartano . . . . . . . . . . . . . . . . . 144 It. 13 Cima di Lemma (2348m) da Tartano . . . . . . . . . . . . . . . . 146
#NEVE Euphoria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 148
It. 14 Cima dei Lupi (2415m) e Cima Vallocci (2510m) da Tartano . . 150 It. 15 Cima di Lemma (2348m) e Cima di Lemma Occidentale (2266m) da San Simone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 152 #NEVE Rudere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 154
#NEVE Aurora . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86
It. 16 Monte Arete (2227m) e Monte Valegino (2415m) da Cambrembo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 156 It. 17 Cima dei Lupi (2415m) e Monte Cadelle (2483m) da Foppolo . 158 It. 18 Monte Toro (2516m) da Foppolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 160
#NEVE L’altra traccia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 96
It. 19 Corno Stella (2621m) e Cima Tonale (2544m) da Foppolo . 164
#NEVE Assenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 102
It. 20 Corno Stella (2621m), Monte Masoni (2663m) e Monte Chierico (2535m) da Foppolo . . . . . . . . . . . . . . . 168
#NEVE Essenziale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68
1.2 GIORNO 2. D alla Val Biandino alla Val Gerola . . . . . . . . . . . 70
#NEVE Fatica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 78
1.3 GIORNO 3. D alla Val Gerola alla Ca’ San Marco . . . . . . . . . 80 1.4 GIORNO 4. D a Ca’ San Marco alla Val Tartano . . . . . . . . . . 88 1.5 GIORNO 5. D alla Val Tartano a Foppolo . . . . . . . . . . . . . . . 98 1.6 GIORNO 6. D a Foppolo a Carona o ad Albosaggia . . . . . . . 104
Itinerari ad anello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112 It. 1 Grigna Settentrionale (2409m) da Balisio . . . . . . . . . . . . 114 It. 2 Cima di Camisolo (2156m) e Pizzo dei Tre Signori (2554m) da Biandino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 116
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#NEVE Sisifo felice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 118
#NEVE Öløppøf . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 162
#NEVE Storia di un incontro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 166
#NEVE “The Other Side” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 170
It. 21 Pizzo Del Vescovo (2175m) e Monte Chierico (2535m) da Carona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 172
#NEVE Cuciture . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 174
It. 22 Monte Masoni (2663m) da Carona . . . . . . . . . . . . . . . . . . 176
ATTRAVERSARE 2
Orobie Orientali Bergamo/Sondrio/Brescia – Tappe e itinerari ad anello . . . 181 2.1 GIORNO 1. Oltre Foppolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 186
#NEVE Basta poco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 190
Itinerari ad anello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 288 It. 34 Punta Cermenati (1875m) da Brumano (BG) o da Morterone . 290 #NEVE Vissuta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 292
It. 35 Monte Aralalta (2003m) Pizzo Baciamorti (2006m) da Pizzino . 294 It. 36 Cima di Piazzo (2057m) da Pizzino . . . . . . . . . . . . . . . . . . 296 #NEVE Perseveriamo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 298
2.3 GIORNO 3. Sulla groppa dei Giganti . . . . . . . . . . . . . . . . . 200
It. 37 Monte Sodadura (2010m) da Pizzino . . . . . . . . . . . . . . . . 300 It. 38 Corna Grande (2078m) Zuccone Campelli (2161m) da Valtorta o da Barzio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 302
2.4 GIORNO 4. Tra giganti e camosci . . . . . . . . . . . . . . . . . . 206
It. 39 Corna Grande (2078 m) da Valtorta . . . . . . . . . . . . . . . . . 306
2.5 GIORNO 5. I grandi laghi orobici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 212
It. 40 Cima di Camisolo (2156m) da Valtorta . . . . . . . . . . . . . . . 310
2.6 GIORNO 6. Sul crinale a oriente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 218
It. 41 Pizzo dei Tre Signori (2554m) da Valtorta . . . . . . . . . . . . . 314 It. 42 Pizzo Mellasc (2465m) da Gerola Alta . . . . . . . . . . . . . . . 316
2.2 GIORNO 2. Tre passi nel selvaggio Nord . . . . . . . . . . . . . . 192
#NEVE Soli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 198 #NEVE Blu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 204
#NEVE Grazie Beniamino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 304
#NEVE Era luce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 210
#NEVE Ci sono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 308
#NEVE Siamo strumento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 216
#NEVE B come Beniamino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 312
#NEVE Incanto a oriente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 226
2.7 GIORNO 7. Orobie camune . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 228
#NEVE Ascolto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 318
#NEVE Voglia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 232
Itinerari ad anello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 234 It. 23 Passo di Cigola (2486m) Monte Masoni (2663m) da Carona . 236 It. 24 Passo Brandà (2365 m) da Vedello (SO) . . . . . . . . . . . . . . 238 It. 25 Cima di Caronella Occ. (2796m) Cima della Malgina (2767m) da Carona di Valtellina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 240 It. 26 Passo di Caronella Occ. (2620m) Monte Torena (2911m) da Carona di Valtellina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 242 It. 27 Monte Nembra (2678 m) da Ponte Frera . . . . . . . . . . . . . 244 It. 28 Passo Demignone (2485m) Monte Venerocolo (2570m) da Ponte Frera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 246 It. 29 Monte Sellero (2733m) Monte Telenek (2754m) da Sant’Antonio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 248 It. 30 Monte Culvegla (2614m) Monte Sellero (2733m) da Sant’Antonio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 250 It. 31 Monte Largone (2450m) da Paisco Loveno . . . . . . . . . . . . 252 It. 32 Monte dei Matti (2323m) da Paisco Loveno . . . . . . . . . . . 254 It. 33 Porta Barbione (2348m) da Corteno Golgi . . . . . . . . . . . . 256
ATTRAVERSARE 3
ATTRAVERSARE 4
Tra Valle Brembana e Valle Seriana Bergamo – Tappe e itinerari ad anello . . . . . . . . . . . . . . . . . 321 4.1 GIORNO 1. Magico Grem . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 326
#NEVE I viaggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 332
4.2 GIORNO 2. A cavallo dell’Arera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 334
#NEVE Colonna sonora . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 340
4.3 GIORNO 3. Tra galline e gemelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 342
#NEVE Con la luce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 350
4.4 GIORNO 4. Tra frati e curiosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 352
#NEVE First Love e tacca dei curiosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 358
4.5 GIORNO 5. Finalmente si va al Diavolo . . . . . . . . . . . . . . 360 #NEVE Sulla neve . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 364
Itinerari ad anello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 366 It. 43 Monte Golla (1982m) Cima di Grem (2049m) da Gorno . . . 368
#NEVE Basta poco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 370
It. 44 Cima Foppazzi (2097m) Cima di Grem (2049m) da Zambla . . 372 It. 45 Pizzo Arera (2512m) da Zambla . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 374
La Dol tra Valsassina e Valle Brembana Lecco/Bergamo/Sondrio – Tappe e itinerari ad anello . . . . 261
#NEVE Fare la traccia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 376
3.1 GIORNO 1. Dal Resegone all’Artavaggio . . . . . . . . . . . . . . 266
It. 47 Corna Piana (2302m) da Valcanale . . . . . . . . . . . . . . . . . 382
3.2 GIORNO 2. Cavalcata infinita o quasi . . . . . . . . . . . . . . . . 274
It. 48 Monte Corte (2493m) Forcella di Zulino (1750m) da Valcanale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 386 It. 49 Cima di Mezzeno (2230m) Monte delle Galline (2131m) da Roncobello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 390
#NEVE In attesa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 272 #NEVE Finiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 280
3.3 GIORNO 3. Oltre ai Tre Signori. La Val Gerola . . . . . . . . . . 282
#NEVE Negato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 286
It. 46 Pizzo Arera (2512m) da Valcanale . . . . . . . . . . . . . . . . . . 378
#NEVE Franz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 380 #NEVE Diversamente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 384
#NEVE Il coniglio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 388
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Sommario
It. 50 Monte delle Galline (2131m) Cima di Mezzeno (2230m) da Valcanale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 394
Itinerari ad anello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 500 It. 57 Pizzo Corzene (2196m) dal Passo della Presolana . . . . . . 502
It. 51 Tour del Lago Branchino e della Marogella (1870m) da Valcanale e da Roncobello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 396
It. 58 Cima di Fontana Mora (2321m) da Valzurio . . . . . . . . . . . 506
#NEVE Bianco e nero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 392
#NEVE Una giornata speciale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 398
It. 52 Passo d’Aviasco (2289m) Corni di Sardegnana (2410m) da Carona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 400 It. 53 Monte Cabianca (2601m) Monte Valrossa (2550m) da Carona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 402
#NEVE Powder Day . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 404
It. 54 Monte Aga (2720m) da Carona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 406 It. 55 Monte Madonnino (2502m) da Valgoglio . . . . . . . . . . . . . 408 #NEVE Io . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 410
It. 56 Monte Pradella (2626m) da Valgoglio . . . . . . . . . . . . . . . 412
ATTRAVERSARE 5
“Ol gir di giassèr” attorno ai giganti Bergamo/Sondrio – Tappe e varianti . . . . . . . . . . . . . . . . . . 417 5.1 GIORNO 1. In vetta al Redorta tra le vedrette di Redorta e di Scais . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 422
#NEVE Bikeskipacking . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 428 #NEVE O.R.P.A. Trip “dalle sponde del Serio ai giganti delle Orobie” . . . . . 430
5.2 GIORNO 2. In vetta al Porola tra le vedrette di Porola e del Lupo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 432
#NEVE Wolf’s Glacier . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 441 #NEVE “Ol gir di giassér” - La genesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 442
5.3 GIORNO 3. Dalla Conca dei Giganti al Lago del Barbellino . 444 #NEVE Polvere di stelle . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 453 #NEVE Sciare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 454
ATTRAVERSARE 6
Tra Valle Seriana e Val di Scalve Bergamo/Sondrio – Tappe e itinerari ad anello . . . . . . . . . . 457 6.1 GIORNO 1. Attorno alla Regina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 462
#NEVE Attraversare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 470 #NEVE La Regina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 472
6.2 GIORNO 2. Dal mare in burrasca alla Val Sedornia . . . . . . 474
#NEVE Ingordi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 480
6.3 GIORNO 3. Dalla Val di Bondione alla Val Cerviera . . . . . . 482 #NEVE Da te . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 488
6.4 GIORNO 4. Svalicando Caronella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 490
#NEVE Esageriamo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 498
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#NEVE Oltre il Visolo… le Corzene . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 504 #NEVE Cucire . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 508
It. 59 Monte Ferrantino (2325m) e Monte Ferrante (2427m) da Colere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 510
#NEVE Fantasia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 512
It. 60 Cima di Timogno (2099m) Cima Benfit (2172m) Monte Avert (2085m) da Spiazzi di Gromo . . . . . . . . . . . . 514 #NEVE Parco giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 516
It. 61 Gran giro del Vigna Vaga (2330m) da Lizzola . . . . . . . . . . 518 #NEVE Sotto gli occhi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 520
It. 62 Gran giro del Vigna Vaga (2330m) dai Tezzi Alti - Gandellino . . 522
#NEVE Fragilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 524
It. 63 Monte Sasna (2229m) da Nona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 526
#NEVE Farsi sci-volare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 528
It. 64 Pizzo Tre Confini (2824m) e Monte Gleno (2882m) dal Rifugio Curò . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 530
#NEVE Negli occhi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 532
It. 65 Cima del Trobio (2865m) e Monte Costone (2836m) dal Rifugio Curò . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 534
#NEVE Essere un lupo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 536
It. 66 Pizzo del Diavolo della Malgina (2926m) dal Rifugio Curò . . 538
#NEVE Essenziale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 540 #NEVE Raccontarsi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 542
#NEVE
NEVE
Lunedì 28 dicembre 2020, 12:30:33 Olera 459m (Alzano Lombardo - BG) A volte, se ti fermi, se stai zitto zitto, se trattieni il fiato, se stai immobile, proprio allora ne senti la musica. Suoni soffici. Prima li avverti appena, ma se ti concentri e resti ancora un poco più immobile, ancora un poco più zitto, ancora un poco più fermo e trattieni il respiro ancora un poco, percepisci la musica che sale e ti travolge, ti avvolge e ti incanta. E proprio allora ti dici: ma come potevo non sentirla prima. Maurizio Panseri
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#NEVE
L’ORA BLU
Domenica 24 gennaio 2021, 07:09:54 – Monte Grem 2049m (Oneta- BG) C’è un attimo appena prima dell’alba in cui il nero si tinge di blu. Il sole è ancora sotto l’orizzonte e la luce si fa fredda, tutto attorno è freddo e blu. Mi sento sospeso tra il buio e la luce, tra i sogni e il risveglio. Un’energia bassa vibra in ogni dove, come se una molla si stesse caricando. Trattengo il fiato. Contemplo. Blu è il cielo. Blu è la neve. Blu è l’aria. E mentre inizio la discesa anch’io mi sento un poco blu. Maurizio Panseri
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#ATTRAVERSARE - Storie di neve, di sci e di uomini
ATTRAVERSARE 26 aprile 2018
Dal sacco piuma mi affaccio sul mondo, la notte è stellata. Una luna tonda rischiara i monti. Con fragore le acque del torrente si riversano nel lago, un riverbero sonoro si propaga sino a frangersi contro la diga. Il buio è trapunto di richiami, fischi e trilli. Il profumo di resina e di terra zuppa, giunge pungente alle narici. L’odore acre della fatica e dell’adrenalina, restituito dal corpo e dai vestiti, persiste a testimoniare il cammino e le tortuose geografie percorse. Osservo, ascolto, annuso. La neve si scioglie, la natura si risveglia. La primavera avanza prepotente come il giorno che sarà. Il tavolo di legno su cui sono steso è duro, oltre il nero profilo degli abeti il cielo è blu profondo, vi immergo lo sguardo e libero i pensieri. Mi concentro sul respiro, lo prendo e lo porto a spasso per il corpo. Risveglio i dolori e gli indolenzimenti che si annidano tra carne, articolazioni ed ossa. Inspiro ed espiro lentamente. Con pazienza cerco di sciogliere le tensioni, ma nulla accade, si sono di certo affezionate al mio corpo e non lo vogliono lasciare. Dopo cinque giorni
In discesa dal Passo Coca
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non posso pretendere di svegliarmi riposato e tonico. Abbiamo seguito una linea immaginaria attraverso le Orobie, sulle tracce di Franco Maestrini e Angelo Gherardi. I due pionieri dello scialpinismo bergamasco le attraversarono per la prima volta nel 1971. Nella neve abbiamo disegnato il nostro sentiero, una cucitura sinuosa ed effimera nel candore che veste ogni inverno i monti di casa. Ieri, dopo quattordici ore sugli sci, siamo arrivati spossati e fradici sulle sponde del lago di Scais. Oggi però non mi preoccupa la stanchezza, ma una sottile angoscia, una lama che si insinua tra i pensieri. Cerco di scansarla, ma è tutto inutile. È un’inquietudine profonda che fatico a contenere, allora provo a decifrala, a darle un nome. Metto a fuoco le immagini che mi hanno fatto visita e tormentato nel dormiveglia: la lunga scivolata sul pendio ghiacciato, l’ancoraggio della doppia che salta, il versante che collassa in una valanga e mi travolge. Scenari angoscianti misti a brandelli di sonno, ogni azione si trasforma in
#ATTRAVERSARE - Storie di neve, di sci e di uomini incubo e volge in tragedia. Rivedo ogni minimo dettaglio, risento i suoni e le voci, tutto è bianco e dopo c’è solo nero e silenzio. Ora sono sveglio. Ricompongo gli incubi in una cornice coerente, ne prendo le distanze. Solo così posso dare un nome alle mie paure, guardarle in faccia e conviverci senza esserne sopraffatto. L’imprevisto è sempre dietro l’angolo, ma se resto consapevole delle mie scelte e sempre disposto a rinunciare, allora sarò in grado di affrontarlo lucidamente. Oggi ci attende la tappa più impegnativa. Sino qui la vecchia carta con le tracce scialpinistiche di Beniamino Sugliani ci ha indicato, colle dopo colle, la strada. Ora, per superare la corona dei tremila orobici, purtroppo non ci fornisce alcuna informazione. Non ci resta che seguire le scarne indicazioni raccolte dal diario e dal film che documentano rispettivamente le traversate del ‘74 e del ‘80. Ci alziamo e controvoglia infiliamo i piedi negli scarponi freddi e bagnati. Gli zaini sono pronti e dopo l’ultimo sorso di caffè partiamo. Nessuno parla, ognuno è chiuso nei suoi pensieri. Oltre il bosco, in vista del rifugio Mambretti, l’intero versante nord incombe tetro sulla vedretta di Porola. La vista frontale toglie ogni prospettiva, tutto appare ripido e inaccessibile. Sembra impossibile salire da lì. Le paure riaffiorano, ma io so che si passa. Fra poco, con la prima luce, il percorso apparirà evidente. Questo lo so benissimo, non c’è motivo per preoccuparsi. Ma dentro di me la parte razionale continua ad azzuffarsi con i fantasmi dell’inconscio. Mi aggrappo al rumore metallico dei rampanti che, ad ogni passo, mordono la neve. Questo ritmo tiene compagnia e infonde sicurezza. Gli amici mi staccano, li osservo, sagome in controluce. Chissà a cosa pensano? Folate gelide spazzano il ripido pendio di neve ghiacciata. Il sole si alza sopra i vapori che fumano e si dissolvono lungo le creste. Lame radenti di luce riverberano sulla superficie scintillante. Con attenzione continuo a salire, passo dopo passo, curva dopo curva, sino a ricongiungermi agli amici. La bocchetta settentrionale del Pizzo Porola è poco distante, solo uno stretto canale di ghiaccio ci separa da quel luogo dove si deciderà la riuscita della tra-
Salendo sulla vedretta del Lupo
versata. Un intaglio di pochi metri quadrati incastrato tra le rocce: terra incognita, non solo disegno geografico sulla mappa, ma soprattutto luogo interiore in grado di condizionare il mio sentire e risvegliare paure viscerali. Calziamo i ramponi e saliamo. Il vento è forte, fa un freddo fottuto come mai è stato nei giorni precedenti. Marco giunge alla bocchetta, si volta e fa un segno di assenso. Roberto ed io arriviamo subito dopo. Mi affaccio, il canale è ripido e si perde tra le nebbie. Dovremo prestare attenzione. Si passa. Tutte le preoccupazioni ed i dubbi che mi hanno accompagnato in questi sei giorni, le paure ed i timori che mi han fatto visita nella notte e lungo la salita, si stemperano nei sorrisi e nelle strette di mano, nei primi passi in discesa per trovare il posto giusto dove calzare gli sci, nella sciata liberatoria in cui si sciolgono le ultime tensioni. Ancora parecchia è la strada da fare. Sulla vedretta del Lupo, dopo un ultimo sguardo alla parete discesa, con una rinnovata leggerezza riprendiamo il cammino. Maurizio Panseri
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#NEVE L’INIZIO
Giovedì 13 maggio 1971, 09:45:00 Lago di Scais 1500m (Piateda - SO) “6° giorno. Tempo ottimo. Partenza ore 6,30 dalle baite di Cigola, Val d’Ambria quota 1800, passo del Forcellino, Lago di Scais (ore 3,15). Qui sostiamo dai custodi del lago i quali ci accolgono con entusiasmo rifornendoci di viveri. Dopo cinque ore di sosta, ripartiamo per la Capanna Mambretti, dove passiamo la notte.”* Tutte le storie hanno un inizio. E questa storia ha avuto inizio da qui: da tre paia di sci, da tre zaini, da tre amici e da un fiasco di vino. Angelo Gherardi, Franco Maestrini e Giuliano Dellavite. Con Marco ed Alberto abbiamo cercato di seguirne le tracce nello spazio e nel tempo. Insieme abbiamo cercato e costruito una storia. Pezzi di questa storia li troverete tra queste pagine. *dal diario di Angelo Gherardi Foto Giuliano Dellavite (Da sinistra a destra: Angelo Gherardi, Franco Maestrini, Giuliano Dellavite). Maurizio Panseri
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#ATTRAVERSARE - Storie di neve, di sci e di uomini
Traversata scialpinistica delle Orobie
Di Angelo Gherardi, in Annuario 1971 CAI-Sezione Antonio Locatelli-Bergamo L’idea della traversata sci-alpinistica delle Alpi Orobie me la propone l’amico Leone Tombini una sera dello scorso anno durante una delle tante manifestazioni alpinistico-culturali organizzate dal C.A.I. di Bergamo. La cosa risveglia in me un vecchio progetto e perciò, anche con l’amico Bruno Quarenghi, ci mettiamo subito al lavoro per studiare sulle carte topografiche l’itinerario più adatto perché il percorrere le Alpi Orobie con gli sci non è impresa tanto facile. Con l’inizio dell’inverno ci portiamo più volte sui vari punti del percorso ritenuti più impegnativi per avere così un confronto diretto con le difficoltà da superare. Quando tutto è pronto e rimane solo da decidere il giorno d’inizio della traversata, gli amici Quarenghi e Tombini, uno
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per impegni di lavoro, l’altro per le non perfette condizioni fisiche purtroppo devono rinunciare ed essendo io rimasto solo sembra che ormai tutto debba fallire. In seguito però incontro gli amici Giuliano Dellavite e Franco Maestrini provetti sciatori alpinisti i quali si dimostrano ben lieti di affiancarsi a me nella realizzazione del progetto. Finalmente dopo numerosi rinvii causati dal maltempo, la mattina dell’ 8 maggio con gli amici Franco e Giuliano raggiungiamo Ornica, un piccolo paesino dell’alta Val Brembana, punto di partenza della... prima traversata sci-alpinistica delle Alpi Orobie. La giornata è splendida, zaino in spalla e sci con pelli di foca ai piedi lasciamo Ornica e lungo la Val d’Inferno saliamo al Piz-
#ATTRAVERSARE - Storie di neve, di sci e di uomini zo dei Tre Signori che raggiungiamo dopo 5 ore. La discesa verso la Valtellina è assai pericolosa per il continuo staccarsi di slavine. Scendiamo a Gerola Alta per risalire a Fenile dove ha termine il primo giorno di marcia. Dopo aver dormito in albergo la mattina del giorno 9 maggio lasciamo Fenile di buon ora, saliamo al lago di Pescegallo, al Forcellino, qui siamo costretti a rinunciare alla salita del Monte Ponteranica per il tempo pessimo e la nebbia che ci obbligano ad una sosta forzata di due ore. Scendiamo al passo di Verrobbio e da qui al rifugio Ca’ S. Marco dove siamo accolti dal bravo Gioan che era stato informato del nostro arrivo. La mattina del terzo giorno lasciamo molto presto il rifugio; è ancora buio. Raggiunto il passo di S. Marco scendiamo in Valle d’Orta fino alle casere d’Orta, saliamo al Passo di Pedena ed in continuo saliscendi valichiamo successivamente la Bocchetta di Monte Tartano, la Bocchetta di Piedi Valle, il passo di Lemma, la cima di Lemma, il passo di Tartano e scendiamo ai laghi di Porcile, dove ci sono tre laghetti naturali ed alcune baite di pastori. Dopo una sosta di due ore spese nel tentativo di rendere l’interno di una di queste baite (la migliore) invasa di acqua e di neve il meno disagevole possibile per potervi passare la notte, ci accorgiamo che il tempo si sta mettendo al brutto e per non rischiare di rimanere bloccati in un ambiente così poco accogliente, decidiamo di ripartire e attraverso la Bocchetta di valle dei Lupi raggiungiamo il passo Dordona dove ci sistemiamo in una baita molto più accogliente e sicura delle precedenti. Chiudiamo la giornata, la più lunga della traversata con 9 ore effettive di marcia (insieme con gli amici Bruno Quarenghi e Giacomo Tassis saliti da Foppolo per rifornirci di viveri), brindando con un vin brulè fatto cosÌ alla buona con il nostro fornelletto a gas. Il quarto giorno il tempo è brutto, comincia a piovere e una cappa di nuvole si mantiene a quota 2000 + 2500 metri. Decidiamo di partire ugualmente e attraverso la bocchetta Nord di Monte Toro la Val di Cervia e la bocchetta quota 2349 m a nord del Corno Stella giungiamo bagnati fradici da capo a piedi al lago di Publino dopo 7 ore, qui siamo ospitati dai guardiani del lago. Mentre la quinta notte
la passiamo alle baite di Cigola in val d’Ambria dopo aver valicato il passo di Scoltador e il passo di cima Brandà, la sesta la passiamo al rifugio Luigi Mambretti dopo aver salito il passo di Forcellino e scesi al lago di Scais per la valle di Vedello sotto l’imponenza dei versanti Nord del Pizzo del Salto e del Pizzo Gro. Il settimo giorno ci trova impegnati sulla vedretta di Parola, qui a metà salita veniamo investiti da una bufera di neve che ci costringe ad allestire un bivacco di fortuna. Dopo due ore la bufera si calma e riprendiamo a salire per la bocchetta Settentrionale di Parola che con i suoi 2880 metri è la quota più elevata di tutta la traversata, scendiamo in cordata con gli sci legati nel sacco lungo il ripido versante opposto, raggiungiamo il passo di Coca per scendere al rifugio Coca dove passiamo la notte nel reparto invernale. L’ottavo giorno, raggiunta nella nebbia la bocchetta del Camoscio, sotto il Pizzo Coca, scendiamo i primi 100 metri in cordata e poi con bella scivolata doppiamo il lago di Valmorta e lungo la valle omonima scendiamo al lago del Barbellino dove siamo ospitati dai guardiani del lago. Il nono ed ultimo giorno, salito il passo Grasso di Pila scendiamo al lago di Belviso, da qui con gli sci in spalla per la val di Belviso raggiungiamo Ponte di Ganda nei pressi del passo Aprica dove ha termine la traversata. Durante tutto il percorso abbiamo portato tre zaini capaci di circa 20 chilogrammi l’uno con i seguenti materiali: una tenda, tre sacchi da bivacco, una corda da 40 metri, chiodi da roccia e da ghiaccio (uno dei quali è stato usato puntualmente tutte le sere per rimestare la minestra), due piccozze, tre paia di ramponi, medicinali, e del materiale compreso il filo di ferro per la riparazione degli sci e delle pelli di foca. Complessivamente abbiamo marciato 60 ore superando un dislivello in salita di 9300 metri. Detta traversata è stata compiuta dall’8 al 16 Maggio 1971 da Angelo Gherardi, Giuliano Dellavite, Franco Maestrini.
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41 Gruppo > settore itinerario
#NEVE
SIAMO PARTITI
Sabato 21 aprile 2018, 03:42:08 – Varenna (LC) 220m Con l’amico Marco Cardullo siamo partiti, senza sapere esattamente cosa avremmo trovato lungo il cammino e se ce l’avremmo fatta a compiere l’intera traversata delle Orobie, dalla sponde del Lario alle rive dell’Oglio, in Valle Camonica. Sulla carta i conti tornavano, avevamo pianificato tutto, nel minimo dettaglio: la traccia da percorrere, i metri di dislivello da affrontare, dove fare tappa, cosa mettere nello zaino e la logistica dei rifornimenti con il supporto di Alberto. Ma nella realtà tutto poteva essere stravolto: la meteo, la neve, la tenuta fisica, le incognite dei passaggi chiave mai percorsi. Avevamo a disposizione 10 giorni e avevamo previsto 8 tappe, tenendoci 2 giornate jolly. Eravamo pronti anche all’inatteso, a fare fronte ad ogni traversia, a rimescolare le carte e cercare di continuare il viaggio. E con un sacco di dubbi che frullavano nella testa, ma una determinazione incosciente, quella notte del 21 aprile 2018, siamo partiti. Maurizio Panseri
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#ATTRAVERSARE - Storie di neve, di sci e di uomini
SULLE ORME DI ANGELO E FRANCO
2018 - La Traversata scialpinistica delle Orobie
Passo San Marco con lo storico rifugio Cà San Marco
Sono le quattro e mezzo del mattino, suona la sveglia. È sempre duro abbandonare il caldo abbraccio del sacco piuma. Recupero la frontale dal fondo del sacco, l’accendo. Il fascio di luce taglia come una lama il buio. Lo spazio è minuscolo e tutto è a portata di mano. Sul tavolo di legno è già tutto pronto. Sfilo solo le braccia e le spalle, mi sporgo quanto basta per afferrare l’accendino, azionare la rotellina, fare sprizzare la fiamma e avvicinarla allo stoppino della candela. Una luce tremula prende forza, il piccolo ed accogliente locale invernale del Benigni s’illumina. Aziono ancora l’accendino e tengo premuta la levetta che eroga il gas, si sprigiona nuovamente una fiamma, prontamente, con l’altra mano, ruoto la rotella che eroga il butano della bomboletta nel bruciatore. Con un rumore sordo le fiammelle esplodono e si contengono,
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coronando concentriche l’acciaio del bruciatore. Regolo la fiamma sino a quando il sibilo non è stabile ed il colore non si fa azzurro. Vi appoggio sopra il pentolino colmo di acqua e lo chiudo con il suo coperchio. Attendo che l’acqua bolla per preparare del the e del caffè. Mi godo ancora qualche minuto di riposo e mi riinfilo nel sacco a pelo. Chiudo la cerniera e lascio solo un piccolo pertugio per gli occhi, nel tentativo di trattenere ancora un poco il calore. Osservo il nostro rifugio e mi illudo che la luce tremula della candela e il soffio della fiamma del fornelletto possa scaldarlo. Fa freddo, la condensa ha intarsiato il vetro della finestrella con lamine di ghiaccio sottili, simili a foglie. Marco si rigira nel suo sacco piuma e mugugna qualcosa. Gli zaini sono pronti per essere riempiti e tutto il materiale è sparso sul tavolo e le panche, le pelli di
#ATTRAVERSARE - Storie di neve, di sci e di uomini foca sono appese ad una trave del soffitto, gli sci addossati alla parete dietro la porta d’ingresso. Tutto è immobile, congelato. Fuori è buio e silenzio. Gli scafi esterni degli scarponi giacciono riversi a terra, le scarpette interne le abbiamo con noi nel sacco in modo che restino calde, così come abbiamo tutti gli indumenti che dovremo indossare per la giornata. È l’alba del terzo giorno della nostra traversata sciistica delle Orobie. Siamo partiti dalle sponde del lago di Como, in quel di Varenna, e se le condizioni della montagna e del tempo ce lo permetteranno, con altri cinque giorni di marcia vorremmo arrivare in Val Camonica. Il progetto è ambizioso e ha preso forma dal desiderio di ripercorrere, allungare e reinterpretare le tracce lasciate dai pionieri di questa traversata, che la realizzarono per la prima volta dal 8 al 16 maggio del 1971, partendo da Ornica in Val Brembana, per arrivare a Corteno Golgi in Val Camonica. Angelo Gherardi di San Pellegrino ne fu l’ideatore e Franco Maestrini di Nembro il giusto compagno con cui realizzarla, Giuliano Dellavite, compaesano e inseparabile amico di Franco, completò il terzetto. Gherardi e Maestrini, in quegli anni, erano gli indiscussi riferimenti dello scialpinismo bergamasco, il primo per la Val Brembana ed il secondo per la Val Seriana. In quegli anni partecipavano attivamente ai rally scialpinistici, competizioni che a volte si svolgevano in più giorni ed erano di stampo internazionale. In queste gare Gherardi conosce e stringe amicizia con lo sciatore francese Jean Paul Zuanon, gli racconta della traversata. Zuanon che già ha assaggiato la bellezza delle Orobie ne viene affascinato. I due progettano di ripercorrerla con alcune varianti e, dal 14 al 20 aprile 1974, partendo da Biandino in Valsassina, giungono a Carona di Valtellina, attraversando nuovamente l’intera catena delle Orobie. Zuanon scrive un bellissimo diario di viaggio. Purtroppo nello stesso anno Angelo Gherardi muore per un incidente alpinistico al Corno Stella. Mentre penso a quei pionieri, mi godo gli ultimi attimi di calore prima di uscire dal sacco. L’acqua bolle e Marco, con il suo solito cipiglio allegro e battagliero, saltella mezzo nudo per il
bivacco e velocemente si veste. Mi viene freddo solo a guardarlo. Mi sfilo quanto basta dal giaciglio, per preparare the e caffè fumanti. Poi mi vesto velocemente estraendo come per magia tutto ciò che mi serve dal fondo del sacco. Vestiti asciutti e caldi; non è una cosa da dare per scontata in una traversata scialpinistica. Seduti al tavolino ci godiamo le bevande calde i fichi secchi, il cioccolato e il pain d’epice che non può mai mancare. Prepariamo gli zaini, con cura ed attenzione riponiamo ogni cosa in ordine: il materiale per la notte, quello per l’igiene, quello per cucinare, il cibo, il ricambio, il vestiario e sopra il cibo e le bevande per la giornata, le pelli di scorta e le scioline, gli occhiali e la crema, e infine il materiale per l’autosoccorso e quello alpinistico. C’è tutto, ridotto all’essenziale, ma c’è tutto, e quando sollevo lo zaino per caricarmelo in spalla quel tutto lo sento sino all’ultimo grammo. Con esclusione della prima giornata abbiamo viaggiato sempre con 15 - 18 chili sulle spalle, ma non è nulla rispetto agli zaini di Angelo, Franco e dei loro amici. Con rispetto ed ammirazione, io e Marco, ne abbiamo parlato spesso di cosa doveva essere l’impegno di una traversata sciistica percorsa in quei primi anni ‘70. I nostri sci e scarponi sono leggeri e così tutto il materiale tecnico, dai sacchi all’abbigliamento, per non parlare di quello alpinistico, tutto è più performante e l’abbigliamento è confortevole e si asciuga molto velocemente. Mentre ne parliamo rivedo ancora le foto di loro con i maglioni di lana, le camice di flanella, i pantaloni di velluto, gli scarponi di cuoio, gli sci lunghi e pesanti, gli attacchi che non bloccano del tutto il tallone, i ramponi e le piccozze in acciaio, gli zaini di tela. Chissà cosa pesava tutto quel materiale, nei loro diari si parla di zaini sopra i 20 chili. I gesti però restano identici, come sono identiche le montagne che ci circondano e sono certo che sui nostri volti avremo i loro sorrisi e negli occhi la stessa soddisfazione. È passata un’ora dal suono della sveglia ed usciamo dal bivacco. Prima di partire ci godiamo in silenzio lo spettacolo di un’alba radiosa che sorge da dietro le cime dei Ponteranica e le torri del Valletto. Ecco, prende forma un’altra certezza,
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#ATTRAVERSARE - Storie di neve, di sci e di uomini anche la meraviglia che ci travolge in questi istanti sarà la medesima che han provato loro, così come amo pensare che sia medesima la passione che ci spinge a vivere dell’essenziale pur di poter godere di questi monti e compiere l’intera traversata. E me li immagino gli occhi di Angelo, di Franco, di Giuliano e di Jean Paul nel momento in cui vi si riflette il primo raggio del sole nascente. E un poco mi commuovo, Angelo e Franco ci hanno lasciati e Angelo non l’ho nemmeno conosciuto, ma è come se fossero lì, all’inizio di ogni nuovo giorno, e a volte mi pare ancora di risentire la voce del Maestrini che mi esorta e mi dice: “Dai Panseri! Prima o poi, qualcuno dovrà farla questa traversata! È Bellissima, cosa aspetti.” Eccomi qui a stringere gli scarponi ed iniziare la discesa di questo terzo giorno di traversata. Sinora, in due giorni, abbiamo percorso la bellezza di oltre 50 chilometri e quasi 5000 metri di dislivello. Dalle sponde del lago, a Varenna, siamo saliti a piedi e carichi di tutto il necessario, sino in Cainallo e poi da lì, con gli sci, sino sulla vetta del Grignone, per poi scendere in Valsassina. Il giorno appresso, l’interminabile Val Biandino ci ha portati sulla vetta del Pizzo dei Tre Signori, ricongiungendoci alla traversata classica, per poi scendere al lago di Trona e risalire alla Cima Piazzotti e quindi raggiungere il meraviglioso nido del Rifugio Benigni. Le alte temperature non ci hanno mai regalato sciate memorabili e facili, inoltre il peso dello zaino faceva pure la sua parte, però abbiamo sempre sciato con margini di sicurezza più che accettabili e tanto basta per essere soddisfatti. Ora ci attende un pendio ripido e ghiacciato che conduce nello stretto canale dove si snoda il sentiero estivo che proviene dai piani dell’Avaro. Sono teso, devo prestare attenzione, molta attenzione, se scivolo qua, poi potrebbe essere problematico fermarsi. Abbozzo qualche curva e sento che le lamine lavorano, la tensione si scioglie lentamente, la sciata resta comunque tesa e poco fluida. Entrati nel canale, l’esposizione cambia e la neve diviene molle, nonostante siano le sei del mattino si sprofonda parecchio. La pendenza resta ancora sostenuta, la sensazione
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Nell’accogliente locale invernale del rifugio Benigni
di sicurezza aumenta, con una neve del genere se si cade ci si ferma sul posto. Nonostante il peso dello zaino le curve si inanellano con una certa continuità e sempre più fluide. In uscita dal canale percepisco qualcosa di strano, come se uno sci non facesse il suo dovere. Che strana sensazione. Mi fermo sul bordo e sollevo lo sci sinistro. “No! Non ci posso credere. Lo sci si è spezzato proprio sotto il puntale dell’attacco”. In qualche modo raggiungo Marco nella conca sotto il passo di Salmurano, dove avremmo dovuto rimettere le pelli per salire alla cima omonima e poi alle cime di Ponteranica. Marco capisce che qualcosa non va. Mi fermo, sollevo lo sci e non riesco a dire nulla, tolgo lo zaino e mi ci siedo sopra. Non può finire così, metto da parte rabbia e costernazione, e cerco di elaborare un “piano B”. Siamo sulle montagne di casa, non in luoghi lontani dal mondo, e la tecnologia ci può venire in aiuto, ma in quel momento pure il cellulare decide di tirare le cuoia. Meno male che quello di Marco funziona e riusciamo ad avvisare Alberto che entro sera arriva a Cusio e ai Piani dell’Avaro con un paio di sci su cui rimontare
#ATTRAVERSARE - Storie di neve, di sci e di uomini
Sci di traversata, sci di contrasti e grandi zaini. Si scende a Valbondione
gli attacchi. Il quarto giorno si riparte, la nostra avventura continua. La tappa sino a Foppolo è infinita. Ci attende un continuo saliscendi tra cime e valli che già conosciamo, con esclusione del versante nord del monte Fioraro tra il passo di Cà San Marco e la forcella di Budria. I pionieri sono passati da lì. Per noi sarebbe più semplice tagliare lungo il versante sud e pure più veloce, ma esplorare quel terreno incognito è il sale della nostra avventura, l’essenza del nostro andare per monti. Dalle Baite d’Orta al passo Pedena, in questa era di GPS e satelliti, unico strumento utile per trovare il giusto passaggio resta ancora la carta scialpinistica del Sugliani, la cui prima edizione risale al 1939, poi aggiornata e ristampata da Bolis, per il CAI di Bergamo, negli anni ‘70. Infine, decisamente provati, giungiamo sulla Cima di Lemma da dove scegliamo di scendere verso Cambrembo. Lì Alberto ci recupera e ci accompagna a Foppolo, evitandoci di camminare quella manciata di chilometri lungo il nastro d’asfalto. Il quinto giorno acquisiamo un nuovo compagno di avventura, Roberto ci accompagnerà nelle
prossime due tappe sino al Curò. Partiamo da Foppolo e, svalicato il passo di Valcervia e quello del Tonale, dalla diga del Publino ci attende nuovamente terra incognita e selvaggia, nessuno di noi è mai passato in queste vallate. Non incontreremo anima viva per l’intera giornata, la solitudine è totale e i giganti delle Orobie si avvicinano. Gli accumuli di valanga sono impressionanti e procedere nella neve calda e profonda è faticoso pure in discesa. Questa traversata ce la stiamo guadagnando tutta, salita dopo salita, passo dopo passo, discesa dopo discesa, curva dopo curva. Nelle discese dallo Scoltador e dal Forcellino, barriere rocciose ci sbarrano la strada. Con un poco di fiuto, di attenzione e l’ausilio della preziosa carta del Sugliani, riusciamo ad individuare il punto in cui passare. Arriviamo in vista del Lago di Scais stremati, l’ultima salita ci ha spremuti per bene, succhiandoci ogni energia residua. Non abbiamo le forze per risalire al rifugio Mambretti, le pelli sono bagnate da strizzare e pure i piedi, ormai piagati, sguazzano nelle scarpette fradice. Ci accampiamo sotto le stelle, in un luogo meraviglioso presso le Case
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#ATTRAVERSARE - Storie di neve, di sci e di uomini
In alta Val Budria
di Scais e pure con una romantica vista lago. Mangiamo mentre cala la notte e ci sentiamo dei Re, delle persone fortunate che hanno il privilegio di essere qui in questo momento. Il sesto giorno arriva. Come al solito alle quattro e mezza suona la sveglia. È veramente duro rimettere gli scarponi, sono ancora umidi per non dire bagnati, e ci attende il momento cruciale di tutta la traversata. Del passaggio tra la vedretta di Scais e quella del Lupo, svalicando la bocchetta posta a nord dell’anticima nord del Pizzo Porola, non sappiamo nulla. Ho memorizzato solo alcune indicazioni che mi aveva riportato il Maestrini e le immagini di corde, sci e nebbie che ho visto nel film “Passo dopo passo” di Scarpellini, le carte qui sono di poco aiuto. La salita su neve marmorea ci porta nei pressi della vetta e della bocchetta. Con piccozza e ramponi saliamo al piccolo intaglio e quando ci affacciamo sul versante est, avvolto nelle nebbie, è come se si sciogliesse un nodo: “Si passa!”. La neve cambia e si sprofonda sino al ginocchio, la visibilità è scarsa, scendiamo per un centinaio
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di metri il ripido canalone per poi calzare gli sci e godere di una discesa liberatoria. La risalita al passo di Coca è veloce e la discesa sino al rifugio Merelli al Coca, anche se faticosa, è puro divertimento. Il tempo è peggiorato, le temperature sono alte, ci aspettano alcuni giorni con piogge sino a 3000 metri e la totale assenza di rigelo notturno. Proseguire con queste condizioni non ha senso, non vi è alcun margine di sicurezza garantito. Ci sarebbero bastati solo due giorni per completare il progetto ed arrivare in Valle Camonica. A malincuore decidiamo di scendere a Valbondione, da dove rientriamo alle nostre case in attesa che le condizioni meteo e di sicurezza migliorino. Qualche giorno dopo, le previsioni danno una notte di gelo in quota e una piccola finestra di tempo accettabile. Non perdiamo l’occasione e, appena terminato un violento temporale, con il buio incipiente saliamo al rifugio Coca. Ci riposiamo qualche ora. La notte è stellata, la neve è dura, accendiamo le frontali e calziamo i ramponi. Raffiche di vento freddo spazzano enormi
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Verso le Baite d’Orta
nuvoloni che si sfilacciano contro le creste dei 3000 orobici. La progressione sino alla bocchetta dei Camosci è veloce. Giunti alla bocchetta ci affacciamo sul canale di discesa, la visione è abbastanza inquietante. Attendiamo che la visibilità migliori e indossiamo tutto quanto abbiamo con noi, fa freddo, il vento non da tregua. Marco parte deciso ed entra nel canale che scende verso la Val Morta. È ripido, molto ripido e la neve dura è ricoperta da due dita di polvere lasciata dal temporale della sera precedente. Curve saltate, brevi diagonali, lamine che grattano e incidono, precisione. Lo seguo con qualche titubanza e inizio la mia serie di curve. Procediamo alternati, come fossimo in cordata, uno sta fermo e osserva il procedere dell’altro. L’altro, dopo una serie di curve cerca un posto sicuro dove fermarsi e attende, osservando il compagno. Incontriamo una strettoia tra le rocce, la pendenza aumenta, lo spazio è limitato, Marco fa un numero da circo, uno sci si incastra, lo toglie per qualche metro, poi lo rimette e riparte. Ancora oggi quando ci ripen-
so mi chiedo come abbia fatto. Io tolgo gli sci e scendo quei 10 metri gradinando. Poi le nebbie si diradano e sotto di noi il canale si apre e non ci sono più ostacoli. Le pendenze si fanno sempre più docili ed infine, là in basso sulla destra, compare lo specchio d’acqua del Barbellino. La discesa dalla Val Morta è divertente e poi ripartiamo passando dal rifugio Curò, puntando al lago naturale per poi salire al passo di Caronella. Ormai è fatta, la fatica la si può gestire senza fretta. Ognuno è assorto nei suoi pensieri, un ultimo sforzo ci porta al passo, la soddisfazione è indescrivibile e la valle di Caronella, infinita e solitaria, promette una gran bella sciata. Io e Marco ci guardiamo e ci stringiamo la mano ma percepisco che non siamo soli e come se certi luoghi restituissero tracce della presenza di chi ci ha preceduto. Non servono tante parole e prima di iniziare l’ultima danza non posso non pensare ai pionieri che ci hanno preceduto ad Angelo Gherardi e Franco Maestrini. Maurizio Panseri
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LE TRAVERSATE OROBICHE
La Storia
La traversata scialpinistica delle Orobie non teme alcun confronto con le più famose e blasonate haute-route alpine, sia per la sua bellezza che per l’impegno tecnico offerto dall’itinerario. Due sono i punti fermi ed inderogabili per parlare di traversata delle Orobie: il Pizzo dei Tre Signori e il passaggio dei 3000 orobici dalla bocchetta di Porola. Anche per questo non sono numerose le traversate portate a termine lungo il crinale orobico, così come non lo sono quelle parziali che non affrontano lo snodo dei Giganti orobici. Fatta questa puntualizzazione si può affermare che la storia delle traversate orobiche ha una genesi tutta bergamasca e francese. Avete letto bene, ho scritto proprio francese e presto ne scoprirete il perchè. Ogni storia ha un suo incipit, ecco da dove nasce questa: “L’idea della traversata sci-alpinistica delle Alpi Orobie me la propone l’amico Leone Tombini “ così scrive Angelo Gherardi, figura carismatica dello scialpinismo in Valle Brembana, nell’Annuario 1971 del C.A.I. Bergamo, e continua “La cosa risveglia in me un vecchio progetto e ... dopo numerosi rinvii causati dal maltempo, la mattina dell’8 maggio con gli amici Franco e Giuliano raggiungiamo Ornica, un piccolo paesino dell’Alta Val Brembana, punto di partenza della prima traversata sci-alpinistica delle Alpi Orobie. La giornata è splendida …” Angelo Gherardi trova in Franco Maestrini, scialpinista altrettanto carismatico e attivo in Valle Seriana, il giusto compagno con cui mettere a punto il progetto, intraprenderlo e portarlo a termine. I due, con Giuliano Dellavite, amico di Franco, compiono l’impresa dall’8 al 16 maggio 1971, partendo da Ornica e terminando all’Aprica. Angelo Gherardi e lo stesso Maestrini sono molto attivi nelle competizioni scialpinistiche di quegli anni. Durante i Rally scialpinistici marchiati CAI-CAF, che hanno carattere internazionale e che coinvolgono sciatori di tutto l’arco
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1971 Franco Maestrini e Giuliano Dellavite in Val di Lemma (© arch. Angelo Gherardi)
alpino, non mancano le occasioni per allargare i propri orizzonti e stringere nuove amicizie. Gherardi si lega particolarmente ad un personaggio di spicco dello scialpinismo francese, il suo nome è Jean-Paul Zuanon. I due organizzano e realizzano la seconda traversata dal 14 al 20 aprile del 1974 e la chiamano “La traversata dell’Amicizia”. Rispetto alla traversata del ’71 modificano partenza e arrivo oltre ad utilizzare alcuni colli differenti tra le vallate. Per salire al Pizzo dei Tre Signori partono da Biandino in Valsassina e, dopo il rifugio Curò, invece che affrontare il passo Grasso di Pila salgono al passo di Caronella scendendo a Carona di Valtellina e da lì all’Aprica. In quei giorni passati sulla neve delle Orobie progettano una nuova traversata che doveva avere uno stampo internazionale e coinvolgere i migliori scialpinisti di tutte le nazioni alpine. Purtroppo non se ne fece nulla. Nello stesso anno Angelo Gherardi il 24 dicembre trova la morte sul Corno Stella, la montagna sopra Foppolo che tanto ama. Zuanon di quella traversata scrisse un bellissimo diario
#ATTRAVERSARE - Storie di neve, di sci e di uomini
1971 A nord delle Orobie (© arch. Angelo Gherardi)
che venne tradotto e pubblicato dal CAI di Zogno nel libro dedicato all’amico Angelo “Un modo di essere uomo”. Jean-Paul Zuanon torna con un team tutto francese. In compagnia di Gian Battista Piazzalunga, amico di Angelo Gherardi, nel 1979 dall’1 al 16 aprile compiono la traversata Orobie-AdamelloBrenta, da Mezzoldo a Molveno. Il tratto orobico viene ridotto togliendo le prime due tappe che dal Pizzo dei Tre Signori conducono al Passo San Marco. Lungo la traversata si aggiungono altri amici brembani e francesi. Franco Maestrini attende il 1980 e dal 8 al 17 aprile, insieme ad un nutrito gruppo di giovani scialpinisti del CAI di Nembro, ripercorre l’intera traversata lungo il tracciato del 1971. Modifica solo l’ultima tappa, optando per la più remunerativa discesa dal Passo di Caronella. Da quella esperienza ne nasce il film “Passo dopo passo” prodotto dal compianto cineasta Gianni Scarpellini, in cui la voce fuoricampo narra il racconto del diario di Franco Maestrini. Maestrini racconta più volte di questa traversata e invita
gli amici scialpinisti a ripeterla per la bellezza e la solitudine che si incontrano sulle montagne di casa. Nessuno raccoglie la sfida. Forse per l’impegno tecnico e fisico richiesto dall’itinerario e da alcune incognite sui passaggi chiave del percorso. Nel 1991, Antonio Boscacci, per l’editore Albatros di Valmadrera, pubblica la guida “Orobie valtellinesi. Un parco naturale per lo scialpinismo” in epilogo al volume, l’autore propone una traversata delle Orobie simile a quelle già percorse, ma che termina al rifugio Mambretti con la salita al Pizzo Redorta senza affrontare la parte più selvaggia ed alpinistica della catena orobica. Così scrive Boscacci: “Dalla Val Gerola al Pizzo Redorta (6 giorni nelle Orobie Valtellinesi) – Ci è sembrato opportuno terminare la descrizione degli itinerari proponendone uno di eccezionale interesse e bellezza: la traversata da ovest ad est delle valli orobiche valtellinesi. È un piacere leggero che entra dentro, giorno dopo giorno, fino a sentire alla fine di essere parte di quel mondo percorso con gli sci.” Poi
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#ATTRAVERSARE - Storie di neve, di sci e di uomini aggiunge che per la sua personale esperienza il periodo migliore è quello invernale tra Natale e Capodanno, nonostante le giornate corte e a condizione che il manto nevoso sia ben assestato. Da ciò si può desumere che anche il mitico “Bosca” si è goduto una sua traversata scialpinistica delle Orobie. Prima dell’arrivo del nuovo millennio, per celebrare i 125 anni di fondazione del CAI Bergamo, il CAI di Nembro organizza una specie di staffetta. La mattina del 10 maggio 1998, nove team per un totale di 60 scialpinisti sono pronti ai rispettivi blocchi di partenza; ogni team ha il compito di percorrere una delle tappe in cui è stata suddivisa la traversata. Per l’occasione si ridisegnano i punti di partenza e di arrivo. Il primo gruppo parte da Valtorta verso il Pizzo dei Tre Signori passando per i Piani di Bobbio e il rifugio Grassi. L’ultimo gruppo parte da Malga di Campo e raggiunge Schilpario. A capitanare l’ultimo gruppo troviamo Franco Maestrini che è di certo l’ideatore ed il regista di questa originale edizione della Traversata delle Orobie in formato staffetta. Negli anni si assiste ad alcuni timidi tentativi che purtroppo si fermano al secondo o terzo giorno. Nessuno va oltre Foppolo, nessuno entra nel cuore selvaggio dei giganti orobici. Gli scritti di Jean-Paul Zuanon seminano curiosità tra gli scialpinisti francesi. Nel 2011 dal 5 al 12 marzo, Francois Renard e un gruppo di amici d’oltralpe, si portano nel Bresciano. La loro idea è di fare la traversata al contrario, da est ad ovest, partendo dalla Val Camonica ed arrivando ad Esino Lario. Il primo tentativo, osteggiato dal maltempo, si ferma dopo sette giorni a Gerola Alta: mancava solamente la tappa del Pizzo dei Tre Signori per chiudere la traversata classica. Nel 2013 dall’1 al 4 marzo Renard torna, con gli amici, a Gerola Alta e completa in 4 giorni la traversata sino ad Esino Lario. In questa occasione allunga il progetto iniziale, percorrendo l’intero crinale orobico dal gruppo dei Ponteranica sino ai Piani di Bobbio, per poi scendere in Valsassina e attraversare il Grignone passando dalla sua vetta. Di questa traversata, compiuta in due momenti, non se ne sa praticamente nulla nell’am-
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Diario, mappe e lettere dei Angelo Gherardi
biente Bergamasco, sino a quando non viene scoperto il libro pubblicato nel 2013 da Francois Renard “Skitinerrances 1”. Nel volume l’autore raccoglie 15 delle più belle traversate scialpinistiche fatte sulle montagne del mondo: dal Cile, alla Nuova Zelanda, sino in Norvegia. Nella pubblicazione la parte del leone la fanno le Alpi e qui troviamo pure le “Prealpes Bergamasques”. Dall’8 all’11 febbraio 2018 la guida alpina Cristian “Cinghio” Candiotto, con i clienti Angelo Zugnoni, Luca Gerosa e Mauro Tentorio, effettua quella che definisce l’Haute Route Orobie Occidentali. Segue per la gran parte il sentiero 101 delle Orobie Occidentali, partendo dal Culmine di San Pietro tra Valsassina e Val Taleggio; dopo 4 giorni, giunge a Tartano. Sempre nel 2018 due team si preparano autonomamente per compiere l’intera traversata sulle tracce di Angelo e Gherardi e Franco Maestrini. Alessandro Gherardi, figlio di Angelo, con Simone Moro, intende ripercorrere proprio l’itinerario del 1974 la “Traversata dell’Amicizia”. Il suo sogno è tornare sulle tracce del padre. Con i nuovi materiali e l’ottima preparazione atletica i due puntano a ripercorrere la traversata in soli 6 giorni. Dal 25 al 28 marzo 2018 i due sono in
#ATTRAVERSARE - Storie di neve, di sci e di uomini 1974 Jean Paul Zuanon e Angelo Gherardi alla Cantoniera di San Marco (© arch. Angelo Gherardi)
azione lungo il crinale orobico. Partono da Ornica, ma purtroppo al quarto giorno il maltempo li ferma al rifugio Mambretti. A malincuore rinunciano, con la promessa di tornare a completare la loro traversata. Nel 2017 Franco Maestrini ci lascia. Maurizio Panseri, più volte stimolato dagli inviti dell’amico Maestrini, decide che è il momento di partire e provare. Coinvolge nel progetto l’amico Marco Cardullo. I due attendono una finestra di bel tempo sufficientemente lunga, che arriva a fine di aprile. Nonostante il grande caldo partono per la loro traversata. Hanno in animo di iniziare a camminare dalle sponde del lago di Como e attraversare tutto il massiccio sino in Val Camonica, sulle sponde dell’Oglio. Dal 21 al 26 aprile 2018, con alcune traversie arrivano dopo sei giorni al rifugio Coca dove il maltempo li blocca. Quindi scendono a Valbondione per riposarsi e riprendono il viaggio qualche giorno dopo, solo quando le previsioni meteo danno miglioramento e gelo notturno. Due giorni li separano dalle sponde del fiume Oglio, ma la finestra di bel tempo è breve ed il 1° maggio tornano al rifugio Coca e chiudono la traversata a Carona di Valtellina.
Nel 2019 dal 16 al 25 marzo il team lecchese composto da Massimiliano Gerosa, Stefano Bolis, Jacopo Gregori, Silvia Favaro e Paolo Riboldi, partono da Gerola e dalla classica vetta del Pizzo dei Tre Signori, attraversano le Orobie sino alla Malga di Campo e al Monte Nembra, scendendo infine all’Aprica; portano a termine la loro traversata sci alpinistica festeggiando così i 50 anni della Scuola Nazionale di Scialpinismo CAI Lecco. In questi 50 anni, ognuno ha interpretato la traversata a modo suo adattandola al proprio stile, allo spirito e alle condizioni del momento. Se diverse sono le varianti possibili, nella parte iniziale e in quella terminale, per chi ha compiuto la traversata integrale, ci sono due luoghi di passaggio obbligatori: il rifugio Cà San Marco con l’omonimo passo, e il nodo dei 3000. Questo snodo tra i Giganti presenta un percorso pressoché obbligato: Forcellino, bocchetta di Porola, passo Coca e bocchetta dei Camosci, sempre che non si scelgano collegamenti alternativi di carattere alpinistico e meno adatti agli sci.
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LE TRAVERSATE. Nomi, luoghi e numeri 2013
Les Alpes Bergamasques 2
François Renard & C.
1974
Da Gerola Alta (Valtellina, SO) a Esino Lario (Rivera Lariana, LC) 4 giorni - dall’1 al 4 marzo 6.100 metri di dislivello
Traversata dell’amicizia
Angelo Gherardi e Jean-Paul Zuanon Da Biandino (Valsassina, LC) a Carona di Valtellina – Aprica (Valtellina, SO). 7 giorni - dal 14 al 20 aprile 46 ore, oltre 100 km di sviluppo, 10.000 metri dislivello. 6 cime, 23 passi, 25 vallate.
2018
Le traversiadi
Maurizio Panseri e Marco Cardullo Da Varenna (Riviera Lariana, LC) a Carona di Valtellina (Valtellina, SO). 6 giorni + 1 – dal 21 al 26 aprile + 1 maggio 74 ore, 178 km di sviluppo, 14.775 metri di dislivello. 5 cime, 23 passi.
1979
1971
Prima traversata scialpinistica dell’intera catena orobica Angelo Gherardi, Franco Maestrini e Giuliano Dellavite
Da Ornica (Val Brembana, BG) a Ponte Frera – Aprica (Valtellina, SO) 9 giorni – dal 8 al 16 maggio 70 ore, poco meno di 100 km di sviluppo, 9.300 metri di dislivello.
Orobie – Adamello - Brenta
Jean-Paul Zuanon, Raoul Mathieu, Michèle Boitel, Jacqueline Duc, Gian Battista Piazzalunga Da Mezzoldo (Val Brembana, BG), all’Aprica (Valtellina, SO) e Saviore dell’Adamello (Valcamonica, BS) Li raggiungono Elisabeth Zuanon, Alain Duc, Maurizio Pesenti, Massimo Bettinelli e Patrizio Milesi, insieme da Saviore dell’Adamello
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Anni ’80 (Valcamonica, BS) attraversano Adamello e Brenta sino al lago di Molveno (Val di Non, TN) 16 giorni – dall’1 al 16 aprile 101 ore, oltre 187 km di sviluppo, 17.500 metri dislivello 5 cime, 25 passi.
Dalla Val Gerola al Pizzo Redorta Antonio Boscacci
Da Pescegallo (Val Gerola, SO) a Vedello (Val Venina, SO). 9 giorni – dicembre e gennaio 35 ore, 60 km di sviluppo, 5.800 metri di dislivello.
1980
Passo dopo passo - Traversata in ricordo di Angelo Gherardi
Franco Maestrini, Mario Belloli, Aldo Brignoli, Armando Carrara, Emilio Moretti, Gerardo Perico, Luigi Zanetti e Paola Cugini Da Ornica (Val Brembana, BG) a Carona di Valtellina – Aprica (Valtellina, SO) 9 giorni - dal 19 al 27 aprile 100 km di sviluppo, 9.300 metri di dislivello.
2011
Les Alpes Bergamasques 1 François Renard & C.
Da Paisco Loveno (Valcamonica, BS) a Gerola Alta (Val Gerola, SO) 8 giorni - dal 5 al 12 marzo 67 ore, 14.000 metri di dislivello 23 cime e passi.
1998
Staffetta 125 anni CAI Bergamo 10 maggio 9 frazioni - 9 team - 60 scialpinisti
2018
Haute Route Orobie Occidentali
Cristian “Cinghio” Candiotto, Angelo Zugnoni, Luca Gerosa e Mauro Tentorio Dal Culmine di San Pietro (Valsassina, LC) a Tartano (Valtartano, SO) 4 giorni - dal 8 all’11 febbraio 80 km di sviluppo, 6.000 metri di dislivello.
2018
La traversata dell’amicizia
2019
Traversata Orobika
Alessandro “Geko” Gherardi e Simone Moro
Massimiliano Gerosa, Stefano Bolis, Jacopo Gregori, Silvia Favaro e Paolo Riboldi
Da Ornica (Val Brembana, BG) a Vedello (Val Venina, SO). 4 giorni - dal 25 al 28 marzo 73 km di sviluppo, 8.300 metri di dislivello.
Da Pescegallo (Valtellina, SO) all’Aprica (Valtellina, SO) 10 giorni - dal 16 al 25 marzo 134 km di sviluppo, 12.600 metri di dislivello.
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Gruppo > settore itinerario
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#NEVE
FORSE
Domenica 22 dicembre 2013, 12:02:53 Cima Timogno 2096m (Spiazzi di Gromo - BG) Un desiderio celato, contro ogni previsione. Una speranza cullata, che ti fa compagnia. Forse, forse sarà neve. E allora sali a vedere lassù, grosse gocce dal cielo precipitano gonfie, lavano l’aria. E ti piace ascoltarne il fitto del suono, mentre ti incammini al ritmo liquido della partitura. E si disseta la terra, pare di sentirla mentre vorace beve, senza prendere fiato. E continui a salire. Forse, forse più su sarà neve. Maurizio Panseri
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#ATTRAVERSARE - Storie di neve, di sci e di uomini
Le traversiadi
Cinque viaggi (più uno) con gli sci al limite delle Orobie. Un film di Maurizio Panseri e Alberto Valtellina con la musica di Alessandro Adelio Rossi (2020, 77’) Produzione Alberto Valtellina www.albertovaltellina.it La traversata delle Orobie con gli sci, dal lago di Como a Carona di Valtellina, è stata percorsa per quattro volte dal 1971: 180 chilometri e 15.000 metri di dislivello in una settimana. Nella regione italiana più antropizzata, a pochi chilometri dalle sedi della logistica, dai capannoni industriali, dagli apericena, si scoprono luoghi selvaggi, meravigliosi e solitari. La traversata delle Orobie con gli sci è stata pensata e percorsa da Angelo Gherardi, con Franco Maestrini e Giuliano Dellavite nel 1971. Nel 1974 Gherardi torna sull’itinerario con il francese Jean-Paul Zuanon. In ricordo di Angelo Gherardi, scomparso nel 1974, Maestrini nel 1980 porta otto giovani nembresi da Ornica a Carona di Valtellina e filma l’impresa in Super 8. François Renard legge l’articolo di Jean-Paul Zuanon su “La montagne” e reinterpreta la traversata a suo modo, nel 2011 e nel 2013. Maurizio Panseri e Marco Cardullo nella primavera 2018 percorrono e filmano l’itinerario per la quinta volta, questa volta da Varenna a Carona di Valtellina. Il film “Le traversiadi” è un viaggio fra le montagne e nella storia dell’alpinismo: andiamo alla ricerca degli ideatori della traversata, nelle valli bergamasche e in Francia. Costruiamo il film legando le riprese di Maurizio e Marco con incontri illuminanti: Alessandro “Geko” Gherardi, figlio di Angelo; Pina, la moglie di Angelo Gherardi; Maria, la moglie di Franco Maestrini; Giuliano Dellavite, che della traversata del 1980 possiede il filmato originale, che noi sottraiamo in allegria e scansioniamo in alta definizione; “Stenmark”, Paola e gli altri sciatori della traversata del 1980; Bruno Quarenghi, amico e
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sodale di Gherardi; il falegname Domenico Avogadro, che alla fine della guerra fabbricò i primi sci per il giovanissimo Gherardi… Maurizio incontra brevemente e filma, sotto il passo Coca, gli alpinisti lecchesi che percorrono la traversata per la sesta volta. “Le traversiadi” è girato nel classico formato 2,39:1, Cinemascope, perché se è vero che il Cinemascope è nato per riprendere i serpenti, come dice Fritz Lang, ne “Il disprezzo” di JeanLuc Godard, pensiamo vada benone anche per riprendere gli sci. Alberto Valtellina
“Le Traversiadi. Cinque viaggi (più uno) con gli sci al limite delle Orobie.” Un film di Maurizio Panseri e Alberto Valtellina Musica di Alessandro Adelio Rossi. Con Alessandro “Geko” Gherardi, Marco Cardullo, Maurizio Panseri, Maria Bigoni Maestrini, Pina Zambelli Gherardi, Paola Cugini, Giuliano Dellavite, Bruno Quarenghi, Domenico Avogadro, François Renard, Jean-Paul Zuanon, Alberto Valtellina, Giovanni Filisetti, Roberto Bagattini, Cristina Grisa, Silvia Favaro, Massimiliano Gerosa, Jacopo Gregori, Stefano Bolis. Voce narrante Maurizio Panseri. Guido Contini legge estratti da Orobie 74, diario di Jean Paul Zuanon. Estratti dal film Passo dopo passo (Super 8, 30’,1980) di Gianni Scarpellini, testo di Franco Maestrini. NB: La produzione ha accettato di aderire alla convenzione internazionale per il “drone free movie”. All’interno de “Le traversiadi” non ci sono immagini riprese da drone.
#ATTRAVERSARE - Storie di neve, di sci e di uomini
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#NEVE
FARE LA TRACCIA
Giovedì 06 febbraio 2014, 10:10:21 Vareno – Monte Pora 1720m (Castione della Presolana - BG) Fare la traccia, la prima traccia dopo una nevicata, è una di quelle cose che non hanno prezzo, che non hanno valore, che non possono essere vendute o comperate e proprio per questo preziosissime. È come avere davanti un foglio bianco prima di iniziare a scrivere, una tela vergine prima di iniziare a dipingere, un blocco di marmo prima di iniziare a scolpire, ma fare la traccia non è arte in senso stretto. È un atto creativo, ma effimero, che si consuma dopo il mio passaggio. In pochissimo tempo il segno bianco nel bianco svanirà, nel groviglio di altre tracce o cancellato dalla neve, dal sole o dal vento. Fare la traccia, la prima traccia dopo una nevicata, mi rende felice come quando da bambino, tornato da scuola, andavo a slittare nel prato sotto casa e rientravo solo quando era già buio e i lampioni della piazza erano accesi da tempo. Così mi sento, felice come allora. Senza esitazione spingo in avanti lo sci e sorrido nel sentire la neve fresca cedere con un gemito delicato sotto i miei sci. Mi incanto nell’osservare le spatole che affondano ritmicamente nella soffice coltre. Inizia così il gioco e già vedo il ricamo sinuoso che lascerò tra gli abeti carichi di neve, adattandomi alle pendenze e alle forme, accarezzandole con delicatezza, evitando gli ostacoli con armonia, senza strappi e con scorrevolezza. Ad ogni inversione con la coda dell’occhio osservo il segno del mio passaggio e lo percepisco come un dialogo intimo tra il mio incedere e la madre terra, un gioco di rimandi, un sommesso sussurrare. Non posso fare a meno di cogliere una delicata sensualità in quelle forme e quei ricami, dove solo le tonalità infinite del bianco danno colore e profondità, in un inafferrabile gioco d’ombre. Riparto, davanti a me è tutto un luccichio, la neve fruscia all’avanzare dei miei sci. Maurizio Panseri
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#ATTRAVERSARE - Storie di neve, di sci e di uomini
“OROBIE 74”
Frammenti dal diario di Jean Paul Zuanon Sabato 13 aprile - Arrivo in treno dalla Francia, dopo un viaggio notturno sotto la pioggia. Subito telefono a Zogno. Angelo ha tutto organizzato, tutto preparato e anche la neve ci sarà. Venerdì 14 aprile - Quando ci ritroviamo sulla strada d’Introbio, guidati dal Presidente del CAI di Zogno, con la pioggia che sferza il parabrezza, parliamo poco. Sarebbe troppo stupido dovere rinunciare adesso. Al ponte di Biandino, troviamo la neve sulla strada e il Mascheroni ci lascia dopo avere scattato una foto di noi due. Prendiamo gli zaini il cui peso deve bene aggirarsi sui 25 chili e con passo tranquillo, saliamo. Un sole timido attraversa le nuvole. Dopo la Bocca di Trona dobbiamo raggiungere il passo di Salmurano. Angelo ha immaginato un itinerario un po’ ardito in un canalone molto stretto e ripido. D’estate c’è un sentiero, ma oggi c’è uno scivolo impressionante. Esitiamo qualche minuto e poi Angelo inizia il passaggio. Rassicurato lo seguo a buona distanza. Tutto è andato bene. Una mezza costa, una risalita, e siamo al passo di Salmurano da dove, “quelle horreur!”, si intravedono gli impianti. Sabato 15 aprile - Siamo svegliati dal ronzio di uno “scooter des neiges” che gira intorno al rifugio. Abbiamo parole poco lusinghiere per questa invenzione rumorosa. Comunque è l’ora di andare. Scendiamo un po’ sull’altro versante, con neve magnifica, poi risaliamo verso il ripiano dove sorgono le baite d’Orta. Camminando nel bosco Angelo impiglia gli occhiali in un ramo. Oggi, ho imparato ancora qualcosa, perfezionando la mia collezione di bestemmie. Il posto è bellissimo. Andiamo a dare un’occhiata al passaggio chiave: la traversata di canaloni ripidissimi sotto il Pizzo d’Orta. Paiono in condizioni ottime. Domenica 16 aprile - Conosco quasi a memoria la relazione della prima traversata del 71. Calziamo i ramponi. Le montagne al di là della Valtellina sono
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le nostre compagne silenziose e impressionanti: Badile, Disgrazia, Bernina … Il passaggio difficile è superato in qualche minuto. È meglio non farsi impressionare dal vuoto, il luogo è abbastanza esposto. Dopo saliamo su pendii ripidi e molto adatti allo sci. Al passo Pedena, troviamo il sole. Lunedì 17 aprile - Rimettiamo i ramponi per risalire un vallone cosparso di grossi blocchi, che porta alla bocchetta nord del Corno Stella. Con una nuova discesa, che è una “cannonata”, arriviamo al lago di Publino. Angelo mi spiega che anche se il freddo ci da un po’ fastidio, ci aiuta parecchio mantenendo la neve in buone condizioni. Con temperatura normale, saremmo nella neve marcia o, come si dice in francese, nella “soupe”, la minestra. Anche questa discesa mi permette di apprezzare la sicurezza di Angelo, il suo senso dell’itinerario e il modo ottimo in cui ha preparato la nostra traversata: c’è
#ATTRAVERSARE - Storie di neve, di sci e di uomini un solo passaggio per scendere il salto roccioso e Angelo lo trova subito, senza nessuna esitazione. Lasciamo gli zaini al passo, “quelle plaisir!”, e ci scateniamo per salire alla cima di Scoltador, quasi correndo. Dalla cima, raggiunta per una cresta esile e aerea, si scoprono montagne nuove. Ci avviciniamo ai giganti delle Orobie, zona bellissima e impressionante, in cui mi pare che Angelo conosca tutte le montagne. Ben pochi devono conoscere le Orobie come lui e non potevo certo trovare una guida migliore. Dopo questo intermezzo “touristique”, torniamo al passo, calziamo gli sci e ci abbassiamo in Val Venina. Solo nel fondovalle non sono d’accordo con la traccia seguita dal mio amico. Per non perdere quota, lui preferisce fare una mezza costa, attraversando numerose vecchie slavine dai blocchi faticosi. La variante non mi convince e posso utilizzare il mio catalogo di bestemmie in francese e in italiano. Per la prima volta in quattro giorni ho dei pensieri poco lusinghieri per il mio compagno. Chi è andato in montagna sa come è facile arrabbiarsi per niente. Ma la mia irritazione cade subito quando il mio amico riconosce, lui stesso, che forse non valeva la pena andare laddove è andato. Martedì 18 aprile - Scendiamo poi nella valle di Scais, il punto più basso di tutta la traversata. Ci fermiamo un po’ vicino al lago e incontriamo due impiegati della diga che ci invitano gentilmente a fare colazione da loro. Uno riconosce Angelo: si erano già incontrati tre anni fa, in occasione della prima traversata, e dice che da allora nessuno è sceso con gli sci dal Forcellino. Non è sempre necessario andare nel fondo dell’Asia per trovare ancora avventura e solitudine. Maccheroni, vino, caffè, siamo ben rifocillati quando ripartiamo per l’ultima salita che ci porta alle baite delle Moie di Rodes. Mercoledì 19 aprile - Finalmente dopo un canalino molto ripido arriviamo al passo di Porola (metri 2880). Forse anche questo passaggio è una “invenzione” di Angelo. Non è segnato ne’ sulla carta ne’ sulla guida del Sugliani. Una volta di più devo rendere un omaggio alla chiaroveggenza del mio amico. Sono già parecchi anni che faccio sci-alpinismo e mi sono accorto che la maggior parte degli sciatori si accontenta di ripetere itinerari conosciuti
e battuti. Ben pochi hanno l’audacia o l’idea di andare al di là, di studiare gite nuove studiando carte. È questo il vero sci-alpinismo nel quale si prova il sentimento di scoprire, di creare qualcosa. Il passo di Porola, questo è il “tetto” della nostra traversata. Adesso sono un po’ preoccupato: come andrà la discesa verso la Vedretta dei Lupi? Angelo dice che nel ’71, qui avevano incontrato severe difficoltà. Ci leghiamo alla corda e piano piano inizio la discesa. Facciamo così una lunghezza di corda, poi ci sleghiamo e, correndo nella neve farinosa, scendiamo al ghiacciaio. Visto da sotto, il canalone del passo di Porola appare veramente come una discesa “alla Sylvain Saudan”. Giovedì 20 aprile - Una lunga salita ci porta alla Bocchetta dei Camosci, dopo una lunga mezza costa ripida ed esposta. Angelo sarebbe propenso a fare il Pizzo Coca ma io sono reticente. Rinunciamo dunque ma ci promettiamo bene di tornare. Sono contento di vedere che facciamo già progetti, vuol dire che il nostro “raid” è riuscito. Ci leghiamo solo per una cinquantina di metri, poi calziamo gli sci.
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#ATTRAVERSARE - Storie di neve, di sci e di uomini
Scendo per primo per scattare qualche foto e così posso ammirare lo stile di Angelo: sicuro, senza fioriture come fanno gli sciatori di pista. Si vede subito che lui passa dappertutto. Finalmente, con una certa cerimonia, rallentiamo per arrivare al Passo di Caronella e godere i nostri ultimi metri di salita, il nostro ultimo colle. Per me, in questo momento c’è un po’ di nostalgia. Peccato che sia già tutto finito. Sono esattamente le 12 quando passiamo sotto l’enorme traliccio che sfregia il colle. Un ultimo sguardo al Pizzo Tre Confini e al Gleno e poi, quasi subito, iniziamo la discesa. Troviamo una neve stupenda che ci fa gridare di gioia e quasi dimentichiamo il peso dello zaino. Ancora qualche tratto fra gli alberi, cercando le ultime chiazze di neve, poi diventa uno sport molto impegnativo perché, da una chiazza all’altra, bisogna saltare. Arriviamo a Carona di Valtellina e per la prima volta dopo tre giorni vediamo uomini. Ci guardano stupiti mentre ci abbeveriamo in una vasca.
Mi ricordo che nelle poche parole scambiate, ce ne erano già che riguardavano progetti futuri. Solo dopo alcuni giorni, cominciammo a comprendere la nostra bellissima avventura, che ci aveva portato lontano dagli uomini, in queste montagne che amiamo tanto. Jean Paul Zuanon
* si ringrazia Jean Paul Zuanon per avere concesso la parziale trascrizione del suo diario * si ringrazia Alessandro Geko Gherardi per avere concesso la riproduzione fotografica dei diari di suo padre Angelo Gherardi
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Istruzioni per l’uso Questo è un invito sfacciato a restare più giorni tra i monti ed immergersi nel silenzio e nel candore delle notti in prossimità del cielo, lontani dalla frenesia quotidiana. Pure le gite in giornata sono belle, ma quando ci si rimette in auto, magari immersi nel traffico, a volte viene un poco di tristezza. Mentre quando, al termine di una giornata sulla neve, si ha l’occasione di sostare in un bivacco o in un rifugio si vive un’esperienza che dona emozioni uniche e un senso di pace indescrivibile. In questo volume non troverete solo proposte di traversate, che richiedono un impegno di più giorni, ma anche numerosi itinerari da affrontare in giornata, da interpretare sempre sul filo del verbo “attraversare”. Mi auguro che troviate idee per scoprire montagne a voi sconosciute o per riscoprire montagne conosciute ma con uno sguardo rinnovato. Spero soprattutto che ogni immagine, ogni appunto,
Sulle creste del Monte Sasna
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ogni traccia, ogni tappa, ogni itinerario sia uno stimolo a cambiare approccio, a diventare curiosi e scoprire nuove possibilità, nuove linee e nuovi modi di andare per i monti con gli sci. Ben vengano le gite dove si sale e si scende dal medesimo itinerario, ma “attraversare” regala emozioni differenti e, a volte, più intense. E se non volete “attraversare” nessuno vieta di prendere ogni singola proposta, sia le tappe che gli itinerari ad anello, e scomporla ottenendo così due o più gite da percorrere nel modo che più vi aggrada. Se sfogliando le pagine, vi lascerete trasportare in queste piccole e grandi traversate, scoprirete la bellezza di questo gioco in cui i vostri sci scivoleranno sempre su neve nuova e territori sconosciuti, colle dopo colle, vetta dopo vetta, versante dopo versante. Se ritenete di non avere un bagaglio d’esperienze sufficienti per lo sci di traversata, iniziate
gradualmente dagli itinerari più brevi e più semplici, dove la discesa si svolge sul medesimo versante della salita. Ed infine tre sono le parole chiave che vi consiglio di tenere come riferimento nel vostro vocabolario, per non restare delusi, per rinnovare il gioco, per non smettere mai di sognare. Incertezza – Salire e scendere dallo stesso itinerario difficilmente riserva delle sorprese. Oltre ad avere già testato la qualità delle neve durante la salita, si ha pure la possibilità di studiare la migliore traccia che si seguirà in discesa, evitando zone rischiose e scegliendo le nevi migliori. In questi casi il margine d’incertezza si riduce drasticamente. Mentre se salite da un versante e scendete da quello opposto, dovete lasciare il certo per l’incerto. Sarà quindi necessario mettere in gioco tutta l’esperienza e la sensibilità di cui si è in possesso per leggere un terreno sempre nuovo, individuando la migliore traccia da percorrere, quella più sicura. Per affrontare una traversata, anche la più semplice e breve, è sempre indispensabile averla pianifica-
ta a tavolino studiando con attenzione le mappe e informandosi sulle condizioni nivo-meteo. Poi, una volta in campo, si deve osservare con attenzione il terreno che si ha davanti, sapere valutare le condizioni e muoversi sempre garantendosi margini di sicurezza più ampi. Inoltre si deve essere sempre padroni della situazione, sapendo esattamente cosa si sta facendo e dove ci si sta dirigendo. L’incertezza che caratterizza lo sci di traversata, ci obbliga ad essere sempre consapevoli di ciò che si fa e come lo si fa, per ridurre al minimo i rischi. Rinuncia – Non sempre ciò che si è pianificato, quando ci si cala nell’esperienza, è esattamente come ce lo si immaginava. A volte non vi sono le giuste condizioni meteo. Altre volte la stabilità del manto nevoso su quel determinato versante, in barba a tutti i bollettini, è tutt’altro che certa. Altre ancora è la nostra testa o il nostro corpo che non viaggiano in sintonia tra loro e con la montagna. Gli imprevisti sono infiniti e può succedere che, osservando il pendio vergine che si inabissa sotto i propri sci, si venga assaliti da mille dubbi e infinite domande: Cosa troveremo? Come sarà? Ma sarà sicuro? Ed è proprio in questi momenti che bisogna essere pronti alla rinuncia. Inizialmente è frustrante, ma quando ci si rende conto che non è una sconfitta, ma il frutto di una scelta, la si accetta serenamente, perché la rinuncia è parte integrante del gioco. Piano B – In sintesi nello sci di traversata non vi è alcuna certezza e non ha senso forzare una situazione. Allenatevi all’incertezza e siate sempre pronti alla rinuncia. Questa attitudine, questo essere duttili e resilienti, diventerà con il tempo qualcosa di acquisito. Quando partite, anche solo per una gita in giornata, sulle mappe mettete sempre i vostri punti di domanda. E ad ogni cambio pelli saprete già che se non si trovano risposte, andare oltre ha margini di rischio elevati e la rinuncia sarà la giusta scelta. Rientrare lungo la propria traccia inoltre potrà offrire l’opportunità di godervi una sciata su terreno conosciuto o di mettere in campo il Piano B che vi frullava nella testa sin dall’inizio e, carta alla mano, sperimentate magari un tracciato inedito per rientrare al punto di partenza.
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Ringraziamenti Un grazie speciale all’amico Marco Cardullo, con cui ho condiviso tutti i giorni passati sugli sci in questi ultimi anni. Instancabile compagno di numerose gite e di tutte le traversate che hanno fornito lo spunto e il materiale per la nascita di questo volume che avete tra le mani. L’altro amico a cui sono riconoscente è l’inarrestabile Daniele Natali. È arrampicando, correndo e sciando insieme che siamo diventati ingordi a tal punto che la voglia di andare oltre ci fa dimenticare ogni fatica e, per tornare al punto di partenza, un poco di energie si trovano sempre. Grazie anche ad Alberto Valtellina che in un lontano I° maggio del 1984 “creò il mostro”. Io gestivo a malapena un improbabile spazzaneve, ma accettai l’invito, forse perché un poco annebbiato dall’alcol. Lui mi mise un paio di sci sullo zaino e un paio di scarponi ai piedi. Eravamo a Valbondione e mi portò sino in vetta al Monte Gleno. La salita fu lunga e in merito alla discesa mi avvalgo della facoltà di non rispondere, quei 2000 metri di dislivello furono l’imprinting, la forma d’apprendimento che segnò da allora il mio modo di andare per monti in inverno. A Verena Jäggin, inossidabile amica d’oltralpe, dedico molto più di un grazie. Nei primi anni ‘90 fu la preziosa compagna d’avventura con Sulla vedretta di Redorta
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cui condivisi le mie prime traversate. Di quelle esperienze conservo ancora oggi vivide immagini e indelebili ricordi. Viaggi epici in Corsica, sui Pirenei e in Marocco. Un grazie particolare a Lisa, al secolo Elisabetta Oprandi. Con scrupolo e cura si è riletta ogni scheda, ogni descrizione, ogni didascalia apportando le sue correzioni ed integrazioni, appuntando i suoi consigli. Grazie a Davide Vagheggi e Tommaso Bacciocchi per la professionalità ed il sapiente lavoro grafico che hanno portato a questa bella edizione dedicata alle mie candide montagne. Grazie a Cristina Paruta, mia moglie, che mi sopporta tutti i giorni e, quando scrivo, è sempre pronta a spronarmi e sostenermi, aiutandomi a dare forma a quel fiume di emozioni che mi scorre dentro dopo un giorno passato tra i monti. Grazie per la sua pazienza e per il suo senso critico, che ogni volta mi riporta con i piedi per terra. E poi ci sono Leonardo e Giulia a cui ho trasmesso la passione e l’amore per la neve. Grazie a tutte le amiche e gli amici con cui ho condiviso anche solo una breve traccia ed una manciata di attimi vissuti sulla neve. Maurizio Panseri
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• Consultazione dei bollettini nivo-meteorologici e valutazione di previsione meteorologica, situazione di innevamento e pericolo di valanghe • Completano il quadro le informazioni di esperti locali quali guide alpine, ufficio turismo, rifugisti, ecc, e quelle dedotte dal web (con spirito critico!)
• Valutare le reali condizioni meteorologiche, anche in relazione alla previsione letta a tavolino • Valutazione dell’effettiva quantità di neve al suolo, della neve fresca, e delle condizioni generali di pericolo valanghe nella zona della gita • Raccolta di ulteriori informazioni da persone locali e gitanti di rientro
• Valutare durante il percorso, ad intervalli regolari le condizioni di visibilità, vento e temperatura • Valutare lo spessore della neve fresca (altezza critica 20-30cm) e le caratteristiche del manto nevoso (neve con coesione, assestamenti con “woom”, strati di scorrimento o deboli) • Eventualmente se si avverte una situazione di possibile pericolo , valutare la stabilità del manto effettuando prove rapide quali bastoncino o pala
2 - Zonale Valutazione dettagliata sul posto del rischio valanghe e delle condizioni ambientali; eventualmente cambio di destinazione per la gita
3 - Locale Valutazione del singolo pendio durante lo svolgersi della gita, ed eventualmente adozione di misure atte a prevenire rischi per il gruppo
A - CONDIZIONI NIVEO-METEO
1 - Regionale Pianificazione della gita a tavolino, valutazione delle alternative
LIVELLO DECISIONALE
• Valutare nel dettaglio l’inclinazione di pendii ripidi con il metodo del bastoncino o con inclinometro (inclinazione critica 25-30°) • Valutare l’esposizione dei pendii rispetto ai venti prevalenti dei giorni precedenti e all’irraggiamento solare pregresso • In vista della discesa valutare attentamente itinerari di variante, in relazione all’irraggiamento futuro ed al pericolo valanghe
• Orientarsi rispetto alla carta topografica di riferimento ed allo schizzo di rotta, condividendo l’informazione con gli altri • Individuare la “macrotraccia” sul posto valutando le condizioni generali di innevamento e pericolo lungo il percorso scelto • Individuare le zone di potenziale distacco valanghe quali canaloni, pendii sottocresta, cornici, pendii aperti, radure, ecc. • Individuare le fonti di altri eventuali pericoli quali salti di rocce, cascate di ghiaccio, seraccate, zone crepacciate, ecc.
• Documentarsi con guide sulla scelta di itinerari da valutare, sulla base della stagione e dell’innevamento del periodo • Consultare cartine topografiche 1:25.000 o 1:50.000 • Tracciare uno schizzo di rotta • Valutare le pendenze dell’itinerario in relazione a pericolo valanghe e alle difficoltà tecniche • Individuare le gite alternative
B - TERRENO
FATTORI DI VALUTAZIONE
• Assicurarsi che il gruppo mantenga le regole base di autodisciplina, soprattutto in presenza di situazioni di pericolo • Valutare a intervalli regolari le condizioni fisiche e psichiche dei partecipanti durante la gita, soprattutto in seguito a situazioni di stress • In caso di pericolo, in discesa mantenere le distanze di sicurezza, sciare in corridoi prestabiliti e arrestarsi a monte dei compagni che precedono in zone di sicurezza
• Controllare l’effettiva composizione del gruppo alla partenza, e l’eventuale presenza di altri gruppi • Controllare l’equipaggiamento individuale e di gruppo, con particolare attenzione al materiale utile all’autosoccorso • Effettuare la prova ARTVA • Formazione di piccoli gruppi autonomi con proprio “capogita” • Controllare durante la gita i tempi di marcia verificando il rispetto della tabella di marcia
• Valutare la composizione del gruppo di gitanti in relazione ad esperienza, capacità tecniche, preparazione fisica e condizione psicologica • Valutare attentamente gli itinerari scelti sulla base delle capacità del soggetto meno preparato tecnicamente/fisicamente • Individuare i soggetti di maggiore esperienza per condividere le scelte e le responsabilità
C - FATTORE UMANO
SCALE DIFFICOLTÀ Scala Scala Blachère Traynard
SKI
DIFFICOLTÀ DISCESA
SKI 1
Terreno facile. Pendii ampi o bosco rado; inclinazione < 30° e dislivello contenuto (< 800m). Esposizione e rischio valanghe limitati. La qualità della neve condiziona in maniera determinante la difficoltà.
MS
S1
SKI 2
Terreno con poche difficoltà tecniche. Pendii più accidentati e ripidi, ma con inclinazione < 35°. Il dislivello e l’esposizione possono essere significativi (dislivelli > 800m). Richiesta una buona tecnica sciistica e una buona capacità di valutazione della stabilità della neve.
BS
S2
SKI 3
Terreno tecnico. Passaggi tecnici e canali, pendii a 35° anche molto lunghi e brevi settori a 40/45°. L’esposizione ed eventuali pericoli oggettivi possono essere importanti. Richiesta un’ottima tecnica sciistica e un’ottima capacità di valutazione della stabilità della neve.
OS
S3
SKI 4
Sci ripido e canali (couloirs). Pendii a 40°, anche molto lunghi, e con brevi settori fino a 45/50°. Canali stretti, terreno impegnativo e passaggi esposti.
S4/5
SKI 5
Itinerari estremamente difficili. Canali e pendii molto sostenuti con inclinazione sopra i 45° e con importanti settori fino a 50/55°. Forte esposizione. Questo livello è aperto verso l’alto e con i gradi più alti (5.4 5.5…) indica itinerari sopra i 50/55° raramente in condizioni.
S5/6
1.1 1.2 1.3
2.1 2.2 2.3
3.1 3.2 3.3
4.1 4.2 4.3
5.1 5.2 5.3 5.4 5.5
ALP DIFFICOLTÀ ALPINISTICA E
Difficoltà escursionistiche Terreno facile. Anche con condizioni di neve ghiacciata non sono necessari ramponi e piccozza.
F
Alpinismo facile Nessuna difficoltà particolare, ma occorre buona capacità di orientamento.
PD
Alpinismo poco difficile Alcune difficoltà alpinistiche sia su roccia che su ghiaccio/neve. Pendii di neve e ghiaccio a 35/40°, spesso necessari ramponi e piccozza.
AD
Alpinismo abbastanza difficile Difficoltà alpinistiche sia su roccia che su ghiaccio/neve. Pendii di neve e ghiaccio tra i 40° e 50°.
D
Alpinismo difficile Difficoltà alpinistiche sostenute sia su roccia che su ghiaccio/neve. Pendii di neve e ghiaccio tra i 50° e 70°.
EXP ESPOSIZIONE/PERICOLO
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E1
Pendio uniforme o collegato col pendio sottostante. Rocce e alberi non obbligano in modo significativo il passaggio, ma possono essere un elemento di pericolo in caso di caduta.
E2
Canale abbastanza largo, pendio con piccole barre rocciose che interrompono la continuità del pendio. Una caduta può essere potenzialmente molto pericolosa.
E3
Stretti canali o pendii con passaggi obbligati o alti salti di roccia. Una caduta nei tratti esposti avrà sicuramente gravissime conseguenze.
E4
Pareti rocciose dove è assolutamente vietato cadere.
INGAGGIO I
Itinerario di facile individuazione. Ingaggio basso.
II
Itinerario abbastanza complesso, di non facile individuazione, necessaria una buona conoscenza del terreno d’azione. Ingaggio medio. È utile studiare i passaggi in anticipo.
III
Itinerario complesso e lungo con percorso di difficile individuazione, necessaria una buona conoscenza del terreno d’azione. Ingaggio elevato. È importante studiare i passaggi in anticipo, in quanto i riferimenti sono difficili da prendere.
IV
Itinerario molto complesso e lungo con percorso di difficile individuazione e difficile interpretazione, necessaria una ottima conoscenza del terreno d’azione. Ingaggio molto elevato. È indispensabile studiare i passaggi in anticipo, in quanto i riferimenti sono molto difficili da prendere.
SCALA EUROPEA DEL PERICOLO VALANGHE SCALA PERICOLO
STABILITÀ MANTO NEVOSO
1 DEBOLE
2
MODERATO
3 MARCATO
4 FORTE
5 MOLTO FORTE
PROBABILITÀ DISTACCO VALANGHE
Il distacco è generalmente possibile Il manto nevoso è in generale ben consolidato solo con un forte sovraccarico** su pochissimi pendii estremi***. e stabile. Sono possibili solo piccole e medie valanghe spontanee.
INDICAZIONI PER SCIATORI ED ESCURSIONISTI Condizioni generalmente sicure per le escursioni.
Il manto nevoso è moderatamente consolidato su alcuni pendii ripidi*, altrimenti è generalmente ben consolidato.
Il distacco è possibile principalmente con un forte sovraccarico**, soprattutto su pendii ripidi* indicati. Non sono da aspettarsi valanghe spontanee molto grandi.
Condizioni favorevoli per le escursioni, ma occorre considerare adeguatamente locali zone pericolose.
Il manto nevoso presenta un consolidamento da moderato a debole su molti pendii ripidi*.
Il distacco è possibile già con un debole sovraccarico** soprattutto sui pendii ripidi* indicati. Talvolta sono possibili alcune valanghe spontanee di grandi dimensioni e, in singoli casi, anche molto grandi.
Le possibilità per le escursioni sono limitate ed è richiesta una buona capacità di valutazione locale.
Il manto nevoso è debolmente consolidato sulla maggior parte dei pendii ripidi*.
Il distacco è probabile già con un debole sovraccarico** su molti pendii ripidi*. Talvolta sono da aspettarsi numerose valanghe spontanee di grandi dimensioni e spesso anche molto grandi.
Le possibilità per le escursioni sono fortemente limitate ed è richiesta una grande capacità di valutazione locale.
Il manto nevoso è in generale debolmente consolidato e per lo più instabile.
Sono da aspettarsi numerose valanghe spontanee molto grandi e spesso anche valanghe di dimensioni estreme, anche su terreno moderatamente ripido*.
Le gite sciistiche non sono generalmente possibili.
Le parti di terreno dove il pericolo è particolarmente pronunciato vengono descritte più dettagliatamente nel bollettino delle valanghe (ad es. quote, esposizione, forma del terreno ecc.). * Pendio moderatamente ripido: pendii meno ripidi di circa 30°. * Pendio ripido: pendii più ripidi di circa 30°. ** Sovraccarico debole: sciatore o snowborder che effettua curve dolci, che non cade; escursionista con racchette da neve; gruppo che rispetta le distanze di sicurezza (minimo 10m). Sovraccarico forte: due o più sciatori o snowborder che non rispettano le distanze di sicurezza, escursionisti a piedi, curve saltate o molto strette, caduta di sciatore, motoslitta, mezzo battipista, esplosione. *** Terreno ripido estremo: particolarmente sfavorevole ad es. dal punto di vista della pendenza (più ripido di circa 40°), forma del terreno, prossimità alle creste o proprietà del suolo.
51
SIMBOLOGIA dislivello positivo / negativo
Dislivello Per le tappe viene indicato il dislivello positivo e quello negativo. Per gli itinerari ad anello il solo dislivello positivo
tempo di percorrenza
Tempo di percorrenza Per le tappe tempo indicativo dell’intera percorrenza. Per gli itinerari ad anello i tempi di salita con buone condizioni, diviso per ogni singola sezione di salita (calcolato con una velocità di 350/400 m di dislivello/ora)
esposizione
ingaggio
Esposizione Indica il rischio in caso di caduta (non controllata) in fase di discesa, ovvero le conseguenze che ostacoli, salti, ecc. presenti sul pendio possono provocare. Vedi tabella esposizione a pag. 50
Ingaggio Descrive la complessità dell’itinerario. Si esprime con numero romano da I a IV secondo la tabella a pag. 51
qrcode punto di partenza
tracce
traccia e direzione
Inquadra il qrcode con il tuo smartphone per raggiungere il punto di partenza.
52
1 Start
località punto di partenza
difficoltà discesa
Difficoltà in discesa Indica la difficoltà sciistica in discesa. Vedi tabella difficoltà discesa a pag. 50
difficoltà alpinistica
Difficoltà alpinistica Indica la difficoltà alpinistica della salita e di eventuali passaggi alpinistici in fase di discesa. Vedi tabella difficoltà alpinistica a pag. 50
La conca del Lago Marcio e di Pian Casere con il Monte del Tonale e il Monte Spondone
53
Lecco, Sondrio, Bergamo, Brescia - Dalle Grigne alla Valle Camonica
LA TRAVERSATA DELLE OROBIE DALLE GRIGNE ALLA VALLE CAMONICA La proposta è semplice: partire con gli sci ai piedi, calcando la sommità della Grigna Settentrionale, affacciati sulla riviera lariana, e giungere al Piz Tri, pietra d’angolo delle Orobie Camune che terminano nella valle dell’Oglio. Un Haute Route, per dirla alla francese, selvaggia e impegnativa, che nulla ha da invidiare, sia per l’impegno tecnico che per la bellezza dei luoghi, alle sorelle più blasonate e famose, sparse sull’intero arco alpino. La traversata dell’intero crinale orobico viene descritta da occidente ad oriente ma, se preferite, come ha fatto Francois Renard, potete sciarla “au contraire” dall’est all’ovest, dalla valle dell’Oglio alle sponde del lago di Como. Punti imprescindibili della traversata sono il passaggio dalla vetta del Pizzo dei Tre Signori e lo scollinamento dal Passo di Caronella o dal Passo Grasso di Pila, luoghi toccati dalle traversate storiche degli anni ’70. La proposta non si limita al tracciato storico, che si può percorrere in 6 giorni, ma viene ampliata e frazionata in 12 tappe. Ognuna di queste è stata pensata proponendo non il lineare scollinamento tra una valle e la successiva ma raggiungendo le cime più significative e inanellare le discese più remunerative e belle. Ogni tappa, con esclusione di alcuni punti di passaggio obbligatori, può essere ridisegnata secondo le proprie capacità tecniche, la preparazione atletica e le condizioni nivo-meteo del momento. Per questioni di comodità nella descrizione ma anche per offrire due proposte omogenee per impegno e difficoltà, che non richiedessero più di una settimana ciascuna, abbiamo diviso la grande traversata delle Orobie in due parti: Orobie Occidentali e Orobie Orientali.
54
Orobie Occidentali Orobie Orientali
1 OROBIE OCCIDENTALI La traversata delle Orobie Occidentali si articola in 5/6 giorni, partendo dal Passo del Cainallo, in comune di Esino Lario (LC), e terminando in Valtellina a Cantone di Albosaggia oppure Val Brembana, a Foppolo o a Carona (BG). Il rientro al punto di partenza è più agevole se si scende in Valtellina, servita dalla linea ferroviaria che da Lecco percorre la sponda Lariana e poi prosegue sino a Sondrio e a Tirano. Mentre il rientro a Varenna-Esino Lario, dalla Val Brembana è un poco più laborioso. Si segnala inoltre che al termine della prima giornata ci si dovrà affidare ad un servizio taxi per attraversare la Valsassina e risalire la Valbiandino, sin dove la neve lo permette. Si toccano 12 cime, si transita da 9 passi e si attraversano 19 vallate. Si percorrono103 km per 8.600 m di dislivello positivo e 10.370 m di dislivello negativo. I sviluppi ed i dislivelli delle singole tappe sono più contenuti e vi è la possibilità di pernottare in rifugi gestiti e presso le strutture ricettive delle stazioni sciistiche di Pescegallo e Foppolo. 2 OROBIE ORIENTALI La traversata delle Orobie Orientali richiede 7 giorni, riducibili a 6 se si uniscono le due tappe tra i Rifugi Mambretti e Curò, evitando il pernottamento al Rifugio Coca, queste sono le tappe tecnicamente più difficili. Nel suo complesso la parte orientale è decisamente più selvaggia e severa, per l’assenza di strutture ricettive aperte e la necessità di muoversi per 6/7 giorni in autonomia. A stagione inoltrata si può contare solo sull’apertura del Rifugio Curò. Le tappe sono più impegnative o per lo sviluppo e il dislivello che si deve affrontare o per le difficoltà tecniche che si incontrano nel passaggio dei “Giganti delle Orobie” dove alla Bocchetta di Porola e la salita alla vicina vetta, si sfiorano i 3000 m di quota. Da Foppolo (BG), in Val Brembana, o da Cantone di Albosaggio (SO), in Valtellina, a Malonno (BS) in Val Camonica si percorrono 104 km. 9.000 m di dislivello in salita e 10.000 m in discesa. Si toccano 13 cime, si transita da 10 passi e si attraversano 22 vallate.
55
ACCESSO STRADALE E LOGISTICA I punti di partenza/arrivo delle traversate sono ben serviti dai mezzi pubblici. Varenna (220 m) è ben servita dalla linea ferroviaria Milano – Lecco – Sondrio – Tirano, da Varenna con i bus di linea si sale ad Esino Lario (913 m) anche se per giungere all’Alpe Cainallo (1240 m) è meglio utilizzare un servizio taxi, anche se in pieno inverno potrebbe essere possibile calzare gli sci già ad Esino. Il trasferimento da Pasturo (641 m) a Introbio (586 m) e in Val Biandino (1500 m) si effettua con un servizio taxi da concordare con il rifugio della valle presso cui si pernotta. La Valsassina è collegata a Lecco e Varenna da un servizio di trasporto pubblico. I comuni bergamaschi di Foppolo (1508 m) e Carona (1110 m), situati alla testata della Valle Brembana, sono serviti da corse giornaliere di bus provenienti da Bergamo, a sua volta collegata con linea ferroviaria a Milano e a Lecco. La località Cantone (990 m) non è servita da una linea pubblica, ma giunti in fondovalle, ad Albosaggia (490 m),si può usufruire della linea ferroviaria che collega a Lecco, Milano e a Bergamo. Malonno (596 m), situato nella bresciana Val Camonica, è servito dalla linea ferroviaria Brescia – Edolo. I collegamenti con le sue frazioni montane di Loritto (959 m) e Lezza è meglio utilizzare un servizio taxi. Nel caso di imprevisti o di meteo incerta, al termine o durante ogni giornata di traversata è sempre possibile, con un poco d’attenzione, raggiungere il fondovalle anche se, per il versante valtellinese, le discese sono decisamente lunghe e non così immediate, per la parte orientale, conducono praticamente sino sulle sponde dell’Adda. Non si forniscono numeri telefonici dei servizi taxi ed orari dei trasporti pubblici, in quanto potrebbero variare nel tempo. In quest’era digitale, non dovrebbero esserci problemi ad accedere a questi servizi con il proprio smartphone. Prima di partire per la traversata, si dovrà avere l’accortezza di fare una ricerca nel web e memorizzare i numeri telefonici necessari, molti sono i luoghi dove non vi è copertura dati. PERIODO Per la parte orientale l’inverno è il periodo ideale, per quella occidentale è meglio attendere l’inizio della primavera. Se si vogliono unire le due parti in un’unica traversata si dovrà attendere una giusta condizione d’equilibrio, in cui le giuste condizioni d’innevamento garantiscano di muoversi alle quote più basse e la situazione nivo-meteo combinata alla stabilità del manto nevoso permetta di muoversi con margini di sicurezza accettabili. MATERIALE Oltre la normale ed obbligatoria dotazione scialpinistica, costituita da pala, ARTVA e sonda, è necessario avere ramponi e piccozza. Inoltre è necessario verificare l’apertura dei rifugi e/o dei locali invernali che costituiranno punto d’appoggio per la traversata. Se nella parte occidentale si può viaggiare leggeri, dopo Foppolo è indispensabile avere tutto il necessario per mangiare, cucinare e dormire (fornelletto, pentole, cibo per i giorni necessari e non guasta un sacco piuma) a cui si deve aggiungere una minima dotazione alpinistica (imbragatura, corda, cordini, moschettoni, discensore) per affrontare in sicurezza i colli, le bocchette e i ripidi canali dei “Giganti delle Orobie”
Dal Pizzo del Vescovo lo sguardo spazia oltre la conca di Carisole sul vallone di Sardegnana e la nord del Pizzo del Becco
56
57
In Val Budria verso la Cima di Tartano
58
1
ATTRAVERSARE 1 OROBIE OCCIDENTALI LECCO/SONDRIO/BERGAMO - TAPPE E ITINERARI AD ANELLO
59
Itinerari ad anello
1. Grigna Settentrionale (2409m) da Balisio 2. Cima di Camisolo (2156m) e Pizzo dei Tre Signori (2554m) da Biandino 3. Pizzo Paradiso (2493m) e Cima di Valpianella (2349m) da Ornica 4. Cima di Valpianella (2349m) da Pescegallo 5. Mut de Sura (2269m) e Monte Ponteranica Orientale (2378m) da Pescegallo 6. Mut de Sura (2269m) e Cima di Valpianella (2349m) da Cusio 7. Monte Ponteranica Orientale (2378m) e Mut de Sura (2269m) dai Piani dell’Avaro 8. Monte Ponteranica Orientale (2378m) da Mezzoldo 9. Monte Fioraro (2431m) e Pizzo Delle Segade (2173m) da Mezzoldo 10. Monte Tartano (2292m) e Cima di Lemma Occidentale (2266m) da Mezzoldo 11. Cima dei Siltri (2175m) da Mezzoldo 12. Monte Tartano (2292m) da Tartano 13. Cima di Lemma (2348m) da Tartano 14. Cima dei Lupi (2415m) e Cima Vallocci (2510m) da Tartano 15. Cima di Lemma (2348m) e Cima di Lemma Occidentale (2266m) da San Simone 16. Monte Arete (2227m) e Monte Valegino (2415m) da Cambrembo 17. Cima dei Lupi (2415m) e Monte Cadelle (2483m) da Foppolo 18. Monte Toro (2516m) da Foppolo 19. Corno Stella (2621m) e Cima Tonale (2544m) da Foppolo 20. Corno Stella (2621m), Monte Masoni (2663m) e Monte Chierico (2535m) da Foppolo 21. Pizzo Del Vescovo (2175m) e Monte Chierico (2535m) da Carona 22. Monte Masoni (2663m) da Carona
Introbio
2
3
Pescegallo
4
Fraccia
San-Simone
5
6
Pagliari
Lecco, Sondrio, Bergamo - 1 OROBIE OCCIDENTALI 1
Giorno 1 - Di qua e di là della Grigna Giorno 2 - Dalla Val Biandino alla Val Gerola Giorno 3 - Dalla Val Gerola alla Ca’ San Marco Giorno 4 - Dalla Ca’ San Marco alla Val Tartano Giorno 5 - Dalla Val Tartano a Foppolo Giorno 6 - Da Foppolo a Carona
1
2 3 4 5 6
60
1 OROBIE OCCIDENTALI | LE TAPPE
Sviluppo Dislivello + Dislivello (km) (m) (m)
Ski
Exp
Ingaggio
I Giorno DI QUA E DI LÀ DELLA GRIGNA
16,9
1.170
1.770
2.3
E2
I
II Giorno DALLA VAL BIANDINO ALLA VAL GEROLA
21,1
1.600
1.650
3.2
E2
III
III Giorno DALLA VAL GEROLA ALLA CA’ SAN MARCO
12,3
1.460
1.090
2.2
E2
II
IV Giorno DALLA CA’ SAN MARCO ALLA VAL TARTANO
22,0
1.620
1.970
2.3
E3
III
V Giorno DALLA VAL TARTANO A FOPPOLO
13,9
1.600
1.500
2.3
E2
II
VI Giorno DA FOPPOLO A CARONA
17,7
1.560
2.040
3.3
E3
III
103,9
9.010
10.020
TOTALE
Oltre le pendici del Valgussera emerge la mole del Monte Chierico
61
Dalla Val Cervia verso la cresta nord del Corno Stella
62
Dislivello + (m)
Ski
Exp
Ingaggio
1 Grigna Settentrionale (2409m) da Balisio (Ballabbio - LC)
1600
3.3
E2
I
Cima Di Camisolo (2156m) Pizzo Dei Tre Signori (2554m) 2 da Biandino (Pasturo - LC)
1800 o 1140
3.2
E2
II
ITINERARI AD ANELLO
3
Pizzo Paradiso (2493m) Cima Di Valpianella o Cima Piazzotti (2349m) da Ornica (BG)
1960
3.1
E2
II
4
Cima Di Valpianella o Cima Piazzotti (2349m) da Pescegallo (Gerola Alta - SO)
1050
2.3
E1
II
5
Mut de Sura o Monte Salmurano (2269m) Cima Di Valpianella o Cima Piazzotti (2349m) da Cusio (BG)
1160
3.3
E2
II
6
Mut de Sura o Monte Salmurano (2269m) Monte Ponteranica Orientale (2378m) da Pescegallo (Gerola Alta - SO)
1260
2.3
E1
II
7 Monte Ponteranica Orientale (2378m) da Mezzoldo (BG)
1300
2.2
E1
II
Monte Ponteranica Orientale (2378m) Mut de Sura o Monte 8 Salmurano (2269m) dai Piani dell’Avaro (Cusio - BG)
1220
2.3
E1
II
9
Giro del Monte Fioraro (2431m) e del Pizzo Delle Segade (2168m) da Mezzoldo (BG)
1900
3.3
E2
III
10
Monte Tartano (2292m) Cima Di Lemma Occidentale (2266m) da Mezzoldo (BG)
1350
3.2
E1
II
11 Cima Dei Siltri (2172m) da Mezzoldo (BG)
1100
2.1
E1
I
12 Monte Tartano (2292m) da Tartano (SO)
1150
2.3
E1
I
13 Cima Di Lemma (2345m) da Tartano (SO)
1200
2.2
E1
I
14 Cima Dei Lupi (2415m) e Cima Vallocci (2510m) da Tartano (SO)
1650
3.1
E1
I
Cima Di Lemma (2345m) Cima Di Lemma Occidentale (2266m) da San Simone (BG)
1400
2.2
E1
I
15
16 Monte Arete (2228m) Monte Valegino (2411m) da Cambrembo (BG)
940
3.1
E1
I
17 Cima Dei Lupi (2415m) Monte Cadelle (2483m) da Foppolo (BG)
1500
3.1
E1
I
18 Monte Toro (2516m) da Foppolo (BG)
1350
3.2
E2
II
19 Corno Stella (2618m) Cima Tonale (2542m) da Foppolo (BG)
1880
4.1
E3
II
2250
4.1
E3
II
20
Corno Stella (2618m) Monte Masoni (2656 m) Monte Chierico (2535m) da Foppolo (BG)
21 Pizzo Del Vescovo (2175m) Monte Chierico (2535m) da Carona (BG)
1700
3.3
E2
I
22 Monte Masoni (2656m) da Carona (BG)
1550
3.3
E2
II
In azione sulla nord del Corno Stella
63
1.1
Lecco, Sondrio, Bergamo - 1 OROBIE OCCIDENTALI
GIORNO 1 DI QUA E DI LÀ
DELLA GRIGNA
Cainallo 1240 m (Esino Lario – LC) partenza
Grigna Settentrionale 2409 m cime
Pasturo (LC) 640 m (Val Biandino 1500 m) arrivo
16,90 km (+11,2 km) sviluppo
1170m (+900 m) 1170m
dislivello positivo / negativo
7h
tempo di percorrenza
2.3
difficoltà discesa
E2
esposizione
II
ingaggio
F
difficoltà alpinistica
64
La prima tappa porta sino in vetta alla Grigna Settentrionale, meglio conosciuta come Grignone; salendo dal grande catino carsico del Moncodeno, modellato dall’attività glaciale del Quaternario e, dopo un ultimo sguardo verso le acque del Lario, si potrà godere della superba discesa del versante est, su cui ognuno potrà scegliere la sua linea preferita. Dal Pialeral sino a Pasturo, viste le quote modeste, è molto probabile che ci si debba “godere” una bella camminata con gli sci sullo zaino. ATTENZIONE. Nel suo complesso il percorso è impegnativo per alcune sezioni in cui è necessario prestare attenzione al rischio di slavine e per i pendii sommitali che potrebbero richiedere l’utilizzo di piccozza e ramponi. ALTERNATIVE. Tappa che non presenta scorciatoie e non dà alcuna possibilità di ridurre né lo sviluppo né il dislivello. Eventualmente, partendo nel tardo pomeriggio, si può pernottare al Brioschi, da dove si può godere delle luci del tramonto ed di un affascinante panorama notturno sulle luci della pianura padana. In questo modo il giorno dopo si potrà attendere il momento migliore per la discesa, e con calma affrontare il trasferimento in Val Biandino. TRASFERIMENTO. Da Pasturo a Introbio e poi in Valbiandino (compatibilmente con l’innevamento della strada che sale in Biandino) è possibile spostarsi con un servizio taxi. Una volta scelto in quale dei due rifugi pernottare, i gestori del Rifugio Tavecchia o Valbiandino sono a disposizione per organizzare il trasferimento con la jeep, sin dove la neve lo rende possibile.
Giorno 1 – Di qua e di là della Grigna
Località
Cainallo 1240m - Pasturo 640m
1 2 3 4 5
Itinerari ad anello
1. Grigna Settentrionale (2409 m) da Balisio (Ballabio – LC)
6 7 8 9 10 11 12 13 14 15
14
10
Riva
2163 Zucco dei Chignoli
8 Biv.
2409
5 Grigna Sett.
Bocch.ta
7 del Nevaio
Rif. 6
L. Brioschi
4
Bocch.ta di Prada
Vo di Moncodeno Monte Pilastro 1827
1 Esino Lario
Cainallo
2
3
Alpe di Moncodeno Rifugio
C. del Palone A. Bogani 2087 Pizzo della Pieve 2257
Alpe Cova
9
Rifugio Riva
Rif. Antonietta al Pialeral
11
12
Cornisella
Pasturo
13
Introbio
15
Baite La Piazza
Rif. Tavecchia
Rif. Valbiandino
Cainallo (1240m) Vò di Moncodeno (1436m) Alpe di Moncodeno (1680m) Rifugio Arnaldo Bogani (1816m) Rifugio Luigi Brioschi (2403m) Grigna Settentrionale (2409m) Bocchetta del Nevaio (2300m) Bivacco Riva (1860m) Rifugio Antonietta al Pialeral (1372m) Alpe Cova (1300m) Ponte dell’Acqua Fredda (1060m) Cornisella (1000m) Pasturo (640m) Introbio (640m) Valbiandino (1500m)
65
PUNTI D’APPOGGIO E CONTATTI Rifugio Balicco Tartano (SO) aperto tutto l’anno gestori – Consolati Vittorio tel rifugio - +39.0342.645086 tel mobile - +39.349.6424732 pirata@piratavittorio.it piratavittorio.it
Sullo sfondo il gruppo del Masino-Bregaglia.
90
Rifugio Balicco (1963 m) Mezzoldo (BG) locale invernale gestori – Luca Bettoni tel rifugio - +39.035.0667343 tel prenotazione - Silvia +39.348.6958763 tel mobile - Luca +39.349.6465139 info@rifugiomarcobalicco.it | rifugiomarcobalicco.it FB: Rifugio-Marco-Balicco
DESCRIZIONE Da Cà San Marco (1) si sale al Passo San Marco (2). Oltre il passo si piega a destra e si attraversa sino a portarsi sotto il ripido versante nord del Pizzo Segade. Con poco meno di 200 metri di dislivello si può raggiungere la sua croce di vetta e dare inizio alla prima discesa percorrendone l’interessante versante settentrionale. La discesa della Valle d’Orta è decisamente remunerativa. Si taglia la strada che sale al passo da Morbegno e da Albaredo, e ci si ferma agli edifici della Casera d’Orta (3). Si individua il sentiero che risale in diagonale il pendio retrostante e si insinua nel bosco, puntando a nord. Ci si ritrova così in ambiente aperto su un dosso panoramico affacciato sulle Retiche e sulla bassa Valtellina. Transitati a monte di alcune baite si piega a destra e si risale la dorsale in un rado bosco di larici, portandosi sotto i ripidi pendii settentrionali del Pizzo d’Orta. Qui è indispen-
sabile porre attenzione e cercare di mantenere la traccia del sentiero estivo che si sviluppa attorno a quota 1900 m. Non abbassatevi tra i larici nella speranza di trovare un passaggio d’accesso alla Val Pedena, troverete solo salti e barre rocciose. Continuate lungo quota 1900 m ed oltre i larici attraversate una fitta ontaneta per poi trovarvi in ambiente aperto e su pendio ripido, esposto ad eventuali slavine provenienti dal versante nord del Pizzo d’Orta. Con attenzione si attraversano le vallecole ed il pendio, per poi perdere quota velocemente e portarsi verso il centro della Valle Pedena. Si riprende la salita evitando i pendii nord del Monte Fioraro, potenziali aree di distacco valanghe. Per dossi e risalti si punta all’ampia sella del Passo Pedena (4). Un’altra entusiasmante discesa ci attende verso la Val Budria, che se percorsa integralmente porta a Biorca di Tartano; ma conviene fermarsi alle Baite Saroden (5). Con una lunga diagona-
Pizzo delle Segade
Passo San Marco
it.9
Alla Casera d’Orta dopo la discesa dal Passo San Marco
91
1.4 Lecco, Sondrio, Bergamo - 1 OROBIE OCCIDENTALI Da Cà San Marco alla Val Tartano
Bocchetta del Fioraro
Pizzo d’Orta
it.9
Dal Passo Pedena verso la Val Pedena
Monte Pedena Monte Fioraro Passo Pedena
it.9
Baite Saroden
it.12
Salendo alla Bocchetta di Tartano dalla Val Budria
92
Foppone
Bocchetta di Tartano
Bocchetta di Budria Monte Tartano
it.12 it.9
Baite Saroden
Dal Passo Pedena verso la Val Budria
Foppone Monte Tartano
Bocchetta di Tartano
it.12
Casera di Sona di Sopra
Salendo la Valle di Lemma verso la Bocchetta di Sona
93
It.7
Lecco, Sondrio, Bergamo - 1 OROBIE OCCIDENTALI
Monte Ponteranica Centrale (2372m) e Mut de Sura (2269m) dai Piani dell’Avaro 1220m
E1
2h+ 1h + 1h30’
II
2.3
F
dislivello positivo
esposizione
tempo di salita
Piani dell’Avaro (Cusio – BG) 1702m partenza
difficoltà discesa
DESCRIZIONE. Anello a cavallo del crinale orobico che unisce due mete molto gettonate dagli scialpinisti locali. Dai Piani dell’Avaro (1702m) salite in direzione nord con un ampio giro antiorario e, oltre il bacino dell’acquedotto, rimontate la valletta in direzione del Monte Avaro (2088m). Giunti all’ampia sella nei pressi della cima si continua a salire verso nord alla selletta del Monte Triomen (2251m). Segue una breve discesa nel catino dei Laghetti di Ponteranica (2120 m). Ora si rimettono le pelli e si procede verso le Torri del Valletto sino ad individuare uno stretto e ripido canale che sale a destra. Oltre, si continua a destra lungo i pendii sommitali,
ingaggio
difficoltà alpinistica
puntando ad un evidente ometto. Da qui a piedi si raggiunge il Monte Ponteranica Centrale (2372m) e nei pressi di un intaglio si accede al vallone nord, che conduce al Lago di Pescegallo (1862m). In direzione sud-ovest si raggiunge la Casera di Pescegallo Lago (1788m). Ora si svolta a sinistra e si risalgono, verso sud, i pendii dominati dal versante nord del Monte Valletto. Un ultimo ripido tratto conduce sul crinale che, verso destra, porta al Mut de Sura o Monte Salmurano (2269m). Si scende verso sud-est nell’ampia conca sino nei pressi del Monte Avaro (2088m). Da qui per l’itinerario di salita si rientra alla partenza.
La testata della Val Ponteranica
Monte Valletto Monte Ponteranica
Trioment
Laghi di Ponteranica
it.8
128
Verso il Monte Avaro (© Cristian “Cinghio” Candiotto)
Lago di Pescegallo
Il Dossetto
Pizzo della Nebbia 2243
P.so di Verrobbio
2378 Orientale
Rif. Salmurano
2082 Rocca di Pescegallo
L. Piazzotti
Monte Salmurano 2269 P.so di Salmurano
Rif. Benigni
2184 Pizzo di Giacomo
Occidentale 2372 2370 Monte Valletto
P.so di Triomen
2372 M. Ponteranica Centrale
2000 M. Mincucco
L. di Ponteranica
2245 Monte Triomen
Monte Foppa 1895
2090 Monte Avaro
Piani dell’Avaro
Start
129
2.4 Orobie Orientali Tra giganti e camosci La Punta di Scais a sinistra e il Pizzo Porola incappucciato dalle nebbie
Salendo alla Bocchetta dei Camosci, sullo sfondo la parte sommitale della parete est del Pizzo Redorta
208
DESCRIZIONE Dal Rifugio Coca (1) si ripercorre la traccia fatta in discesa sino ad entrare nella Conca dei Giganti sulle sponde del Lago di Coca (2). Da qui, in relazione all’innevamento, si può percorrere la traccia del sentiero estivo (segnavia CAI 323), con sci sullo zaino e ramponi ai piedi, oppure poco oltre si risale il pendio che si fa sempre più ripido e si incunea tra due speroni rocciosi, superando uno stretto canale. Oltre ci si ritrova in una conca sospesa, si continua a salire il pendio ed il ripido canale giungendo ad una selletta posta ai piedi della cresta sud del Pizzo Coca a quota 2650 m. Nei tratti ripidi possono essere utili i ramponi. Entrati nell’ampio bacino, compreso tra le creste sud e sud-est del Pizzo di Coca, lo si attraversa e si raggiunge facilmente la Bocchetta dei Camosci (3) posta alla base della cresta sud-est, su cui si snoda la via normale di salita al Pizzo Coca. Eventualmente, lasciato il carico alla bocchetta si può fare una puntata alla vetta (difficoltà alpinistiche D, variabili in funzione dell’innevamento). La discesa, verso est, si svolge nel centro del canale che si
presenta subito ripido e con un paio di strozzature, con gli sci è decisamente impegnativo, in alternativa lo si può percorrere agevolmente con i ramponi ai piedi. Dopo la seconda strozzatura (50°) il pendio si fa più ampio e la pendenza diminuisce. Attraversato un ampio pianoro si scendono ancora dei ripidi pendii sino al Lago di Valmorta (4). In funzione dell’innevamento e delle condizioni di stabilità del manto si può scendere percorrendo il fondovalle, generalmente intasato dagli accumuli di valanga, sino al Lago artificiale di Valmorta (5), dominato dalla diga del Barbellino. Oppure ci si sposta sul versante opposto e si segue la traccia del sentiero estivo che dopo un lungo traverso (prestare attenzione ai soprastanti pendii del Pizzo Cappuccello) conduce direttamente sulla sommità della diga del Lago artificiale del Barbellino (6). La si attraversa e si segue la traccia del sentiero che taglia un ripido versante. Vista l’esposizione nord, il sentiero si presenta intasato di neve e molto esposto (prestare attenzione). Oltre il dosso si giunge al Rifugio Curò (7).
In discesa dalla Bocchetta dei Camosci verso la Val Morta, sullo sfondo il Pizzo Recastello
209
4.4 Tra Valle Brembana e Valle Seriana > Giorno 3. Tra Frati e Curiosi
Monte Cabianca
Monte Madonnio
Monte Valrossa
Monte dei Frati
Pizzo Passo d’Aviasco Torretta
Corni di Sardegnana
It.52 It.53
Rifugio Calvi
Dal monte Masoni la lunga costiera dai Corni di Sardegnana al Madonnino
Pizzo Poris Passo di Valsecca
Monte Madonnino
Monte Grabiasca Monte Reseda
Passo della Portula
Monte Cabianca
It.53
Rifugio Calvi
Dal monte Masoni la lunga costiera dal Cabianca al Passo di Valsecca
356
anch’esso bordato sovente da cornici, che porta ad uno spallone che scende in direzione del lago di Fregabolgia. Questo è l’unico punto in cui è possibile scendere dalla cresta. Generalmente il primo tratto si affronta con piccozza e ramponi. La discesa continua sulla sinistra dello spallone in direzione del lago Cabianca, ma a quota 2250 ci si porta verso destra e si guadagna un evidente dosso sullo spallone, da qui si scende verso il Lago dei Curiosi (8). Dal lago si riparte e si sale tutto il vallone puntando alla Tacca dei Curio-
si (9), l’ultimo tratto e la cresta successiva sino alla vetta del Monte Madonnino (10), si percorre a piedi e possono tornare utili i ramponi. Ora non resta che prepararsi e godersi l’ultima discesa. Si inizia a scendere l’ampio pendio in direzione est per poi piegare a nord-est ed immettersi su una spalla sempre più ripida (attenzione pendenze sino a 35°-40°) che scende al Passo della Portula (11). Da qui la discesa al Rifugio Fratelli Calvi (12) è più tranquilla e rilassante per conche e dolci dorsali.
Dal Passo d’Aviasco al Monte dei Frati, sullo sfondo le creste del Pizzo Torretta
357
Bergamo e Sondrio - 5 “OL GIR DI GIASSÈR” ATTORNO AI GIGANTI
5.2
GIORNO 2 IN VETTA AL POROLA TRA
LE VEDRETTE DI POROLA E DEL LUPO
Rifugio Mambretti 2004m partenza
Pizzo Porola 2981m Passo di Coca 2645m cime
Rifugio Coca 1250m arrivo
16,1 km sviluppo
1700m - 1800m dislivello positivo / negativo
6h
tempo di percorrenza
4.3
difficoltà discesa
E3
esposizione
III
ingaggio
Dalla valle di Caronno ci si sposta in valle d’Arigna e poi si torna sul versante bergamasco della valle di Coca. È la tappa più complessa e tecnicamente impegnativa dell’intero tour e corrisponde esattamente alla tappa chiave della Traversata delle Orobie, in quanto punto obbligato di passaggio per scavallare i giganti orobici. Si può evitare di salire in cima al Porola e il dislivello può essere sensibilmente ridotto, rinunciando alla discesa sulla vedretta del Lupo, ma le difficoltà tecniche ed alpinistiche non cambiano e le parti più impegnative devono essere affrontate in ogni caso. Dalla bocchetta nord di Porola (2930 m) ha inizio la discesa che, se affrontata con gli sci, richiede capacità tecniche e dimestichezza con pendii sospesi e con pendenze attorno ai 50°. ALTERNATIVE. La tappa, oltre alla possibilità di essere ridotta a poco più di 1100 m d dislivello, può essere allungata a piacere, magari pernottando al bivacco Corti o al bivacco Resnati e rientrare al rifugio Coca o Curò, passando per la vetta del Pizzo Coca e dalla Bocchetta dei Camosci. Così si aggiunge una tappa dal gusto prettamente alpinistico e percorrendo il canalone nord-ovest, una classica dello sci ripido che parte dalla cima più alta delle Orobie. VIE DI FUGA. Dalla Valle di Arigna scendendo alle Baite Michelini, alla centrale d’Armisa, Arigna e Sazzo in Valtellina. Non solo via di fuga, ma anche comodo accesso per chi proviene dal versante valtellinese.
AD
difficoltà alpinistica
9
4
3
10
8
5 6
2
11 1
0.01
432
7
.0
2.03
.0
4.05
.0
6.07
.0
8.09
.0
12
10.0
11.0
12.0
13.0
14.0
15.0
16.15
Baite Michelini da Arigna Centrale d’Armisa
Giorno 2 – In vetta al Porola tra le vedrette di Porola e del Lupo
Rifugio Mambretti – Pizzo Porola – Bivacco Resnati – Passo di Coca – Rifugio Coca Varianti 1 – Accesso Valtellinese da Arigna–Centrale d’Armisa al Bivacco Resnati 2 – Dal canale nord-ovest in vetta al Pizzo Coca e discesa alla Bocchetta dei Camosci
Località 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
Rifugio Mambretti (2004m) Vedretta di Porola Bocchetta nord di Porola (2930m) Pizzo Porola (2981m) Vedretta del Lupo (2600m) Bivacco Corti (2449m) Bivacco Resnati (1920m) Passo di Coca (2645m) Pizzo di Coca (3050m) Bocchetta dei Camosci (2719m) Lago di Coca (2108m) Rifugio Coca (1892m)
Pizzo degli Uomini 2788
7
Pizzo di Scotes 2973
Rifugio Mambretti
1
Bivacco Resnati
Bivacco Corti
Vedr.ta del Marovin
6
2 Ve d Nord 2724
Ci Passo Scaletta
Rif. Baroni al Brunone
me
P.so sup. Brunona
di
Bru
none
2802 Sud
Ve d r
Cima di Caronno 2855
r. t a
Vedr.ta del Lupo
Bocch.a nord di Porola
di
2922 Dente di Coca
P.so di Coca
Pizzo di Coca
9
2981 o l a 4 Pizzo di Porola 3034 Punta di Scais Bocchetta di Scais
Po r
.ta d i Sc ais 2810 Est Vedr.ta di Redorta
8
5
3
3038
3052
Bocch.a del Camoscio
11
10
Lago di Coca
Pizzo Redorta
Piani dell’Aser
Punta Santa Maria 2686
2616 Cima d’Avert
Rif. Merelli al Coca
12
433
It.62
Bergamo e Sondrio - 6 TRA VALLE SERIANA E VAL DI SCALVE
Gran giro del Vigna Vaga (2330m) dai Tezzi Alti - Gandellino 1620m
E1
dislivello positivo
esposizione
6h30’
II
1.2
F
tempo di salita
Tezzi Alti (Gandellino) 970 m
difficoltà discesa
partenza
DESCRIZIONE. Quando l’innevamento scende a quote più basse, si può partire anche dai Tezzi Alti (970m) di Gandellino. Attraversate le meravigliose foreste d’abete della Val Sedornia e agganciate l’anello del Vigna Vaga da percorrere preferibilmente in senso orario. Giunti ai bacini delle sorgenti, a quota 1500m, si prosegue lungo il fondovalle per poi imboccare un canalino che si stacca verso sinsitra e porta sotto i pendii meridionali del Vigna Vaga (attenzione alle valanghe) al suo termine su terreno aperto si risalgono i dossi e le vallecole in direzione del
ingaggio
difficoltà alpinistica
passo di Fontanamora e la vicina vetta del Monte Vigna Vaga (2330m). La discesa si effettua oltre il colle in Val Conchetta sino nell’ampia conca (quota 1900 m) dove si intercetta la traccia di salita che proviene da Colre e sale al Pizzo di Petto (2270m). Si scende il vallone a nord sino al laghetto dello Spigorel (1850m). Ora si scende a sinistra verso la Baita di mezzo di Vigna Vaga (1660m). Si piega ancora a sinistra e si imbocca il sentiero che si abbassa nel fitto bosco sino a sbucare presso le sorgenti della Val Sedornia.
2146
Bocchetta delle Oche
M. Barbarossa L. Spigorel
Monte Vigna Vara 2332
Val Conchetta
Pizzo di Petto 2259
Start Tezzi Alti
P.so di Fontanamora Costa Magrera 1625
Baita alta Fontanamora
522
Monte Ferrante
2427
Salendo al Pizzul
Salendo al Vigna Vaga
523
41 Gruppo > settore itinerario
#NEVE
ESSENZIALE
Giovedì 6 aprile 2017, 10:31:14 Monte Trobio (Valbondione - BG) Ci sono attimi indispensabili per comprendere il senso del tuo agire, immagini che sostanziano il tuo sentire. Sciare in primavera non è altro che una ricerca di ciò che è essenziale per il tuo benessere: il desiderio, la neve, la fatica, le montagne. Una miscela esplosiva da dosare con cura. Maurizio Panseri
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“Deve davvero essere così scomoda?” La vera storia dell’invenzione dell’abbigliamento Fast and Light. Dalle necessità di questi atleti ho studiato soluzioni per tutti gli amanti della montagna come te. Creando capi che superassero i limiti dell’abbigliamento tradizionale attraverso innovazioni continue: • 1989: la prima tuta da sci alpinismo • 1992: la prima giacca nata per lo sci alpinismo • 1995: primo completo da sky running • 2000: l’intruduzione delle cuciture piatte nel mondo della montagna • 2013: la prima giacca completamente elastica dall’imbottitura ai tessuti • 2020: Jkt Levity, la giacca più leggera del mondo